interrogazioni per le quali e` pervenuta risposta scritta alla presidenza

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interrogazioni per le quali e` pervenuta risposta scritta alla presidenza
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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA
RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
BONELLI. — Al Ministro per i beni e le
attività culturali. — Per sapere – premesso
che:
in data 1° febbraio 2006 è stata
presentata al Comune di Perugia una richiesta per l’ampliamento della Cava di
Monte Petroso che prevede una quantità
di materiale estratto di 2.800.000 metri
cubi che si aggiungono ai 2.000.000 metri
cubi ancora da estrarre;
la cava di cui si chiede richiederà una
specifica variante urbanistica per i vincoli
e destinazioni d’uso alle quali l’area sottende per motivi paesaggistici-ambientali
ed idrogeologici nel PRG vigente del Comune di Perugia;
la cava è adiacente alla Villa Colle del
Cardinale, bene dello Stato sottoposto a
vincolo ed attualmente in fase di restauro
con fondi pubblici;
nel mese di novembre 2006 la Fassa
Bortolo S.p.a. di Treviso ha presentato al
Comune di Corciano un progetto per un
insediamento industriale da realizzarsi su
un terreno classificato negli strumenti urbanistici come area produttiva di completamento ed integrazione pur essendo situato nella piana del torrente Caina ed in
piena visibilità territoriale, essendo la
piana di Mantignana circondata da un
sistema collinare dove, tra l’altro, insistono
castelli, borghi e pievi, come il Castello di
Pieve del Vescovo ed il borgo di Migiana
che si trovano a distanza di poche centinaia di metri;
il Comune di Corciano ha negato
l’autorizzazione a insediare lo stabilimento
unitamente alla sopraintendenza ai beni
artistici e ambientali con l’applicazione del
vincolo indiretto;
dopo l’impossibilità di realizzare lo
stabilimento nell’area industriale nella
piana di Mantignana di Corciano, La Fassa
Bortolo sembra voler progettare lo stesso
insediamento in un lembo di confine (con
Perugia, Corciano e Umbertide) del territorio comunale di Magione in una zona
posta nelle immediate vicinanze della Cava
di Montepetroso;
il territorio in oggetto ha vocazione
agricola, turistica e ricettiva: uliveti per la
produzione di olio DOP, due frantoi, vigneti
di pregi (disciplinare « Colli del Trasimeno »
D.O.C) impianti di agricoltura biologica,
aziende che allevano ovini e bovini (e conferiscono il latte al Consorzio Produttori
Latte Regionale »), due aziende che posseggono un impianto di caseificazione, la filiera Turismo/Ambiente/Cultura;
il pregio paesaggistico è notevole, caratterizzato com’è da una omogenea identità arricchita da importanti elementi architettonici, artistici ed archeologici quali
la Villa Colle del Cardinale e la Tomba
Etrusca del Faggeto;
lo stabilimento in oggetto prevede
l’edificazione di tre torri di enormi proporzioni (7000, 8000, 20.000 metri cubi) e
prospetta una occupazione esigua (40-50
posti di lavoro e di bassa qualificazione) a
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fronte di un tale impatto sull’ambiente e
sul paesaggio, oltre la perdita in posti di
lavoro a causa della crisi che si genererà
nel comparto turistico;
l’attività industriale legata all’estrazione degli inerti della cava di Monte
Petroso prevede una necessità trasportistica di circa 300 viaggi giornalieri di
camion (che calcolato in base ai dati
forniti dalle aziende interessate) sarà pari
ad un autoarticolato da 62 Tonnellate ogni
2 o 3 minuti per vent’anni, corrispondenti
alla durata della richiesta di concessione
per l’ampliamento della cava;
in base alla capacità produttiva dell’impianto di lavorazione degli inerti dichiarata dalla stessa Fassa Bortolo equivalente a 30.000 q.li al giorno la frequenza
dei viaggi dei camion dovrebbe essere di
uno ogni 97 secondi;
il traffico generato dall’attività industriale provocherebbe, oltre ad evidenti disagi per la mobilità locale, anche un significativo e profondo impatto di inquinamento
atmosferico ed acustico, con gravi ed irreversibili ripercussioni sull’eventuale potenzialità di turismo dell’intera area dove si
stanno realizzando progetti finanziati con
fondi comunitari (Docup ob.2; Por 3) ed
investimenti pubblici e privati, con la finalità della completa valorizzazione di
un’area orientata ad un turismo ambientale
e culturale di eccellenza;
la viabilità locale che dovrebbe sopportare il traffico pesante generato dall’attività industriale, risente di numerose
criticità come riscontrabile nel caso della
strada « Colle del cardinale » attualmente
in condizioni strutturali precarie, come
dichiarato dalla IV Circoscrizione del Comune di Perugia, e nel caso della strada
provinciale Taverne-Pierantonio (S.P.160170-172, classificata strada secondaria extraurbana di categoria C) non a norma per
la tipologia di traffico pesante prevista,
perché priva delle prescritte banchine laterali di 150 cm (centocinquanta) per
parte e per la larghezza stessa delle due
carreggiate che non sempre raggiunge i
prescritti mt. 7.50 (sette metri e cinquanta
centimetri);
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il traffico pesante per il trasporto del
materiale finito dalla fabbrica verso i
depositi ed i punti vendita nazionali si
convoglierebbe in direzione nord per raggiungere la E45 ed in direzione sud-ovest
per raggiungere il raccordo Perugia-Bettolle e l’Autostrada A1, impegnando quindi
l’intera tratta provinciale Taverne-Pierantonio;
il Piano Strategico Perugia Europa
2003-2013 (Obiettivo 6.2, Azione 6.2.3)
prevede un abbattimento del traffico industriale pesante più che un cosı̀ considerevole aumento;
con due interrogazioni al consiglio
regionale dell’Umbria è stato richiesto l’intervento della regione per impedire che
venisse concesso rispetto l’ampliamento
della cava di Monte Petroso e della realizzazione di un impianto industriale per
la lavorazione di inerti prima nella piana
di Mantignana ed ora in Comune di Magione, al fine di garantire le migliori
opportunità di sviluppo sostenibile per
l’area territoriale in oggetto dell’interrogazione;
appare evidente che l’eventuale realizzazione della cava e della localizzazione
dell’impianto industriale comprometterebbe gravemente l’equilibrio ambientale
della zona, con inevitabili danni per tutta
la popolazione;
molti dubbi sorgono anche sul fabbisogno idrico che le attività di estrazione
e di lavorazione comporterebbero e con
quali conseguenze sul territorio;
la presenza di importanti elementi
artistici ed archeologici quali il Castello di
Antognolla (1174), Il Castello di Pieve del
Vescovo (1394), La Villa del Colle del
Cardinale (1575) e la Tomba etrusca del
Faggeto, rappresenta un ulteriore motivo
di preoccupazione in merito a detta eventualità –:
se il Ministro per i beni e le attività
culturali non intenda assumere le iniziative di competenza per tutelare il paesag-
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gio dell’area in oggetto, che potrebbe essere compromesso della realizzazione
della cava;
se, qualora ne sussistano i presupposti non intenda intervenire ai sensi dell’articolo 150 del decreto legislativo n. 42
del 2004.
(4-05154)
RISPOSTA. — In merito alle iniziative
assunte da questo Ministero ai fini della
tutela del paesaggio nella zona di monte
Petroso, si fa innanzitutto presente che la
Soprintendenza per i beni architettonici ed
il paesaggio e per il patrimonio storico
artistico ed etnoantropologico dell’Umbria
ha accolto le istanze di tutela avanzate dal
comune di Corciano, in seguito alla presentazione del progetto della Fassa Bortolo
spa, avviando il procedimento per l’apposizione di un vincolo indiretto ai sensi
dell’articolo 45 del decreto legislativo n. 42
del 2004 sulla zona di Pieve del Vescovo –
Corciano (Perugia). Dalla relazione di vincolo risulta essere stato individuato « un
sistema territoriale » formato dal torrente
Caina, la stessa Pieve ed i borghi di Mantignana e Migiana, ben riconoscibile e nel
quale i vari elementi si « traguardano »: in
questo sistema il castello della Pieve ne
rappresenta il cardine baricentrico e portante.
Inoltre, lo stesso ufficio ha proposto ai
sensi dell’articolo 138 del decreto legislativo citato l’apposizione di un ulteriore
vincolo paesaggistico di raccordo tra i due
vincoli paesaggistici già esistenti, l’uno circostante la villa Colle del Cardinale ed
emesso con decreto giunta regionale
n. 3665 del 28 maggio 1996, l’altro riguardante la zona di monte Malbe nei
comuni di Perugia e Corciano ed emesso
con decreto giunta regionale n. 3325 del
28 maggio 1985.
Il primo vincolo in corso di adozione,
quello indiretto, ha lo scopo di garantire
l’armonizzazione dei processi di sviluppo
edificatorio nella zona, nelle more dell’adozione del vincolo paesaggistico.
In merito a questo secondo vincolo si
rende noto che, nella riunione dello scorso
3 dicembre 2007, la Commissione provin-
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ciale per il paesaggio ha riconosciuto l’interesse paesaggistico dell’area.
Per quanto riguarda il possibile spostamento dell’insediamento industriale della
Fassa Bortolo dal comune di Corciano a
quello di Magione, il quale richiederebbe in
ogni caso una modifica del Piano regolatore, il Comune interessato ha riferito che
allo stato attuale non risulta presentata
alcuna istanza, né il Comune stesso ha, di
propria iniziativa, avviato una procedura in
tal senso.
Infine, non appare necessario per il
momento intervenire ai sensi dell’articolo
150 del Codice dei beni culturali e del
paesaggio, in quanto è ancora oggetto di
valutazione la localizzazione dell’impianto
industriale della ditta Fassa Bortolo spa da
parte degli Enti locali competenti.
Il Sottosegretario di Stato per i
beni e le attività culturali:
Danielle Mazzonis.
BUEMI. — Al Ministro dell’interno. —
Per sapere – premesso che:
le unità cinofile dei Vigili del Fuoco
nascono per la prima volta in Italia a
Torino nel 1939 ed erano specializzate
nella ricerca di persone disperse sotto le
macerie, vennero istituite per l’allora imminente periodo bellico e notevole fu il
contributo dato dai cani per individuare le
persone travolte sotto le macerie dopo i
bombardamenti;
dopo la guerra le unità cinofile vennero progressivamente destituite per mancanza di personale specializzato e qualificato. Agli inizi degli anni ’90, grazie alla
professionalità, costanza e passione di alcuni vigili del Comando Provinciale di
Torino e di altri Comandi d’Italia, in date
differenti iniziarono a riconoscerne l’importante ruolo svolto nelle operazioni di
soccorso per ricerca persone disperse in
superficie, macerie e valanghe;
proprio a Torino e precisamente nel
Comune di Volpiano ha oggi sede il 1°
Nucleo Regionale e la Scuola Nazionale
decretata 30 maggio 2005 dal Capo Dipar-
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timento Prefetto Morcone. La struttura,
sorge in un area di circa 10.000 metri
quadrati, attrezzata per ospitare ed addestrare fino a quaranta unità cinofile contemporaneamente. Sulla stessa sorge un
complesso di circa 600 metri quadri composto da uffici amministrativi, aula didattica per quaranta posti, cucina e aula
mensa con foresteria e servizi attrezzati
per il pernottamento. Il complesso è inoltre provvisto di autorimesse per cinque
automezzi, e di complessivi 20 box di
stazionamento per i cani e di un campo
macerie da addestramento di circa 2.000
metri quadri. Abbiamo inoltre quattro
automezzi da intervento, attrezzati per il
trasporto di cani e personale. Tale struttura garantisce che tutte le Unità Cinofile
dei Vigili del Fuoco, sotto il coordinamento del suo responsabile Del Vago Massimo e del vice responsabile Tassi Antonio
in collaborazione con la Direzione Centrale per l’Emergenza di Roma, la Direzione Centrale per la Formazione e la
Direzione Piemonte, la standardizzazione
e abilitazioni non che la verifica annuale,
di tutte le unità cinofile dei Vigili del
Fuoco d’Italia;
le unità sono momentaneamente
contingentate in circa 200 unità, distribuite sul territorio nazionale in Nuclei
Regionali e si occupano prevalentemente
della ricerca di persone disperse in superficie e macerie, in fase sperimentale
del fire-investigation (investigazione e ricerca di incendi dolosi) e del soccorso
acquatico;
i corsi di abilitazione hanno la durata
di una settimana con una partecipazione
per corso di circa 20 unità, il personale
abilitato ogni anno deve effettuare sempre,
presso la scuola Nazionale di Volpiano,
una verifica per mantenere il riconoscimento della sua abilitazione;
presso la Scuola di Volpiano, si riunisce il comitato tecnico nazionale cinofilo, si effettuano corsi di aggiornamento e
attività di addestramento non solo a tutti
i cinofili dei Vigili del Fuoco d’Italia ma
anche quando ci viene richiesto ad asso-
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ciazioni di volontariato della protezione
civile;
la Scuola dove ha sede il 1° Nucleo
Regionale sotto il coordinamento della
Direzione Regionale Piemonte effettua
nella regione stessa, dai 70 agli 80 interventi di ricerca persone disperse in superficie (zone boschive) e ricerca su macerie
(crolli) e valanga;
la durata temporale degli interventi
delle unità cinofile varia da 1 a 5 giorni
circa, a secondo delle tipologia del luogo,
delle caratteristiche del disperso e del
motivo del suo allontanamento, il fine
essenziale del lavoro delle unità è quello di
contribuire al ritrovamento della persona
viva con enorme soddisfazione per tutta la
squadra di soccorso quando questo accade, oppure nei casi più sfortunati di
ritrovare il corpo del disperso per restituirlo ai propri cari per una degna sepoltura;
i cani dei Vigili del Fuoco, sono di
proprietà degli stessi, i quali li comprano
e dopo aver superato una selezione per
verificare le attitudini alla specializzazione
scelta, iniziano tutto il percorso formativo
di abilitazione e mantenimento della propria preparazione con addestramenti settimanali per tutta la durata operativa del
cane. I metodi utilizzati per l’addestramento non sono mai coercitivi nei confronti del cane, si utilizzano come ricompense per gli esercizi richiesti o per il
lavoro svolto il gioco o il cibo. Il cane per
un cinofilo dei Vigili del Fuoco non è
considerato uno strumento di lavoro ma
un compagno con il quale condividere
emozioni, soddisfazioni e sacrifici;
tutta l’attività sopra menzionate viene
attualmente effettuata senza un minimo di
organico fisso dedicato alla Scuola stessa,
ma con enormi sacrifici da personale volontario VVF e permanente;
il lavoro di addestramento e di logistica, nella struttura, viene operato da
personale altamente specializzato nel settore cinofilo con decenni di esperienza
tecnica e teorica, e con qualifiche spe-
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cifiche del corpo nazionale Vigili Del
Fuoco che ne rendono indispensabile il
loro impiego per una proficua continuità
della stessa struttura operativa –:
se non intenda intraprendere ogni
misura di sua competenza al fine di assumere, anche con contratto a tempo
determinato, personale, con qualificata
preparazione specifica (professionalità
oggi esistenti presso il centro di esclusivo
apporto volontaristico), dedicato alla
Scuola di Volpiano e al 1° Nucleo Regionale ed inserito nell’organico nazionale dei
Vigili del Fuoco.
(4-04972)
RISPOSTA. — Si concorda con quanto
evidenziato dall’interrogante in ordine all’importanza del ruolo svolto dalle unità
cinofile del Corpo nazionale dei vigili del
fuoco, per le quali la Scuola nazionale di
Volpiano costituisce una struttura in
grado di rappresentare un sicuro punto di
riferimento sotto il profilo dell’addestramento ed aggiornamento professionale degli operatori.
L’attuale modello organizzativo delle
unità cinofile, disciplinato dal decreto del
Capo dipartimento dei vigili del fuoco, del
soccorso pubblico e della difesa civile, in
data 30 maggio 2005, prevede l’istituzione,
presso le Direzioni regionali dei vigili del
fuoco, di nuclei cinofili, dislocati anche
presso alcuni Comandi provinciali nel relativo territorio di competenza. In totale
sono oggi attivi 18 nuclei operativi.
L’attività dei predetti nuclei viene assicurata da personale dei vigili del fuoco
permanente e volontario, che ne garantisce
il corretto svolgimento sotto il profilo sia
formativo che di mantenimento nel settore.
Premesso che l’organico previsto per il
Nucleo regionale cinofilo Piemonte, con
sede a Volpiano, si ritiene adeguato alle
esigenze operative, si precisa che l’esigenza
manifestata in ordine all’assegnazione di
personale presso la Scuola nazionale di
formazione cinofila, anch’essa sita in Volpiano e posta alle dipendenze della Direzione regionale vigili del fuoco Piemonte,
viene condivisa in linea di principio e,
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comunque, deve essere ricondotta nel quadro generale delle esigenze comuni alle
strutture centrali e periferiche del Corpo
nazionale dei vigili del Fuoco.
È noto, infatti, che il Corpo dei vigili del
fuoco soffre da tempo, su tutto il territorio
nazionale, di gravi insufficienze di risorse
finanziarie, con inevitabili ripercussioni
sotto il profilo degli organici, le cui carenze
sono attualmente quantificabili in circa
3000 unità.
L’impegno profuso dal Governo ha consentito, attraverso la legge finanziaria per il
2007, l’assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco e l’avvio dei
percorsi di stabilizzazione del personale
volontario discontinuo.
In tal modo il Governo ha attuato
un’inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato, proseguita anche in sede
di emanazione della finanziaria per il 2008,
che prevede l’allocazione di apposite risorse
per assunzioni di personale cosiddetto « discontinuo » attraverso le procedure di stabilizzazione, e che consentirà di soddisfare
1e prioritarie esigenze operative del Corpo
nazionale dei vigili del fuoco.
In tale ambito si auspica di poter garantire, anche attraverso l’assunzione di
personale permanente, un miglior livello di
continuità e di efficienza alla struttura
didattica specialistica di Volpiano, anche
attraverso l’assegnazione di una dotazione
minima di organico stabilmente operante
presso la struttura stessa.
Si rappresenta, comunque, che, al momento, il Corpo nazionale dei vigili del
fuoco assicura, secondo standard accettabili, sia lo svolgimento dell’attività formativa e di mantenimento, previo impiego di
istruttori e addetti alla didattica provenienti
da altre sedi territoriali, i quali vengono
richiamati nella Scuola di Volpiano in
relazione alle specifiche e contingenti necessità didattiche, sia la richiesta capacità
operativa dei nuclei regionali negli scenari
incidentali che prevedono l’impiego di tale
specialità.
Nel contesto generale appena descritto, si
evidenzia che la situazione della Scuola
nazionale di Volpiano, sarà, come sopra
esposto, tenuta in debita considerazione da
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questa
futuro
turata
centri
mente
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Amministrazione, che auspica in
di poter estendere l’esperienza mapresso la citata struttura in altri
didattici da dislocare opportunasul territorio nazionale.
Il Sottosegretario di Stato per
l’interno: Ettore Rosato.
CASSOLA. — Al Ministro degli affari
esteri. — Per sapere – premesso che:
lo scambio di studi all’estero costituisce, per gli studenti universitari italiani,
una grande opportunità, anche in vista del
difficile inserimento nel mondo del lavoro;
sembrerebbe che alcuni studenti universitari italiani abbiano vinto una borsa
di studio (Summer students) al Fermi
National Laboratory Accelerator di Chicago (USA);
tuttavia, tutti gli studenti vincitori
lamentano, oltre alla lentezze burocratiche, la necessità, imposta dalle procedure,
di dover fissare un appuntamento al Consolato statunitense tramite la chiamata di
un numero a pagamento « 899 » –:
se sia a conoscenza di quanto esposto
in premessa e se non ritenga utile stabilire
degli accordi con il Governo statunitense
al fine di istituire dei numeri verdi o
nazionali per effettuare le chiamate al
Consolato statunitense e prevedere delle
procedure semplificate nel caso di soggiorni legati allo studio.
(4-04054)
RISPOSTA. — Tra Italia e Stati Uniti vige
un sistema di libera circolazione dei rispettivi cittadini fino a novanta giorni di soggiorno – previa disponibilità di un passaporto conforme alle vigenti normative statunitensi – per turismo e affari.
Per tutte le altre ipotesi di visto, incluso
lo studio – come nel caso specifico posto
dall’interrogante – sentite le Autorità statunitensi a Roma, si rende noto che la
procedura di rilascio visti è considerata
standard dalle predette Autorità, cosı̀ come
l’impiego del servizio telefonico a pagamento per informazioni in materia di visti.
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Più in generale, le Autorità consolari
statunitensi non ritengono che un eventuale
accordo bilaterale fornirebbe una soluzione
per facilitare le richieste e il rilascio dei
visti per gli studenti universitari.
Il
Viceministro degli affari
esteri: Franco Danieli.
DEIANA, FOLENA e SMERIGLIO. — Al
Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
la giunta comunale del Comune di
Rieti ha deliberato di « ...modificare la
denominazione delle aree di circolazione
del Terminillo, al fine di onorare degnamente la personalità che hanno contribuito allo sviluppo turistico della montagna di Roma... »;
in particolare, tra le modifiche decise, vi è quella di trasformare la denominazione di via dei Ginepri in « Via
Alessandro Pavolini, intellettuale toscano »;
la delibera di giunta evita però di
ricordare come Alessandro Pavolini, sia
stato un fascista della prima ora, Ministro della Cultura Popolare (dal 31 ottobre del 1939), uno dei personaggi pı̀ù
influenti della
Repubblica sociale italiana (dopo l’8 settembre 1943), segretario
del Pfr (Partito fascista repubblicano),
organizzatore e promotore del Manifesto
di Verona, fondatore delle brigate nere e
molto altro;
il governo della Repubblica di Salò si
è macchiato di terribili eccidi nei confronti
della popolazione civile e dei partigiani
che combattevano per la libertà, oltre a
collaborare attivamente con l’occupante
nazista;
la costituzione italiana ripudia ogni
forma di violenza razzista e autoritaria e
ogni violazione dei diritti dei popoli –:
quali informazioni abbia il Ministro e
che giudizio dia della vicenda;
se ci siano e quali siano le disposizioni emanate dal Ministro ai Prefetti (e
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da questi agli uffici toponomastici dei
comuni) relative alla toponomastica e i
criteri ispiratori di essi;
se intende farsi promotore di un
intervento presso il Prefetto di Rieti al fine
di chiarire gli aspetti di criticità della
vicenda.
(4-01390)
RISPOSTA. — Ai sensi dell’articolo 1 del
regio decreto-legge 10 maggio 1923,
n. 1158, convertito in legge con la legge 17
aprile 1925, n. 473, questo Ministero, per il
tramite delle Soprintendenze ai beni architettonici, è competente ad esprimere le proprie valutazioni in merito alle nuove denominazioni di strade e piazze con riguardo
ai profili di tutela degli antichi toponimi.
Per quanto attiene al caso riferito dagli
interroganti, l’Ufficio territoriale del Governo di Rieti ha trasmesso alla Soprintendenza per i beni architettonici e per il
paesaggio del Lazio, per il necessario parere,
la delibera della Giunta comunale di Rieti
avente ad oggetto la ridenominazione di
alcune vie del Terminillo.
Il provvedimento della Giunta risulta
motivato dalla volontà dell’Amministrazione comunale di onorare degnamente le
personalità che hanno contribuito allo sviluppo turistico del complesso.
Ai sensi della legge regionale 26 luglio
2002, n. 25, la regione Lazio riconosce « la
toponomastica come espressione del patrimonio storico-culturale del Lazio e quale
elemento identificativo dei caratteri peculiari del paesaggio e della popolazione »
(articolo 1, comma 1) e promuove l’intitolazione di vie a « cittadini laziali particolarmente meritevoli per la loro attività
svolta in Italia e nel mondo » comma 2,
lettera d).
Come segnalato dalla stessa Prefettura di
Rieti, non appare coerente con l’indirizzo
politico regionale l’intitolazione di una delle
strade da rinominare (via dei Ginepri) ad
Alessandro Pavolini, nato a Firenze, trattandosi di un personaggio « non locale ».
Pertanto, la Soprintendenza del Lazio ha
ritenuto, in accordo con quanto espresso
dalla Prefettura, di invitare l’Amministrazione comunale a chiarire attraverso un
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adeguato approfondimento il ruolo avuto
dal Pavolini nello sviluppo turistico del
Terminillo, al fine di formulare un parere
compiuto e definitivo.
Il Sottosegretario di Stato per i
beni e le attività culturali:
Danielle Mazzonis.
DEL BUE. — Al Ministro della pubblica
istruzione. — Per sapere – premesso che:
innumerevoli giovani che escono dall’Università con il titolo di dottori in
Scienze
ambientali
(vecchio
ordinamento, in 5 anni e 30 esami) non hanno
un proprio albo professionale e per poter
esercitare la libera professione sono obbligati ad iscriversi ad albi di altre figure
professionali quali quello degli ingegneri,
dei chimici o degli agronomi;
per poter superare l’esame di Stato
che permette l’iscrizione ad uno qualsiasi
di questi albi professionali, un laureato in
Scienze ambientali è costretto a studiare
argomenti che sono lontani dal proprio
piano di studi;
una volta superato l’esame di Stato il
neo laureato è autorizzato a firmare solo
lavori attinenti alla professionalità per cui
è stato reso idoneo e non per quelli ai
quali è stato preparato nei cinque anni di
università;
pur nella necessità di individuare
profili professionali sempre più altamente
specializzati sui problemi relativi all’ambiente, non si capisce il motivo per cui tale
figura non possa esercitare la propria
professione autonomamente –:
se non sia il caso di assumere iniziative normative per istituire un autonomo albo professionale per laureati in
Scienze ambientali a tutela della relativa
figura professionale.
(4-01283)
RISPOSTA. — Con riferimento all’interrogazione in esame, si fa presente che i
requisiti per l’accesso agli esami di Stato
per l’abilitazione all’esercizio delle libere
professioni sono attualmente previsti dalle
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norme contenute nel decreto del Presidente
della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328.
Con tale regolamento sono state introdotte innovazioni relative all’ordinamento
delle attività professionali dei connessi albi,
ordini e collegi, nonché ai requisiti per
l’ammissione al prescritto esame di Stato e
le relative prove.
L’articolo 8, del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 2001, in
relazione ai titoli conseguiti precedentemente alla riforma degli ordinamenti didattici attuata con il decreto ministeriale 3
novembre 1999, n. 509, dispone che « i
titoli accademici conseguiti sotto il previgente ordinamento continuano ad essere
titoli validi per l’accesso agli esami di Stato,
solo laddove già in precedenza davano la
possibilità di accedere ad uno specifico
esame di Stato ». Pertanto, le lauree che
nell’ambito della normativa antecedente
non consentivano l’accesso agli esami di
Stato per l’abilitazione all’esercizio della
professione non costituiscono tuttora titolo
idoneo per sostenere i nuovi esami, fatte
salve espresse previsioni in tal senso nel
decreto medesimo.
In particolare, la laurea in scienze ambientali è, attualmente, titolo valido per
l’ammissione all’esame di Stato per l’iscrizione all’Albo degli architetti, sezione A –
settore « pianificazione territoriale », e non
anche per l’accesso ad altri Albi professionali per i quali già prima dell’entrata in
vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 2001 non era riconosciuta idonea.
Premesso quanto sopra ai fini di una
puntuale ricognizione della normativa vigente in ordine a requisiti di ammissione
agli esami di Stato per l’abilitazione all’esercizio professionale, si fa presente che il
Ministero sta valutando l’opportunità di
procedere ad una verifica della corrispondenza tra i titoli di studio, conseguiti in
applicazione sia dei nuovi che dei vecchi
ordinamenti didattici, e gli attuali sbocchi
professionali e di lavoro, al fine di introdurre eventuali modifiche alla disciplina
vigente in materia di accesso alle libere
professioni.
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Si segnala, infine, che è all’esame del
Parlamento un disegno di legge governativo
in materia di professioni intellettuali, per la
riorganizzazione degli ordini, albi e collegi
professionali, per il riconoscimento delle
associazioni professionali, per la disciplina
delle società professionali e per il raccordo
con la normativa dell’istruzione secondaria
superiore e universitaria.
Il Ministro dell’università e della
ricerca: Fabio Mussi.
FABRIS. — Al Ministro dell’università e
della ricerca, al Ministro della pubblica
istruzione. — Per sapere – premesso che:
l’articolo 2 e l’articolo 1, comma 4,
del decreto-legge n. 97 del 2004, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge
n. 143 del 2004, e i decreti ministeriali
n. 21 del 10 febbraio 2005 e n. 85 del 18
novembre 2005 disciplinano le modalità
relative ai corsi di abilitazione speciale
rivolti a docenti della scuola (dell’infanzia
e primaria e secondaria di 1° e 2° grado)
che sono sprovvisti del diploma di abilitazione all’insegnamento;
secondo il disposto dell’articolo 3,
comma 1, del citato decreto ministeriale
n. 85 del 2005, i corsi abilitanti riservati
devono essere svolti nell’anno accademico
2005-2006 e in linea di massima potrebbe
ragionevolmente presumersi che detti corsi
debbano terminare entro e non oltre il
mese di aprile 2007;
attualmente, rispetto alla questione
sollevata, per motivi riguardanti l’organizzazione delle singole Università, nelle diverse regioni italiane emerge una situazione estremamente diversificata sia per
quanto riguarda i tempi di svolgimento, sia
per quanto attiene i modelli organizzativi,
ma anche e soprattutto per i tempi di
conclusione;
per tali ragioni il Ministero della
pubblica istruzione e il Ministero dell’università e della ricerca, hanno emanato due
note fissando le date entro cui, a livello
nazionale, devono essere conclusi i corsi e
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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IX
AI RESOCONTI
si devono effettuare gli esami ovverosia
entro il gennaio 2008 per le scuole secondarie ed entro il marzo 2008 per le scuole
dell’infanzia e primarie;
nonostante lo sforzo profuso dai dicasteri sopraccitati si deve rilevare che in
questo modo si creerebbe quel che comunemente viene definito un « assurdo didattico » in forza del quale i corsisti le cui
Università hanno previsto il termine dei
corsi a marzo-aprile (nel pieno rispetto del
decreto ministeriale n. 85 del 2005), dovranno forzatamente attendere per poter
espletare l’esame finale di abilitazione e
cominciare successivamente a lavorare –:
quali provvedimenti e iniziative il
Governo intenda assumere al fine di razionalizzare le modalità di svolgimento dei
corsi di abilitazione, ripristinandone la
conclusione entro l’anno accademico 20052006 (quindi maggio-giugno 2007) in modo
tale da soddisfare legittime aspettative di
numerosi soggetti interessati.
(4-02714)
RISPOSTA. — In riferimento all’interrogazione in esame si precisa che con l’attivazione dei corsi speciali disciplinati dal decreto ministeriale n. 85 del 2005 e rivolti ai
docenti della scuola materna ed elementare
e per quelli della scuola media di I e II
grado, in possesso del solo requisito del
periodo di servizio, pari a 360 giorni, le
Università hanno attuato quanto predisposto dal legislatore con la legge n. 143 del
2004, consentendo agli stessi, che ne erano
sprovvisti, l’acquisizione del diploma di abilitazione all’insegnamento.
Tali corsi sono iniziati in quasi tutti gli
Atenei per un numero complessivo di circa
30 mila corsisti.
Si deve sottolineare che i predetti corsi
speciali sono rivolti al personale docente
che è in possesso del solo titolo di studio di
accesso all’insegnamento, ed è pertanto opportuno integrare i corsi con l’inserimento
delle discipline socio-psicopedagogiche necessarie per conseguire l’abilitazione.
In ragione di questo fatto, la durata dei
medesimi è stata quindi stabilita in 800
ore per l’abilitazione per le scuole materne
ed elementari e 600 ore per la scuola
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media di primo e secondo grado. Al fine
di consentire a tutti gli interessati sia la
frequenza delle lezioni di didattica frontale
sia l’utilizzo dei laboratori, i corsi sono
organizzati in moduli.
Al fine di assicurare una parità di trattamento per tutti i discenti e salvaguardare
l’efficacia e l’efficienza dell’attività svolta
nei corsi, a conferma dell’alto valore dell’insegnamento impartito, le Università
sono state invitate a porre in essere ogni
atto idoneo ad assicurare che in ogni Regione i corsi per gli insegnanti della scuola
materna ed elementare, completino i propri
lavori entro gennaio 2008, eccezionalmente
entro febbraio 2008 per le sedi con un
elevato numero di corsisti, con esami finali
nel mese di marzo 2008 (sessione straordinaria dell’anno accademico 2006/07) e
assicurare altresı̀ che i corsi rivolti agli
insegnanti della scuola secondaria di I e II
grado si concludano preferibilmente entro
dicembre 2007, con esami finali nel gennaio
2008. Eccezionalmente, per obiettive situazioni evidenziate da alcuni Atenei a causa
dell’elevato numero dei corsisti, entro febbraio 2008, con esami finali nel mese di
marzo 2008 (sessione straordinaria anno
accademico 2006/07).
Pertanto, al fine di evitare che la programmazione delle attività prefiguri una
situazione disomogenea e crei una disparità
di trattamento tra coloro che potrebbero
conseguire l’abilitazione in tempi diversi
l’Amministrazione ha fissato una data di
conclusione dei corsi uguale per tutti ed ha
consentito l’inserimento (con riserva) di
tutti i docenti nelle rispettive graduatorie in
un’unica data per garantire a tutti le stesse
possibilità di lavoro.
Si ricorda, a tale proposito che il Ministero della pubblica istruzione, con nota
del 19 dicembre 2006, ha precisato che tutti
i docenti iscritti nei corsi speciali potranno
inserirsi con riserva nelle graduatorie permanenti di terza fascia in occasione del
prossimo aggiornamento con decorrenza
1o settembre 2007 e che si procederà allo
scioglimento della stessa alla data di conseguimento dell’idoneità o abilitazione.
Inoltre, la legge n. 296 del 2006 (Finanziaria per il 2007), nel prevedere la trasfor-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
mazione delle graduatorie permanenti in
graduatorie ad esaurimento dall’anno scolastico 2007/2008, ha di fatto garantito a
tutti coloro che a tale data si inseriranno in
dette graduatorie, anche con riserva, la
nomina a tempo indeterminato successivamente al conseguimento dell’abilitazione,
sulla base delle disponibilità annualmente
accertate.
Il Ministro dell’università e della
ricerca: Fabio Mussi.
FRATTA PASINI. — Al Ministro delle
infrastrutture, al Ministro dei trasporti. —
Per sapere – premesso che:
lunedı̀ 2 luglio, il Ministro delle infrastrutture, ha inaugurato sei nuovi collegamenti ferroviari con treni Eurostar,
tra Milano e Venezia, ma tali collegamenti
escludono inspiegabilmente Verona dalle
fermate previste;
tale decisione ha sollevato le legittime
e vibrate proteste del sindaco di Verona, in
quanto l’eliminazione della sosta ferroviaria nella città, penalizza l’intera rete di
trasporti del veronese e del suo bacino
d’utenza, e non considera sia l’importanza
economia e produttiva che la città e la
provincia di Verona rivestono, sia il rilievo
dei flussi turistici verso la città scaligera
ed il suo hinterland;
la scelta di Trenitalia infatti, privilegiando la sosta nella città di Padova rispetto a quella nella città di Verona, le
riconosce evidentemente una priorità che
desta dubbi e perplessità, in quanto queste
due città meriterebbero almeno una
uguale considerazione nell’ambito dei trasporti ferroviari, in considerazione anche
del fatto che Verona è situata strategicamente sullo sbocco della ferrovia del Brennero nella Valle Padana;
è inoltre inquietante quanto dichiarato dall’amministratore delegato di Trenitalia Mauro Moretti circa l’indisponibilità di fondi per la realizzazione della
tratta ferroviaria ad alta velocità VeronaPadova il che allontana nel tempo la
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realizzazione completa della ferrovia ad
alta velocità Milano-Venezia –:
se non ritengano assolutamente urgente ed indispensabile intervenire nei
confronti di Trenitalia al fine di includere
che fra le soste previste dai nuovi collegamenti dei treni Eurostar anche la stazione di Verona, in considerazione del
rilievo economico della città e della sua
collocazione sulla linea ferroviaria del
Brennero;
se siano effettivamente mancanti i
finanziamenti per la realizzazione della
tratta ad alta velocità Verona-Padova ed
entro quali tempi si intenda completare
tale opera fondamentale per l’economia
del nord-est d’Italia.
(4-05450)
RISPOSTA. — In riferimento all’interrogazione parlamentare in esame, si forniscono
i seguenti elementi di risposta.
I nuovi collegamenti Eurostar veloci in
servizio sulla linea Milano-Venezia e viceversa, istituiti a giugno scorso, nascono
dall’esigenza – espressa da una larga fascia
di clientela – di assicurare collegamenti
veloci tra i due capoluoghi, con un numero
di fermate estremamente limitato, sfruttando appieno le velocizzazioni derivanti
dai recenti potenziamenti infrastrutturali e
dalla razionalizzazione del modello di servizio commerciale.
In quest’ottica, Ferrovie dello Stato ha
previsto un’unica fermata intermedia, ciò
anche per evitare l’assimilazione del nuovo
prodotto agli Eurostar già in circolazione
sulla medesima relazione.
La scelta della fermata da effettuare è
ricaduta su Padova, che rappresenta il
centro di diramazione per tutto il Veneto e
la cui posizione consente, inoltre, di poter
rendere più evidente la velocizzazione del
collegamento da/per Milano a differenza di
Verona che, essendo baricentrica nel corridoio Milano-Venezia, l’avrebbe resa poco
percepibile.
A ciò Ferrovie dello Stato aggiunge che
i collegamenti da/per Verona sull’asse trasversale padano effettuati con treni di dualità (Eurostar City, Cisalpino, Eurocity, Intercity) sono numerosi e coprono tutte le
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fasce orarie. In particolare, l’attuale programmazione prevede:
46 collegamenti al giorno da/per Milano;
42 collegamenti al giorno da/per Venezia.
Questi collegamenti sono integrati da
una fitta rete di treni del servizio regionale
da/per entrambe le destinazioni dal costo
più basso e con tempi di percorrenza sostanzialmente paragonabili.
Inoltre, i nuovi Eurostar veloci costituiscono un’offerta aggiuntiva e non sostitutiva rispetto a quella precedente. Pertanto,
l’offerta complessiva da/per Verona è rimasta quasi del tutto inalterata. Fa eccezione
solo la coppia di treni Eurostar 9489/9496
trasformata in collegamento veloce e programmata senza la fermata di Verona che
presenta, comunque, valide alternative di
viaggio nelle medesime fasce orarie.
Va, infine, sottolineato che lo stesso
programma che ha portato all’introduzione
di nuovi Eurostar veloci, comportando anche una revisione e ottimizzazione generale
del modello di esercizio, ha consentito di
assicurare una maggiore regolarità e di
ridurre i tempi di percorrenza di tutti gli
Euuostar/Eurostar City della direttrice con
benefici anche per i collegamenti da/per
Verona.
La realizzazione della linea ad Alta Velocità/Alta Capacità Milano-Verona-Padova
è stata inserita nel primo programma di
opere strategiche per lo sviluppo del paese
approvato dal CIPE con delibera n. 121 del
21 dicembre 2001 ai sensi della Legge
Obiettivo.
In tale ambito Rete ferroviaria italiana
ha redatto, tra l’altro, i progetti preliminari
della tratta AV/AC Verona-Padova e del
nodo di Verona, trasmettendoli ai competenti enti istituzionali e a questo ministero
per il successivo iter approvato, rispettivamente nel giugno 2003 e nel febbraio 2004.
Per la tratta AV/AC Verona-Padova, il
CIPE nella seduta del 29 marzo 2006 con
delibera n. 94, pubblicata sulla Gazzetta
Ufficiale nel novembre 2006, ha approvato
una prima fase del progetto preliminare
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riferita ai tratti tra Verona-MontebelloVicenza e tra Grisignano di Zocco-Padova
per un costo stimato in 3,333 milioni di
euro. La stesa delibera rimanda a successivi
approfondimenti progettuali il completamento dell’intera tratta stimato in ulteriori
50 milioni di euro con tracciato completamente in variante rispetto al progetto
originario, tra la periferia ovest di Vicenza
e Grisignano di Zocco.
Per quanto attiene al Nodo di Verona, il
relativo progetto preliminare prevede la
realizzazione del nuovo asse AV/AC, per
un’estesa di circa 10 km, in prevalente
affiancamento all’attuale linea ferroviaria
Milano-Verona-Padova. Le opere e gli impianti previsti, oltre ad integrarsi topograficamente e funzionalmente con le tratte
AV/AC verso Milano e verso Padova, consente la connessione dell’asse Milano-Verona-Padova con le altre direttrici da e per il
Brennero e da e per Bologna, afferenti il
nodo di Verona.
La realizzazione delle suddette opere è
prevista nello schema di Contratto di Programma approvato con prescrizioni dal
CIPE nella seduta del 20 luglio scorso nella
Tabella C « Altre opere da realizzare ».
Il Ministro delle infrastrutture:
Antonio Di Pietro.
GALANTE. — Al Ministro della difesa.
— Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato da diversi
organi di stampa, l’Italia ha recentemente
firmato un memorandum d’intesa con il
Pentagono riguardante il progetto statunitense di costruzione di un sistema antimissili, altrimenti detto « scudo spaziale »;
lo « scudo spaziale » prevede, al momento, lo schieramento di rampe di lancio
missilistiche in Polonia e di radar in
Repubblica Ceca. Le decisioni dei due
paesi est europei hanno sollevato le critiche di Francia e Germania per aver rotto
l’unità della Ue sulle questioni della difesa.
Inoltre, hanno provocato le proteste della
Russia, che si sente minacciata dal posizionamento di un sistema missilistico Usa
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che si trova a ridosso dei propri confini e
a migliaia di chilometri di distanza dall’Iran, obiettivo dichiarato dello « scudo
spaziale »;
il comandante dell’agenzia missilistica del Pentagono, generale Henry Obering, ha affermato, riferendosi al memorandum d’intesa, che « ...con il Governo
italiano abbiamo siglato un accordo quadro che definisce linee principali e meccanismi sulla base dei quali collaboreremo
a questo progetto »;
secondo Il Messaggero, sempre in riferimento al memorandum firmato tra
Italia e Usa, « Sul piatto vi sarebbe la
disponibilità italiana a realizzare un sistema di copertura del nostro spazio aereo
attraverso il dispiegamento in Italia di
radar collegati con la centrale Ceca » –:
se il Ministro della difesa intenda
chiarire, in dettaglio, in che cosa consistano i contenuti del memorandum d’intesa
tra Italia e Usa;
se il Ministro intenda chiarire se nel
memorandum d’intesa sia prevista l’installazione, in territorio italiano, di radar o
altre parti dello « scudo spaziale »;
se il Ministro della difesa non ritenga
che l’aver siglato ora un memorandum
d’intesa non contrasti con l’intenzione,
precedentemente dichiarata dal governo,
che la questione dello « scudo spaziale »
vada affrontata in ambito Ue e Nato, e che
qualsiasi parere in merito vada rinviato a
quanto emergerà dalla riunione di giugno
dei ministri della difesa dei paesi aderenti
alla Nato.
(4-03152)
RISPOSTA. — L’interrogazione in esame
affronta, in senso generale, la questione del
progetto statunitense d’installare un sistema
di intercettazione missilistica in Europa e,
più in particolare, la notizia, riportata da
diversi organi di stampa, che ipotizzerebbe
la firma da parte dell’Italia di un memorandum d’intesa con il Pentagono riguardante tale progetto.
Al riguardo, si deve sottolineare, preliminarmente, che sull’intera questione il
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Governo, anche per voce del Presidente del
Consiglio dei ministri, onorevole Prodi, in
risposta ad analoghi atti di sindacato ispettivo, ha mantenuto sempre la medesima
linea, esprimendo identiche valutazioni e
concetti, che si intende richiamare, per
coerenza, anche in riscontro a tale interrogazione.
Nel merito, è opportuno considerare, in
senso generale, che la difesa missilistica si
inquadra nel più generale concetto di « deterrenza » e prende atto della natura imprevedibile ed asimmetrica delle nuove minacce provenienti dal terrorismo internazionale e dagli Stati potenzialmente ostili
proliferatori di armi di distruzione di
massa.
In questo quadro concettuale si collocano i programmi portati avanti in ambito
Nato e quelli sviluppati sul piano bilaterale
dagli Stati Uniti con alcuni Paesi europei.
Ciò posto, il sistema progettato dagli
Stati Uniti prevederebbe, in particolare,
l’installazione dı̀ un sistema radar nella
Repubblica Ceca e di batterie di missili
intercettori in Polonia.
L’amministrazione americana ha dato
nuovo slancio ai programmi nazionali di
difesa missilistica in un quadro concettuale
che attribuisce maggior peso alla « deterrenza negativa », cioè alla vanificazione degli obbiettivi dei potenziali aggressori.
Il progetto americano, inizialmente concepito in funzione della difesa nazionale, è
evoluto a programma volto a tutelare anche
i territori e le popolazioni dei Paesi alleati
e amici.
Infatti, gli USA hanno avviato il rafforzamento dei loro sistemi operativi dislocando sistemi di missili intercettori, sensori
e radar in Alaska e California.
Analogamente, come già detto, Washington intenderebbe dispiegare sistemi di difesa
(prevalentemente radar per allertamento rapido, ma anche sistemi per l’intercettazione
dei missili offensivi nella prima fase del
lancio) anche in Polonia e nella Repubblica
Ceca.
I principali alleati sono stati incoraggiati
ad associarsi ai progetti americani e sono
state avviate cooperazioni, oltre che con il
nostro Paese, anche con altri paesi, fra i
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
quali: Giappone, Regno Unito, Danimarca,
Australia, Israele, Olanda e Russia.
La difesa contro la proliferazione della
minaccia missilistica è avvertita in seno
all’Alleanza atlantica come un’esigenza preminentemente protettiva.
Da parte italiana, è stato recentemente
firmato un Accordo quadro di cooperazione
Italia-USA che amplia il perimetro di tale
cooperazione al settore della difesa da missili balistici, esclusivamente al fine di consentire uno scambio informativo nello specifico settore.
Si ricorda che con gli Stati Uniti esistono già da tempo rapporti di collaborazione industriale nel settore missilistico, tra
i quali emerge, per importanza, quello per
la progettazione e lo sviluppo del sistema
Medium Extended Air Defence System
(MEADS) sistema che gli Stati Uniti intendono utilizzare in sostituzione del sistema
di difesa denominato Patriot, utilizzato da
numerose nazioni europee e non.
Il citato Accordo quadro di cooperazione
si inserisce nelle molteplici iniziative intraprese in ambito Nato, dove, fin dal 1996,
sono state avviate varie attività volte alla
realizzazione di idonei strumenti a protezione dell’Alleanza dal rischio derivante
dall’uso di missili balistici equipaggiati con
armi di distruzione di massa (WMD) da
parte di nazioni ostili o gruppi terroristici.
L’Accordo in questione è giustificato
dalla volontà dei due Paesi di creare un
quadro normativo che consenta alle due
nazioni di rafforzare la cooperazione in
ambito bilaterale in tale specifico settore,
per consentire di dare l’avvio a scambi di
informazioni.
In particolare per l’Italia appare infatti
necessario avviare uno scambio di informazioni per supportare lo sviluppo di una
policy nazionale, basandosi anche sulle attività in corso negli Stati Uniti con il
Programma di difesa del territorio e della
popolazione da missili balistici denominato
US BMDS ed in vista della possibilità che
la Nato decida di dotarsi di un sistema
similare in grado di difendere territori e
popolazioni dell’Alleanza.
L’Accordo non determina impegni e/o
oneri finanziari tra le parti.
Camera dei Deputati
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Anche in ambito Nato esistono avanzati
programmi di cooperazione in materia di
difesa antimissile, che mirano alla protezione di tutti i territori e delle popolazioni
alleate.
A questo riguardo, l’Italia unitamente ad
altri alleati ha sollecitato l’avvio di una
riflessione sulle opportunità di integrazioni
fra i due progetti Nato e USA, anche in
riscontro alle recenti sollecitazioni della
Repubblica Ceca e della Polonia che, in
relazione alle sopra citate installazioni,
hanno fatto stato della loro volontà che
esse diventino parte di un sistema di protezione « alleato ».
È fuor di dubbio che la difesa missilistica abbia eminentemente una finalità protettiva, ma nuovi programmi sono suscettibili di alterare equilibri strategici consolidati in particolare con la Russia.
Conseguentemente il Ministro degli affari esteri l’onorevole D’Alema unitamente
ad esponenti di altri Paesi partner, tra i
quali il Primo Ministro tedesco Merkel,
hanno convenuto sull’opportunità che tale
materia sia affrontata in ambito Nato,
anche nel formato NRC (Consiglio NatoRussia), cosı̀ come anche nella dimensione
dell’Unione europea.
Il Governo americano ha, peraltro, più
volte sottolineato, sia nell’ambito dell’Alleanza Atlantica che nel corso di contatti
bilaterali con la Russia, le finalità prettamente difensive di tali sistemi, collegandole
esclusivamente a potenziali minacce provenienti dal quadrante orientale e medio
orientale.
La difesa missilistica è stata inserita a
pieno titolo tra le questioni in discussione
nel quadro del Consiglio Nato-Russia.
L’Italia auspica che questo confronto
possa continuare ed anzi rafforzarsi, in uno
spirito costruttivo e senza preclusioni pregiudiziali, poiché esso valorizza il ruolo di
strumento di dialogo politico (oltre che di
cooperazione pratica) del Consiglio NatoRussia, soprattutto in materia di sicurezza.
Esso, inoltre, giova a dissipare i timori
da parte di Mosca, che meritano, tuttavia, di
essere tenuti in debita considerazione e
riscontrati.
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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XIV
AI RESOCONTI
Si sottolinea, altresı̀, che anche nell’ambito della riunione formale dei Ministri
della difesa del Consiglio Nato-Russia, svoltasi il 14 giugno 2007 a Bruxelles, sia stato
evidenziato come l’Italia abbia accolto con
favore la disponibilità americana ad avviare
forme di cooperazione nel settore della
difesa missilistica con la Russia, tenendo
conto delle « preoccupazioni » espresse in
materia da Mosca.
In tale ambito è stata univoca la sottolineatura, da parte dei « 27 », dell’importanza
di continuare a discutere di tale tematica nel
quadro NRC, il quale rappresenta un foro
prezioso per approfondire il dialogo con reciproca fiducia e trasparenza, a complemento delle consultazioni bilaterali che sono
in corso tra Washington e Mosca.
Con riferimento, infine, all’ultimo quesito posto dall’interrogante, l’Accordo quadro in questione rappresenta lo strumento
normativo che consente al nostro Paese di
ampliare la cooperazione con gli Stati Uniti
anche al settore della difesa da missili
balistici al fine di consentire uno scambio
di informazioni nello specifico settore nella
prospettiva delle discussioni in sede Nato e
sulle eventuali decisioni.
In conclusione, si conferma come l’Italia
sia, da sempre, impegnata coerentemente in
tutti i fori, nella promozione degli strumenti multilaterali di non proliferazione,
controllo degli armamenti e disarmo,
nonché nella ricerca di soluzioni pacifiche
e negoziali delle controversie internazionali.
Aspetti questi che costituiscono un caposaldo della politica estera del Governo.
Il Ministro della difesa: Arturo
Mario Luigi Parisi.
GIANCARLO GIORGETTI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere –
premesso che:
il nostro Paese non ospita un’Esposizione Universale da 100 anni. Nel 2006
l’Italia ha scelto la città di Milano come
candidata nazionale per l’expò 2015, per il
quale esiste una unica città concorrente,
quella di Smirne, in Turchia;
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la scelta tra le due città è delegata,
alla fine di febbraio prossimo, al voto dei
paesi membri del BIE, presso la cui sede
di Parigi, nel dicembre 2006, Milano, che
supera abbondantemente la città turca per
dinamismo economico, importanza finanziaria, innovazione tecnologica, produzione culturale ha presentato un progetto
unanimemente ritenuto molto valido, e
che la stampa ha definito nettamente
superiore a quello presentato dalla città di
Smirne;
la città turca, per contro, ha notevolmente valorizzato, più che le qualità
della propria ospitalità, il proprio ruolo di
ponte tra le culture occidentale ed orientale, accogliendo il probabile sostegno di
tutti i paesi arabi e a maggioranza musulmana; tale ruolo di ponte, per quanto
importante, pare insufficiente per una manifestazione nata per presentare le meraviglie dell’industria e della tecnologia moderna;
oltre che in termini di prestigio, la
scelta di Milano come sede dell’expò comporterebbe un valore aggiunto di 7 miliardi di euro per la città secondo uno
studio della Bocconi con una « produzione
attivata » di 13 miliardi di euro e 65 mila
nuovi posti di lavoro. Potrebbe essere
visitata da 29 milioni di persone nell’arco
di sei mesi e con la rappresentazione di
150-180 paesi. Costituirebbe una importantissima leva di rilancio dell’area metropolitana milanese per quel che riguarda
infrastrutture e servizi. Alla candidatura
del capoluogo lombardo è stato già annunciato un intento partecipativo da parte
delle altre città e province della Lombardia e della città di Lugano;
pur trattandosi di un evento a carattere economico e culturale, molti hanno
evidenziato (anche dalle pagine del Corriere) come la scelta della sede potrebbe
essere influenzata da considerazioni di
carattere strategico e politico, del tutto
estranee alla qualità del progetto presentato. La scelta di Smirne potrebbe essere,
per alcune capitali europee che intendono
ritardare ed impedire l’ingresso della Tur-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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XV
AI RESOCONTI
chia nell’Unione, un modo per sedare il
malessere turco verso l’Europa, regalando
di fatto un evento significativo in termini
di ritorno economico e turistico all’opinione pubblica turca;
a fronte di un impegno personale
costante dei rappresentanti istituzionali
della città di Milano e della regione Lombardia per portare in Italia l’Expò 2015,
l’atteggiamento del Governo è rimasto tiepido ed ambiguo. Nell’ultima finanziaria i
contributi per Milano sono stati palesemente scarsi, affatto commisurati alla necessità di mettere in atto una candidatura
forte, tanto che si è scatenata una « questione settentrionale » che ancora oggi
anima il dibattito politico ed è stata rinfocolata dalla questione degli slot Alitalia
su Malpensa;
considerata la portata mondiale dell’evento e l’importanza degli interessi coinvolti, è impensabile che una città possa
vedere coronata da successo la propria
candidatura ad una esposizione universale
senza un sostegno forte, deciso e convinto
da parte del governo nazionale e di tutta
la rete della diplomazia politica ed economica del paese –:
quali iniziative politico-diplomatiche
sono state portate avanti dal Governo a
sostegno della candidatura della città di
Milano per l’expo 2015 e quali siano al
momento le posizioni conosciute dei membri votanti del BIE in vista delle decisioni
del febbraio-marzo 2008.
(4-05197)
RISPOSTA. — In merito a quanto sollevato
dall’interrogante
nell’interrogazione
in
esame sul sostegno della candidatura della
città di Milano per l’Expo 2015, si comunica quanto segue:
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10 delegazioni Ministero affari esteriEnti locali milanesi a Fora organizzati dai
concorrenti alle Esposizioni del 2012 (Yeosu, Corea, Wroklaw, Polonia, Tangeri, Marocco) e del 2015 (Smirne, Turchia, Roma
per Milano Expo, Italia);
decine di contatti con i delegati BIE di
Paesi membri del Bureau (visite, colazioni
di lavoro, incontri in Residenza del Rappresentante permanente italiano a Parigi);
oltre 100 tra Ambasciate e Consolati
mobilitati permanentemente per monitorare
lo sviluppo degli atteggiamenti dei Paesi di
accreditamento nei confronti delle candidature;
collaborazione alla preparazione delle
presentazioni della candidatura di Milano
all’Expo 2015 in occasione delle Assemblee
generali del BIE a Parigi a dicembre 2006
ed a giugno 2007; partecipazione alle stesse
da parte del Ministro Bonino, del Ministro
De Castro e di chi scrive;
a queste specifiche iniziative si aggiungono i contatti mantenuti dal Signor Presidente della Repubblica, dal Signor Presidente del Consiglio, dal Vice Presidente
Ministro degli affari esteri, dal Vice Presidente Ministro dei beni culturali nonché da
qualsiasi Ministro che si sia recato durante
quest’anno in visita a paesi BIE. In tutte le
suddette occasioni di incontro è stata permanentemente evidenziata l’importanza che
il Governo italiano attribuisce alla candidatura di Milano. Molti di questi contatti
ad alto livello hanno permesso di ottenere
immediate manifestazioni di appoggio o
assicurazioni di favorevole esame del progetto dell’Expo;
75 Paesi membri del BIE (Bureau
International des Expositions) visitati in 5
aree geografiche da missioni congiunte Ministero affari esteri-Enti locali milanesi;
in numerosi casi sia il Capo dello
Stato che il Presidente del Consiglio hanno
inviato o affidato a delegazioni congiunte
messaggi di amicizia e di richiesta di appoggio alla nostra candidatura. In molti
altri casi sono stati stabiliti tempestivi contatti telefonici da parte del Presidente Prodi
e del Ministro D’Alerna.
40 missioni a Parigi per riunioni dei
vari organi BIE competenti per le candidature alle Esposizioni internazionali e
universali;
Sin dal dicembre 2006, si è instaurata
una vasta e consistente collaborazione tra
gli Enti locali lombardi e il Ministero degli
affari esteri.
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
XVI
AI RESOCONTI
Per quanto concerne le relazioni tra il
Governo ed il Comitato promotore milanese
è stata adottata, per la prima volta, una
formula inedita rispetto a precedenti Esposizioni. Il Governo ha accettato di entrare
a far parte del Comitato organizzatore composto da parte milanese dal Sindaco Moratti, dal Presidente della regione Formigoni, dal Presidente della provincia Penati,
dal Presidente dell’Ente fiera Roth e dal
Presidente della Camera di commercio Sangalli, con una rappresentanza governativa
composta dal Ministro per il commercio
internazionale Emma Bonino, dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio onorevole Gianni Letta e, per il Ministero degli
affari esteri, dal sottoscritto.
Inoltre il Ministro degli affari esteri ben
prevedendo l’importanza dell’impegno e la
vastità della campagna promozionale da
condurre, creava al MAE sin dal gennaio
2007 un coordinamento generale della candidatura, guidato dall’Ambasciatore Claudio
Moreno, dotato di personale altamente qualificato.
Nell’espletamento di queste funzioni il
coordinamento generale ha guidato e/o partecipato a missioni in 75 Paesi membri del
BIE, e in 40 missioni a Parigi per riunioni
dei vari organi BIE competenti per le
candidature alle Esposizioni internazionali
ed universali, oltre che in numerosi incontri collegati a vertici multilaterali.
È inoltre opportuno rilevare che, su
decisione della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, tutti i membri del Gabinetto che
hanno effettuato visite in Paesi membri del
BIE hanno svolto una puntuale e decisa
azione di supporto alla candidatura, in
particolare per quanto riguarda le tematiche legate ai temi della Esposizione ovvero
agricoltura, ambiente, commercio, turismo
e ricerca scientifica. Va anche ricordato che
membri del Governo hanno sempre partecipato con convinto entusiasmo alle tre
ultime Assemblee generali del BIE, in cui è
stato presentato il progetto a Parigi e che
hanno fatto registrare la presenza dei Ministri Bonino, De Castro, Melandri e dei
Sottosegretari Craxi e Letta ed all’assemblea
dello scorso novembre ha preso parte il
Presidente del Consiglio Romano Prodi.
Camera dei Deputati
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2008
Inoltre il Governo ha assicurato presenze qualificanti di Ministri e Sottosegretari al Forum tenuto a Roma il 25-26
giugno 2007 dedicato ai cambiamenti climatici, mentre membri di Governo saranno
ugualmente presenti al prossimo Forum dal
2 al 5 febbraio 2008 dedicato alla salute e
sicurezza dell’alimentazione.
Per quanto riguarda la parte finanziaria
dell’appoggio governativo alla candidatura
di Milano all’Expo 2015, va innanzi tutto
ricordato che sin dall’approvazione della
legge Finanziaria 2007 il Governo Prodi ha
stanziato la somma di euro 4 milioni da
suddividere tra due esercizi finanziari 20072008. Tale ammontare costituisce oltre il 50
per cento del bilancio di candidatura. In
particolare è stata destinata al finanziamento del comitato milanese per i fini della
campagna promozionale la somma di euro
3 milioni mentre 1 milione di euro è stato
suddiviso tra Presidenza del Consiglio, Ministero del commercio internazionale e Ministero degli affari esteri sempre per gli
scopi della campagna promozionale. Un
impegno finanziario senza precedenti che
dimostra una totale condivisione da parte
del Governo degli obbiettivi della candidatura milanese.
Va rilevato in proposito che sin dall’inizio della selezione della candidatura di
Milano tra altre città italiane candidate, il
Governo italiano si è portato, a norma delle
regole del BIE, garante totale di ogni futuro
impegno che la candidatura di Milano
sottoscriverà per l’organizzazione dell’Expo
2015.
Quello che è ancora più rilevante è che
a seguito di lunghe consultazioni tra il
Comitato milanese e le Amministrazioni
finanziarie del Governo si è giunti alla
qualificazione del contributo governativo
per la realizzazione dell’Esposizione nell’anno 2015, in particolare, per quanto
riguarda gli interventi infrastrutturali ad
essa connessi, per un importo complessivo
di 1 miliardo e 498 milioni di euro.
Va evidenziato a questo proposito che,
nel dossier di candidatura, figurano due
lettere, rispettivamente del Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano e del Presidente del Consiglio dei Ministri Prof.
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
XVII
AI RESOCONTI
Romano Prodi che sottolineano tale appoggio incondizionato e convinto al progetto
milanese.
A riprova di tale impegno e di tali
appoggi senza riserve del Governo italiano
si sono svolte due visite di grande importanza per la candidatura: quella del Presidente Wu Jianmin e del Segretario Generale
del BIE Vicente Loscertales, nonché della
commissione d’inchiesta incaricata di valutare a Milano e a Roma le qualità e
l’idoneità della candidatura milanese per
concorrere a tale evento universale. Ebbene,
in tali occasioni, il Governo ha svolto ogni
azione tendente ad ottenere la testimonianza di tutti i principali vertici istituzionali e governativi, nonché di tutte le forze
parlamentari del Governo e dell’opposizione, delle centrali sindacali, del mondo
dell’impresa, delle associazioni ambientali e
della società civile.
Vale la pena ricordare che in tutte le
visite di Stato del Signor Presidente della
Repubblica e quelle ufficiali del Signor
Presidente del Consiglio e relative visite
reciproche, sono stati costantemente evocati
i temi più qualificanti della proposta dell’Expo di Milano. Sono stati tracciati grazie
al coordinamento tra Enti locali e questo
Ministero degli affari esteri ampi programmi di cooperazione decentrata spesso
supportati da progetti di cooperazione allo
sviluppo del Ministero degli affari esteri. Ma
lo sforzo forse più intenso svolto da questo
Ministero degli esteri è stata la mobilitazione permanente e ripetuta di tutta la rete
diplomatica e consolare all’estero con più di
120 Rappresentanze coinvolte che assicurano un monitoraggio puntuale dell’evoluzione della posizione dei Paesi di accreditamento ed assicurano un indispensabile ed
altamente qualificato appoggio a tutte le
missioni congiunte MAE-Enti locali.
A tali misure istituzionali si sono aggiunte, a partire dal mese di gennaio 2008,
due altri tipi di interventi, che sono:
creazione di una Task Force a Parigi
con la messa a disposizione di numerosi
funzionari delle Rappresentanze diplomatiche colà operanti che, congiuntamente con
un equivalente contingente di funzionari
messi a disposizione dagli Enti locali mi-
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lanesi e lombardi, operano un monitoraggio
costante delle Rappresentanze diplomatiche
dei 140 Paesi membri del BIE, segnalano
puntualmente ogni evoluzione ed allargamento della membership presso il Segretariato Generale del BIE e intrattengono
contatti con le Rappresentanze diplomatiche dei Paesi presso il BIE;
designazione e attivazione di alcuni
inviati speciali, scelti tra funzionari dei
massimi gradi della Farnesina, per missioni
ripetute in zone geografiche specifiche, come
supporto all’azione delle nostre Ambasciate
specie in favore di quelle che hanno accreditamenti multipli.
Bisogna ricordare che a partire dalla
fine del 2007 si è registrato un aumento
senza precedenti del numero degli Stati
membri del BIE con l’inserimento nell’arco
di poche settimane di 42 nuovi membri che
hanno portato il numero complessivo degli
stati membri del BIE a 140. Ciò ha richiesto un’intensificazione senza risparmi di
energie e di mezzi per coprire con visite
promozionali – come sin dall’inizio il Comitato organizzatore dell’Expo si era impegnato a fare con il Segretariato generale
BIE – ciascun Paese membro. Tale impegno è stato fin dall’inizio la dimostrazione
programmatica del rispetto e dell’attenzione
che il Governo italiano e il comitato di
Milano Expo 2015 intendono riservare ad
ogni paese, anche il più piccolo e lontano,
sulla base di un riconoscimento di pari
dignità e uguale prestigio di ciascuno di
essi. Nei prossimi mesi, dal 25 gennaio
corrente sino alla fine di marzo 2008,
saranno svolte ulteriori missioni congiunte
in oltre 45 Paesi membri del BIE.
Alla luce di quanto sopra, risulta sinceramente difficile comprendere su quali
basi muovano le perplessità dell’interrogante. Infatti, o si tratta di mancanza di
informazioni sulla reale situazione e sul
relativo atteggiamento di questo Governo
nei confronti dell’Expo milanese, o le infelici insinuazioni corrispondono a polemiche strumentali che non hanno mancato di
trasparire in recenti articoli di stampa e
persino trasmissioni televisive. Tali polemi-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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XVIII
AI RESOCONTI
che ed attacchi certamente non giovano al
buon esito di una campagna condotta da
questo Governo con sincerità di intenti e
dispiego di tutte le risorse disponibili, in
perfetta sintonia e coordinamento con i
membri milanesi/lombardi del Comitato
organizzatore.
Quanto alle posizioni dei Paesi membri
del BIE nei confronti della candidatura di
Milano, non siamo in condizioni di soddisfare la richiesta dell’interrogante per ovvi
motivi di riserbo e di cautela che sono
richiesti da un processo elettorale a voto
segreto. Tuttavia, dai dati forniti circa le
azioni condotte per sensibilizzare i Paesi
membri del BIE sulla candidatura e gli
interventi previsti da oggi al momento del
voto, si può facilmente desumere la misura
dell’impegno del Governo a favore di Milano Expo 2015 e prospettare un quadro
sufficientemente ottimista sull’orientamento
dei Paesi membri del BIE verso la candidatura italiana.
Il Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri: Vittorio Craxi.
GIOVANARDI. — Al Ministro per i beni
e le attività culturali. — Per sapere –
premesso che:
sui quotidiani modenesi, e su alcuni
quotidiani nazionali, è stata data notizia
che la Torre Ghirlandina, simbolo della
città di Modena, sarà a breve oggetto di un
lungo intervento di restauro (per il quale
sarebbe stato nominato un apposito Comitato scientifico) e che tale intervento
comporterà la realizzazione di un ponteggio esterno che avvolgerà l’intera struttura
e che sarà coperto da un’installazione
dell’artista Mimmo Paladino;
il comune di Modena, attraverso discussioni in sede di Consiglio e pubblici
comunicati, si è ampiamente intrattenuto
sull’argomento, fornendo soprattutto informazioni « sulla copertura » ed arrivando anche ad indicazioni tecniche di
assoluto dettaglio (modi di microforatura
dei teli, qualità ignifughe, eccetera);
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nulla viene detto, all’incontrario, sull’argomento principale, cioè sull’intervento
a farsi sulla Torre, sulla sua necessità e
sulle programmate modalità di esecuzione;
la durata della permanenza in loco
prevista per l’impalcatura (minimo anni
due) non appare correlata all’intervento
(peraltro non noto) a farsi, ma appare
quale entità a sé stante e predeterminata;
a giudicare dalle simulazioni diffuse
dall’Amministrazione Comunale, non solo
scomparirebbe a lungo l’immagine stessa
della Torre simbolo della Città, ma essa
sarebbe sostituita da una configurazione
geometrica totalmente nuova (una « ziggurat o piramide a gradini », secondo lo
stesso Paladino: o, più propriamente, un
grattacielo gradonato di matrice nordamericana ed alto quasi 100 metri);
non si conoscono altri recenti casi di
realizzazione di ponteggi integrali attorno
ad una torre di quelle dimensioni, non
essendo stata realizzata un’istallazione simile neppure alla Torre di Pisa (dal restauro, come è noto, estremamente complesso) o altrove –:
quale sia la reale tipologia dell’intervento
da farsi (ad oggi sconosciuta)
nonché la necessità e la reale durata (col
relativo, fondamentale, cronoprogramma)
dei lavori di restauro;
quali siano le informazioni, mai rese
pubbliche, sulle condizioni statiche della
Torre, peraltro recentemente « monitorata » in continuo (con installazioni visibilmente e pubblicamente collocate al piano
terra del Palazzo Comunale);
quali siano le motivazioni tecniche e
di opportunità sulla scelta preventiva, e
francamente inusuale, di un « ponteggio
totale » anziché di un ponteggio di altra
natura (per sezioni e/o dall’alto), che
avrebbe consentito di mantenere la vista,
sia pure parziale, della Torre ed anche di
far apprezzare agli osservatori (durante i
lavori ed a distanza) i risultati man mano
raggiunti ed evitando condizioni da « sorpresa finale »;
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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XIX
AI RESOCONTI
quali accorgimenti siano stati predisposti per evitare che, qualora i lavori
dovessero comportare anche interventi sui
paramenti esterni lapidei, l’opera di Paladino (nella sua preannunciata « forte vivacità di immagini segni e colori ») possa
falsare l’apprezzamento « da vicino » di
colori e tonalità e quindi fornire riferimenti fuorvianti ai restauratori al lavoro
sulle impalcature collocate fra telo e torre;
se al Governo risultino le modalità di
designazione dei membri del Comitato
scientifico (di cui non si conoscono né i
nominativi né l’attività tecnico-scientifica
già completata e che ha fornito la base
progettuale per i lavori in via di inizio) e
dello stesso Paladino, importante artista
della transavanguardia (ma estraneo alla
cultura modenese ed alle espressioni artistiche locali), cui viene chiesta, peraltro,
un’opera programmaticamente precaria e
provvisoria;
se, di tutta l’operazione, e soprattutto
del completo annullamento della Ghirlandina per un periodo di tempo non definito
ma comunque non inferiore a due anni (e
della relativa motivazione ed imprescindibilità), sia stata informata la Commissione
UNESCO, essendo con evidenza l’operazione – che andrà comunque inserita
nell’obbligatorio rapporto periodico – difficilmente inquadrabile nei processi di
conoscenza e di valorizzazione indispensabili per i piani di gestione dei siti inseriti
nella Lista UNESCO;
quale sia il costo « reale » e complessivo dell’operazione e, in particolare, il
rapporto fra il costo delle opere provvisorie (incluso il telo di Paladino) e l’effettivo intervento di restauro della Torre
Ghirlandina, che dovrebbe – come è ovvio
– costituire la parte principale e preponderante dell’intero impegno economico;
se il Ministro, visto quanto fin qui
riferito e osservato, non intenda sospendere l’iniziativa in attesa di acquisire tutti
i necessari elementi di informazione e
quanto utile a individuare in modo uni-
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voco e motivato la tipologia di ponteggio
più idonea al caso in questione ed alla sua
rilevanza.
(4-06245)
RISPOSTA. — Il sito di « Modena: Cattedrale, Torre Civica e Piazza Grande » è
iscritto dal 1997 nella Lista del patrimonio
mondiale dell’Umanità.
Nel corso del 2006 la Soprintendenza
per i beni architettonici e paesaggistici
dell’Emilia Romagna, ha autorizzato il Comune di Modena ad « eseguire lavori urgenti ed indifferibili » sulla Torre Ghirlandina, dopo il verificarsi di pericolosi distacchi di materiale lapideo.
La Torre sarà oggetto di interventi di
restauro per la parte sommitale, nella zona
compresa tra 78 e 90 metri di altezza, ed
indagini sullo stato di conservazione dell’intero paramento murario a partire dalla
quota di calpestio.
La Soprintendenza è in attesa dell’inizio
dei lavori per seguire da vicino le fasi di
realizzazione più delicate.
Per gli studi sul controllo dello stato di
conservazione complessivo del monumento,
il comune di Modena ha istituito anche un
apposito Comitato scientifico, tra i cui
componenti risultano anche la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici e la Soprintendenza per i beni archeologici, oltre che la responsabile della gestione del sito Unesco, dottoressa Piccinini.
Per quel che riguarda la nomina degli
esperti chiamati a fare parte del Comitato,
si segnala che essa attiene alla sfera di
autonomia dell’Ente locale e che comunque
le deliberazioni assunte da tale organismo
non sono sostitutive delle funzioni di tutela
il cui esercizio spetta all’Amministrazione
dei beni culturali.
Considerato che tali interventi, come del
resto già evidenziato, riguardano l’intera
Torre, dal piano di calpestio alla Guglia,
appare senz’altro opportuna l’installazione
di un ponteggio a tutt’altezza, con relativo
telo protettivo.
La scelta dell’Amministrazione comunale di coprire il ponteggio con un telo
riproducente un’opera dell’artista Mimmo
Paladino non solleva particolari perplessità
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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XX
AI RESOCONTI
e comunque risulta preferibile alla scelta di
coprire il ponteggio con soli messaggi pubblicitari.
Relativamente al costo complessivo dell’operazione, come si evince dalla relazione
del comune di Modena, per le operazioni
relative agli interventi di restauro e indagini
diagnostiche è previsto un costo pari a euro
4 milioni, mentre, per l’allestimento del
ponteggio è previsto un costo di euro
150.000,00 (« ... per la parte di realizzazione,
tecnica, e per i materiali... »). Il lavoro
dell’artista risulta fornito a titolo gratuito.
L’Unesco è stata costantemente informata attraverso il coordinatore del Comitato di pilotaggio del sito Unesco, che, come
già detto, è anche membro del Comitato
scientifico.
Per quanto riguarda il timore che il telo
possa « ...falsare l’apprezzamento da vicino
di colore e tonalità e quindi fornire riferimenti fuorvianti ai restauratori... » l’Amministrazione ritiene che tale preoccupazione
sia eccessiva tenuto conto del fatto che il
telo è stampato solo sulla faccia esterna e
che è anche microforato. Va inoltre tenuto
conto dell’alta professionalità dei restauratori che operano in cantieri di restauro di
tale importanza e della presenza dei tecnici
della Soprintendenza che seguiranno da
vicino le operazioni di restauro nell’ambito
dei relativi compiti di sorveglianza.
Infine, per ciò che riguarda i tempi di
realizzazione dell’intervento, stimati in ventiquattro mesi anche se l’Amministrazione
comunale non ha fornito dati più precisi in
merito, è parere del Ministero per i beni e
le attività culturali che un monumento di
tale importanza meriti sicuramente studi
approfonditi e tempistiche adeguate alla
realizzazione delle fasi di indagine diagnostica e conseguenti interventi di restauro.
Il Sottosegretario di Stato per i
beni e le attività culturali:
Danielle Mazzonis.
GIUDITTA. — Al Ministro dell’università
e della ricerca. — Per sapere – premesso
che:
il numero chiuso rappresenta uno
strumento adottato attualmente da un nu-
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mero sempre maggiore di università italiane per regolare l’accesso degli studenti
ai corsi di laurea, allo scopo di garantire
determinati standard qualitativi ai propri
iscritti, evitando il sovraffollamento delle
facoltà;
ogni anno migliaia di studenti partecipano alle prove selettive per l’accesso
programmato ai corsi di laurea, i cui test,
seppur definiti attitudinali, mirano semplicemente a verificare le conoscenze dei
candidati su talune materie, ma hanno
dimostrato: di non essere capaci di accertare le competenze ed il grado di professionalità degli stessi, di creare delle disparità insostenibili e di non rappresentare
un valido ed efficace strumento di selezione, in quanto talvolta le domande proposte non hanno alcun nesso con l’ambito
disciplinare della laurea;
di pochi giorni fa è, infatti, la notizia
della scoperta di errori nei test d’ingresso
alla facoltà di Medicina e Chirurgia, il cui
corso di laurea rientra nella disciplina
della legge n. 264 del 1999 ed è dunque a
numero programmato;
il ministero dell’università che da
anni affida al Cineca, un consorzio informatico di Bologna, la correzione e l’elaborazione dei test per le selezioni nelle
facoltà a numero programmato, scoperto
l’errore, non ha ufficializzato l’elenco degli
ammessi, annunciando che due degli 80
quesiti previsti erano di fatto sbagliati per
evidenti errori nella formulazione delle
opzioni indicate;
il ministero ha deciso di annullare i
due quiz sbagliati, ma di ritenere comunque valida la prova, annunciando che la
valutazione avverrà non su 80 ma su 78
quesiti ed eliminando cosı̀ dal computo
finale le due domande incriminate;
tale decisione ha generato una valanga di ricorsi da parte delle aspiranti
matricole che mettono in dubbio la validità del test, sostenendo di essere state di
fatto penalizzate dalla presenza dei due
quesiti sbagliati, in quanto per la soluzione
degli stessi hanno impiegato in media venti
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minuti, sottraendo cosı̀ alle altre risposte il
tempo a disposizione;
l’accaduto non coinvolge solo i circa
5.000 candidati campani, che nei giorni
scorsi hanno sostenuto i test di ammissione
presso le facoltà di Medicina e Chirurgia
della Regione, ma ben 37 facoltà italiane e
70.000 giovani per un totale di 7.000 posti
disponibili, in quanto sia la prova che la
data di svolgimento della stessa sono state
uguali per tutte le università pubbliche;
nel 2006 i non ammessi furono pari
all’84 per cento dei partecipanti, ma quest’anno secondo le stime ufficiali potrebbero sfiorare il 90 per cento;
la soluzione annunciata dal ministero
dell’università e della ricerca ha generato
aspre polemiche, forti dubbi ed una diffusa insoddisfazione negli studenti che
accusano le istituzioni di scoraggiare chi
vuole emergere per meriti personali e di
non promuovere lo studio e la cultura nel
nostro Paese;
nuovi scandali hanno colpito altre
università italiane, come quella di Catanzaro dove è stata denunciata l’impropria
apertura dei plichi dei test per l’ammissione al corso di Medicina e quella di Bari
dove, a seguito di sequestri e perquisizioni,
la Guardia di finanza ha scoperto l’esistenza di una vera e propria « organizzazione » che, in cambio di denaro, consentiva agli studenti di superare le prove
senza problemi, attraverso telefoni cellulari capaci di mettere in comunicazione i
candidati con l’esterno per ricevere via
sms le soluzioni dei quesiti;
negli atenei in questione le indagini,
partite già lo scorso anno, hanno dimostrato che gli studenti arrivavano a pagare
dagli 8.000 ai 30.000 euro pur di essere
ammessi ai corsi di laurea in Medicina ed
Odontoiatria, azionando meccanismi corruttivi che in qualche caso vedrebbero
coinvolti anche docenti;
l’opinione pubblica, cosı̀ come le
associazioni studentesche, sconvolte da
quanto accaduto, hanno ribadito la loro
ferma contrarietà al numero chiuso, con-
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siderato un criterio d’accesso dannoso
per i ragazzi e dispendioso per le famiglie;
è già stata presentata, a firma dell’interrogante, una proposta di legge per
l’abolizione dell’accesso programmato all’università, che ha riscosso ampio consenso tra le forze politiche di entrambi gli
schieramenti, al fine di permettere agli
studenti di iscriversi liberamente alle facoltà scelte e nella convinzione che sia più
giusta una selezione naturale lungo il
corso degli studi universitari –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere in merito alle
vicende sopra esposte e se non sia più
opportuno annullare le selezioni incriminate per dar prova della legittimità e
della trasparenza delle procedure seguite
nella formazione della graduatoria finale,
garantendo il rispetto di regole certe,
l’ammissione ai corsi di laurea degli effettivi vincitori e l’eliminazione di ogni
forma di corruzione.
(4-04786)
RISPOSTA. — In relazione all’interrogazione in esame si fa presente che le problematiche in esso segnalate sono condivisibili in termini generali.
Infatti, fin dall’inizio della legislatura il
Ministero si è impegnato ad adottare provvedimenti diretti a risolvere alcune evidenti
disfunzioni del sistema universitario.
Nella legge finanziaria per il 2007, e nel
suo decreto-legge collegato, sono state inserite norme che hanno trovato un largo
consenso da parte della Conferenza dei
Rettori delle Università italiane, del Consiglio universitario nazionale, dei sindacati e
dalle associazioni di categoria.
Si riferisce, inoltre, che sono allo studio
metodologie attraverso cui potranno essere
previste le prove di ammissione ai corsi programmati a livello nazionale per il futuro.
Per ciò che concerne la questione delle
irregolarità avvenute per l’accesso alle facoltà a numero chiuso, si fa presente che il
Tar Campania, prendendo atto delle determinazioni assunte dal Ministero con il
decreto 21 novembre 2007 e dei seguenti
decreti rettorali di conferma delle gradua-
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XV LEGISLATURA
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AI RESOCONTI
torie, ha ritenuto superate tutte le censure
sull’irregolarità
dell’iter
procedurale,
espresse nelle precedenti ordinanze di sospensione di decreti rettorali di approvazione delle graduatorie degli ammessi al
corso di laurea in medicina e chirurgia.
L’emanazione del provvedimento ha pertanto superato le censure espresse dal Tar
sull’inesistenza di un provvedimento formale del Ministero che confermasse la
validità delle prove e le relative modalità di
svolgimento.
Come è noto, infatti, con il decreto citato,
il Ministero ha preso atto dello svolgimento
del procedimento volto alla ammissione ai
corsi di laurea in medicina e chirurgia, e dei
relativi atti endoprocedimentali compiuti, e,
in particolare, della effettuata correzione degli elaborati, avvenuta considerando 78 domande sulle 80 proposte.
Inoltre ha confermato gli atti, e tra
questi le disposizioni in via breve impartite
e le operazioni materiali svolte, finalizzate
alla correzione delle prove, attraverso le
modalità sopra menzionate.
In particolare, poi, per quel che concerne l’ipotesi di una violazione alla segretezza delle operazioni che potrebbe aver
inficiato la regolarità delle prove, il Tar con
ordinanza n. 3606/07 del 10 dicembre ha
respinto le domande incidentali di sospensione presentate da alcuni studenti. Il predetto Tribunale ha infatti ritenuto che: « ...
sulla scorta degli sviluppi della vicenda ed
anche sulla base degli atti delle amministrazioni interessate sopra citati, l’originaria
ipotesi di una violazione alla segretezza
delle operazioni non è stata confermata da
alcun riscontro fattuale... ».
In relazione a quanto rappresentato, alla
luce della recente summenzionata giurisprudenza, il Ministero, in linea generale,
ritiene di non dover adottare ulteriori provvedimenti in merito alla vicenda relativa ai
concorsi di ammissione ai corsi di laurea in
medicina e chirurgia per l’anno accademico
2007-08.
Il Ministro dell’università e della
ricerca: Fabio Mussi.
Camera dei Deputati
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GRILLINI e DATO. — Al Ministro per i
beni e le attività culturali. — Per sapere –
premesso che:
come segnalava di recente una serie
di articoli sulla stampa italiana, fra i quali
un articolo di Aprileonline.info del 2 luglio
2007 che riportiamo in calce, « La legislazione italiana, a differenza di molti altri
paesi, non contemplerebbe il cosiddetto
panorama freedom (libertà [o diritto, ndr.]
di panorama), che permette a chiunque di
fotografare e riprodurre quanto pubblicamente visibile senza preoccuparsi di dover
trovare il progettista e pagargli i diritti
d’autore »;
il problema è stato portato alla ribalta dal fatto che l’edizione italiana dell’enciclopedia Wikipedia e il progetto collegato « Commons » (un database di immagini liberamente e gratuitamente disponibili a tutti), dopo avere rilevato l’assenza
in Italia di una normativa che conceda la
« libertà di panorama » ha deciso di cancellare tutte le fotografie, già presenti o
inserite in futuro, riguardanti opere dell’architettura progettate in Italia da architetti che non siano morti da almeno 70
anni, e cosı̀ pure tutte le opere d’arte
esposte in pubblico (ivi inclusi i monumenti cittadini). Questo implica che « L’intera architettura contemporanea e moderna italiana [di progettisti ancora in
vita, o morti da meno di 70 anni (come
previsto dalla legge n. 633 del 1941 sul
diritto d’autore)], perciò, rischia di non
poter essere raffigurata nella più grande
enciclopedia del mondo, col pesante danno
per i beni culturali italiani che questo
comporta;
Wikipedia è infatti la più grande
enciclopedia del web e con sessanta milioni di utenti al giorno è tra i dieci siti più
visitati al mondo (settimo sito in Italia con
oltre 17 milioni di visite – fonte Nielsen,
agosto 2007), è libera, gratuita, indipendente, gestita e costruita da volontari, e
disponibile a tutta la popolazione grazie
ad Internet, e rappresenta una delle novità
più interessanti del secolo nella diffusione
della cultura;
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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cosı̀ una fotografia della Stazione
Centrale o del portone del Duomo o del
Pirellone a Milano, piuttosto che del nuovo
edificio dell’Ara Pacis o il nuovo Auditorium di Roma o la chiesa di Padre Pio a
San Giovanni Rotondo, o il monumento ai
partigiani a Bergamo o quello a Pertini a
Milano, o la Stazione di Firenze o il
« Colosseo Quadrato » all’Eur, fino alle
singole opere come la fontana di Piazza
Esedra a Roma..., non possono essere
riprodotte in Internet su Wikipedia (né,
teoricamente, su alcun sito di qualsiasi
tipo) per illustrare « le immagini di tutte le
opere architettoniche moderne » presenti
sul territorio italiano;
questo implica che illustrare l’arte
italiana degli ultimi 100-150 anni (a seconda della durata della vita dell’autore) è
impossibile, anche quando si tratti di
opere prodotte con denaro pubblico al
preciso scopo di abbellire gli spazi pubblici
ed accrescerne il pubblico godimento;
a questo va aggiunto il fatto che
realizzazioni artistiche contemporanee,
dalla Défence di Parigi al nuovo Reichstag tedesco, sono oggi utilizzate attivamente per generare turismo, con beneficio della collettività ed anche della fama
degli artisti che hanno realizzato le
opere, nonché vantaggio d’immagine e di
prestigio degli enti che le hanno commissionate e pagate;
l’assenza di una legge sulla « libertà
di panorama » danneggia quindi, anziché
aiutarli, gli artisti contemporanei italiani,
specie quelli meno noti, che vedono preclusa da questa lacuna la possibilità di
fare conoscere attraverso un mezzo di
comunicazione potente e gratuito le loro
realizzazioni;
al tempo stesso danneggia le città che
hanno investito in opere d’arte e in ristrutturazioni affidate a nomi prestigiosi
allo scopo dichiarato di favorire il turismo,
dato che il solo artista ha oggi il potere di
impedire, se lo desidera, qualsiasi riproduzione di una propria opera, anche se
nata per essere di pubblico godimento, e
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che tale potere è in mano ai suoi eredi per
70 anni dopo la sua morte;
la gratuità di Wikipedia, e l’enorme
valore socio-culturale della diffusione di
fotografie che riguardano opere d’arte moderne e contemporanee, meritano una deroga al diritto d’autore che preveda, per la
loro diffusione a scopo didattico, la totale
libertà;
la legge sul diritto di autore risale al
1941 ed è urgente una omogenizzazione
della legislazione italiana con quella internazionale, che tenga in considerazione i
nuovi media, e che esistono numerosi
progetti di legge bipartisan per la revisione
delle norme sul diritto di autore –:
se non intenda provvedere urgentemente alla regolamentazione della « libertà
di panorama », considerate le diverse specificità dei media e il valore della diffusione didattica della cultura a tutta la
popolazione.
(4-05031)
RISPOSTA. — In merito all’opportunità di
introdurre nel nostro ordinamento giuridico l’istituto del « panorama freedom » per
consentire ai gestori di siti internet privati
la pubblicazione di immagini di opere d’arte
contemporanee e non, al fine di favorire ed
accrescere in Italia ed all’estero la conoscenza del nostro patrimonio culturale, occorre procedere ad alcune precisazioni preliminari.
Pur non essendo espressamente disciplinata nel nostro ordinamento, la libertà di
panorama ossia il diritto spettante a chiunque di fotografare soggetti visibili, in particolare monumenti ed opere dell’architettura contemporanea, è riconosciuta in Italia per il noto principio secondo il quale il
comportamento che non è vietato da una
norma deve considerarsi lecito.
In altre legislazioni, invece, tale diritto è
disciplinato diversamente a seconda dell’interesse che si ritiene di tutelare prevalentemente (si pensi, ad esempio, alla legislazione belga ed a quella olandese che consentono di fotografare liberamente solo gli
edifici mentre è necessaria la richiesta di un
permesso per le sculture ove costituiscano
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il soggetto principale della fotografia; oppure a quella tedesca secondo cui è possibile invece fotografare anche le sculture
pubblicamente visibili per usi commerciali;
infine a quella statunitense che, similmente
a quella italiana consente di poter utilizzare
le fotografie scattate in luoghi pubblici o
aperti al pubblico per qualunque scopo,
salvo che si tratti di opere d’arte non
stabilmente installate in un luogo pubblico
poiché in tal caso è necessaria l’autorizzazione del titolare).
In Italia, non essendo prevista una disciplina specifica, deve ritenersi lecito e quindi
possibile fotografare liberamente tutte le
opere visibili, dal nuovo edificio dell’Ara Pacis al Colosseo, per qualunque scopo anche
commerciale salvo che, modificando o alterando il soggetto, non si arrivi ad offenderne
il decoro ed i valori che esso esprime.
Per quanto attiene alla tematica del
pagamento dei diritti agli autori delle opere
contemporanee, si evidenzia che l’articolo 2
della legge 9 gennaio 2008, n. 2 (in Gazzetta Ufficiale serie generale n. 21 del 25
gennaio 2008) ha modificato l’articolo 70
della legge sul diritto d’autore ampliando il
regime delle esenzioni. In particolare, è
consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di
immagini e musiche a bassa risoluzione o
degradate, per uso didattico o scientifico e
solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a
scopo di lucro.
Pertanto, ove il soggetto fotografato fosse
un’opera di autore vivente, l’utilizzo non
potrà avvenire che nei limiti anzidetti. Il
problema chiaramente non riguarda le opere
considerate beni culturali, ossia aventi più di
cinquant’anni e di interesse culturale che si
trovano in consegna nei musei o negli altri
luoghi della cultura, le quali possono essere
riprodotte ai sensi e con i limiti previsti dagli
articoli 107 e 108 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (autorizzazione da parte
dell’amministrazione consegnataria e pagamento di un canone, salvo che la riproduzione non sia chiesta per scopi personali o
didattici e non commerciali).
Il Sottosegretario di Stato per i
beni e le attività culturali:
Danielle Mazzonis.
Camera dei Deputati
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HOLZMANN. — Al Ministro degli affari
esteri. — Per sapere – premesso che:
lo scorso mese l’interrogante aveva
già proposto un analogo quesito al Ministero riguardante l’apposizione abusiva di
un cartello di grande dimensione presso il
cippo confinario del Brennero recante la
scritta Sudtirol ist nicht Italien che tradotta significa « L’Alto Adige non è Italia »;
detto cartello che era stato collocato
su un terreno, pare di proprietà privata,
ad un metro di distanza dal cippo confinario e rivolto nella direzione di coloro
che da nord entrano in territorio italiano;
il cartello è stato installato da attivisti
del nuovo partito locale altoatesino Sudtirol
Freiheit traduzione « Alto Adige libero »;
il cartello metallico è stato successivamente rimosso per alcuni giorni ma di
recente è stato eretto nuovamente e da
troppo tempo costituisce un vero e proprio
insulto alla comunità di lingua italiana –:
quali azioni concrete abbia posto in
essere od intenda intraprendere il Ministero degli affari esteri nei confronti della
Repubblica d’Austria per chiedere l’immediata rimozione di questa odiosa offesa
alla memoria dei Caduti della prima
Guerra mondiale, alla popolazione dell’Alto Adige e più in generale all’Italia
intera.
(4-05893)
HOLZMANN. — Al Ministro degli affari
esteri. — Per sapere – premesso che:
presso il confine di Stato, al passo del
Brennero in territorio austriaco, ad un
solo metro di distanza dal cippo confinario è stato collocato un cartello di grandi
dimensioni con la scritta Sudtirol ist nicht
Italien che tradotto significa che l’Alto
Adige non è Italia;
detto cartello, installato da noti estremisti altoatesini di lingua tedesca, continua a costituire un’offesa per gli italiani,
in particolare quelli dell’Alto Adige;
da quasi tre mesi detto cartello continua a fare bella mostra di sé senza che
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le autorità austriache abbiano sentito il
dovere d’intervenire per rimuoverlo;
il cartello è diventato un oggetto di
culto, grazie anche alla colpevole inerzia
del Ministero, e fa da sfondo a comitive e
turisti che si fanno fotografare vicino ad
esso –:
quali iniziative intenda attuare il ministero interrogato, intervenendo, questa
volta con decisione, sulle autorità austriache per fare cessare questa ennesima
provocazione e dimostrare l’opportuna
sensibilità per difendere la dignità dello
Stato e degli italiani.
(4-06152)
RISPOSTA. — La vicenda da Lei sollevata
negli atti parlamentari in parola è seguita
con particolare attenzione da questo ministero sin dal novembre scorso allorché il
Consolato Generale d’Italia in Innsbruck
aveva avuto notizia che, in occasione
dell’89o anniversario dell’annessione dell’Alto Adige all’Italia, era stata apposta sul
lato austriaco del confine autostradale del
Brennero una grande insegna con i colori
della bandiera austriaca recante la scritta
« Sued Tirol ist nicht Italien ». Venivano
quindi effettuati in contemporanea interventi presso il Ministero degli esteri austriaco e le Autorità locali, per sollecitare la
rimozione sia del cartello in parola sia di
una corona di fiori listata a lutto, collocata
nei pressi del medesimo, recante la scritta
« da Kufstein a Salorno » (i confini storici
del Tirolo del 1809).
Anche a seguito di tali interventi il
cartello era stato rimosso, ma il successivo
30 novembre esso era ricomparso nello
stesso luogo. È stato pertanto compiuto
un ulteriore passo presso il ministero degli
esteri austriaco e, nello stesso tempo, è
stato convocato l’ambasciatore austriaco a
Roma. In tale contesti veniva rappresentata la nostra viva aspettativa che le
Autorità austriache provvedessero alla rimozione immediata e definitiva del cartello in questione, per noi inaccettabile in
quanto recante, sullo sfondo dei colori
nazionali austriaci, scritte oltraggiose, false
e lesive dell’integrità territoriale dello Stato
italiano e dello statuto di autonomia al-
Camera dei Deputati
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toatesina, universalmente considerato tra i
più avanzati al mondo. Si sottolineava
altresı̀ che l’iniziativa degli attivisti altoatesini in territorio austriaco rivestiva una
dimensione politica che Vienna non poteva
ignorare, anche perché in evidente contrasto con le stesse posizioni dello Stato
austriaco. Si era inoltre evidenziata l’urgenza dell’intervento richiesto alle Autorità
austriache, dal momento che ogni ritardo
avrebbe potuto essere percepito dagli attivisti come un implicito incoraggiamento,
nonché l’esigenza di assicurare un attento
monitoraggio per prevenire il ripetersi di
simili iniziative.
Gli interlocutori austriaci, oltre a prendere attenta nota di quanto loro rappresentato, hanno mostrato, come in passate
analoghe circostanze, di condividere pienamente le nostre valutazioni, assicurando il
loro pronto interessamento nel senso da noi
auspicato.
Infatti, il 20 dicembre scorso, per il
tramite della nostra Ambasciata a Vienna e
di questa ambasciata d’Austria, il ministero
degli esteri austriaco ci informava che gli
interventi da esso svolti presso il Governo
Regionale del Tirolo avevano portato alla
rimozione dei cartelli da parte dei proprietari del terreno ove i medesimi erano stati
installati.
Nel corso di una ricognizione effettuata
agli inizi del nuovo anno, il nostro console generale a Innsbruck ha purtroppo
rilevato che i cartelli in parola erano di
nuovo (o erano rimasti) al loro posto. Le
immediate rimostranze del nostro ambasciatore a Vienna con il direttore politico
del Ministero degli esteri, ambasciatore
Mayr-Harting, venivano accolte con apparente genuino stupore per il permanere di
una situazione che si riteneva risolta e
con rinnovate assicurazioni di dare seguito
alla nostra richiesta di rimozione. Successivamente, a margine del tradizionale
ricevimento di inizio anno per il Corpo
diplomatico, il nostro Ambasciatore ha
avuto modo di intrattenere sull’argomento
anche il Presidente federale Fischer, che è
apparso ben informato e aperto alle nostre
aspettative.
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Certamente anche a seguito di tale
colloquio, il ministero degli esteri austriaco ha nei giorni scorsi informato che
la prefettura territorialmente competente
ha avviato un procedimento penale contro
i proprietari del terreno ove i cartelli sono
installati, rappresentando al contempo la
difficoltà, sotto il profilo giuridico, di disporre una rimozione coercitiva dei cartelli
da un’area di proprietà privata. Pur registrando tale sviluppo come un segnale
concreto e ufficiale dell’opposizione delle
Autorità austriache all’iniziativa di « SuedTiroler Freiheit », abbiamo da ultimo
svolto un ulteriore intervento con questa
ambasciata d’Austria, per sollecitare nuovamente la rimozione dei cartelli in parola, i cui contenuti sono per noi assolutamente inaccettabili.
In attesa di verificare l’esito di questo
ulteriore passo, ritengo comunque di poter
rilevare che le azioni svolte da questo
ministero non possono certo essere considerate una « colpevole inerzia », come da
Lei sostenuto nell’interrogazione in parola.
A tal proposito desidero sottolinearLe
quanto segue:
la provocazione degli attivisti di
« Sued-Tiroler Freiheit », che si colloca in
un contesto pre-elettorale (per il corrente
anno sono in calendario elezioni amministrative sia nel Land Tirolo sia nella Provincia di Bolzano), ha posto in una situazione di forte disagio e imbarazzo anche le
Autorità Federali austriache, della cui amicizia e buona fede non si ha motivo di
dubitare;
le Autorità Federali austriache si sono
attivate con una risposta di ordine giuridico, e cioè con un’azione giudiziaria, calcolando il rischio che, con misure più
incisive, si porterebbero gli attivisti agli
onori della cronaca e si alimenterebbe la
propaganda di « Sued-Tiroler Freiheit », diretta non solo contro l’« occupazione italiana » ma anche contro l’« acquiescenza
austriaca ».
Alla luce di tali considerazioni, Le assicuro che questa amministrazione sta continuando, in collaborazione con le Autorità
Camera dei Deputati
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di Vienna, a seguire da vicino e con massima priorità la questione con l’obiettivo di
giungere a una rapida rimozione dei cartelli
in parola.
Il Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri: Famiano Crucianelli.
IANNARILLI. — Al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
in attuazione del progetto pluriennale
denominato: « Italia in 20 minuti » nel
2004 si è stabilito – con accordo firmato
dal Ministero dell’Interno e le sigle sindacali nazionali di categoria – di istituire
otto distaccamenti dei vigili del fuoco in
provincia di Frosinone;
di questi, quello di Alatri, classificato
distaccamento misto è composto da due
vigili del fuoco permanenti e tre precari;
come si apprende da fonti certe, la
volontà del Ministero dell’Interno sembra
essere quella di cambiare il decreto istitutivo del distaccamento di Alatri da misto
(2 vigili del fuoco permanenti e 3 precari)
a volontario (solo 5 vigili precari);
è interesse generale sia del personale
operativo del comando di Frosinone, sia
dell’Amministrazione comunale del Comune di Alatri che il distaccamento da
poco istituito sul territorio e attivo dal 1°
novembre del 2007 continui ad essere,
almeno, di tipo misto – come previsto –
per offrire ai cittadini un servizio altamente specializzato e garantire, allo stesso
tempo, la sicurezza dei cittadini e l’incolumità dei vigili del fuoco;
vale solo la pena di ricordare che la
durata del corso di formazione per i vigili
del fuoco volontari è di appena tre settimane, a fronte di un vero e proprio corso
di specializzazione professionale di un
anno per gli effettivi;
con il mantenimento della destinazione del distaccamento di Alatri a misto
si addiverrebbe ad un aumento di organico
e ad una, contestuale, diminuzione del
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precariato (politica prioritaria per l’attuale
Governo); di contro, con l’istituzione di un
distaccamento volontario si incentiverebbe, di fatto, il precariato;
ad oggi, il comando di Frosinone
soffre di una carenza di organico notevolissima. In tutto il territorio provinciale
operano solamente quattro squadre. La
conseguenza è disastrosa, come facilmente
comprensibile. Nonostante l’abnegazione
dei 22 vigili del fuoco effettivi, il loro
servizio non può garantire adeguata risposta ai cittadini. Basti considerare la seguente proporzione: 22 vigili del fuoco su
un territorio di 500.000 abitanti. Un vigile
del fuoco ogni 22.700 cittadini, quando gli
standard europei richiedono almeno 1 vigile ogni 1.000 abitanti;
il delineamento della pianta organica
del comando di Frosinone risale ad un
decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri del 1997: da allora non è mai
stato aggiornato né integrato e la forza
lavoro risulta, per ovvi motivi, non più
consona alle esigenze attuali né della popolazione né del territorio;
il dirigente regionale dei vigili del
fuoco del Lazio, ingegnere Abate, ha previsto per il 2008 l’istituzione di tre distaccamenti cosiddetti boschivi in provincia di
Latina. Nella stessa provincia ne sono già
presenti tre, oltre ai quattro distaccamenti
permanenti operanti sul territorio;
per la provincia di Frosinone, lo
stesso ingegner Abate, ha individuato un
solo distaccamento boschivo per la durata
di appena quattro mesi;
tale trattamento sembra all’interrogante per nulla consono alle esigenze dei
cittadini della provincia di Frosinone;
ad adiuvandum si consideri che sul
territorio provinciale insistono aree ad alto
rischio incendi, sia per quanto riguarda le
zone industrializzate che le aree boschive
(con la presenza di due parchi nazionali)
e, ancora, difficilmente raggiungibili come
la Valle di Comino –:
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se non ritenga opportuno scongiurare
l’ipotesi ventilata della trasformazione del
distaccamento dei vigili del fuoco di Alatri
da misto a volontario, rassicurando cosı̀ e
lavoratori e popolazione;
e se non ritenga opportuno assumere
urgenti iniziative tese a risolvere l’indifferibile inadeguatezza degli organici del comando provinciale dei vigili del fuoco di
Frosinone al fine di garantire la tutela del
territorio interessato e la sicurezza di tutti
i cittadini ciociari.
(4-05806)
RISPOSTA. — Nel quadro delle iniziative
di sviluppo della componente volontaria e
nella prospettiva di un riequilibrio e potenziamento della componente permanente
del Corpo nazionale è stato realizzato, nel
2002, il progetto « Soccorso Italia in 20
minuti » che, basandosi su uno studio sistematico del territorio, ha come obiettivo
quello di rendere, in tempi rapidissimi dalla
chiamata, un servizio più efficiente ad un
maggior numero di abitanti.
A riguardo, dall’esame di alcuni parametri quali, in particolare, il numero degli
interventi di soccorso in rapporto alle caratteristiche del territorio e alla densità
della popolazione di riferimento, il distaccamento dei vigili del fuoco di Alatri è stato
individuato ed inserito nel progetto indicato
quale sede di distaccamento misto, con
presenza contemporanea di personale volontario e personale permanente.
Il 9 gennaio 2008 è stato emanato il
decreto ministeriale con il quale è stato
istituito, in via provvisoria, il presidio di
Alatri quale distaccamento volontario, nelle
more dell’assegnazione al Comando provinciale di Frosinone del personale permanente
necessario per il cambio di titolo in « distaccamento misto ».
Tale trasformazione potrà avvenire non
appena si renderanno disponibili gli incrementi organici del Corpo nazionale dei
vigili del fuoco.
Attualmente, il Comando provinciale vigili del fuoco di Frosinone dispone di 161
unità operative nei ruoli dei Vigili del
fuoco, dei Capi squadra e dei Capi reparto,
mentre la relativa pianta organica ne pre-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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vede 172, con una carenza quindi di undici
unità, pari al 6,40 per cento dell’organico,
in linea con la carenza media nazionale.
Il ricorso ai richiami del personale discontinuo, inserito nel dispositivo di soccorso, ha consentito finora al Comando
provinciale di Frosinone di fare fronte alla
descritta situazione di carenza sia della sede
centrale che di quelle periferiche.
Peraltro, la problematica descritta nell’atto di sindacato ispettivo rispecchia una
situazione presente su tutto il territorio
nazionale, ove il « Corpo » soffre di una
persistente carenza di personale operativo,
anche a seguito della rideterminazione delle
attuali dotazioni organiche avvenuta con il
decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217.
Si rappresenta, in proposito, che è allo
studio di questa Amministrazione, nell’ambito della vigente pianta organica del Corpo
nazionale, una redistribuzione di personale
operativo nelle sue articolazioni periferiche,
quali le sedi centrali dei Comandi e dei
dipendenti distaccamenti, che tenga conto
delle effettive necessità operative.
In tale sede è ipotizzabile, a breve, un
incremento della pianta organica del Comando di Frosinone ed, in tal modo, si
verrebbero, quindi, a sanare, seppur parzialmente, le lamentate carenze del dispositivo di soccorso.
In via generale, si ricorda che le carenze
di circa 3000 unità attualmente esistenti nel
Corpo nazionale sono anche la conseguenza
delle scelte operate in sede di emanazione
delle leggi finanziarie degli anni precedenti,
ove, a fronte di sporadici interventi di
aumento di organico, non sono state previste autorizzazioni alla copertura del turn
over del personale posto in quiescenza.
Sotto questo profilo, il Governo ha operato un’inversione di tendenza sostanziale
rispetto al passato, che consentirà di procedere ad un parziale ripianamento degli
organici dei vigili del fuoco attraverso l’attuazione delle misure previste dalle leggi
finanziarie del 2007 e del 2008.
Si ricorda che con la manovra del 2007
sono state allocate risorse per procedere ad
una immediata assunzione di 600 unità
nella qualifica di vigile del fuoco, che
hanno concluso il corso di formazione di
Camera dei Deputati
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sei mesi iniziato il 16 luglio 2007 e che, a
breve, saranno avviati alle sedi di destinazione sulla base delle carenze rilevabili a
livello nazionale.
In secondo luogo, la stessa normativa
2007 ha previsto per il Corpo nazionale dei
Vigili del fuoco un percorso ad hoc per la
stabilizzazione del rapporto di lavoro del
personale precario in possesso di determinati requisiti. Con decreto del Ministro
dell’interno in data 30 luglio 2007 sono
pertanto stati fissati i criteri relativi alla
procedura selettiva per detta stabilizzazione,
che consentirà l’immissione di personale già
qualificato al fine di poter dare un contributo fondamentale al servizio istituzionale
di salvaguardia della vita delle persone.
In base alle disposizioni contenute nella
citata normativa, è consentita infatti la
stabilizzazione di una parte dei vigili del
fuoco selezionati tra quei soggetti che prestano servizio volontario nel Corpo nazionale stesso, iscritti negli appositi elenchi da
almeno tre anni e con almeno centoventi
giorni di servizio. Con decreto del Presidente della Repubblica adottato il 28 dicembre 2007, è stata autorizzata la stabilizzazione di 130 unità per l’anno 2007.
I percorsi di stabilizzazione del personale volontario dei vigili del fuoco già
avviati con la scorsa manovra finanziaria
proseguiranno a seguito delle previsioni
contenute nella legge finanziaria per il
2008, ove sono state allocate, per il Corpo
nazionale, risorse per assunzioni di personale, da realizzarsi attraverso le procedure
selettive di stabilizzazione, pari a 7 milioni
di euro per l’anno 2008, 16 milioni di euro
per l’anno 2009 e 26 milioni di euro annui
a decorrere dal 2010.
In esito alle suddette procedure concorsuali e di stabilizzazione, nonché ai prossimi concorsi di riqualificazione per Capo
squadra e per Capo reparto, si perverrà ad
una parziale riduzione delle attuali carenze
organiche.
Al momento, si può quindi prevedere
l’assegnazione,
nell’ambito
dell’indicato
progetto di redistribuzione, di alcune unità
di personale operativo al Comando di Frosinone e si confida che l’attuazione delle
misure previste dal Governo con le citate
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XV LEGISLATURA
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normative di cui alle leggi finanziarie 2007
e 2008, oltre a determinare una sempre
maggiore rispondenza alle esigenze del soccorso su tutto il territorio nazionale, possa
far fronte alle necessità rappresentate dall’interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per
l’interno: Ettore Rosato.
LATTERI. — Al Ministro dell’università e
della ricerca. — Per sapere – premesso che:
la legge del 4 novembre 2005, n. 230,
recante « Nuove disposizioni concernente i
professori e i ricercatori universitari e
delega al Governo per il riordino del
reclutamento dei professori universitari »
stabilisce che le funzioni assistenziali primariali dei professori di materie cliniche,
in servizio alla data di entrata in vigore
della stessa legge, vengano « mantenute
fino al termine dell’anno accademico nel
quale si è compiuto il settantesimo anno di
età » (articolo 1, comma 18);
la suddetta disposizione non precisa,
accanto alla dizione « professore di materie
cliniche », l’eventuale distinzione fra professore ordinario e professore associato,
come peraltro definito dall’articolo 102 del
decreto del Presidente della Repubblica
382/1980 che, dettando norme di riordino
della docenza universitaria, stabilisce che
« l’attribuzione della qualifica superiore è
deliberata annualmente dal rettore »;
si è venuta a creare una contraddizione nella legislazione vigente, laddove la
legge n. 230 del 2005, voluta dal precedente Ministro Moratti, stabilendo una
proroga automatica delle funzioni primariali, in mancanza di una definizione
chiara per quanto attiene anche ai professori, associati, risulta essere in contrasto con quanto stabilito dall’articolo 102
del decreto del Presidente della Repubblica n. 918 del 1980. La difficoltà di una
corretta interpretazione della norma è,
peraltro, costituita dalla mancanza di una
eventuale modifica o abrogazione di
quanto disposto dal decreto del Presidente
della Repubblica suddetto –:
Camera dei Deputati
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se non ritenga di dover intervenire,
eventualmente in sede applicativa o di
interpretazione, per superare il contrasto
normativo sopra descritto.
(4-01688)
RISPOSTA. — In relazione alla questione
posta nell’interrogazione in esame si comunica che questo Ministero ha, a suo tempo,
con nota indirizzata agli atenei, espresso
l’avviso che la disposizione contenuta nell’articolo 1, comma 18, della legge 4 novembre 2005, n. 230, debba essere interpretata nel senso che i professori di materie
cliniche, e quindi sia ordinari che associati,
in servizio alla data di entrata in vigore
della legge, possono mantenere le proprie
funzioni assistenziali e primariali, inscindibili da quelle di insegnamento e di ricerca, fino al compimento del settantaduesimo anno di età, cioè fino alla conclusione
del biennio di trattenimento in servizio,
concesso ai sensi dell’articolo 16 del decreto
legislativo 30 dicembre 1992, n. 503.
Il Ministro dell’università e della
ricerca: Fabio Mussi.
LEONI. — Al Ministro dell’interno. —
Per sapere – premesso che:
da fonti giornalistiche apprendiamo
che il comune di Rieti si prepara ad
intitolare una via della città al gerarca
fascista Alessandro Pavolini;
la giunta di centrodestra guidata dal
Sindaco Giuseppe Emili, di AN, lo ha
deciso approvando una delibera su proposta dell’Assessore Costini, Presidente
provinciale di Alleanza nazionale;
la targa recherà la dicitura « Via Alessandro Pavolini, intellettuale toscano »;
Pavolini è stato, probabilmente, anche
un intellettuale, ma nella storia italiana è
sicuramente più noto per essere stato uno
squadrista, uno dei gerarchi fascisti più violenti e intransigenti del regime, considerato
tra i più vicini ad Hitler;
dopo aver, infatti, perfezionato, sul
modello tedesco la macchina del Ministero
della propaganda per mezzo del famigerato
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Ministero della Cultura Popolare (il Minculpop), che guidò dal 1939 al 1943, fu segretario generale del partito fascista repubblicano ai tempi della Repubblica di Salò;
Pavolini seguı̀ dunque Mussolini fino
in fondo, partecipando, in qualità di generale comandante delle Brigate nere, all’« avventura » della Repubblica di Salò –:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti
suesposti, e se ritenga opportuna la scelta
della giunta di Rieti di dedicare una via
della città (che oltretutto si trova proprio
nel cuore di un territorio dove ogni anno
vengono commemorati gli eccidi nazifascisti di Leonessa, del Trancia, di Poggio Bustone e delle Fosse reatine) ad un gerarca
fascista che fu un vero e proprio protagonista in negativo del ventennio come Alessandro Pavolini.
(4-01376)
RISPOSTA. — Ai sensi dell’articolo 1 del
regio decreto-legge 10 maggio 1923,
n. 1158, convertito in legge con la legge 17
aprile 1925, n. 473, questo Ministero, per il
tramite delle Soprintendenze ai beni architettonici, è competente ad esprimere le proprie valutazioni in merito alle nuove denominazioni di strade e piazze con riguardo
ai profili di tutela degli antichi toponimi.
Per quanto attiene al caso riferito dagli
interroganti, l’Ufficio territoriale del Governo di Rieti ha trasmesso alla Soprintendenza per i beni architettonici e per il
paesaggio del Lazio, per il necessario parere,
la delibera della Giunta comunale di Rieti
avente ad oggetto la ridenominazione di
alcune vie del Terminillo.
Il provvedimento della Giunta risulta
motivato dalla volontà dell’Amministrazione comunale di onorare degnamente le
personalità che hanno contribuito allo sviluppo turistico del complesso.
Ai sensi della legge regionale 26 luglio
2002, n. 25, la regione Lazio riconosce « la
toponomastica come espressione del patrimonio storico-culturale del Lazio e quale
elemento identificativo dei caratteri peculiari del paesaggio e della popolazione »
(articolo 1, comma 1) e promuove l’intitolazione di vie a « cittadini laziali partico-
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larmente meritevoli per la loro attività
svolta in Italia e nel mondo » comma 2,
lettera d).
Come segnalato dalla stessa Prefettura di
Rieti, non appare coerente con l’indirizzo
politico regionale l’intitolazione di una delle
strade da rinominare (via dei Ginepri) ad
Alessandro Pavolini, nato a Firenze, trattandosi di un personaggio « non locale ».
Pertanto, la Soprintendenza del Lazio ha
ritenuto, in accordo con quanto espresso
dalla Prefettura, di invitare l’Amministrazione comunale a chiarire attraverso un
adeguato approfondimento il ruolo avuto
dal Pavolini nello sviluppo turistico del
Terminillo, al fine di formulare un parere
compiuto e definitivo.
Il Sottosegretario di Stato per i
beni e le attività culturali:
Danielle Mazzonis.
MELLANO. — Al Ministro degli affari
esteri. — Per sapere – premesso che:
il conflitto russo-ceceno, che a riflettori spenti prosegue giorno dopo giorno,
ha causato in pochi anni, dall’inizio della
prima guerra fino ad oggi una perdita di
vite umane (di civili innanzitutto) che non
ha eguali in nessuna guerra degli ultimi
decenni ad esclusione della tragedia del
Darfur. Stime accreditate parlano di
200.000-250.000 morti durante le due
guerre a fronte di una popolazione che in
origine contava poco più di 1 milione di
persone;
da più fonti è stata denunciata e
confermata la persecuzione subita dalla
popolazione da parte dei soldati russi con
uccisioni, torture, stupri di massa, fosse
comuni, rapimenti e richieste di riscatto
persino per la restituzione dei cadaveri dei
famigliari uccisi;
ad una precedente interrogazione sul
tema (n. 4-00851), il Sottosegretario agli
Esteri Famiano Crucianelli rispondeva testualmente il 23 ottobre 2006: « Lo scorso
mese di agosto il Presidente Putin ha
adottato una nuova iniziativa che ribadisce
la volontà di rafforzare i processi di nor-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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AI RESOCONTI
malizzazione della situazione in Cecenia:
si tratta dell’annuncio del ritiro parziale
delle Forze di sicurezza federali dalla
regione entro il 2008. La misura interessa
solo una parte, ma cospicua e professionalmente qualificata, delle Forze federali
attualmente impiegate in Cecenia (circa
10.000 unità). L’iniziativa del Cremlino
rappresenta anche un importante segnale
di fiducia nei confronti del Primo Ministro
ceceno Kadyrov, il quale chiedeva da
tempo un graduale disimpegno delle Forze
federali;
il Governo italiano ritiene pertanto di
confermare la linea sin qui seguita, tesa ad
utilizzare il rapporto privilegiato con la
Russia per incoraggiare il Paese a non
abbandonare il percorso intrapreso di
normalizzazione politica »;
il Presidente sanguinario Ramzan
Kadyrov ha più volte dimostrato la volontà
di governare la Cecenia come fosse un
proprio feudo, eliminando ogni opposizione e con l’aiuto costante del controllo
casa per casa da parte dei servizi di
sicurezza russi (FSB);
le recenti elezioni russe hanno nuovamente dimostrato il disprezzo di qualsiasi procedura democratica, fino a giungere al ridicolo in Cecenia dove i comunicati ufficiali parlano di una affluenza
alle urne che supera il 98 per cento e un
voto al partito di Putin che raggiunge il
99,5 per cento. Dati di tutta evidenza falsi,
propagandati senza nemmeno il tentativo
di renderli credibili;
permane e si aggrava la censura
nell’intera Russia sulla stampa e più in
generale su qualsiasi movimento politico e
sociale che voglia porre l’attenzione sulla
deriva autoritaria in atto e, in Cecenia, è
precluso a chiunque di entrare liberamente per fornire all’esterno informazioni
e all’interno aiuti umanitari concreti;
ormai in Cecenia si confrontano tre
frange in lotta tra loro: una legata al
potere di Kadyrov, una fondamentalistaislamica e indipendentista, una democratica e nonviolenta;
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la democrazia in Russia è una delle
premesse necessarie per far cessare in
Cecenia il genocidio umano, culturale e
strutturale in atto;
solo un intervento diplomatico forte
da parte dell’Unione europea (e dell’Occidente più in generale) potrebbe consentire
un’inversione di rotta e un inizio di trattative che dovrebbero coinvolgere l’ala moderata e filo-occidentale dei Ceceni, che
spesso vivono oggi in esilio in Paesi occidentali –:
se ritenga ancora valide, dato lo stato
attuale del regime russo, del conflitto
russo-ceceno e del Governo di Kadyrov in
Cecenia, le valutazioni fornite nella risposta scritta del 23 ottobre 2006;
se non ritenga utile proporre ai Ministri degli affari europei, all’Alto responsabile per la politica estera e di difesa
comuni dell’Unione Javier Solana, ai responsabili istituzionali russi e agli esponenti moderati ceceni, l’immediata convocazione di una « Conferenza di Pace » con
l’obiettivo di individuare le modalità per
uscire dal conflitto, salvaguardando la sicurezza della Russia, facendo cessare i
massacri e le distruzioni da parte dell’esercito e disarmando le milizie cecene;
quali passi concreti intenda porre in
essere nei confronti della diplomazia russa
per tentare di porre fine al più grave
massacro compiuto in Europa dalla fine
della seconda guerra mondiale ad oggi.
(4-06035)
RISPOSTA. — Le più recenti vicende politiche in Cecenia permettono di mantenere
sostanzialmente inalterate le valutazioni da
me espresse nella risposta scritta all’atto
parlamentare n. 4-00851 dell’ottobre 2006
cui fa riferimento l’interrogante nell’interrogazione in esame.
La situazione nel Caucaso settentrionale
resta infatti una delle questioni più complesse per il Governo russo: è convinzione
italiana che essa vada affrontata con un
approccio non militare ma politico, che
preveda la partecipazione di tutte le parti
non compromesse con il terrorismo. Tale è
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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stata peraltro la strada adottata dal 2002
dal Cremlino: essa ha permesso finora
l’interruzione del conflitto armato, la riduzione della violenza terroristica e l’avvio di
una pacificazione della Repubblica che sta
cominciando a produrre i primi positivi
risultati per il benessere socio-economico
della popolazione.
È prematuro trarre da tali premesse la
certezza di una stabilizzazione permanente
della situazione. La leadership del nuovo
Presidente Ramzan Kadyrov, seppur a tutt’oggi apparentemente efficace, è infatti ancora in fase di consolidamento. Inoltre, anche se sensibilmente ridotti, non sono scomparsi gli episodi di violazione dei diritti
umani legati anche al clima di diffusa impunità e di una gestione opaca del potere da
parte delle autorità cecene, spesso legate a
logiche cianiche non compatibili con i più
elementari standard democratici occidentali.
Ciò premesso, si ritiene opportuno confermare la linea sin qui seguita, tesa ad
utilizzare, nel rispetto delle prerogative di
un Paese amico e sovrano, il rapporto
privilegiato con la Federazione Russa per
incoraggiare Mosca, sia sul piano bilaterale
che nell’ambito degli opportuni fori internazionali, a progredire sulla via della democrazia, della stabilizzazione politica e di
una sempre più convinta tutela dei diritti
umani in Cecenia e in tutto il Caucaso
settentrionale. Ciò, naturalmente, mantenendo ferma un’inequivocabile condanna di
ogni forma di terrorismo. È un incoraggiamento che l’Italia confermerà alla nuova
Presidenza russa all’indomani delle elezioni
del prossimo marzo, nella fiducia che anche
il successore di Putin troverà nel nostro
Paese un apprezzato interlocutore con cui
affrontare i temi più delicati dell’agenda
interna ed internazionale.
Il Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri: Famiano Crucianelli.
MENIA. — Al Ministro della difesa, al
Ministro degli affari esteri. — Per sapere –
premesso che:
dal 16 ottobre sono state spente le
luci tricolori sul Monte Sabotino, di fronte
alla città di Gorizia;
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sullo stesso monte, versante sloveno,
ricompare ciclicamente la scritta « nas
Tito », inneggiante al tristemente famoso
maresciallo che fu capo della Jugoslavia
comunista;
secondo voci ricorrenti in città, l’illuminazione tricolore sarebbe stata spenta
perché non gradita ai vicini sloveni;
altre ricostruzioni dicono invece di
difficoltà tecniche e di un impianto non a
norma che la bgt « Pozzuolo del Friuli »,
affidataria dello stesso, non potrebbe rimettere in opera per mancanza di fondi –:
quali siano le motivazioni dell’oscuramento del Sabotino;
se davvero derivi da scelte politiche
dello stesso tenore del francobollo dedicato a Fiume ritirato all’atto dell’emissione
per compiacere il governo croato;
se si tratti invece di questioni tecniche ed in tal caso come si voglia ovviarvi,
anche con opportuna destinazione di
fondi, al fine di ripristinare urgentemente
l’illuminazione del monte Sabotino.
(4-05475)
RISPOSTA. — L’interrogazione in esame
affronta la questione dello spegnimento
delle luci del Tricolore sul monte Sabotino
avvenuto nel mese di ottobre 2007.
Al riguardo, si rende noto che il Comando della Brigata di Cavalleria « Pozzuolo del Friuli », affidatario dell’infrastruttura sul monte Sabotino, ha effettivamente
provveduto, il 16 ottobre 2007, allo spegnimento dell’impianto di illuminazione, in
considerazione dell’imperativa tutela della
incolumità del personale addetto alla manutenzione, ma anche di coloro che, a
qualsiasi titolo, potessero trovarsi in prossimità dell’impianto stesso.
Ciò, infatti, si è reso necessario, in
quanto, in esito ai sopralluoghi effettuati
dal responsabile del Servizio di prevenzione
e protezione del suddetto Comando, l’impianto si è rivelato inadeguato a causa della
sua vetustà, ma anche non rispondente alla
normativa tecnica di sicurezza prevista
dalla legislazione vigente in materia.
Atti Parlamentari
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
Conseguentemente, il Comando della citata Brigata, al fine di ripristinare la funzionalità dell’illuminazione, cosı̀ come auspicato dall’interrogante, ha affidato ad un
ingegnere l’incarico di realizzare un progetto esecutivo di messa a norma dell’intero
impianto.
Per completezza d’informazione, si evidenzia che il medesimo Comando, alla luce
delle notizie riportate dagli organi d’informazione regionali sull’avvenuto spegnimento dell’impianto in questione, ha opportunamente diramato un comunicato
stampa per rendere noti i motivi di natura
tecnica all’origine della decisione adottata
al riguardo.
Il Ministro della difesa: Arturo
Mario Luigi Parisi.
MIGLIORI e ULIVI. — Al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
la popolazione residente negli otto
comuni nel quale è suddiviso il territorio
dell’Isola d’Elba è di poco meno di 30.000
persone;
durante il periodo estivo, vi è una
forte presenza turistica che rende il numero di soggiornanti circa 10 volte superiore alla suddetta popolazione residente;
tale situazione aumenta esponenzialmente il rischio del verificarsi di situazioni
di pericolo per le persone o del verificarsi
di incendi;
gli operatori del locale Comando dei
Vigili del Fuoco, che operano con abnegazione ma al limite della loro capacità
operativa, sono in numero palesemente
inferiore a quello che occorrerebbe per
gestire nel modo migliore le reali esigenze
degli elbani e dei turisti;
gli operatori impegnati per ogni
turno sono sei, e tale situazione obbliga di
fatto gli operatori, in caso del verificarsi in
contemporanea di diverse situazioni di
pericolo, ad una scelta discretiva sulla
priorità di intervento in base alla gravità
degli eventi stessi;
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gli automezzi attualmente in uso al
Comando dei Vigili del Fuoco dell’Isola
d’Elba, sono perlopiù ormai obsoleti (l’autobotte risale al 1982) e lo stesso Comando
dispone, per l’intero territorio dell’isola, di
una sola area attrezzata ad eliporto –:
se non ritenga di voler disporre l’aumento di personale operativo da assegnare
al Comando dei Vigili del Fuoco dell’Isola
d’Elba;
se non ritenga di voler far effettuare
un censimento sui mezzi attualmente in
utilizzo al Comando dei Vigili del Fuoco,
disponendo, se del caso, l’assegnazione allo
stesso di nuovi mezzi e strutture, prima
fra tutte un ulteriore eliporto per facilitare
le operazioni cui sono preposti i Vigili del
Fuoco.
(4-04991)
RISPOSTA. — Si concorda in linea di
massima con l’esigenza rappresentata dall’interrogante a proposito dell’isola d’Elba,
presso la quale sono in funzione il distaccamento di Portoferraio e quello volontario
di Campo nell’Elba.
Peraltro la situazione rispecchia una
problematica presente anche in altri distaccamenti di pari categoria in tutto il territorio nazionale.
Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco
soffre infatti da tempo di gravi carenze
finanziarie che si riflettono negativamente
sulle attività operative, sulle esigenze strutturali e logistiche e sulle potenzialità organizzative, in sede sia centrale che periferica. Detta situazione è dovuta alle ripetute
manovre di finanza pubblica di segno negativo che, a partire dal 2001, hanno ridotto
in modo corposo le dotazioni finanziarie
destinate alle spese di funzionamento della
struttura e delle attività di soccorso. Ci si
riferisce, in particolare, alle risorse per la
conduzione dei mezzi di soccorso terrestri,
navali, aerei ed al relativo materiale aereo.
Il Governo sta pertanto adottando ogni
utile iniziativa diretta ad assicurare un
incremento delle risorse a garanzia della
funzionalità del soccorso tecnico urgente.
Al fine di realizzare programmi straordinari di incremento, dei servizi di soccorso
tecnico urgente e per la sicurezza dei cit-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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XXXIV
AI RESOCONTI
tadini, la legge finanziaria per il 2007 ha
infatti previsto la possibilità per il Ministro
dell’interno e, per sua delega, i Prefetti di
stipulare convenzioni con le Regioni e gli
Enti Locali che prevedano la contribuzione
logistica, strumentale, o finanziaria delle
stesse Regioni e degli Enti Locali.
Riguardo all’organico del personale, recentemente portato dalle disposizioni del
decreto legislativo n. 217 del 2005, della
legge n. 49 del 2006 e del decreto interministeriale n. 222 del 2006 a 34.710 unità, a
fronte delle sole circa 31.500 realmente in
servizio, occorre sottolineare che le più
recenti leggi finanziarie hanno impedito al
Corpo nazionale la sistematica copertura
del turn-over del personale posto in quiescenza, il che ha comportato l’impossibilità
di mantenere l’organico reale al passo con
la copertura dei pensionamenti effettuati,
determinando una carenza di circa 3.000
unità operative.
Sotto questo profilo, l’attuale Governo
ha operato un’inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato; sarà infatti
possibile procedere ad un parziale ripianamento degli organici dei Vigili del fuoco
attraverso l’attuazione delle misure previste
dalle leggi finanziarie del 2007 e del 2008.
In primo luogo, la legge finanziaria del
2007 ha allocato le risorse per procedere ad
una immediata assunzione di 600 unità
nella qualifica di vigile del fuoco, che
hanno concluso il corso di formazione di
sei mesi iniziato il 16 luglio scorso e che
prenderanno servizio nei Comandi Provinciali sulla base delle carenze rilevabili a
livello nazionale.
In secondo luogo, la citata legge ha
previsto per il Corpo nazionale dei vigili del
fuoco un percorso « ad hoc » per la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale precario in possesso di determinati
requisiti. Con decreto del Ministro dell’interno in data 30 luglio 2007 sono pertanto
stati fissati i criteri relativi alla procedura
selettiva per detta stabilizzazione, che consentirà l’immissione di personale già qualificato al fine di poter dare un contributo
fondamentale al servizio istituzionale di
salvaguardia della vita delle persone.
Camera dei Deputati
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In base alle disposizioni contenute nella
citata normativa, è consentita infatti la
stabilizzazione di una parte dei vigili del
fuoco selezionati tra quei soggetti che prestano servizio volontario nel Corpo nazionale stesso, iscritti negli appositi elenchi da
almeno tre anni e con almeno centoventi
giorni di servizio, purché in possesso dei
requisiti richiesti dalla normativa.
Con decreto del Presidente della Repubblica adottato il 28 dicembre scorso è stata
autorizzata la stabilizzazione di 130 unità di
personale per l’anno 2007.
I percorsi di stabilizzazione del personale precario proseguiranno con l’attuazione della legge finanziaria per il 2008,
nella parte in cui si prevede l’autorizzazione, per il Corpo nazionale dei vigili del
fuoco di una spesa per assunzioni di personale, da realizzarsi attraverso le procedure selettive di stabilizzazione, pari a 7
milioni di euro per l’anno 2008, 16 milioni
di euro per l’anno 2009 e 26 milioni di euro
annui a decorrere dal 2010.
In relazione alle previsioni contenute
nella legge 311 del 2004 (legge finanziaria
per il 2005), il decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri 16 gennaio 2007 ha
inoltre autorizzato il Dipartimento dei vigili
del fuoco, del soccorso pubblico e della
difesa civile a bandire, nel triennio 2007/
2009, i concorsi per la copertura di 1021
posti nei ruoli del Corpo, di cui 814 Vigili
del fuoco, la cui assunzione resta comunque subordinata ai prescritti provvedimenti
autorizzativi della Funzione pubblica.
In aggiunta ai miglioramenti retributivi
per il personale statale in regime di diritto
pubblico, al fine di migliorare l’operatività
e la funzionalità del soccorso pubblico, la
legge finanziaria per il 2008 prevede lo
stanziamento, a decorrere dall’anno 2008,
di 6,5 milioni di euro da destinare al
personale del Corpo e di 10 milioni di euro
per la sottoscrizione del « Patto per il
soccorso ».
Nella predetta legge finanziaria per il
2008 è stata anche prevista l’istituzione nel
bilancio del Ministero dell’interno di un
fondo di parte corrente per le esigenze di
funzionamento della sicurezza e del soccorso pubblico, per il rinnovo e l’ammo-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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dernamento degli automezzi e degli aeromobili delle Forze di polizia e del Corpo
nazionale dei vigili del fuoco, ad esclusione
delle spese per il personale e di quelle
destinate al ripianamento delle posizioni
debitorie, con una dotazione di 190 milioni
di euro, di cui 30 milioni di euro per le
specifiche necessità del Corpo nazionale dei
vigili del fuoco.
Si soggiunge che la scorsa estate è stato
siglato l’accordo tra il Ministero dell’interno
e la regione Toscana per potenziare il
sistema di soccorso attraverso programmi
straordinari di incremento dei sevizi antincendi per un ammontare di 500.000 euro.
Tale convenzione prevede peraltro oltre
alla disponibilità di personale discontinuo
in affiancamento alle squadre di vigili del
fuoco locali, il perseguimento di altri obiettivi quali appunto il potenziamento di mezzi
e attrezzature, messi a disposizione dalla
Regione, organizzazione delle esercitazioni e
delle simulazioni, e quant’altro riguardi
l’organizzazione della campagna anti-incendio boschivo.
Si auspica, pertanto, che l’attuazione
complessiva delle suindicate misure possa
migliorare, in termini di risorse umane e
mezzi operativi, la situazione del distaccamento vigili del fuoco di Portoferraio.
Il Sottosegretario di Stato per
l’interno: Ettore Rosato.
OSVALDO NAPOLI. — Al Ministro dell’università e della ricerca. — Per sapere –
premesso che:
la Legge n. 143 del 4 giugno del 2004
dava la possibilità alle Università e alle
Istituzioni di Alta Formazione Artistica e
Musicale (AFAM) di istituire, nell’ambito
delle proprie strutture didattiche, corsi
speciali di durata annuale, per il conseguimento
dell’abilitazione
all’insegnamento riservati:
a) agli insegnanti di scuola secondaria in possesso della specializzazione
per il sostegno agli alunni disabili conseguita ai sensi del decreto del Ministro della
pubblica istruzione in data 24 novembre
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1998, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
n. 131 del 7 giugno 1999, e del decreto del
Presidente della Repubblica 31 ottobre
1975, n. 970, che siano privi di abilitazione all’insegnamento nelle scuole di
istruzione secondaria, ma in possesso di
un diploma di laurea o del diploma ISEF
o di accademia di belle arti o di istituto
superiore per le industrie artistiche, idoneo per l’accesso ad una delle classi di
concorso di cui al decreto del Ministro
della pubblica istruzione n. 39 del 30
gennaio 1998, e successive modificazioni,
pubblicato nel supplemento ordinario al
bollettino ufficiale del Ministero della pubblica istruzione, parte prima, n. 11-12 del
12-19 marzo 1998, e che abbiano prestato
servizio su posti di sostegno per almeno
trecentosessanta giorni dal 1° settembre
1999 alla data di entrata in vigore del
presente decreto;
b) agli insegnanti di scuola materna
ed elementare in possesso della specializzazione per il sostegno di cui alla lettera
a), privi di abilitazione o idoneità all’insegnamento, e che abbiano prestato servizio su posti di sostegno per almeno
trecentosessanta giorni dal 1° settembre
1999 alla data di entrata in vigore del
presente decreto;
c) agli insegnanti in possesso della
specializzazione per il sostegno di cui alla
lettera a) e di un diploma di maturità afferente alle classi di concorso comprese nelle
tabelle C e D del citato decreto del Ministro
della pubblica istruzione n. 39 del 30 gennaio 1998, e successive modificazioni, alle
classi di concorso comprese nella tabella A
del medesimo decreto alle quali si accede
con il possesso di un titolo conclusivo di un
corso di studio di scuola secondaria superiore di durata quinquennale, che siano
privi di abilitazione o idoneità e che abbiano prestato servizio su posti di sostegno
per almeno trecentosessanta giorni dal 1°
settembre 1999 alla data di entrata in vigore del presente decreto.
c-bis) agli insegnanti in possesso
del titolo conclusivo del corso di studi
dell’istituto magistrale conseguito in uno
Atti Parlamentari
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degli anni 1999, 2000, 2001 e 2002, che
siano privi di abilitazione o idoneità e
abbiano prestato servizio per almeno 360
giorni nella scuola materna e nella scuola
elementare dal 1° settembre 1999 alla data
di entrata in vigore del decreto, successivamente e in conformità alle modalità di
formazione definite nella fase transitoria
di attuazione del decreto legislativo da
emanare ai sensi dell’articolo 5 della legge
n. 53 del 2003;
c-ter) agli insegnanti tecnico-pratici, in possesso del titolo di studio di cui
alla lettera c), che siano privi di abilitazione o idoneità e che abbiano prestato
servizio per almeno 360 giorni dal 1°
settembre 1999 alla data di entrata in
vigore del decreto;
con decreto, ministeriale n. 85 del 18
novembre 2005 si dava la possibilità alle
Università degli studi e alle Accademie di
belle arti di istituire, ai sensi dell’articolo 2,
comma 1, lettera c-bis) e comma 1-ter, della
legge 4 giugno 2004, n. 143, corsi speciali,
di durata annuale, per il conseguimento
dell’abilitazione o idoneità all’insegnamento, riservati ai docenti, che avevano
prestato, dal 1° settembre 1999 al 6 giugno
2004, almeno 360 giorni di servizio, con il
possesso del prescritto titolo di studio per
accedere ad insegnamenti corrispondenti a
posti di ruolo o classi di concorso;
le Università e le Accademie si sono
organizzate e hanno iniziato, cosı̀ come
previsto dalle normative citate, corsi abilitanti per il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento, negli ultimi mesi
del 2006 con un termine previsto per
aprile/maggio 2007;
l’emanazione da parte del Ministero
della pubblica istruzione della nota del 19
dicembre 2006 avente protocollo n. 1943,
e del Ministero dell’università e della ricerca della nota del 18 dicembre 2006
avente protocollo n. 2130, prevedono, per
i corsi abilitanti speciali per l’insegnamento, il divieto per gli Uffici Scolastici
Regionali di procedere prima di gennaio
2008 alla nomina delle commissioni di
esame per le abilitazioni;
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tali note impediranno la possibilità di
sostenere l’esame di abilitazione entro giugno 2007 e la conseguente possibilità di
immissione nelle graduatorie permanenti
nello stesso mese, se non con riserva
(inclusione in terza fascia senza effetti ai
fini delle supplenze annuali e delle assunzioni a tempo indeterminato);
tali note violano l’articolo 3, comma
1, del decreto ministeriale n. 85 del 2005,
secondo cui i corsi abilitanti devono essere
svolti nell’anno accademico 2005/2006 e,
quindi terminare entro aprile 2007;
tali note creano una situazione per
cui i corsisti, che termineranno nel mese
di aprile 2007, saranno costretti a non
poter svolgere l’esame di abilitazione per
quasi un’anno –:
se non si ritenga opportuno dare la
possibilità ai corsisti che termineranno i
corsi abilitanti speciali, con le Università e
le Accademie che hanno rispettato i termini cosı̀ come previsti dalle normative
sopra citate, di poter espletare l’esame di
abilitazione nel mese di giugno 2007 cosı̀
da poter sciogliere la riserva per il conferimento delle supplenze ed i ruoli già
dall’anno scolastico 2007/2008. (4-02666)
RISPOSTA. — In riferimento all’interrogazione in esame si precisa che con l’attivazione dei corsi speciali disciplinati dal decreto ministeriale n. 85 del 2005 e rivolti ai
docenti della scuola materna ed elementare
e per quelli della scuola media di I e II
grado, in possesso del solo requisito del
periodo di servizio, pari a 360 giorni, le
Università hanno attuato quanto predisposto dal legislatore con la legge 143 del 2004,
consentendo agli stessi, che ne erano sprovvisti, l’acquisizione del diploma di abilitazione all’insegnamento.
Tali corsi sono iniziati in quasi tutti gli
Atenei per un numero complessivo di circa
30 mila corsisti.
Si deve sottolineare che i predetti corsi
speciali sono rivolti al personale docente
che è in possesso del solo titolo di studio di
accesso all’insegnamento, ed è pertanto opportuno integrare i corsi con l’inserimento
Atti Parlamentari
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AI RESOCONTI
delle discipline socio-psico-pedagogiche necessarie per conseguire l’abilitazione.
In ragione di questo fatto, la durata dei
medesimi è stata quindi stabilita in 800 ore
per l’abilitazione per le scuole materne ed
elementari e 600 ore per la scuola media di
primo e secondo grado. Al fine di consentire
a tutti gli interessati sia la frequenza delle
lezioni di didattica frontale sia l’utilizzo dei
laboratori, i corsi sono organizzati in moduli.
Al fine di assicurare una parità di trattamento per tutti i discenti e salvaguardare
l’efficacia e l’efficienza dell’attività svolta
nei corsi, a conferma dell’alto valore dell’insegnamento impartito, le Università
sono state invitate a porre in essere ogni
atto idoneo ad assicurare che in ogni Regione i corsi per gli insegnanti della scuola
materna ed elementare, completino i propri
lavori entro gennaio 2008, eccezionalmente
entro febbraio 2008 per le sedi con un
elevato numero di corsisti, con esami finali
nel mese di marzo 2008 (sessione straordinaria dell’anno accademico 2006/2007) e
assicurare altresı̀ che i corsi rivolti agli
insegnanti della scuola secondaria di I e II
grado si concludano preferibilmente entro
dicembre 2007, con esami finali nel gennaio
2008. Eccezionalmente, per obiettive situazioni evidenziate da alcuni Atenei a causa
dell’elevato numero dei corsisti, entro febbraio 2008, con esami finali nel mese di
marzo 2008 (sessione straordinaria anno
accademico 2006/2007).
Pertanto, al fine di evitare che la programmazione delle attività prefiguri una
situazione disomogenea e crei una disparità
di trattamento tra coloro che potrebbero
conseguire l’abilitazione in tempi diversi
l’Amministrazione ha fissato una data di
conclusione dei corsi uguale per tutti ed ha
consentito l’inserimento (con riserva) di
tutti i docenti nelle rispettive graduatorie in
un’unica data per garantire a tutti le stesse
possibilità di lavoro.
Si ricorda, a tale proposito che il Ministero della pubblica istruzione, con nota
del 19 dicembre 2006, ha precisato che tutti
i docenti iscritti nei corsi speciali potranno
inserirsi con riserva nelle graduatorie permanenti di terza fascia in occasione del
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
19
FEBBRAIO
2008
prossimo aggiornamento con decorrenza
1o settembre 2007 e che si procederà allo
scioglimento della stessa alla data di conseguimento dell’idoneità o abilitazione.
Inoltre, la legge n. 296 del 2006 (Finanziaria per il 2007), nel prevedere la
trasformazione delle graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento dall’anno scolastico 2007/2008, ha di fatto
garantito a tutti coloro che a tale data si
inseriranno in dette graduatorie, anche
con riserva, la nomina a tempo indeterminato successivamente al conseguimento
dell’abilitazione, sulla base delle disponibilità annualmente accertate.
Il Ministro dell’università e della
ricerca: Fabio Mussi.
PELLEGRINO. — Al Ministro dell’università e della ricerca. — Per sapere –
premesso che:
presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Napoli
Federico II, è istituita la Scuola di Specializzazione in Biochimica Clinica, la
quale risponde alle norme generali delle
Scuole di Specializzazione;
la Scuola ha lo scopo di formare
specialisti nell’area della medicina di laboratorio e della diagnostica biochimicoclinica e di biologia molecolare clinica
(genetico molecolare), fornendo qualificazione professionale specifica nei suddetti
campi e competenze nell’organizzazione
del laboratorio clinico nelle sue integrazioni con la medicina clinica;
sono diversi gli episodi di esclusione
dalla partecipazione a concorsi pubblici
del sistema sanitario nazionale di Specialisti con titolo in « Medicina di laboratorio: Biochimica Clinica e Biologia
Molecolare Clinica » conseguito presso la
Scuola di Specializzazione in Biochimica
Clinica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II;
tali esclusioni sono dettate dal mancato riconoscimento del titolo conseguito
presso la scuola di Specializzazione in
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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—
ALLEGATO
B
XXXVIII
AI RESOCONTI
« Biochimica Clinica » dell’Università degli
Studi di Napoli, e di altre università italiane come Bari, Padova, Palermo, come
equipollente al titolo previsto per la Scuola
di Specializzazione in Biochimica Clinica
in ambito nazionale;
questa scelta, non considera che la
Scuola di Specializzazione in « Biochimica
Clinica » dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, e di altre università
italiane che rilasciano il titolo di « Specialista in Medicina di Laboratorio: Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica » (Statuto pubblicato con D.R. n. 2821
del 19 luglio 1999), prevede un percorso
formativo professionalizzante del tutto sovrapponibile a quello previsto per la
Scuola di Specializzazione in Biochimica
Clinica in ambito nazionale (G.U. 139 del
17 giugno 1997), in seguito al riordino
delle Scuole di Specializzazione del Settore Medico pubblicato con decreto
MURST 5 maggio 1997 –:
se il Governo intenda assumere provvedimenti per verificare la sussistenza di
quanto anzi premesso e se confermato,
ritenga opportuno disporre quanto necessario al riconoscimento del titolo conseguito presso la Scuola di Specializzazione
in « Biochimica Clinica »
dell’Università
di Napoli Federico II, e di altre università
italiane al fine di garantire ai tanti Specialisti la partecipazione a concorsi pubblici del sistema sanitario nazionale.
(4-04681)
RISPOSTA. — In relazione alla questione
posta nell’interrogazione in esame si comunica che questo Ministero ha già provveduto ad interpellare in merito il Consiglio
universitario nazionale che, nell’adunanza
del 12 settembre 2007, si è espresso favorevolmente all’equipollenza tra i due titoli
di specializzazione indicati.
Si fa presente che il sopra citato parere
è stato trasmesso al Ministero della salute,
competente per dichiarare l’equipollenza tra
le specializzazioni ai fini dell’accesso ai
concorsi nel Servizio sanitario nazionale.
Il Ministro dell’università e della
ricerca: Fabio Mussi.
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
19
FEBBRAIO
2008
ANTONIO PEPE. — Al Ministro per i
beni e le attività culturali. — Per sapere –
premesso che:
la Provincia di Foggia conta numerosi
siti archeologici le cui potenzialità storico
culturali sono spesso inespresse;
l’incuria e lo scempio derivante dal
trafugamento degli antichi reperti oltre
alla mancanza di adeguate risorse rischiano di disperdere un patrimonio il cui
reale valore culturale resta ancora difficilmente quantificabile;
la soprintendenza per i beni archeologici della Puglia con sede in Taranto è
impegnata da anni nella valorizzazione dei
siti di interesse architettonico storico e
nella catalogazione e messa in sicurezza
dei reperti antichi;
alcuni enti locali della Daunia tra cui
il Comune e la Provincia di Foggia, consapevoli del patrimonio di cui sono ricchi,
si sono espressi con atti di indirizzo consiliare per divenire parte integrante di un
sistema sovracomunale di elevata specializzazione per la gestione archeologica del
territorio con la contestuale istituzione di
un vero e proprio parco;
in tal senso è stata presentata una
apposita proposta di legge a prima firma
onorevole Michele Bordo –:
quali iniziative intenda porre in essere al fine di salvaguardare un territorio
importante dal punto di vista archeologico
e se, per meglio presidiare, coordinare e
tutelare il territorio dal punto di vista
culturale in attesa di una eventuale ed
utile istituzione del parco archeologico,
non ritenga di dover favorire la istituzione
di una autonoma Soprintendenza con una
apposita dotazione economica con sede a
Foggia.
(4-05722)
RISPOSTA. — Si fa presente innanzitutto
che questo Ministero ritiene più opportuna,
anche in considerazione del raggiungimento
degli obiettivi di efficienza, efficacia ed
economicità dell’azione amministrativa,
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
—
—
ALLEGATO
B
XXXIX
AI RESOCONTI
l’istituzione di una sola Soprintendenza in
ogni regione per ciascun settore di competenza.
Nel caso di specie, non si concorda con
quanto sostenuto dall’interrogante circa la
necessità di creare una ulteriore Soprintendenza archeologica nella regione Puglia,
con apposita dotazione economica e sede a
Foggia, al fine di risolvere il problema delle
frequenti depredazioni del territorio pugliese, bensı̀ si considera maggiormente efficace il potenziamento della struttura già
esistente.
Si rammenta, infine, che ai sensi delle
disposizioni della legge 27 dicembre 2006,
n. 296 (legge finanziaria per il 2007), i
Ministeri devono provvedere alla riorganizzazione degli uffici di livello dirigenziale
generale e non generale, nonché alla eliminazione delle duplicazioni organizzative esistenti ed alla rideterminazione delle strutture periferiche, procedendo ad una loro
riduzione al fine di razionalizzare ed ottimizzare l’organizzazione delle spese e dei
costi di funzionamento (articolo 1, comma
404, lettere a e c).
Il Sottosegretario di Stato per i
beni e le attività culturali:
Danielle Mazzonis.
PICCHI. — Al Ministro per i beni e le
attività culturali. — Per sapere – premesso
che:
l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze
è uno tra i più antichi ed autorevoli istituti
di restauro e culturali nazionali, la cui
fama, autorevolezza e professionalità è
nota ed apprezzata in tutto il mondo;
La Repubblica del 26 ottobre 2007
riporta che da alcuni anni l’Opificio versa
in situazioni critiche dal punto di vista
finanziario a tal punto da metterne a
rischio l’operatività quotidiana per la difficoltà incontrata nel pagamento delle bollette;
le cifre riconosciute per le attività e
la sopravvivenza dell’Opificio sono largamente insufficienti e si sono ridotte nel
corso degli anni di oltre il 40 per cento;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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FEBBRAIO
2008
l’organico risulta in via di pensionamento, non ci sono soldi per nuove assunzioni e il bando per i nuovi allievi è
fermo da oltre due anni, infine la mancanza di soldi impedisce anche la possibilità di effettuare missioni che potrebbero
portare nuovi incarichi di restauro e
quindi relativi fondi;
sarebbe incredibilmente dannoso per
il prestigio dell’Italia all’estero e per
l’identità culturale del nostro paese se
tale condizione di precarietà dell’Opificio
dovesse perdurare, magari costringendola
a ridurre ulteriormente le proprie attività
o a chiudere veri e propri settori di
lavoro –:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere per salvaguardare l’operatività
dell’Opificio e garantirne l’autonomia amministrativa e gestionale;
se non ritenga opportuno assumere le
opportune iniziative normative per stanziare risorse opportune per lo sviluppo
strategico e coordinato delle attività dell’Opificio.
(4-05437)
RISPOSTA. — Si fa presente che nel
decreto del Presidente della Repubblica 26
novembre 2007, n. 233 di riorganizzazione
del Ministero, ormai in vigore, l’Opificio
delle pietre dure è divenuto Istituto centrale dotato di autonomia amministrativa
e contabile a riconoscimento del ruolo
fondamentale svolto dall’Opificio nel
campo della ricerca applicata e della formazione.
Si è inoltre operato in questo triennio,
per quanto possibile, un incremento dei
fondi assegnati per il suo funzionamento
(nel 2005: 377.572,00 euro; nel 2006:
410.085,00 euro; nel 2007: 519.774,30
euro).
Va inoltre segnalato che la riduzione
progressiva delle risorse umane è dovuta, in
parte, al necessario contenimento della
spesa pubblica comune a tutta l’Amministrazione, in parte, e specificatamente per
quanto riguarda l’Opificio, alle more per
bandire il concorso pubblico per esami per
l’accesso alla Scuola, attualmente sospeso
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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—
ALLEGATO
B
XL
AI RESOCONTI
in attesa dell’adozione del nuovo regolamento di organizzazione delle Scuole di alta
formazione del MIBAC.
Il Sottosegretario di Stato per i
beni e le attività culturali:
Andrea Marcucci.
RAITI e VANNUCCI. — Al Ministro
dell’ambiente e della tutela del territorio e
del mare. — Per sapere – premesso che:
agli interroganti è stata fatta pervenire copiosa documentazione dalla quale
si evince che il Comune di Tavullia, sito
nella provincia di Pesaro e Urbino,
avrebbe negato alla società Vodafone Omnitel l’installazione di una antenna radiobase per telefonia mobile, in quanto l’intervento proposto risulta in contrasto con
quanto previsto dall’articolo 4.4.1.1. delle
N.T.A. (Norme Tecniche di Attuazione) del
vigente Piano regolatore, poichè ricadente
all’interno di un’area sottoposta a tutela
orientata di derivazione geomorfologia,
dove è prescritto che le quote massime di
estradosso degli interventi edilizi consentiti non devono superare le corrispondenti
quote massime di crinale;
inoltre il traliccio in progetto, essendo stato ubicato a ml. 30 dalla strada
provinciale, lambisce il limite di un’area
sottoposta a tutela integrale di derivazione
storico-culturale, pertanto detto intervento
contrasta in maniera sostanziale con la
natura del vincolo stesso;
la Vodafone ha presentato ricorso
straordinario al Capo dello Stato contro il
Comune di Tavullia per ottenere l’annullamento del provvedimento di diniego con
il quale la società telefonica è stata diffidata dall’eseguire i lavori per il nuovo
impianto;
la Vodafone Omnitel, inoltre, ha già
posizionato un’altra antenna nel Comune
di Tavullia, nonostante ben tre pareri
negativi dell’Amministrazione Comunale;
in questo caso non è stata rispettata, ai
sensi dell’articolo 6. 2. 1. delle N.T.A. (Norme Tecniche di Attuazione) del Piano Rego-
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
19
FEBBRAIO
2008
latore, la distanza minima dai confini di
zona pari a ml. 300, nonché la dovuta distanza minima dai fabbricati residenziali,
prevista in ml. 200.00, e si è anche entrati in
contrasto con l’articolo 4.4.1.1, delle N. T.
A. in quanto trattasi di zona preservata,
sottoposta a tutela integrale, per di più in
questo caso le apparecchiature a terra ricadono in un’area preservata a tutela integrale di derivazione storico-culturale;
dalla relazione di verifica dell’impatto ambientale (V.I.A.) l’intervento in
progetto è risultato palesemente sottodimensionato rispetto ai diversi elementi
presenti in loco;
la Conferenza dei Servizi, secondo
regolamento, ha approvato però la richiesta di installazione di una antenna radiobase per telefonia mobile anche se c’è
stato un voto contrario del Comune;
allo stato, secondo quanto riportato
da un articolo del Messaggero di Pesaro del
5 gennaio 2007, il terreno nel quale la
Vodafone Omnitel vuole posizionare il
nuovo impianto è stato preso già in affitto
dalla stessa Vodafone –:
se il Ministro intenda adottare provvedimenti affinché siano rispettate la volontà e l’esigenze di tutela ambientale
espresse dalle Amministrazioni Comunali
con parere contrario all’istallazione di antenne radiobase da parte delle società di
telefonia mobile –:
quali iniziative, anche normative, intenda assumere al fine di permettere ai
Comuni di rimuovere le antenne radiobase
che violano le Norme Tecniche di Attuazione dei Piani regolatori.
(4-02711)
RISPOSTA. — Si fa innanzitutto presente che
a Tavullia una sola antenna, di proprietà
della società Vodafone, risulta essere stata installata senza il preventivo permesso del Comune, in forza del parere positivo espresso
dalla Conferenza dei servizi attivata dallo
sportello unico per le attività produttive.
In quella sede, il Comune ha espresso
parere contrario all’intervento in quanto
l’area interessata è sottoposta a tutela in-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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—
ALLEGATO
B
XLI
AI RESOCONTI
tegrale di derivazione storico-culturale in
base alle norme tecniche di attuazione del
Piano paesistico ambientale regionale,
norme rispetto, alle quali il Comune stesso
ha provveduto ad adeguare il proprio Piano
regolatore generale.
Sulla zona di crinale, percorsa da una
strada panoramica, non incide tuttavia alcun vincolo paesaggistico né ai sensi delle
precedenti leggi di tutela (legge n. 1497 del
1939 e legge n. 431 del 1985) né ai sensi del
decreto legislativo n. 42 del 2004.
Pertanto, le eventuali iniziative da intraprendere per la rimozione della antenna
esulano dalle competenze di questo Ministero.
Il Sottosegretario di Stato per i
beni e le attività culturali:
Danielle Mazzonis.
RIGONI. — Al Ministro degli affari
esteri, al Ministro dell’economia e delle
finanze. — Per sapere – premesso che:
l’Italia è paese fondatore del Consiglio d’Europa, la più antica istituzione
europea nata nel 1949, in un’Europa devastata e divisa dal conflitto mondiale
appena terminato, con lo scopo di favorire
la creazione di uno spazio democratico e
giuridico comune;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
19
FEBBRAIO
2008
crescita zero in termini reali), che in ogni
caso ha natura obbligatoria e non derogabile – comporterebbe la perdita dell’Italia del proprio ruolo storico di grande
contributore e, pertanto, di uno tra i
maggiori protagonisti della vita dell’Organizzazione;
appare
difficilmente
percorribile
l’ipotesi di sottrarsi agli obblighi finanziari derivanti dalla partecipazione dell’Italia al Consiglio d’Europa, e che le
conseguenze politiche negative, con inevitabile perdita di status del nostro Paese
sul piano internazionale e, più nello specifico, paneuropeo, sarebbero di portata
vastissima ed ingiustificabili anche alla
luce del modestissimo (e incerto, data la
natura obbligatoria del contributo) risparmio per l’erario che l’ipotetica riduzione comporterebbe –:
quali siano i motivi in base ai quali
il Governo italiano abbia ritenuto di procedere in via unilaterale alla riduzione del
contributo annuo al Consiglio d’Europa.
(4-05464)
nel disegno di legge finanziaria 2008
presentato dal Governo al Parlamento il 1°
ottobre 2007 è prevista una riduzione del
contributo italiano per la partecipazione al
Consiglio d’Europa, nell’ordine del 10 per
cento, ovvero di 3.298.794 euro;
RISPOSTA. — Il problema evidenziato dall’interrogante è ben presente a questa amministrazione che ne ha avviato la soluzione d’intesa con il ministero delle finanze.
Nel corso dei lavori parlamentari di
approvazione della legge di bilancio per il
corrente anno, è stato approvato un emendamento presentato dal Governo che ha
aumentato di 2 milioni di Euro il capitolo
di spesa relativo al contributo ordinario
all’organizzazione. Poiché tale maggiorazione comunque non avrebbe consentito
all’Italia di far fronte al pagamento del
totale contributo, questo ministero sta predisponendo, in accordo con il ministero
economia e finanze, una ulteriore richiesta
di integrazione di 2 milioni e seicentomila
euro da attingere dal Fondo delle spese
obbligatorie per ripristinare il predetto contributo nei termini previsti.
una diminuzione del contributo italiano al bilancio del Consiglio d’Europa –
sostanzialmente fermo da vari anni (con
Il Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri: Famiano Crucianelli.
fin dalla creazione del Consiglio
d’Europa l’Italia è stata tra i maggiori
contribuenti dell’agenzia, i cosiddetti
« Grandi Pagatori », assieme a Francia,
Germania, Regno Unito e Federazione
Russa, e che tutti i « Grandi Pagatori »
versano un contributo finanziario percentualmente identico, coerentemente con le
regole dell’Organizzazione stessa;
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
—
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ALLEGATO
B
XLII
AI RESOCONTI
SMERIGLIO. — Al Ministro dell’università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
con la legge n. 293 del 2003 « all’Istituto di studi politici San Pio V » furono
riconosciuti non solo degli emolumenti (1
milione e 500 mila euro l’anno) senza
alcun obbligo di concorso pubblico per il
finanziamento del progetto di ricerca, ma
anche il prestigioso status di « ente di
ricerca non strumentale »;
tale legge fu approvata nonostante il
parere contrario espresso dai tecnici degli
uffici dell’allora ministro Letizia Moratti e
suscitò numerose perplessità e contestazioni, per il fatto che sembrava essere un
inspiegabile « regalo » in una situazione di
totale ristrettezza dei fondi pubblici per la
ricerca e stante l’obbligo per le altre
fondazioni private di ricerca di continuare
a presentare progetti e sottoporsi a selezioni secondo concorsi pubblici per sperare di ottenere finanziamenti di minore
entità;
tale Istituto, da quanto si evince dal
bilancio, ha ricevuto finanziamenti anche
dalla Regione Lazio;
in detto Istituto, a quanto risulta
all’interrogante, vi è un numero di dipendenti amministrativi largamente superiore ai ricercatori che sono solo due
unità, né tanto meno è noto se i finanziamenti erogati siano utilizzati anche
dalla collegata « Libera Università degli
studi S. Pio V »;
tale situazione, in un momento in cui
il Governo dell’Ulivo ha difficoltà per problemi di risanamento economico di incrementare, come è nel programma, in maniera significativa i fondi per la ricerca,
appare all’interrogante, del tutto ingiustificata e discriminatoria;
altro elemento che dovrebbe far riflettere, sempre a parere dell’interrogante,
è la composizione del Consiglio direttivo
dell’Istituto che sembra essere determinata
da una precisa spartizione di stampo partitocratico;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
19
FEBBRAIO
2008
a giudizio dell’interrogante, sarebbe
necessario accertare se l’attività e le modalità e i criteri di selezione del personale di
ricerca di tale Istituto sia di tale rilevanza
da meritare sovvenzioni statali –:
se non ritenga, in ogni caso, inopportuno mantenere tale finanziamento e
di conseguenza se non si intenda ridistribuire tali fondi in maniera più trasparente e meritoria rispetto all’attività di
ricerca.
(4-01752)
RISPOSTA. — In relazione all’interrogazione in esame, e come noto all’interrogante, si fa presente che con legge del 23
ottobre 2003 n. 293, l’Istituto di studi « S.
Pio V » pur mantenendo la natura giuridica
di soggetto di diritto privato, è stato considerato ente di ricerca non strumentale, al
quale è stato assegnato un contributo annuale
di
funzionamento
di
euro
1.500.000,00.
Il finanziamento grava sul capitolo 1679
di questo Ministero intestato a « contributi
ad enti, associazioni, fondazioni ed altri organismi », sul quale la legge predetta ha previsto l’incremento di un importo pari alla
somma da assegnare all’Istituto, da parte del
Ministero dell’economia e delle finanze.
Dai bilanci trasmessi al Ministero, non risultano trasferimenti finanziari alla collegata
« Libera Università degli Studi S. Pio V ».
Anteriormente alle speciali disposizioni
contenute nella legge n. 293 del 2003, nell’ambito del medesimo cap. 1679, l’Istituto
riceveva contributi di importi di gran lunga
inferiori e partecipava alla procedura selettiva per l’assegnazione dei predetti fondi
agli Enti che presentavano richiesta ai sensi
del decreto ministeriale 623 del 1996, ma la
riserva prevista a favore dell’Istituto dalla
legge citata ha comportato l’assegnazione
automatica, senza alcuna valutazione, del
contributo.
Si rende noto che è in corso di emanazione il provvedimento di revisione del
Decreto ministeriale n. 623 del 1996, nel
quale sono, tra l’altro, previste disposizioni
più cogenti e trasparenti anche per quanto
riguarda la valutazione in itinere ed ex post
delle attività degli Enti e dei risultati rag-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
—
—
ALLEGATO
B
XLIII
AI RESOCONTI
giunti, nonché la revoca ed il recupero dei
fondi assegnati in caso di giudizio negativo
sul loro utilizzo.
Il provvedimento potrà applicarsi all’Istituto « S. Pio V », ma solo in sede di
valutazione successiva dell’attività svolta,
considerata la specialità dei contenuti della
legge n. 293 del 2003.
Il Ministro dell’università e della
ricerca: Fabio Mussi.
SUPPA. — Al Ministro per i beni e le
attività culturali. — Per sapere – premesso
che:
il Santuario di Santa Maria di Casaluce in provincia di Caserta, già parte di
un complesso fortificato di origine normanna sorto intorno all’anno mille, ha
una grandissima rilevanza storica ed artistica essendo un importantissimo esempio di arte trecentesca nel 1300. Infatti
quella che fu la prima fortezza normanna
eretta in Italia ed in tutto il bacino del
mediterraneo, venne trasformata in un
monastero affidato in seguito all’ordine dei
celestini, che ne presero possesso ufficialmente nel 1360, e che, per diversi secoli a
venire lo curarono, ampliandolo e abbellendolo con pregiate pitture fiorentine, e
dotandolo di un’icona bizantina importantissima;
il Santuario custodisce, infatti, l’icona
bizantina del XI sec. di Santa Maria di
Casaluce e due idrie che la storia associa
alle giare utilizzate da Gesù Cristo per
compiere il primo miracolo alle nozze di
Cana di Galilea;
la sacra effige della Beata Vergine è
meta di numerosissimi pellegrini provenienti da ogni parte d’Italia, i quali attingono anche l’acqua benedetta dalle idrie;
il ciclo pittorico degli affreschi trecenteschi della cappella detta « delle sette
porte » attribuiti alla scuola di Giotto, è
attualmente incompleto, perché parte degli
affreschi sono stati asportati per essere
restaurati a Napoli presso il museo di San
Martino (una parte è stata a lungo esposta
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
19
FEBBRAIO
2008
nella Cappella del Maschio Angioino) e
mai riportati al loro luogo di origine;
questo importantissimo monumento,
di fatto abbandonato da anni ad un inesorabile deterioramento, giace ad oggi in
gravissime condizioni, a causa dei danni
che il tempo, l’incuria, le numerose, ingiustificate manomissioni distruzioni e sottrazioni hanno provocato;
Casaluce si trova comunque in zona
di alto degrado e pertanto il restauro del
Santuario potrebbe significare anche la
volontà di recuperare un’intera area di
antichissime origini ma da troppo tempo
abbandonata a se stessa;
la Sovrintendenza di Caserta ha
messo in campo alcuni interventi, che però
si sono rivelati frammentari e incompleti,
a causa della cronica insufficienza dei
fondi;
la Presidenza del Consiglio dei ministri con nota del 30 novembre 2006 prot.
Di.C:A:/11881/II-4.9.3, pur esprimendo parere favorevole alle richieste di intervento,
comunicava al parroco del Santuario la
mancanza di fondi;
vani sono risultati i numerosissimi
tentativi del parroco e di molti cittadini
perché fossero reperiti fondi –:
se il Ministro non ritenga di dover
adottare misure efficaci volte ad assicurare a questo complesso monumentale
finalmente la giusta attenzione, predisponendo un adeguato piano volto al ripristino, al restauro e al consolidamento del
Santuario di Casaluce, al fine di evitare
che un tale patrimonio storico artistico e
culturale subisca dei danni irreparabili.
(4-04095)
RISPOSTA. — Il complesso del Castello di
origine normanna e della chiesa di Santa
Maria ad Nives è stato oggetto diversi
interventi di tutela da parte della Soprintendenza di Napoli a partire dalla metà
degli anni ’60.
Un primo importante intervento di recupero avvenuto negli anni ’80 ha riguardato l’interno dell’edificio riportando alla
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
—
—
ALLEGATO
B
XLIV
AI RESOCONTI
luce le originarie crociere gotiche celate
sotto la struttura barocca.
Successivamente, la Conferenza episcopale italiana ha finanziato i lavori relativi
alla facciata ed alla sistemazione della parte
interna della copertura.
Negli anni scorsi la Soprintendenza ha
più volte chiesto fondi per riconsegnare al
loro luogo di origine almeno una parte degli
affreschi trecenteschi staccati nel corso dei
primi importanti interventi di tutela risalenti agli anni ’60, ma non li ha ottenuti.
Attualmente, la chiesa di Santa Maria ad
Nives è stata inserita nella programmazione
triennale 2008-2010 per un importo complessivo di 50.000,00 euro.
Il Sottosegretario di Stato per i
beni e le attività culturali:
Danielle Mazzonis.
ZACCHERA. — Al Ministro degli affari
esteri. — Per sapere – premesso che:
secondo tradizione, al termine dei
lavori delle commissioni continentali del
CGIE (Consiglio Generale degli Italiani
all’estero) vi è un incontro con la comunità
italiana della nazione ove si riunisce la
commissione;
in data 28 settembre si sono conclusi
i lavori della Commissione continentale
Europa in Lussemburgo;
nella stessa giornata la Commissione
si è pertanto portata a Dudelange, a circa
20 km. dalla capitale lussemburghese, per
tenere il predetto incontro che si è svolto
presso la locale « Festa dell’Unità »; tale
partecipazione avrebbe sollevato perplessità da parte di personale del MAE;
avrebbero fatto parte della delegazione i membri stessi della Commissione,
oltre a rappresentanti di Camera e Senato;
presso gli stand della festa, la delegazione ufficiale ha ricevuto i rappresentanti delle comunità italiane locali e delle
circoscrizioni consolari confinanti o comunque vicine al Lussemburgo –:
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
19
FEBBRAIO
2008
se quanto sopra esposto corrisponda
a verità;
in caso affermativo, se la
zione stessa abbia ottenuto il
parte del MAE e quali siano i
o dirigenti responsabili di tale
partecipaplacet da
funzionari
scelta;
come venga giudicata questa smaccata presa di posizione politica del CGIE
partecipante in forma ufficiale ad una
festa di un partito politico che, per singolare combinazione, è lo stesso del Ministro degli affari esteri onorevole Massimo D’Alema, venendo meno in modo
plateale alla consueta indipendenza – almeno formale – del MAE e del CGIE dai
partiti politici;
sempre in caso affermativo, perché
sia stata operata questa scelta, quanto sia
costata la missione del CGIE in Lussemburgo e se non appaia disdicevole che un
organismo dello Stato partecipi platealmente ad una manifestazione dichiaratamente politica.
(4-05108)
RISPOSTA. — In occasione dello svolgimento delle Commissioni continentali del
CGIE la scelta della sede in cui tenere le
riunioni è normalmente demandata al
membro del Consiglio residente nel Paese
ospitante, che la individua d’intesa con il
Segretario Generale del CGIE e consultando con la competente rappresentanza
diplomatico-consolare.
La riunione dell’ultima Commissione
Europa e Nord Africa ha avuto luogo nei
locali messi a disposizione dalla Camera di
Commercio italo-lussemburghese, mentre il
consueto incontro con la collettività locale
si è svolto in un vasto complesso di Dudelange, già sede di un’industria siderurgica
– le acciaierie Acelor – ed oggi trasformato
in un vasto spazio utilizzato per eventi di
carattere socio-culturale.
Nello stesso giorno in cui si è svolto
l’incontro tra il CGIE e la comunità italiana
in Lussemburgo – il 29 settembre 2007 –
aveva luogo anche la « Festa dell’Unità ».
Data l’imponenza degli spazi disponibili, non
si è comunque verificata alcun tipo di contiguità tra i due eventi. Sempre negli stessi
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
XLV
AI RESOCONTI
giorni, il complesso ospitava altre manifestazioni, come l’esposizione sulla storia dell’immigrazione in Lussemburgo.
Si deve altresı̀ rilevare che, allorché
l’ambasciata in Lussemburgo era venuta a
conoscenza della coincidenza tra l’incontro
del CGIE con la comunità e la « Festa
dell’Unità » aveva proposto un cambiamento di sede, ma esso era risultato impossibile a causa dell’imminenza della data.
In conclusione, non si ha nessun elemento per affermare che il CGIE abbia
partecipato « in forma ufficiale ad una festa
di partito politico ».
Il
Viceministro degli affari
esteri: Franco Danieli.
ZANELLA. — Al Ministro per i beni e le
attività culturali. — Per sapere – premesso
che:
anche quest’anno, in autunno si svolgerà la Festa del cinema di Roma, per la
precisione dal 2 all’11 ottobre 2008, come
riportato dal sito ufficiale della manifestazione;
anche la mostra internazionale d’arte
cinematografica di Venezia si svolgerà,
come sempre, tra fine agosto e inizio
settembre (27 agosto-6 settembre);
si rinnova dunque, per il terzo anno,
il problema di una eccessiva vicinanza tra
due eventi che si occupano della stessa
materia: il cinema;
secondo il consigliere della Biennale
Miracco, l’eccessiva vicinanza temporale
Camera dei Deputati
—
—
SEDUTA DEL
19
FEBBRAIO
2008
tra le due manifestazioni è quantomeno
inopportuna, causando un danno all’immagine di tutto il paese e della cultura
cinematografica;
secondo la giornalista Daria Bignardi,
la conseguenza di questa sovrapposizione
è nettamente negativa: « Ogni anno esistono, diciamo, 100 buoni film ? È chiaro
che se li dividi per dieci ne toccano dieci
a testa, se li dividi per undici, ne toccano
di meno. [...] Venezia avrà i giorni contati » (intervista di Massimo Bran http://
www.meetingvenice.it/cultura-e-attualita/interviste/intervista-a-irene-bignardi.html) –:
quali iniziative intenda intraprendere
il Governo per evitare la vicinanza delle
date delle due rassegne cinematografiche,
in relazione alle garanzie promesse a suo
tempo per salvaguardare la migliore riuscita di entrambe le kermesse. (4-06145)
RISPOSTA. — Con riferimento alla questione sollevata dall’interrogante, si rende
noto che la terza edizione della Festa del
Cinema di Roma si svolgerà dal 22 al 31
ottobre 2008 e non più dal 2 all’11 ottobre
come comunicato in via ufficiale in data 18
gennaio 2008 sul sito web www.romacinemafest.org.
Tale decisione è stata presa in ragione
della preoccupazione evidenziata dallo
stesso mondo del cinema di una eccessiva
contiguità di date con la Mostra internazionale di Arte cinematografica di Venezia.
Il Sottosegretario di Stato per i
beni e le attività culturali:
Elena Montecchi.