Piccola esposizione - Università del Salento
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Piccola esposizione - Università del Salento
EDGARDO SIMONE Piccola esposizione 6 luglio - 6 novembre 2015 SULL’arte contemporanea metodologia e ricerca nei luoghi dell’Università inaugurazione | 09.07.2015 | 18.00 5 - 20 15 195 MUSA| via di Valesio angolo viale San Nicola - Lecce Uni-Salento prossimo venturo. Rifondare il patto Università-Territorio Dipartimento di Beni Culturali Edgardo Simone nasce a Brindisi nel 1890. Appresi i rudimenti dell’arte plastica, nel 1908 si reca a Roma. Sotto la guida dei Cozza accede al Regio Istituto di Belle Arti. Nel clima artistico romano assimila quell’eclettismo in voga nei primi decenni del Novecento, tra verismo ottocentesco, simbolismo, Déco e poliedrismi dei secessionisti, che sarà la sua ricorrente cifra stilistica Lascia Roma per diplomarsi a Urbino. Raggiunge Napoli e completa gli studi nell’Accademia partenopea. Dopo la leva nella Grande Guerra, nel milieu artistico napoletano adotta il verismo di D’orsi e l’art nouveau di Renda e De Luca. Negli anni Venti alterna bronzetti di folclore e di gusto liberty all’esecuzione di monumenti ai caduti, a Napoli e in Campania, Verona, nel ferrarese, Lucania, Monopoli e Brindisi, riecheggiando i fregi vittoriani dello Zanelli, il simbolismo rodiniano e la potente plastica del Mestrovich. Sul finire del 1927 si trasferisce negli Stati Uniti per erigere il Monumento ai caduti a Tampa. Dopo New York, durante la crisi del ‘29, risiederà con alterne fortune tra Washington e Detroit, poi a Cleveland e Chicago, dove presenta le sue opere all’Esposizione Universale del 1933, Coronado e Hollywood. Qui collabora a varie scenografie con la MGM. Muore cinquantottenne a Hollywood, nel 1948. Massimo Guastella Edgardo Simone ritrae il modello dal vivo nello studio di Chicago Note su Edgardo Simone È questa la prima mostra ordinata in Italia dopo la morte di Edgardo Simone, scomparso a Hollywood nel 1948, e dopo la retrospettiva organizzatagli dal figlio Silvan nel 1961, nella sua galleria di Los Angeles. Da Brindisi, dopo le giovanili prove artistiche, attestate dai maestri salentini Luigi Guacci e Cesare Augusto Lucrezio, si reca nel 1908 a Roma. È affidato al magistero di Adolfo e Lorenzo Cozza, che gli consente l’accesso all’istituto di Belle Arti. Nel triennio 1908–1911, assiste al completamento del Vittoriano, con la Dea Roma e i rilievi di Zanelli, la Fontana di Rutelli di Piazza Esedra, vede le opere dei maestri europei presenti all’Esposizione Internazionale, su tutti di Meštrovič e Rodin. È al francese e al simbolismo che si ispira nel Rimorso, perduta figura virile assisa che con il Ritratto del padre (1910) è tra le sue prime produzioni plastiche. Il suo iter artistico troverà la costante cifra stilistica nell’eclettismo dell’ambiente romano, dove confluiscono art nouveau e stile simbolista, suggestioni neobarocche e gusto art Decò dei secessionisti austriaci-tedeschi (si veda la Galera assalita), ritorno alla classicità rievocata dalla scultura dei francesi e dalla plasticità monumentale d’ispirazione michelangiolesca del serbo Meštrovič. Più che i corsi accademici, pratica i cantieri delle «due esposizioni di P. d’Armi e Valle Giulia», assiste Adolfo Laurenti nelle decorazioni per il Palazzo dell’Esposizione e osserva Giovanni Prini (vedi il Fante che bacia una donna con elmetto). Tra gli esiti memori del soggiorno romano va considerato il bronzeo Nudo femminile, appartenuto alla collezione del Marchese Moronti di Rieti e poi a Federico Zeri. Passato all’accademia di Belle Arti di Napoli, accoglie la lezione verista di D’Orsi, l’eclettismo di Luigi De Luca, il gusto liberty di Peppe Renda. Tra gli anni Dieci - Venti, risponde a quei caratteri una serie di statuette da salotto, in terracotta o bronzo, come il Cocchiere napoletano, Il Territoriale congedato, di vivo folclore partenopeo, il Tango di genere mondano e i soggetti femminili dai volti graziosi, nei piccoli busti, o di maliziosa sensualità, come Garçonne o Salomè con la testa del Battista dalle suggestioni simboliste e secessioniste. Escluso il soggiorno ferrarese dove, verso il 1922, ha il «suo studio a Palazzo dei Diamanti», impegnato al progetto del concorso aggiudicatosi per il Monumento ai Caduti e ai Martiri, mai realizzato, Simone muove lungo tutta la penisola per eseguire numerosi monumenti commemorativi dei caduti della Grande Guerra. In bronzo o marmo bianco di Carrara, impiega l’ampio repertorio che gli è proprio, non privo di retorica, tra rievocazioni zanelliane, secessioniste e attenzione per l’arte classica, facendo ricorso alle poderose anatomie mestroviciane. Talvolta concepisce il monumento-fontana quale arredo urbano. Simone è apprezzato nelle rassegne espositive leccesi, da Pietro Marti a Totò Genovesi. Sul finire del 1927, parte per gli Stati Uniti d’America, per realizzare il Monumento ai caduti di Tampa. Giunto a New York avvia il ventennio della stagione americana. Inizialmente, espone parte della produzione italiana, come i bronzetti fusi a Napoli dalla Fonderia Laganà. La padronanza delle tecniche artistiche e l’ecletticità del suo stile assicurano le attenzioni della critica, ma soprattutto della committenza per le abilità di ritrattista. Effigia, tra altri, Solomon R. Guggenheim, Thomas Edison, David Niven, Marlene Dietrich. Una mostra personale gli viene ordinata alla National Gallery di Washington. Sin dal 1929, per far fronte alla crisi, oltre ai ritratti, reitera a uso commerciale un repertorio bozzettistico di genere su temi infantili. Traduce scugnizzi e guapparielli dei vicoli napoletani in monelli chapliniani come il Bellhop (Facchino di Hotel), il Caddie o i piccoli jazzisti di colore. Le graziose statuine femminili sono tratte dall’American life. Coast to coast esegue, con versatilità, opere di tipologia e generi diversi, dalla ritrattistica alla statuaria, dal soggetto civile alle allegorie, dal genere sacro all’oggetto d’arredo, in piccola e in larga scala, dalle statuine-lampade alle sculture da giardino. Nel 1933, naturalizzato americano, si trasferisce a Chicago, per ordinare le sue opere alla Mostra Italiana dell’Esposizione Universale. Sua ultima tappa Hollywood, dove realizza ceramiche nelle stilizzazioni Art Nouveau. Negli anni Quaranta collabora come scenografo con la Metro-Goldwyn-Mayer: dovrebbe appartenergli il Gesù Cristo che appare tra gli arredi sacri del film The song of Bernardette, vincitore degli Oscar nel 1944. Massimo Guastella Edgardo Simone, Bambino, 1934 Collezione privata Edgardo Simone, Leda e il cigno, 1937 ca Collezione privata con | TASC (Territorio, Arti Visive e Storia dell’Arte Contemporanea) CRACC (Conservazione e Ricerca Arti e Culture Contemporanee) ideazione e organizzazione progetto | Letizia Gaeta cura scientifica | Massimo Guastella MUSA | via di Valesio angolo viale San Nicola - Lecce orari al pubblico | lunedì/venerdì 9-13.30 (ultimo ingresso 13) martedì e giovedì 15.30-18 (ultimo ingresso 17.30) chiuso | 8 - 31 agosto per informazioni | 338.2618983 oppure 340.8227373 www.unisalento.it/mostre in copertina: foto proprietà Archivio di Stato di Brindisi