La consapevolezza di malattia nel paziente oncologico (PDF
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LA RIVISTA ITALIANA DI C URE P ALLIATIVE La consapevolezza di malattia nel paziente oncologico Jessica Andruccioli,William Raffaeli Unità di Terapia Antalgica e Cure Palliative, Ospedale Infermi, Rimini Corrispondenza a: Jessica Andruccioli e-mail: [email protected] Riassunto La questione etica più frequentemente discussa nell’ambito del trattamento del cancro riguarda la problematica dell’informare i pazienti sulla loro diagnosi e prognosi. Questo lavoro analizza i risultati degli studi pubblicati dal 1993 al 2004, per valutare gli atteggiamenti dei medici e le loro opinioni riguardo al rivelare diagnosi e prognosi, per esplorare la consapevolezza di malattia nei pazienti oncologici e le sue relazioni con altri fattori. Parole chiave: consapevolezza di malattia, diagnosi, prognosi. Summary The most frequently discussed ethical issue within the context of cancer treatment is whether patients should be told their diagnosis and prognosis.This work analyses results of studies published from 1993 to 2004, in order to assess physicians’ attitudes and their opinions about disclosure of diagnosis and prognosis, to evaluate illness awareness in cancer patients and to explore its relationship with other factors. Key words: illness awareness, diagnosis, prognosis. INTRODUZIONE Dalla tendenza a ritenere che la consapevolezza della gravità delle condizioni di salute costituisse per il paziente una fonte di sofferenza rispetto alla quale era necessario “proteggerlo”, l’atteggiamento dei medici è progressivamente cambiato, arrivando a riconoscere il bisogno di informazione dei pazienti e l’importanza di rispondere a tale bisogno (1). Nella prospettiva del processo di accettazione e di adattamento alla malattia, la comunicazione delle notizie e delle informazioni relative al trattamento risponde infatti a bisogni essenziali del paziente: bisogno di mantenere un senso di controllo per far fronte alla situazione di incertezza determinata dalla condizione di malattia e di identificare, anche in termini esistenziali, il significato della propria esperienza di malattia. Nonostante sia sempre più diffusa la tendenza a ritenere che i pazienti debbano essere adeguatamente informati, si è osservato che effettivamente essi sanno ancora poco. Lo scopo di questo lavoro è quello di analizzare gli studi presenti in letteratura sulla consapevolezza di malattia, al fine di valutare le informazioni che vengono fornite al paziente nei vari stadi di malattia, quale sia l’effettivo grado di consapevolezza dei pazienti, quali strumenti siano utilizzati per indagare la consapevolezza e quanto altri fattori influiscano sulla consapevolezza di malattia. MATERIALI E METODI Al fine di valutare il grado di informazioni fornite al paziente, la sua consapevolezza e gli strumenti utilizzati per indagarla, abbiamo effettuato una ricerca bibliografica sulla consapevolezza di malattia, analizzando i lavori pubblicati negli ultimi anni. La ricerca si è svolta tramite la consultazione di riviste scientifiche indicizzate, di siti Numero 3 autunno 2005 - www.sicp.it 41 LA RIVISTA ITALIANA DI C URE P ALLIATIVE Studi internet e di articoli presenti in Medline. Abbiamo valutato 21 lavori sul tema della consapevolezza, per un totale di 7.301 pazienti con cancro (valutando il loro grado di consapevolezza) e 1.166 medici (valutando le loro opinioni sulla comunicazione delle informazioni). Di ogni singolo lavoro che valuta la consapevolezza dei pazienti, abbiamo analizzato i seguenti elementi: numero di pazienti, stadio di malattia, strumenti utilizzati per inda- gare la consapevolezza di malattia, risultati, correlazioni fra consapevolezza e altri fattori (morbidità psichiatrica, genere, età, livelli educativi, speranza, locus of control, coping, bisogno d’informazione, benefici, qualità di vita). Abbiamo inoltre analizzato le opinioni dei medici riguardo alla comunicazione di diagnosi e prognosi, insieme alle loro percezioni riguardo alla consapevolezza dei pazienti. Tutti i lavori revisionati sono riportati in tabella 1. Tabella 1. Studi revisionati 42 Studi Pazienti Alexander et al., 1993, India 60 pazienti di una unità di oncologia Pronzato et al., 1994, Italia 100 pazienti con cancro in fase avanzata, che si rivolgevano a una unità operativa di Oncologia Medica Interviste 38% consapevoli natura maligna di malattia; nessun paziente aveva una corretta idea della prognosi infausta; l’11,5% di 87 pazienti sottoposti a chemioterapia aveva una corretta percezione dell’intento palliativo del trattamento; pochi pazienti insoddisfatti per le informazioni ricevute; maggior consapevolezza nelle donne e in pazienti con livelli educativi elevati. Centeno-Cortes e Nun-Olarte, 1994, Spagna 97 pazienti con cancro in fase avanzata Intervista semi-strutturata e questionario sui bisogni psico-sociali 68% pazienti non informati della diagnosi; 60% dei pazienti non informati presentava un alto grado di sospetto della diagnosi; il 42% di loro non desiderava ricevere ulteriori informazioni. Nel gruppo di pazienti informati non c’era stato un incremento nei sintomi percepiti di ansia, disperazione, tristezza, depressione, insonnia o paura, se comparati col gruppo di pazienti non informati. Il 75% dei pazienti informati sulla propria diagnosi era abile nel riuscire a discutere della propria malattia e delle sue conseguenze, laddove solo il 25% dei pazienti non informati, riusciva a farlo. Morasso et al., 1997, Italia 54 pazienti: 35 dell’NCI di Genova; 19 pazienti ricoverati in due ospedali Intervista semi-strutturata 37% completamente consapevoli; 35,2% parzialmente consapevoli con meccanismi di difesa; 27,8% non consapevoli. I pazienti dell’Istituto Nazionale di Cancro di Genova si sono rivelati più frequentemente consapevoli, comparati con i pazienti intervistati negli ospedali. Chandra et al., 1998, India 294 pazienti, pervenuti da poco a un centro oncologico Numero 3 autunno 2005 - www.sicp.it Strumenti Risultati 40% diagnosi psichiatrica; 13% depressione maggiore; 33,3% inconsapevole della diagnosi di cancro; 82% percepiva il trattamento come curativo. Morbidità psichiatrica significativamente meno comune nei pazienti che non sapevano di avere un cancro e in coloro che percepivano il trattamento come curativo. 54% consapevoli; 46% non consapevoli. Cancro orale e consapevolezza dei parenti più prevalenti nei pazienti consapevoli. Molti dei pazienti inconsapevoli hanno rifiutato il trattamento psicologico. Riguardo alla morbidità psichiatrica, gli autori non hanno riscontrato differenze fra i due gruppi. LA RIVISTA ITALIANA DI C URE P ALLIATIVE Studi Pazienti Strumenti Risultati IGEO, 1999, Italia 2088 pazienti con cancro in fase avanzata 2 VAS: - malattia facile/difficile da curare; - malattia non grave/grave 26% si riteneva “difficile da curare”, il 39% “facile da curare”; 47% riteneva “grave” la propria malattia. Lin, 1999, Taiwan 112 pazienti con dolore da cancro Grassi et al., 2000, Italia 675 medici Questionario (10 items) 45% dei medici ritiene che i pazienti dovrebbero essere sempre informati sulla propria diagnosi; solo il 25% comunica sempre la diagnosi nella pratica. 1/3 dei medici persiste nel credere che il paziente non voglia mai conoscere la verità. 86% dei medici ha indicato come importante il bisogno di avere linee-guida per comunicare notizie infauste. Leydon et al., 2000, Inghilterra 17 pazienti con cancro diagnosticato nei precedenti 6 mesi Interviste approfondite Tutti i pazienti desiderano ricevere informazioni di base sulla diagnosi e il trattamento, ma non tutti sono ugualmente desiderosi di ricevere ulteriori informazioni sui successivi stadi di malattia. Fiducia, speranza e compassione limitano i desideri dei pazienti e i loro conseguenti sforzi di ricevere ulteriori informazioni. Caruso et al., 2000, Italia I. 311 adulti II. 92 anziani Intervista clinica semi-strutturata Significative differenze fra i due gruppi riguardo a informazioni e consapevolezza della propria diagnosi. In ogni gruppo, significative differenze fra informazioni sulla propria diagnosi e progressione di malattia e fra consapevolezza di diagnosi e progressione di malattia. Principali bisogni espressi da entrambi i gruppi: bisogno di ricevere informazioni più chiare e bisogno di avere un contenimento emotivo. Chochinov et al., 2000, Canada 200 pazienti con cancro in fase avanzata Intervista semi-strutturata 9,5% negazione della prognosi terminale; 17% parziale consapevolezza; 73,5% completa consapevolezza. Non consapevolezza associata a depressione, genere maschile, anzianità e intensi contatti sociali. Iconomou et al., 2002, Grecia 100 pazienti Interviste Grande desiderio di informazione soprattutto su diagnosi, prognosi, sul funzionamento e sulle conseguenze della chemioterapia. 37% consapevole di diagnosi (i più giovani e quelli con livelli educativi più elevati). Bozcuk et al., 2002,Turchia 100 pazienti con cancro Dati sulla malattia del paziente, caratteristiche sociali, fattori clinici, EORTC QLQ-C30 44% non consapevole della propria diagnosi di cancro. I punteggi del funzionamento, dei sintomi, dello stato globale di salute e della qualità di vita non differiscono sulla base dell’informazione data o non data sulla diagnosi. Determinanti di un buon funzionamento emotivo: genere maschile, buon funzionamento sociale e assenza di stitichezza. 79% dei pazienti informati sulla diagnosi; i pazienti più anziani e quelli con livelli educativi più bassi era meno probabile che venissero informati. I pazienti informati tendevano a esperire livelli più bassi di intensità del dolore, livelli più bassi di interferenza con la vita quotidiana ed erano più soddisfatti per la gestione del dolore da parte di medici e infermiere. Numero 3 autunno 2005 - www.sicp.it 43 LA RIVISTA ITALIANA DI C URE P ALLIATIVE Studi Studi Pazienti Strumenti Risultati Ritorto et al., 2002, Italia 91 medici 195 pazienti con cancro dell’apparato polmonare e gastro-enterico (entro 3 mesi dalla diagnosi) Intervista strutturata con l’utilizzo di questionari di autovalutazione 91% dei pazienti riferisce di aver ricevuto una spiegazione della propria malattia; i medici (91% si dichiara a favore della comunicazione della diagnosi) riferiscono di aver informato i pazienti nel 64,2% dei casi; 48% dei pazienti conosce di fatto la natura della sua malattia. 46% dei medici comunica la diagnosi con una terminologia corretta. Nord et al., 2003, Norvegia 2.983 pazienti con cancro in fase avanzata “Hai o hai avuto il cancro?” 20% ha negato la propria precedente diagnosi di cancro, percentuale costituita principalmente da uomini (54%) e da coloro ai quali era stata fatta una diagnosi quando erano molto giovani o anziani. Datanalysis, 2003, Italia 400 oncologi medici operanti nei principali centri oncologici italiani Interviste 88% ritiene giusta la comunicazione della diagnosi; il 74% di una prognosi infausta; 88% ritiene giusto decidere insieme ai familiari cosa comunicare; 49,25% ritiene i familiari contrari a informare il paziente; 70,5% ritiene che i pazienti desiderino conoscere la diagnosi; 30,25% la prognosi. Helft et al., 2003, USA 179 pazienti con cancro in fase avanzata Interviste strutturate: scala semi-quantitativa per la consapevolezza della propria prognosi; FACT-G Molti pazienti hanno una visione irrealistica della propria prognosi. Coloro che presentavano una visione più accurata di prognosi, i soggetti femminili e quelli con livelli educativi più elevati manifestavano una speranza ridotta, che era correlata a uno scarso senso di coping. Tang e Lee, 2003, Taiwan 44 Il bisogno di informazioni dei pazienti Taiwanesi con cancro è sostanziale, nonostante i medici continuino a non rivelare loro la prognosi e informazioni dettagliate correlate alla malattia. I pazienti hanno espresso una forte preferenza di essere informati della propria condizione prima che vengano informati i membri della propria famiglia. Atesci et al., 2004, Turchia 117 pazienti con cancro SCID, HADS, GHQ 30% diagnosi psichiatrica. 54,7% inconsapevole della propria diagnosi di cancro. Correlazione fra consapevolezza e morbidità psichiatrica. 67,9% dei pazienti consapevoli dichiarano di aver supposto la loro malattia dai processi di trattamento o dagli effetti collaterali dei farmaci. Lin e Tsay, 2004, Taiwan 124 pazienti con cancro Background Information Form, MHLC, HHI, registrazioni mediche dei pazienti Livelli medi di speranza. I pazienti consapevoli della propria diagnosi hanno riportato livelli di speranza e livelli di locus of control interno della malattia significativamente più alti dei pazienti non informati. Il locus of control interno si è rivelato significativamente positivamente correlato ai livelli di speranza, mentre il locus esterno significativamente negativamente correlato ai livelli di speranza. Montrone et al., 2004, Italia 78 pazienti con cancro in fase avanzata Scala Mo.Lo.Ru. Polarizzazione verso i due estremi di consapevolezza (assenza totale di consapevolezza-massima consapevolezza). Correlazione tra pazienti anziani e non consapevolezza totale. Numero 3 autunno 2005 - www.sicp.it LA RIVISTA ITALIANA DI C URE P ALLIATIVE RISULTATI Strumenti Dalla nostra revisione è emerso che in letteratura non sono presenti strumenti standardizzati per la valutazione della consapevolezza di malattia. Dei 21 studi da noi revisionati, la maggior parte ha utilizzato interviste cliniche semi-strutturate per indagare la consapevolezza di diagnosi e di prognosi nei pazienti, avvalendosi di domande differenti che rendono arbitraria l’interpretazione e difficile il confronto dei risultati fra i vari studi. Consapevolezza di diagnosi Dagli studi analizzati(2-11) emerge una grande carenza nella consapevolezza dei pazienti con cancro, relativamente alla propria diagnosi e alla natura maligna della propria malattia (tabella 2). Si sono rilevate percentuali molto alte di pazienti non consapevoli della propria diagnosi (range 20-54,7%). Le percentuali di pazienti consapevoli di diagnosi rimangono, in tutti gli studi esaminati, al di sotto del 50%, a eccezione del lavoro di Chandra et al. (5) che riportano un 54% di pazienti consapevoli. Consapevolezza di prognosi A eccezione di Chochinov et al. (12), i quali hanno rilevato una percentuale molto elevata di pazienti con una completa consapevolezza di prognosi (73,5%), gli altri autori (3,13) hanno riportato che la maggior parte dei pazienti con cancro in fase avanzata presenta una visione irrealistica della propria prognosi. Montrone et al. (14), in una scala a sei gradini, da un estremo di assenza totale di consapevolezza a un estremo di massima consapevolezza, evidenziano una tendenza alla polarizzazione verso i due estremi, dove comunque la frequenza della non consapevolezza si presenta più alta di quella della consapevolezza. Tabella 2. Consapevolezza di diagnosi Lavori Pazienti consapevoli Alexander et al., 1993 60 pazienti Pazienti non consapevoli 33,3% Pronzato et al., 1994 100 pazienti 38% Morasso et al., 1997 54 pazienti 37% completamente consapevoli; 35,2% parzialmente consapevoli con meccanismi di difesa 27,8% Chandra et al., 1998 294 pazienti 54% 46% 26% “malattia difficile da curare”; 47% “malattia grave” 39% “facile da curare” IGEO, 1999 2.088 pazienti Bozcuk et al., 2002 100 pazienti 44% Ritorto et al., 2002 195 pazienti 48% Iconomou et al., 2002 100 pazienti 37% Nord et al., 2003 2.983 pazienti 20% Atesci et al., 2004 117 pazienti 54,7% Numero 3 autunno 2005 - www.sicp.it 45 Studi Consapevolezza del trattamento palliativo Pronzato et al.(3) riportano che solo l’11,5% di pazienti sottoposti a trattamento chemioterapico aveva una corretta percezione dell’intento palliativo della terapia, mentre la maggior parte dei pazienti credeva che la chemioterapia fosse preventiva. Qualità di vita I risultati del lavoro di Bozcuk et al.(7) hanno riscontrato che, se l’informazione sulla diagnosi viene fornita al paziente, i suoi punteggi relativi alle scale di funzionamento generale, dei sintomi, dello stato globale di salute e della qualità di vita non differiscono, se confrontati con i punteggi di pazienti a cui non è stata rivelata la diagnosi. Morbidità psichiatrica Riguardo alla morbidità psichiatrica, i dati riportati dai lavori da noi revisionati risultano contrastanti. Atesci et al. (11) hanno rilevato come questo fattore sia significativamente più elevato nei pazienti consapevoli, rispetto a quelli inconsapevoli, riscontrando dunque una correlazione positiva fra consapevolezza di malattia e presenza di morbidità psichiatrica. Anche il lavoro di Alexander et al.(2) ha riscontrato una correlazione fra morbidità psichiatrica e consapevolezza di malattia. Chandra et al.(5) non hanno, invece, rilevato differenze fra il gruppo di pazienti consapevoli e quello di pazienti inconsapevoli, relativamente alla morbidità psichiatrica. Questi autori hanno però rilevato che nel gruppo di pazienti inconsapevoli, molti hanno rifiutato il trattamento psicologico. Riguardo alla correlazione fra morbidità psichiatrica e consapevolezza di prognosi, Chochinov et al.(12) hanno riscontrato che la depressione risultava circa tre volte maggiore nei pazienti non consapevoli della propria prognosi, se paragonati con i pazienti con una parziale o completa consapevolezza. Speranza, locus of control, coping Nel lavoro di Lin e Tsay (15) i pazienti consapevoli della propria diagnosi riportano livelli di speranza e livelli di locus of control interno di malattia, significativamente più alti dei pazienti non informati sulla propria diagnosi. 46 Numero 3 autunno 2005 - www.sicp.it LA RIVISTA ITALIANA DI C URE P ALLIATIVE Relativamente alla consapevolezza di prognosi, Helft et al.(13) hanno, invece, rilevato che i pazienti con una visione più accurata e più consapevole della propria prognosi, manifestavano una speranza ridotta, correlata a uno scarso senso di coping. Genere, età, livelli educativi Relativamente alla consapevolezza di diagnosi, il gruppo di pazienti che ha negato la propria diagnosi di cancro, nel lavoro di Nord et al.(10), è costituito principalmente da uomini. Nel lavoro di Iconomou et al.(9) i pazienti consapevoli della propria diagnosi erano costituiti soprattutto dai soggetti più giovani e da quelli con livelli educativi più elevati. In Pronzato et al.(3) le donne e i pazienti con alti livelli educativi hanno mostrato una consapevolezza maggiore della propria diagnosi. Lin (16) riporta che è meno probabile che venga comunicata la diagnosi di cancro ai pazienti più anziani e a quelli con livelli educativi più bassi. Riguardo alla consapevolezza di prognosi, nel lavoro di Helft et al.(13) coloro che ne presentavano una visione più accurata, erano i soggetti femminili e quelli con livelli educativi più elevati. Nel lavoro di Chochinov et al.(12) la non consapevolezza di prognosi si è rivelata associata al genere maschile e all’anzianità dei pazienti. Montrone et al.(14) hanno evidenziato una correlazione significativa tra età dei pazienti e livelli di consapevolezza: hanno riscontrato come nei pazienti anziani siano molto più alti i livelli di non consapevolezza totale; viceversa nei malati più giovani risultano più alti i livelli di consapevolezza totale. Bisogno d’informazione Leydon et al.(17) hanno rilevato che tutti i pazienti del loro studio desideravano ricevere informazioni di base su diagnosi e trattamento, ma non tutti desideravano ulteriori informazioni sui successivi stadi di malattia. Centeno-Cortes e Nuñez-Olarte (18) hanno rilevato che il 42% di un gruppo di pazienti non informati sulla propria diagnosi, ma con un alto grado di sospetto, non desiderava ricevere ulteriori informazioni. Secondo Caruso et al.(19) avere informazioni più chiare rientra tra i principali bisogni dei pazienti. Iconomou et al.(9) hanno rilevato un grande desiderio di LA RIVISTA ITALIANA DI C URE P ALLIATIVE informazione nei pazienti con cancro, soprattutto su diagnosi, prognosi, sul funzionamento e sulle conseguenze della chemioterapia. Tang e Lee(20) hanno evidenziato che il bisogno di informazioni dei pazienti con cancro è sostanziale, nonostante i medici continuino a non rivelare loro la prognosi e informazioni dettagliate sulla malattia. Benefici della consapevolezza Le informazioni sulla diagnosi sembrano costituire un beneficio nello stabilire relazioni e comunicazioni soddisfacenti fra i pazienti, i familiari e lo staff. Centeno-Cortes e Nuñez-Olarte(18) hanno riscontrato che il 75% dei pazienti informati sulla propria diagnosi era infatti abile nel riuscire a discutere della propria malattia e delle sue conseguenze, laddove solo il 25% di coloro che non erano stati informati, riusciva a farlo. Inoltre hanno evidenziato che nel gruppo di pazienti informati non c’era stato un incremento nei sintomi percepiti di ansia, disperazione, tristezza, depressione, insonnia o paura, rispetto ai pazienti non informati. La consapevolezza della diagnosi nel cancro sembra correlata a un miglior controllo dei sintomi e alla soddisfazione del paziente per le cure(16). La comunicazione dei medici relativamente a diagnosi e prognosi Nei lavori revisionati sono emerse differenze fra ciò che i medici ritengono giusto comunicare, riguardo a diagnosi e prognosi, e il loro comportamento effettivo nella pratica quotidiana. Nel lavoro di Ritorto et al.(8), il 91% dei medici si è dichiarato a favore della comunicazione della diagnosi, ma la percentuale media di pazienti che ritengono di aver informato è del 64,2%; in realtà solo il 48% dei pazienti ha mostrato di conoscere di fatto la natura della sua malattia. Nello studio di Grassi et al.(21) il 45% dei medici ha indicato, in teoria, che i pazienti dovrebbero essere sempre informati sulla propria diagnosi, ma solo il 25% di loro ha riportato di comunicare sempre la diagnosi nella pratica. Inoltre, 1/3 dei medici persiste nel credere che il paziente non voglia mai conoscere la verità. Dall’indagine di Datanalysis(22) emergono differenze riguardo all’opinione dei medici sulla comunicazione della diagnosi e della prognosi: mentre l’88% ritiene giusta la comunicazione della diagnosi di tumore maligno, la percentuale scende al 74% quando si tratta di fornire informazioni su una prognosi infausta. La percezione degli oncologi (nel 70,5% dei casi) è che i pazienti abbiano il desiderio di esser messi a conoscenza della diagnosi della propria malattia, mentre solo il 30,25% degli oncologi ritiene che il malato oncologico desideri essere a conoscenza della propria prognosi. DISCUSSIONE Differenze fra comunicazione delle informazioni e consapevolezza Nonostante nelle interviste i medici si dichiarino a favore della comunicazione di diagnosi e prognosi, le percentuali di pazienti che conoscono la natura della malattia da cui sono affetti, sono ancora troppo basse. È importante sottolineare che la comunicazione delle informazioni da parte del medico non corrisponde automaticamente a una presa di coscienza da parte del paziente. Quando il medico fornisce informazioni e spiegazioni ai pazienti, molti di loro possono presentare difficoltà nel comprendere queste informazioni (23). Infatti l’assimilazione dell’informazione da parte del paziente riguardo alla propria diagnosi, alle opzioni di trattamento e alla prognosi, non dipende solo dalla quantità di informazioni che riceve e dalla qualità delle interazioni con i medici, ma anche da alcune caratteristiche del paziente stesso (24). Il processo con cui il paziente attribuisce significato alle informazioni ricevute, è lungo e complesso ed è costituito da livelli successivi, in cui il paziente comincia a comprendere la propria situazione e ad accettarla a livello emotivo (25). Questo processo può essere influenzato dal background culturale, dai bisogni, dalle aspettative, dalle abilità di coping, dai meccanismi di difesa e dal locus of control di malattia(4). Inoltre il paziente può non comprendere l’informazione data e non riconoscere la gravità della propria condizione, a causa, per esempio, di difficoltà cognitive (paziente anziano). In questo caso il paziente può ritenere che la sua vita e i suoi progetti non saranno modificati dalla malattia. Numero 3 autunno 2005 - www.sicp.it 47 Studi Consapevolezza come processo dinamico Secondo Field e Copp (26) i pazienti possono entrare e uscire dal contesto di piena consapevolezza di prognosi, a volte riconoscendo l’imminenza della morte e preparandosi a essa, a volte negando che stanno per morire. Poiché i pazienti non sono costanti nelle loro risposte emotive e cognitive, è importante prendere in considerazione il ruolo della negazione durante le fasi terminali di malattia. I pazienti possono esercitare una sorta di controllo sul modo in cui gestire la consapevolezza di malattia e di morte e, in alcuni casi, forme più o meno marcate di negazione possono rispondere a questo scopo. Talvolta la minaccia causata dalla malattia diventa più importante della malattia stessa e il paziente mette in atto meccanismi per proteggersi dal distress emotivo, al punto di impedire, rallentare o solo sospendere temporaneamente l’acquisizione di consapevolezza. Dunque è utile guardare alla consapevolezza come a un processo dinamico che si modifica nel corso della malattia ed è influenzato sia dalla quantità e qualità dell’informazione ricevuta dal medico, sia dal significato che il paziente attribuisce a questa informazione. Importanza della metodologia La maggior parte degli strumenti utilizzati per indagare la consapevolezza, è costituita da interviste cliniche semistrutturate, rimanendo il colloquio clinico il principale strumento per indagare la consapevolezza di malattia. Si sottolinea la necessità di sviluppare e utilizzare per ricerche future strumenti standardizzati, domande specifiche con una specifica codifica, per una valutazione della consapevolezza di malattia più approfondita e obiettiva, in grado di cogliere le sfumature e i meccanismi di difesa, e perché i risultati dei vari lavori possano essere comparati fra loro. A questo proposito, si presenta significativo lo studio di Montrone et al.(14), il quale indaga diversi livelli di consapevolezza di diagnosi e di prognosi, suggerendo domande specifiche da sottoporre al paziente, quali per esempio “Secondo Lei qual è la causa del suo dolore e della sua sofferenza?”, “è guarito dal tumore iniziale?” Di estrema rilevanza è la metodologia applicata da Morasso et al.(4) che, in base a contenuti cognitivi ed emo- 48 Numero 3 autunno 2005 - www.sicp.it LA RIVISTA ITALIANA DI C URE P ALLIATIVE tivi, propongono un’ipotesi di classificazione del grado di consapevolezza che va da un estremo di completa consapevolezza del paziente fino a una completa inconsapevolezza, inserendo vari gradi e sfumature di consapevolezza con meccanismi di difesa: paziente consapevole che razionalizza, paziente consapevole che nega, paziente consapevole introverso, paziente consapevole con caratteristiche incongruenti e paziente informato non consapevole. CORRELAZIONI RISCONTRATE Consapevolezza di diagnosi Negli studi revisionati, si sono riscontrate correlazioni positive fra consapevolezza di diagnosi da una parte e speranza, locus of control interno di malattia, genere femminile, giovane età, alti livelli educativi, disponibilità al trattamento psicologico dall’altra. Sembra che i pazienti consapevoli della propria diagnosi siano costituiti soprattutto da soggetti femminili, di giovane età e con elevati livelli educativi; sembra inoltre che questi pazienti, rispetto a quelli non consapevoli, presentino livelli di speranza più elevati, un locus of control interno di malattia e che siano più disponibili al trattamento psicologico. Due lavori (2,11) hanno, inoltre, riscontrato una correlazione positiva fra consapevolezza di diagnosi e morbidità psichiatrica. La comprensione della diagnosi potrebbe costituire un fattore di stress per il paziente, in quanto può destare timori riguardo alla malattia e al suo trattamento, e conseguentemente portare a disturbi psichiatrici. La medesima correlazione non è stata, però, riscontrata da un altro studio(5). Consapevolezza di prognosi A eccezione dello studio di Chochinov et al.(12), i quali riportano una percentuale elevata di pazienti consapevoli di prognosi, negli altri lavori revisionati sembra che la consapevolezza di prognosi sia ancora più bassa rispetto alla consapevolezza di diagnosi e questo sembra riflettere il desiderio del paziente di non ricevere informazioni sulla propria prognosi. La consapevolezza di prognosi risulta correlata a scarsi livelli di speranza e a scarse abilità di coping; inoltre, come la consapevolezza di diagnosi, risulta essere correlata al genere femminile, alla giovane età e ad alti livelli educativi. LA RIVISTA ITALIANA DI C URE P ALLIATIVE Un lavoro(12) sulla consapevolezza di prognosi, dimostra che sono i pazienti non consapevoli della propria prognosi a essere più soggetti alla depressione. Un marcato stress psicologico e un turbamento emotivo porterebbero, con più probabilità, il paziente a negare la propria prognosi infausta. Bisogno d’informazione Nei lavori da noi analizzati, risulta che i pazienti siano desiderosi di ricevere informazioni sulla diagnosi, ma che lo siano in misura minore sugli stadi successivi di malattia e sulla prognosi. Questa è anche la percezione degli oncologi che, in maniera complementare ai bisogni espressi dai pazienti, ritengono più giusto fornire informazioni sulla diagnosi, rispetto a informazioni sulla prognosi. Consapevolezza e qualità di vita Riguardo alla qualità di vita, la consapevolezza di malattia non sembra peggiorare alcuna dimensione della vita in generale e del funzionamento emotivo in particolare(7); al contrario, la consapevolezza della diagnosi, nel cancro, sembra correlata a un miglior controllo dei sintomi e alla soddisfazione del paziente per le cure. Nella prospettiva del processo di accettazione e di adattamento alla malattia, la comunicazione delle notizie e delle informazioni relative al trattamento (da attuarsi in un contesto che garantisca possibilità di supporto) risponde infatti a bisogni essenziali del paziente: bisogno di mantenere un senso di controllo per far fronte alla situazione di incertezza determinata dalla condizione di malattia e di identificare, anche in termini esistenziali, il significato della propria esperienza di malattia. La consapevolezza di soffrire di una grave malattia attiverebbe nel tempo una serie di caratteristiche reazioni emotive funzionali alle fasi del processo di adattamento e di accettazione della malattia(3). Canali aperti di comunicazione aiuterebbero, infatti, a mantenere la fiducia fra pazienti e medici. Le decisioni terapeutiche possono di conseguenza essere discusse con il paziente ed essere prese col suo pieno consenso e consapevolezza. Ciò fornisce al paziente l’opportunità di chiarire dubbi e paure, riducendo l’incertezza e permettendo al paziente adattamenti pratici ed emotivi alla malattia. CONCLUSIONI Dagli studi revisionati, emerge una grande carenza riguardo alla consapevolezza di malattia nei pazienti oncologici. Le percentuali dei pazienti non consapevoli della diagnosi, della natura maligna della propria malattia e della prognosi, sono ancora molto alte. Spesso i pazienti deducono la loro malattia dai processi di trattamento o dagli effetti collaterali dei farmaci e in stadi avanzati sono in pochi a mostrare una corretta percezione dell’intento palliativo della terapia. Questi dati suggeriscono che c’è una certa discrepanza tra ciò che i medici ritengono giusto comunicare, ciò che affermano di comunicare al paziente e la consapevolezza effettiva del paziente riguardo alla propria malattia e allo stadio della propria malattia. A tal proposito, sarebbe di fondamentale importanza riuscire ad avere strumenti, in futuro, in grado di discriminare quanto questa ampia porzione di scarsa consapevolezza riscontrata nei pazienti, sia una conseguenza delle poche informazioni ricevute dai medici, oppure derivi dalla difficoltà da parte del paziente a interpretare l’informazione ricevuta, ad accettarla a livello emotivo e a tutti i possibili meccanismi di difesa (soprattutto la negazione) che intervengono nel processo dinamico della consapevolezza. Alcuni studi hanno indicato una serie di domande per valutare la consapevolezza nei pazienti, ma ancora non è sufficiente. Risulta di estrema importanza sistematizzarle in un questionario standardizzato, che consenta di rilevare le sfumature e i meccanismi di difesa e consenta di poter confrontare con più rigore le percentuali di consapevolezza riscontrate in ciascuno studio. All’hospice di Rimini stiamo conducendo uno studio descrittivo-osservazionale sulla consapevolezza di diagnosi e di prognosi dei pazienti ricoverati e sulla percezione degli operatori sanitari, insieme all’hospice di Savignano sul Rubicone e in collaborazione con la Fondazione Taccia. È in programma, inoltre, una seconda parte della ricerca, per valutare se la consapevolezza di prognosi si possa modificare, in rapporto all’aumentare dei giorni di ricovero in hospice. Numero 3 autunno 2005 - www.sicp.it 49 Studi Bibliografia 1. Goldeberg RJ. Disclosure of information to adult cancer patients: issues and updates. 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