Riflessioni EPIFANIA 2012

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Riflessioni EPIFANIA 2012
Riflessione sulle Letture dell’Epifania 2012
Dal libro del Profeta Isaia Is 60,1-6
Dal Salmo 71
Dalla lettera di S. Paolo Ap. agli Efesini Ef 3,2-3a.5-6
Dal vangelo secondo Matteo Mt 2,1-12
Agli Amici di San Giovanni
Ti benedica il Signore e ti custodisca nella pace e nella perenne visione del Suo Volto.
Quanti riflessioni e quanti pensieri mi suscita la lettura del capitolo odierno di Isaia! È veramente degno di un
Re quanto ci dice. L’immagine della luce di Dio che scende sul Redentore e dissipa le nebbie, buca le tenebre pesanti, fa brillare il Nato come un sole che guida gli umani su vie sicure, lontano dai sentieri instabili, dai burroni della
perdizione, mi appassiona e mi confonde. La ricchezza delle sua Grazia sarà portata da mandrie di cammelli e dromedari che bramendo anch’essi glorificheranno Iddio e verranno carichi di perdono, di amore, di ricchezze spirituali
mille e mille volte più preziosi dei doni venuti dall’Oriente per gli omaggi dei Magi al Re dei poveri.
Questi non sembrano essere i giorni del Signore, perché sono veramente tristi per il materialismo che tenta di
cancellare ogni anelito dello spirito riducendo tutto a squallido calcolo finanziario, economico, di convenienza, senza alcuna verifica di liceità e di moralità.
Ma non può essere così, non può finire tutto in questo modo perché sarebbe il trionfo del male e la sconfitta
del bene “… Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace, finché non si spenga la luna …” dunque finché la luna
tornerà a brillare nei nostri cieli trionferà il giusto e abbonderà la pace, anche se le apparenze sono contrarie. Ma
dobbiamo impegnarci, combattere senza tregua e con fiducia perché le “armi della luce” che indossiamo ci faranno
prevalere sul male. Quest’aria pesante, avvelenata che respiriamo in questi tempi dobbiamo tentare di purificarla
con la preghiera e l’esempio di noi tutti che conosciamo e adoriamo il nostro Fratello, Padre e Signore Gesù. Egli ci
farà vincere le forze del male e della mediocrità. Sì, perché molta parte del male di oggi è dovuto alla mediocrità e
alla cialtroneria che ci caratterizzano. Affidiamoci a Lui con il cuore leggero e con la certezza ”che le forze del male
non prevarranno”. Io penso che la mancanza della ricerca di Dio tipica di quest’oggi più che a un deliberato disegno
di disordine viene dall’infingardaggine propria di queste generazioni svogliate e disattente, non propense alla riflessione interiore, al sacrificio, alla rinuncia di tutto ciò che è dubbio o troppo facile e comodo. Sì, vogliamo tutto e subito perché ci spetta di diritto e se mi viene negato cercherò di portarlo via al mio vicino. Peggio per lui, perché è
stato ingombrante con la sua presenza, non deve frapporsi fra me e l’oggetto delle mie voglie! Cosa abbiamo capito
di Cristo?
San Paolo ci ricorda che il mistero che “… ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello
Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.” Ora è pienamente manifesto che formiamo lo stesso
corpo mistico della Chiesa del Cristo e con Lui siamo coeredi delle promesse del Padre. Ma dobbiamo volerlo con
tutta la forza della nostra anima che è di origine divina e quindi capace di capire e di donarsi interamente, come
fanno gli innamorati, al Signore nostro. L’infinita misericordia di Dio ci concederà il perdono dei nostri peccati anche se reiterati più e più volte anche se invano oggetto di promesse … saremo salvati nonostante tutto perché crediamo in Lui e perché Lo amiamo. Così impareremo a non peccare più.
Amici cari, la nostra permanenza sulla terra, anche se sarà di cent’anni, è un soffio. Ho imparato ora, nella
vecchiaia, che non dobbiamo attaccarci troppo ad essa nell’effimera illusione del possesso di un benessere solo
materiale, rinunciando in tal modo all’eternità della gioia celeste. Noi che crediamo, che siamo i “benedicti Patris
mei” e che possiederemo il Regno preparato fin dalla creazione del mondo, dobbiamo vivere questa nostra vita nella serenità e nella semplicità, cercando sì il benessere, ma con saggezza e onestà, senza affanno e mai nell’oblio del
fine ultimo della nostra esistenza.
L’Evangelista Matteo ci narra della visita dei Magi alla capanna di Betlemme, della stella che li guidò fino al Re
dei Giudei e della loro intenzione “… siamo venuti ad adorarlo”. Lo trovarono nella stalla e lo adorarono offrendogli
doni regali. I Magi venivano dalla Persia e probabilmente erano astrologi del culto di Zoroastro, antichissimo culto
monoteista. Per evidente ispirazione divina, attraverso le loro sapienze matematico-astronomiche, scoprirono e
forse previdero l’apparizione della stella-cometa e intrapresero un viaggio lunghissimo per quei tempi, a dorso di
cammello, per conoscere questo straordinario Re che stava per apparire sulla terra. Chissà cosa pensavano, quali
imprese umane e politiche dovesse compiere in quel mondo. Ma l’intuizione divina fece capire loro che non era un
semplice re, ma Qualcuno totalmente “altro” e “videro il Bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono”. Tu, umile Bambinello non sei un re potente, non un imperatore magnifico, sei il Creatore, il Pantocratore,
l’Indefinibile, il fratello e il padre di tutti noi: i Magi e tutti quelli che hanno uno spirito si prostrarono, si prostrano
davanti a Te. Perché quei doni? Stavolta non sono i pastori, gli umili a rapportarsi con Te, ma persone ricche, dotte,
importanti, che da molto lontano, seguendo il segno divino della cometa, vengono a offrire in ginocchio doni - simboli di regalità. Prima gli umili poi i nobili, cioè, tutti si umiliano difronte a Te Signore degli umili e dei potenti.
La stessa gioia che provarono quegli antichi saggi, scelti dall’Onnipotente, quando videro la stella, la proviamo
di nuovo anche noi oggi al suo ricordo, davanti ai presepi. Dell’orrenda gelosia del perfido Erode1 sappiamo che nulla poté contro Gesù protetto dagli Angeli. Non lo dobbiamo dimenticare: Dio interviene sempre perché il suo progetto di amore per l’umanità si realizzi anche contro il male più insidioso che tenta di ostacolarlo.
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Per chi non lo sapesse l’Imperatore Augusto disse di lui che era meglio essere un porco di Erode che un suo figlio; infatti Erode fece assassinare i propri figli insieme alla maggior parte dei suoi stessi parenti. Passava disinvoltamente dai riti religiosi ebraici ai pagani pur di ingraziarsi i potenti di allora, i Romani.
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Come i Magi facciamolo anche noi oggi un dono a Gesù, nel profondo del nostro animo, un segno profondissimo di adorazione, un dono d’amore.
DUE DIVERSE INTERPRETAZIONI DELLO STESSA TEMA: L’ADORAZIONI DEI MAGI
Gentile da Fabriano: Adorazione dei
Magi (particolare), 1423 – Uffizi
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Una splendida pittura a tempera su tavola del
Tardo Gotico, commissionata da una famiglia
emergente (Strozzi) di Firenze. Scopo
l’esaltazione del mondo nobiliare e cavalleresco
ormai al tramonto; ma il tema è eminentemente devozionale. In un ambiente fiabesco di sfarzo e di ricchezza, Gentile rappresenta il Bambino nel gesto dolcissimo di accarezzare e di benedire il vecchio Re Mago che si prostra ai suoi
piedi e gli altri due che si tolgono i simboli della
regalità e del potere (la corona d’oro, la spada
e gli speroni) in omaggio al piccolo e povero Re
dei Re, coperto solo da un’umile fascia , non dai
tessuti ricamati in oro degli astanti. Ma è degno
di doni regali.
Quindi anche per Gentile come per Botticelli la
bellezza estrema delle forme e dei colori è un
traslato della bellezza spirituale del Divino. Ma
la bellezza fisica della ricchezza è solo per gli
uomini, non per Lui che ha scelto di nascere in
una stalla!
Leonardo da Vinci: Adorazione dei Magi, 1482 Uffizi
Olio su tavola, dipinto monocromatico incompiuto a causa della “fuga” a Milano e mai più completato.
Il genio di Leonardo imposta invece il dipinto in chiave intellettualistica e psicologica; vuole rappresentare lo sconvolgimento
degli animi e della natura operati dalla “epifania”, cioè
dall’apparizione del divino, del portento relativo a Dio sceso in
terra e palesatosi in maniera diretta agli occhi di tutti. Uno
sconvolgimento, forse un terremoto che fa imbizzarrire i cavalli dei combattenti sullo sfondo, ma che soprattutto fa agitare i
presenti che non trovano quiete, che cercano ansiosamente risposta alle loro numerose e drammatiche domande. Si notano
più mani che si alzano e si agitano, persone che si flettono, si
torcono nei più diversi atteggiamenti, con le più diverse
espressioni dei volti. L’artista stesso ha affermato che rappresentare le fattezze umane è cosa semplice (beato lui!), mentre
invece cosa difficile è rappresentare i moti dell’animo attraverso i gesti. È un’opera difficile, ermetica per i diversi significati
indeterminati di figure e atteggiamenti, come ben si conviene
in relazione a un tema così complesso.
È accaduto, sta accadendo un evento soprannaturale. I Re Magi qui sono in abiti semplici, ma altrettanto devotamente si genuflettono davanti al Bambino che colloquia col vecchio re e
accetta il dono offerto. Due alberi, uno dietro l’altro occupano
un posto e una parte rilevante del dipinto. Sono un alloro in
primo piano, allusione al trionfo e seminascosta una palma,
simbolo della passione e del martirio. Anche per altri pregi più
propriamente artistici, in cui non entro, il dipinto -e non solo
questo- ebbe una portata rivoluzionaria di cui tennero conto
artisti del suo tempo e altri posteriori.
04/01/2012, Giorgio