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AMNESTY
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DUEMILA
AMNESTY INTERNATIONAL RAPPORTO 2013
LA SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI NEL MONDO
ASIA E PACIFICO
MALESIA
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ASIA E PACIFICO
Il 2 ottobre, il parlamentare Afrasheem Ali è stato accoltellato a morte fuori dalla sua abitazione a Malé. Era uno
studioso musulmano molto rispettato, che promuoveva il diritto di avere diverse idee religiose all’interno dell’Islam.
MANCATO ACCERTAMENTO DELLE RESPONSABILITÀ
Le gravi carenze nel sistema giudiziario hanno reso l’impunità sempre più radicata. Tra
i principali problemi c’erano l’assenza di leggi codificate in grado di rendere giustizia in
maniera equa per tutti e la nomina di giudici privi di una preparazione formale in giurisprudenza, senza una seria valutazione delle loro qualifiche professionali. Per tutto
l’anno, le autorità sono state accusate di pregiudizio politico per aver accelerato il perseguimento dei sostenitori dell’opposizione, accusati di comportamento criminoso durante i raduni, mentre non avevano provveduto a perseguire poliziotti e altri sospettati di
aver commesso violazioni dei diritti umani durante le medesime proteste.
PENA DI MORTE
Sono state condannate a morte almeno due persone ma non ci sono state esecuzioni. Tuttavia, il presidente della Corte suprema e il ministro dell’Interno hanno rilasciato dichiarazioni che lasciavano intendere che, secondo la legge, non era da escludere una ripresa
delle esecuzioni. Anche alcune notizie diffuse dalla stampa, secondo le quali il governo
stava elaborando un progetto di legge per garantire l’applicazione delle condanne a morte,
hanno fatto temere una possibile ripresa delle esecuzioni dopo quasi sei decenni.
MALESIA
MALESIA
Capo di stato: re Abdul Halim
Mu’adzam Shah
Capo del governo: Najib Tun Razak
Leggi risalenti all’epoca coloniale che avevano consentito la detenzione arbitraria e limitato la libertà d’espressione sono state sostituite da nuove normative, che a loro volta
non sono conformi agli standard internazionali sui diritti umani. Manifestanti pacifici
che chiedevano riforme in ambito elettorale sono stati vittime di abusi da parte della polizia e di arresti di massa. Almeno 14 persone continuavano a essere detenute senza
processo ai sensi della legge sulla sicurezza interna.
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RAPPORTO 2013
CONTESTO
La coalizione del primo ministro Najib Tun Razak e l’opposizione parlamentare si stavano
preparando per le elezioni, che il primo ministro era tenuto a convocare entro marzo
2013. Il leader dell’opposizione Anwar Ibrahim, che ha dovuto affrontare il carcere e
l’interdizione da ogni carica pubblica a seguito di accuse di rilevanza penale di sodomia,
formulate a suo carico per motivazioni politiche, è stato prosciolto a gennaio.
LIBERTÀ D’ESPRESSIONE
Benché il governo abbia annunciato a luglio che avrebbe abrogato la legge sulla sedizione
del 1948, già utilizzata per reprimere il dissenso, la proposta di legge sull’armonia nazionale conteneva nuove restrizioni alla libertà d’espressione. Ai sensi dell’art. 114 A
della legge sugli atti giudiziari, un emendamento entrato in vigore a luglio, le persone fisiche che operano su Internet fornendo servizi di provider o che ospitano siti web aperti
a contributi pubblici (come forum online) sono responsabili di qualsiasi contenuto offensivo pubblicato tramite questi servizi.
A maggio, le autorità hanno messo al bando il libro dell’autrice Irshad Manji, dal titolo “Allah, libertà e
amore”, in quanto “disdicevole per la morale e l’ordine pubblico”. Nik Raina Nik Abdul Aziz, direttrice di
un negozio Borders in cui era in vendita il libro, ha dovuto affrontare una condanna a due anni di carcere
ai sensi della legge della sharia, per aver distribuito un libro offensivo verso l’Islam.
LIBERTÀ DI RIUNIONE
Lo stato ha sottoposto a vessazioni le organizzazioni della società civile critiche nei confronti delle autorità. Nonostante la legge sulle riunioni pacifiche del 2012 abbia eliminato la necessità di ottenere un permesso della polizia per tenere raduni pubblici, di
fatto possono essere vietati in quanto “proteste di strada”.
A maggio, tre leader dell’opposizione, tra cui Anwar Ibrahim, sono stati incriminati per violazione della
legge sulle riunioni pacifiche per il loro coinvolgimento nel raduno di Bersih, sostenendo che si trattava di
una presunta “protesta di strada”.
Le agenzie governative hanno perseguito una campagna di vessazione e intimidazione nei confronti di
Suara Rakyat Malaysia (Suaram), un gruppo per i diritti umani che si era attivato con successo per chiedere
un riesame giudiziario in Francia. Il gruppo aveva accusato la società di difesa navale francese Dcns di
aver corrotto funzionari malesi allo scopo di ottenere un appalto per due sottomarini.
A marzo, l’Alta corte ha archiviato l’appello della coalizione per i diritti Seksualiti Merdeka. Il gruppo aveva
invocato un riesame giudiziario per un divieto della polizia del 2012 imposto al loro festival annuale per i
diritti sessuali, che dal 2008 si era sempre svolto senza interferenze.
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ASIA E PACIFICO
USO ECCESSIVO DELLA FORZA
La polizia ha fatto un uso eccessivo della forza contro manifestanti pacifici. Le autorità
hanno respinto numerose richieste di istituire una commissione indipendente sui reclami
e la cattiva condotta della polizia (Independent Police Complaints and Misconduct Commission – Ipcmc), come raccomandato dalla commissione reale sulle operazioni di polizia
del 2005.
Alla marcia Bersih 3.0, tenutasi il 28 aprile, la polizia di Kuala Lumpur ha sparato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua contro decine di migliaia di manifestanti pacifici che chiedevano riforme in ambito elettorale.
La polizia ha picchiato chi protestava pacificamente e ha arrestato almeno 471 partecipanti.
A ottobre, il ministro dell’Interno Hishammuddin Hussein ha dichiarato in parlamento che tra il 2007 e
l’agosto 2012 la polizia aveva sparato e ucciso 298 sospetti criminali, compresi 151 cittadini indonesiani.
ARRESTI E DETENZIONI ARBITRARI
Il governo ha abrogato la legge sulla sicurezza interna (Internal Security Act – Isa), che
prevedeva la detenzione indefinita senza accusa né processo, e l’ha sostituita a luglio
con la legge (misure speciali) sui reati in materia di sicurezza. Ai sensi di quest’ultima,
la polizia ha la facoltà di detenere persone sospettate in incommunicado per 48 ore e
fino a 28 giorni senza accusa o riesame giudiziario.
A novembre erano almeno 14 i detenuti, tutti cittadini stranieri, trattenuti ai sensi dell’Isa fino alla scadenza
delle loro ordinanze di detenzione, malgrado l’abrogazione di questa legge.
RIFUGIATI E MIGRANTI
Rifugiati sono stati sottoposti a detenzione sistematica e lavoratori migranti sono incorsi
in abusi sul posto di lavoro. A giugno, l’Indonesia ha revocato il divieto, imposto da due
anni, di mandare in Malesia lavoratori domestici migranti, a causa degli abusi contro i
lavoratori domestici nel paese.
Il 12 febbraio, la Malesia ha violato il divieto internazionale di non refoulement, rimpatriando con la
forza in Arabia Saudita il blogger Hamza Kashgari, dove avrebbe affrontato l’eventualità di una condanna a morte per le accuse di rilevanza penale di apostasia, per i suoi tweet riguardanti il profeta
Maometto.
Il 30 marzo, lo studente nigeriano Onochie Martins Nwankwo è stato picchiato a morte da membri dell’Ikatan
Relawan Rakyat (Rela), un corpo civile di parapolizia, incaricato di svolgere controlli sull’immigrazione. Il
20 aprile, il parlamento ha approvato un progetto di legge sui corpi volontari della Malesia, che ha privato
i membri del Rela del potere di effettuare arresti e di portare armi da fuoco.
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RAPPORTO 2013
PENA DI MORTE
Secondo il dipartimento delle carceri, a fine febbraio erano almeno 860 i prigionieri nel
braccio della morte. Le autorità non hanno rivelato il numero di esecuzioni effettuate
nel corso dell’anno.
A ottobre, il ministro della Giustizia Nazri Aziz ha annunciato che il governo avrebbe preso in considerazione
di sostituire la pena di morte obbligatoria con sentenze carcerarie ma unicamente per reati di droga e in
determinate circostanze.
RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Malaysia: End harassment of anti-corruption campaigners (ASA 28/002/2012)
Malaysia should broaden its proposal to scrap the death penalty (ASA 28/003/2012)
Malaysia: Anwar case shows why sodomy law must be scrapped (PRE01/009/2012)
MONGOLIA
MONGOLIA
Capo di stato: Tsakhia Elbegdorj
Capo del governo: Norov Altankhuyag
(subentrato a Batbold Sukhbaatar
ad agosto)
La Mongolia ha compiuto un passo importante verso l’abolizione della pena di morte
aderendo al Secondo protocollo opzionale all’Iccpr. I processi a carico di personalità di
alto profilo, compresi esponenti politici, non sono stati conformi agli standard internazionali di equità processuale. Il mancato rispetto delle procedure dovute ha determinato
sgomberi forzati in distretti ger (insediamenti informali), a Ulaanbaatar.
CONTESTO
Il 28 giugno si sono tenute le elezioni parlamentari. Il Partito democratico di maggioranza
ha formato una coalizione di governo assieme alla Coalizione della giustizia e il Partito
verde-Volontà civile.
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