Caratterizzazione funzionale della biosintesi degli aromi delle uve
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Caratterizzazione funzionale della biosintesi degli aromi delle uve
Review n. 14 – Italus Hortus 18 (2), 2011: 39-61 Caratterizzazione funzionale della biosintesi degli aromi delle uve durante lo sviluppo dell’acino e controllo della qualità aromatica delle uve D’Onofrio Claudio* Laboratorio di Ricerche Viticole ed Enologiche, Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie Legnose “G. Scaramuzzi”, Università di Pisa Ricezione: 1 giugno 2011; Accettazione: 25 giugno 2011 F un c t i on a l c h a ra c te ris a tion of aroma biosynthesis during berry development and management of grape aroma quality Abstract. Grapevine is one of the most important crops in the world and many research groups have focused their attention on it. The technological potential of a grape variety depends on some compounds derived from secondary metabolism, such as flavanoids and flavour compounds, determining the organolectic parameters used to define wine quality. Grape-derived flavour compounds and some flavour precursors modified during fermentation are produced during berry development and the final mixture depends on variables, which include the grape variety used, the environmental conditions during the growing season, the management of the vineyard and of the ripening stage at the time of harvest. Grape flavour management in the vineyard requires knowledge of the derivation of individual flavour and aroma characteristics and the effects that different concentrations and interactions between these compounds have on flavour potential. Hundreds of secondary metabolites that potentially contribute to wine aroma have been identified in grape berries. The main groups of grape berries flavour metabolites include terpenoids (monoterpenes, sesquiterpenes, C13-norisoprenoids), shikimate pathway derivatives (volatile phenols and benzene derivatives), thiols, methoxypyrazines, aliphatic aldehydes and alcohols. Recent technology applications in the field of functional genomics, the massive sequencing of expressed genome sections, the decodification of whole grape genome, together the evolution of techniques for analysis of volatiles, yield many progress in functional characterisation on aroma biosynthesis in berries. The analysis of aroma evolution during the berry development of several varieties achieved many aspects on the influence of cultivation site, light intensity, temperature, leaf removal, abiotic and biotic stresses on the biosynthesis of grape aromas. The analysis of correlation among flavour compounds and gene expression patterns during berry development and in elicited cell * [email protected] suspension is a useful tool for the selection and functional characterisation of genes involved in aroma biosynthesis and it achieved the characterisation of a large number genes involved in terpene, thiols and methoxypyrazines biosynthesis. The above knowledge on grape and wine aroma research, will improve decision making along the chain of production for the management of aroma to improve wine typicity. Key words: aroma gene’s, aroma precursors, berry development, GC-MS, gene expression, grape aroma, SPE, SPME. Gli aromi del vino e delle uve Il fascino esercitato dal vino sul consumatore è dovuto alla complessità delle sensazioni che esso è in grado di dare, alla loro variabilità e non uniformabilità. In tale ambito la finezza, la persistenza e la complessità aromatica di un vino sono caratteristiche molto ricercate dal consumatore moderno. L’aroma del vino è costituito da alcune centinaia di composti di varia origine, con concentrazioni che variano da diversi mg/L a qualche frazione di ng/L, di piccola dimensione (< 300 Da) e volatili alle normali condizioni atmosferiche, che generano una sensazione di odore quando raggiungono l’epitelio olfattivo. Grazie all’enorme variabilità di note espresse, gli aromi rappresentano i componenti che maggiormente definiscono i parametri di qualità e di tipicità del vino, inoltre, alcune componenti della frazione aromatica possono essere assunte come marker tecnologici e di conservazione del vino rivestendo un ruolo importante nella rintracciabilità di filiera e nella difesa delle produzioni locali e regionali. Gli aromi del vino sono attribuibili ad aldeidi, alcoli, esteri, idrocarburi, chetoni e furani. In relazione alla loro genesi essi possono essere classificati in: • aromi primari o varietali: sostanze presenti nelle uve che conferiscono al vino l’impronta aromatica del vitigno; • aromi secondari o pre-fermentatici e fermentativi: sostanze che si originano dal metabolismo dei lie39 D’Onofrio viti e dei batteri che conducono le fermentazioni alcolica e malolattica; • aromi terziari o post-fermentativi: sostanze derivate da reazioni chimiche post-fermentative che intervengono nel corso dell’evoluzione e dell’affinamento del vino. Gli aromi del vino sono, pertanto, il risultato della concomitanza di: • metabolismo dell’uva, dipendente dall’ecosistema viticolo (vitigno/portinnesto, clima, terreno, tecniche colturali); • biochimismi pre-fermentativi (ossidazioni, idrolisi) che si verificano nel corso della pigiatura e della macerazione; • metabolismo dei microrganismi responsabili della fermentazione alcolica e malolattica, dipendente anche dai composti delle uve non direttamente coinvolti nella produzione degli aromi; • reazioni chimiche che avvengono durante l’evoluzione e l’affinamento dei vini. Conseguentemente, il profilo aromatico di un vino è l’espressione di tanti fattori che insieme contribuiscono a definire un carattere aromatico che è tipico e distintivo di ogni tipologia di vino ed è strettamente legato alla varietà, al territorio e all’andamento stagionale. Aromi varietali e qualità aromatica delle uve Un vino viene particolarmente apprezzato quando degustandolo si percepiscono l’originalità del vitigno e il territorio nel quale il vino è stato prodotto. Gli aromi varietali, pertanto, nell’essere importanti nel determinare le caratteristiche qualitative del vino e nel permettere il riconoscimento del vitigno nel vino, sono tra i composti che maggiormente determinano le caratteristiche qualitative delle uve e da cui dipende il potenziale tecnologico di un vitigno. Lo studio delle caratteristiche aromatiche delle uve ha permesso di valorizzare vitigni con buone potenzialità enologiche, ma poco coltivati, contribuendo al mantenimento della biodiversità ed alla valorizzazione di prodotti legati al territorio. Il controllo della qualità aromatica delle uve nel vigneto richiede le conoscenze sulla provenienza dei vari composti che li caratterizzano e su come le concentrazioni e le interazioni tra questi influenzano il potenziale aromatico. Al fine di poter opportunamente intervenire in modo mirato con le tecniche colturali per modulare la qualità aromatica nel vigneto, è necessario individuare i momenti di massima biosintesi delle singole classi di composti nel corso dello sviluppo dell’acino e conoscere nel dettaglio l’influenza dei vari fattori colturali sulla loro biosintesi. 40 Aromi varietali e precursori d’aroma Le principali classi di composti che costituiscono gli aromi varietali sono terpeni (monoterpeni e sesquiterpeni), C13-norisoprenoidi, derivati della via biosintetica dello scichimato (detti anche derivati del benzene o benzenoidi), tioli volatili (detti anche mercaptani), metossipirazine, alcoli alifatici e aldeidi a 6 atomi di carbonio (fig. 1). Gli aromi varietali sono presenti nelle uve e nei vini sia in forma libera che coniugata non volatile e inodore. Gli aromi varietali coniugati, detti anche “precursori d’aroma”, rilasciano gli agliconi odorosi durante la vinificazione e la conservazione dei vini conferendo al vino le note aromatiche varietali (Di Stefano et al., 1998; Maicas e Mateo, 2005; Cabrita et al., 2006; Ugliano e Moio, 2008). Gli aromi presenti nell’uva già in forma libera vengono anche definiti “aromi varietali primari”, mentre gli agliconi che si liberano nel corso delle fasi di pre-fermentazione, fermentazione e affinamento dagli aromi coniugati presenti nell’uva sono anche detti “aromi varietali secondari”. In relazione alla presenza di aromi varietali liberi e coniugati le uve vengono classificate in: • “uve aromatiche”, quelle in cui gli aromi liberi sono presenti in concentrazioni superiori alla loro soglia olfattiva e, quindi, immediatamente percettibili con la degustazione dell’uva; • “uve neutre” o “a sapore semplice” o “non aromatiche”, quelle in cui le forme libere degli aromi sono presenti in concentrazioni inferiori alla loro soglia olfattiva e, di conseguenza, non percettibili con la degustazione delle uve. I precursori d’aroma dei monotepeni, C13-norisoprenoidi, derivati del benzene e alcoli alifatici C6 sono coniugati degli zuccheri (eterosidi), e nello specifico si tratta di glucosidi semplici in cui l’aglicone è legato al glucosio, o glicosidi disaccaridici in cui Fig. 1 - Principali classi di aromi varietali dell’uva. Fig. 1 - Main classes of grape aroma. Biosintesi e qualità degli aromi delle uve α-L-arabinofuranosio o α-L-ramnopiranosio o il β-Dapiofuranosio sono legati al glucosio e quindi all’aglicone (fig. 2) (Francis e Newton, 2005). I tioli, invece, non sono presenti nell’uva come S-coniugati della cisteina (Tominaga et al, 1998) o del glutatione (Fedrizzi et al., 2009). Gli eterosidi rilasciano gli agliconi odorosi, durante la vinificazione e la conservazione dei vini, per idrolisi enzimatica attraverso azione degli enzimi dell’uva, dei lieviti o esogeni, o per idrolisi acida promossa dagli acidi del mosto e del vino. La composizione e le proprietà sensoriali del pool di composti rilasciati attraverso questi due meccanismi sono fondamentalmente differenti: l’idrolisi enzimatica implica la rottura del legame glicosidico e, quindi, non induce ulteriori trasformazioni nella struttura chimica dell’aglicone rilasciato, mentre l’idrolisi acido-catalizzata comporta la rottura del legame etere tra il glucosio e l’aglicone con formazione di un carbocatione reattivo, che può subire ulteriori trasformazioni dando un vasto assortimento di composti. L’idrolisi enzimatica degli eterosidi implica l’intervento di glicosidasi che agiscono in modo sequenziale: prima un enzima specifico che rompe il legame disaccaridico (α-Lramnosidasi, α-L- arabinosidasi, β-D-apiosidasi) e poi una β-D-glucosidasi che libera l’aglicone odoroso dal glucosio (Gunata et al., 1988). Sia l’uva che i lieviti possiedono delle glicosidasi capaci di idrolizzare questi eterosidi dell’uva, ma nelle condizioni di vinificazione, questa idrolisi è relativamente limitata, sia perché le β-glicosidasi hanno un pH ottimale di attività intorno a 5-6, sia perché esse sono fortemente ini- Fig. 2 - Struttura degli aromi glicoconiugati. Fig. 2 - Structure of glycoconjugates aroma. bite dal glucosio. Poiché l’attività enzimatica presente naturalmente nell’uva e nei lieviti non è sufficiente a liberare tutto il potenziale aromatico, si può fare ricorso a preparati enzimatici esogeni a forte attività β-glicosidasica. Gli agliconi S-coniugati dei tioli vengono idrolizzati principalmente nel corso della fermentazione alcolica per azione della β-liasi dei lieviti che rompe il legame carbonio-zolfo (Peyrot de Gachons et al., 2002). I tioli coniugati sono responsabili della particolare sensazione descritta come “ritorno aromatico di Sauvignon”, che si percepisce bruscamente per via retro-nasale dopo vari secondi dal momento della degustazione delle uve per azione di una reazione dovuta agli enzimi della nostra mucosa orale che libera gli agliconi di questi composti. Fattori che regolano la biosintesi degli aromi varietali La produzione e la composizione finale degli aromi delle uve, prodotti nel corso dello sviluppo degli acini, dipende da vari fattori, tra cui il vitigno, le condizioni pedo-climatiche e le tecniche colturali, che congiuntamente alle tecniche di vinificazione, sono responsabili delle differenze che caratterizzano i vini ottenuti da uno stesso vitigno. Il genotipo rappresenta indubbiamente il fattore più importante. Sulla base dei vari profili aromatici sono stati realizzati raggruppamenti di vitigni aventi tendenze biosintetiche simili a seconda della natura e del contenuto dei composti terpenici in esse presenti (Di Stefano, 1996a). I monoterpeni prevalgono nelle uve aromatiche, tra cui il Moscato bianco (D’Onofrio et al., 2010a), mentre nel Sangiovese (Di Stefano et al., 1996c; Lanati et al., 2000; D’Onofrio et al., 2008) e Ciliegiolo (D’Onofrio et al., 2010b) i monoterpeni e i C13-norisoprenoidi sono tra loro in concentrazioni più simili. Nelle uve di Aleatico prevalgono i monoterpeni come nel Moscato bianco, ma con una netta prevalenza del geraniolo anziché del linalolo (D’Onofrio et al., 2010a). Nelle uve di Vermentino, un vitigno considerato ad uva neutra, vi è una leggera prevalenza dei monoterpeni sui derivati del benzene e C13-norisoprenoidi e una significativa presenza di aromi liberi anche se in concentrazioni molto inferiori a quelle riscontrate nelle uve tipicamente aromatiche del Moscato bianco e Aleatico, ma completamente assenti nelle uve di Sangiovese (caratteristica tipica delle uve non aromatiche). Pertanto, dal punto di vista aromatico, il Vermentino si colloca in una posizione intermedia tra i vitigni tipicamente a uve non aromatiche e i vitigni a uve aromatiche (D’Onofrio et al., 2010c). Mentre alcune classi di aromi sono ubiquitarie, tra cui appunto 41 D’Onofrio monoterpeni e C13-norisoprenoidi, alcuni vitigni sono dotati di aromi specifici che non sono rilevabili in altre cultivar, come ad esempio le metossipirazine ed i tioli che caratterizzano i Cabernet, il Sauvignon blanc e pochi altri vitigni (Kalua e Boss, 2009; RodríguezBencomo et al., 2009), e i sesquiterpeni che sono tra i principali responsabili dell’aroma dei vini di Syrah (Wood et al., 2008). Tra i diversi fattori colturali che influenzano il contenuto in aromi delle uve vi sono l’ambiente di coltivazione (Borsa et al., 2007), il microclima dei grappoli (Reynolds et al., 1996; Lee et al., 2007), la rimozione delle foglie basali (Zoecklein et al., 1998; D’Onofrio et al., 2010c), l’esposizione diretta del grappolo alla radiazione solare e l’escursione termica giornaliera (Belancic et al., 1997), i livelli produttivi ed il diradamento dei grappoli (Reynolds et al., 1996; Prajitna et al., 2007), lo stadio di maturazione delle uve (Palomo et al., 2007). Un elevato contenuto in calcare dei terreni favorisce la persistenza e la finezza aromatica e l’accumulo di C13-norisoprenoidi, mentre la concimazione aumenta la concentrazione di carotenoidi la cui sintesi può, però, essere ridotta se i grappoli sono in ombra. Profili aromatici e dinamiche di espressione genica Al fine di poter controllare in modo adeguato la qualità aromatica del vigneto, oltre a conoscere l’influenza dei vari fattori colturali sulla biosintesi di questi composti, è necessario individuare i momenti di massima biosintesi delle singole classi di composti nel corso dello sviluppo dell’acino al fine di poter intervenire in modo mirato con le tecniche colturali. Quindi è necessario determinare sia i picchi di accumulo dei singoli composti nel corso dello sviluppo dell’acino sia conoscere nel dettaglio le dinamiche di espressione dei geni responsabili della loro biosintesi. In passato gli studi in merito alle dinamiche di accumulo degli aromi e di espressione genica nel corso dello sviluppo dell’acino sono state spesso disincentivate dalla mancanza di metodologie affidabili, semplici ed economiche, capaci di identificare e quantificare una così grande quantità di composti, spesso complessi, e per l’agevole determinazione dell’espressione del gran numero di geni coinvolti, oltre che dai molteplici effetti esercitati dall’ambiente sulla componente aromatica delle uve. Tecniche di analisi degli aromi ed evoluzione dei profili aromatici durante lo sviluppo dell’acino La determinazione e la quantizzazione degli aromi delle uve, sia liberi che coniugati, viene fatta princi42 palmente attraverso estrazione in fase solida (SPE: solid phase extraction) o con micro-estrazione in fase solida dello spazio di testa (HS-SPME: head space solid phase micro extraction) e determinazione mediante gas-cromatografia accoppiata a spettrometria di massa (GC-MS). Inoltre i precursori non volatili e gli aromi coniugati possono essere analizzati direttamente con apparato per cromatografia liquida accoppiata a spettrometria di massa (LC-MS). Sostanzialmente i più diffusi protocolli per l’analisi degli aromi delle uve prevedono l’analisi separata della componente libera degli aromi e di quella coniugata, generalmente eterosidica. La metodologia SPE, così come riportato da Di Stefano (1991), consiste nell’estrazione della componente solubile degli acini freschi in un tampone tartarico a pH 3,2 e successiva separazione delle componenti di interesse con passaggio su cartucce contenenti resine C18 che legano sia gli aromi liberi che glicosilati. Dalle cartucce vengono eluiti prima gli aromi liberi, che sono concentrati a piccolo volume e analizzati con l’apparato GC-MS, e poi vengono eluiti gli aromi glicosilati che sono successivamente trattati con delle glicosidasi in modo da liberare gli agliconi che vengono recuperati con ulteriore passaggio sulle resine C18 e quindi analizzati alla GC-MS. Con l’estrazione di tipo HS-SPME, generalmente gli acini vengono macinati e posti in un piccolo recipiente chiuso dove viene inserita una fibra ricoperta di materiale sorbente in modo da adsorbire le sostanze volatili che vengono poi desorbite direttamente nell’iniettore dell’apparato GC-MS. Il protocollo SPE sopra descritto presenta una buona ripetibilità e consente una facile separazione degli aromi liberi da quelli glicosilati, mentre l’SPME descritta rileva meglio alcuni composti, ma non consente una facile determinazione degli aromi glicosilati dato che l’aggiunta delle glicosidasi direttamente nel campione di uve macinate difficilmente riesce a liberare gli agliconi degli eterosidi a causa della presenza del glucosio che inibisce questi enzimi. Lo spettrometro di massa accoppiato al gascromatografo consente una facile identificazione qualitativa dei vari composti volatili attraverso il confronto degli spettri di massa con quelli degli standard o di specifici database. La determinazione quantitativa viene invece fatta confrontando le aree dei picchi del cromatogramma con quelle dei singoli standard oppure confrontando l’area dei picchi di tutti i composti di interesse con quella di uno standard interno appositamente aggiunto al campione, ottenendo così una determinazione di tipo semiquantitativa. In generale, il contenuto totale di aromi, e particolarmente di terpeni e derivati del benzene è molto elevato nei fiori, e insieme ai C13-norisoprenoidi e com- Biosintesi e qualità degli aromi delle uve posti alifatici C6, sono già presenti nell’uva acerba, anche se a concentrazioni basse, per poi aumentare progressivamente nel corso della maturazione in concomitanza con l’accumulo degli zuccheri. Mentre, altre classi di aromi, come le metossipirazine, si accumulano molto prima dell’invaiatura ed il loro contenuto si riduce notevolmente durante la maturazione (Ryona et al., 2008; Kalua e Boss, 2009), e altre ancora, come i benzenoidi, compaiono solo durante la maturazione (Kalua e Boss, 2009). A tale proposito è necessario porre l’attenzione su alcune considerazioni che riguardano le modalità di espressione della concentrazione degli aromi nelle uve. Dal punto di vista produttivo ed enologico risulta conveniente esprimere le concentrazioni per unità di peso di tessuto, e quindi nel caso specifico per peso dell’acino, ma ai fini dello studio delle dinamiche di biosintesi e di accumulo appare più conveniente esprimere tale contenuto per singolo acino, in modo da evitare gli eventuali effetti di diluizione che si possono verificare in seguito al rapido accumulo di acqua e altri componenti all’interno dell’acino, e avere, pertanto, una indicazione più precisa sull’effettiva attività di biosintesi e di accumulo. Prendendo in considerazione il contenuto in terpeni, C13-norisoprenoidi, derivati del benzene e composti alifatici a C6, rilevati in fiori chiusi e aperti, e acini ad intervalli regolari di 10-11 giorni dall’allegagione alla surmaturazione in Moscato bianco, un vitigno aromatico, ed esprimendo le concentrazioni per grammo di tessuto, gli aromi appaiono particolarmente abbondanti nei fiori e presenti sin dalle prime fasi di sviluppo degli acini per poi aumentare notevolmente di concentrazione nel corso della maturazione fino a raggiungere un picco di concentrazione che precede la vendemmia (fig. 3) (D’Onofrio et al., 2010a). Esprimendo le medesime concentrazioni per singolo fiore o acino (fig. 4), sparisce il picco di concentrazione nei fiori e appare ben evidente che l’accumulo comincia ad aumentare significativamente sin dalla fine della fase erbacea, e non è più visibile l’apparente stasi nell’accumulo che invece risulta evidente esprimendo le medesime concentrazioni per grammo di tessuto a causa dell’effetto di diluizione conseguente al rapido accrescimento dell’acino. Il picco di aromi liberi, rappresentato principalmente da terpeni, indicherebbe il momento di massima attività biosintetica per questi composti. In riferimento alle varie classi di aromi, i terpeni e i derivati del benzene sono apparsi particolarmente abbondanti nei fiori, e tutte le classi di aromi considerate sono risultate presenti già dalle prime fasi di sviluppo dell’acino (fig. 5). Inoltre, appare chiaro che vi è una forte Fig. 3 - Curva di crescita dell’acino e concentrazioni delle componenti libere e glicosilate degli aromi, in fiori (chiusi e aperti) e acini di “Moscato bianco” espresse in μg per grammo di tessuto. (D’Onofrio et al., dati non pubblicati). Fig. 3 - Trend of berry development and total, free and glycolconjugates aroma compounds in flowers (bud flowers and open flowers) and during berry development of Moscato bianco. Concentration expressed as μg per g of tissue. (D’Onofrio et al., unpublished data). Fig. 4 - Curva di crescita dell’acino e concentrazioni delle componenti libere e glicosilate degli aromi in fiori (aperti e chiusi) e acini di “Moscato bianco” espresse in μg per fiore o acino. (D’Onofrio et al., dati non pubblicati). Fig. 4 - Trend of berry development and of single class of aroma compounds in flowers (bud flowers and open flowers and during berry development of Moscato bianco. Concentration expressed as μg per flower or berry. (D’Onofrio et al., unpublished data). prevalenza dei monoterpeni sulle altre componenti aromatiche, mentre nel Sangiovese, un vitigno non aromatico, il contenuto totale in aromi nelle varie fasi fenologiche di sviluppo dell’acino è apparso inferiore fino a 4 volte, e a differenza del Moscato, in questo vitigno non vi è la netta prevalenza dei terpeni che vanno a coprire le note aromatiche delle altre classi di aromi, ma terpeni, C13-norisoprenoidi e derivati del benzene hanno tra loro concentrazioni simili implicando una maggiore complessità aromatica dei vini (D’Onofrio et al., 2008). Maggiori dettagli sulle dinamiche di accumulo degli aromi nel 43 D’Onofrio Fig. 5 - Curva di crescita dell’acino e concentrazioni delle varie classi di aromi in fiori (aperti e chiusi) e acini di “Moscato bianco” espresse in μg per fiore o acino. (D’Onofrio et al., dati non pubblicati). Fig. 5 - Trend of berry development and of single class of aroma compounds in flowers (bud flowers and open flowers and during berry development of Moscato bianco. Concentration expressed as μg per flower or berry. (D’Onofrio et al., unpublished data). corso dello sviluppo dell’acino sono forniti nelle specifiche sezioni delle varie classi di aromi. La genomica funzionale e l’espressione genica nella caratterizzazione della biosintesi degli aromi Le recenti innovazioni tecnologiche nel campo della genomica funzionale hanno reso possibile importanti progressi anche per la vite. In tal senso, l’ampio sequenziamento delle sequenze espresse, dette ESTs (Expressed Sequence Tags), ha rappresentato un’acquisizione di grande importanza per la genomica funzionale: la vite è una delle specie meglio caratterizzate in termini di ESTs, tanto che attualmente in Genbank le ESTs di Vitis vinifera oltrepassano le 360.000 accessioni, la maggior parte delle quali relative alle varie fasi di sviluppo dell’acino. Nuovi scenari si sono poi aperti in seguito al sequenziamento completo del genoma della vite (Jaillon et al., 2007; Velasco et al., 2007), evento che ha agevolato la possibilità di identificazione delle sequenze geniche. È proprio grazie all’analisi dell’omologia delle sequenze genomiche e delle ESTs con sequenze già annotate in altri organismi che recentemente sono stati individuati e caratterizzati tutta una serie di geni coinvolti nella biosintesi degli aromi della vite. In tale ambito, l’analisi della correlazione tra l’accumulo dei composti aromatici e l’espressione genica nei fiori e durante lo sviluppo dell’acino si è rilevato un ottimo strumento per la selezione dei più promettenti geni candidati coinvolti nella biosintesi dei terpeni (D’Onofrio et al., 2010a), tioli (Kobayashi et al., 2011) e metossipirazione (Dunlevy et al., 2010). Inoltre, come prima già evidenziato, la conoscenza delle dinamiche di espressione genica nel corso dello sviluppo dell’acino sono 44 di fondamentale importanza per identificare le fasi fenologiche nelle quali questi geni sono maggiormente espressi al fine di poter intervenire in modo mirato e puntuale per modulare adeguatamente la qualità aromatica delle uve. Allo stato attuale l’espressione genica può essere agevolmente determinata con costi contenuti attraverso la RT-PCR real-time, i microarrays a DNA e tecniche di sequenziamento veloce di ultima generazione tipo pirosequenziamento. La PCR real-time, denominata anche PCR quantitativa o PCR quantitativa in tempo reale (rtq-PCR), è un metodo di amplificazione e quantificazione simultanea del DNA. La PCR realtime rileva la fluorescenza emessa durante la reazione come un indicatore della quantità di ampliconi prodotti in ogni singolo ciclo. Il segnale fluorescente aumenta proporzionalmente all’aumento della quantità di prodotto di PCR, per cui, rilevando la quantità di fluorescenza emessa in ogni singolo ciclo di PCR è possibile monitorare la reazione di PCR durante la fase esponenziale, nel corso del quale il primo incremento significativo dei prodotti di PCR è correlato alla quantità di stampo presente all’inizio della reazione: tanto più è elevato il numero di copie di stampo all’inizio della reazione tanto più è precoce un significativo incremento della fluorescenza emessa. La PCR real-time, combinata con la PCR Retro Trascrizionale (RT-PCR), permette di quantificare l’espressione relativa di un gene ad un tempo specifico, in particolare tessuto o una particolare cellula. I DNA microarrays sono divenuti uno strumento di fondamentale importanza per la diagnostica medica, la farmacogenomica e la biologia dello sviluppo animale e vegetale. Il principio concettuale di questa metodologia è la capacità di analisi dell’espressione contemporanea di molti geni attraverso la disposizione in “arrays” su chip di oligomeri di DNA sintetico designati sulla base di sequenze di genoma espresse. Il pirosequenziamento è una delle nuove tecniche di sequenziamento ad elevato parallelismo, basata sul principio del sequencing by synthesis che si basa sull’utilizzo di una serie di enzimi che producono luce in presenza di ATP quando un nucleotide viene incorporato nel filamento ad opera della DNA polimerasi. Per ogni ciclo viene introdotto un unico nucleotide e l’incorporazione nel filamento dei nucleotidi genera una quantità di luce che è proporzionale al numero di basi incorporate in un’unica aggiunta di nucleotidi. La luce emessa viene rilevata da un sensore CCD che ne registra l’intensità, sulla base della quale si ricostruisce la sequenza. Questo tipo di tecnica risulta particolarmente utile per la valutazione dell’espressione genica nelle specie in cui è stato sequenziato il genoma, tra cui appunto la Biosintesi e qualità degli aromi delle uve vite, che tra l’altro, grazie al grosso lavoro di annotazione genica che è stato svolto, il suo genoma è diventato quello di riferimento per gli studi nelle specie arboree da frutto. In molti studi di genomica funzionale sono state utilizzate con successo anche le sospensioni cellulari, le quali, oltre ad essere economiche, offrono la possibilità di controllare facilmente e accuratamente le condizioni ambientali permettendo di effettuare esperimenti durante tutto il corso dell’anno e di attribuire specifici effetti ad un determinato fattore. Inoltre, la possibilità di utilizzare le sospensioni cellulari per attivare la sintesi di determinati composti per mezzo di appropriati elicitori, congiuntamente all’analisi dell’espressione genica, rappresenta un ottimo mezzo per individuare i presunti geni coinvolti in specifiche vie biosintetiche. In tale ambito le sospensioni cellulari di vite sono state utilizzate con successo per avere informazioni sui fattori che stimolano la biosintesi degli aromi nelle uve (D’Onofrio et al., 2009a; Thibon et al., 2011) e per individuare una serie di geni coinvolti nella biosintesi dei sesquitepeni (D’Onofrio et al., 2009a). Le classi degli aromi varietali Tra le varie classi di aromi varietali, i terpeni (monoterpeni, sesquiterpeni), C 13-norisoprenoidi, derivati del benzene, alcoli e aldeidi C6 sono composti che sono stati generalmente identificati nelle uve di tutti i vitigni fin ora analizzati, mentre le metossipirazine e i tioli sono più specifici per alcune varietà. Terpeni I terpeni appartengono alla più ampia classe di metaboliti secondari delle piante e quelli che maggiormente contribuiscono a determinare gli aromi delle uve e dei vini sono i monoterpeni, ai quali si aggiungono i sesquiterpeni particolarmente importanti in alcuni vini. I monoterpeni sono composti a 10 atomi di carbonio e i sesquiterpeni a 15 atomi di carbonio. I terpeni comprendono anche i carotenodi (tetraterpeni a 40 atomi di carbonio) dai quali derivano i C13-norisoprenoidi. I monoterpeni sono tipicamente aromi varietali e alti livelli di monoterpeni si ritrovano generalmente nelle uve aromatiche. Approssimativamente nelle uve sono stati identificati 70 monoterpeni, presenti come idrocarburi semplici, aldeidi, alcoli (anche conosciuti come monoterpenoli), acidi e esteri. I più frequenti sono i monoterpenoli, tra cui il linalolo e i suoi epossidi piranici e furanici, nerolo, geraniolo, citronellolo, α-terpineolo, ossido di nerolo e ossido di rosa che conferiscono gradevoli note floreali di rosa (geraniolo, nerolo, ossido di rose), di coriandolo (linalolo), di canfora (linalol ossido), ma anche note verdi (ossido di nerolo) ed erbacee non sempre piacevoli. Nel vino la loro soglia di percezione varia da frazioni a centinaia di microgrammi per litro. Nell’acino i monoterpeni possono trovarsi nell’uva sia in forma libera che glicosilata e sono stati individuati principalmente nella buccia (Gholami et al., 1995) anche se è ancora poco chiara la situazione riguardo alla compartimentalizzazione tra i differenti tessuti del frutto. I monoterpeni sono molto abbondanti nei fiori (Wilson et al., 1984, D’Onofrio et al., 2010a) e sono presenti in tutte le fasi di sviluppo dell’acino dove l’accumulo riprende significativamente alla fine della fase erbacea in correlazione con l’accumulo degli zuccheri, per poi diminuire nell’ultima fase della maturazione (Asporundi et al., 2007) precedendo spesso la data di vendemmia, come evidenziato in Moscato bianco e Sangiovese (D’Onofrio et al., 2010a), Moscato d’Amburgo (Fenoll et al., 2009), Airén, Chardonnay e Macabeo (Garcia et al., 2003) e in uve da tavola (Yang et al., 2011). I più abbondanti eterosidi monotepeni sono apiosilglicosidi e arabinosilglicosidi, seguiti dai rutinosidi e poi dai monoglucosidi, e sono contenuti in quantità pressoché simili nelle diverse parti dell’acino, mentre la proporzione relativa fra composti liberi e legati varia in funzione della cultivar. Generalmente nell’acino la frazione eterosidica dei monoterpeni è da 3 a 10 volte più abbondante di quella libera, persino nelle uve aromatiche (Gunata et al., 1988; D’Onofrio et al., 2010a), rimane inoltre sempre più elevata di quella libera e aumenta in concentrazione nel corso della maturazione (D’Onofrio et al., 2010a; Fenoll et al., 2009; Hellin et al., 2010) suggerendo che lo stoccaggio degli alcoli terpenici avviene per la maggior parte in forma legata, ad eccezione del linalolo la cui frazione libera è talvolta superiore a quella legata nelle uve mature (Fenoll et al., 2009) o addirittura per tutta la durata della maturazione. I sesquiterpeni sono presenti nelle uve esclusivamente in forma libera e ne sono stati identificati alcuni come idrocarburi a odore resinoso e alcuni come alcoli. Il farnesolo rappresenta uno dei principali componenti volatili dei mosti di alcune varietà quali il Boal e il Verdello (Câmara et al., 2004), Baga (Coelho et al., 2006), Syrah (Parker et al., 2007), ed è risultato molto abbondante nei fiori di Moscato bianco (fig. 6) e di Sangiovese, con lievi picchi talvolta rilevati nel corso della fase erbacea (D’Onofrio et al., 2010a). Alcuni sesquiterpeni, tra cui il β-cariofillene, sono stati identificati nelle uve di Cabernet sauvignon 45 D’Onofrio Fig. 6 - Curva di crescita dell’acino e concentrazione dei sesquiterpeni in fiori e acini di “Moscato bianco” espressa in μg per grammo di tessuto. (D’Onofrio et al., dati non pubblicati). Fig. 6 - Trend of berry development and total sesquiterpenes aroma in flowers (bud flowers and open flowers) and during berry development of Moscato bianco. Concentration expressed as μg per g of tissue. (D’Onofrio et al., unpublished data). Fig. 7 - Via biosintetiche dei terpenoidi. MVA: via biosintetica citosolica dell’acido mevalonico; MEP: via biosintetica plastidiale del 2-metil-D-eritritol-4-fosfato. (modificata da Aharoni et al., 2005). Fig. 7 - Terpenoids biosynthetic pathways. MVA: cytosol mevalonic acid pathway; MEP: plastidial 2-methyl-D-erythritol-4phosphate pathway. (modified from Aharoni et al., 2005). e Riesling (Kalua e Boss, 2009; 2010). Il ruolo sensoriale dei sesquiterpeni nei vini è però ancora poco chiaro; solo recentemente è stata identificata una relazione tra la concentrazione del sesquiterpene “rotundone” e la tipica nota di pepe nero dell’uva e nel vino di Syrah (Wood et al., 2008). Il rotundone è stato individuato anche nella Vespolina, un’uva trentina, dove aumenta progressivamente in concentrazione nel corso della maturazione (Caputi et al., 2011). I processi di biosintesi e accumulo dei terpeni nell’acino sono fortemente influenzati dalle condizioni climatiche, ambientali e colturali. Tra i diversi parametri che caratterizzano il clima, la temperatura ricopre sicuramente un ruolo determinante. Temperature troppo elevate durante la maturazione dell’uva riducono la sintesi dei composti aromatici e accelerano la degradazione di quelli maggiormente termolabili: nelle annate e nelle zone più fresche la quantità totale di terpeni aumenta più lentamente nel corso della maturazione rispetto alle zone calde, ma raggiunge a maturità un valore più elevato. Per il vitigno Traminette, però, è stato evidenziato che i siti più caldi favoriscono l’accumulo dei terpeni (Ji e Dami, 2008), inoltre, la defogliazione precoce, che quindi dovrebbe comportare una maggiore temperatura dell’acino nel corso del giorno, ha indotto un maggiore accumulo di monoterpeni rispetto al controllo (fig. 13) (D’Onofrio et al., 2010b). et al., 2005). Entrambe le vie biosintetiche conducono alla formazione dell’isopentenil-pirofosfato (IPP) e del suo isomero, il dimetilallil-pirofosfato (DMAPP), che costituiscono le unità di base a 5 atomi di carbonio (C5), dette anche unità isoprene, dalla cui condensazione sequenziale si ottengono gli scheletri di base dei vari terpeni. Monoterpeni e carotenoidi vengono sintetizzati soprattutto nei plastidi attraverso la via del MEP, mentre i sesquiterpeni sono sintetizzati principalmente nel citosol attraverso la via dell’MVA (Tholl, 2006). Tuttavia, non esiste un’assoluta separazione compartimentale in quanto tra i due percorsi biosintetici avviene uno scambio di intermediari dal citosol al plastidio (figg. 7 e 8) confermato dall’evidenza che mentre la via biosintetica dell’MVA non contribuisce alla formazione dei monoterpeni, la via del MEP contribuisce alla formazione di sesquiterpeni (Dudareva et al., 2006). Il processo biosintetico dei terpeni può essere suddiviso in tre fasi: nella prima fase vengono prodotte le unità di base a 5 atomi di carbonio (IPP e DMAPP), nella seconda queste vengono condensate per formare i prenil-pirofosfati che nella terza fase sono convertiti nei prodotti finali. Nella via biosintetica del MEP (fig. 8), il primo enzima è la 1-deossi-D-xilulosio-5-fosfato sintasi (DXS) che condensa il piruvato con la gliceraldeide-3-fosfato producendo il deossi-D-xilulosio-5fosfato (DXP), sul quale per azione della DXP-reduttoisomerasi (DXR) viene sintetizzato il 2-C-metil-Deritritolo-4-fosfato (MEP). La CDP-ME sintetasi (CMS) catalizza la trasformazione del MEP in 2-Cmetil-eritritolo (CDP-ME), dal quale per azione della CDP-ME chinasi (CMK) si orina il 2-C-metil-eritritolo-2-fosfato (CDPME-2P). Il CDPME-2P, per catalisi Caratterizzazione funzionale delle vie biosintetiche I terpeni sono sintetizzati attraverso due distinte vie biosintetiche (fig. 7): la via dell’acido mevalonico (MVA), attiva nel citosol, e la via del 2-C-metil-Deritritolo-4-fosfato (MEP), attiva nei plastidi (Aharoni 46 Biosintesi e qualità degli aromi delle uve Fig. 8 - Enzimi coinvolti nelle vie biosintetiche dell’acido mevalonico (MVA) e del 2-metil-D-eritritol-4-fosfato (MEP). (Rodríguez-Concepción 2006, modificata) Fig. 8 - Enzymes involved in the mevalonic acid pathway (MVA) and 2-methyl-D-erythritol-4-phosphate pathway (MEP) (Rodríguez-Concepción 2006, modified) della ME-2,4-cPP sintasi (MCS) si trasforma in 2,4ciclodifosfato (ME-2,4-cPP) che è convertito in 1idrossi-2-metil-2-butenil-difosfato (HMBPP o HMBDP) dall’enzima HMBPP sintasi (HDS). Il HMBPP da origine a isopentenil-pirofosfato (IPP) e dimetilallil-pirofosfato (DMAPP) per azione dell’enzima HMBPP reduttasi (HDR). L’isomerizzazione tra IPP e DMAPP avviene ad opera dell’enzima IPP isomerasi (IDI). L’IPP e DAMPP sono quindi condensati in prenil-pirofosfati per azione delle isoprenil-trasferasi. Al momento attuale di questa prima parte delle suddetta via biosintetica plastidiale l’unico gene che è stato individuato e funzionalmente caratterizzato nella vite è il DXS, che ha permesso di sviluppare un metodo per stabilire se una vite produce uve aromatiche oppure neutre (Emanuelli et al., 2010). In riferimento alla via biosintetica dell’MVA (fig. 8), il primo enzima è la aceto-acetil tiolasi (AACT) che catalizza la condensazione di due molecole di acetil-CoA per la formazione dell’acetoacetil-CoA che è poi convertito in 3-idrossi-3-metil-glutaril-CoA (HMG-CoA) dalla HMG-CoA sintasi (HMGS), il quale è ridotto a acido mevalonico (MVA) per catalisi della HMG-CoA riduttasi (HMGR). Il MVA è convertito in mevalonato-5-fosfato (MVP o MVA-5-P) dalla mevalonato chinasi (MVK o MK) e questo a mevalonato-5-disfosfato (MVPP o MVA-5-PP) per azione della fosfo-mevalonato-chinasi (PMK). Per catalisi della fosfo-mevalonato-carbossilasi (PMD o DPMDC) l’MVPP è trasformato in isopentenil-pirofosfato (IPP) e dimetilallil-pirofosfato (DMAPP), tra loro isomerizzati dalla IPP isomerasi (IDI), che sono poi condensati per azione delle prenil-transferasi formando tutta una serie di molecole precursori di alcune classi di composti, tra cui anche il farnesil-pirofosfato (FPP) che è il precursore dei sesquiterpeni. Nella vite i geni di questa prima parte della via biosintetica dell’MVA sono stati tutti individuati attraverso l’analisi dell’omologia di sequenza ed esperimenti di espressione genica condotti su sospensioni cellulari di acino di vite indotte a 47 D’Onofrio produrre aromi per mezzo di elicitazione con jasmonati (D’Onofrio et al., 2006; 2009a). Questi esperimenti hanno dimostrato che trattando le sospensioni cellulari di acini di Cabernet Sauvignon con metiljasmonato (MeJA) e acido jasmonico (JA) si ottiene la produzione di oltre 25 sesquiterpeni, dei quali il più abbondante è il β-cariofillene. Attraverso l’analisi dell’espressione genica per mezzo dell’analisi dei microarrays e la RT-PCR real-time è stato possibile evidenziare un’ampia serie di geni differenzialmente espressi e che i geni HMGS, HMGR e DPMDC della via biosintetica del’MVA che conduce alla produzione dei sesquiterpeni sono indotti dal trattamento con jasmonati e soppressi dall’acido salicilico (fig. 9). Inoltre, un altro aspetto molto importante per le possibili implicazioni pratiche che questa ricerca ha messo in risalto è che i jasmonati oltre ad attivare la via biosintetica dei terpenoidi attivano anche quella dei fenoli, compreso antociani, tannini e stilbeni (D’Onofrio et al., 2009a). La condensazione dell’IPP e DMAPP, di tipo testa-coda, avviene per azione di enzimi detti isoprenil-trasferasi, formando i prenil-pirofosfati tra cui il Fig. 9 - Espressione dei geni della via biosintetica del mevalonato in sospensioni cellulari indotte con metil-jasmonato (MeJA) o acido jasmonico (JA). SA: acido salicilico. Gli istogrammi indicano l’espressione, determinata attraverso la PCR real-time, dei relativi geni rispetto alle sospensioni cellulari non trattate. I valori rappresentano le medie e le barre l’errore standard delle tre repliche. (modificata da D’Onofrio et al., 2009a). Fig. 9 - Expression of genes of the mevalonate pathway in berry cell suspension induced by methyl jasmonate (MeJA) and jasmonic acid (JA) treatments. Graphs show the expression of each gene relative to the control cell culture as determined by real-time PCR. Values represent means + s.e. of three replicates. (modified from D’Onofrio et al., 2009a). 48 Fig. 10 - Distribuzione delle terpene sintasi individuate con l’analisi dell’omologia di sequenze delle sequenze genomiche e delle EST. Tra parentesi, il primo numero indica i geni candidati individuati e il secondo quelli selezionati sulla base delle correlazioni tra espressione genica e accumulo dei singoli aromi nei fiori e nel corso dello sviluppo dell’acino di “Aleatico”, “Moscato bianco”, “Sangiovese” e “Vermentino”, e in sospensioni cellulari di “Cabernet Sauvignon” indotte con elicitori (D’Onofrio et al., dati non pubblicati). Fig. 10 - Distribution of terpene synthases identified by analysis of Vitis genomic and ESTs homology of sequence. In bracket the first number indicates the number of identified genes and the second indicate the number of genes selected by analysis of the correlations among gene expressions and aroma trends in flowers and during berry development in ‘Aleatico, ‘Moscato bianco’, ‘Sangiovese’ and ‘Vermentino’ and cell suspension of Cabernet Sauvignon grapevine varieties (D’Onofrio et al., unpublished). Biosintesi e qualità degli aromi delle uve geranil-pirofosfato (GPP), precursore dei monoterpeni, farnesil-pirofosfato (FPP), precursore dei sesquiterpeni, e geranilgeranil-pirofosfato (GGPP) dalla cui ulteriore condensazione si forma il tetraterpene licopene, precursore dei carotenoidi da cui poi derivano i C13-norisoprenoidi. Al momento nessuna isopreniltrasferasi è stata individuata e caratterizzata nella vite. La conversione dei prenil-pirofosfati nei prodotti finali avviene per azione di una grande famiglia di enzimi conosciuti come terpene sintasi, e successive reazioni di ossidazione, deidrogenazione, metilazione, acilazione e glicosilazione (Duradeva et al., 2004). Grazie all’ampio sequenziamento delle sequenze espresse e al sequenziamento completo del genoma, nella vite sono state individuate 71 terpene sintasi, il più ampio gruppo di terpene sintasi fin ora individuato in una singola specie (D’Onofrio et al., 2010a; Martin et al., 2010), distribuite nelle sottofamiglie a, b, c, e, f, g di terpene sintasi delle piante (fig. 10). Tra queste, il gruppo di ricerca in biologia molecolare del Laboratorio di Ricerche Viticole ed Enologico del Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie Legnose dell’Università di Pisa, analizzando le correlazioni tra l’accumulo degli aromi e l’analisi dell’espressione genica nei fiori e nel corso dello sviluppo dell’acino di Aleatico e Moscato bianco (vitigni ad uve aromatiche), Sangiovese e Vermentino (vitigni ad uve neutre) (D’Onofrio et al., 2008; 2010a) e in sospensioni cellulari di Cabernet Sauvignon indotte con elicitori (D’Onofrio et al., 2006; 2009a), ne sono state selezionate 26 su cui è stata concentrata la successiva fase di caratterizzazione funzionale. Tra le putative sesquiterpene sintasi individuate la maggior parte ha presentato un picco di espressione nei boccioli fiorali mentre una sola ha mostrato un picco d’espressione nei fiori aperti con un pattern d’espressione che ben correla con la produzione di α-farnesene (fig. 11A). La regione codificante è stata clonata in cellule di E. coli BL21 ed il saggio enzimatico della proteina ricombinante utilizzando come substrato il farnesilpirofosfato, precursore generale dei sesquiterpeni, confermando che questo gene è effettivamente una αfarnesene sintasi di Vitis vinifera (D’Onofrio et al., 2010a; Martin et al., 2010). In riferimento alla biosintesi dei monoterpeni, l’attività è stata focalizzata su alcune putative linalolo e geraniolo sintasi. In Aleatico e Moscato bianco è stato osservato un picco di linalolo libero durante la maturazione dell’acino, oltre a quello presente nei fiori, e tra le putative linalolo sintasi analizzate la maggioranza hanno presentato un picco d’espressione solo nei boccioli fiorali, mentre solo una ha mostrato un pattern d’espressione con un picco anche nel corso della maturazione che Fig. 11 - Correlazioni tra espressione genica e accumulo dei singoli aromi nei fiori e nel corso dello sviluppo dell’acino. A) Correlazione tra α-farnesene e la sesquiterpene sintasi VvTSseq_2 in fiori (aperti e chiusi) e acini di “Moscato bianco”; B) Correlazione tra linalolo libero e la linalolo sintasi VvTSm_2 in acini di “Aleatico”; C) Correlazione tra trans-piran-linalol-ossido libero e espressione genica della putativa piran-linalol-epossidasi VvCytP450_1 in acini di “Moscato bianco”. Lettere differenti indicano valori di espressione genica statisticamente differenti per P ≤ 0,05 (da D’Onofrio et al., 2010a, modificato). Fig. 11 - Correlations among gene expressions and aroma trends in flowers and during berry development. A) Correlation between α-farnesene levels and the expression of the putative Vitis vinifera sesquiterpene synthase gene (VvTSseq_2) in flowers (bud flowers and open flowers) and berries of ‘Moscato bianco’; B) Correlation between free linalool levels and the expression of the putative linalool synthase gene VvTSm_2 in berries of ‘Aleatico’; B) Correlation between free trans-pyran-linalool oxide concentration and the expression of a putative Vitis vinifera transpyran-linalool-epoxidase gene (VvCytP450_1) in berries of ‘Moscato bianco’. Different letters indicate statistically different values (P ≤ 0.05) according to Tukey’s test for gene expression level (from D’Onofrio et al., 2010a, modified). 49 D’Onofrio correla con l’accumulo di linalolo libero (fig. 11B). Nelle uve molto importanti sono anche gli ossidi furanici e piranici del linalolo (Di Stefano et al., 1996b) derivanti dal linalolo per azione di specifiche epossidasi che potrebbero essere dei citocromi P450. Attraverso l’analisi della correlazione tra l’accumulo degli aromi nei fiori e nel corso dello sviluppo dell’acino e l’espressione genica, sono state selezionate due putative linalolo epossidasi di cui una presenta un picco di espressione nei fiori chiusi e l’altra un picco di espressione nel corso della maturazione in corrispondenza con la massima concentrazione degli ossidi del linalolo in Moscato bianco (fig. 11C), Aleatico e Sangiovese (D’Onofrio et al., 2010a). C13-norisoprenoidi I norisoprenoidi, conosciuti anche come apocarotenoidi, derivano dalla degradazione ossidativa dei carotenoidi e nelle uve predominano quelli a 13 atomi di carbonio (C13-norisoprenoidi) che conferiscono note aromatiche floreali e fruttate ai vini sia rossi che bianchi. Chimicamente i C13-norisoprenoidi vengono suddivisi in due gruppi principali: i megastigmani e i non megastigmani. I megastigmani sono C13-norisoprenoidi ossigenati sul carbonio 7 (serie damascone) o sul carbonio 9 (serie ionone). Questo gruppo è costituito da un numero considerevole di composti volatili, tra cui quelli più importanti per gli aromi dei vini sono il β-damascenone e il β-ionone. Il β-damascenone è dotato di soglia olfattiva particolarmente bassa (2 ng/L) e possiede un complesso odore di fiori, frutti Fig. 12 - Cambiamento delle concentrazioni di carotenoidi e C13norisoprenoidi nel corso dello sviluppo dell’acino di Moscato (modificata da Baumes et al., 2002). Fig. 12 - Change in the levels of carotenoids and C13norisoprenoid glycoconjugates during the maturation of Muscat berries (from Baumes et al., 2002, modified). 50 esotici, composta di mele e miele; il β-ionone possiede un odore caratteristico di violetta e al pari del βdamascenone ha una soglia olfattiva bassa (7 ng/L) (Loscos et al., 2007). Altri composti appartenenti a questo gruppo sono: 3-idrossi-β-damascone (a nota aromatica di tè e tabacco), β-damascone (fruttato e tabacco), 3-oxo-α-ionolo (tabacco). Tra i norisoprenoidi non megastigmani i più importanti sono il TDN (1,1,6-trimetil-1,2-diidronaftalene) che svolge un ruolo essenziale nella formazione della nota aromatica di cherosene dei vini riesling invecchiati, e gli actinidoli, che possiedono un odore di canfora. I C13norisoprenoidi si trovano nelle uve essenzialmente come arabinosilglucosidi e ramnosilglucosidi (Cabrita et al., 2006). Nell’acino i carotenoidi, precursori dei norisoprenoidi, sono presenti principalmente nella buccia a concentrazioni 2-3 volte superiori a quelle della polpa, e generalmente sono assenti nel mosto e nei vini anche se sono stati ritrovati in alcuni passiti Porto (Guedes de Pinho et al., 2004). I carotenoidi sono sintetizzati a partire dall’allegagione, aumentando di concentrazione fino alla fine della fase erbacea per poi essere degradati a C13-norisoprenoidi glicosilati nel corso della maturazione (fig. 12) (Baumes et al., 2002; D’Onofrio et al., 2010b), ed è stato dimostrato che vi è una correlazione diretta tra la differenza in concentrazione dei carotenoidi nelle uve all’invaiatura e alla maturazione e il contenuto in C13-norisoprenoidi dei vini (Crupi et al., 2010). La possibilità di incrementare la presenza di C13-norisoprenoidi nell’acino d’uva è dunque legata, almeno in via teorica, da una parte all’incremento del substrato nei tessuti della bacca, ovvero dei carotenoidi, e dall’altra all’aumento della specifica attività di trasformazione dei carotenoidi in norisoprenoidi. La biosintesi dei carotenoidi e dei rispettivi C13norisoprenoidi dipende molto dai fattori climatici e colturali (Bureau et al., 1998). L’illuminazione favorisce la biosintesi dei carotenoidi dall’allegagione alla fine della fase erbacea (Bureau et al., 1998) e poi, dalla scomparsa della clorofilla, ne favorisce la loro degradazione e trasformazione in C13-norisoprenoidi nel corso della maturazione (Hardie et al., 1996; D’Onofrio et al., 2010b). Nello specifico, una serie di prove effettuate su Sangiovese coltivato in diversi siti, Ciliegiolo e Moscato bianco, hanno evidenziato che l’asportazione precoce delle foglie dalla zona dei grappoli effettuata in pre-fioritura o all’allegagione stimola la biosintesi dei carotenoidi nel corso della fase erbacea dell’acino e ne favorisce poi la successiva degradazione (fig. 13) (D’Onofrio et al., 2010b) Biosintesi e qualità degli aromi delle uve Fig. 13 - Contenuto in xantofille, luteina e β-carotene, delle uve di Moscato bianco nel vigneto di Benazzo Casa nel 2008. CTRL_PreINV: acini del controllo non defogliato prelevati in pre-invaiatura; CTRL_VEN: acini del controllo non defogliato prelevati alla vendemmia; DEF.PostBL._PreINV: acini del defogliato in post-fioritura prelevati in pre-invaiatura; DEF.PostBL._VEN: acini del defogliato in post-fioritura prelevati alla vendemmia. I valori sopra gli istogrammi indicano le variazioni percentuali rispetto al CTRL_PreINV per CTRL_VEN e DEF.PostBL._PreINV e rispetto al DEF.PostBL._PreINV per DEF.PostBL._VEN (da D’Onofrio et al., 2010b). Fig. 13 - Xanthophylles, lutein and β-carotene in Moscato bianco 2008 berries of Benazzo Casa vineyard. CTRL_PreINV: preverason berries of non defoliated vines; CTRL_PreINV: vintage berries of non defoliated vines; CTRL_VEN: pre-verason berries of non defoliated vines; DEF.PostBL._PreINV: pre-verason berries of vines defoliated at post-bloom; DEF.PostBL._VEN: vintage berries of vines defoliated at post-bloom. The values on bars indicate the variation in percentage compared to CTRL_PreINV for CTRL_VEN and DEF.PostBL._PreINV and compared to DEF.PostBL._PreINV for DEF.PostBL._VEN (from D’Onofrio et al., 2010b). Fig. 14 - Contenuto in monoterpeni, C13-norisoprenoidi e totale (monoterpeni+C13-norisoprenoidi) delle 6 prove di defogliazione precoce (pre e post-fioritura) delle uve di Sangiovese, Ciliegiolo e Moscato bianco. CTRL: controllo non defogliato; DEF.Pre or PostBL.: defogliato in pre o post-fioritura; DEF.INV.: defogliato all’invaiatura. In A i valori sopra gli istogrammi indicano le variazioni percentuali medie dei monoterpeni e C13-norisoprenoidi rispetto al CTRL, mentre in B indicano le variazioni percentuali del peso dell’acino rispetto al controllo. (da D’Onofrio et al., 2010b, modificata). Fig. 14 - Monoterpenes, C13-norisoprenoids and total (monoterpenes+C13-norisoprenoids) of grapes of early defoliation (pre and post-bloom) treatments. CTRL: non-defoliated; DEF.Pre or PostBL.: defoliated at pre or post-bloom; DEF.INV: defoliated at veraison. In A the values on bars indicate the mean variation in percentage of aroma compared to CTRL while in B indicate the variation in percentage of berry weight compared to CTRL (from D’Onofrio et al., 2010b, modified). Fig. 15 - Origine dei norisoprenoidi per degradazione dei carotenoidi. Fig. 15 - C13-norisopernoids origin from cleavage of carotenoids. traducendosi in una maggiore produzione di C13-norisoprenoidi fino a farla più che raddoppiare (fig. 14) (D’Onofrio et al., 2010b). Anche la defogliazione effettuata in Riesling nel corso della fase erbacea ha stimolato la biosintesi dei carotenoidi nell’acino e il conseguente accumulo di C 13 -norisoprenoidi (Kwasniewski et al., 2010). Caratterizzazione funzionale delle vie biosintetiche I carotenoidi precursori dei norisoprenoidi sono: βcarotene e luteina, presenti nelle uve a concentrazioni di mg/kg (rappresentando l’85% dei carotenoidi totali), e le xantofille neoxantina, violaxantina, luteo-xantina, flavoxantina, zeaxantina, lutein-5,6-epossido presenti nelle uve in concentrazioni di μg/kg (Bureau et al., 1998; Mendes-Pinto, 2009). I carotenoidi sono sintetizzati nel plastidio a partire dal licopene, un tretraterpene prodotto nella via biosintetica del MEP (fig. 8), per azione di ciclasi che formano l’α-carotene e il β-carotene, dai quali per successive reazioni di idrossilazione e di epossidazione si formano le xantofille. La biosintesi dei C13-norisoprenoidi per degradazione ossidativa dei carotenoidi avviene attraverso tre fasi consecutive: nella prima i carotenoidi vengono trasformati dalle ossidasi in carbonili di C13-norisoprenoidi, che hanno lo scheletro ossidato dei corrispettivi carotenoidi; nella seconda fase il grado di ossidazione dei composti ottenuti in quella precedente viene modificato dall’intervento di ossidasi e riduttasi; nella terza fase avviene la glicosilazione, tramite glicosiltransferasi, di quei composti norisoprenoidi aventi un gruppo ossidrilico (fig. 15) (Baumes et al., 2002). Sebbene la formazione dei norisoprenoidi può avvenire per via chimica e fotochimica (MendesPinto, 2009), la prevalenza dei C 13-norisoprenoidi nelle uve suggerisce soprattutto una degradazione di 51 D’Onofrio tipo enzimatico. A tale proposito, nella bacca di vite è stato individuato un enzima specifico, detto carotenoide diossigenasi 1 (VvCCD1: Vitis vinifera carotenoid cleavage dioxygenase 1), responsabile della degradazione ossidativa dei carotenoidi e quindi della formazione dei C13-norisoprenoidi (Mathieu et al., 2005). D’altra parte, mentre lo β-ionone deriva direttamente dalla degradazione del β-carotene e α-carotene, la formazione di β-damascenone, TDN, TPB e vitispirani comprende successive reazioni chimiche spontanee con intermediari chetonici. Derivati della via biosintetica dello scichimato I derivati della via biosintetica dello scichimato che concorrono a definire l’aroma varietale sono anche detti derivati del benzene o benzenoidi. Alcuni di essi conferiscono gradevoli note speziate, agrumate e floreali, mentre altri se presenti in concentrazioni elevate apportano sgradevoli odori di farmaceutico, fenolico e sintetico (Tomasi et al., 2007). Su questa classe di composti aromatici sono stati effettuati pochi studi e di conseguenza non si hanno molte informazioni a disposizione. Nell’uva i benzenoidi più frequenti e in quantità maggiori sono: alcol benzilico, 2-fenil etanolo, alcol omovanillico, diidroconiferil alcol e 4-vinil guaiacolo (Di Stefano et al., 1998; Lanati et al., 2000; Cabrita et al., 2006; Pinna et al., 2009), mentre quelli più importanti per il loro impatto aromatico sono alcol benzilico, vanillina, metil-vanillato, acetovanillone, alcol omovanillico, diidroconiferil alcol e zingerone. Alcuni benzenoidi, quali alcol benzilico, vanillina e 4vinil guaiacolo, esistono nell’uva sia in forma libera che legata, solitamente con prevalenza di quest’ultima, altri, quali metil-benzoato, zingerone e alcol diidroconiferilico, esistono solo in forma legata (Di Stefano et al., 1998; Cabrita et al., 2006; Pinna et al., 2009). Il profilo di questa classe di molecole aromatiche varia molto in funzione del vitigno. In riferimento all’evoluzione dei benzenoidi durante le fasi di sviluppo dell’acino sono ancora pochissime le informazioni disponibili in letteratura. Da un recente studio condotto sul Cabernet Sauvignon è emerso che i benzenoidi compaiono solo dopo l’invaiatura e subiscono un significativo incremento nell’ultima fase della maturazione (Kaula e Boss, 2009). Al contrario, in un altro studio, condotto sulla Malvasia di Cagliari, considerando solo la fase di maturazione dell’uva è stato osservato che questi composti sono presenti quasi esclusivamente come glicosidi e tendono a diminuire (Pinna et al., 2009). Negli acini di Moscato bianco, Sangiovese, Ciliegiolo, Vermentino e Aleatico tali composti 52 aumentano nel corso della maturazione (D’Onofrio et al., 2010a, b, c). Caratterizzazione funzionale delle vie biosintetiche La fenilalanina è l’intermediario comune per la biosintesi dei benzenoidi (Dudareva et al., 2006) e deriva dal corismato proveniente dallo scichimato formatosi dall’eritroso-4-fosfato e fosfoenolpiruvato (dal corismato si formano direttamente anche l’acido pidrossibenzoico, l’acido p-aminobenzoico, metil-salicilato). La fenilalanina è convertita in acido cinnamico da cui derivano l’acido p-cumarico, l’acido caffeico, ferulico e sinapico, che possono poi essere trasformati in esteri metilici. È stato dimostrato che l’eugenolo e l’isoeugenolo derivano dal coniferil-acetato proveniente dall’acido ferulico (Koeduka et al., 2006). Gli altri benzenoidi derivano dagli esteri dei suddetti acidi attivati con il CoA, che vengono ridotti per formare le aldeidi e gli alcoli. I benzenoidi si possono anche generare per degradazione dall’acido cinnamico attraverso la perdita di 2 atomi di carbonio dalla catena laterale. Sebbene le vie biosintetiche dei benzenoidi sopra menzionate non sono state direttamente studiate nella vite, si può presupporre che siano attive come nelle altre piante. Tioli I composti solforati di tipo tiolico (mercapatani) contribuiscono alla definizione degli aromi di vari prodotti alimentari, tra cui il vino, nel quale sono responsabili di una grande varietà di note e sfumature aromatiche (es. gemma di cassis, bosso, pompelmo, frutto della passione) ma, in funzione della concentrazione che può variare dall’ordine di ng/L a mg/L, anche di alcuni odori indesiderati. I tioli che si ritrovano nel vino derivano principalmente dalle uve, anche se alcuni sono prodotti dal metabolismo dei lieviti. I principali tioli volatili sono: • 4-sulfanil-4-metilpentan-2-one o 4-mercapto-4metil-pentan-2-one (4-MMP); è la prima molecola scoperta come composto caratteristico dell’aroma di Sauvignon blanc e possiede uno spiccato odore di bosso e di ginestra ed è estremamente odoroso, la sua soglia di percezione nei vini è di 3 ng/L e, poiché il suo tenore va da diverse decine ad un centinaio di ng/L, il suo impatto sensoriale nei vini Sauvignon è rilevante; • 3-sulfanilesan-1-ol o 3-mercaptoesan-1-olo (3MH); il cui aroma ricorda quello del pompelmo e del frutto della passione, ha una soglia olfattiva di 60 ng/L e nel Sauvignon risulta essere molto odoroso dato che è presente a concentrazioni di diverse centinaia di ng/L; Biosintesi e qualità degli aromi delle uve • 4-sulfanil-4-metilpentan-2-ol o 4-mercapto-4metilpentan-2-olo (4-MMPOH); ha un odore di buccia di agrumi e il suo ruolo sensoriale è più limitato poiché il tenore nei vini raramente supera la sua soglia di percezione (55 ng/L); • 3-sulfanilesil-O-acetato o 3-mercaptoesan-1-olo acetato (3-MHA); ha un aroma complesso che evoca il bosso, la scorza di pompelmo e il frutto della passione, la sua soglia di percezione è di 4 ng/L e in certi vini di Sauvignon se ne trovano anche alcune centinaia di ng/L, questo composto viene sintetizzato soprattutto per azione di un’esterasi dei lieviti attraverso l’acetilazione del 3-MH. Altri tioli sono: 3-sulfanil-3-metilbutan-1-ol (3MMB; porro cotto), 3-metilltiopropan-1-ol (3MMP; patate, cavolfiore), dimetilsolfuro (ribes nero, cavolo, zolfo, benzina, asparago cotto, mais, pomodoro), 2furan-metanotiolo (caffè tostato, carne, pane, popcorn), 2-metil-3-furantiolo (carne), benziltiolo (gomma). È stato evidenziato che spesso gli enantiomeri di questi composti possono presentare differenti soglie olfattive e possono essere differentemente presenti nei vari vitigni (Tominaga e Dubordieu, 2006) I tioli non sono presenti nell’uva esclusivamente come precursori inodori S-coniugati della cisteina o del glutatione (Tomiaga et al, 1998; Fedrizzi et al., 2009) e sono distribuiti in maniera non uniforme nell’acino: nel Sauvignon i precursori cisteinil del 4MMP e del suo alcol 4-MMPOH sono presenti per il 20% nella buccia e per l’80% nella polpa, mentre quello del 3-MH è equamente distribuito tra buccia e polpa (Peyrot de Gachons et al., 2000). Nel corso della maturazione dell’uva, la comparsa del precursore del 4-MMP precede quella del 3-MH, dinamica dalla quale dipendono le sfumature di bosso più marcate del Sauvignon se la vendemmia è effettuata precocemente, e sentori più fruttati se la vendemmia è tardiva. Recentemente è stato evidenziato che alcuni tioli coniugati alla cisteina e al glutatione aumentano di concentrazione soprattutto nel corso dell’ultima fase della maturazione (fig. 16) (Capone et al., 2011). Analizzando l’accumulo dei tioli coniugati in diversi tessuti della varietà aromatica Koshu è stato rilevato che questi composti sono scarsamente presenti nei vinaccioli e nel fusto, mentre nelle foglie sono più abbondanti che nell’acino; in questi ultimi cominciano ad accumularsi a partire da 11 settimane dalla fioritura raggiungendo un picco a 16-18 settimane per poi diminuire di concentrazione (Kobayashi et al., 2010). Nella varietà aromatica Koshu, l’accumulo dei tioli coniugati nel corso dello sviluppo dell’acino è risultato essere più rapido in vigneti di bassa altitudine rispetto a quelli Fig. 16 - Concentrazione del precursore del 3-MH (μg/kg) nel corso della maturazione di cloni di Sauvignon blanc coltivati nell’Adelaide Hills. Le barre impilate rappresentano la media di tre repliche. La deviazione standard delle tre repliche era minore del 15%. Inserto: espansione delle prime tre fasi fenologiche di campionamento (modificata da Capone et al., 2011). Fig. 16 - Concentrations of 3-MH precursor diastereomers (μg/kg) during ripening for five Sauvignon blanc clones colocated in an Adelaide Hills vineyard. The stacked bars represent the mean of each precursor diastereomer derived from three replicates. The relative standard deviations for the averages were < 15% (Inset) Expansion of the first three time points.(from Capone et al., 2011, modified). 53 D’Onofrio Fig. 17 - Ipotetica via biosintetica di 3-MH-S-glut e 3-MH-S-cyt in viti esposte a condizioni di stress (da Kobayashi et al., 2011). Fig. 17 - Hypothetical pathway for the biosynthesis of 3MH-S-glut and 3MH-S-cys in grapevine exposed to environmental stress conditions (from Kobayashi et al., 2011). collocati ad altitudini maggiori (Kobayashi et al., 2010), inoltre nelle varietà Koshu, Chardonnay e Merlot, le infezioni di botrite, gli stress idrici e in particolare le radiazioni ultraviolette hanno stimolano la biosintesi del glutatione e di 3-MH coniugato al glutatione o alla cisteina (Kobayashi et al., 2011). È anche stato riportato che le infezioni di botrite stimolato la biosintesi dei tioli in sospensioni cellulari trattate inoculate con botrite (Thibon et al., 2011). Inoltre, alcune indagini hanno evidenziato che il deficit idrico moderato, soprattutto se si verifica appena dopo l’invaiatura, induce un aumento della concentrazione dei tioli, particolarmente marcato se accompagnati da temperature non troppo elevate (Choné, 2001). Una adeguata concimazione azotata del vigneto favorisce la biosintesi dei tioli e quindi l’espressione aromatica delle uve Sauvignon (Choné, 2001). L’applicazione di formulati a base di rame sulle viti di Sauvignon e di Cabernet Sauvignon induce una netta diminuzione dell’aroma dei vini a causa della reattività di questo elemento con i tioli (Darriet et al., 2001). Caratterizzazione funzionale delle vie biosintetiche La produzione dei tioli che si ritrovano nel vino può avvenire attraverso diversi meccanismi, alcuni dei quali dipendono dal metabolismo dei lieviti nel corso della fermentazione. I tioli coniugati alla L-cisteina o al glutatione (un tripeptide formato da acido glutammico cisteina e glicina) si formano nell’uva per via 54 enzimatica e vengono poi degradati, liberando l’aglicone odoroso, nel corso della fermentazione grazie alla β-liasi dei lieviti. Nelle uve la via biosintetica che conduce alla formazione dei tioli coniugati non è ancora nota. Vi sono alcune evidenze che indicherebbero una probabile origine di alcuni precursori di tioli da aldeidi insaturi a 6 atomi di carbonio o da alcoli prodotti per azione di lipossigenasi da acidi grassi, ai quali l’addizione del glutatione avverrebbe per azione di glutatione trasferasi. Questi composti coniugati verrebbero poi trasportati nel vacuolo dove avverrebbe la rimozione dei gruppi glutammici e di glicina, rispettivamente per azione di γ-glutamil-transpeptidasi e di peptidasi, per formare i composti coniugati alla cisteina (Ohkama-Ohtsu et al., 2007). Recentemente, analizzando la correlazione tra accumulo dei tioli coniugati e l’espressione genica in differenti vitigni (Chardonnay, Koshu e Merlot) sottoposti a vari tipi di stress (raggi ultravioletti, stress idrico, shock ad alte e basse temperature, inoculo con botrite) è stata proposta una specifica via biosintetica e di questa sono state individuate e funzionalmente caratterizzate 2 glutatione-S-transferasi (VvGST3 e VvGST4) (fig. 17), ipotizzando, inoltre, che la produzione enzimatica degli aromi tiolici possa essere il risultato dell’azione di detossificazione delle cellule danneggiate da condizioni di stress (Kobayashi et al., 2011). Metossipirazine Le metossipirazine sono composti eterociclici azotati, provenienti dal metabolismo degli amminoacidi. Esse sono state identificate in vari vegetali, tra cui peperone, asparago e pisello, e nelle uve sono soprattutto tipiche dei vitigni bordolesi, tra cui in particolarmente Semillon, Sauvignon blanc, Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. L’aroma delle metossipirazine richiama note vegetali o verdi (peperone verde, pisello, asparago) associate al frutto immaturo e spesso poco gradite dal consumatore. In alcune regioni viticole la nota di peperone verde, associata alla presenza di metossipirazine, è considerata un fattore di tipicità dei vini di Cabernet Sauvignon, mentre in altre denota una mancanza di maturità quando eccessiva. Le principali metossipirazine identificate nelle uve sono: • 2-metossi-3-isobutilpirazina (IBMP), con tipiche note di peperone verde; • 2-metossi-3-isopropilpirazina (IPMP), che conferisce note di asparago e pisello dolce; • 2-metossi-3-sec-butilpirazine (SBMP), responsabile della nota di olio di galbano. La soglia olfattiva di questi composti è di pochi Biosintesi e qualità degli aromi delle uve ng/L, per cui sono sufficienti minime quantità a renderle percettibili. L’IBMP è generalmente la più abbondante nelle uve e nei vini, dove ha una soglia di percezione di 10-15 ng/L e spesso raggiunge concentrazioni di circa 50 ng/L che la rendono sgradevole (Belancic e Agosin, 2007). L’IBMP ha una soglia di percezione di circa 2 ng/L, ma spesso nei vini non raggiunge questi livelli di concentrazione, e lo stesso vale per SBMP. Altre pirazine sono state identificate nelle uve e nei vini, quali la 2-metossi-3-metilpirazina e 2-metossi-3-etilpirazina, ma sono entrambe poco odorose. Nell’acino le metossipirazine sono localizzate essenzialmente nella buccia (Roujou De Boubée et al., 2000) e la concentrazione aumenta progressivamente nel corso della fase erbacea fino a raggiungere il massimo intorno o poco prima dell’invaiatura per poi decrescere progressivamente (Ryona et al., 2008; Kalua e Boss, 2008). In genere, la degradazione delle metossipirazine nel corso della maturazione dell’uva è inizialmente rapida per poi rallentare in prossimità della raccolta, ed è fortemente influenzata dall’andamento climatico. Alcuni lavori hanno evidenziato un forte effetto del terroir e dell’andamento climatico sia sulla degradazione delle pirazine, ma soprattutto sulla loro sintesi nel corso della fase erbacea. Tra i fattori climatici che possono contribuire all’accumulo e degradazione delle metossipirazine, la radiazione luminosa è uno dei più importanti. Secondo alcuni autori, la radiazione solare stimolerebbe l’accumulo nel corso della fase erbacea (Hashizume e Samuta, 1999), mentre secondo altri ne ridurrebbe la concentrazione (Ryona et al., 2008; Robinson et al., 2011). Altri autori sostengono che durante la maturazione la radiazione solare favorirebbe la degradazione delle metossipirazine (Kalua e Boss, 2008) e secondo altri invece la diminuzione della loro concentrazione in maturazione è da imputare esclusivamente all’effetto diluizione (fig. 18) (Ryona et al., 2008). In Cabernet Sauvignon e Merlot è stato rilevato un decremento della concertazione di IBMP nelle uve conseguente alla rimozione precoce delle foglie nella zona dei grappoli (Scheiner et al., 2010) ed è stato ipotizzato che nel corso della maturazione l’IBMP diminuisce perché viene demetilata e ritrasformata nel suo immediato precursore, il 3-isobutil-2-idrossipirazina (Ryona et al., 2010). Le basse temperature favoriscono l’accumulo delle metossipirazine nelle uve (Belancic e Agosin, 2007) e la concentrazione di questi composti nelle uve è anche influenzata dal vigore, carico produttivo e disponibilità idrica (Roujou de Boubee et al., 2000; Chapman et al., 2004). Fig. 18 - Concentrazione dell’IBMP in uve in ombra (●) o esposte alla luce (○) nel corso della stagione vegetativa. Le barre indicano l’errore standard delle tre repliche (tre piante per trattamento). Le differenze statistiche tra i trattamenti sono state valutate con il t test (** p ≤ 0,05; * p ≤ 0,08; ns, non significativo). (modificata da Ryona et al., 2008). Fig. 18 - IBMP concentrations of shaded (●) and exposed berries (○) during the growing season. The error bars reflect standard error for the three replicates (three vines per treatment). Significant differences between treatments were evaluated by a paired t test (**, p ≤ 0.05; *, p ≤ 0.08; ns, not significant). (modified from Ryona et al., 2008). Caratterizzazione funzionale delle vie biosintetiche Per la biosintesi delle metossipirazine sono state proposte diverse vie biosintetiche che coinvolgono amminoacidi e gruppi 1,2-dicarbonilici. Gli amminoacidi valina, leucina e isoleucina sono rispettivamente i precursori di IPMP, IBMP e SBMP. Questi amminoacidi, attraverso un meccanismo non ancora noto, originano gli intermediari 3-alchil-2-idrossipirazine (HP) che vengono poi metilati a metossipirazine attraverso l’azione di metiltransferasi. Analizzando la correlazione tra accumulo di metossipirazine ed espressione genica nel corso dello sviluppo dell’acino di Cabernet Sauvignon sono stati proposti gli schemi per la biosintesi della IBMP e IPMP (fig. 19) e funzionalmente caratterizzate le due O-metil-transferasi (rispettiva- Fig. 19 - Ipotetico schema biosintetico dell’IPMP (2-metossi-3isopropilpirazina) e IBMP (2-metossi-3-isobutilpirazina) rispettivamente dagli amminoacidi valina e leucina. La reazione finale di metilazione delle idrossipirazine in metossipirazine è catalizzata da una OMT (O-metil-transferasi). (modificata da Dunlevy et al., 2010). Fig. 19 - Proposed pathway for the biosynthesis of 3-isopropyl-2methoxypyrazine (IPMP) and 3-isobutyl-2-methoxypyrazine (IBMP) from the amino acids valine and leucine, respectively. The final step involving methylation of hydroxypyrazine to methoxypyrazine is catalysed by an OMT. (modified from Dunlevy et al., 2010). 55 D’Onofrio mente VvOMT1 e VvOMT2) che ne catalizzano la metilazione finale (fig. 20; Dunlevy et al., 2010). Alcoli e aldeidi alifatici a 6 atomi di carbonio Le aldeidi e gli alcoli a sei atomi di carbonio (C6), insieme alle metossipirazine, sono i composti responsabili dell’aroma erbaceo. A bassa concentrazione (indicativamente inferiore a 0,5 mg/L) queste molecole concorrono positivamente all’aroma complessivo del vino, ma a dosi più elevate forniscono note organolettiche poco gradite di tipo erbaceo, di frutta acerba, di foglia stropicciata e talvolta di amaro. Gli alcoli C6 più frequentemente trovati nell’uva sono l’esanolo ed alcuni suoi isomeri, quali il cis-3esenolo ed il trans-2-esenolo. Essi possono essere presenti sia in forma libera che in forma legata glicosidica (Cabrita et al., 2006; Di Stefano et al., 1998; Lanati et al., 2000; Pinna et al., 2009): nella Malvasia di Casorzo e Malvasia di Schierano gli alcoli C6 sono stati identificati solo come aromi liberi, mentre nella Malvasia aromatica di Candia sono presenti sia come aromi liberi che glicosilati, con prevalenza dei primi (Borsa et al., 2008). Per quanto riguarda le aldeidi C6, quelle individuate nell’uva sono esanale, trans-2-esenale, eptanale e trans-2-eptenale (Kalua e Boss, 2009). Aldeidi e esteri rappresentano i maggiori componenti volatili nelle uve mature di Riesling, mentre nel Cabernet Sauvignon prevalgono gli alcoli (Kalua e Boss, 2010). Analizzando l’evoluzione dei composti volatili C6 durante lo sviluppo dell’acino in Cabernet Sauvignon è emerso che gli esteri raggiungono la loro massima concentrazione nel corso della fase erbacea per poi diminuire nel corso della maturazione fino a raggiungere quantità irrilevanti. Mentre, le aldeidi subiscono un significativo incremento durante la maturazione seguito da un decremento verso la fine di questa fase. Gli alcoli sono anch’essi sempre presenti per tutto l’accrescimento dell’acino, ma raggiungono quantità significative solo verso la fine della maturazione (Kalua e Boss, 2009). Nel corso della maturazione il maggiore aumento della concentrazione degli alcoli a scapito di quella degli aldeidi rappresenta un aspetto positivo poiché, avendo gli alcoli una soglia di percezione molto maggiore rispetto a quella delle aldeidi, risulta meno evidente la nota erbacea. Inoltre, gli alcoli C6 durante la vinificazione, in presenza di acidi carbossilici, sono maggiormente suscettibili di essere trasformati in esteri, che possiedono gradevoli note fruttate. Recentemente è stato evidenziato che nel vitigno Marechal Foch, coltivato in prossimità del lago di Seneca nel Penn Yan (NY), la vendemmia tardiva e la cimatura riducono la concentrazione degli alcoli C6 dal 3% e 33% (Sun et al., 2011). Caratterizzazione funzionale delle vie biosintetiche Le aldeidi e gli alcoli alifatici della vite derivano dalla via biosintetica delle lipossigenasi, attraverso la quale gli acidi linoleico e linolenico sono trasformati in aldeidi a 6 e 9 carboni e ossiacidi a 9 e 12 carboni Fig. 20 - Concentrazione delle metossipirazine e livelli di espressione delle VvOMT nel corso dello sviluppo dell’acino. A) concentrazione di IBMP e IPMP espresse in ng/kg di peso fresco degli acini, tr: presenza di tracce; nd: non rilevato. B) Espressione relativa di VvOMT1 e VvOMT2 in acini determinata per mezzo di PCR real-time ed espressa come numero di copie (modificata da Dunlevy et al., 2010). Fig. 20 - MP levels and VvOMT gene expression in whole berries throughout development. A) IBMP and IPMP concentrations, expressed as ng/kg of fresh weight, in developing grape berries, tr signifies that only trace levels were detected and nd signifies not detectable. B) Relative expression of VvOMT1 and VvOMT2, expressed as copy number, in the berry samples as quantified by Real-Time PCR (modified from Dunlevy et al., 2010). 56 Biosintesi e qualità degli aromi delle uve (fig. 21) (Kalua e Boss, 2009). Gli acidi grassi liberati dalle acil-idrolasi (che includono lipasi, fosfolipasi e galactolipasi) sono ossidati per azione delle lipossigenasi formando idroperossidi che sono poi trasformati in aldeidi e ossiacidi per azione delle idroperossidi liasi. Infine le aldeidi sono isomerizzate dalle enolisomerasi e ridotte ad alcoli dalle alcol deidrogenasi. Nella vite sono state individuate varie alcol deidrogenasi (Torregrosa et al., 2008) la cui espressione ed attività aumenta in condizioni di stress. Analizzando l’accumulo di 2-esenal, 3-esenal e esanal, dei rispettivi alcoli e esteri acetati nel corso dello sviluppo dell’acino di Cabernet Sauvignon e Riesling, è stato ipotizzato che: l’attività della alcol-deidrogenasi dopo l’invaiatura è maggiore nelle uve di Cabernet Sauvignon; l’attività dell’idroperossi-liasi è maggiore nelle uve di Riesling; la enal-isomarasi, responsabile dell’isomerizzazione del Z-3-hesenal in E-2-esenal, sarebbe attiva principalmente nel corso della maturazione. L’attività della alcol acil-transferasi è maggiore nelle uve di Riesling (per cui la maggiore presenza di esteri rende i vini di Riesling più fruttati rispetto a quelli di Cabernet Sauvignon) e in entrambi i vitigni si riduce nel corso della maturazione, e quindi i vini di entrambi questi vitigni prodotti con uve vendemmiate precocemente risultano più fruttati (Kalua e Boss, 2010). Aroma delle specie americane: aroma foxy I principali vitigni del nord dell’America, Vitis lambrusca e Vitis rotundifolia e i loro ibridi, sono molto conosciuti per il loro caratteristico aroma che è stato definito “volpino” (foxy). Questo termine deriva, probabilmente, dal tipico odore muschiato di queste uve, odore che ricorda quello di un animale (forse una volpe). Il più noto composto responsabile dell’aroma foxy è l’antranilato di metile, che possiede una particolare fragranza di fruttato. Da studi condotti sulla cultivar Washington Concord è emerso che la biosintesi dell’antranilato di metile coinvolge una alcol aciltrasferasi che catalizza la formazione di tale composto da antraniloil-CoA e metanolo. Altri composti che concorrono nel determinare il caratteristico aroma foxy sono: 2-ammino acetofenone e il 2 e 3-mercaptopropionato di etile che hanno odore solforato e di frut- Fig. 21 - Via biosintetica delle lipossigenasi che evidenzia i percorsi comuni della biosintesi nelle uve dei composti volatili a 6 atomi di carbono (da Kalua e Boss, 2009). Fig. 21 - Lipoxygenase (LOX) pathway in grape showing the common routes of C6 compound biosynthesis (from Kalua and Boss, 2009). 57 D’Onofrio tato se presenti a basse concentrazioni; 4-idrossi-2,5dimetil-3-furanone, comunemente denominato furaneolo; 4-metossi-2,5-dimetil-3-furanone detto anche metossifuraneolo, con caratteristico odore di fragola tipico della cultivar Isabella o Uva fragola. La maggior parte dei suddetti composti è stata identificata a basse concentrazioni in alcuni vini di Vitis vinifera (Moio e Etievant, 1994; Guedes De Pinho, 1994) ed è stato evidenziato che l’antranilato di metile e quello di etile sono coinvolti nel determinare il particolare aroma del Pinot noir della Borgogna. Questi composti volatili si accumulano nell’acino principalmente nel corso della fase di maturazione (Shure e Acree, 1994). Conclusioni Data l’importanza degli aromi varietali nel determinare le caratteristiche di qualità e tipicità dei vini, e quindi il potenziale tecnologico dei vitigni, la ricerca sulla caratterizzazione funzionale della biosintesi degli aromi nelle uve al fine di poter modulare adeguatamente la qualità aromatica delle stesse sta attirando l’attenzione di molti ricercatori. I recenti progressi nell’ambito della genomica funzionale, congiuntamente al sequenziamento del genoma della vite e lo sviluppo di nuove tecnologie per l’analisi dell’enorme quantità di composti che concorrono a determinare gli aromi delle uve e dei vini, hanno consentito di acquisire importanti conoscenze su: a) dinamiche di accumulo degli aromi nel corso dello sviluppo dell’acino in diversi vitigni; b) dinamiche di espressione dei geni responsabili della biosintesi di questi composti e loro conseguente caratterizzazione funzionale; c) influenza che i vari fattori colturali hanno su questi importanti processi biosintetici. Particolarmente utile si è rilevata l’analisi delle correlazioni tra dinamiche di accumulo degli aromi ed espressione genica nei fiori e nel corso dello sviluppo dell’acino di Aleatico, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Koshu, Moscato bianco, Merlot e Sangiovese, e in sospensioni cellulari di acino di Cabernet Sauvignon, che ha consentito di individuare e caratterizzare vari geni coinvolti nelle vie biosintetiche delle principali classi di aromi delle uve. Lo studio delle dinamiche biosintetiche degli aromi nel corso dello sviluppo dell’acino ha permesso, inoltre, di meglio evidenziare gli effetti del sito di coltivazione, della forma di allevamento, dell’illuminazione, delle temperature, della defogliazione e di alcuni stress abiotici e biotici, sulla qualità aromatica delle uve. Tutte queste conoscenze, e quelle che certamente seguiranno nell’immediato futuro, saranno sicuramente di notevole supporto alla viticoltura per una adeguata modulazione della qualità aromatica 58 delle uve al fine di poter esaltare ulteriormente e con costanza le caratteristiche di tipicità dei vini, che, congiuntamente all’approfondita caratterizzazione genotipica dei vitigni, saranno utili per la valorizzazione delle produzioni viti-vinicole, in generale, e di quelle di nicchia, in particolare. Riassunto Gli aromi delle uve svolgono un ruolo fondamentale nella definizione dei parametri qualitativi e di tipicità del vino, nel quale sono i composti che maggiormente permettono il riconoscimento del vitigno, caratteristica molto apprezzata dal consumatore. Nel vigneto, il controllo della qualità aromatica delle uve richiede una approfondita conoscenza sulle dinamiche biosintetiche dei singoli composti che la caratterizzano nonché sui fattori colturali che ne determinano l’espressione. Lo sviluppo delle tecnologie per l’analisi dell’enorme quantità di composti che concorrono a determinare gli aromi delle uve e dei vini e i recenti progressi nell’ambito della genomica funzionale, hanno consentito di acquisire ampie conoscenze sulle dinamiche di accumulo degli aromi nel corso dello sviluppo dell’acino e sulla caratterizzazione funzionale dei relativi geni, permettendo di individuare le specifiche fasi fenologiche in cui questi composti sono maggiormente sintetizzati. In particolare, l’analisi delle correlazioni tra dinamiche di accumulo degli aromi ed espressione genica nel corso dello accrescimento dell’acino ed in sospensioni cellulari trattate con elicitori ha reso possibile la caratterizzazione funzionale di geni coinvolti nella biosintesi dei monoterpeni, sesquiterpeni, tioli e metossipirazine, tutti composti di notevole importanza per la determinazione degli aromi delle uve e dei vini. Questi studi hanno permesso di approfondire le conoscenze sull’influenza del sito di coltivazione, del sistema di allevamento, dell’illuminazione, delle temperature, della defogliazione e di stress abiotici e biotici sulla biosintesi degli aromi nelle uve, consentendo di acquisire specifiche conoscenze che saranno di supporto per l’adeguata modulazione della qualità aromatica al fine di poter ulteriormente esaltare le caratteristiche di tipicità dei vini. Parole chiave: accrescimento dell’acino, aromi varietali, GC-MS, geni degli aromi, espressione genica, precursori d’aroma, SPE, SPME Bibliografia AHARONI A., JONGSMA M.A., BOUWMEESTER H.J., 2005. Volatile Science? Metabolic engineering of terpenoids in plant. Trend in Plant Science 10: 594-602. Biosintesi e qualità degli aromi delle uve ALLEN M.S., LACEY M.J., HARRIS R.L.N., BROWN W.V., 1991. Contribution of methoxypyrazines to Sauvignon blanc wine aroma. Am. J. Enol. Vitic. 42: 109-112. 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