Ricostruire una storia dispersa
Transcript
Ricostruire una storia dispersa
Ricostruire una storia dispersa RICONOSCERE IL PASSATO E DARE UN SENSO ALL’ESPERIENZA DI VITA È UN PERCORSO OBBLIGATO, SPESSO DIFFICILE E DOLOROSO; IL RIFUGIATO, SOLO ATTRAVERSO UNA RIELABORAZIONE DELL’ESPERIENZA PASSATA, PUÒ CONFRONTARSI CON L’ATTUALE REALTÀ E RECUPERARE ENERGIE PER VIVERE IL PRESENTE E PROGETTARE IL FUTURO. Emanuele Maggiora educatore C.A.G. e studente di Scienze dell’educazione MIGRAZIONI Nella faticosa nascita di una futura e ormai attuale società multietnica e multiculturale è possibile prevedere e tracciare percorsi che consentano ai giovani migranti di crescere e vivere nell’era della globalizzazione, riscoprendo e valorizzando le radici della propria storia individuale e della propria identità culturale. L’articolo propone un approccio altamente etico, descrive un’esperienza, testimonia una metodologia educativa finalizzata a tutelare la salute e il benessere di minori impegnati in un tormentato processo di crescita. d.r. n° 11-2001 Prospettive Sociali e Sanitarie 18 La storia, le esperienze, il passato, sono fondamenta indispensabile per costruirsi ed affrontare il futuro, sotto questa prospettiva vorrei fosse letta la mia esperienza nella comunità di accoglienza per richiedenti asilo politico di Monticello, nello spazio Mondialità della Grande Casa; istituzione legata alla Caritas. Questa struttura ospita temporaneamente nuclei familiari di cittadini stranieri richiedenti asilo politico, rifugiati politici, con regolare permesso di soggiorno. L’accoglienza prevede vitto, alloggio, servizio guardaroba, assistenza sanitaria, corsi di italiano, inserimento e sostegno scolastico dei minori; accompagnamento per le domande di asilo politico, per la ricerca lavorativa e di un’abitazione. La Comunità di accoglienza ha un regolamento che, insieme al singolo progetto concordato con ogni nucleo familiare, viene sottoscritto all’ingresso e disciplina la permanenza presso il centro. In Italia non esiste una legge che riguardi direttamente la problematica dei rifugiati politici, o dei richiedenti asilo. Ho letto la L. 40/98, che non si occupa direttamente dei rifugiati, ma di immigrazione, e ho scelto le parti di questa legge che possono, a mio avviso, riguardare i richiedenti asilo o i rifugiati. Ho cercato una definizione di rifugiato e la più esaustiva mi sembra: “lo straniero al quale sia impedito l’effetti- vo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana”. In ogni caso, il richiedente asilo, è soggetto alle leggi italiane, leggi che prevedono ad esempio la libertà di culto, che è uno dei diritti e doveri, come l’obbligo scolastico fino ai 14 anni. In caso non venga riconosciuto lo status di rifugiato o in caso non rispetti la legislazione italiana il richiedente può essere espulso, con decreto. Tra immigrato e richiedente asilo politico ci sono differenze sostanziali in quanto un immigrato è una persona che lascia la sua terra seguendo un progetto migratorio e nella maggior parte dei casi mantiene un legame con la sua terra e la sua gente, nella speranza poi di tornarci. Per un richiedente asilo politico la storia è molto diversa. È una persona costretta ad abbandonare la propria terra, spesso in modo drammatico, compiendo un iter obbligato attraverso paesi e frontiere nella speranza di chiedere cittadinanza ad un paese in cui non sarà perseguitato; ed è cosciente del fatto che, se la sua richiesta viene accolta, non tornerà più nel paese di origine. Egli quindi attiva un processo di abbandono della sua terra, verso un paese che diventerà il suo. Spesso un rifugiato, a differenza di chi ha scelto di emigrare, non parla volentieri di ciò che ha alle spalle, vuole dimenticare il suo passato (o è costretto a farlo). Riconoscere il passato e dare un senso all’esperienza di vita è un percorso obbligato, spesso difficile e doloroso; per il rifugiato è un percorso indispensabile per confrontarsi con l’attuale realtà; infatti, solo attraverso una rielaborazione dell’esperienza passata è possibile recuperare energie per vivere il presente e progettare il futuro. Gli ospiti della Grande Casa provengono da paesi e da esperienze molto diverse (Armenia, Turchia, Iran, Pachistan, Cina, Cuba ecc.). Un’esigenza prioritaria nella quotidianità della vita nella Grande Casa è quindi promuovere una convivenza pacifica pur avendo stili ed esigenze di vita molto diverse; occorre quindi promuovere una possibilità di mediazione ed integrazione tra culture diverse. Analizzando come è stato affrontato questo “problema” durante la prima parte della mia presenza alla Grande Casa, dedicata principalmente all’osservazione, ho appurato che l’integrazione è un continuo lavoro di mediazione tra esigenze e richieste degli ospiti ed effettive possibilità da parte della struttura di soddisfarle. In questo processo di integrazione due sono le tappe fondamentali: la possibilità di ricordare e legittimare nel vivere quotidiano la propria cultura e, quindi, trovare un modo per confrontarla con le culture che la persona incontra. Diverse culture hanno momenti di difficoltà da risolvere, incomprensioni che necessitano l’intervento degli educatori della comunità. La mediazione è facilitata dalla presenza di regole sia esplicite che implicite che aiutano l’integrazione e la convivenza di tutti i membri inseriti nella Grande Casa, non solo degli ospiti. Le regole esplicite riguardano i turni in cucina, gli spazi personali, l’utilizzo di parti ed oggetti comuni; le regole implicite (forse più difficili da far rispettare) comprendono il rispetto reciproco, la gentilezza nei confronti degli altri, il presupposto di innocenza, ecc. Tra le regole implicite, una delle più importanti, in una situazione come quella della Grande Casa, è fondata sul rispetto delle altre culture. Per cultura intendo tutto ciò che un individuo ha appreso nel corso della propria vita e che costituisce la propria mappa di orientamento per interagire con la realtà. Nel caso di individui provenienti da paesi diversi le conoscenze, le usanze, i costumi, i riti, i valori sono differenti. In questo quadro il rispetto non può essere inteso come omologazione alla cultura dominante, per esempio la cultura “italiana”, ma come compren- LA CREAZIONE DEI CD ROM I ragazzi erano in tutto quindici e sono stati divisi in due gruppi, elementari e medie, io ero inserito nel gruppo dei “grandi”, cinque ragazzi dai gramma di quello che sarebbe stato il contenuto dei cd, ma nel percorso abbiamo via via aggiunto a ogni cd quello che i ragazzi portavano di loro iniziativa; ci si è presto resi conto dell’originalità di ogni cd. Come esempio, desidero riportare la storia di un ragazzo di tredici anni, armeno, che oggi non è più in Italia, ma ha continuato il suo viaggio con l’obiettivo di ricongiungersi al resto della famiglia (fratello, sorella e mamma) che non è riuscita a trasferirsi in Italia. Ora, questo ragazzo ha con sé il suo cd, contenente delle cartine geografiche sia dell’Armenia, sia dell’Italia. Sulla cartina dell’Italia è evidenziato Monticello, il paese in cui è stato per quasi un anno; dodici fotografie di cui otto recenti (le rimanenti riguardano il suo passato: la sorellina, la famiglia intera, il padre e lui con il fratello; dell’Armenia ha anche foto riguardanti monumenti della città in cui viveva); ha inoltre inserito la bandiera armena, le immagini dei soldi armeni che aveva, una ninnananna del suo paese con traduzione, l’alfabeto in italiano e armeno, l’albero genealogico della sua famiglia e la sua carta d’identità, fatta da lui al computer. A lui piace molto scrivere per cui ha voluto mettere all’interno del cd delle storie scritte da lui: ne ha messe nove e una con la traduzione in armeno. Ne riporto una intitolata La storia di un pesce drago: “C’era una volta un pesce si chiamava Secci. Questo pesce viveva nel mare. Tutti i giorni un pescatore andava al mare per prendere quel pesce ma non ci riusciva mai perché la canna si rompeva sempre. Un giorno il pescatore stufo, decise di andare al mare per uccidere il pesce. Tirò fuori la pistola, prese la mira e sparò al pesce ma come per magia il pesce diventò un gigantesco drago che in un sol boccone si mangiò il pescatore. Dopo tanti anni una principessa di nome Fantaghirò scappa dal suo castello per vedere il tramonto sulla spiaggia. Mentre osservava il cielo vide nell’acqua qualcosa di grosso che si muoveva. Spaventata incominciò a correre. Ad un certo punto si voltò e dietro di lei vide un principe che si chiamava Secci. La principessa si innamorò corse verso il principe e lo abbracciò. Cosi i due giovani vissero felici e contenti”. Ho riportato questa storia perché, anche se libera a ogni interpretazione, mi piace pensarla come una rivincita personale, in una situazione che lo vede attore suo malgrado e termina con un bel lieto fine. I titoli delle storie sono stati inventati da lui, li riporto perché riassumono i suoi sogni e le sue aspet- MIGRAZIONI 12 ai 16 anni. La creazione dei cd si è rivelato un lavoro complesso; le difficoltà principali erano legate alla quantità di attenzione che richiedeva ogni singolo ragazzo e al lavoro di verifica delle informazioni acquisite attraverso sia domande ai genitori che confronti con informazioni di cui eravamo già in possesso. Inoltre, si è speso molto tempo in questa raccolta di dati in quanto molti sembravano gia persi nei ricordi, ad esempio l’albero genealogico in alcuni casi non ha potuto contenere neanche il nome di alcuni nonni dei ragazzi. Per motivare i ragazzi più grandi in questo lavoro si è inoltre deciso di utilizzare un computer. Nei mesi precedenti l’avvio di questo progetto “autobiografia” ci siamo dedicati ad insegnare ai ragazzi l’utilizzo di programmi di scrittura e disegno con l’intento di far conoscere loro le funzioni principali di un computer: scrittura, disegno, stampa, copia di file, calcolo e collegamento alla rete. Per i più piccoli invece si è pensato di farli disegnare e costruire il loro racconto con materiali di vario genere e di trasformare poi il materiale attraverso macchina fotografica e scanner in linguaggio digitale per i cd. Un fotografo professionista che ha prestato opera di volontariato, ha risolto il difficile dilemma di come fotografare disegni con dimensioni ragguardevoli senza perdere la qualità del lavoro. Con l’idea che le informazioni raccolte sulla loro storia dovessero essere inserite in un supporto che durasse nel tempo, si è pensato di usare un cd per ciascuno di loro. Il cd, essendo un supporto informatico attuale e molto capiente, ha interessato molto i ragazzi e ci ha facilitato il compito di raccolta dei dati; inoltre il cd permette continui aggiornamenti, quindi, se questi ragazzi troveranno durante il loro viaggio la possibilità di ampliare e aggiornare il proprio cd, potranno farlo. Sono nati cosi quindici cd rom, cinque per il gruppo dei grandi, dieci per i piccoli. I ragazzi si sono attivati in prima persona nel cercare informazioni utili per arricchire la loro opera autobiografica, hanno scritto filastrocche, fiabe e ricette del loro paese, hanno fatto dei disegni, hanno ripercorso su una cartina il loro viaggio per giungere in Italia, hanno scritto un piccolo vocabolario di traduzione dalla loro lingua a quella italiana, hanno scelto delle foto sia contemporanee che del loro passato, hanno ricostruito la loro “carta d’identità” e hanno cercato di ricostruire il loro albero genealogico. Avevamo approvato inizialmente un pro- 19 n° 11-2001 Prospettive Sociali e Sanitarie sione della diversità ed acquisizione di comportamenti che sono il frutto del lavoro di integrazione. Ho notato che in alcuni casi il processo di mediazione ha condotto a una perdita della cultura di origine, soprattutto nei bambini, per i quali sembra che la propria storia inizi nel paese di accoglienza, ma cancellare le radici, le appartenenze di base, vuol dire accentuare per il futuro alcuni conflitti evolutivi. Come è emerso anche da un convegno tenuto quest’anno all’Università Cattolica: “Oltre l’integrazione”, uno dei punti di forza dell’integrazione culturale è la possibilità di conservare la propria cultura, quindi la propria storia, nel rispetto delle altre; difficilmente sarà possibile attivare percorsi di benessere in un processo di integrazione, se tale processo prevede la perdita o la cancellazione della cultura d’origine dell’immigrato. Il punto di forza in altre parole è arricchire l’individuo di nuove esperienze senza cancellare una parte della sua esperienza passata. Questo è stato il filo conduttore che mi ha accompagnato all’ingresso della comunità e mi ha seguito per tutto il cammino. Io ho svolto prevalentemente attività di sostegno scolastico con i minori coinvolti nella Grande Casa e anche attività strutturata in un laboratorio con il fine di recuperare la memoria del passato di questi ragazzi. Per non perdere una serie di esperienze, di parti del loro vissuto, si è deciso di andarle a ricostruire attraverso una serie di giochi o di lavori con l’ausilio di un computer. Nasce così, tra gli altri, un progetto chiamato “autobiografia” che si colloca nel più vasto progetto del recupero del passato. Il progetto ha lo scopo di aiutare i ragazzi a rispettare il proprio passato, aiutarli a comprendere l’importanza del passato, dei propri ricordi, per evitare un processo di omologazione e di cancellazione di una parte di esperienza. In questo ambito ho elaborato il mio progetto di tirocinio, attivando, attraverso diversi lavori, il recupero di informazioni riguardanti ogni singolo ragazzo, così da promuovere una specie di ricostruzione di identità. Abbiamo messo a punto un cd per ogni ragazzo: nel cd è inserito tutto il cammino che ha percorso e tutti i “documenti” che abbiano un significato nella sua vita e che lui stesso desidera inserirci. ▲ VOLONTARIATO n° 11-2001 Prospettive Sociali e Sanitarie 20 tative, riprendono più volte il tema dell’amicizia, finiscono nella maggior parte con un lieto fine. In due storie ci sono tre oggetti che assieme riescono a sconfiggere un lupo e si trasformano in persone. A mio parere, rendono almeno una vaga idea del momento vissuto da questo ragazzo, la sua irriducibile speranza in un futuro migliore. I titoli delle altre storie sono: Ciabatta asciugamano e pettine diventate persone; Il ragazzo nel suo passato; La ragazza e zanzara d’oro; Soldi e ragazzo sono amici; Kikos; Pilota e strega sono amici; Orso cavallo e gatto sono amici; Un topo che mangia un gatto. Ogni ragazzino alla fine del lavoro ha avuto in consegna il proprio cd e ne sono state fatte anche delle copie da tenere in archivio alla Grande Casa. Questo lavoro, per me, ha avuto grande successo. Personalmente, mi ha permesso di conoscere più da vicino i singoli ragazzi e stabilire con loro relazioni significative nel ricostruire e ricordare con ciascuno la sua storia. Inoltre, mi è sembrato importante che ciascuno dei ragazzi avesse un proprio oggetto da poter tenere con sé e aggiornare nel tempo. I ragazzi più grandi, oltre a ricostruire la loro storia, hanno anche imparato a usare uno strumento come il computer. La conferma di questo successo è avvenuta durante una festa allestita per i dieci anni della cooperativa La Grande Casa e per la chiusura dei laboratori: lì si presentava il lavoro svolto quest’anno. In una sala sono stati appositamente sistemati due computer per presentare i cd rom agli invitati, tra cui anche alcuni insegnanti, molti amici e compagni di scuola dei ragazzi. Durante la festa i ragazzi hanno utilizzato i computer, erano stati infatti istruiti su come fare funzionare il lettore cd. I cd rom sono stati molto appezzati e ogni ragazzo ha chiamato amici parenti e maestre a visionare il proprio, i computer hanno lavorato ininterrottamente per ore. Ogni ragazzino con più di cinque anni ha presentato autonomamente il proprio cd a insegnanti, compagni di classe, amici e ha condiviso con altri la sua esperienza di viaggiatori in esilio. Nel Cd rom di PSS, sullo stesso argomento potrete trovare anche: Indelicato I., “Uno sguardo al mondo: storie di bambini e di diritti calpestati”, Prospettive Sociali e Sanitarie, 1819, 1998. Per l’acquisto, vedere il retro di copertina