conquiste - CISL Scuola Ravenna

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conquiste - CISL Scuola Ravenna
conquiste dellavoro
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Anno 66- N. 177
MARTEDÌ 29 LUGLIO 2014
Quotidiano della Cisl fondato nel 1948 da Giulio Pastore ---------- ISSN 0010-6348
www.conquistedellavoro.it
Aprilia, due operai muoiono in cisterna. Sbarra:
controlli mirati e pesanti sul piano delle sanzioni
S
tavanolavorandosopraun’autocisternaidueoperai
italianidi42e44annimortiierinell’impiantodicompostaggioKyklosdiAprilia,inprovinciadiLatina.Levittimesono,dueautotrasportatoridiunadittaesterna,addetti al carico di rifiuti speciali, al momento dell’apertura del boccaporto sono state investiti dalle esalazioni di
unasostanzatossica.Nonavevanolemascherinediprotezione.Latragedia“dimostrachec’èunapericolosaed
inaccettabile caduta di attenzione sul tema sicurezza”.
Così il segretario confederale della Cisl Sbarra, che aggiunge: “A pochi giorni dalla tragedia di Gela dove han-
no perso la vita tre lavoratori impegnati lungo la tratta
ferroviaria, dobbiamo registrare una ennesima tragedia sul lavoro sul quale la magistratura dovrà fare piena
luce.Lavoraresenzaalcunaesposizionearischiodiinfortuniedimalattieprofessionalièunacondizioneminima
e doverosa che un Paese civile come il nostro deve assicurareatutti,nonunobiettivoteoricooimpossibile.Occorre al più presto intervenire affinché i controlli siano
mirati, preventivi e pesanti, sul piano delle sanzioni. Ma
la strada non è quella dell’alleggerimento o semplificazione delle procedure come invece sembra essere oggi
Niente corse
solitarie,
oltrela crisi
con un patto
sociale
la tendenza anche legislativa. La semplificazione a favore delle imprese, delle piccole e medie aziende, deve
passare per altre scelte ed interventi, non certo eliminandogliobblighidinaturadocumentale,comelaredazione del documento unico per la valutazione delle interferenze, specifico per i lavori in appalto, confondendo l’importanza della documentazione tecnica con la
burocraziasterile”.ConcludeSbarra:“L’impegnodelnostro sindacato è quello di proseguire la battaglia per
maggiori investimenti su salute e sicurezza”. Da parte
loro i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil di Roma e
Lazio - Di Berardino, Bertone e Bombardieri - sollecitano “l’immediata convocazione del comitato regionale
di coordinamento, anche per ridefinire un piano di
azionecapacediagireconefficaciasullaprevenzione”.
EnItaly
Oggi sciopero nazionale in tutti
i siti dell’Eni contro il disimpegno
industriale dell’ente.
I sindacati chiedono il rispetto
degli accordi sottoscritti.
Presidio davanti Montecitorio.
di Annamaria Furlan*
M
entre il Paese annaspa nel pieno
della crisi economica e sociale, la
politica sta offrendo l’ennesimo
spettacolo di divisioni, accuse reciproche, muro contro muro sul tema delle
riforme istituzionali. Ognuno sembra preoccupato di mostrarsi determinato a tenere il
punto e umiliare l’avversario. L’impressione
generale è che le forze politiche si stiano preoccupando di modificare gli organi costituzionali e le regole del gioco solo per risolvere i
loro problemi, tralasciando il tema dello sviluppo e del lavoro. Al di là delle promesse del
premier, non c’è stato finora un impegno
straordinario sulla riduzione delle tasse, sui
fattori di sviluppo, sulla politica industriale,
sulla riforma dei troppi centri di spesa incontrollati del nostro Paese. Pensiamo al disastro delle municipalizzate, agli appalti scandalosi della sanità, all’autonomia regionale
che è diventata il cuore degli sprechi, delle
inefficienze e delle ruberie. Sei anni di crisi
economica ci sono costati 900 mila posti di
lavoro dal 2008 al 2013. E l’emorragia non è
La cronaca della manifestazione di ieri a Gela.
continua a pagina 2
Petriccioli: ok
emendamenti
su pensioni
al decretoPa
I
correttivi proposti al decreto legge sulla pubblica amministrazione relativi al pensionamento degli insegnanti e all’eliminazione delle penalizzazioni
per i lavoratori che accedano al pensionamento
prima dei 62 anni con il requisito dell’anzianità contributiva “vanno nella giusta direzione”. Lo afferma
il segretario confederale
della Cisl, Maurizio Petriccioli che auspica l’approvazione, da parte del Parlamento, degli emendamenti proposti in materia previdenziale. “Si tratta di un
buon viatico per dare una
prima, importante risposta alla domanda di maggiore flessibilità nell’accesso al pensionamento che
si muove dal mondo del lavoro. Nelle prossime settimane occorre lavorare affinché sia varato anche il
pacchetto di norme riguardanti le nuove salvaguar-
die per gli esodati, che deve essere discusso al Senato, e siano individuate
quelle soluzioni strutturali che possano rimettere
nella disponibilità dei lavoratori e delle lavoratrici le
scelte relative al pensionamento, contribuendo a lenire i problemi derivanti
dalla gestione degli esuberi e delle crisi occupazionali e a migliorare – conclude Petriccioli - il turn-over
fra anziani e giovani”.
Ginestra a pagina 5
Opera di Roma, Artigiani tessile-moda,
si torna in scena
siglato il contratto
S
ull’orlo del baratro la Cgil capitola. Firma un’intesa che evita al Teatro dell'
Opera di Roma la liquidazione e prevede
un referendum tra i lavoratori sull’accordo sul piano di risanamento sottoscritto
da Cisl e Uil. Un lieto fine, dunque, che
non cancella il brutto spettacolo offerto
da giorni da una minoranza sindacale.
Storti a pagina 2
S
iglato il rinnovo del contratto nazionale
per i 75mila dipendenti artigiani dei
comparti dell’area tessile-moda, abbigliamento, calzature, occhiali e pulitinto lavanderie. L’intesa, sottoscritta da Femca,
Filctem, Uiltec e le associazioni artigiani
Confartigianato, Cna, Casa, Claai, prevede un aumento medio mensile di 65 euro.
Martano a pagina 5
Ast Terni,
Cina, le prime conquiste sindacali
ieri nuovo l percorso verso una democratizzazione delle
sciopero Irelazioni
sindacali in Ciuovo sciopero ieri pomeriggio all’Ast di Terni. Per quattro ore i lavoratori delle acciaierie si sono
fermati contro il piano industriale presentato da ThyssenKrupp. Centinaia di lavoratori si sono radunate davanti ai cancelli. Intanto il
premier Renzi ha annunciato la sua presenza ad agosto nello stabilimento.
na è senz'altro arduo ma
i progressi sono tangibili, giorno dopo giorno. Le
ultime rilevazioni del China Labour Bulletin (Clb)
confermano come i lavoratori continuino ad organizzarsi indipendentemente per reclamare migliori condizioni. Il numero delle proteste è dunque in continuo aumento in Cina.
a pagina 7
Masucci a pagina 3
N
2
MARTEDÌ 29 LUGLIO 2014
si è aperto il conContratto Ideierifronto
sul contratto
bancari tra il sindae la nuova delegabancari: cato
zione dell’Abi: mercoscorso Alessanieri al via ledì
dro Profumo è stato
presidente
il confronto. nominato
del Casl, il comitato
preRomani (Fiba): dell’associazione
posto ai contatti con
parti sociali.
serve sistema leSpiega
il segretario generale della Fiba Cisl
più efficiente Giulio Romani: “Si è
trattato di un semplice incontro di presentazione; a settembre
si entrerà nel vivo e il
sindacato porterà sul
tavolo due proposte:
la piattaforma rivendicativa per il rinnovo
del contratto e la proposta di rinnovo del
modello di banca; entrambe
collegate
l’una all’altra, perché
vorremmo un contratto che serva non sol-
tanto a gestire gli
aspetti economici e di
tutela dei lavoratori
ma anche a dare al Paese un sistema bancario più efficiente e più
capace di produrre
economia positiva in
modo tale - conclude
Romani - da favorire finalmente la crescita e
che le banche possano tornare a fare il loro ruolo di leva a beneficio di tutto il Paese”.
Un accordo scaccia lo spettro della liquidazione. E chiude lo spettacolo imbarazzante messo in scena dalla minoranza sindacale
attualità
OperadiRoma,finedellafarsa
I
l fantasma della liquidazione abbandona il Teatro dell'Opera di Roma. La
salvezza arriva sull’orlo del baratro,
dopo giornate di scioperi di una parte
minoritaria dei lavoratori che hanno prodotto indignazione non solo nella maggioranza della maestranze e dei sindacati ma anche in tutto il Paese. Soltanto lo
spettro della liquidazione, agitato dal sindaco Marino in modo non peregrino,
considerato che la legge Bray assicura
fondi pubblici solo alle fondazioni lirico-sinfoniche che presentino un piano di
risanamento, ha permesso il ravvedimento in extremis della Cgil. Ma non ha
evitato l’ennesima brutta figura, che certamente contribuisce ad alimentare la
demagogia antisindacale che fa invariabilmente di tutta l’erba un fascio. Il Teatro si salva grazie a un accordo firmato
da Cisl, Cgil e Uil dopo un incontro all'assessorato alla Cultura di Roma, che prevede tra l’altro un referendum sull’intesa già raggiunta da Cisl e Uil. “I sindacati spiega Paolo Terrinoni, segretario Fistel
Cisl Roma e Lazio - hanno firmato un’intesa con l’assessore alla Cultura, Giovanna
Marinelli, che ribadisce l’importanza del
teatro rispetto a Roma Capitale e alla nazione. Se ne riconosce il valore assoluto
e il livello internazionale”. Un valore a
cui corrisponde un investimento del Comune di 16,5 milioni. “Roma Capitale ha
ribadito il ruolo internazionale del Teatro dell'Opera - sottolinea il segretario
generale Cisl Lazio, Mario Bertone -. Noi
abbiamo bisogno di avere un rapporto
sereno con i lavoratori e, per questo,
chiediamo ai lavoratori di partecipare al
referendum. Il verbale sottoscritto prevede il rilancio del teatro, la conferma
del ruolo internazionale”. Dal 26 agosto
e fino al 25 settembre, inoltre, sono previsti incontri per definire e condividere
la dotazione organica del teatro, secondo le norme vigenti e le reali necessità.
“Entro fine settimana - aggiunge Terrinoni - i lavoratori si esprimeranno con un
referendum sull’accordo firmato da Cisl
e Uil sul piano di risanamento. La Cgil cer- giunto con sindacati, Cisl e Uil, che rapcherà di far bocciare l’accordo per rive- presentano il 70% dei lavoratori. Il proderne i contenuti. Noi lavoreremo per- cesso di risanamento in atto ha riportato
in equilibrio il
chè ci sia il massibilancio dell'
mo consenso dei
L’intesa, firmata anche dalla Cgil, anno in corso.
lavoratori”.
Al 30 giugno si
Di fronte al riprevede un referendum
è registrato
schio liquidaziosull’accordo di risanamento.
un risparmio
ne, dunque, la
Cisl e Fistel: riconosciuto
circa 5 milioCgil ripone tutte
valore internazionale del Teatro, di
ni di euro, con
le sue carte sul
ora puntiamo a un grande
più spettacoli
referendum, speconsenso dei lavoratori nel voto e spettatori rirando nella bocspetto al priciatura. Questo
nonostante i lavoratori siano impegnati mo semestre 2013. Nel 2013 il rosso era
da mesi nel risanamento del Teatro. L’ac- di 12 milioni 700 mila euro, mentre il tocordo di salvataggio è stato infatti rag- tale del deficit della passata gestione
(conclusa con il licenziamento dell’ex sovrintendente) era di circa 33 milioni. Il
piano di risanamento, tra l'altro, non prevede mobilità, licenziamenti o tagli salariali. Tra le 65 unità che lasciano il teatro,
ci sono pensionamenti volontari, 20 ballerini e contratti professionali non rinnovati e trattamenti di fine lavoro secondo
i termini di legge.
Il referendum può dunque può mettere
il suggello a un accordo solido e archiviare il brutto spettacolo degli ultimi giorni.
Ma gli strascichi restano. E non solo per
la brutta figura. I mancati incassi degli
spettacoli cancellati dagli scioperi hanno
prodotto un buco da 500mila euro.
Ilaria Storti
SEGUE
conquiste del lavoro
DA PAGINA 1 - NIENTE CORSE SOLITARIE, OLTRE LA CRISI CON UN PATTO SOCIALE
affatto finita, visto che nel
2014, secondo le stime della
Cisl, almeno 140 mila lavoratori rischiano di essere espulsi dal ciclo produttivo. Non bastano le nuove norme sul lavoro sui contratti a termine, l'ennesima promessa di un decreto “sblocca-Italia” o i 24 contratti di sviluppo annunciati
con enfasi dal Governo. Il
Jobs act è scomparso dall’agenda delle priorità, mentre mancano le risorse della
Cig in deroga e si nasconde la
testa nella sabbia di fronte a
centinaia di migliaia di giovani costretti ad aprire una partita Iva per lavori sottopagati
e senza alcuna tutela previdenziale. Lo stesso bonus fiscale di ottanta euro, pur essendo una boccata d’ossigeno per tante famiglie, non ha
prodotto grandi effetti sui
consumi, vista la platea ridot-
ta che ha escluso totalmente i
pensionati. La via di uscita
per un'Italia bloccata e in ripiegamento, con un Mezzogiorno totalmente abbandonato al suo destino, con i divari sociali crescenti, non può
essere affidata ai soli margini
di flessibilità che l'Unione Europea dovrebbe concederci
nei prossimi mesi. Occorre un
ruolo pubblico molto più marcato per rivitalizzare la domanda interna e soprattutto
favorire gli investimenti drammaticamente crollati negli ultimi anni. Vista la situazione
di immobilismo delle banche,
solo un soggetto pubblico come la Cassa Depositi e Prestito potrebbe oggi finanziare
progetti d'investimento territoriali validi e remunerativi,
sostenuti da buone capacità
imprenditoriali. Si devono
orientare gli investimenti pub-
blici e privati su una nuova politica industriale partendo dai
bisogni dei territori, le infrastrutture, i trasporti, il miglioramento del capitale umano,
la riqualificazione delle città e
dei servizi urbani, il risparmio
energetico e le fonti rinnovabili, la messa in sicurezza degli edifici pubblici, la gestione
dei rifiuti. Ma tutto è fermo,
immobile. Bisognerebbe mobilitare tutte le risorse disponibili, quelle nazionali e quelle dei Fondi europei, superando lentezze e ritardi. Come è
avvenuto in altre fasi difficili
e complicate della storia italiana, servirebbe, soprattutto, il confronto e la collaborazione di tutti i soggetti responsabili che devono assumere
impegni reciproci di carattere
politico, imprenditoriale e sindacale. Per questo al Governo Renzi chiediamo di imboc-
care la strada di un necessario patto sociale e della democrazia economica. Probabilmente (ma questo non può diventare un alibi per il Governo) anche una parte del sindacato non sembra disponibile
a una nuova fase nelle relazioni industriali, per garantire gli
investimenti e la nascita di
nuovi posti di lavoro. La vicenda Alitalia ha messo a nudo,
emblematicamente, tutte le
contraddizioni, i ritardi culturali ed ideologici di una parte
del movimento sindacale. Ecco perché subito dopo la pausa estiva, occorrerà un chiarimento vero e definitivo tra
Cgil, Cisl e Uil: apriamo una discussione franca e trasparente nei posti di lavoro e tra cittadini su quale deve essere
oggi il ruolo e il comportamento più adeguato di un sindacato responsabile e partecipati-
vo nelle aziende, nella pubblica amministrazione, nei servizi, e più in generale nella società italiana. Nessuno verrà
a investire in Italia con una
parte del sindacato che strizza l’occhio ai movimenti e ai
corporativismi, incapace di assumersi le responsabilità o di
fare chiarezza al proprio interno. Non è bastato l’accordo
importante sulla rappresentanza siglato alcuni mesi fa a
creare le condizioni per una
nuova stagione unitaria. Facciamo tesoro della lezione del
passato e delle opportunità
del presente. Tocca a noi riformare il sindacato e le sue politiche per contrastare chi propugna, solo per interessi politici, il declino dei corpi intermedi sull’onda del populismo
strisciante che ha contagiato
il nostro Paese.
*segretario generale aggiunto Cisl
3
MARTEDÌ 29 LUGLIO 2014
gruppo di economisti ha fatto ricorso alla Corte
Germania e Austria sono i paesi che hanno
Bce. Corte Uncostituzionale
Studio Ue: Danimarca,
tedesca contro l'unione bancaria. La
tratto maggiore vantaggio dal mercato unico in Euroè stata confermata da un portavoce dell'Alta corpa in termini di Pil: è quello che emerge da uno studio
Karlsruhe, notizia
mercato
te di Karlsruhe. Gli accademici del gruppo Europolis,
della fondazione tedesca Bertelsmann, secondo il quale i
promotori dell'iniziativa, sostengono infatti che l'uniopaesi del Sud Europa, fra cui l'Italia che è decima della
bancaria non abbia alcun fondamento giuridico nei
lista avrebbero avuto minori benefici. Dal ‘92 al 2012 il
ricorso netrattati
unico
europei, comportandone quindi una lesione.
Pil della Germania è cresciuto di 37 miliardi in media all'
“La
corte
costituzionale
verificherà
con
attenzione
le
pari a 450 euro all'anno per abitante; i danesi, con
economisti contestazioni e poi deciderà sul da farsi”, ha commenta- avvantaggia anno,
500 euro, hanno tratto un beneficio addirittura maggioil portavoce dei giudici di Karlsruhe, già chiamati a
al primo posto della graduatoria. L'Aucontro topronunciarsi
Germania, re,stria,ponendosi
in passato sul fondo salvastati Esm e sullo
con 280 euro all'anno in più è terza. Ben diversa la
antispread lanciato da Mario Draghi (Omt).
dei paesi del Sud Europa: in Italia la crescita
unione scudo
Italia situazione
Markus Kerber, economista di riferimento del gruppo
pro capite è stata di 80 euro l'anno; in Spagna e Grecia di
ha argomentato: “La Bce riceve più potere di
di 20 e in Gran Bretagna di 10 euro. Lo
bancaria Europolis,
decima 70,studioin Portogallo
quanto le competa, questa è una violazione del diritto”.
prende in considerazione 14 paesi dell'Ue.
I lavoratori di un impianto del Guangzhou conquistano il diritto di eleggere i loro rappresentanti
global
Cina,primeesperienze
didemocraziainfabbrica
S
indacati indipendenti, contrattazione collettiva, affermazione dei diritti dei lavoratori. Il
percorso verso una democratizzazione delle relazioni sindacali in
Cina è senz'altro arduo ma i progressi sono tangibili, giorno dopo giorno.
Le ultime rilevazioni del China Labour Bulletin (Clb) confermano come i lavoratori continuino ad organizzarsi indipendentemente per reclamare migliori condizioni. Voci autonome che sovrastano quella del
sindacato ufficiale Acftu e che non
lasciano le autorità indifferenti. Nonostante il clima ostile, sono sempre
più significativi i successi riportati
dai lavoratori, come quello ottenuto
presso la fabbrica di componenti
elettronici della Sumida, nel sud del
Guangzhou, dove è avvenuta la prima elezione democratica dei rappresentanti sindacali.
Il numero delle proteste è dunque in
continuo aumento in Cina: sempre
più lavoratori scendono in piazza per
avanzare richieste di miglioramento
salariali, sicurezza sociale, pagamento di arretrati e compensazioni a seguito delle sempre più frequenti ricollocazioni delle fabbriche. Le azioni di protesta registrate nel secondo
quarto del 2014 ammontano a 235, il
49% in più rispetto allo stesso perio-
do di riferimento dell'anno precedente e il 180% in più rispetto allo
stesso periodo di riferimento nel
2012. Il settore maggiormente coinvolto è quello del manifatturiero. E'
in questo settore che si è registrata
la protesta presso la fabbrica di calzature sportive di Yue Yuen con la partecipazione di circa 40 mila lavoratori che hanno incrociato le braccia
per ben due settimane nello scorso
mese di aprile. La protesta di Yue
Yuen ha attratto l'attenzione dei media di tutto il mondo proprio per
l'elevato numero di partecipanti ma,
sottolinea il Clb, un quarto delle dimostrazioni registrate nel manifattu-
riero hanno visto la partecipazione
di oltre mille lavoratori. Anche da un
punto di vista geografico i dati del
Clb certificano variazioni rispetto
agli anni passati. Il Guangdong deteneva, fino all'anno scorso, il primato
incontrastato per numero di azioni
mentre, nell'anno in corso, il numero degli scioperi ha subito un aumento elevato anche nello Shandong e
nel Jiangsu. Le azioni di protesta dei
lavoratori sono, come sempre, seguite con attenzione dalle autorità: la
polizia è intervenuta nel 22% delle
dimostrazioni effettuando arresti
nel 9% dei casi.
I lavoratori cinesi continuano dunque nel loro lento ma inesorabile
cammino verso un modello di relazioni più democratico aiutati anche da
una maggiore organizzazione dovuta all'utilizzo sempre più diffuso degli smartphones e dei social media.
Un fenomeno che comincia a far registrare risultati molto significativi, come quelli della fabbrica di componenti elettronici giapponese della Sumida, nel Guangzhou, dove i circa
5000 dipendenti hanno ottenuto la
possibilità di eleggere democraticamente i loro rappresentanti sindacali. Si tratta ovviamente di una vittoria parziale perché la nuova formazione rimane sotto l'egida del sindacato ufficiale Acftu ma, come sottolineano gli stessi lavoratori, si tratta
di un passo importante nel processo
di democratizzazione delle relazioni
sindacali. Il sindacato unico cinese è
infatti abituato a scegliere i propri
rappresentanti in accordo con i dirigenti e i proprietari della fabbrica
ignorando le opinioni dei dipendenti. Un approccio dall'alto al basso
contestato dai lavoratori cinesi che
hanno deciso di esercitare forti pressioni sull'Acftu per ottenere il riconoscimento dei loro rappresentanti democraticamente eletti. La Federazione dei Sindacati del Guangdong ha
sottolineato come questo modello
potrebbe essere esportato nelle altre fabbriche della provincia nell'arco dei prossimi cinque anni. Un processo promettente ma lungo e complesso come sottolinea Han Dongfang, direttore del Clb: “Il fatto che
l'Afctu abbia dato il via libera alle elezioni in seguito alle pressioni dei lavoratori – ha spiegato Dongfang - è
un passo importante ma è solo l'inizio di un vero percorso di cambiamento; il prossimo passo, ancora più
importante del primo, sarà quello di
assicurarsi che i rappresentanti eletti facciano effettivamente gli interessi dei lavoratori”.
Manlio Masucci
SPARLAMENTO IL BLOG DI MASSIMILIANO LENZI
conquiste del lavoro
Dopo i senatori Renzi scriva alla Merkel
”C
aro Senatore (frondista)
ti scrivo, così ti distraggo
un po’. E siccome sei molto lontano (dalla riforma del Senato
che ho proposto) più forte ti
scriverò”. Il Premier Matteo
Renzi ha preso carta e penna
ed ha scritto ai senatori, tutti,
non solo quelli dissidenti, per
sottolineare che da loro dipende il futuro dell’Italia. Perché
d’accordo l’intesa con Silvio
Berlusconi, ok la tagliola fissata all’8 di agosto prossimo ma
la caratteristica della politica
italiana, da decenni ormai, è
che il provvisorio diventa definitivo ed allora addio riforme.
Mentre il leader dell’opposizione a Cinque Stelle, Beppe Grillo, annuncia che farà la propria
guerriglia democratica, ecco
che il rottamatore deve fare i
conti coi mal di pancia del Senato e cercare un riequilibrio, magari partendo dai temi dell’immunità e del referendum e ragionando su un nuovo possibile incontro con Silvio Berlusconi. Però, si sa, l’Europa non è
l’Italia. E venerdì scorso, notizia riportata anche da Il Sole 24
Ore online, il Presidente della
Commissione
Europea,
Jean-Claude Juncker pare abbia avuto una conversazione
telefonica col nostro Premier, Matteo Renzi. Juncker starebbe fecendo pressione sul Presidente del Consiglio
italiano affinché cambi il nome
per Mister (in questo caso
Miss) Pesc, il ministro degli
Esteri Ue, rinunciando alla candidatura di Federica Mogherini. La mappa del Potere europeo si va infatti delineando in
queste ore. La Germania ha
ipotecato il portafoglio dell’energia, che vista la situazione russo-ucraina e le tensioni
sul gas e sugli approvvigionamenti (compreso il gasdotto
del progetto South Stream), diventa ancor più strategica del
solito; la Gran Bretagna (che
non fa parte dell’Euro ed usa
ancora la sterlina) ha invece
messo una fiche importante su
quello del commercio. E l’Italia? L’interrogativo, nel risiko
della geopolitica, diventa dirimente: sì, anche perché dall’Europa sarebbe arrivata, seppur informale, la richiesta a
Matteo Renzi di indicare, entro il 31 luglio, quindi giovedì
prossimo, il nome del proprio
candidato-commissario, cosa
che gli altri Stati europei avrebbero già fatto o starebbero per
fare. La linea contraria alla nomina a Miss Pesc della Mogherini dei Paesi dell’Est, infatti,
pone la questione politica del
riequilibrio: siamo davvero sicuri che la Germania, seppur facendo in apparenza buon viso
a cattivo gioco, non veda male
il Ministro degli Esteri italiano
nel ruolo di Ministro Esteri dell’Unione europea? Se così fosse, per fugare i dubbi, a Renzi
non resterebbero che due vie
di uscita: chiedere chiaramente e pubblicamente, ad Angela
Merkel l’appoggio per la Mogherini e, nel caso questo tardasse o fosse celato da attendismo, giocare con forza la partita del semestre italiano di Presidenza Ue. Perché a parte il Senato ed il botta & risposta casalingo, nel 2014 sarà dall’Europa e dall’economia che dovra
partire la rinascita italiana. ”Cara Merkel, ti scrivo, così ti distraggo un po’....”.
Massimiliano Lenzi
4
MARTEDÌ 29 LUGLIO 2014
a fiducia delle imprese a luglio segna
Istat: cresce Ldell'Istat,
un nuovo rialzo, secondo l’indagine
raggiungendo 90,9 punti dadi giugno. Un livello così alto
la fiducia glinon88,2
si era registrato da agosto 2011. Si
di un dato in controtendenza in
delle imprese. tratta
un panorama che, recentemente, ha
soprattutto dati negativi, dalla
A luglio toccato offerto
produzione industriale al Pil.
particolare, l'indice aumenta per le
il livello Inimprese
dei servizi di mercato, costruzioni e commercio ma è in lieve diminupiù alto zione le imprese manifatturiere.
l'industria, la fiducia cala a 99,7 dal
da agosto 2011 Per
99,9 di giugno. Migliorano le attese di
produzione, ma peggiorano i giudizi sugli ordini e rimane stabile il saldo relativo ai giudizi sulle scorte di magazzino.
Tra i raggruppamenti di imprese manifatturiere, aumenta l'indice per i beni
di consumo e peggiora per i beni intermedi e strumentali. Nelle costruzioni
la fiducia sale a 83,2 da 81,6 e migliorano le attese sull'occupazione mentre
peggiorano i giudizi su ordini e piani di
costruzione. Per i servizi l'indice aumenta a 92,5 da 88,1 e per il commercio a 101,8 da 101,4. Nel commercio al
dettaglio a luglio è stato raggiunto il livello più alto da aprile 2011.
Altri dati, di segno alterno, arrivano
dall’Abi. L’Associazione stima “schiarite all’orizzonte, sul piano economico
sia e finanziario”. Se quest'anno, secondo il rapporto Afo, il Pil crescerà
marginalmente (+0,3%), nel biennio
2015-16 la crescita dovrebbe incrementarsi dell'1,3-1,4%. Per le banche
ciò significa che, pur in presenza di un
ammontare rilevante di crediti deteriorati ci sono segnali di un ritorno all’espansione dei prestiti, che tenderà
ad aumentare quanto maggiore sarà la
ripresa degli investimenti e la caduta
della rischiosità.
In Puglia il sindacato si rinnova per partecipare attivamente alle riforme e per rappresentare tutti, anche “i non garantiti”
Unarappresentanzaallargata
atuttiidirittidellepersone
di Giulio Colecchia *
conquiste del lavoro
dibattito
U
n buon accordo
è quello in cui
“le parti assumono una decisione espressa come propria”. Nel distillato sindacale riportato nei ‘Quaderni’ del Centro Studi
della Cisl non si parla di
documenti programmatici, ma anche per le piattaforme la declinazione
è la stessa. E’ nato con
questa idea di fondo il
‘Documento programmatico sulla rappresentanza e il rafforzamento
dell’iniziativa unitaria di
Cgil, Cisl, Uil di Puglia’ siglato nei giorni scorsi a
Bari. Si tratta di un condensato politico delle letture della situazione economico sociale del Paese di forte impronta cislina, quindi sostanzialmente critica verso un
modello di sindacato
conflittuale, e sulle azioni da mettere in campo
visto il momento di grave crisi che stiamo attraversando. Una situazione di complessità sociale che ci sta spingendo
verso un'azione vertenziale: difficoltà economiche, gli strumentali attacchi al sindacato, il tentativo di demolire istituzioni come le nostre e il tentativo di ridimensionare
il sistema dei servizi fiscali e dei patronati, equivalgono ad un attacco non
solo strutturale ma di
concezione della presenza nella società del sindacato confederale, alla
sua demolizione come
soggetto politico autonomo. Operazione, questa,
alimentata da uno sfaldamento delle reti di solidarietà in questo Paese
e anche della necessaria
attenzione sociale: impera l'egoismo e lo svilupparsi di forme di soggettivismo esasperate, di individualismo e corporativismo aumenta la difficoltà di governare i processi. Tutto ciò motiva ingiustamente il premier Renzi all’abolizione della
concertazione. Da parte
del sindacato confederale, diventato bersaglio di
tanti riformatori dell’ultima ora, visto lo scenario
non favorevole, è neces-
saria una forte condensazione dell'azione sindacale, la riscoperta e il rilancio di principi unitari
e delle motivazioni che
lo hanno tenuto insieme
negli anni e che devono
servire anche per il futuro. Il documento proposto alla Cgil e Uil regionali si inquadra in questa ottica; il sindacato che si
rinnova, non che difende prerogative, il sindacato che sostiene e sollecita le riforme, e non che
le frena, il sindacato che
rappresenta tutto il lavoro, non solo quello dei
garantiti, il sindacato
che accompagna l’impegno politico con la sua rete dei servizi. Insomma
un soggetto che si conferma come collante di
una società che si è sgranata, che ha perso
l’orientamento sociale,
nella quale dilaga il conflitto come strumento di
governo, una tendenza
pericolosa per la democrazia e per coloro che
sono i più fragili, i più poveri. “Questa nuova sfida richiede da parte del
gruppo dirigente di Cgil
Cisl Uil – recita il documento – la più ampia
consapevolezza di essere di fronte ad un cambiamento delle relazioni
sindacali che impone al
sindacato l’assunzione
di atteggiamenti e comportamenti adeguati per
rigettare ogni attacco alla propria capacità di rappresentanza di interessi
generali oltre che quelli
specifici del lavoro, attraverso il rafforzamento
dell’azione propositiva e
della mobilitazione a
supporto”. D’altronde
già importanti passaggi
nazionali, come l’accordo sulla Rappresentanza
e la Piattaforma varata
in queste settimane, scaturiscono proprio da
una rinnovata azione uni-
taria del sindacato. Il documento regionale di
Cgil Cisl Uil di Puglia si
spinge a far emergere da
un lato i punti più deboli
dell’azione sindacale e
dall’altro le soluzioni applicabili al problema. Evidenziare la presenza e
l'azione di rappresentanza nei posti di lavoro,
equivale ad amplificare
le tutele relative alla dignità e alla libertà dei lavoratori che rappresentiamo, ma anche di quelli che non sono iscritti ad
alcuna organizzazione
confederale. La contrattazione di secondo livello, ad esempio, è una di
queste evidenze ma anche l’estensione dell'applicazione dei contratti
ai lavoratori finora esclusi è un’altra strada da
percorrere per puntare
alla maggiore contrattualizzazione del mondo
del lavoro, senza tralasciare l'ascolto e l'infor-
mazione ai lavoratori. La
forte spinta all’esigenza
di maggiore contrattazione territoriale ci riporta
ai principi cislini che Cgil
e Uil in Puglia hanno condiviso: prima il sindacato
tra i lavoratori ora il sindacato nel territorio. Su
questo tema il documento sollecita al “confronto
con le Istituzioni per una
contrattazione territoriale che deve diventare
più efficace, più attenta,
più tempestiva sui temi
sociali, fiscali, dell’ambiente e su quelli della legalità. La specificità confederale del nostro modello si caratterizza proprio perché l’azione sindacale, oltre che nei luoghi di lavoro, si rivolge
verso la società intera,
per offrire una rappresentanza sociale allargata ai diritti della persona”. Con la firma del ‘Documento programmatico’ Cgil, Cisl, Uil di Puglia
fuori da tattiche difensive e da improponibili nostalgie
rivolgeranno
maggiori ed incisive attenzioni verso quei lavoratori, più volte ricordati
da Raffaele Bonanni nelle sue relazioni, prigionieri di un precariato insano e verso quel lavoro
subordinato (partite Iva,
associati in partecipazione, Co.Co.Pro.) che spesso nasconde altre forme
di lavoro incerte. “L’assenza per loro di tutele –
si legge nel Documento
– deve indurci ad un’offerta di ascolto e di indirizzo che sopperisca la
fragilità contrattuale”.
Sul fronte dell’emergenza occupazionale è stato
sancito l’impegno alla
mobilitazione per muovere le acque del pantano dei ritardi nella spesa
delle risorse disponibili,
parte delle quali per opere pubbliche già finanziate, e che in Puglia riguardano circa due miliardi
di euro bloccati e per la
Basilicata circa 500 milioni. L’apertura di nuovi
cantieri di lavoro rappresenta una risposta a chi
oltre al lavoro ha perso
anche il diritto agli ammortizzatori sociali. Insomma un cambio di passo sul terreno della rappresentanza, un appello
all'unità per “essere
competitivi nelle idee e
non concorrenti senza
regole e personalismi”.
Il “Documento programmatico sulla rappresentanza e il rafforzamento
dell’iniziativa unitaria di
Cgil, Cisl, Uil di Puglia” è
un’operazione politicamente avanzata e
d'avanguardia che sta accompagnando la illustrazione della Piattaforma
nazionale nelle assemblee territoriali programmate su Fisco e Previdenza, ma che servirà anche
da modello ispiratore
per una più incisiva azione contrattuale nelle
aziende e nel territorio.
Un percorso simile servirà anche per rafforzare i
rapporti unitari e la percezione del sindacato
della partecipazione anche in Basilicata.
*segretario generale Ust
Cisl Puglia Basilicata
MARTEDÌ 29 LUGLIO 2014
Tessile-Moda. S
Siglato
il rinnovo
del contratto
per i 75mila
artigiani
del settore
iglato il rinnovo del contratto nazionale
per i 75mila dipendenti artigiani dei comparti dell’area tessile-moda, abbigliamento, calzature, occhiali e pulitinto lavanderie.
L’intesa, sottoscritta dai sindacati di categoria Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil e le associazioni degli artigiani Confartigianato,
Cna, Casa, Claai, prevede un aumento sui
minimi tabellari di 65 euro nel triennio (3˚
livello), suddiviso in tre tranche: 25 euro ad
agosto 2014 e aprile 2015, i restanti 15 euro
da maggio 2016.
Decisa anche l’ “una tantum” di 105 euro a
copertura dei mesi di vacanza contrattuale.
“Un risultato di tutto rispetto - commenta-
no le segreterie nazionali Filctem-Cgil,
Femca-Cisl, Uiltec-Uil - che rappresenta una
concreta risposta in difesa del potere di acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori in un
settore così duramente colpito dalla crisi in
atto”. L’intesa raggiunta migliora diverse
parti normative, a cominciare dalle relazioni industriali, rafforzando il ruolo del Comitato di indirizzo all'interno dell’Osservatorio per le politiche di sviluppo e la legalità.
Una novità significativa - assoluta nel settore artigiano - è la normativa sul “frazionamento” per le ore del congedo parentale e il
riconoscimento dei corsi in lingua italiana
per i lavoratori immigrati; l’allungamento a
24 mesi (prima 12) del periodo di comporto
per malattie di lunga durata.
Di rilievo, l’introduzione di un nuovo articolo relativo alla responsabilità sociale d’impresa e la condivisione tra le parti di un importante documento sulle linee strategiche
di politica industriale.
Infine, sul versante del “welfare contrattuale”, sono state introdotte nuove disposizioni per favorire l’accesso alla previdenza integrativa del settore.
Dopo la pausa estiva, l’ipotesi di accordo sarà sottoposta unitariamente al vaglio delle
assemblee dei lavoratori del settore.
Sa. Ma.
Un lungo corteo contro la chiusura della raffineria ha sfilato ieri per le strade cittadine. Bernava (Cisl): azienda torni indietro
ogni caso come Regione
abbiamo rispettato gli
impegni sottoscritti e vogliamo che l’Eni faccia altrettanto. Porto Marghera per noi ha una vocazione industriale e la
chimica continua ad essere un settore strategico”.
Molto soddisfatti i sindacati sull’esito dell’incontro. “Quello di oggi è stato un incontro molto positivo - afferma Massimo Meneghetti, segretario generale Femca
Venezia -. La determinazione letta nelle parole
del governatore Zaia, ci
fa ben sperare. Ovvio
che se nei fatti non troveremo riscontri al sostegno fornitoci oggi e
nel rispetto degli impegni che Eni si è assunta
con il sindacato, siamo
pronti a intensificare le
iniziative di mobilitazione anche attuando qualche iniziativa eclatante”.
lettera aperta che sollecitava
la Regione a impegnarsi per
vincolare al rispetto delle intese l’azionista di maggioranza
del gruppo. Ossia il Tesoro.
Nei giorni che seguirono, blocchi, presidi, veglie di preghiera. E prese di posizione che, in
casa Cisl, sono arrivate dal
massimo livello. Anche dal numero uno nazionale, Raffaele
Bonanni (“Renzi non può stare
alla finestra”) e dal segretario
nazionale dei Chimici Cisl (la
Femca), Sergio Gigli, che rivolto a Eni ha tuonato: “Andremo
a muso duro”.
Sia Bonanni che Gigli oggi alle
15 saranno in piazza Montecitorio, a Roma, per il sit-in organizzato da Filctem Cgil, Femca
Cisl e Uiltec Uil, nel giorno in
cui incroceranno le braccia i lavoratori di tutte le aziende del
gruppo. Domani 30 luglio si
aprirà il confronto con Eni al
ministero dello Sviluppo economico, come richiesto dai sindacati. E sarà un giorno-clou.
Ieri, intanto, si è fermata Gela.
Un lungo serpentone ha attraversato la città. Di lavoratori e
sindacalisti. Ma non solo. In
mezzo alle bandiere di Cgil Cisl
Uil si notava ad esempio quella della locale sezione Marinai.
Poi tanti cittadini e sindaci della provincia di Caltanissetta in
cui Gela ricade. E in coda, i Tir
dell’agroalimentare.
In testa al corteo invece, con
Bernava e con la leader della
Cgil Susanna Camusso, c’era il
vescovo di piazza Armerina Rosario Gisana che nei giorni scorsi ha inviato una lettera aperta
alla diocesi chiedendo per Gela “non tagli ma investimenti”.
Inoltre, i vertici territoriali di
Cgil Cisl Uil. Per la Cisl, il segretario delle province del centro
Sicilia, Emanuele Gallo.
Ma anche un altro vescovo, Michele Pennisi, attuale arcivescovo di Monreale e già presule nel Nisseno, ha tenuto a pronunciare parole di solidarietà:
“Sono vicino con la preghiera
alle preoccupazioni dei lavoratori e delle loro famiglie”.
“Qui in piazza - ha rimarcato
Bernava durante il comizio non c'è semplicemente il sindacato ma un movimento di popolo”. “Non lasciate solo questo territorio e la Sicilia, non costringeteci a far diventare questo movimento, un movimento di lotta permanente. Perché - ha avvertito - se ci lasciate soli, l'unico strumento che
resta è bloccare il metano che
transita da Gela verso l'Italia e
verso l’Europa”.
E mentre anche Camusso chiedeva la “nuova ripartenza del
petrolchimico”, parole di
“solidarietà e pieno sostegno”
alla lotta dei lavoratori sono arrivate dal presidente dell’Anci
Sicilia, Leoluca Orlando. Per il
rappresentante dei Comuni siciliani il governo nazionale dovrebbe “assumersi le sue responsabilità come azionista
dell'Eni”, intervenendo in difesa dei livelli occupazionali del
Mezzogiorno.
Sara Martano
Umberto Ginestra
TERRITORIO & IMPRESE
EniGela,20mila
indifesadelsito
P
alermo (nostro servizio). Un appello all'Eni a
tornare sui suoi passi.
Un messaggio al governo Renzi perché “il piano per il
Mezzogiorno parta da qui”. E
la proposta al governo regiona-
le di utilizzare le royalties petrolifere incassate, per lo sviluppo delle aree interessate in
Sicilia da attività di estrazione
e di raffinazione. Sono le proposte che la Cisl siciliana ha lanciato ieri dal palco di Gela per
voce del segretario Maurizio
Bernava, a conclusione della
manifestazione che ha portato in piazza ventimila persone,
a difesa della raffineria.
La protesta è montata nelle ultime settimane dopo l’annun-
cio dell’ad del gruppo del Cane
a sei zampe, Claudio Descalzi,
di rinuncia ai piani di investimento per 700 milioni concordati da azienda e sindacati appena un anno fa. Qualche giorno dopo la Cisl pubblicò una
conquiste del lavoro
Manifestazionediprotesta
ancheaPortoMarghera.
EarrivailsostegnodellaRegione
A
nche i lavoratori
del petrolchimico
di Porto Marghera
e della raffineria di Venezia hanno manifestato
ieri contro le politiche di
disimpegno dell’Eni. I dipendenti hanno voluto
ribadire la propria contrarietà alle scelte annunciate dall’ente nazionale idrocarburi che, se
applicate rischiano di
mettere a repentaglio la
continuità produttiva
degli impianti anche nel
veneto e l’occupazione
di migliaia di posti di lavoro tra operai metalmeccanici, chimici,
edili e dei servizi.
La manifestazione, dopo il blocco delle portinerie, è continuata fino
sotto il palazzo della
Giunta regionale. Lavoratori e sindacati hanno
chiesto a gran voce l’intervento del governatore del Veneto nei confronti dell’Eni e del Governo.
Una nutrita delegazione
di lavoratori è stata ricevuta dal governatore Luca Zaia e dall’assessore
al Lavoro Elena Donazzan.
Durante l’incontro i sindacati hanno espresso
tutta la loro preoccupazione per il dramma che
potrebbe profilarsi nei
prossimi mesi se l'Eni
non dovesse rivedere i
suoi piani. A rischio, se
l’Eni non dovesse confermare gli impegni che
aveva preso per gli impianti di Porto Marghera vi sono circa 1.600 addetti tra diretto e indotto. Intanto Zaia assicura
i lavoratori che scriverà
subito a Renzi perchè abbia chiaro il punto di vista della Regione Veneto sulla situazione e afferma: “L’accordo sottoscritto con Eni dalla Re-
gione e dalle istituzioni
veneziane non può in alcun modo essere disatteso. Siamo - continua anche pronti ad impugnare sul piano legale
quella intesa in caso di
inadempienza”. In questo scenario la Regione
Veneto è schierata a
fianco dei lavoratori di
Marghera, sulla base di
impegni sottoscritti formalmente dalle parti.
“Quell'accordo era il
punto di arrivo di una
trattativa difficile - aggiunge Donazzan - dove
il Veneto aveva già rinunciato a molto. In
6
MARTEDÌ 29 LUGLIO 2014
N
Elezioni Rsu.
Vittoria
Femca
all’azienda
chimica
Bitolea
di Pavia
etta affermazione della Femca
Cisl nelle elezioni Rsu alla Bitolea di Pavia, azienda chimica con oltre 100 dipendenti che opera nei
settori relativi alla produzione e
nella purificazione e recupero dei
solventi.
La Femca Cisl ha ottenuto oltre il
63% di consensi su una partecipazione al voto che ha superato
l’85%. 54 voti conseguiti su 85 votanti e 3 rsu Femca elette su quattro seggi a disposizione. La Cgil si
aggiudica 1 eletto mentre la Uil rimane fuori avendo ricevuto solo
11 voti.
Per la Femca sono stati eletti nella
nuova rsu Alessandro Brocco, Marco Ripamonti e Barbara Spinazzi.
Per Gianni Ardemagni segretario
generale della Femca Cisl di Pavia,
“l’esito della votazione premia la
nostra capacità di individuare candidature autorevoli e riconosciute
dai colleghi. Inoltre viene premiato il buon lavoro che nei tre anni
precedenti è stato fatto. Uno stile
e un approccio che caratterizza
l’agire Cisl”.
Bergamo. La disoccupazione tocca cifre mai pensate: 7,4 quella generale e 29,4 quella giovanile
conquiste del lavoro
cronache
C’eraunavoltal’Edendellavoro
B
ergamo (nostro
servizio). C’era
una volta l’Eden
del lavoro, e si trovava in provincia di Bergamo. Correva l’anno
2008 e su una forza lavoro di 483.000 abitanti,
erano 469.100 quelli occupati, e il tasso di disoccupazione era, come si diceva, “fisiologico” e fermo al 3%. Cambio di scena: a fine 2013 il numero
di occupati scende di oltre 6mila unità, mentre
sale la platea della forza
lavoro a quasi mezzo milione di abitanti. La disoccupazione esplode e tocca cifre mai pensate: 7,4
quella generale, 29,4
quella dei giovani tra i 15
e 29 anni (cinque anni fa
era dell’8,5). Nell’ultimo
quinquennio, la crisi economica sembra aver colpito quasi esclusivamente l’occupazione maschile (-4,5% dal 2008 al
2013).
Oggi sono 36.900 i bergamaschi che cercano lavoro a queste latitudini. E a
costoro si aggiungono periodicamente quelli che
dal lavoro vengono estromessi, chi in modo definitivo, chi facendo i doverosi passaggi tra i vari ammortizzatori sociali. Tra
questi, nel corso dei primi mesi del 2014, ci sono
le 2.621 domande di mobilità approvate nelle piccole imprese (quelle che
seguono la legge 236) e i
1.725 lavoratori delle
aziende medio - grandi.
“Lo potremmo leggere
come un dato positivo,
se non cozzasse contro
la tragedia di famiglie
che, spesso, perdono
l’unico sostentamento è il pensiero di Giacomo
Meloni, segretario provinciale Cisl. Ma il dato di
fine giugno confermereb-
be una sorta di rimbalzo
nel trend di questa crisi:
nell’anno scorso i licenziamenti sono stati all’incirca 1.000 in più. È naturalmente un calo da verificare, e anche confermato non ci lascerebbe particolari entusiasmi. Il tessuto occupazionale della
nostra provincia esce fortemente ridimensionato
da questa crisi, e ormai
non possiamo più nasconderci nell’attesa che
la crisi finisca: dobbiamo
prendere d’anticipo un’
eventuale ripresa, e dotarci di strumenti e
operatività che sappiano
fornire risposte adeguate alla fame di lavoro che
dal 2008 attanaglia la nostra provincia”.
La Cisl lo ripete da tempo: negli ultimi anni non
c’è stato un governo politico del territorio autorevole, forte, che abbia
avuto uno straccio di
idea dal punto di vista
strategico.
Questa lunga fase di crisi
ha portato a un territorio più povero, che offre
poche opportunità occupazionali. “Occorre ripartire con politiche virtuose, ma si fa fatica ad arrivare a scelte strategiche”.
Oggi, è l’idea della Cisl
orobica, serve un osservatorio serio e concreto
che riesca a costruire un
modello di rapporti annuali sui fabbisogni occupazionali e professionali
delle imprese bergamasche, “ un bisogno importante, perché altrimenti
rischiamo di avere aziende che non trovano addetti e ragazzi che non
trovano lavoro”.
Sempre più necessaria,
La lunga fase di crisi
irrompe anche
in un territorio ricco che oggi
offre ben poche opportunità
occupazionali.
Per la Cisl provinciale:
“Occorrerebbe ripartire
con politiche virtuose,
ma si fa fatica ad arrivare
a scelte strategiche”.
L’idea è quella di un osservatorio
che metta
in contatto aziende e ragazzi
in cerca di lavoro
avverte Meloni, è inoltre
una riforma complessiva
dell’istituto della Formazione: “Quella che si è fatta finora, non sempre ha
corrisposto infatti alle necessità del mercato del
lavoro pur asfittico di
questi anni. La Cisl ha dato la piena disponibilità
ad avviare azioni concrete rivolte come nel passato a dare contributi e proposte affinché il pendolo
fra occupazione e disoccupazione penda più a favore della prima”.
La Cisl di Bergamo ritiene che sia tempo di pensare e di agire sulla formazione in modo diverso dal passato, in ragione proprio delle esperienze non sempre positive maturate in questi anni, su almeno tre fronti:
un maggior intreccio fra
le azioni formative e i servizi al lavoro, i centri per
l’impiego; rendere più
vincolante in tema di politica attiva del lavoro il
sostegno al reddito degli
ammortizzatori sociali,
con la formazione e la ricollocazione; un investimento in ricerca sul modello di quello svolto da
Excelsior, di quali mansioni all'interno dei settori in sviluppo nei prossimi anni sono previste in
crescita a Bergamo e provincia.
“Quest’ultimo aspetto conclude Meloni - permetterebbe di intrecciare una adeguata politica
di formazione con le opportunità offerte dal
mercato del lavoro, l'investimento necessario
potrebbe vedere il contributo di pubblico e privato, indirizzando risorse
pubbliche in modo meno dispersivo di quanto
fatto nel passato su consulenze verso un osservatorio che ha dato scarsi
se non nulli risultati occupazionali”.
Stefano Contu
FORZE LAVORO IN PROVINCIA DI BERGAMO
Valori medi annui (migliaia)
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Popolazione di 15 anni e oltre
892,7
904,5
913,4
921,8
927,6
933,3
Popolazione (15-64 anni)
712,7
720,9
726,2
730,9
731,3
732,1
Forze Lavoro
483,8
487,0
486,4
487,5
489,2
499,9
Occupati
469,1
469,0
468,2
467,3
455,7
463,0
14,7
18,0
18,2
20,2
33,5
36,9
234,9
238,5
244,8
248,4
245,9
238,7
Tasso di attività (15-64 anni)
67,0
66,9
66,3
66,0
66,4
67,4
Tasso di occupazione (15-64 anni)
65,0
64,4
63,8
63,3
61,8
62,4
Tasso di inattività (15-64 anni)
33,0
33,1
33,7
34,0
33,6
32,6
Tasso di disoccupazione
3,0
3,7
3,7
4,1
6,8
7,4
Tasso di disoccupazione (15-24 anni)
8,5
11,6
11,9
14,7
24,9
29,4
Tasso di disoccupazione (18-29 anni)
5,6
7,1
6,5
9,7
16,0
15,2
In cerca di occupazione
Inattivi (15-64 anni)
Servizio Studi CCIAA di Bergamo su dati ISTAT
7
MARTEDÌ 29 LUGLIO 2014
Fiat,
dalle fabbriche
una valanga di sì
al contratto
U
n plebiscito per il contratto. Il rinnovo
siglato dai sindacati dei metalmeccanici
(Fiom esclusa) con Fiat fa il pieno di consensi
tra i lavoratori. È quanto emerge dai dati raccolti dalla Fim e dalle altre sigle con il referendum tra le rappresentazione sindacali azien-
dali negli stabilimenti Fiat e CnhI. “La percentuale di approvazione dell'accordo - fa sapere la Fim - è stata del 91,6% un dato altissimo, che ha visto la partecipazione di 642 Rsa
al voto che rappresentano oltre 82% del totale delle Rsa”.
L'alta percentuale di sì ”esprime oltre che la
massima convinzione da parte delle rappresentanze sindacali negli stabilimenti e l’apprezzamento del risultato ottenuto, il fatto
che l'intesa sia in sé il massimo risultato possibile in questa situazione di contesto e difficoltà economica del Paese e del settore”, osserva il segretario nazionale Ferdinando Uliano.
La strada che ha portato all’intesa si è rivelata lunga e più accidentata rispetto alle attese, ricorda il sindacalista: “Dopo una fase di
scontro con l'azienda è stata valorizzata la
capacità di trovare una soluzione contrattuale che, superando alcune posizioni di chiusura da parte di Fiat, è riuscita a dare una risposta economica per il 2014 superiore ai tassi
d'inflazione”. Ancor più importante è che il
beneficio dell’una tantum, ricorsa sempre
Uliano, sia stato esteso a ”tutti i lavoratori,
anche quelli cassintegrati (circa il 40% della
forza occupata)”. A ciò va poi aggiunto che il
contratto offre “importanti soluzioni sulle
parti normative acquisite”.
Ora, però, i sindacati guardano a settembre,
quando riprenderà il negoziato sulla parte
normativa. “È indispensabile costruire le
condizioni che ci possano consentire di trovare una soluzione contrattuale, sia normativa che economica, per il prossimo triennio
per tutti i lavoratori del gruppo Fca e CnhI”.
Nell’immediato l’attenzione resta concentrata sugli investimenti annunciati da Fiat
per gli stabilimenti italiani: “In questa settimana, dopo la presentazione del modello
Jeep alla Presidenza del Consiglio, ci aspettiamo - auspica Uliano - l'annuncio ufficiale
da parte di Sergio Marchionne della partenza degli investimenti a Mirafiori e Cassino”.
Terni. Ieri sciopero di 4 ore. Premier in visita ad agosto
conquiste del lavoro
vertenze
L’Astsiferma
dinuovo.
ArrivaRenzi
T
ensione sempre alta all’Ast di Terni. Ieri i lavoratori delle acciaierie
sono tornati a scioperare: quattro ore di fermo del pomeriggio
per dire no, ancora una volta, al piano
industriale messo a punto da ThyssenKrupp. Diverse centinaia di lavoratori si sono radunate davanti ai cancelli
della fabbrica, da dove è partito un corteo che, dopo aver bloccato viale Brin, si
è diretto verso lo svincolo di Terni Est
del raccordo Terni-Orte, fermando anche qui il traffico.
Forse servirà a rasserenare gli animi la
notizia della visita del premier Matteo
Renzi, data in mattinata dal deputato
del Pd Walter Verini. Terni diventa così
una nuova tappa di quel tour dei luoghi
della crisi industriale italiana che il presidente del consiglio inizierà a fine agosto.
Una piccola vittoria per i sindacati, che
ovviamente hanno tutto l’interesse a tenere accesi i fari sulla vertenza. Una piccola vittoria anche per Andrea Maurelli,
l'operaio da quattro giorni in sciopero
della fame, che ha legato la sua protesta proprio alla richiesta di una visita a
Terni da parte del premier. ”Ora aspettiamo una data certa - dice il segretario
della Fim ternana Riccardo Marcelli Certo, speriamo che oltre ad un attestato di solidarietà il premier porti anche
un contributo alla soluzione del problema”.
Il problema sono sempre i 550 posti di
lavoro che Tk vuole tagliare dallo stabilimento, la diminuzione degli investimenti, la chiusura di uno dei due forni di fu-
sione entro il 2015-2016.
Passata sotto il totale controllo della
ThyssenKrupp alla fine degli anni ’90,
dopo la privatizzazione avvenuta nel
1994, nel 2012 l'Ast era stata venduta ai
finlandesi di Outokumpu, per poi tornare nei mesi scorsi nelle mani dei tedeschi per rispettare le condizioni poste
dall'Antitrust della Commissione europea.
Nel 2004 la fabbrica ha già attraversato
una vertenza difficile con la chiusura, decisa sempre dalla ThyssenKrupp, del reparto di produzione di acciaio magnetico. Un passaggio doloroso, che a Terni
nessuno ha dimenticato. ”Abbiamo già
vissuto un momento come questo - ricorda Marcelli - per questo dico che si
respira un clima strano”. Però a differenza di quanto avvenne dieci anni fa, stavolta non ci saranno paracadute ad attutire la caduta, a meno che il governo
non si decida a costruirne uno in fretta e
furia. Perché l’età media dei dipendenti
dell’Ast, spiega Marcelli, è ”troppo bassa per pensare di ricorrere a prepensionamenti” o ad altre forme di uscita soft.
A preoccupare i sindacati sono, oltre
agli esuberi, anche gli altri numeri del
piano industriale. Che prevede una produzione di 450 mila tonnellate di freddo, che potrebbe arrivare a 520, mentre nell'area a caldo, a fronte di un potenziamento di uno dei due forni fino a
un milione di tonnellate l'anno (rispetto
ai 650 mila attuali) è prevista la chiusura
del secondo. Ma arrivare ad un milione
di tonnellate in un solo forno, osservano i sindacati, è impossibile.
C.D’O.
Expo,dueaccordi
mettono
alsicuroillavoro
D
efinire un quadro di norme condivise in materia di contratti e tutele per i lavoratori assunti dai Paesi che parteciperanno a Expo 2015. È
questo l'obiettivo di due accordi - quadro siglati a Milano da Cgil, Cisl e Uil con
il Commissario unico della società organizzatrice, Giuseppe Sala.
Le intese, che discendono da un precedente avviso comune, riguardano gli addetti impegnati nella costruzione dei
padiglioni e nella gestione dell'evento.
Alla firma sono intervenuti anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e il
presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni.
Sono almeno tre, a detta del segretario
generale della Cisl milanese, Danilo Galvagni, i motivi di soddisfazione. "Primo
- ha spiegato durante la conferenza
stampa di presentazione - non vi sono
deroghe alla normativa e ai contratti nazionali: attraverso la contrattazione abbiamo “cucito” su misura una serie di
strumenti ordinari su una realtà straordinaria come Expo; secondo, con l’istituzione dei rappresentanti di sito per la
sicurezza, che potranno operare nei
cantieri e nei padiglioni, viene posto in
primo piano un tema fondamentale come la salute dei lavoratori; terzo, si pensa anche al dopo: le intese prevedono
una serie di interventi molto concreti,
come il tutoraggio, che aiuteranno gli
addetti con contratti a termine a riqualificarsi e ricollocarsi al termine dell'evento".
Nel dettaglio, gli accordi fissano regole
certe anche in materia di flessibilità,
orari, ricorso all'apprendistato, gestione della conflittualità. Expo 2015 ha fatto una stima dei lavoratori coinvolti nell'
evento.
"Le persone che lavoreranno sul sito ha evidenziato Sala - tra preparazione e
semestre Expo, saranno 15-16mila:
4mila nel cantiere per la costruzione e
gli allestimenti; mille come dipendenti
diretti di Expo; 8mila collegati al sistema dei servizi (pulizie, manutenzione,
vigilanza); 3mila alle dipendenze dei Paesi per la gestione dell'evento. I paesi
partecipanti investiranno circa un miliardo per la realizzazione dei padiglioni, ovviamente potranno portarsi la manodopera da casa, ma noi abbiamo lavorato per aiutarli a scegliere il bacino italiano. Sono stati loro stessi a chiederci
una regolamentazione sicura".
Gli accordi potranno essere sottoscritti
direttamente dai Paesi o dalle imprese
che realizzeranno le opere. Per accompagnare le attività di selezione del personale è stata fatta una gara internazionale, vinta da Manpower.
Positivo anche il commento del governo. "Questo è un passaggio importante
che ci aiuta a definire un buon modo di
affrontare problemi e opportunità dell'
Italia - ha notato il ministro Poletti Questo accordo ci dice che si può gestire un fenomeno concentrato nel tempo, senza immaginare una terra di nessuno dove la legge viene sospesa perché c'è l'eccezionalità dell'evento, con
buone regole, che devono essere presidiate, ma che possono permettere a chi
deve agire di farlo nella certezza".
Una recente ricerca della Camera di
commercio di Milano sull'indotto di
Expo ha calcolato che in Italia verranno
attivati 191mila posti di lavoro (102mila dei quali nel milanese) e nasceranno
11mila nuove imprese (la metà in Lombardia). Il boom iniziale riguarderà il settore delle costruzioni e dell'industria,
ma poi sarà la volta di turismo, servizi
alle imprese e alla persona, commercio.
Mauro Cereda
8
MARTEDÌ 29 LUGLIO 2014
zoom
conquiste del lavoro
”Come questa pietra / è il mio pianto / che non si vede. / La morte si sconta vivendo” scriveva nel secolo scorso il poeta
Giuseppe Ungaretti, verseggiando sul dolore della guerra mondiale, la Prima, e delle trincee. Ma nel vedere le immagini
di ieri, nel sapere della morte ad Aprilia di due operai, un giorno di fine luglio, in un impianto di compostaggio, non è
vivendo che la si sconta la morte. Ma lavorando. E questo non può, non deve, non dovrebbe mai accadere nell’Italia del
2014, quella della crisi, col lavoro che arretra e la disoccupazione che avanza ma comunque il paese dei diritti e della
Costituzione. Non si tratta qui di fare della fredda cronaca, no! Bensì di entrare nella tragedia del XXI secolo, l’epoca
virtuale che ci è dato di vivere, fatta di tablet, di cellulari e di smartphone, di televisione e di internet, di social media.
Un’era dove - nonostante tutto questo virtuale - si muore ancora di lavoro. Per davvero. Recita l’articolo 1 della nostra
Costituzione: ”L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Ma dovrebbe essere vivo, questo lavoro. Non
morto, come è accaduto ieri. Di luglio, ad Aprilia.