conquiste - CISL Scuola Ravenna
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Sbarra: controlli mirati e pesanti sul piano delle sanzioni S tavanolavorandosopraun’autocisternaidueoperai italianidi42e44annimortiierinell’impiantodicompostaggioKyklosdiAprilia,inprovinciadiLatina.Levittimesono,dueautotrasportatoridiunadittaesterna,addetti al carico di rifiuti speciali, al momento dell’apertura del boccaporto sono state investiti dalle esalazioni di unasostanzatossica.Nonavevanolemascherinediprotezione.Latragedia“dimostrachec’èunapericolosaed inaccettabile caduta di attenzione sul tema sicurezza”. Così il segretario confederale della Cisl Sbarra, che aggiunge: “A pochi giorni dalla tragedia di Gela dove han- no perso la vita tre lavoratori impegnati lungo la tratta ferroviaria, dobbiamo registrare una ennesima tragedia sul lavoro sul quale la magistratura dovrà fare piena luce.Lavoraresenzaalcunaesposizionearischiodiinfortuniedimalattieprofessionalièunacondizioneminima e doverosa che un Paese civile come il nostro deve assicurareatutti,nonunobiettivoteoricooimpossibile.Occorre al più presto intervenire affinché i controlli siano mirati, preventivi e pesanti, sul piano delle sanzioni. Ma la strada non è quella dell’alleggerimento o semplificazione delle procedure come invece sembra essere oggi Niente corse solitarie, oltrela crisi con un patto sociale la tendenza anche legislativa. La semplificazione a favore delle imprese, delle piccole e medie aziende, deve passare per altre scelte ed interventi, non certo eliminandogliobblighidinaturadocumentale,comelaredazione del documento unico per la valutazione delle interferenze, specifico per i lavori in appalto, confondendo l’importanza della documentazione tecnica con la burocraziasterile”.ConcludeSbarra:“L’impegnodelnostro sindacato è quello di proseguire la battaglia per maggiori investimenti su salute e sicurezza”. Da parte loro i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil di Roma e Lazio - Di Berardino, Bertone e Bombardieri - sollecitano “l’immediata convocazione del comitato regionale di coordinamento, anche per ridefinire un piano di azionecapacediagireconefficaciasullaprevenzione”. EnItaly Oggi sciopero nazionale in tutti i siti dell’Eni contro il disimpegno industriale dell’ente. I sindacati chiedono il rispetto degli accordi sottoscritti. Presidio davanti Montecitorio. di Annamaria Furlan* M entre il Paese annaspa nel pieno della crisi economica e sociale, la politica sta offrendo l’ennesimo spettacolo di divisioni, accuse reciproche, muro contro muro sul tema delle riforme istituzionali. Ognuno sembra preoccupato di mostrarsi determinato a tenere il punto e umiliare l’avversario. L’impressione generale è che le forze politiche si stiano preoccupando di modificare gli organi costituzionali e le regole del gioco solo per risolvere i loro problemi, tralasciando il tema dello sviluppo e del lavoro. Al di là delle promesse del premier, non c’è stato finora un impegno straordinario sulla riduzione delle tasse, sui fattori di sviluppo, sulla politica industriale, sulla riforma dei troppi centri di spesa incontrollati del nostro Paese. Pensiamo al disastro delle municipalizzate, agli appalti scandalosi della sanità, all’autonomia regionale che è diventata il cuore degli sprechi, delle inefficienze e delle ruberie. Sei anni di crisi economica ci sono costati 900 mila posti di lavoro dal 2008 al 2013. E l’emorragia non è La cronaca della manifestazione di ieri a Gela. continua a pagina 2 Petriccioli: ok emendamenti su pensioni al decretoPa I correttivi proposti al decreto legge sulla pubblica amministrazione relativi al pensionamento degli insegnanti e all’eliminazione delle penalizzazioni per i lavoratori che accedano al pensionamento prima dei 62 anni con il requisito dell’anzianità contributiva “vanno nella giusta direzione”. Lo afferma il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli che auspica l’approvazione, da parte del Parlamento, degli emendamenti proposti in materia previdenziale. “Si tratta di un buon viatico per dare una prima, importante risposta alla domanda di maggiore flessibilità nell’accesso al pensionamento che si muove dal mondo del lavoro. Nelle prossime settimane occorre lavorare affinché sia varato anche il pacchetto di norme riguardanti le nuove salvaguar- die per gli esodati, che deve essere discusso al Senato, e siano individuate quelle soluzioni strutturali che possano rimettere nella disponibilità dei lavoratori e delle lavoratrici le scelte relative al pensionamento, contribuendo a lenire i problemi derivanti dalla gestione degli esuberi e delle crisi occupazionali e a migliorare – conclude Petriccioli - il turn-over fra anziani e giovani”. Ginestra a pagina 5 Opera di Roma, Artigiani tessile-moda, si torna in scena siglato il contratto S ull’orlo del baratro la Cgil capitola. Firma un’intesa che evita al Teatro dell' Opera di Roma la liquidazione e prevede un referendum tra i lavoratori sull’accordo sul piano di risanamento sottoscritto da Cisl e Uil. Un lieto fine, dunque, che non cancella il brutto spettacolo offerto da giorni da una minoranza sindacale. Storti a pagina 2 S iglato il rinnovo del contratto nazionale per i 75mila dipendenti artigiani dei comparti dell’area tessile-moda, abbigliamento, calzature, occhiali e pulitinto lavanderie. L’intesa, sottoscritta da Femca, Filctem, Uiltec e le associazioni artigiani Confartigianato, Cna, Casa, Claai, prevede un aumento medio mensile di 65 euro. Martano a pagina 5 Ast Terni, Cina, le prime conquiste sindacali ieri nuovo l percorso verso una democratizzazione delle sciopero Irelazioni sindacali in Ciuovo sciopero ieri pomeriggio all’Ast di Terni. Per quattro ore i lavoratori delle acciaierie si sono fermati contro il piano industriale presentato da ThyssenKrupp. Centinaia di lavoratori si sono radunate davanti ai cancelli. Intanto il premier Renzi ha annunciato la sua presenza ad agosto nello stabilimento. na è senz'altro arduo ma i progressi sono tangibili, giorno dopo giorno. Le ultime rilevazioni del China Labour Bulletin (Clb) confermano come i lavoratori continuino ad organizzarsi indipendentemente per reclamare migliori condizioni. Il numero delle proteste è dunque in continuo aumento in Cina. a pagina 7 Masucci a pagina 3 N 2 MARTEDÌ 29 LUGLIO 2014 si è aperto il conContratto Ideierifronto sul contratto bancari tra il sindae la nuova delegabancari: cato zione dell’Abi: mercoscorso Alessanieri al via ledì dro Profumo è stato presidente il confronto. nominato del Casl, il comitato preRomani (Fiba): dell’associazione posto ai contatti con parti sociali. serve sistema leSpiega il segretario generale della Fiba Cisl più efficiente Giulio Romani: “Si è trattato di un semplice incontro di presentazione; a settembre si entrerà nel vivo e il sindacato porterà sul tavolo due proposte: la piattaforma rivendicativa per il rinnovo del contratto e la proposta di rinnovo del modello di banca; entrambe collegate l’una all’altra, perché vorremmo un contratto che serva non sol- tanto a gestire gli aspetti economici e di tutela dei lavoratori ma anche a dare al Paese un sistema bancario più efficiente e più capace di produrre economia positiva in modo tale - conclude Romani - da favorire finalmente la crescita e che le banche possano tornare a fare il loro ruolo di leva a beneficio di tutto il Paese”. Un accordo scaccia lo spettro della liquidazione. E chiude lo spettacolo imbarazzante messo in scena dalla minoranza sindacale attualità OperadiRoma,finedellafarsa I l fantasma della liquidazione abbandona il Teatro dell'Opera di Roma. La salvezza arriva sull’orlo del baratro, dopo giornate di scioperi di una parte minoritaria dei lavoratori che hanno prodotto indignazione non solo nella maggioranza della maestranze e dei sindacati ma anche in tutto il Paese. Soltanto lo spettro della liquidazione, agitato dal sindaco Marino in modo non peregrino, considerato che la legge Bray assicura fondi pubblici solo alle fondazioni lirico-sinfoniche che presentino un piano di risanamento, ha permesso il ravvedimento in extremis della Cgil. Ma non ha evitato l’ennesima brutta figura, che certamente contribuisce ad alimentare la demagogia antisindacale che fa invariabilmente di tutta l’erba un fascio. Il Teatro si salva grazie a un accordo firmato da Cisl, Cgil e Uil dopo un incontro all'assessorato alla Cultura di Roma, che prevede tra l’altro un referendum sull’intesa già raggiunta da Cisl e Uil. “I sindacati spiega Paolo Terrinoni, segretario Fistel Cisl Roma e Lazio - hanno firmato un’intesa con l’assessore alla Cultura, Giovanna Marinelli, che ribadisce l’importanza del teatro rispetto a Roma Capitale e alla nazione. Se ne riconosce il valore assoluto e il livello internazionale”. Un valore a cui corrisponde un investimento del Comune di 16,5 milioni. “Roma Capitale ha ribadito il ruolo internazionale del Teatro dell'Opera - sottolinea il segretario generale Cisl Lazio, Mario Bertone -. Noi abbiamo bisogno di avere un rapporto sereno con i lavoratori e, per questo, chiediamo ai lavoratori di partecipare al referendum. Il verbale sottoscritto prevede il rilancio del teatro, la conferma del ruolo internazionale”. Dal 26 agosto e fino al 25 settembre, inoltre, sono previsti incontri per definire e condividere la dotazione organica del teatro, secondo le norme vigenti e le reali necessità. “Entro fine settimana - aggiunge Terrinoni - i lavoratori si esprimeranno con un referendum sull’accordo firmato da Cisl e Uil sul piano di risanamento. La Cgil cer- giunto con sindacati, Cisl e Uil, che rapcherà di far bocciare l’accordo per rive- presentano il 70% dei lavoratori. Il proderne i contenuti. Noi lavoreremo per- cesso di risanamento in atto ha riportato in equilibrio il chè ci sia il massibilancio dell' mo consenso dei L’intesa, firmata anche dalla Cgil, anno in corso. lavoratori”. Al 30 giugno si Di fronte al riprevede un referendum è registrato schio liquidaziosull’accordo di risanamento. un risparmio ne, dunque, la Cisl e Fistel: riconosciuto circa 5 milioCgil ripone tutte valore internazionale del Teatro, di ni di euro, con le sue carte sul ora puntiamo a un grande più spettacoli referendum, speconsenso dei lavoratori nel voto e spettatori rirando nella bocspetto al priciatura. Questo nonostante i lavoratori siano impegnati mo semestre 2013. Nel 2013 il rosso era da mesi nel risanamento del Teatro. L’ac- di 12 milioni 700 mila euro, mentre il tocordo di salvataggio è stato infatti rag- tale del deficit della passata gestione (conclusa con il licenziamento dell’ex sovrintendente) era di circa 33 milioni. Il piano di risanamento, tra l'altro, non prevede mobilità, licenziamenti o tagli salariali. Tra le 65 unità che lasciano il teatro, ci sono pensionamenti volontari, 20 ballerini e contratti professionali non rinnovati e trattamenti di fine lavoro secondo i termini di legge. Il referendum può dunque può mettere il suggello a un accordo solido e archiviare il brutto spettacolo degli ultimi giorni. Ma gli strascichi restano. E non solo per la brutta figura. I mancati incassi degli spettacoli cancellati dagli scioperi hanno prodotto un buco da 500mila euro. Ilaria Storti SEGUE conquiste del lavoro DA PAGINA 1 - NIENTE CORSE SOLITARIE, OLTRE LA CRISI CON UN PATTO SOCIALE affatto finita, visto che nel 2014, secondo le stime della Cisl, almeno 140 mila lavoratori rischiano di essere espulsi dal ciclo produttivo. Non bastano le nuove norme sul lavoro sui contratti a termine, l'ennesima promessa di un decreto “sblocca-Italia” o i 24 contratti di sviluppo annunciati con enfasi dal Governo. Il Jobs act è scomparso dall’agenda delle priorità, mentre mancano le risorse della Cig in deroga e si nasconde la testa nella sabbia di fronte a centinaia di migliaia di giovani costretti ad aprire una partita Iva per lavori sottopagati e senza alcuna tutela previdenziale. Lo stesso bonus fiscale di ottanta euro, pur essendo una boccata d’ossigeno per tante famiglie, non ha prodotto grandi effetti sui consumi, vista la platea ridot- ta che ha escluso totalmente i pensionati. La via di uscita per un'Italia bloccata e in ripiegamento, con un Mezzogiorno totalmente abbandonato al suo destino, con i divari sociali crescenti, non può essere affidata ai soli margini di flessibilità che l'Unione Europea dovrebbe concederci nei prossimi mesi. Occorre un ruolo pubblico molto più marcato per rivitalizzare la domanda interna e soprattutto favorire gli investimenti drammaticamente crollati negli ultimi anni. Vista la situazione di immobilismo delle banche, solo un soggetto pubblico come la Cassa Depositi e Prestito potrebbe oggi finanziare progetti d'investimento territoriali validi e remunerativi, sostenuti da buone capacità imprenditoriali. Si devono orientare gli investimenti pub- blici e privati su una nuova politica industriale partendo dai bisogni dei territori, le infrastrutture, i trasporti, il miglioramento del capitale umano, la riqualificazione delle città e dei servizi urbani, il risparmio energetico e le fonti rinnovabili, la messa in sicurezza degli edifici pubblici, la gestione dei rifiuti. Ma tutto è fermo, immobile. Bisognerebbe mobilitare tutte le risorse disponibili, quelle nazionali e quelle dei Fondi europei, superando lentezze e ritardi. Come è avvenuto in altre fasi difficili e complicate della storia italiana, servirebbe, soprattutto, il confronto e la collaborazione di tutti i soggetti responsabili che devono assumere impegni reciproci di carattere politico, imprenditoriale e sindacale. Per questo al Governo Renzi chiediamo di imboc- care la strada di un necessario patto sociale e della democrazia economica. Probabilmente (ma questo non può diventare un alibi per il Governo) anche una parte del sindacato non sembra disponibile a una nuova fase nelle relazioni industriali, per garantire gli investimenti e la nascita di nuovi posti di lavoro. La vicenda Alitalia ha messo a nudo, emblematicamente, tutte le contraddizioni, i ritardi culturali ed ideologici di una parte del movimento sindacale. Ecco perché subito dopo la pausa estiva, occorrerà un chiarimento vero e definitivo tra Cgil, Cisl e Uil: apriamo una discussione franca e trasparente nei posti di lavoro e tra cittadini su quale deve essere oggi il ruolo e il comportamento più adeguato di un sindacato responsabile e partecipati- vo nelle aziende, nella pubblica amministrazione, nei servizi, e più in generale nella società italiana. Nessuno verrà a investire in Italia con una parte del sindacato che strizza l’occhio ai movimenti e ai corporativismi, incapace di assumersi le responsabilità o di fare chiarezza al proprio interno. Non è bastato l’accordo importante sulla rappresentanza siglato alcuni mesi fa a creare le condizioni per una nuova stagione unitaria. Facciamo tesoro della lezione del passato e delle opportunità del presente. Tocca a noi riformare il sindacato e le sue politiche per contrastare chi propugna, solo per interessi politici, il declino dei corpi intermedi sull’onda del populismo strisciante che ha contagiato il nostro Paese. *segretario generale aggiunto Cisl 3 MARTEDÌ 29 LUGLIO 2014 gruppo di economisti ha fatto ricorso alla Corte Germania e Austria sono i paesi che hanno Bce. Corte Uncostituzionale Studio Ue: Danimarca, tedesca contro l'unione bancaria. La tratto maggiore vantaggio dal mercato unico in Euroè stata confermata da un portavoce dell'Alta corpa in termini di Pil: è quello che emerge da uno studio Karlsruhe, notizia mercato te di Karlsruhe. Gli accademici del gruppo Europolis, della fondazione tedesca Bertelsmann, secondo il quale i promotori dell'iniziativa, sostengono infatti che l'uniopaesi del Sud Europa, fra cui l'Italia che è decima della bancaria non abbia alcun fondamento giuridico nei lista avrebbero avuto minori benefici. Dal ‘92 al 2012 il ricorso netrattati unico europei, comportandone quindi una lesione. Pil della Germania è cresciuto di 37 miliardi in media all' “La corte costituzionale verificherà con attenzione le pari a 450 euro all'anno per abitante; i danesi, con economisti contestazioni e poi deciderà sul da farsi”, ha commenta- avvantaggia anno, 500 euro, hanno tratto un beneficio addirittura maggioil portavoce dei giudici di Karlsruhe, già chiamati a al primo posto della graduatoria. L'Aucontro topronunciarsi Germania, re,stria,ponendosi in passato sul fondo salvastati Esm e sullo con 280 euro all'anno in più è terza. Ben diversa la antispread lanciato da Mario Draghi (Omt). dei paesi del Sud Europa: in Italia la crescita unione scudo Italia situazione Markus Kerber, economista di riferimento del gruppo pro capite è stata di 80 euro l'anno; in Spagna e Grecia di ha argomentato: “La Bce riceve più potere di di 20 e in Gran Bretagna di 10 euro. Lo bancaria Europolis, decima 70,studioin Portogallo quanto le competa, questa è una violazione del diritto”. prende in considerazione 14 paesi dell'Ue. I lavoratori di un impianto del Guangzhou conquistano il diritto di eleggere i loro rappresentanti global Cina,primeesperienze didemocraziainfabbrica S indacati indipendenti, contrattazione collettiva, affermazione dei diritti dei lavoratori. Il percorso verso una democratizzazione delle relazioni sindacali in Cina è senz'altro arduo ma i progressi sono tangibili, giorno dopo giorno. Le ultime rilevazioni del China Labour Bulletin (Clb) confermano come i lavoratori continuino ad organizzarsi indipendentemente per reclamare migliori condizioni. Voci autonome che sovrastano quella del sindacato ufficiale Acftu e che non lasciano le autorità indifferenti. Nonostante il clima ostile, sono sempre più significativi i successi riportati dai lavoratori, come quello ottenuto presso la fabbrica di componenti elettronici della Sumida, nel sud del Guangzhou, dove è avvenuta la prima elezione democratica dei rappresentanti sindacali. Il numero delle proteste è dunque in continuo aumento in Cina: sempre più lavoratori scendono in piazza per avanzare richieste di miglioramento salariali, sicurezza sociale, pagamento di arretrati e compensazioni a seguito delle sempre più frequenti ricollocazioni delle fabbriche. Le azioni di protesta registrate nel secondo quarto del 2014 ammontano a 235, il 49% in più rispetto allo stesso perio- do di riferimento dell'anno precedente e il 180% in più rispetto allo stesso periodo di riferimento nel 2012. Il settore maggiormente coinvolto è quello del manifatturiero. E' in questo settore che si è registrata la protesta presso la fabbrica di calzature sportive di Yue Yuen con la partecipazione di circa 40 mila lavoratori che hanno incrociato le braccia per ben due settimane nello scorso mese di aprile. La protesta di Yue Yuen ha attratto l'attenzione dei media di tutto il mondo proprio per l'elevato numero di partecipanti ma, sottolinea il Clb, un quarto delle dimostrazioni registrate nel manifattu- riero hanno visto la partecipazione di oltre mille lavoratori. Anche da un punto di vista geografico i dati del Clb certificano variazioni rispetto agli anni passati. Il Guangdong deteneva, fino all'anno scorso, il primato incontrastato per numero di azioni mentre, nell'anno in corso, il numero degli scioperi ha subito un aumento elevato anche nello Shandong e nel Jiangsu. Le azioni di protesta dei lavoratori sono, come sempre, seguite con attenzione dalle autorità: la polizia è intervenuta nel 22% delle dimostrazioni effettuando arresti nel 9% dei casi. I lavoratori cinesi continuano dunque nel loro lento ma inesorabile cammino verso un modello di relazioni più democratico aiutati anche da una maggiore organizzazione dovuta all'utilizzo sempre più diffuso degli smartphones e dei social media. Un fenomeno che comincia a far registrare risultati molto significativi, come quelli della fabbrica di componenti elettronici giapponese della Sumida, nel Guangzhou, dove i circa 5000 dipendenti hanno ottenuto la possibilità di eleggere democraticamente i loro rappresentanti sindacali. Si tratta ovviamente di una vittoria parziale perché la nuova formazione rimane sotto l'egida del sindacato ufficiale Acftu ma, come sottolineano gli stessi lavoratori, si tratta di un passo importante nel processo di democratizzazione delle relazioni sindacali. Il sindacato unico cinese è infatti abituato a scegliere i propri rappresentanti in accordo con i dirigenti e i proprietari della fabbrica ignorando le opinioni dei dipendenti. Un approccio dall'alto al basso contestato dai lavoratori cinesi che hanno deciso di esercitare forti pressioni sull'Acftu per ottenere il riconoscimento dei loro rappresentanti democraticamente eletti. La Federazione dei Sindacati del Guangdong ha sottolineato come questo modello potrebbe essere esportato nelle altre fabbriche della provincia nell'arco dei prossimi cinque anni. Un processo promettente ma lungo e complesso come sottolinea Han Dongfang, direttore del Clb: “Il fatto che l'Afctu abbia dato il via libera alle elezioni in seguito alle pressioni dei lavoratori – ha spiegato Dongfang - è un passo importante ma è solo l'inizio di un vero percorso di cambiamento; il prossimo passo, ancora più importante del primo, sarà quello di assicurarsi che i rappresentanti eletti facciano effettivamente gli interessi dei lavoratori”. Manlio Masucci SPARLAMENTO IL BLOG DI MASSIMILIANO LENZI conquiste del lavoro Dopo i senatori Renzi scriva alla Merkel ”C aro Senatore (frondista) ti scrivo, così ti distraggo un po’. E siccome sei molto lontano (dalla riforma del Senato che ho proposto) più forte ti scriverò”. Il Premier Matteo Renzi ha preso carta e penna ed ha scritto ai senatori, tutti, non solo quelli dissidenti, per sottolineare che da loro dipende il futuro dell’Italia. Perché d’accordo l’intesa con Silvio Berlusconi, ok la tagliola fissata all’8 di agosto prossimo ma la caratteristica della politica italiana, da decenni ormai, è che il provvisorio diventa definitivo ed allora addio riforme. Mentre il leader dell’opposizione a Cinque Stelle, Beppe Grillo, annuncia che farà la propria guerriglia democratica, ecco che il rottamatore deve fare i conti coi mal di pancia del Senato e cercare un riequilibrio, magari partendo dai temi dell’immunità e del referendum e ragionando su un nuovo possibile incontro con Silvio Berlusconi. Però, si sa, l’Europa non è l’Italia. E venerdì scorso, notizia riportata anche da Il Sole 24 Ore online, il Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker pare abbia avuto una conversazione telefonica col nostro Premier, Matteo Renzi. Juncker starebbe fecendo pressione sul Presidente del Consiglio italiano affinché cambi il nome per Mister (in questo caso Miss) Pesc, il ministro degli Esteri Ue, rinunciando alla candidatura di Federica Mogherini. La mappa del Potere europeo si va infatti delineando in queste ore. La Germania ha ipotecato il portafoglio dell’energia, che vista la situazione russo-ucraina e le tensioni sul gas e sugli approvvigionamenti (compreso il gasdotto del progetto South Stream), diventa ancor più strategica del solito; la Gran Bretagna (che non fa parte dell’Euro ed usa ancora la sterlina) ha invece messo una fiche importante su quello del commercio. E l’Italia? L’interrogativo, nel risiko della geopolitica, diventa dirimente: sì, anche perché dall’Europa sarebbe arrivata, seppur informale, la richiesta a Matteo Renzi di indicare, entro il 31 luglio, quindi giovedì prossimo, il nome del proprio candidato-commissario, cosa che gli altri Stati europei avrebbero già fatto o starebbero per fare. La linea contraria alla nomina a Miss Pesc della Mogherini dei Paesi dell’Est, infatti, pone la questione politica del riequilibrio: siamo davvero sicuri che la Germania, seppur facendo in apparenza buon viso a cattivo gioco, non veda male il Ministro degli Esteri italiano nel ruolo di Ministro Esteri dell’Unione europea? Se così fosse, per fugare i dubbi, a Renzi non resterebbero che due vie di uscita: chiedere chiaramente e pubblicamente, ad Angela Merkel l’appoggio per la Mogherini e, nel caso questo tardasse o fosse celato da attendismo, giocare con forza la partita del semestre italiano di Presidenza Ue. Perché a parte il Senato ed il botta & risposta casalingo, nel 2014 sarà dall’Europa e dall’economia che dovra partire la rinascita italiana. ”Cara Merkel, ti scrivo, così ti distraggo un po’....”. Massimiliano Lenzi 4 MARTEDÌ 29 LUGLIO 2014 a fiducia delle imprese a luglio segna Istat: cresce Ldell'Istat, un nuovo rialzo, secondo l’indagine raggiungendo 90,9 punti dadi giugno. Un livello così alto la fiducia glinon88,2 si era registrato da agosto 2011. Si di un dato in controtendenza in delle imprese. tratta un panorama che, recentemente, ha soprattutto dati negativi, dalla A luglio toccato offerto produzione industriale al Pil. particolare, l'indice aumenta per le il livello Inimprese dei servizi di mercato, costruzioni e commercio ma è in lieve diminupiù alto zione le imprese manifatturiere. l'industria, la fiducia cala a 99,7 dal da agosto 2011 Per 99,9 di giugno. Migliorano le attese di produzione, ma peggiorano i giudizi sugli ordini e rimane stabile il saldo relativo ai giudizi sulle scorte di magazzino. Tra i raggruppamenti di imprese manifatturiere, aumenta l'indice per i beni di consumo e peggiora per i beni intermedi e strumentali. Nelle costruzioni la fiducia sale a 83,2 da 81,6 e migliorano le attese sull'occupazione mentre peggiorano i giudizi su ordini e piani di costruzione. Per i servizi l'indice aumenta a 92,5 da 88,1 e per il commercio a 101,8 da 101,4. Nel commercio al dettaglio a luglio è stato raggiunto il livello più alto da aprile 2011. Altri dati, di segno alterno, arrivano dall’Abi. L’Associazione stima “schiarite all’orizzonte, sul piano economico sia e finanziario”. Se quest'anno, secondo il rapporto Afo, il Pil crescerà marginalmente (+0,3%), nel biennio 2015-16 la crescita dovrebbe incrementarsi dell'1,3-1,4%. Per le banche ciò significa che, pur in presenza di un ammontare rilevante di crediti deteriorati ci sono segnali di un ritorno all’espansione dei prestiti, che tenderà ad aumentare quanto maggiore sarà la ripresa degli investimenti e la caduta della rischiosità. In Puglia il sindacato si rinnova per partecipare attivamente alle riforme e per rappresentare tutti, anche “i non garantiti” Unarappresentanzaallargata atuttiidirittidellepersone di Giulio Colecchia * conquiste del lavoro dibattito U n buon accordo è quello in cui “le parti assumono una decisione espressa come propria”. Nel distillato sindacale riportato nei ‘Quaderni’ del Centro Studi della Cisl non si parla di documenti programmatici, ma anche per le piattaforme la declinazione è la stessa. E’ nato con questa idea di fondo il ‘Documento programmatico sulla rappresentanza e il rafforzamento dell’iniziativa unitaria di Cgil, Cisl, Uil di Puglia’ siglato nei giorni scorsi a Bari. Si tratta di un condensato politico delle letture della situazione economico sociale del Paese di forte impronta cislina, quindi sostanzialmente critica verso un modello di sindacato conflittuale, e sulle azioni da mettere in campo visto il momento di grave crisi che stiamo attraversando. Una situazione di complessità sociale che ci sta spingendo verso un'azione vertenziale: difficoltà economiche, gli strumentali attacchi al sindacato, il tentativo di demolire istituzioni come le nostre e il tentativo di ridimensionare il sistema dei servizi fiscali e dei patronati, equivalgono ad un attacco non solo strutturale ma di concezione della presenza nella società del sindacato confederale, alla sua demolizione come soggetto politico autonomo. Operazione, questa, alimentata da uno sfaldamento delle reti di solidarietà in questo Paese e anche della necessaria attenzione sociale: impera l'egoismo e lo svilupparsi di forme di soggettivismo esasperate, di individualismo e corporativismo aumenta la difficoltà di governare i processi. Tutto ciò motiva ingiustamente il premier Renzi all’abolizione della concertazione. Da parte del sindacato confederale, diventato bersaglio di tanti riformatori dell’ultima ora, visto lo scenario non favorevole, è neces- saria una forte condensazione dell'azione sindacale, la riscoperta e il rilancio di principi unitari e delle motivazioni che lo hanno tenuto insieme negli anni e che devono servire anche per il futuro. Il documento proposto alla Cgil e Uil regionali si inquadra in questa ottica; il sindacato che si rinnova, non che difende prerogative, il sindacato che sostiene e sollecita le riforme, e non che le frena, il sindacato che rappresenta tutto il lavoro, non solo quello dei garantiti, il sindacato che accompagna l’impegno politico con la sua rete dei servizi. Insomma un soggetto che si conferma come collante di una società che si è sgranata, che ha perso l’orientamento sociale, nella quale dilaga il conflitto come strumento di governo, una tendenza pericolosa per la democrazia e per coloro che sono i più fragili, i più poveri. “Questa nuova sfida richiede da parte del gruppo dirigente di Cgil Cisl Uil – recita il documento – la più ampia consapevolezza di essere di fronte ad un cambiamento delle relazioni sindacali che impone al sindacato l’assunzione di atteggiamenti e comportamenti adeguati per rigettare ogni attacco alla propria capacità di rappresentanza di interessi generali oltre che quelli specifici del lavoro, attraverso il rafforzamento dell’azione propositiva e della mobilitazione a supporto”. D’altronde già importanti passaggi nazionali, come l’accordo sulla Rappresentanza e la Piattaforma varata in queste settimane, scaturiscono proprio da una rinnovata azione uni- taria del sindacato. Il documento regionale di Cgil Cisl Uil di Puglia si spinge a far emergere da un lato i punti più deboli dell’azione sindacale e dall’altro le soluzioni applicabili al problema. Evidenziare la presenza e l'azione di rappresentanza nei posti di lavoro, equivale ad amplificare le tutele relative alla dignità e alla libertà dei lavoratori che rappresentiamo, ma anche di quelli che non sono iscritti ad alcuna organizzazione confederale. La contrattazione di secondo livello, ad esempio, è una di queste evidenze ma anche l’estensione dell'applicazione dei contratti ai lavoratori finora esclusi è un’altra strada da percorrere per puntare alla maggiore contrattualizzazione del mondo del lavoro, senza tralasciare l'ascolto e l'infor- mazione ai lavoratori. La forte spinta all’esigenza di maggiore contrattazione territoriale ci riporta ai principi cislini che Cgil e Uil in Puglia hanno condiviso: prima il sindacato tra i lavoratori ora il sindacato nel territorio. Su questo tema il documento sollecita al “confronto con le Istituzioni per una contrattazione territoriale che deve diventare più efficace, più attenta, più tempestiva sui temi sociali, fiscali, dell’ambiente e su quelli della legalità. La specificità confederale del nostro modello si caratterizza proprio perché l’azione sindacale, oltre che nei luoghi di lavoro, si rivolge verso la società intera, per offrire una rappresentanza sociale allargata ai diritti della persona”. Con la firma del ‘Documento programmatico’ Cgil, Cisl, Uil di Puglia fuori da tattiche difensive e da improponibili nostalgie rivolgeranno maggiori ed incisive attenzioni verso quei lavoratori, più volte ricordati da Raffaele Bonanni nelle sue relazioni, prigionieri di un precariato insano e verso quel lavoro subordinato (partite Iva, associati in partecipazione, Co.Co.Pro.) che spesso nasconde altre forme di lavoro incerte. “L’assenza per loro di tutele – si legge nel Documento – deve indurci ad un’offerta di ascolto e di indirizzo che sopperisca la fragilità contrattuale”. Sul fronte dell’emergenza occupazionale è stato sancito l’impegno alla mobilitazione per muovere le acque del pantano dei ritardi nella spesa delle risorse disponibili, parte delle quali per opere pubbliche già finanziate, e che in Puglia riguardano circa due miliardi di euro bloccati e per la Basilicata circa 500 milioni. L’apertura di nuovi cantieri di lavoro rappresenta una risposta a chi oltre al lavoro ha perso anche il diritto agli ammortizzatori sociali. Insomma un cambio di passo sul terreno della rappresentanza, un appello all'unità per “essere competitivi nelle idee e non concorrenti senza regole e personalismi”. Il “Documento programmatico sulla rappresentanza e il rafforzamento dell’iniziativa unitaria di Cgil, Cisl, Uil di Puglia” è un’operazione politicamente avanzata e d'avanguardia che sta accompagnando la illustrazione della Piattaforma nazionale nelle assemblee territoriali programmate su Fisco e Previdenza, ma che servirà anche da modello ispiratore per una più incisiva azione contrattuale nelle aziende e nel territorio. Un percorso simile servirà anche per rafforzare i rapporti unitari e la percezione del sindacato della partecipazione anche in Basilicata. *segretario generale Ust Cisl Puglia Basilicata MARTEDÌ 29 LUGLIO 2014 Tessile-Moda. S Siglato il rinnovo del contratto per i 75mila artigiani del settore iglato il rinnovo del contratto nazionale per i 75mila dipendenti artigiani dei comparti dell’area tessile-moda, abbigliamento, calzature, occhiali e pulitinto lavanderie. L’intesa, sottoscritta dai sindacati di categoria Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil e le associazioni degli artigiani Confartigianato, Cna, Casa, Claai, prevede un aumento sui minimi tabellari di 65 euro nel triennio (3˚ livello), suddiviso in tre tranche: 25 euro ad agosto 2014 e aprile 2015, i restanti 15 euro da maggio 2016. Decisa anche l’ “una tantum” di 105 euro a copertura dei mesi di vacanza contrattuale. “Un risultato di tutto rispetto - commenta- no le segreterie nazionali Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil - che rappresenta una concreta risposta in difesa del potere di acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori in un settore così duramente colpito dalla crisi in atto”. L’intesa raggiunta migliora diverse parti normative, a cominciare dalle relazioni industriali, rafforzando il ruolo del Comitato di indirizzo all'interno dell’Osservatorio per le politiche di sviluppo e la legalità. Una novità significativa - assoluta nel settore artigiano - è la normativa sul “frazionamento” per le ore del congedo parentale e il riconoscimento dei corsi in lingua italiana per i lavoratori immigrati; l’allungamento a 24 mesi (prima 12) del periodo di comporto per malattie di lunga durata. Di rilievo, l’introduzione di un nuovo articolo relativo alla responsabilità sociale d’impresa e la condivisione tra le parti di un importante documento sulle linee strategiche di politica industriale. Infine, sul versante del “welfare contrattuale”, sono state introdotte nuove disposizioni per favorire l’accesso alla previdenza integrativa del settore. Dopo la pausa estiva, l’ipotesi di accordo sarà sottoposta unitariamente al vaglio delle assemblee dei lavoratori del settore. Sa. Ma. Un lungo corteo contro la chiusura della raffineria ha sfilato ieri per le strade cittadine. Bernava (Cisl): azienda torni indietro ogni caso come Regione abbiamo rispettato gli impegni sottoscritti e vogliamo che l’Eni faccia altrettanto. Porto Marghera per noi ha una vocazione industriale e la chimica continua ad essere un settore strategico”. Molto soddisfatti i sindacati sull’esito dell’incontro. “Quello di oggi è stato un incontro molto positivo - afferma Massimo Meneghetti, segretario generale Femca Venezia -. La determinazione letta nelle parole del governatore Zaia, ci fa ben sperare. Ovvio che se nei fatti non troveremo riscontri al sostegno fornitoci oggi e nel rispetto degli impegni che Eni si è assunta con il sindacato, siamo pronti a intensificare le iniziative di mobilitazione anche attuando qualche iniziativa eclatante”. lettera aperta che sollecitava la Regione a impegnarsi per vincolare al rispetto delle intese l’azionista di maggioranza del gruppo. Ossia il Tesoro. Nei giorni che seguirono, blocchi, presidi, veglie di preghiera. E prese di posizione che, in casa Cisl, sono arrivate dal massimo livello. Anche dal numero uno nazionale, Raffaele Bonanni (“Renzi non può stare alla finestra”) e dal segretario nazionale dei Chimici Cisl (la Femca), Sergio Gigli, che rivolto a Eni ha tuonato: “Andremo a muso duro”. Sia Bonanni che Gigli oggi alle 15 saranno in piazza Montecitorio, a Roma, per il sit-in organizzato da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, nel giorno in cui incroceranno le braccia i lavoratori di tutte le aziende del gruppo. Domani 30 luglio si aprirà il confronto con Eni al ministero dello Sviluppo economico, come richiesto dai sindacati. E sarà un giorno-clou. Ieri, intanto, si è fermata Gela. Un lungo serpentone ha attraversato la città. Di lavoratori e sindacalisti. Ma non solo. In mezzo alle bandiere di Cgil Cisl Uil si notava ad esempio quella della locale sezione Marinai. Poi tanti cittadini e sindaci della provincia di Caltanissetta in cui Gela ricade. E in coda, i Tir dell’agroalimentare. In testa al corteo invece, con Bernava e con la leader della Cgil Susanna Camusso, c’era il vescovo di piazza Armerina Rosario Gisana che nei giorni scorsi ha inviato una lettera aperta alla diocesi chiedendo per Gela “non tagli ma investimenti”. Inoltre, i vertici territoriali di Cgil Cisl Uil. Per la Cisl, il segretario delle province del centro Sicilia, Emanuele Gallo. Ma anche un altro vescovo, Michele Pennisi, attuale arcivescovo di Monreale e già presule nel Nisseno, ha tenuto a pronunciare parole di solidarietà: “Sono vicino con la preghiera alle preoccupazioni dei lavoratori e delle loro famiglie”. “Qui in piazza - ha rimarcato Bernava durante il comizio non c'è semplicemente il sindacato ma un movimento di popolo”. “Non lasciate solo questo territorio e la Sicilia, non costringeteci a far diventare questo movimento, un movimento di lotta permanente. Perché - ha avvertito - se ci lasciate soli, l'unico strumento che resta è bloccare il metano che transita da Gela verso l'Italia e verso l’Europa”. E mentre anche Camusso chiedeva la “nuova ripartenza del petrolchimico”, parole di “solidarietà e pieno sostegno” alla lotta dei lavoratori sono arrivate dal presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando. Per il rappresentante dei Comuni siciliani il governo nazionale dovrebbe “assumersi le sue responsabilità come azionista dell'Eni”, intervenendo in difesa dei livelli occupazionali del Mezzogiorno. Sara Martano Umberto Ginestra TERRITORIO & IMPRESE EniGela,20mila indifesadelsito P alermo (nostro servizio). Un appello all'Eni a tornare sui suoi passi. Un messaggio al governo Renzi perché “il piano per il Mezzogiorno parta da qui”. E la proposta al governo regiona- le di utilizzare le royalties petrolifere incassate, per lo sviluppo delle aree interessate in Sicilia da attività di estrazione e di raffinazione. Sono le proposte che la Cisl siciliana ha lanciato ieri dal palco di Gela per voce del segretario Maurizio Bernava, a conclusione della manifestazione che ha portato in piazza ventimila persone, a difesa della raffineria. La protesta è montata nelle ultime settimane dopo l’annun- cio dell’ad del gruppo del Cane a sei zampe, Claudio Descalzi, di rinuncia ai piani di investimento per 700 milioni concordati da azienda e sindacati appena un anno fa. Qualche giorno dopo la Cisl pubblicò una conquiste del lavoro Manifestazionediprotesta ancheaPortoMarghera. EarrivailsostegnodellaRegione A nche i lavoratori del petrolchimico di Porto Marghera e della raffineria di Venezia hanno manifestato ieri contro le politiche di disimpegno dell’Eni. I dipendenti hanno voluto ribadire la propria contrarietà alle scelte annunciate dall’ente nazionale idrocarburi che, se applicate rischiano di mettere a repentaglio la continuità produttiva degli impianti anche nel veneto e l’occupazione di migliaia di posti di lavoro tra operai metalmeccanici, chimici, edili e dei servizi. La manifestazione, dopo il blocco delle portinerie, è continuata fino sotto il palazzo della Giunta regionale. Lavoratori e sindacati hanno chiesto a gran voce l’intervento del governatore del Veneto nei confronti dell’Eni e del Governo. Una nutrita delegazione di lavoratori è stata ricevuta dal governatore Luca Zaia e dall’assessore al Lavoro Elena Donazzan. Durante l’incontro i sindacati hanno espresso tutta la loro preoccupazione per il dramma che potrebbe profilarsi nei prossimi mesi se l'Eni non dovesse rivedere i suoi piani. A rischio, se l’Eni non dovesse confermare gli impegni che aveva preso per gli impianti di Porto Marghera vi sono circa 1.600 addetti tra diretto e indotto. Intanto Zaia assicura i lavoratori che scriverà subito a Renzi perchè abbia chiaro il punto di vista della Regione Veneto sulla situazione e afferma: “L’accordo sottoscritto con Eni dalla Re- gione e dalle istituzioni veneziane non può in alcun modo essere disatteso. Siamo - continua anche pronti ad impugnare sul piano legale quella intesa in caso di inadempienza”. In questo scenario la Regione Veneto è schierata a fianco dei lavoratori di Marghera, sulla base di impegni sottoscritti formalmente dalle parti. “Quell'accordo era il punto di arrivo di una trattativa difficile - aggiunge Donazzan - dove il Veneto aveva già rinunciato a molto. In 6 MARTEDÌ 29 LUGLIO 2014 N Elezioni Rsu. Vittoria Femca all’azienda chimica Bitolea di Pavia etta affermazione della Femca Cisl nelle elezioni Rsu alla Bitolea di Pavia, azienda chimica con oltre 100 dipendenti che opera nei settori relativi alla produzione e nella purificazione e recupero dei solventi. La Femca Cisl ha ottenuto oltre il 63% di consensi su una partecipazione al voto che ha superato l’85%. 54 voti conseguiti su 85 votanti e 3 rsu Femca elette su quattro seggi a disposizione. La Cgil si aggiudica 1 eletto mentre la Uil rimane fuori avendo ricevuto solo 11 voti. Per la Femca sono stati eletti nella nuova rsu Alessandro Brocco, Marco Ripamonti e Barbara Spinazzi. Per Gianni Ardemagni segretario generale della Femca Cisl di Pavia, “l’esito della votazione premia la nostra capacità di individuare candidature autorevoli e riconosciute dai colleghi. Inoltre viene premiato il buon lavoro che nei tre anni precedenti è stato fatto. Uno stile e un approccio che caratterizza l’agire Cisl”. Bergamo. La disoccupazione tocca cifre mai pensate: 7,4 quella generale e 29,4 quella giovanile conquiste del lavoro cronache C’eraunavoltal’Edendellavoro B ergamo (nostro servizio). C’era una volta l’Eden del lavoro, e si trovava in provincia di Bergamo. Correva l’anno 2008 e su una forza lavoro di 483.000 abitanti, erano 469.100 quelli occupati, e il tasso di disoccupazione era, come si diceva, “fisiologico” e fermo al 3%. Cambio di scena: a fine 2013 il numero di occupati scende di oltre 6mila unità, mentre sale la platea della forza lavoro a quasi mezzo milione di abitanti. La disoccupazione esplode e tocca cifre mai pensate: 7,4 quella generale, 29,4 quella dei giovani tra i 15 e 29 anni (cinque anni fa era dell’8,5). Nell’ultimo quinquennio, la crisi economica sembra aver colpito quasi esclusivamente l’occupazione maschile (-4,5% dal 2008 al 2013). Oggi sono 36.900 i bergamaschi che cercano lavoro a queste latitudini. E a costoro si aggiungono periodicamente quelli che dal lavoro vengono estromessi, chi in modo definitivo, chi facendo i doverosi passaggi tra i vari ammortizzatori sociali. Tra questi, nel corso dei primi mesi del 2014, ci sono le 2.621 domande di mobilità approvate nelle piccole imprese (quelle che seguono la legge 236) e i 1.725 lavoratori delle aziende medio - grandi. “Lo potremmo leggere come un dato positivo, se non cozzasse contro la tragedia di famiglie che, spesso, perdono l’unico sostentamento è il pensiero di Giacomo Meloni, segretario provinciale Cisl. Ma il dato di fine giugno confermereb- be una sorta di rimbalzo nel trend di questa crisi: nell’anno scorso i licenziamenti sono stati all’incirca 1.000 in più. È naturalmente un calo da verificare, e anche confermato non ci lascerebbe particolari entusiasmi. Il tessuto occupazionale della nostra provincia esce fortemente ridimensionato da questa crisi, e ormai non possiamo più nasconderci nell’attesa che la crisi finisca: dobbiamo prendere d’anticipo un’ eventuale ripresa, e dotarci di strumenti e operatività che sappiano fornire risposte adeguate alla fame di lavoro che dal 2008 attanaglia la nostra provincia”. La Cisl lo ripete da tempo: negli ultimi anni non c’è stato un governo politico del territorio autorevole, forte, che abbia avuto uno straccio di idea dal punto di vista strategico. Questa lunga fase di crisi ha portato a un territorio più povero, che offre poche opportunità occupazionali. “Occorre ripartire con politiche virtuose, ma si fa fatica ad arrivare a scelte strategiche”. Oggi, è l’idea della Cisl orobica, serve un osservatorio serio e concreto che riesca a costruire un modello di rapporti annuali sui fabbisogni occupazionali e professionali delle imprese bergamasche, “ un bisogno importante, perché altrimenti rischiamo di avere aziende che non trovano addetti e ragazzi che non trovano lavoro”. Sempre più necessaria, La lunga fase di crisi irrompe anche in un territorio ricco che oggi offre ben poche opportunità occupazionali. Per la Cisl provinciale: “Occorrerebbe ripartire con politiche virtuose, ma si fa fatica ad arrivare a scelte strategiche”. L’idea è quella di un osservatorio che metta in contatto aziende e ragazzi in cerca di lavoro avverte Meloni, è inoltre una riforma complessiva dell’istituto della Formazione: “Quella che si è fatta finora, non sempre ha corrisposto infatti alle necessità del mercato del lavoro pur asfittico di questi anni. La Cisl ha dato la piena disponibilità ad avviare azioni concrete rivolte come nel passato a dare contributi e proposte affinché il pendolo fra occupazione e disoccupazione penda più a favore della prima”. La Cisl di Bergamo ritiene che sia tempo di pensare e di agire sulla formazione in modo diverso dal passato, in ragione proprio delle esperienze non sempre positive maturate in questi anni, su almeno tre fronti: un maggior intreccio fra le azioni formative e i servizi al lavoro, i centri per l’impiego; rendere più vincolante in tema di politica attiva del lavoro il sostegno al reddito degli ammortizzatori sociali, con la formazione e la ricollocazione; un investimento in ricerca sul modello di quello svolto da Excelsior, di quali mansioni all'interno dei settori in sviluppo nei prossimi anni sono previste in crescita a Bergamo e provincia. “Quest’ultimo aspetto conclude Meloni - permetterebbe di intrecciare una adeguata politica di formazione con le opportunità offerte dal mercato del lavoro, l'investimento necessario potrebbe vedere il contributo di pubblico e privato, indirizzando risorse pubbliche in modo meno dispersivo di quanto fatto nel passato su consulenze verso un osservatorio che ha dato scarsi se non nulli risultati occupazionali”. Stefano Contu FORZE LAVORO IN PROVINCIA DI BERGAMO Valori medi annui (migliaia) 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Popolazione di 15 anni e oltre 892,7 904,5 913,4 921,8 927,6 933,3 Popolazione (15-64 anni) 712,7 720,9 726,2 730,9 731,3 732,1 Forze Lavoro 483,8 487,0 486,4 487,5 489,2 499,9 Occupati 469,1 469,0 468,2 467,3 455,7 463,0 14,7 18,0 18,2 20,2 33,5 36,9 234,9 238,5 244,8 248,4 245,9 238,7 Tasso di attività (15-64 anni) 67,0 66,9 66,3 66,0 66,4 67,4 Tasso di occupazione (15-64 anni) 65,0 64,4 63,8 63,3 61,8 62,4 Tasso di inattività (15-64 anni) 33,0 33,1 33,7 34,0 33,6 32,6 Tasso di disoccupazione 3,0 3,7 3,7 4,1 6,8 7,4 Tasso di disoccupazione (15-24 anni) 8,5 11,6 11,9 14,7 24,9 29,4 Tasso di disoccupazione (18-29 anni) 5,6 7,1 6,5 9,7 16,0 15,2 In cerca di occupazione Inattivi (15-64 anni) Servizio Studi CCIAA di Bergamo su dati ISTAT 7 MARTEDÌ 29 LUGLIO 2014 Fiat, dalle fabbriche una valanga di sì al contratto U n plebiscito per il contratto. Il rinnovo siglato dai sindacati dei metalmeccanici (Fiom esclusa) con Fiat fa il pieno di consensi tra i lavoratori. È quanto emerge dai dati raccolti dalla Fim e dalle altre sigle con il referendum tra le rappresentazione sindacali azien- dali negli stabilimenti Fiat e CnhI. “La percentuale di approvazione dell'accordo - fa sapere la Fim - è stata del 91,6% un dato altissimo, che ha visto la partecipazione di 642 Rsa al voto che rappresentano oltre 82% del totale delle Rsa”. L'alta percentuale di sì ”esprime oltre che la massima convinzione da parte delle rappresentanze sindacali negli stabilimenti e l’apprezzamento del risultato ottenuto, il fatto che l'intesa sia in sé il massimo risultato possibile in questa situazione di contesto e difficoltà economica del Paese e del settore”, osserva il segretario nazionale Ferdinando Uliano. La strada che ha portato all’intesa si è rivelata lunga e più accidentata rispetto alle attese, ricorda il sindacalista: “Dopo una fase di scontro con l'azienda è stata valorizzata la capacità di trovare una soluzione contrattuale che, superando alcune posizioni di chiusura da parte di Fiat, è riuscita a dare una risposta economica per il 2014 superiore ai tassi d'inflazione”. Ancor più importante è che il beneficio dell’una tantum, ricorsa sempre Uliano, sia stato esteso a ”tutti i lavoratori, anche quelli cassintegrati (circa il 40% della forza occupata)”. A ciò va poi aggiunto che il contratto offre “importanti soluzioni sulle parti normative acquisite”. Ora, però, i sindacati guardano a settembre, quando riprenderà il negoziato sulla parte normativa. “È indispensabile costruire le condizioni che ci possano consentire di trovare una soluzione contrattuale, sia normativa che economica, per il prossimo triennio per tutti i lavoratori del gruppo Fca e CnhI”. Nell’immediato l’attenzione resta concentrata sugli investimenti annunciati da Fiat per gli stabilimenti italiani: “In questa settimana, dopo la presentazione del modello Jeep alla Presidenza del Consiglio, ci aspettiamo - auspica Uliano - l'annuncio ufficiale da parte di Sergio Marchionne della partenza degli investimenti a Mirafiori e Cassino”. Terni. Ieri sciopero di 4 ore. Premier in visita ad agosto conquiste del lavoro vertenze L’Astsiferma dinuovo. ArrivaRenzi T ensione sempre alta all’Ast di Terni. Ieri i lavoratori delle acciaierie sono tornati a scioperare: quattro ore di fermo del pomeriggio per dire no, ancora una volta, al piano industriale messo a punto da ThyssenKrupp. Diverse centinaia di lavoratori si sono radunate davanti ai cancelli della fabbrica, da dove è partito un corteo che, dopo aver bloccato viale Brin, si è diretto verso lo svincolo di Terni Est del raccordo Terni-Orte, fermando anche qui il traffico. Forse servirà a rasserenare gli animi la notizia della visita del premier Matteo Renzi, data in mattinata dal deputato del Pd Walter Verini. Terni diventa così una nuova tappa di quel tour dei luoghi della crisi industriale italiana che il presidente del consiglio inizierà a fine agosto. Una piccola vittoria per i sindacati, che ovviamente hanno tutto l’interesse a tenere accesi i fari sulla vertenza. Una piccola vittoria anche per Andrea Maurelli, l'operaio da quattro giorni in sciopero della fame, che ha legato la sua protesta proprio alla richiesta di una visita a Terni da parte del premier. ”Ora aspettiamo una data certa - dice il segretario della Fim ternana Riccardo Marcelli Certo, speriamo che oltre ad un attestato di solidarietà il premier porti anche un contributo alla soluzione del problema”. Il problema sono sempre i 550 posti di lavoro che Tk vuole tagliare dallo stabilimento, la diminuzione degli investimenti, la chiusura di uno dei due forni di fu- sione entro il 2015-2016. Passata sotto il totale controllo della ThyssenKrupp alla fine degli anni ’90, dopo la privatizzazione avvenuta nel 1994, nel 2012 l'Ast era stata venduta ai finlandesi di Outokumpu, per poi tornare nei mesi scorsi nelle mani dei tedeschi per rispettare le condizioni poste dall'Antitrust della Commissione europea. Nel 2004 la fabbrica ha già attraversato una vertenza difficile con la chiusura, decisa sempre dalla ThyssenKrupp, del reparto di produzione di acciaio magnetico. Un passaggio doloroso, che a Terni nessuno ha dimenticato. ”Abbiamo già vissuto un momento come questo - ricorda Marcelli - per questo dico che si respira un clima strano”. Però a differenza di quanto avvenne dieci anni fa, stavolta non ci saranno paracadute ad attutire la caduta, a meno che il governo non si decida a costruirne uno in fretta e furia. Perché l’età media dei dipendenti dell’Ast, spiega Marcelli, è ”troppo bassa per pensare di ricorrere a prepensionamenti” o ad altre forme di uscita soft. A preoccupare i sindacati sono, oltre agli esuberi, anche gli altri numeri del piano industriale. Che prevede una produzione di 450 mila tonnellate di freddo, che potrebbe arrivare a 520, mentre nell'area a caldo, a fronte di un potenziamento di uno dei due forni fino a un milione di tonnellate l'anno (rispetto ai 650 mila attuali) è prevista la chiusura del secondo. Ma arrivare ad un milione di tonnellate in un solo forno, osservano i sindacati, è impossibile. C.D’O. Expo,dueaccordi mettono alsicuroillavoro D efinire un quadro di norme condivise in materia di contratti e tutele per i lavoratori assunti dai Paesi che parteciperanno a Expo 2015. È questo l'obiettivo di due accordi - quadro siglati a Milano da Cgil, Cisl e Uil con il Commissario unico della società organizzatrice, Giuseppe Sala. Le intese, che discendono da un precedente avviso comune, riguardano gli addetti impegnati nella costruzione dei padiglioni e nella gestione dell'evento. Alla firma sono intervenuti anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Sono almeno tre, a detta del segretario generale della Cisl milanese, Danilo Galvagni, i motivi di soddisfazione. "Primo - ha spiegato durante la conferenza stampa di presentazione - non vi sono deroghe alla normativa e ai contratti nazionali: attraverso la contrattazione abbiamo “cucito” su misura una serie di strumenti ordinari su una realtà straordinaria come Expo; secondo, con l’istituzione dei rappresentanti di sito per la sicurezza, che potranno operare nei cantieri e nei padiglioni, viene posto in primo piano un tema fondamentale come la salute dei lavoratori; terzo, si pensa anche al dopo: le intese prevedono una serie di interventi molto concreti, come il tutoraggio, che aiuteranno gli addetti con contratti a termine a riqualificarsi e ricollocarsi al termine dell'evento". Nel dettaglio, gli accordi fissano regole certe anche in materia di flessibilità, orari, ricorso all'apprendistato, gestione della conflittualità. Expo 2015 ha fatto una stima dei lavoratori coinvolti nell' evento. "Le persone che lavoreranno sul sito ha evidenziato Sala - tra preparazione e semestre Expo, saranno 15-16mila: 4mila nel cantiere per la costruzione e gli allestimenti; mille come dipendenti diretti di Expo; 8mila collegati al sistema dei servizi (pulizie, manutenzione, vigilanza); 3mila alle dipendenze dei Paesi per la gestione dell'evento. I paesi partecipanti investiranno circa un miliardo per la realizzazione dei padiglioni, ovviamente potranno portarsi la manodopera da casa, ma noi abbiamo lavorato per aiutarli a scegliere il bacino italiano. Sono stati loro stessi a chiederci una regolamentazione sicura". Gli accordi potranno essere sottoscritti direttamente dai Paesi o dalle imprese che realizzeranno le opere. Per accompagnare le attività di selezione del personale è stata fatta una gara internazionale, vinta da Manpower. Positivo anche il commento del governo. "Questo è un passaggio importante che ci aiuta a definire un buon modo di affrontare problemi e opportunità dell' Italia - ha notato il ministro Poletti Questo accordo ci dice che si può gestire un fenomeno concentrato nel tempo, senza immaginare una terra di nessuno dove la legge viene sospesa perché c'è l'eccezionalità dell'evento, con buone regole, che devono essere presidiate, ma che possono permettere a chi deve agire di farlo nella certezza". Una recente ricerca della Camera di commercio di Milano sull'indotto di Expo ha calcolato che in Italia verranno attivati 191mila posti di lavoro (102mila dei quali nel milanese) e nasceranno 11mila nuove imprese (la metà in Lombardia). Il boom iniziale riguarderà il settore delle costruzioni e dell'industria, ma poi sarà la volta di turismo, servizi alle imprese e alla persona, commercio. Mauro Cereda 8 MARTEDÌ 29 LUGLIO 2014 zoom conquiste del lavoro ”Come questa pietra / è il mio pianto / che non si vede. / La morte si sconta vivendo” scriveva nel secolo scorso il poeta Giuseppe Ungaretti, verseggiando sul dolore della guerra mondiale, la Prima, e delle trincee. Ma nel vedere le immagini di ieri, nel sapere della morte ad Aprilia di due operai, un giorno di fine luglio, in un impianto di compostaggio, non è vivendo che la si sconta la morte. Ma lavorando. E questo non può, non deve, non dovrebbe mai accadere nell’Italia del 2014, quella della crisi, col lavoro che arretra e la disoccupazione che avanza ma comunque il paese dei diritti e della Costituzione. Non si tratta qui di fare della fredda cronaca, no! Bensì di entrare nella tragedia del XXI secolo, l’epoca virtuale che ci è dato di vivere, fatta di tablet, di cellulari e di smartphone, di televisione e di internet, di social media. Un’era dove - nonostante tutto questo virtuale - si muore ancora di lavoro. Per davvero. Recita l’articolo 1 della nostra Costituzione: ”L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Ma dovrebbe essere vivo, questo lavoro. Non morto, come è accaduto ieri. Di luglio, ad Aprilia.