Il governo Renzi in continu

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Il governo Renzi in continu
L’Huffington Post - 19/05/15
(www.huffingtonpost.it)
di Pietro Salvatori
Susanna Camusso: "Il governo Renzi in continuità con l'austerity.
Landini? Non va da nessuna parte"
Noi siamo rispettosi degli accordi. Per questo per la Cgil le modalità di protesta saranno pienamente
rispettose delle norme di legge e degli accordi sindacali, intese che, rispetto agli scrutini, prevedono
lo sciopero e non il blocco. Come sempre il miglior modo è però quello di discutere e trovare
insieme le giuste soluzioni. Invitiamo perciò il Parlamento a recepire le proposte dell'ampio fronte
che si è creato contro la riforma della scuola. Per ora, però, si è dimostrato sordo, e se si andrà
avanti così è nelle cose che si valutino tutte le opzioni possibili". È una Susanna Camusso che vuole
cercare di evitare l'extrema ratio dello stop alle valutazioni di fine anno. Ma che boccia tout court la
buona scuola di Matteo Renzi.
In molti, tra l'altro, parlano di eventuale precettazione.
Vorrei ricordare al Garante e a chi ne parla senza conoscere, che esistono accordi precisi, che non
escludono affatto uno sciopero in concomitanza con gli scrutini. Penso tuttavia che sarebbe meglio
non arrivarci. La strada, come sempre, quella del dialogo e dell'accordo con il mondo della scuola.
Ma per la Cgil non è ancora all'ordine del giorno?
Il tema è delicato. Si è formato un fronte molto ampio, e il primo obiettivo è quello di cercare di
mantenere unite le diverse sensibilità, senza arrivare ad una rottura. Per questo spero che le
modifiche sostanziali che non chiediamo solo noi, ma i professori, i genitori e gli stessi studenti
vengano accolte.
Per ora l'esecutivo sembra tirare dritto.
Sì, si è dimostrato sordo a qualunque tipo di critica. C'è questa idea diffusa che basta legiferare di
corsa perché il mondo funzioni. Ma non è così, c'è un mondo lì fuori che va ascoltato.
Ipotesi: la Camera dà il via libera al ddl, il Senato lo approva senza modifiche. Diventa legge
così come è. A quel punto blocco degli scrutini?
Noi siamo rispettosi degli accordi sottoscritti e delle norme di legge che prevedono lo sciopero e
non il blocco. Certo che, se si andrà avanti così, è nelle cose che si valutino tutte le opzioni
possibili.
Oggi si vota sull'assunzione di 100mila precari. Almeno quella parte della legge è accettabile.
È sempre positivo se si assumono precari. Non sarà di certo il sindacato a protestare. Ma così come
è posto il problema va a creare una profonda discriminazione nel mondo della scuola. I criteri
stabiliti dividono in modo arbitrario i precari. Per cui sicuramente la stabilizzazione va bene, ma
non basta.
Facciamo un salto generazionale. Pensioni: oggi la Fornero applaude il governo, Poletti dice
che è stato fatto il possibile, rispettando la Consulta e rimanendo nei parametri imposti da
Bruxelles.
Non mi stupisce che chi ha fatto la norma la difenda. Il problema è un altro. E vale a dire che
secondo le nostre stime le misure adottate dal governo arrivano a coprire solo il 30% di quel che è
stato tolto ai pensionati. C'è una distanza notevolissima tra ciò che è stato tolto e ciò che viene
restituito. Senza contare che la parte sull'indicizzazione e sulla perequazione è ancora tutto da
capire.
Ieri Renzi ha detto che chi oggi lo critica sono gli stessi che votarono in Aula quel
provvedimento.
Quando il governo spiega che rimedia a cose fatte da altri ha la sua parte di ragioni. Ma è da quando
è stata fatta quella riforma che noi diciamo che ci sono aspetti di diseguaglianza sostanziali. Mi
stupisce che, invece di aggredire il problema e fare le riforme che veramente vadano a combattere la
povertà e a tutelare i diritti, si aspetti una sentenza per mettere una toppa.
Modello Italicum, insomma.
Il punto è che gli anni della crisi sono stati anni di provvedimenti profondamente ingiusti. E non
solo nel merito, ma proprio sotto il profilo della legittimità costituzionale. Renzi usa spesso il
mantra di volere cambiare verso. Ma se lo volesse fare realmente partirebbe da lì.
Domani sono 45 anni dall'approvazione dello Statuto dei lavoratori. Dopo il jobs act, che
ricorrenza sarà?
Sarà un anniversario di riconquista, che arriva subito dopo la cancellazione fatta dal governo di
parte dei diritti previsti dallo Statuto. Una manomissione che non porta alla riunificazione del
mondo del lavoro, come sostiene Palazzo Chigi, ma aumenta la polarità e la sua precarietà.
Sperate ancora che, nelle mode dei decreti delegati, si possa correggere quella legge?
Non si rinuncia mai a migliorare le cose. Arriveranno i decreti sugli ammortizzatori sociali, che
seguiamo con attenzione perché ci preoccupano molto. Ma il nostro orientamento è quello di
costruire una nuova proposta di legge, che dia il segno che nel mondo che cambia i diritti
rimangano in capo alle persone, non ai singoli lavori
Lei parla di una proposta di legge. Maurizio Landini il 6 e 7 darà il via alla sua Coalizione
sociale, che punta a mettere insieme pezzi di rappresentanza del mondo del lavoro e di società
civile proprio per interloquire da quel versante con la politica. La Cgil ci sarà?
Io credo che il sindacato si preoccupi di difendere interessi molto precisi. Avanza proposte, su
questioni che riguardano il mondo del lavoro, i diritti e l'uguaglianza. E penso alla larga e grande
coalizione sulla scuola, o all'Alleanza contro la povertà, per rimanere alle iniziative degli ultimi
giorni. Il fondamento è l'autonomia, alla quale non si può rinunciare
È un no?
Il sindacato non si vincola, non può vincolarsi a un cartello che condiziona la sua politica. Credo
che un'iniziativa come questa non vada da nessuna parte, non abbia futuro.
Parlava di riforma degli ammortizzatori sociali. Il Movimento 5 stelle li vorrebbe sostituire
con il reddito di cittadinanza. E sta trovando, con diverse sfumature, alcuni interlocutori, da
Roberto Speranza a Bobo Maroni passando per Tito Boeri. Al di là di cifre e coperture,
sarebbe la strada giusta?
Innanzitutto bisogna considerare che siamo di fronte a proposte molto diverse. Ma, quando se ne
parla, c'è un tema che troppo spesso viene derubricato. Ed è quello che i disoccupati, e gli indici
della disoccupazione giovanile, non calano. Per questo la soluzione del reddito minimo
equivarrebbe a coprire il problema per il singolo per un tot di tempo, e non mi sembra che risolva
molto. Bisogna invece costruire le condizioni per creare nuovi posti di lavoro, che vadano oltre a
quella che sarebbe una tutela provvisoria. C'è poi da considerare, in caso di introduzione, i possibili
rischi di un gigantesco abbassamento del reddito complessivo dei lavoratori.
Mettiamo in fila pensioni, jobs act e scuola. Su quest'ultima ieri Forza Italia, con alcuni
distinguo, applaudiva il ddl come norma liberale. Il governo Renzi è un esecutivo di destra?
Parlerei di un governo continuista. Di certo l'uguaglianza, la creazione di lavoro, la tutela dei diritti,
tutte cose di sinistra, non sono nel suo programma. Poi ogni tanto ci stupisce, come è accaduto
sull'Ilva. Certo che se pensiamo alla scuola, o al blocco della contrattazione...
Cose che avrebbe fatto Berlusconi.
In questo caso lo stile conta, il modo di porsi. Ci sono differenze. Ma il filo della continuità nelle
politiche economiche e sul lavoro è evidente.
Però gli indicatori economici si presentano con il segno più dopo mesi.
La crescita del Pil è determinata da fattori esogeni. Dal prezzo del petrolio al cambio dell'euro
dollaro, senza dimenticare l'iniezione di liquidità della Bce. Ed è un bene che ci sia. Quello che non
si vede è invece la crescita italiana. Tutto questo non sta determinando la crescita di un paese che
nei sette anni della crisi ha visto distruggersi un quarto del proprio tessuto produttivo. È in questo
che si vede la continuità con l'austerity, nella totale assenza di politiche che sblocchino la
situazione. La situazione, ed è questo il tema, di una disoccupazione a due cifre che continua a non
calare, unita ad una situazione che ci vede borderline sull'orlo della deflazione. Esultare su piccoli
numeri percentuali è solo propaganda.