Le antiche vie delle Dolomiti
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Le antiche vie delle Dolomiti
Le antiche vie delle Dolomiti Le vie dei dinosauri Oltre 100 orme impresse nella roccia che parlano di una lontana e immortale passeggiata dei più affascinanti e maestosi animali preistorici: i dinosauri. Sul sasso del Pelmetto vi sono le tracce di almeno tre specie di dinosauri che incrociarono le loro strade oltre 200 milioni di anni fa quando al posto delle Dolomiti si estendeva una vasta palude d’acqua marina. Le impronte del Pelmetto sono il più ricco e il più spettacolare ritrovamento di questo tipo in Italia. Il sito è raggiungibile da Forcella Staulanza percorrendo il sentiero per il Rifugio Venezia. Nel Museo di Selva di Cadore (0437/720243) è esposto il calco fedele in scala naturale del masso del Pelmetto. L’uomo di Mondeval Oltre 7000 anni fa vivevano sulle Dolomiti popolazioni di cacciatori-raccoglitori, organizzati in piccoli gruppi si accampavano a quote intorno a 2000 m. Con frecce di punte di selce e arnesi in osso e corno cacciavano cervi, stambecchi e cinghiali. L’uomo di Mondeval morì all’età di quarant’anni e fu sepolto dai suoi compagni al riparo di un grande masso rivolto ad oriente. E’ il più importante ritrovamento mesolitico ad alta quota di quel periodo. Mondeval di Sopra, il luogo in cui fu ritrovata la sepoltura, è raggiungibile dalla Val Fiorentina e dal Passo Giau; al Museo di Selva di Cadore (0437/521068) è stata meravigliosamente ricostruita la sepoltura ed è conservato lo scheletro dell’Uomo di Mondeval. Strada da la Vena - Via del ferro La tradizione popolare ladina indica con il nome di Strada da la vena l'antico percorso per il trasporto del minerale di ferro che portava dalle miniere di Colle Santa Lucia – Miniere del Fursil - sfruttate fino alla metà del XVIII sec., a Valparola, dove erano situati i forni fusori. La via attraversa un'area che corrisponde al settore orientale del Comune di Livinallongo del Col di Lana e a quello meridionale del Comune di Colle Santa Lucia. L'incredibile varietà e bellezza dell'ambiente alpino in cui il percorso è collocato, insieme agli aspetti storici e culturali peculiari dello stesso, ne fanno uno degli itinerari turistici più affascinanti della regione dolomitica. La Strada da la Vena comincia nella frazione di Troi - comune di Colle Santa Lucia. Una serie di pannelli informativi, dislocati lungo il tracciato, forniscono informazioni storiche ai visitatori. Miniere del Fursil La storia documentata delle miniere del Fursil ha inizio verso la fine del XII secolo, venne allora scoperta, o forse riscoperta, una vena di minerale ferroso (siderite manganesifera) che ben presto rese il territorio del Fursil (antico nome che designava il territorio di Colle Santa Lucia) assai importante ed appetibile. L’Imperatore Federico Barbarossa assegnava nel 1177 il possesso delle miniere del Fursil al convento di Novacella nella contesa col Vescovo di Bressanone, dando così adito a numerosi contrasti, a causa dell’ingente valore del minerale estratto. Nel 1316 il territorio finì sotto il controllo della potente famiglia agordina degli Avoscan. Il massimo rendimento si ebbe nel 1.600, quando il minerale estratto permetteva il funzionamento di ben nove forni fusori. Verso la metà del 1.700 le miniere furono abbandonate a causa della concorrenza del metallo proveniente dall‘Austria. Oggi le antiche miniere possono essere visitate per brevi tratti, con l’accompagnamento di apposite guide locali. Il castello di Andraz Il castello difendeva il possesso delle importantissime miniere del Fursil e dei forni fusori situati alla sua base nei sec. XI al XIV. Di qui passava la strada della vena per il trasporto a Bressanone dei pani di minerale di ferro con il sigillo dell’agnello simbolo del vescovo-principe. La prima rocca è probabile sia stata eretta nel XI sec. ma divenne parte definitiva dei possedimenti del Vescovo di Bressanone nel 1416. E’ un’architettura fortificata medioevale in ci si sovrappongono elementi di varie epoche: le arcere ed i merli sono precedenti l’invenzione della polvere da sparo. In questo castello l’ospite più illustre fu, dal 1457 e per sei anni, Nicolò da Cusa. Il Cardinale Cusano si divise tra Andraz e Roma richiesto dal suo grande amico Enea Silvio Piccolomini, eletto papa col nome di Pio II. La Muraglia del Passo Giau e I leoni di S. Marco Percorrendo la strada che da Pocol porta a Passo Giau si incontrano i resti della Muraglia di Giau che si estendeva dal Becco Muraglia alle Crepe di Formin. La costruzione della muraglia fu imposta agli abitanti di San Vito dai commissari della Repubblica di Venezia e dell'Impero Austriaco per dirimere le controversie sui confini tra Cortina e San Vito. Oggi si può visitare quanto resta dell'opera originaria, costruita nel 1753 e realizzata in soli 6 mesi. Partendo dal Passo Giau si imbocca il sentiero n.443 con il quale si rasentano le pendici meridionali de Ra Gusela, dirigendosi quindi verso le Cinque Torri. Dopo circa 20 minuti di cammino si giunge in vista del Bèco de ra Marogna, ovvero "cima della muraglia". Qui si abbandona il sentiero per raggiungere le pendici meridionali del Bèco, su cui è scolpita una croce a segnalazione del confine tra i due comuni. Da questo punto si inizia a vedere il muretto, che scende lungo una radura erbosa e poi nel bosco fino alla strada asfaltata. La guerra di mine sul Piccolo Lagazuoi La prima linea della Grande Guerra, teatro della guerra di mina: undici gallerie scavate nella roccia e molte ancora percorribili. Itinerari che attraversano le gallerie, le baracche in parte conservate, le postazioni avanzate italiane e austro-ungariche sulla cengia Martini e sui margini dei crateri di esplosione delle 5 mine che hanno cambiato la faccia del piccolo Lagalzuoi. Un fronte estremamente complesso in cui il nemico, per entrambe le parti, era contemporaneamente di fronte, sopra, di fianco, sotto le proprie postazioni. Un fronte dove la battaglia comune fu soprattutto contro la montagna stessa, contro i rigori del clima e le difficoltà di vita in alta quota. Le trincee delle Cinque Torri Il Rifugio Cinque Torri fu sede del Comando militare italiano del settore Costeana durante la Grande Guerra dal maggio 1915 al novembre 1917, quando il fronte fu sfondato con la disfatta di Caporetto. La seconda linea difensiva italiana prosegue lungo la cresta del Col Gallina. Qui erano situate le postazioni dell’artiglieria pesante che bombardava il fronte austriaco tra il Col di Lana, la cengia austriaca del Lagazuoi e il Castelletto. Sul prospiciente monte Averau erano collocati i riflettori che illuminavano la parete del Lagazuoi dove i due eserciti erano impegnati in una accanita guerra di mine. Le trincee sono state ripristinate e sono percorribili con il tipico andamento a zig-zag.
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