la geografia del benessere in italia
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BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ GEOGRAFICA ITALIANA ROMA - Serie XIII, vol. VII (2014), pp. 573-591 VALENTINA EVANGELISTA LA GEOGRAFIA DEL BENESSERE IN ITALIA UN’ANALISI ESPLORATIVA La geografia del benessere […] si volge all’insieme delle relazioni che gli uomini tessono tra loro e con il loro territorio, per capire le soddisfazioni che ricavano da questi rapporti e le disuguaglianze che ne risultano (Bailly, 1982, p. 53). Introduzione. – Il tema della felicità è stato tradizionalmente oggetto di studi filosofici, psicologici e sociali, ma a partire dagli anni Settanta la felicità e i suoi corollari (benessere e life satisfaction) hanno progressivamente catalizzato l’attenzione anche di economisti, geografi ed ecologisti. Il dibattito sul potere informativo del PIL (Prodotto Interno Lordo) quale unica misura del benessere può essere ricondotto a tale field. Persino l’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) si è interessata al tema commissionando il World Happiness Report che, sulla base di sei indici, economici e non, ha individuato i paesi con i più alti livelli di «felicità» (Danimarca, Norvegia e Svizzera, nel 2013), evidenziato una crescita dei livelli di benessere nei paesi dell’Africa sub-sahariana e dell’America Latina e dimostrato «il declino della felicità» dei paesi più industrializzati. In Italia, a partire dal 2010, l’ISTAT (Istituto nazionale di Statistica) di concerto con il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) ha intrapreso il Progetto BES per l’individuazione e la rilevazione, a livello regionale, di una serie di indicatori di Benessere Equo e Sostenibile. Il tema risulta quindi di condiviso interesse specie in un momento storico che ha indotto a una profonda riflessione sul ruolo della crescita economica quale unico determinante di benessere. Il presente studio, che affonda le sue radici concettuali nell’analisi del ruolo delle relazioni sociali nell’economia, si propone di verificare, con gli strumenti della correlazione lineare, se e quanto gli indicatori più diffusi in letteratura riescano a cogliere la distribuzione del benessere soggettivamente percepito in Italia. Dopo aver delineato le principali problematiche concettuali e metodologiche 574 Valentina Evangelista e descritto sinteticamente gli indicatori utilizzati (per life domain) (1), si presenteranno in due distinti paragrafi i risultati dell’analisi (2) seguendo un preciso modello logico-analitico. Benessere, life satisfaction e felicità: problemi concettuali e metodologici. – Uno dei principali problemi degli studi relativi alla cosiddetta geografia del benessere è la definizione dei concetti di benessere, life satisfaction e felicità e della loro relazione. «Concepts are the foundations of indicators and are essential to the effective use of an indicator» (de Neufville, 1975, p. 141): gli indicatori esprimono appieno la loro funzione solo in relazione al particolare spectrum teorico-concettuale di riferimento. Dale (1980, p. 504) afferma: «it has to be stated that the terms “well-being”, “quality of life” and “social welfare” are not straightforward concepts in the sense that there exist any generally accepted theory or model explaining and defining them. Rather, several divergent approaches and models have been developed. […] the different concepts will be used in their broadest, most general meaning, and as if they were synonymous». Ancor oggi, manca una chiara distinzione dei concetti: si considerino Inglehart e altri (2008), che combinano livello di life satisfaction e felicità in un unico indice; Dale (1980) e Bramstron, Pretty e Chipuer (2002), che utilizzano invece i tre termini come sinonimi. Nello studio che segue, dichiaratamente esplorativo, si rifuggirà il dibattito concettuale a favore di una misurazione del benessere soggettivo, «pesato» in termini di life satisfaction, distinta da quella del benessere oggettivo. Problematiche risultano inoltre le questioni relative alla misurabilità del benessere, alla scelta degli indicatori, al potere informativo degli indicatori (oggettivi e soggettivi), al condizionamento esterno degli indicatori soggettivi. In funzione della particolare accezione di benessere adottata, è possibile «costruire» uno o più indicatori sociali che permettano di osservare direttamente determinati stati della popolazione di riferimento (Land, 1975). Bailly (1982, p. 24) è in merito illuminante: «L’importanza del benessere risiede allora nei fenomeni esterni oppure nelle ideologie individuali e di gruppo? In entrambi, senza dubbio, il ricercatore è posto davanti a questa eterna dialettica dell’interiorità/esteriorità, valori fondamentali/valori materiali». Il benessere, definito come un concetto disarticolabile in life domains (van Praag, Frijters e Ferrer-i-Carbonell, 2003), può essere misurato attraverso un mix di indicatori oggettivi, «quantitative “facts” selected from census data and other accessible registers» (Dale, 1980, p. 504), e soggettivi, «based on direct reports from individuals about their own perceptions and feelings» (ibidem). Se gli indicatori oggettivi risultano in genere fa- (1) Per life domain si intende un aspetto della vita quotidiana rilevante in termini di benessere e misurabile attraverso diversi indicatori. (2) Per i dettagli statistici e cartografici si rimanda all’Appendice, consultabile nella versione elettronica dell’articolo. La geografia del benessere in Italia 575 cilmente reperibili e difficilmente confutabili, solo gli indicatori soggettivi, sebbene presentino measurement issues (Larsen e Fredrickson, 1999), permettono di avere informazioni sulle valutazioni e le aspirazioni degli individui. Una terza serie di quesiti concerne la scelta dei life domains in cui disarticolare il concetto di benessere: dalle numerose ricerche che hanno sondato la connessione happiness-wealth (Diener, Diener e Diener, 1995; Inglehart e Klingemann, 2003; Diener e altri, 1999; Florida, Mellander e Rentfrow, 2013), misurando la ricchezza in termini assoluti (Easterlin, 1974; 1995) e relativi (Deaton, 2008; Stevenson e Wolfers, 2008) è emerso che la percezione individuale del benessere è influenzata più dalla ricchezza media della comunità in cui si vive (Graham, 2008; Glaeser, Resseger e Tobio, 2009), dal contesto sociale di riferimento (Helliwell e Putnam, 2005) e dalla comparazione del proprio status con le aspettative pregresse (Stutzer, 2004) che dalla ricchezza posseduta in termini assoluti (Mitchell, 1972; Easterlin, 1995). Il livello di ricchezza materiale non spiega completamente il livello di benessere percepito che risulta quindi «multidimensional, comprising a number of life domains which people weight differently according to how important each is in their life» (Morrison, 2011, p. 1042). La letteratura ha pertanto progressivamente dedicato maggiore attenzione agli indicatori non economici. Cummins (1996) individua sette life domains che incidono sul benessere (emotional well-being, health, family connections, material wealth or well-being, work, safety e community); per Helliwell e Putnam (2005) sono quattro le categorie di powerful predictors (fattori genetici, fattori sociali, salute fisica, benessere economico) mentre per Layard (2005) «Sette Grandi» (relazioni familiari, situazione economica, lavoro, comunità e amici, salute, libertà personale e valori personali) incidono sul benessere e sulla sua percezione. Nella riflessione di Bailly (1982) emerge un’ulteriore questione aperta: «se i fattori di benessere non possono essere separati dai valori, legittimati dai gruppi dominanti che regolano il funzionamento della società, il livello di soddisfazione dipende in parte dal supporto spaziale, vale a dire dall’insieme dei vincoli di installazione nello spazio che impediscono o favoriscono il pieno sviluppo della popolazione» (p. 32); «la ricerca del benessere e delle cause del malessere non costituisce che una delle nuove vie destinate a valutare la “desiderabilità” sociale degli stati geografici» (ibidem, pp. 29-30). Più recentemente Baum, Arthurson e Rickson (2010, p. 468) affermano: «place matters-where you live is associated with your social and economic prospects. That the potential interactions between people and space and place are important in obtaining a fuller picture of a range of social and economic phenomena and that place itself might be thought of as suitable arena within which to develop programmes is not lost on those charged with designing policy». Lo spazio risulta essere contestualmente lo scenario della rilevazione empirica e un life domain (3) imprescindibile. (3) L’ambiente quale life domain rilevante è analizzato nel paragrafo successivo. 576 Valentina Evangelista In quanto scenario, l’ambiente è interpretabile solo mediante l’adozione di una corretta scala che permetta di evitare fenomeni di miopia geografica (Bailly, 1982, p. 78). Numerosi studi empirici, abbandonando la tradizionale prospettiva nazionale, hanno aperto l’orizzonte a una misurazione del benessere a livello regionale, metropolitano e di quartiere (Baum, Arthurson e Rickson, 2010; Permentier, Bolt e van Ham, 2011; Florida, Mellander e Rentfrow, 2013), ma non hanno ancora individuato una scala geografica ottimale: «Characteristics of the socio-demographic context such as the presence of residential stability […], the degree of racial/ethnic heterogeneity […] or the level of economic resources […] may be particularly important for fostering satisfaction. Although this growing body of literature provides important evidence, left unaddressed is question of the appropriate geographical area for measuring such contextual factors» (Hipp, 2010, pp. 2517-2518). L’operativizzazione dei concetti: benessere oggettivo e soggettivo, life domains e scala geografica. – Nell’analisi empirica si sono distinte due accezioni di benessere: il benessere oggettivo e il benessere soggettivo. Il primo può essere ottenuto sommando, con gli accorgimenti che si espliciteranno di seguito, i valori degli indicatori più frequentemente utilizzati in letteratura poiché ritenuti di per sé espressivi di benessere; una misura del benessere soggettivo – che «è il risultato di una relazione tra una persona e/o un gruppo e uno stato o un bene; è un’interpretazione, evidentemente soggettiva, del mondo, una qualità che noi attribuiamo a un tipo di relazione» (Bailly, 1982, p. 17) – non può che essere ottenuta inglobando un indicatore di auto-valutazione del benessere (nel caso di specie il livello di life satisfaction) quale cut-off per gli indicatori di benessere oggettivo. Il livello di life satisfaction può essere quindi definito come «a cognitive judgment based on the attainment of some standard or aspiration» (Corrado, Corrado e Santoro, 2013, p. 545), «result [of] a process of appraisal, perception, evaluation and coping (adaptive) behavior» (van Kamp e altri, 2003, p. 10). La scelta degli indicatori di benessere e la loro categorizzazione in sei life domains (Benessere economico, Cultura e istruzione, Relazioni sociali, Senso civico e comunità, Benessere fisico e psicologico, Qualità dell’ambiente) sono state determinate dall’analisi degli studi empirici ad oggi noti. Gli indicatori di «benessere economico» sono stati senza dubbio i più investigati. Diener, Diener e Diener (1995) hanno dimostrato una robusta correlazione tra il livello medio di ricchezza e il livello di benessere percepito. Da uno studio di Inglehart (1990) emerge che l’85% di coloro che hanno una buona situazione finanziaria si definisce soddisfatto, contro il 57% di coloro che non godono delle medesime condizioni economiche. Due studi longitudinali hanno dimostrato che le persone con una history of unemployment risultano essere meno felici (Palisi, 1987) e che il livello di benessere percepito dipende anche dalla tipologia del lavoro svolto (Inkeles e Diamond, 1986). Non mancano tentativi di dimostrare il paradosso dell’happy poor e di verificare l’incidenza delle differenze La geografia del benessere in Italia 577 culturali e sociali sulla relazione happiness-income (Veenhoven, 1989; Marsh e Alvaro, 1990; Morrison, 2011). Il ruolo del life domain «Cultura e istruzione» è intrinsecamente ambiguo: se i contributi di Campbell (1981), Witter e altri (1984) e Diener e altri (1999) hanno evidenziato solo una debole correlazione tra il livello di istruzione e il livello di life satisfaction, altri studi (Lawless e Lucas, 2011; Florida, Mellander e Rentfrow, 2013) hanno dimostrato l’esistenza di una robusta correlazione tra human capital e benessere percepito. Il valore predittivo tout court degli indicatori in questione è in parte inficiato dal loro impatto indiretto sugli indicatori di benessere economico: risulta ragionevole presupporre l’esistenza di una correlazione education-income che non permette di isolare completamente la relazione life satisfaction-education. Inoltre è stato osservato che «the effects of education in most European countries are also quite small, and it is also weak in Japan and Singapore […] This suggest that the key variable is national wealth-education has more effect in poorer countries» (Argyle, 2003, p. 355). Se l’uomo è ontologicamente un «animale politico» il suo bisogno di socialità ne influenza il livello di felicità (Lucas e Dyrenforth, 2006). Burt (1986) ha stimato che coloro che posseggono almeno cinque amici hanno una maggiore probabilità di essere felici; Inglehart (1990) ha individuato una correlazione positiva tra benessere e religiosità, sebbene Veenhoven (1995) osservi che tale correlazione vari notevolmente in funzione della confessione, dell’età, del sesso e dell’etnia; Lynn e Smith (1991) hanno studiato invece l’impatto dello svolgimento di attività di volontariato sulla percezione di benessere. Il richiamato bisogno di socialità si estrinseca anche nella propensione alla fiducia e nel bisogno di sicurezza: «Trust and norms of civic cooperation are essential to well-functioning societies, and to the economic progress of those societies» (Knack e Keefer, 1997, p. 1283). In un recente contributo, Morrison (2011) ha dimostrato che su 22 categorie di variabili appartenenti a tale life domain ben 15 sono significativamente correlate con i livelli di benessere: in particolare lo spiccato senso di appartenenza alla comunità e la sicurezza (Baum, Arthurson e Rickson, 2010; Hipp, 2010) incidono sensibilmente sulla percezione del benessere. Lawless e Lucas (2011) hanno individuato una correlazione significativa tra life satisfaction e una eterogenea serie di indicatori (salute fisica, percentuale di persone obese, percentuale di persone disabili, diffusione di patologie mortali ecc.) dimostrando che essi rappresentano una delle principali proxy di benessere percepito (Helliwell e Putnam, 2005). È stato osservato che le persone più anziane, nonostante spesso in condizioni fisiche discrete, risultano essere più felici di quelle di mezza età (Deaton, 2008) e che gli effetti delle prospettive di vita sul livello di benessere percepito sono ancora controversi (Stock e altri, 1983; Argyle, 2003). Il life domain «Qualità dell’ambiente» ha catalizzato una crescente attenzione. Larson (2010) ha evidenziato la necessità di adottare un approccio integrato che contemperi diversi indicatori ambientali: se la salubrità dell’aria (MacKerron e Mourato, 2009), la qualità ambientale (Ferrer-i-Carbonell e Gowdy, 2007), l’ame- 578 Valentina Evangelista Tab. 1 – Definizione degli indicatori utilizzati (4) per life domains. Evidenziati con il simbolo «º» gli indicatori a contenuto negativo Benessere economico Reddito medio pro capite PIL pro capite Tasso di occupazione Percentuale di occupati non regolari º (5) Persone a rischio povertà º Percentuale di NEET (Not engaged in Education, Employment or Training) º Cultura e istruzione Tasso di laureati Lettori di quotidiani Lettori di libri Spesa in cultura Relazioni sociali Soddisfazione per le relazioni familiari Soddisfazione per le relazioni amicali Livello di partecipazione sociale (6) Volontariato Alta frequenza di luoghi di culto Forte rete di amici Senso civico e comunità Percezione della sicurezza Livello generalizzato di fiducia Fiducia nelle istituzioni locali Fiducia nel Parlamento Senso civico e comunità (continua da colonna precedente) Tasso di violenza sessuale sulle donne º Paura di subire un reato º Percentuale votanti Fiducia nei partiti politici Tasso di omicidi ° Stato psicologico Speranza di vita Indice di buona salute Tasso di mortalità infantile º Qualità dell’ambiente Indice di abusivismo edilizio º Spesa pubblica per conservazione patrimonio Raccolta differenziata Consumo di energia elettrica da fonti rinnovabili Emissioni di CO2 º Indice di urbanizzazione di aree sottoposte a vincolo paesaggistico º Risorse di patrimonio culturale Verde urbano Aree di interesse naturalistico Siti contaminati º Densità della popolazione º Fonte: elaborazione da CRESME, ISTAT, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero dell’Interno nità e la bellezza dei luoghi (Florida, Mellander e Stolarick, 2011), la sostenibilità e la vivibilità (van Kamp e altri, 2003) influenzano positivamente il livello di life satisfaction, controversi risultano l’impatto della reputazione dei luoghi (Hipp, 2010; Permentier, Bolt e van Ham, 2011) e l’esistenza di un rural advantage (Shucksmith e altri, 2009) per via di focusing illusions (Schkade e Kahneman, 1998). (4) Per ulteriori dettagli statistici si rimanda alla tabella 1 dell’Appendice, consultabile nella versione elettronica dell’articolo. (5) Si dicono non regolari gli occupati che prestano il loro lavoro senza il rispetto della normativa fiscale e/o contributiva. (6) Le attività misurate dall’indicatore sono: partecipazione a riunioni di associazioni (culturali, ricreative, ambientaliste, per la pace e per i diritti civili), sindacati e partiti politici, associazioni di categoria, o affiliazione a circoli e club sportivi. La geografia del benessere in Italia 579 Nell’analisi empirica si è adottata una scala regionale al fine di catturare i diversi livelli di benessere anziché determinarne semplicemente il livello medio nazionale: studies of cross-national well-being cannot address within-nation variance, which may exist despite the cultural and economic homogeneity of a nation. Importantly, this within-nation variance will be most relevant in the use of well-being to determine policy decisions. Understanding the extent to which regional differences in well-being exist – along with the factors that are associated with these differences – is an important goal, both for theoretical and applied reasons [Lawless e Lucas, 2011, p. 342]. Le regioni possono essere considerate ontologically pre-given o socially constructed (MacLeod e Jones, 2007): nella prospettiva ontologica esse coincidono con le partizioni amministrative di una nazione mentre in quella sociale sono «not necessarily bounded by administrative ones, [but] represent the confluence of common interests, beliefs, and principles about social and economic aspects» (Murias, Novello e Martínez, 2012). Lungi dal considerare le venti regioni italiane storicamente, culturalmente, economicamente e geograficamente omogenee al loro interno, si è ritenuto opportuno adottare comunque tale scala per godere appieno del ricco database impiegato, articolato per lo più a livello regionale. Gli indicatori precedentemente richiamati sono stati infatti in buona parte desunti dal ricco data warehouse ISTAT. Tra le principali fonti dello studio, utilizzate anche nel Rapporto BES 2013 (7), vi sono l’indagine campionaria «Aspetti della vita quotidiana», effettuata annualmente (generalmente nel mese di febbraio) nell’ambito delle «Indagini multiscopo sulle famiglie», l’«Indagine sulle condizioni di vita (EU-SILC)» realizzata con un panel ruotato nell’ambito del progetto europeo «Statistics on Income and Living Condition» e la «Rilevazione sulle forze di lavoro» effettuata settimanalmente. La numerosità campionaria delle indagini varia dalle 24.000 alle 77.000 famiglie, generalmente estratte secondo un criterio di scelta casuale dalle liste anagrafiche di 850 comuni italiani. I dati sono quindi aggregati a livello regionale per comune di residenza delle unità campionarie intervistate. Il modello logico e il metodo statistico adottati. – Come evidenziato in figura 1, la ricostruzione del background teorico di riferimento ha permesso di individuare i life domains e gli indicatori maggiormente utilizzati quali grandezze predittive di benessere. A partire dal database disponibile si sono utilizzati tali indicatori per delineare la geografia del benessere oggettivo: per ciascun indicatore si è stilata una graduatoria assegnando un valore da 1 a 20 a ciascuna regione; per gli indicatori «positivi» l’ordinamento è stato decrescente mentre per gli indi- (7) Rapporto BES 2013: il benessere equo e sostenibile in Italia, Roma, ISTAT e CNEL, 2013; per ulteriori dettagli si rimanda al sito web di riferimento (www.misuredelbenessere.it). 580 Valentina Evangelista Fig. 1 – Il modello logico adottato Fonte: elaborazione propria catori «negativi», contrassegnati in tabella 1 con il simbolo «º», l’ordinamento è stato crescente. Al fine di effettuare una sommatoria algebrica, gli indicatori a contenuto negativo sono stati sottratti anziché sommati. Nella fase successiva si è verificata la correlazione tra ciascun indicatore e il livello di life-satisfaction al fine di verificare se, anche nel nostro paese, tali indicatori fossero effettivamente misura di benessere soggettivamente percepito. Si è quindi osservata la distribuzione regionale degli indicatori correlati significativamente, si è determinato un valore unitario (8) di benessere e si è infine giunti alla determinazione della geografia del benessere soggettivo in Italia pesando ciascun indicatore di benessere oggettivo con il coefficiente di correlazione. Dal punto di vista statistico, il metodo utilizzato è la correlazione lineare che permette di comprendere la tendenza di una variabile a mutare in funzione di un’altra (Bohrnstedt e Knoke, 1998) (9). Il coefficiente di correlazione (ρxy di Pearson) (10), che può assumere valori compresi tra -1 e 1 (-1 ≤ ρxy ≤1), indica la direzione della covariazione e la sua forza: in particolare se ρxy > 0, le variabili si dicono direttamente correlate; se ρxy = 0 le variabili non sono correlate; se ρxy < 0 (8) Il valore è stato ottenuto sommando, per gli indicatori correlati significativamente, le posizioni relative in graduatoria «pesate» con il valore del coefficiente di correlazione di Pearson. (9) La correlazione non permette tuttavia di definire la relazione di causalità tra due variabili, relazione dimostrabile altresì attraverso gli strumenti della regressione, che, nonostante i pionieristici studi di Florida, Mellander e Rentfrow (2013), non risultano essere ad oggi sufficientemente diffusi. (10) Il coefficiente di correlazione di Pearson è definibile statisticamente come il rapporto tra la covarianza delle due variabili e il prodotto delle loro deviazioni standard (ρxy = ρxy /ρxρy). La geografia del benessere in Italia 581 Fig. 2 – Determinazione della geografia del benessere oggettivo Fonte: elaborazione su dati ISTAT le variabili sono inversamente correlate. Per quanto concerne la forza della correlazione, se 0 ≤ ρxy ≤ ± 0,3 la correlazione viene definita debole; se ± 0,3 ≤ ρxy ≤ ± 0,7 la correlazione è moderata; se ρxy ≥ ± 0,7 la correlazione è definita forte. I valori della correlazione sono stati sottoposti a un test di significatività che stima la probabilità con cui «le relazioni ipotizzate sono effettivamente presenti nella popolazione oggetto di indagine» (Bohrnstedt e Knoke, 1998, p. 31). Vi è significatività allorquando il p-value (11) assume valori minori di 0,5 (contrassegnati con un solo asterisco), minori di 0,1 (due asterischi) o minori di 0,001 (tre asterischi). Minore è il valore del p-value maggiore sarà la significatività della stima. Analisi e risultati pre-correlazione. – Nell’analisi pre-correlazione, a causa dell’eterogeneità degli indicatori analizzati, si sono sommate algebricamente le posizioni in graduatoria relative a ciascun indicatore; si è poi stilata una graduatoria per life domain e infine una graduatoria complessiva per «posizioni di benessere». La figura 2 espone sinteticamente i risultati di questo primo livello di analisi: le regioni aventi il maggiore e il minore livello di benessere complessivo risultano essere rispettivamente Trentino-Alto Adige, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia; Sicilia, Puglia, Campania e Calabria. Il divario Nord-Sud è nettissimo: tra il (11) Il p-value è una misura di evidenza contro l’ipotesi nulla (cfr. Bohrnstedt e Knoke, 1998). 582 Valentina Evangelista Tab. 2 – Valore e posizione relativa (per regione) degli indicatori dei life domains «Benessere economico», «Cultura e istruzione» e «Relazioni sociali» Benessere economico Cultura e istruzione Valore Posizione Valore sommatoria relativa nel sommatoria life domain Posizione relativa nel life domain Relazioni sociali Valore sommatoria Posizione relativa nel life domain Abruzzo -14 13 36 14 29 19 Basilicata Calabria Campania Emilia-Romagna Friuli-V.G. Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino-A. Adige Umbria Valle d’Aosta Veneto -38 -52 -43 41 19 8 18 46 4 -32 9 -35 -27 -45 16 44 1 48 32 17 20 18 4 6 10 7 2 11 15 9 16 14 19 8 3 12 1 5 28 -20 -23 151 152 77 111 161 80 27 110 9 61 -13 141 212 76 158 146 15 19 20 5 4 11 8 2 10 16 9 17 13 18 7 1 12 3 6 60 37 25 82 104 55 65 82 60 38 76 36 75 35 82 112 52 70 85 11 16 20 4 2 13 10 5 12 15 7 17 8 18 6 1 14 9 3 Fonte: elaborazione su dati ISTAT Trentino-Alto Adige e la Sicilia, in termini di differenziali, il divario è di ben 403 «posizioni di benessere». Una più attenta analisi permette di osservare una distribuzione pressoché omogenea di benessere all’interno dei cinque clusters evidenziati: oltre al Trentino-Alto Adige, che presenta evidenti peculiarità, sette regioni hanno livelli di benessere particolarmente elevati (Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria e Toscana); medi livelli di benessere si osservano invece nel terzo cluster (Piemonte, Marche, Umbria e Lazio). Nel quarto (Basilicata, Abruzzo, Sardegna, Molise) e nel quinto cluster (Calabria, Puglia, Campania, Sicilia) il livello di benessere complessivo è nettamente inferiore. Per meglio comprendere le ragioni alla base di tali «differenziali di benessere» si sono osservate le «posizioni relative» delle singole regioni per life domain. La geografia del benessere in Italia 583 Tab. 3 – Valore e posizione relativa (per regione) degli indicatori dei life domains «Senso civico e comunità», «Benessere fisico e psicologico» e «Qualità dell’ambiente» Senso civico e comunità Benessere fisico e psicolog. Valore Posizione Valore sommatoria relativa nel sommatoria life domain Posizione relativa nel life domain Qualità dell’ambiente Valore sommatoria Posizione relativa nel life domain Abruzzo 13 18 21 11 54 5 Basilicata Calabria Campania Emilia-Romagna Friuli-V. G. Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino-A. Adige Umbria Valle d’Aosta Veneto 57 16 41 45 54 43 74 66 44 43 37 37 4 -5 64 58 52 56 41 5 17 13 9 7 11 1 2 10 12 15 16 19 20 3 4 8 6 14 6 -5 -5 28 29 14 28 33 16 21 25 8 13 -3 43 56 23 40 29 17 19 20 7 5 14 8 4 13 12 9 16 15 18 2 1 10 3 6 24 24 22 51 54 49 74 28 43 49 38 30 71 25 50 81 48 74 54 18 19 20 8 6 10 2 16 13 11 14 15 4 17 9 1 12 3 7 Fonte: elaborazione su dati ISTAT In merito agli indicatori di benessere economico non sorprende che Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna siano le regioni con il maggior livello di benessere materiale e che le regioni dell’estremo Sud siano invece agli antipodi della graduatoria. La geografia del benessere inizia a mutare lievemente se si considerano gli indicatori di «Cultura e istruzione», «Relazioni sociali», «Senso civico e comunità». Gli indicatori culturali evidenziano un netto divario Nord/Sud: tra il Trentino-Alto Adige e la Campania vi è un differenziale di sommatoria pari a 235 e la prima regione meridionale (la Sardegna) è solo tredicesima. La geografia del benessere sociale e civico sembra confermare la maggiore civicness di putnamiana memoria delle regioni settentrionali; sorprende tuttavia che regioni quali il Trentino-Alto Adige e la Basilicata siano caratterizzate da livelli di benessere superiore rispetto a regioni storicamente più politica- 584 Valentina Evangelista mente impegnate quali il Piemonte, il Lazio e l’Emilia-Romagna. Buoni livelli di benessere fisico e psicologico si riscontrano, oltre che nelle consuete Valle d’Aosta, Lombardia e Trentino-Alto Adige, anche in Toscana, Veneto e Friuli-Venezia-Giulia, mentre la Sardegna, l’Abruzzo e la Liguria sorprendono per gli ottimi livelli di benessere «ambientale». Correlazione. – Gli indicatori utilizzati nel primo livello di analisi sono stati sottoposti a un test di correlazione lineare (12) con il livello di life satisfaction al fine di verificare quali, tra di essi, siano effettivamente legati al benessere percepito a livello regionale. I risultati della correlazione, evidenziati in tabella 4, sottolineano come gli indicatori di benessere economico risultino fortemente correlati con il livello di soddisfazione. In particolare si osserva come la percentuale di NEET, il tasso di persone a rischio povertà e il tasso di occupazione siano, tra gli economici, gli indicatori più correlati con il livello regionale di life satisfaction. Gli indicatori in questione sono associati alla percezione dell’equità sociale e alle prospettive future: in altri termini, essere occupati o meno così come appartenere alle fasce economiche più deboli incide sugli orientamenti di spesa e di azione futuri oltreché attuali. La minor correlazione degli indicatori economici tradizionali (PIL e reddito pro capite) assevera l’ipotesi di fondo dello studio, ossia che tali grandezze non possono essere considerate ad oggi pienamente espressive di benessere. Dall’analisi della correlazione tra i livelli di life satisfaction e gli indicatori del life domain «Cultura e istruzione» emerge come la qualità del capitale umano, misurata in termini di tasso di laureati, sia meno correlata con il livello di soddisfazione rispetto a indicatori culturali più volatili quali la percentuale di lettori di libri, la percentuale di lettori di quotidiani e la spesa media in cultura. Il fenomeno può derivare dalla scarsa spendibilità dei titoli di formazione nel precario contesto lavorativo italiano: la lettura in quanto tale, così come la spesa in cultura, permette invece di godere di momenti di evasione e leggerezza che, sebbene fugaci e non correlati con il benessere economico, incidono più significativamente sul benessere soggettivamente percepito. I life domains «Relazioni sociali» e «Senso civico e comunità» hanno un ruolo determinante: il livello generale di fiducia, il livello di partecipazione sociale e di partecipazione ad attività di volontariato risultano più espressivi di benessere rispetto ai sopra citati indicatori economici. Le relazioni sociali, eterogeneamente intese, supportano i singoli e determinano maggiori livelli di benessere percepito, specie in un contesto economicamente fragile come quello italiano. Sorprendono invece i dati di correlazione negativa tra la frequenza dei luoghi di culto, (12) Anziché correlare il valore medio della soddisfazione regionale si è preferito effettuare il test tra ciascun indicatore e la percentuale di popolazione intervistata che dichiara di essere soddisfatta (punteggio ≥ 7). La geografia del benessere in Italia 585 Tab. 4 – Risultati del test di correlazione ordinati per coefficiente di correlazione e significatività (p-value) Variabili Coeff. di correlaz. p-value Percentuale di NEET Livello generale di fiducia Fiducia nelle istituzioni locali Persone a rischio povertà Lettori di libri Tasso di occupazione Livello di partecipazione sociale 0,871 0,847 0,844 0,840 0,834 0,830 0,829 Livello di partecipazione attività di volontariato 0,824 PIL pro capite 0,804 Lettori di quotidiani 0,803 Tasso di mortalità infantile -0,736 Spesa pubblica per conservazione patrimonio culturale 0,714 Soddisfazione relazioni familiari 0,713 Buona salute Indice di abusivismo edilizio Reddito medio pro capite Occupati non regolari Speranza di vita Percezione della sicurezza Forte rete di amici 0,702 0,691 0,658 -0,654 0,657 0,625 -0,562 ** ** ** ** ** ** ** ** ** ** ** ** ** ** ** ** * * ** Variabili Coeff. di correlaz. p-value Raccolta differenziata 0,531 Tasso di laureati 0,521 Soddisfazione relazioni amicali 0,518 Spesa in cultura 0,513 Livello di pratiche religiose - 0,479 Stato psicologico 0,452 Consumo di energia da fonti rinnovabili 0,452 Paura di subire un reato Indice di urbanizzazione di aree sottoposte a vincolo paesaggistico Fiducia nel Parlamento Percentuale votanti * * * * * * * -0,394 -0,364 -0,350 0,195 Emissioni di CO2 0,182 Tasso di violenza sessuale sulle donne 0,093 Risorse di patrimonio culturale 0,085 Verde urbano 0,035 Fiducia nei partiti politici -0,001 Aree di interesse naturalistico -0,049 Siti contaminati -0,199 Densità della popolazione -0,247 Tasso di omicidi -0,336 Fonte: elaborazione su dati ISTAT la forza delle reti amicali e il benessere soggettivo. Il livello della fiducia nelle istituzioni locali risulta essere particolarmente correlato con i livelli di life satisfaction regionali, mentre è da valutarsi negativamente la mancata correlazione tra life satisfaction e gli indicatori «Fiducia nel Parlamento», «Fiducia nei partiti politici» e «Percentuale di votanti tra gli aventi diritto». Ulteriori indicatori predittivi di benessere risultano essere la spesa pubblica in conservazione del patrimonio culturale e la percezione della sicurezza. Tra gli indicatori di benessere fisico e psicologico l’indice di buona salute risulta essere il più correlato con la percentuale regionale di persone soddisfatte; gli altri due indicatori correlati (aspettative di vita e indice di stato psicologico) hanno un ruolo più marginale. In merito agli indicatori in questione bisogna tuttavia rilevare due limiti metodologici: nell’eterogeneo database di riferimento 586 Valentina Evangelista non sono disponibili dati riferiti al medesimo anno (13) e le grandezze sono fortemente autocorrelate. Gli indicatori ambientali risultano complessivamente i meno predittivi tra quelli di benessere soggettivo: solo la percentuale di comuni che effettuano la raccolta differenziata e il consumo di energia da fonti rinnovabili risultano significativamente correlati con il livello di life satisfaction. Si rileva una generale scarsa sensibilità alle tematiche ambientali: indicatori ambientali quali l’indice di abusivismo edilizio, l’indice di urbanizzazione in aree sottoposte a vincolo paesaggistico, il tasso di emissione di CO2 e la disponibilità di verde urbano risultano completamente dissociati dalla percezione di benessere. Analisi e risultati post-correlazione (14). – Dopo aver effettuato il test di correlazione è stata osservata la distribuzione geografica del benessere soggettivamente percepito. Per ciascun indicatore correlato significativamente si sono moltiplicate le posizioni relative, individuate nell’analisi pre-correlazione, con il coefficiente di correlazione; si è effettuata la sommatoria tra le posizioni relative così «pesate» ottenendo una seconda determinazione (15) della distribuzione del benessere in Italia (fig. 3). Le regioni che esprimono i maggiori e i minori livelli di benessere soggettivamente percepito (rispettivamente Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Emilia-Romagna e Calabria, Sicilia, Puglia e Campania) coincidono, eccezion fatta per il Veneto, con quelle che presentano i maggiori e i minori livelli di benessere oggettivo. Le ulteriori dieci regioni evidenziano lievi scostamenti tra la prima e la seconda determinazione. A una prima osservazione può sembrare che il test di correlazione non abbia svolto la sua funzione di cut-off tra benessere oggettivo e benessere soggettivo. Da una più accurata osservazione dell’analisi post-correlazione emerge che, escluso il Trentino-Alto Adige, la distribuzione del benessere è maggiormente frazionata in clusters. Ben otto regioni (Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Emilia-Romagna, Valle d’Aosta, Toscana, Liguria e Piemonte) hanno un livello di benessere assolutamente comparabile tra loro (secondo cluster). Il terzo cluster, costituito dalle sole Umbria e Marche, è caratterizzato da livelli di benessere medio-alti; il quarto cluster (Lazio, Sardegna e Abruzzo) presenta livelli di benessere medi mentre gli ultimi due clusters (il quinto e il sesto) rappresentano le regioni (Molise e Basilicata, Calabria, Sicilia, Puglia e Campania) in cui i cittadini percepiscono una sostanziale assenza di benessere. (13) In particolare, l’ultima rilevazione dell’indice di stato psicologico risale al 2005, mentre le aspettative di vita e l’indice di buona salute sono disponibili per l’anno 2011. (14) I risultati di dettaglio sono presentati in Appendice, consultabile nella versione elettronica dell’articolo. (15) Nella determinazione del benessere soggettivo gli indicatori correlati in maniera debole e/o non significativa con il livello di soddisfazione non sono stati presi in considerazione. La geografia del benessere in Italia 587 Fig. 3 – Determinazione della geografia del benessere soggettivamente percepito Fonte: elaborazione su dati ISTAT Dalla comparazione tra la geografia del benessere oggettivo e quella del benessere soggettivamente percepito emergono alcune considerazioni: l’analisi pre-correlazione ha evidenziato un netto divario Nord-Sud e una media frammentazione in clusters; nell’analisi post-correlazione la geografia del benessere risulta molto più parcellizzata e caratterizzata da un divario interregionale complessivamente minore. Ciò implica che la correlazione tra gli indicatori adottati e il livello di life satisfaction ha sortito gli effetti auspicati permettendo di determinare livelli regionali di benessere realmente percepito divergenti da quelli oggettivamente misurabili attraverso una mera sommatoria di posizioni relative. Conclusioni. – Pur essendovi una fiorente e recente letteratura empirica sul tema del benessere e sul problema della sua misurazione manca, ad oggi, un metodo di quantificazione e comparazione pienamente condiviso dalla comunità scientifica internazionale, dai policy makers e dagli stakeholders. Il presente studio ha tentato di raccogliere tale sfida metodologica: si è dapprima determinata la geografia del benessere oggettivo e in seguito, con l’indispensabile strumento della correlazione lineare, sono stati individuati gli indicatori «espressivi» di benessere percepito. In seguito si sono «soppesate» le posizioni relative a ciascun life domain con il coefficiente di correlazione al fine di ottenere una misura del benessere percepito soggettivamente e di permettere una comparazione interregionale tra tali livelli di benessere. 588 Valentina Evangelista L’analisi esplorativa proposta rappresenta uno dei pochi tentativi di comparazione interregionale within country (Larson, 2010; Morrison, 2011): gli studi empirici finora avanzati hanno infatti adottato una scala geografica country level (Veenhoven, 1993, 1995; Diener, Diener e Diener, 1995; Deaton, 2008), metropolitana (Glaeser, Resseger e Tobio, 2009; Florida, Mellander e Rentfrow, 2013) o di quartiere (Baum, Arthurson e Rickson, 2010; Permentier, Bolt e van Ham, 2011; Corrado, Corrado e Santoro, 2013). In secondo luogo lo studio potrebbe avere notevoli implicazioni di policy. Ciascuna regione presenta un peculiare livello di correlazione tra life satisfaction e indicatori dei life domains che dovrebbe essere adeguatamente valutato dai policy makers per comprendere le ragioni dell’inefficienza di azioni e programmi nazionali «a pioggia». Conoscere a quali life domains la popolazione di riferimento è più sensibile e mapparne le preferenze consentirebbe infatti di meglio orientare le scelte di azione politica. Nonostante i caratteri di innovatività, questo studio presenta una serie di limiti metodologici e concettuali. La correlazione lineare, come precedentemente accennato, non permette di individuare la relazione di causalità tra due variabili: è possibile affermare che un dato indicatore sia correlato con il livello di life satisfaction (e viceversa), ma non è possibile affermare che il primo sia la causa del secondo, escludendo la reciprocità della relazione. Un secondo limite metodologico risiede nei fenomeni di cosiddetta collinearità, che distorcono la misurazione dell’effettiva correlazione delle singole variabili con il livello di life satisfaction: indicatori appartenenti al medesimo life domain (quali ad esempio il PIL pro capite, il reddito medio pro capite e il tasso di occupazione) sono infatti plausibilmente correlati tra loro. Un ulteriore limite è rappresentato dalla staticità dell’analisi: uno studio longitudinale avrebbe permesso di osservare dinamicamente quanto stabilmente i singoli indicatori incidano sulla percezione del benessere. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ARGYLE M., Causes and Correlates of Happiness, in D. KAHNEMAN, E. DIENER e N. SCHWARZ (a cura di), Well-being. The Foundations of Hedonic Psychology, New York, Russell Sage Foundation, 2003, pp. 353-373. BAILLY A.S., Geografia del benessere, Milano, Unicopli, 1982. BAUM S., K. ARTHURSON e K. 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The present study aimed to extend previous work by adopting a regional level of analysis and demonstrating that the geographic distribution of objective well-being does not correspond with that of subjective well-being, measured in terms of life satisfaction. The results also suggest that some life domains (i.e. population density, air quality), generally considered determinants of national well-being, seem not to have any impact on the regional perception of well-being and also that some partially still unexplored life domains such as the social relationships or the levels of «civicness» have a prominent role in drawing the geography of subjective well-being in Italy. Università «G. D’Annunzio» di Chieti-Pescara, Dipartimento di Economia [email protected]