EI CATTIVI ROMANZI DUTTORI DI RAGAZZE
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EI CATTIVI ROMANZI DUTTORI DI RAGAZZE
l capolavoro di umorismo e lieve perfidia a di Northanger di Jane Austen sicuramenbene della protagonista del romanzo. Gioper nulla cattiva, Catherine è un’adorabile distinguere realtà e fantasie. La causa di n difetto innato, ma un vizio acquisito vero ura compulsiva di quei romanzi che veniuna Catherine dei nostri giorni, per intenaghe di vampiri e licantropi di Stephenie , si potrebbe trattare di un’abitudine perCatherine, degna nipotina del più illustre e per credere di viverci davvero, in quel ievali, passaggi segreti, manoscritti ritroitori di dri e figli IL SAGGIO “Le brave unto di ragazze di luna, non leggono zzanotromanzi” himè, è di Francesca ello che Serra edere, e (Bollati uprema Boringhieri, di farla pagg. 160, ccadere euro 12) monio. ermine ger nel co nel quale nessuna «civiltà iscende dell’immagine» ha ancora miè pure nimamente eroso l’incontrolMadame labile potenza della lettura. tragici o Mentre gli occhi, che da sempre sono la porta delle più pericolose suggestioni, scorrono sui caratteri stampati sulla pagina, la ato mente accoglie i fantasmi suscitati dalle parole lette, e facilativo mente ne finisce soggiogata. L’ipnotizzatore e il romanziere fanno, in pratica, lo stesso mevary stiere, con la differenza che il primo ha bisogno di essere lì, di i questi fronte al soggetto da soggiogalettura re, mentre il secondo, col meze da un zo dei libri, è dovunque e in nesnabilità sun luogo. hisciotCon la sua continua prolifettribui- razione di immagini di voluttà, otranno il romanzo finisce per intaccare do dopo e demolire il principio di realtà, brillan- accampandosi come un irresisca Ser- stibile conquistatore nelle n leggo- menti di donne incapaci di resiinghie- stere al richiamo del piacere. editare, Genitori, mariti, istitutori sono na volta alle prese con il più subdolo dei oprio in nemici: un immaginario che fiQuello nisce sempre per svalutare il ebbe es- mondo così com’è, con la sua tichetta cronica avarizia o mancanza di e della soddisfazioni. Resta da capire ure, nel come mai questa storia di frula me- strazione e riparazione fantavolgono stica, che può apparirci come conda- una storia generalmente umapello la na, veda le donne come protaratterà, goniste indiscusse: ancora ogorpren- gi, a parere di Francesca Serra, nzi e vi- che alla fine del suo libro azzarntrambi da delle considerazioni molto getti del acute su come, all’inizio del terconsu- zo millennio, quello della lettrice sia ancora «un congegno» ipanare capace di degradare «la lettura azzante in vizio». Tutto sommato, il caei punti postipite e il modello supremo tolo del dei malati di romanzi è pur rra fa il sempre Don Chisciotte, un marmazio- schio. Si tratta, a mio modo di usseau, vedere, del punto più delicato e u des ro- problematico dell’intera ricerna fan- ca, anche perché quell’eccitaroman- bilità nervosa, quell’eccessiva alafede reattività al potere della parola questo scritta, è un limite, ma anche un NELNOME DEL FIGLIO PER IL RAPPORTO COL PADRE TELEMACO SERVE PIÙ DI EDIPO MASSIMO RECALCATI ove sono finiti i padri? In quale mare si sono persi? Film e libri sembrano rilanciare, di fronte a questa assenza inquietante, una inedita domanda di padre: non casualmente ne parlano, tra gli altri, l’ultimo cinema di Clint Eastwood, gli ultimi romanzi di due tra i più grandi scrittori viventi: Lastradadi Cormac McCarthy e Nemesi di Philip Roth. Ma anche i film Biutiful di Alejandro González Iñárritu e, sebbene in modi diversi, Tree of life di Terrence Malick. La difficoltà dei padri a sostenere la propria funzione educativa e il conflitto tra le generazioni che ne deriva, è nota da tempo e non solo agli psicoanalisti. I padri latitano, si sono eclissati o sono divenuti compagni di giochi dei loro figli. Ma il bisogno e il desiderio di riferimenti restano. Per interpretare questa nuova atmosfera possiamo evocare la figura omerica di Telemaco come il rovescio di quella di Edipo. Se il complesso edipico di Freud ruotava attorno alla dinamica del conflitto tra le generazioni, tra padri e figli, quello che potremmo chiamare il complesso di Telemaco definisce l’attesa dei figli nei confronti dei padri, la speranza che qualcosa possa ancora fare ed essere “padre”. Edipo viveva il proprio padre come un rivale, come un ostacolo sulla propria strada. I suoi crimini sono i peggiori dell’umanità: uccidere il proprio padre e possedere sessualmente la propria madre. L’ombra della colpa cadrà su di lui e lo spingerà al ge- isola dominata dai Proci che gli sto estremo di cavarsi gli occhi. Te- hanno occupato la casa e che golemaco, invece, coi suoi occhi, dono impunemente e senza riteguarda il mare, scruta l’orizzonte. gno delle sue proprietà. Telemaco Aspetta che la nave di suo padre – si emancipa dalla violenza parriciche non ha mai conosciuto – ritor- da di Edipo; egli cerca il padre non ni per riportare la Legge nella sua come un rivale con il quale batter- D si, ma come un augurio, una speranza, come la possibilità di riportare la Legge sulla propria terra. Se Edipo è la tragedia della trasgressione della Legge, Telemaco incarna l’invocazione della Legge; egli prega affinché il padre ritorni dal mare e pone in questo ritorno la speranza che vi sia ancora giustizia per Itaca. Mentre lo sguardo di Edipo fini- Quello di cui si ha bisogno è di una figura umanizzata non più mitica o invincibile sce per spegnersi nella furia dell’auto-accecamento, come marchio della colpa, quello di Telemaco si rivolge all’orizzonte per vedere se qualcosa torna dal mare. Certo, il rischio di Telemaco è la malinconia, la nostalgia per il padre glorioso che ha manda aveva in pre l’ins infinita e che non confond bondi p Godot d piamo: senza. E piamo a sempre con forz cente sp Perrotta prio sull Noi s L 61 O ROM dipi scul rico esse d’Ar