Relazione pubblica - 23 giugno 2010_Presidente

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Relazione pubblica - 23 giugno 2010_Presidente
CONSIGLIO NAZIONALE DELLA FEDERAZIONE DEGLI ORDINI DEI
FARMACISTI ITALIANI
Roma, 23 giugno 2010
Federazione Ordini Farmacisti Italiani
00185 ROMA – VIA PALESTRO, 75 – TELEFONO (06) 4450361 – TELEFAX (06) 4941093
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E’ sempre facile, ma anche sterile, abbandonarsi all’allarmismo o
all’ottimismo di maniera, soprattutto in situazioni critiche come quella attuale,
che vede da una parte una crisi finanziaria a livello continentale che anche in
Italia richiede rilevanti sacrifici e, dall’altra, una serie di indicazioni positive sul
futuro assetto della sanità italiana, che possono delineare una via d’uscita
dalla congiuntura sfavorevole. Proprio per la criticità del momento, è invece
fondamentale
esaminare
insieme
tutti
gli
elementi
dello
scenario,
identificando con chiarezza le minacce e le opportunità che si presentano. Lo
scenario nazionale, sul quale grava l’effetto della crisi finanziaria che è si è
originata nei paesi più deboli dell’Unione Europea, è caratterizzato dalla
necessità, ormai riconosciuta da tutti, di realizzare una pesante manovra
economica da 24 miliardi di euro. Teniamo presente che la Germania, un
paese economicamente più forte, ha varato misure per 80 miliardi di euro in
quattro anni. La sanità, come sempre, è chiamata a dare un contributo e poco
è cambiato rispetto al passato, perché sarà soprattutto l’ assistenza
farmaceutica a sopportare questo onere, malgrado ormai sia sotto gli occhi di
tutti che in questo settore non vi sia più il margine per procedere a tagli
indiscriminati. In questo frangente gli interventi sono andati a concentrarsi
sulla distribuzione, nella quale la farmacia è ovviamente ricompresa, e che
evidentemente viene ritenuta in grado di sopportare ulteriori sacrifici mentre,
e qui lo dico con forza, non ha riserve per sopportare nuovi prelievi. Se la
redditività della farmacia scende oltre un certo limite, si arriverà a una
riduzione dell’occupazione, alla chiusura delle farmacie in sedi disagiate, e
diverrà impossibile presidiare il territorio con mezzi adeguati ad affrontare la
sfida dei nuovi servizi.
La manovra oggi prevede un taglio del finanziamento del Servizio sanitario
pari a 550 milioni, 420 dei quali a carico dell’assistenza farmaceutica, lo
spostamento nella spesa territoriale di farmaci oggi distribuiti attraverso
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l’ospedale per 600 milioni, la riduzione del 3,65% del margine della
distribuzione intermedia che viene trasferito alle farmacie a fronte di un
uguale aumento dello sconto al SSN. Accanto a questo provvedimento si
registra una riduzione del prezzo dei generici, del 12,5%, e con effetti ben
maggiori, a partire dal 2011, un meccanismo di gare a evidenza pubblica per
individuare i generici rimborsabili basato sul criterio del prezzo.
Al di là delle cifre, quello cui dobbiamo guardare è però la tendenza, che
vede una sorta di manovra a tenaglia: da una parte si riducono i margini sui
farmaci
soggetti
allo
sconto
SSN,
dall’altra
si
punta,
attraverso
l’incentivazione spinta dei generici, a diminuire ulteriormente il costo medio
dei farmaci dispensati. E’ stato osservato che nel resto dell’Unione Europea il
mercato ha effettivamente questa struttura, con una netta prevalenza del
generico a basso costo per la totalità dei principi attivi venuti a scadenza di
brevetto, ma quello che nessuno osserva è che nei paesi dove il generico ha
elevate quote di mercato, la farmacia gode di una diversa remunerazione
della dispensazione, svincolata dal prezzo del farmaco dispensato. Se oggi
questa tendenza del mercato si dimostra più forte e netta nei contorni, non è
però nuova, tanto che già nel Documento federale sulla professione del 2006
si diceva chiaramente che la remunerazione doveva essere strutturata, in
buona parte, come onorario professionale e non soltanto per difendere i
fatturati, ma perché la dispensazione di un farmaco è sempre un atto
importante, quali che siano il suo costo e la sua natura. Ancora nel 2009, nel
corso del Convegno centrale di Cosmofarma, avevo presentato una relazione
in cui, sulla base dei dati di mercato elaborati da IMS, si diceva che “ In tutti i
mercati maturi, compreso quello italiano si assiste a una pesante
modificazione del mercato del farmaco. I prodotti che costituiscono la quota
più consistente delle dispensazioni nella farmacia di comunità appartengono
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a quella categoria che oggi si considera una commodity: antipertensivi,
ipocolesterolemizzanti, antiacidi. Farmaci importanti, ma che ormai non sono
più coperti da brevetto e conoscono una costante caduta di prezzo. In Italia
queste commodity costituiscono il 50% del mercato complessivo. In questo
quadro la farmacia italiana viene a perdere una quota significativa di reddito,
a fronte di un aumento del lavoro amministrativo; una perdita di redditività che
rischia di metterne a rischio la sopravvivenza come impresa professionale
integrata nel servizio sanitario”. Non voglio attribuirmi meriti di fine analista,
ma mostrare come la situazione fosse già delineata per chiunque volesse
compiere uno sforzo di comprensione. Nella stessa occasione avevo
presentato le proposte federali, consistenti nella :
- rimodulazione del quorum e revisione dei criteri di istituzione delle
farmacie per situazioni particolari;
- concorso straordinario per soli titoli riservato a farmacisti non titolari e
titolari di farmacia rurale sussidiata;
- fondo di solidarietà per le farmacie dei piccoli comuni;
- contratto di lavoro che riconosca il ruolo sanitario dei farmacisti
collaboratori di farmacia;
- modifica dell’art. 102 TULS;
- nuove modalità di remunerazione dell’atto professionale del farmacista;
- farmacista nelle case di cura, nelle ASL, nei reparti ospedalieri e
individuazione di nuovi sbocchi occupazionali.
E’ facile vedere come non ci fossimo, quindi, limitati alla denuncia ma, con
largo anticipo, avessimo fatto proposte concrete per ovviare a quella che era
una tendenza forte, che gli eventi congiunturali, allora il Decreto Abruzzo,
oggi la manovra economica, hanno esasperato.
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Se questi sono gli aspetti negativi per il nostro settore, analizziamo ora quelli
positivi. Il Ministro della Salute ha chiaramente manifestato in più occasioni la
necessità di provvedere alla riduzione degli sprechi, in particolare
nell’acquisizione di beni e servizi da parte delle strutture sanitarie – non certo
riferendosi ai farmaci. Il Ministro Fazio ha quantificato l’entità di questi sprechi
nel 5-10% della spesa complessiva. Ma la politica sanitaria non si occuperà
soltanto di lotta agli sprechi, ma prevede anche un cambiamento radicale
della stessa filosofia di intervento del nostro servizio sanitario nazionale, con
un’accelerazione verso un modello di assistenza basato sul territorio, nel
quale il bisogno di salute viene intercettato prima che richieda interventi
specialistici di alto costo e, soprattutto, la malattia venga prevenuta ogni qual
volta possibile; un modello nel quale la malattia cronica e la disabilità
vengano trattate al domicilio laddove ci siano i mezzi e i supporti per farlo.
Lo scenario, dunque, presenta fattori di incertezza, ma c’è anche un
elemento forte che deve indurci a considerare il momento con maggiore
fiducia. Anche un primo bilancio del 2010 conduce a concludere che siamo di
fronte al ritorno della professione e del professionista. Una tendenza che
parte da lontano, dalle sentenze europee, ma che viene confermata dagli
sviluppi della situazione italiana: è il professionista il garante della tutela della
salute all’interno del servizio farmaceutico, così come all’interno del mondo
del farmaco nel suo complesso.Una rapida rassegna dei fatti più significativi
confermerà questa interpretazione.
Cominciamo dalla Legge sulle cure palliative e il trattamento del dolore, che è
importante per il suo valore sociale e scientifico, ma anche perché è un
esempio perfetto della grande sinergia che puntualmente si realizza tra il
Comitato centrale e l’attività parlamentare del Senatore Luigi D’Ambrosio
Lettieri, che qui ringrazio e non solo per questo singolo episodio. L’apporto
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della professione è stato fondamentale per adeguare alle realtà della pratica
quotidiana tutta la nuova disciplina della prescrizione degli oppiacei
nell’ambito della nuova legge sulle terapie palliative, che grazie alla nostra
attività presenta aspetti di semplificazione tanto per il farmacista quanto per il
cittadino. Ma questa semplificazione si basa soprattutto sull’attività del
farmacista che, abbandonando lo stereotipo di un’attività meramente
burocratica sulle prescrizioni, potrà intervenire direttamente, per esempio,
sulle ricette che presentano anomalie, evitando inutili pellegrinaggi al
paziente.
E’ centrale, poi, la realizzazione della farmacia dei servizi, introdotta con la
Legge 69/2009 di cui stiamo aspettando i decreti attuativi.
Mi sembra che stiamo raggiungendo l’obiettivo del superamento dei vincoli
dell’art 102 del TULS, per il quale ci eravamo impegnati da subito
collaborando con i l collegio degli infermieri. Colgo l’occasione per affrontare
il tema della presenza del medico in farmacia. Per il Ministro Fazio questa è
un’ipotesi di lavoro e non certo un editto. E’ evidente che un cambiamento
così radicale può suscitare perplessità. Tuttavia le perplessità discendono
soprattutto da un’interpretazione per così dire estremista: il medico installato
nella farmacia come una presenza fissa. In realtà si tratta più semplicemente
di prendere atto che sul territorio ci sono due figure centrali: il medico di
famiglia e il farmacista e che questi dovranno collaborare per il
raggiungimento di obiettivi precisi. C’è un precedente in Europa ed è la
Francia, dove gli accordi tra professionisti sanitari sono stati introdotti con la
legge che ha ridefinito i rapporti tra ospedale e territorio. E’ una materia in
evoluzione che va seguita con attenzione, ma senza allarmismi.
Possiamo indubbiamente considerare la farmacia dei servizi come un buon
risultato, che richiama ancora una volta il tema della professionalità come
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condizione per concretizzare le disposizioni di legge. Dovremo fare appello
alla nostra natura di professionisti, dunque, perché ci si dovrà attrezzare
culturalmente per fronteggiare le nuove funzioni attribuite alla farmacia,
mostrando professionalità anche nelle competenze di ordine manageriale: il
farmacista dovrà affrontare una dimensione associativa e, come accennato,
dovrà interagire con altri professionisti; dovrà anche adeguare il suo stesso
ambiente di lavoro alle nuove funzioni attribuite alla farmacia. Ho sempre
sostenuto che l’approvazione della Legge 69 non era un trofeo da riporre in
una bacheca, ma l’inizio di un impegno a tutti i livelli e, nello scorso consiglio
nazionale, avevo chiesto a tutti voi di farvi promotori di questo impegno, di
proporvi sul territorio come interlocutori per il servizio sanitario e le altre
professioni sanitarie, ma soprattutto di coinvolgere i colleghi. Oggi rinnovo
questo appello, perché insieme dobbiamo sconfiggere quello scetticismo e
quella rassegnazione che a volte osservo ancora negli incontri a cui
partecipo.
D’altra parte, la farmacia di comunità non è il solo ambito in cui si richiede
una spinta all’evoluzione delle competenze professionali: nell’industria, con
l’imporsi del farmaco biotecnologico, al farmacista si chiederà di essere il
professionista capace di portare a sintesi le competenze specialistiche
implicate nello sviluppo di questi farmaci di concezione radicalmente diversa,
come ben è emerso dai convegni organizzati dall’AFI, a Milano e poi a Rimini.
Nell’ospedale, e in tutte le strutture e le comunità in cui si fa uso di farmaci, si
va imponendo il concetto che la sicurezza del medicinale dipende innanzitutto
dalla presenza del farmacista, dal suo controllo della catena di distribuzione,
dalla sua capacità di vagliare l’appropriatezza. E a questo proposito
dobbiamo registrare che si sta avviando la sperimentazione della figura del
farmacista di dipartimento, analoga a quella del farmacista di reparto che
avevamo già indicato nel Documento federale del 2006. Concretizzazione
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che comincia con il progetto avviato dal Ministero nel quale collaborano FOFI
e SIFO, così come avevamo fatto nel precedente progetto sul rischio clinico.
Grazie a questa iniziativa, che per la Federazione sarà seguita da Mario
Giaccone, che nella sua Torino ha partecipato alla prima esperienza pilota,
sarà attivata la figura del farmacista di dipartimento in alcune strutture
oncologiche di riferimento di cinque Regioni: l’ Azienda Ospedaliero Universitaria San Giovanni Battista di Torino (Le Molinette), l’ Istituto
Oncologico Veneto I.R.C.C.S., l’Azienda Ospedaliero – Universitaria Ospedali
Riuniti di Ancona , l’Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” - I.R.C.C.S. Ospedale
Oncologico di Bari, l’ Ospedale San Vincenzo di Taormina .
Per la valorizzazione del ruolo dei farmacisti ospedalieri, abbiamo stabilito un
momento di confronto istituzionale con la SIFO e il Sinafo. Nell’incontro che il
Senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri ha promosso presso la XII Commissione
del Senato, alla quale hanno partecipato il segretario federale Maurizio Pace,
la presidente della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera (SIFO), Laura
Fabrizio, e il presidente del Sindacato Nazionale Farmacisti Dirigenti del SSN
(SiNaFO) Giangiuseppe Console, abbiamo infatti stabilito di istituire un
Tavolo di lavoro permanente per affrontare le problematiche che investono i
farmacisti delle Aziende Sanitarie e delle Farmacie di comunità, nella logica
di una sinergia orientata ad attuare ogni possibile iniziativa finalizzata a
migliorare la qualità dell’assistenza farmaceutica, a tutto vantaggio degli
assistiti e dell’intera collettività. Nell’incontro abbiamo potuto constatare il
clima di piena collaborazione che si è creato. Una sintonia che parte dalla
consapevolezza della necessità di mantenere sempre il binomio farmacofarmacista: laddove il professionista del farmaco interviene nella gestione dei
prodotti farmaceutici, il processo viene condotto con elevata professionalità in
ogni sua fase, sia esso nelle farmacie ospedaliere, delle Asl e nelle farmacie
sul territorio.
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E’ l’ennesima riprova che siamo tutti professionisti del farmaco, non ho timore
a ripetermi, e la nostra attività ha incontrato e incontra il massimo favore da
parte dei cittadini: nella ricerca condotta dal nostro Osservatorio, presentata a
Cosmofarma 2010, la soddisfazione verso il servizio reso in farmacia ad oggi
è molto alta: 6,35 su una scala da uno a sette. La ricerca dell’Osservatorio,
tra l’altro, smentisce definitivamente chi vuole ridurre la farmacia a un’attività
commerciale: la stragrande maggioranza dei cittadini nega che il farmacista
abbia un approccio mercantile ma, anzi, riconosce che il farmacista fa
soprattutto gli interessi dell’utente.
E’ chiaro che il farmacista parte da una posizione di vantaggio: un patrimonio
di fiducia costruito nel tempo che è la base su cui innestare un’opera di
rinnovamento della nostra professione, individuando le specializzazioni che ci
permetteranno di erogare i nuovi servizi previsti dalla Legge 69/2009, ma
anche di svolgere sempre meglio l’attività principale della farmacia, cioè la
dispensazione del farmaco. Questo però non deve farci rimanere ancorati ai
modelli attuali, arroccati in una strategia di conservazione a tutti i costi.
La stessa attività del nostro Osservatorio sulla professione mostra che è in
atto una rivoluzione in tutti settori del farmaco: dall’industria all’ospedale,
dalla farmacia di comunità alla distribuzione intermedia. Si cercano nuove
competenze, nascono nuove funzioni. Il farmacista ha tutte le carte in regola,
proprio perché specialista del farmaco, per acquisire queste nuove
competenze e svolgere queste nuove funzioni. A patto che tutti ci
impegniamo a creare la possibilità di questa evoluzione continua. Un
impegno all’evoluzione che è richiesto anche da cambiamenti di portata
apparentemente minore, come l’abolizione della fascia H Osp2 e l’arrivo nella
farmacia di comunità di farmaci precedentemente dispensati soltanto in
ospedale e, quindi, in larga misura sconosciuti a chi opera sul territorio. Ci si
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dovrà attrezzare adeguatamente anche perché sarà la prima occasione in cui
si potrà verificare come la dispensazione sul territorio di questi farmaci
permetta un risparmio dovuto all’eliminazione del DRG legato alla
somministrazione in Day Hospital.
Mi sono soffermato sul tema della professionalità perché la conclusione cui si
è giunti in Comitato centrale è che questa sia la chiave per uscire dalla crisi.
Puntare sulla nostra professionalità significa in primo luogo mantenere e
allargare i livelli occupazionali, facendo sì che le farmacie eroghino più
servizi, facendo sì che l’aumentata presenza del farmacista in ospedale
consenta un risultato clinico migliore, facendo sì che l’industria si accorga
dell’importanza di avere un farmacista nei ruoli chiave della ricerca, della
produzione, della distribuzione e dell’assistenza. I dati, peraltro, dimostrano
che laddove c’è un farmacista, esiste anche un adeguato controllo della
spesa, in ospedale come sul territorio. Da anni la spesa farmaceutica
territoriale si colloca al di sotto dei tetti programmati e quanto alla spesa
ospedaliera, se si depurasse il dato generale dall’acquisizione di beni e
servizi, si vedrebbe come l’esborso per l’acquisto di farmaci sia cresciuto in
funzione soprattutto dell’arrivo di nuovi medicinali ad alto costo.
A questo proposito, un cenno anche alla distribuzione diretta. Mi sembra si
possa concludere che non è stata utilizzata per gli scopi che avevano portato
alla sua istituzione. Doveva essere una forma ausiliaria, utile a colmare
lacune della rete sul territorio e si è rivelata troppo spesso una leva
economica per fare quadrare i conti. Si sono registrati svariati casi che
definire bizzarri è poco, per esempio Aziende sanitarie che dispensavano
farmaci di Fascia C. E’ evidente che si è andati ben oltre le intenzioni del
legislatore nell’applicazione della Legge 405. E’ venuto il momento di
riconsiderare tutta la materia con uno spirito scientifico, valutando caso per
caso quando il ricorso alla distribuzione ausiliaria sia efficace ed efficiente,
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non solo dal punto di visita economico ma anche della razionalità
dell’assistenza farmaceutica. Il che, sia chiaro, non deve per nessun motivo
costituire motivo di contrasto o peggio di contrapposizione tra i colleghi che
operano nella farmacia di comunità e quelli che operano negli ospedali e
nelle ASL.
Dobbiamo, tutti insieme, esercitare una forte spinta all’espansione delle
competenze e del ruolo del farmacista, e questo significa anche risolvere la
situazione dei titolari di parafarmacia. E’ noto a tutti che nello scorso febbraio
abbiamo chiamato a un confronto i rappresentanti delle Associazioni del
settore, e li abbiamo via via più volte ricevuti in questi mesi, conducendo una
discussione che si è chiusa con l’approvazione unanime della proposta
federale che le Associazioni delle parafarmacie presentassero un documento
condiviso contenente le loro richieste. Siamo in attesa di questa proposta
unitaria , che sarà valutata sulla congruità normativa e quindi portata a un
tavolo di confronto con tutte le componenti professionali. La Federazione
conferma qui la linea approvata dal Consiglio Nazionale: nessuna sanatoria
che trasformi ope legis gli esercizi di vicinato in farmacie, nessun
allargamento dei medicinali dispensabili fuori dalla farmacia, tutela dei
farmacisti collaboratori e dei titolari di farmacie rurali sussidiate che hanno
scelto di accedere a una farmacia per la via maestra dei concorsi. Siamo
convinti che la chiave per risolvere la situazione in modo equo è una sola:
predisporre un concorso per soli titoli da svolgersi in tempi certi che tenga
presenti tutte le esperienze professionali acquisite, compresa quella negli
esercizi di vicinato.
Oggi, l’intervento necessario per rimediare ai problemi delle parafarmacie si
salda con le misure che la Federazione ritiene necessarie per riformare il
servizio farmaceutico territoriale. Lo si coglie immediatamente esaminando i
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punti discussi dal Comitato Centrale del 26 maggio scorso a proposito della
riforma del servizio stesso:
modificazione del parametro della popolazione per l’apertura delle
farmacie;
Apertura, a determinate condizioni in deroga alla pianta organica, di
farmacie nelle frazioni e nei centri abitati minori, prevedendo criteri a
garanzia della sostenibilità economica delle farmacie limitrofe;
apertura extra quorum di farmacie negli aeroporti, nelle principali
stazioni ferroviarie e marittime, nei grandi snodi autostradali, nei
grandi centri commerciali;
apertura di un dispensario farmaceutico (cioè una succursale della
farmacia più vicina) nei piccoli centri;
indizione di un concorso straordinario per soli titoli per assegnare le
farmacie istituite sulla base dei nuovi criteri individuati e revisione delle
attuali norme in materia di procedure concorsuali ordinarie;
previsione di un criterio per l’individuazione della dotazione minima di
farmacisti presenti nell’organico delle farmacie;
revisione della disciplina prevista dalla L. 405/2001, finalizzata alla
dispensazione nelle farmacie aperte al pubblico di medicinali
innovativi;
revisione dell’attuale regime della remunerazione;
introduzione di un limite massimo di età per la titolarità e la direzione
delle farmacie;
istituzione di un Fondo di solidarietà a sostegno delle farmacie che
operano in zone disagiate.
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Ritengo che questa sia la base per assicurare una nuova stabilità al modello
della farmacia di comunità, consentendogli di evolvere nella stessa direzione
in cui si sta muovendo il servizio sanitario nazionale e di far fronte ai nuovi
compiti che le vengono assegnati. Non si tratta di obiettivi irrealistici o di
dichiarazioni di principio: attualmente sono all’esame della Commissione XII
del Senato diversi disegni di legge in materia di riordino del servizio
farmaceutico che contengono in parte questi elementi e massimo sarà
l’impegno del Comitato Centrale nel seguire la discussione.
La manovra economica è intervenuta nelle ultime settimane a concentrare su
di sé l’attenzione di tutto il paese e della nostra professione, ma ho il dovere
di parlare delle molte cose di cui la Federazione si è occupata in questo
semestre.
In tema di concorsi, per cominciare, dobbiamo registrare due successi
ottenuti dalla Federazione. Il primo è la ripresa delle procedure concorsuali in
Sicilia, grazie anche all’opera sagace e paziente del Segretario Maurizio
Pace, il secondo è la ricostituzione dopo anni della Commissione per la
revisione dei quiz per la prova d’esame, Commissione alla quale abbiamo
indicato il collega Andrea Giacomelli, presidente dell’Ordine di Pistoia, e il
professor Adriano Guiotto, Presidente dell’Ordine di Padova. Siamo certi che
si giungerà in tempi ragionevoli alla revisione delle prove, così da allinearle
alla realtà attuale, ponendo fine a un rito professionalmente mortificante nel
quale la risposta esatta è quella sbagliata.
La Federazione ha da tempo individuato la galenica come un elemento
professionalmente qualificante, e anche a questo riguardo abbiamo compiuto
passi importanti. Il più recente risale a pochi giorni fa: lo scorso 8 giugno
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abbiamo partecipato a un’audizione alla Commissione V del Consiglio
superiore di Sanità. Dopo una mia introduzione sulla tematica dello
sconfezionamento del farmaco industriale, anche in riferimento alle
preparazioni galeniche pediatriche, è intervenuto il professor Federico
Marchetti, dell’Istituto per l’infanzia Burlo Garofalo di Trieste, che ha
sottolineato il ruolo cruciale delle preparazioni galeniche nel trattamento dei
bambini, per i quali molto spesso il medico deve prescrivere dosaggi ad hoc;
a questa testimonianza si sono affiancate le esperienze in ospedale, trattate
dal dottor Silvano Giorgi, responsabile dell’Area Galenica della SIFO, e le
esperienze sul territorio, presentate dal dottor Pierandrea Cicconetti,
vicepresidente della SIFAP, con una lunga esperienza sul campo. Abbiamo
fatto presente come questa attività non possa essere considerata una
produzione industriale, ma la risposta ai bisogni specifici e individuali di un
paziente molto particolare e abbiamo sottolineato che su questi aspetti
permane una zona grigia dalla quale è importante uscire. All’audizione ha
partecipato anche una delegazione di Farmindustria, che si è detta d’accordo
sull’impostazione che la Federazione ha dato alla tematica. Siamo dunque
soddisfatti per l’andamento dell’incontro e attendiamo gli sviluppi che non
dovrebbero tardare, perché la materia dello sconfezionamento sarà affrontata
nella prossima sessione plenaria del Consiglio superiore di sanità prevista
per i primi giorni di luglio.
Un altro tema che ha investito la professione è l’obiezione di coscienza. La
posizione espressa dalla Federazione è stata semplice quanto netta. Allo
stato attuale la normativa non consente di parlare di obiezione di coscienza al
di fuori dell’unico caso in cui è prevista da una legge dello Stato, vale a dire
l’interruzione volontaria di gravidanza in ospedale, cioè all’interno della Legge
194. Abbiamo sempre sostenuto, però, che in una fase in cui, giustamente, si
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cerca di garantire il necessario ascolto a tutte le sensibilità delle persone
coinvolte in situazioni eticamente rilevanti, sarebbe bizzarro, per usare un
eufemismo, che al farmacista fosse negato questo diritto. Qualsiasi
discussione, qualsiasi confronto, condotti nel rispetto delle posizioni dei
professionisti e dei diritti del cittadino che al servizio farmaceutico si rivolge,
devono avere cittadinanza nella nostra società. Resta il fatto, però, che la
soluzione deve venire dalla politica, dall’attività del legislatore, e a questo
proposito va segnalata positivamente la presentazione di tre disegni di legge
in materia, uno dei quali firmato dal Senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, ora
assegnati alle commissioni Giustizia e Igiene e Sanità del Senato. Seguiremo
con la dovuta attenzione questa vicenda, che ha interessato anche la stampa
internazionale: è stato con una certa sorpresa che ho visto riportate le
posizioni della Federazione in un quotidiano specializzato francese, Le
Quotidien du Pharmacien.
Ho già accennato al tema delle sentenze della Corte di Giustizia europea,
che nel caso del rinvio pregiudiziale del Tribunale delle Asturie ha ribadito
come il ricorso a un criterio geodemografico per l’apertura di nuove farmacie ,
se applicato senza discriminazioni, non contrasta con i principi del Trattato
europeo.
Va anche segnalata una tappa importante nello svolgimento di un’altra
vicenda e cioè il rinvio pregiudiziale del TAR Lazio in merito alla compatibilità
con la libertà di stabilimento delle norme regionali in materia di orari e turni
delle farmacie. Il 17 dicembre scorso si è svolta la trattazione orale del rinvio
che, come la precedente fase scritta, fa presagire una conclusione
favorevole, visto che la stessa Commissione europea è intervenuta
affermando che la normativa comunitaria “non si oppone ad una legislazione
nazionale che limiti l’orario di apertura giornaliera, settimanale e annuale
delle farmacie, salvo che non sia dimostrato che tale legislazione produce un
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effetto restrittivo attuale e diretto sulla libertà di stabilimento di operatori di
altri Stati membri, ostacolandone o scoraggiandone l’accesso sul mercato
della vendita dei prodotti farmaceutici o riducendo sensibilmente le loro
possibilità di permanenza sul mercato”, ma precisando comunque che spetta
al giudice nazionale accertare se ricorrano tali circostanze.
A questo punto, non è azzardato concludere che in Europa si vada formando
una giurisprudenza favorevole, che si basa su due pilastri. Il primo è che la
legislazione in tema di tutela della salute spetta agli Stati membri, il secondo
è il riconoscimento che una norma può anche limitare la libertà di
stabilimento, o di impresa che dir si voglia, purché in misura proporzionata
alla finalità di tutelare la salute dei cittadini.
Inoltre, in ambito nazionale abbiamo ottenuto un significativo riconoscimento
delle nostre tesi riguardo all’organizzazione del servizio farmaceutico. Come
si ricorderà, infatti, il Governo - a seguito degli interventi dei vertici della
Federazione, che hanno anche incontrato il Ministro competente Raffaele
Fitto - aveva presentato ricorso dinnanzi alla Corte Costituzionale, perché
dichiarasse l’illegittimità costituzionale degli artt. 8, 14 e 17, della legge
regionale della Puglia 19/2008, riguardanti le quote di spettanza del prezzo
dei farmaci, i criteri per l’apertura delle farmacie e la proroga delle funzioni dei
direttori sanitari.
La disposizione regionale fissava, per i comuni fino a 12.500 abitanti, la
proporzione di “una farmacia ogni 3.500 abitanti”, derogando al rapporto
stabilito a livello nazionale dalla legge 475/1968. I giudici hanno confermato
che, in materia di quorum per l’apertura delle farmacie, “la proporzione
prescelta dal legislatore statale è espressiva di un principio fondamentale non
derogabile dal legislatore regionale” e che la ratio della programmazione e
della revisione delle piante organiche delle farmacie, più che evitare la
proliferazione delle stesse risiede nella diversa esigenza di assicurare
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l’ordinata copertura di tutto il territorio nazionale, al fine di agevolare la
maggiore tutela della salute ai cittadini.
Per chiudere il capitolo delle vicende legate alla normativa nazionale e
sovranazionale, c’è la questione della gestione delle farmacie comunali.
Come è noto, il D.L. 135 del 2009 prevedeva, tra l’altro, il passaggio alla
gestione da parte delle società di capitali dei servizi pubblici di rilevanza
economica, come gli acquedotti o le società energetiche municipalizzate.
Applicata alle società di gestione delle farmacie comunali, questa norma
avrebbe significato, ne più né meno, l’ingresso dei capitali nelle farmacie
convenzionate. Nel corso dell’iter di conversione al Senato è stato approvato
un emendamento, a firma dei Senatori D’Ambrosio e Cursi, che ha escluso le
farmacie comunali dall’applicazione delle disciplina prevista per gli altri servizi
pubblici di rilevanza economica. Pertanto, le modalità gestionali delle
farmacie comunali tornano ad essere esclusivamente quelle previste
dall’articolo 9 della Legge 475/1968 (così come modificato dall’articolo 10
della Legge 362/1991). Questo è per noi un traguardo importantissimo: la
Federazione si è sempre battuta in tutte le istanze per conservare e semmai
esaltare il ruolo socio-sanitario delle farmacie, la loro natura di servizio
pubblico.
Infine, la revisione della Farmacopea. All’inizio dell’anno la Federazione
aveva trasmesso all’Istituto Superiore di Sanità alcuni suggerimenti per
modificare e integrare il testo della XII edizione. Questi suggerimenti sono poi
stati integralmente recepiti con il decreto ministeriale del 26 febbraio 2010. In
particolare vanno citate le modificazioni alla Tabella n. 2, “Elenco delle
sostanze e/o prodotti medicinali di cui le farmacie devono essere
obbligatoriamente provviste” che puntavano a un adeguamento alle reali
esigenze dei pazienti in relazione alle nuove acquisizioni della farmacologia
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ed agevolare, al contempo, le farmacie nell’adempimento degli obblighi che
ne discendono.
Nel dettaglio, si tratta della cancellazione dell’obbligo di detenzione del
metadone cloridrato sciroppo e della buprenorfina per uso orale e iniettabile,
nonché l’eliminazione dell’obbligo di detenere l’oxibuprocaina collirio,
sostanza ormai in disuso, e, infine, la sostituzione di tutte le formulazioni
dell’insulina umana, con un’unica formulazione di insulina iniettabile ad
azione rapida. Sono stati fatti salvi gli obblighi di detenzione delle sostanze
utilizzate come antidoti negli avvelenamenti acuti. Un’ulteriore modifica
riguardante la validità delle ricette magistrali che prescrivono farmaci soggetti
a ricetta medica non ripetibile è stata adottata dal Ministero al fine di
uniformarne la disciplina a quella delle ricette per prodotti industriali; pertanto
la validità di tali ricette è stata ridotta da 3 mesi a 30 giorni.
Anche l’agenda della Federazione per i prossimi mesi vede come filo
conduttore la professione. Per cominciare, va condotta con la massima
decisione una battaglia per la tutela dei farmacisti che operano nei corner
farmaceutici della grande distribuzione. Come ha denunciato nella sua
interrogazione al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Senatore
D’Ambrosio Lettieri, a questi colleghi viene attribuito un inquadramento
contrattuale incongruo rispetto alla mansione che svolgono e gravemente
inadeguato, visto che vengono considerati “operai esperti e provetti”. Una
qualifica inaccettabile non soltanto per il titolo di studio dei colleghi, ma anche
per il profilo deontologico che riveste la mansione di responsabile della
vendita di farmaci da automedicazione.
Passiamo a questo punto alla vita dell’Ordine, ricordando innanzitutto che il
10 luglio gli Ordini delle professioni sanitarie compiranno 100 anni, un
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traguardo importante, dal forte valore simbolico che sarà celebrato in una
manifestazione, aperta da una lettura magistrale del professor Giuseppe De
Rita, presidente del Censis.
Vorrei aggiornarvi sull’iter del DDL S1142, che prevede l’istituzione degli
Ordini professionali di infermieri, ostetriche, professioni sanitarie della
riabilitazione, tecnici sanitari di radiologia medica e, infine, delle professioni
tecniche sanitarie e della prevenzione. In questa fase, abbiamo chiesto che al
Governo venga data una delega, all’interno del disegno legge, affinché si
possa provvedere all’ammodernamento anche degli Ordini storici, tra i quali il
nostro, seguendo le linee innovative tracciate nello stesso DDL. L’obiettivo è
evitare che gli Ordini di farmacisti, medici e veterinari restino impacciati da
una normativa datata rispetto alle linee seguite per gli Ordini di nuova
istituzione.
Inoltre, come saprete, anche le professioni sanitarie partecipano al cosiddetto
Tavolo Alfano per rappresentare le loro specificità a proposito di temi generali
come la pubblicità o gli onorari minimi professionali. Va osservato che, per
ora, il Tavolo del Ministro della Giustizia registra una battuta d’arresto.
Un altro tema fondamentale è la formazione universitaria e post laurea dei
farmacisti. C’è un dato di fondo, che ho già affrontato parzialmente: la
necessità per il farmacista di ampliare lo spettro delle sue competenze. E’ un
tema che presenta almeno due aspetti: il primo è l’adeguamento del nucleo
della formazione ai nuovi ruoli richiesti a chi opera nella farmacia ospedaliera
e di comunità: ancora oggi il corso di studi è dominato da insegnamenti come
la chimica farmaceutica che restano fondamentali, ma assumono un peso
minore nella pratica quotidiana, mentre assumeranno un rilievo sempre
maggiore discipline come la farmacologia e l’epidemiologia. Il secondo
aspetto è la nascita di nuove posizioni in tutto il comparto farmaceutico,
dall’industria alla distribuzione, al servizio sanitario. A quest’ultimo aspetto è
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dedicato uno studio condotto dal nostro Osservatorio, che ha scandagliato
l’orizzonte futuro della professione. Questa ricerca vi sarà presentata in
autunno. Qui mi limito a dire che lo scenario prospettato è quello di una sfida,
perché a concorrere per queste posizioni non è soltanto il farmacista, ma
anche altri professionisti: dal medico all’economista sanitario. Dovremo quindi
agire perché sia a livello di curriculum universitario, sia attraverso la
creazione di occasioni formative post-laurea, il farmacista possa competere
adeguatamente per questi spazi. I tempi per un’azione finalizzata a questo
obiettivo sono maturi, se anche la Commissione europea ha finanziato il
progetto Pharmine, che proprio della formazione in farmacia si occupa a
livello europeo.
Nell’immediato, comunque, resta sul tappeto la questione del numero
programmato nel corso di laurea in farmacia. Nella facoltà in cui è stato
adottato si è dimostrato una misura adeguata, che non ha certamente ridotto
le vocazioni, per così dire, ma ha costituito uno sbarramento nei confronti di
chi si rivolgeva a questo corso di laurea magari perché respinto a medicina. Il
valore europeo della laurea in farmacia si deve tutelare anche così. Un ultimo
passaggio lo dedico alla questione delle Linee guida sul tirocinio, la cui
realizzazione è emersa come una necessità nei mesi passati. Le linee guida
sono attualmente in gestazione, ma corre l’obbligo di fare presente che non è
un compito semplice, vista la varietà di situazioni e posizioni emersa nel
frattempo.
Sempre alla professionalità, e all’occupazione, si richiama anche il nostro
impegno perché la presenza del farmacista sia finalmente resa obbligatoria
anche nelle Residenze Sanitarie Assistite (RSA), nelle carceri, nelle case di
cura, nei reparti d’ospedale e dove si preparano medicinali per terapie
avanzate come quelle con cellule staminali. E’ una battaglia che mira anche a
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contrastare il fenomeno dell’abuso della professione che invariabilmente si
compie ogni qual volta, non sono i farmacisti ma altri operatori sanitari ad
occuparsi direttamente della gestione di farmaci particolarmente importanti e
delicati come i radiofarmaci o gli antitumorali. Ed è una battaglia
fondamentale anche per migliorare i livelli di assistenza e diminuire gli errori,
a tutela della salute dei cittadini.
Infine,
come si
dice colloquialmente,
veniamo
a
noi.
L’attività
di
comunicazione della Federazione è proseguita sulla linea tracciata l’anno
scorso, e continua ad aumentare la visibilità delle nostre iniziative, ma anche
quella della Federazione stessa come interlocutore sulle tematiche sanitarie.
Grazie all’attività dell’Ufficio stampa, ma anche grazie alla qualità del nostro
messaggio nei confronti del pubblico come degli interlocutori istituzionali.
Quest’anno si prospetta un importante cambiamento. L’esperienza di
Farmacista33 si chiude, e ringrazio l’editore Edra-Elsevier per il supporto e
l’opportunità che ci ha fornito, e si apre un nuovo capitolo nell’attività di
informazione federale. Nasce un nuovo quotidiano telematico: “Il Farmacista
online”, la cui testata – è importante sottolinearlo - è di proprietà della
Federazione. Il nuovo quotidiano sarà rinnovato nei contenuti e ampliato nella
periodicità, perché vogliamo dare voce anche alle attività degli Ordini, grazie
al sesto numero settimanale. Partner in questa nuova iniziativa sarà Euro
RSCG Life, una grande multinazionale della comunicazione in ambito
medico-farmaceutico, che ha evidentemente ben valutato gli ottimi risultati
conseguiti
dalla
comunicazione
federale
in
termini
di
diffusione,
autorevolezza e visibilità. Grazie a questa partnership, la pubblicazione del
nuovo quotidiano continuerà a non gravare sul bilancio federale e, considerati
il momento economico e la situazione dell’editoria di settore, è un risultato da
tenere nella massima considerazione. Dal 1° luglio, quindi, vi invito a leggere
con la stessa assiduità dimostrata con Farmacista33, Il Farmacista Online
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che sarà - ne sono certo - il vostro nuovo quotidiano. E a questo proposito vi
invito a collaborare al successo delle nostre iniziative editoriali, raccogliendo
tutti gli indirizzi e-mail degli iscritti e trasmettendoli alla Federazione.
E’ proseguita instancabile anche l’attività degli Uffici Federali, per la quale il
ringraziamento di noi tutti va al direttore generale Antonio Mastroianni e ai
funzionari che hanno davvero lavorato al massimo delle possibilità. In
particolare darò qui conto di un progetto molto importante: l’Intranet federale.
I primi sei mesi del 2010 hanno visto la prosecuzione della sperimentazione
della rete Intranet tra la Federazione e gli Ordini deliberata dal Consiglio
Nazionale il 22 marzo 2007. Già nel 2009 alcuni Ordini, scelti dal Comitato
Centrale in ragione del numero degli iscritti e della rappresentanza
geografica, hanno potuto testare i software di protocollo e di gestione
documentale del sistema Urbi della Società Pa Digitale che, nel corso del
2010, sono stati integrati con il programma di gestione degli iscritti
OrdinePnet della Studiofarma divenendo così un'unica applicazione web. Un
ambizioso progetto che entro fine anno verrà esteso a tutti gli Ordini e che
consentirà, tramite una connessione internet a banda larga, di disporre di
tutte
le
funzionalità
necessarie
allo
svolgimento
delle
attività
di
amministrazione con la garanzia della sicurezza e della riservatezza dei dati
cui si accederà tramite password personalizzata secondo le regole stabilite
dal Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione (Digit
Pa). La rete Intranet consentirà, unitamente alle caselle di posta elettronica
certificate che la Federazione ha consegnato a ciascun Ordine, di avviare il
processo relativo all’eliminazione della posta cartacea e raccomandata e alla
dematerializzazione dei documenti attraverso la gestione elettronica degli
archivi documentali. Infine, sono state messe le basi per impostare percorsi
informatici integrati per la trasmissione delle anagrafiche ai fini istituzionali.
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In conclusione, se sono riuscito a trasmettere adeguatamente la mia visione
di questo momento non facile, non vi sorprenderò dicendo che non vedrete
una Federazione in difesa, ma all’attacco. Da questa crisi si esce facendo un
passo avanti, non mezzo passo indietro sperando di conservare almeno un
po’ di terreno. Dobbiamo spostare in avanti il confine che delimita la nostra
attività. Saremo sempre farmacisti, ma lo saremo in molti modi diversi:
saremo più specializzati che in passato, lavoreremo nella farmacie di
comunità con strumenti diversi, saremo negli Ospedali con responsabilità
dirette verso il paziente, opereremo nell’industria magari in ruoli inediti come il
rapporto con la comunità scientifica. Ma ci riconosceremo sempre in una sola
professione, in un Ordine e in una Federazione che saranno sempre accanto
a tutti i colleghi, per comprendere le loro aspirazioni e i loro bisogni e per
difenderli, sempre.
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