Farmacia dei servizi. Gli italiani a scuola di

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Farmacia dei servizi. Gli italiani a scuola di
quotidianosanità.it
Farmacia dei servizi. Gli italiani a scuola di "francese"
E sì, perché in Francia la farmacia dei servizi esiste già da due anni.
Un'esperienza passata al microscopio dal Laboratorio Farmacia di Pisa per
capire verso quali scenari potrebbe evolvere la farmacia italiana alla luce
dei decreti appena emanati dal ministro Fazio, che aprono questi esercizi a
molte prestazioni extrafarmaceutiche.
21 OTT - Francia e Italia, due paesi vicini, due destini simili, almeno in farmacia. Lo suggerisce la giornata di
studio organizzata dal benemerito Laboratorio Farmacia di Pisa, diretto da Franco Falorni, che , il 4 ottobre,
ha visto la partecipazione del presidente dell’Ordine dei Farmacisti Titolari della Borgogna, Alain Delgutte, e
del presidente del Collectif National des Groupements de Pharmaciens d’Officine (CNGPO), Pascal Louis.
Un incontro che parte da lontano, cioè dai contatti che una giovane farmacista pisana, Nadia Campilongo,
prese per la redazione della sua tesi di laurea, dedicata appunto al sistema francese, e che ha riscosso un
lusinghiero successo di pubblico.
Alcune avvertenze necessarie
La situazione dei due paesi è simile, ma non identica. Se in Italia l’Ordine non fa differenza tra collaboratori
e titolari, tra farmacisti dell’industria e dell’ospedale, in Francia prevede sette sezioni, che corrispondono a
ruoli professionali (titolari, collaboratori, ospedalieri eccetera), a specializzazioni (il farmacista biologo) o a
situazioni per così dire geografiche (i farmacisti che esercitano nei Dipartimenti d’Oltremare).
Quanto ai Groupement, possono essere paragonati a società di servizi che, senza entrare nella proprietà
delle singole farmacie, offrono una gamma vastissima di servizi agli aderenti, dall’acquisto centralizzato alla
consulenza gestionale. Il CNGPO riunisce i 15 Groupement posseduti e gestiti da farmacisti (15 su 40) per
un totale di 11000 farmacie aderenti in tutto il territorio nazionale.
Diverso anche l’assetto sindacale: esistono tre organizzazioni dei titolari di farmacia di comunità, che
rappresentano 11.000 farmacie su un totale di 22.500. Le somiglianze? La titolarità è riservata al farmacista,
il sistema prevede una pianta organica (quorum di 2500 abitanti), la retribuzione della dispensazione è
grossomodo sovrapponibile a quella italiana: un margine regressivo sul prezzo di vendita, ma con la
differenza di un forfait a confezione (oggi di 53 centesimi).
Prospettive comuni
Il gioco delle differenze potrebbe continuare, ma l’interesse dell’incontro pisano stava altrove, e cioè nelle
prospettive future. Perché la Francia, la sua legge sulla farmacia dei servizi l’ha avuta prima dell’Italia e oggi
comincia a essere applicata. La denominazione corretta è Loi HPST, che significa “Legge Ospedale,
paziente, salute territorio” e risale al 2008. Nelle motivazioni, dunque, è analoga a quella italiana, in quanto
parte anch’essa dalla necessità di trasferire sul territorio buona parte dell’assistenza ai cronici, cercando di
riservare l’accesso all’ospedale agli eventi acuti. Tra le previsioni di questa legge, per esempio, c’è la
cosiddetta Permanence des Soins, cioè la continuità assistenziale, che prevede compensi aggiuntivi per
medici generalisti, ospedali e farmacie per le prestazioni rese fuori dall’orario di apertura canonico. Ma
soprattutto, per la farmacia, vi sono le prestazioni aggiuntive: cure di primo intervento (automedicazione);
cooperazione tra professionisti sanitari (farmacisti, medici, infermieri, fisioterapisti…), l’educazione
terapeutica, il ruolo di farmacista referente nelle residenze protette, il ruolo di corrispondente in una équipe di
cura (in sostanza il gruppo che provvede all’assistenza domiciliare integrata); l’opera di orientamento e le
prestazioni volte a migliorare o conservare lo stato di salute del paziente.
Progetti su base regionale
Intanto va notato che la cooperazione con gli altri professionisti ha una valenza più ampia che in Italia, in
quanto è ben possibile per i professionisti di una certa area (medici, farmacisti, infermieri) che afferiscono a
una certa area proporre all’Agenzia sanitaria regionale un progetto di cooperazione volto a rispondere a un
bisogno di salute locale e, se questa lo approva, far partire le prestazioni (facciamo il caso di un comune in
cui vi sia una particolare incidenza di soggetti diabetici e nessun centro di riferimento per provvedere al
monitoraggio). Al di là di questo aspetto, che deve essere ancora implementato, altri sono già in dirittura
d’arrivo: per esempio l’educazione terapeutica del paziente (ETP), che non è una campagna di
informazione-prevenzione, ma è un’azione “mirata a rendere il paziente più autonomo e ad agevolare
l’aderenza alla terapia prescritta, per migliorare la sua qualità di vita”. Obiettivo dell’ETP sono innanzitutto le
malattie croniche e le malattie rare, le indicazioni metodologiche sono fornite dall’equivalente francese
dell’ISS, l’approvazione spetta invece alle Agenzie sanitarie regionali, e la realizzazione a un’èquipe
multidisciplinare che comprenda almeno un medico.
Meglio non da soli
L’esempio dell’ETP è ottimo per illustrare su quali linee si stiano muovendo i farmacisti francesi che, per
cominciare, hanno ben chiaro che non si può procedere in ordine sparso, tanto che il principale attore sulla
piazza è proprio il CNGPO. “Dal nostro punto di vista” ha detto a Pisa Pascal Louis “Per vedersi approvare
un progetto si deve provvedere alla formazione degli operatori, alla stesura di un protocollo da parte di un
comitato di esperti , un sistema di valutazione, l’individuazione della remunerazione per il farmacista”. E si
tratta di aspetti che richiedono una massa critica perché possano essere affrontati adeguatamente, dal punto
di vista tecnico ma anche economico. Non a caso lo stesso Consiglio ha organizzato un sistema di
certificazione ISO 90001 rivolto alle farmacie che rispetta le procedure del Comitato Francese
d’accreditamento (COFRAC); a oggi il Pharma Sistème Qualité ha arruolato 400 farmacie, che otterranno la
certificazione a gennaio 2011 e la pagheranno 1700 euro ciascuna, in tre anni, a fronte di un prezzo di
mercato, per la certificazione individuale, di 12000 euro l’anno.
Più soggetti disposti a pagare
E’ chiaro che il finanziamento di queste prestazioni è fondamentale dalle due parti delle Alpi e il CNGPO si è
fatto carico di individuare al tre fonti oltre all’Assicurazione malattia obbligatoria. Si deve tenere presente che
la Francia partiva da un sistema con tre grandi casse malattia poi unificato, e quindi ha un sistema di
finanziamento differente dalla fiscalità generale, inoltre per decenni vigeva l’assistenza indiretta e, infine, il
medico di famiglia come si intende qui, scelto semel pro semper salvo revoca, è fatto recente. Preambolo
lungo per spiegare come mai in Francia le assicurazioni complementari abbiano un mercato ben diverso e
perché siano divenute un interlocutore dei farmacisti su un aspetto fondamentale: il consiglio e la
dispensazione dell’OTC. Allianz, uno dei maggiori gruppi assicurativi che operano nel settore, ha stipulato
una convenzione in base alla quale il paziente, se vuole vedersi rimborsati i medicinali da banco, deve
rapportarsi al farmacista per un “consiglio” strutturato che illustra le caratteristiche del disturbo, quelle del
farmaco, le regole per il suo uso corretto e altro ancora. Il farmacista è a sua volta retribuito (poco meno di 6
euro anno per assicurato con un limite di 4 consigli l’anno) dalla Compagnia, visto che opera per evitare
abusi e acquisti voluttuari. A questa iniziativa partecipano a oggi un milione di cittadini e 3200 farmacie.
Collaborare non è difficile
All’ascoltatore italiano viene però spontanea una domanda: qual è il rapporto con i medici? “Ottimo” dice
Pascal Louis “Anche perché sono stati chiariti fin da subito alcuni confini. Per esempio, la campagna di
screening del rischio cardiovascolare che abbiamo messo a punto si rivolge soltanto a pazienti che non sono
mai stati diagnosticati in precedenza e, a maggior ragione, non sono già”. Alain Delgutte dà anche un’altra
spiegazione: “In Francia c’è da sempre stata una forte collaborazione, agevolata anche dal fatto che il primo
anno di corso di laurea è comune a medici, farmacisti, odontoiatri e ostetriche, ed è previsto un anno di
internato in ospedale, due circostanze che favoriscono indubbiamente i rapporti, e lo scambio di esperienze,
tra le professioni”. E a proposito di scambi, Laboratorio Farmacia ha già proposto di istituire incontri periodici
con i farmacisti degli altri paesi europei. Un’iniziativa che non può che essere utile.
Maurizio Imperiali
21 ottobre 2010