Rassegna stampa - giovedì 26 marzo 2015

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Rassegna stampa - giovedì 26 marzo 2015
Rassegna del 26/03/2015
ANAS
26/03/15
Ansa
1 Ansa/Anas: Ciucci, Cda ha poteri pieni, presto Assemblea nomine
Mio mandato a disposizine azionista. Noi fuori da inchiesta
8 Ciucci (nel mirino) respinge gli addebiti: l’Anas funziona bene
9 Anas, il Cda ha pieni poteri Imminente l'assemblea
16 «Il mio incarico a disposizione dell’azionista governo»
26/03/15
26/03/15
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Avvenire
Gazzetta del Sud
Messaggero
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Adige
Piccolo
7 A22, utile migliore delle previsioni
14 La scommessa di Friulia sulla holding autostradale - Friulia
accelera sulla holding autostradale
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Avvenire
Corriere della Sera
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Sole 24 Ore
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26/03/15
Mf
49 Intervista ad Alfonso Martinez - Rapporto flotte aziendali - C'è
meno interesse per la proprietà
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Piovan Enrica
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F.Ter.
Urizio Roberto
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Mira Antonio_Maria
Marro Enrico
Leone Luisa
R.Fi.
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WEB ANAS
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Appalti: Ciucci; nulla da nascondere, Anas fuori da indagine
L’uomo solo al comando si difende, spiega e contrattacca
Ciucci: “Anas è pulita e Perotti lo denuncio”
Appalti: Ciucci; nulla da nascondere, Anas fuori da indagine MilanoFinanza.it
1 Corruzione: Ciucci, nulla da nascondere, Anas pulita
AUTOSTRADE
INFRASTRUTTURE
Prevenzione zero Ecco l’Italia che frana
La Lente - Ntv, Cattaneo più vicino all'accordo con le banche
Cantieri, scoppia il caso garanzie
Ntv, in arrivo l’accordo sul debito con le banche
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Diffusione: n.d.
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Diffusione 01/2015: 108.897
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Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati
26-MAR-2015
Dir. Resp.: Marco Tarquinio
da pag. 8
art
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2
Tiratura
01/2015: 41.264
Diffusione 01/2015: 28.111
Lettori
III 2014: 423.000
Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati
26-MAR-2015
Dir. Resp.: Lino Morgante
da pag. 9
art
ANAS
3
Tiratura
01/2015: 180.969
Diffusione 01/2015: 130.348
Lettori
III 2014: 1.205.000
Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati
26-MAR-2015
Dir. Resp.: Virman Cusenza
da pag. 16
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ECONOMIA
Appalti: Ciucci; nulla da nascondere,
Anas fuori da indagine
15:57 ROMA (MF-DJ)--"Non ho nulla da nascondere e posso rispondere a
qualunque obiezione mi venga mossa. Le mail di denuncia da parte di dipendenti
sono facili da spiegare: in otto anni ho preso molte decisioni che non hanno
soddisfatto tutti. Qualcuno si sara' sentito non adeguatamente valutato. Cova del
risentimento e, sapendo che presto saro' fuori dai giochi, si sta togliendo qualche
sassolino. E poi queste insinuazioni, stranamente, non riguardano solo me ma
quasi tutti i dirigenti di primo livello". Lo afferma il presidente dell'Anas, Pietro
Ciucci, in un'intervista pubblicata sul sito lultimaribattuta.it, rispondendo alle
indiscrezioni su un presunto coinvolgimento dell'Anas nella vicenda degli appalti
per le grandi opere. "Checche' se ne dica - prosegue Ciucci - Anas non e'
immischiata nell'indagine, ne' in questa ne' in tutti gli ultimi accadimenti negativi
e parlo di Expo, Mose, la cricca romana, Balducci & Company. Ci sono mie
intercettazioni con qualcuno? Incalza era anche un mio corrispondente e, a parte il
fatto che la sua figura io aspetto di vederla alla fine delle indagini, perche' non e'
uscito nulla a riguardo? Perche' non c'e' niente. Nessuna intercettazione nemmeno
con Perotti, che secondo loro in Anas era 'di casa'". "Sono in Anas da quasi nove
anni - spiega infine Ciucci - Non un record, ma sono d'accordo che sia l'ora di una
turnazione. Si e' aperta la fase della successione. E siccome il prossimo anno
scadra' il mio incarico e io non potro' essere un candidato in base alla normativa
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vigente e' partita la 'campagna elettorale'. Chi e' interessato si posiziona e cerca di
evitare che qualcun altro si avvantaggi". rov (fine) MF-DJ NEWS 2515:56 mar 2015
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25/03/2015 8 ore fa - Giusi Brega
In questi giorni su Anas e sul suo presidente
Pietro Ciucci si sta dicendo (e scrivendo) di
tutto. C’è bisogno di fare chiarezza:
l’inchiesta “grandi opere”, il caso di Stefano
Perotti, la Salerno-Reggio Calabria e il suo
“autolicenziamento” da direttore generale
con doppia buonuscita. È arrivato il
momento di comunicare. E lui lo fa con noi in
una lunga intervista.
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L’uomo solo al comando si difende, spiega e
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Giusi Brega
Il presidente dell’Anas Pietro Ciucci è una persona
schiva, riservata. Non ama rilasciare interviste e far
parlare di sé a meno che non si tratti di questioni
strettamente connesse alle attività di Anas. «Di
interviste io ne ho sempre fatte pochissime. E le
Pietro Ciucci, presidente Anas
poche che ho fatto sono sempre state legate a
situazioni concrete: il completamento di un lavoro,
l’avvio di un altro. Fatti. Le interviste autocelebrative le lascio a qualche altro manager».
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Anas generalmente comunica attraverso i comunicati stampa, il sito internet («Nella sezione “Trasparenza” c’è scritto
tutto, alla luce del sole. Non abbiamo nulla da nascondere»), qualche nota di precisazione e molte richieste di rettifica.
Ma con il crollo del viadotto in Sicilia, le dimissioni per “motivi personali” del consigliere d’amministrazione Cannata
(ancora non sostituita), l’inchiesta sulle grandi opere con l’arresto di Stefano Perotti, direttore dei lavori proprio sul
tratto della Salerno-Reggio Calabria dove ha ceduto la campata e un operaio è morto («Quando me lo hanno detto non
ci potevo credere»), per non parlare del clamore suscitato dalla notizia che, nel licenziarsi da direttore generale,
avesse fatto un conteggio “furbetto” per farsi riconoscere una doppia buonuscita, le questioni alle quali rispondere una
volta per tutte erano diventate decisamente troppe. E una nota stampa non sarebbe stata sufficiente.
Per questo motivo lo schivo e riservato Pietro Ciucci ha rotto gli indugi e con una telefonata al direttore Guido
Paglia si è accordato per un colloquio di persona. Un’intervista di oltre due ore in cui non si è tirato indietro nemmeno di
fronte alle domande più antipatiche e allusive.
Ha risposto punto per punto, sincerandosi di essersi spiegato bene, di aver chiarito ogni cosa. Una chiacchierata, per
certi aspetti, “liberatoria”. Un fiume di parole che, per ovvi motivi di spazio, abbiamo dovuto limitare di almeno un
quinto della sua portata.
Inutile negare che pensare di trovarsi al cospetto di uno degli uomini più potenti
d’Italia abbia suscitato una certa inquietudine. D’altra parte sull’Ultima Ribattuta non
gliene abbiamo fatta passare liscia nemmeno una e, francamente, il timore di una
sonora strigliata era concreto.
Ma la prima cosa che ha detto quando si è seduto è stata: «Perché tutta questa
attenzione esasperata nei miei confronti?»
I toni per pronunciare questa frase avrebbero potuto essere molteplici: adirati,
stizziti, indignati. E invece l’unica emozione che tradiva era il rammarico di un
uomo che non ama far parlare di sé nel bene, figuriamoci nel male. Soprattutto
quando il male è frutto di fraintendimenti.
Come nel caso dello “scandalo” suscitato dalla notizia che, nel dare le dimissioni da direttore generale, avesse fatto
conteggiare una doppia buonuscita, tenendo conto sia del “mancato preavviso” sia della “risoluzione consensuale”.
«Questa buffonata mi ha creato un danno vero. E in questo c’è molta cattiveria, perché si è voluto dipingere una
persona che non c’è».
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Ciucci non si capacita. Perché tanto interesse a colpirlo, nonostante avesse provveduto a spiegare al giornalista del
Fatto Quotidiano com’erano andate le cose prima della pubblicazione dell’articolo? La storia di Pietro Ciucci che
licenzia Pietro Ciucci, oltre a fare il giro del web, è stata ripresa anche dal comico Maurizio Crozza che ci ha
costruito sopra uno sketch in cui l’ha definito «il bipolare più ricco d’Italia». Il comico, ricevuta la smentita di Anas, ha
rimosso tutto dal sito. «Ma ormai il danno è fatto».
Già, anche perché nonostante la smentita ci sono ancora delle testate che continuano a reiterare il fraintendimento
(vedi Repubblica di lunedì). All’Ultima Ribattuta interessa fare informazione, non alimentare il gossip gratuito. Per
questo siamo contenti che Pietro Ciucci abbia scelto la nostra testata per chiarire, si spera una volta per tutte, quanto
gli viene contestato.
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25/03/2015 8 ore fa - Giusi Brega
«Non ho nulla da nascondere». Pietro
Ciucci, in una lunghissima intervista, parla
del suo “autolicenziamento” da dg, dei
rapporti con il progettista in carcere e delle
realtà distorte sul Fatto Quotidiano. Infine
l’impegno «nel 2016 sarò fuori dall’Anas»
In queste settimane il nome di Pietro Ciucci e quello di
Anas sono stati tirati in ballo svariate volte dai giornali.
Il viadotto crollato in Sicilia, l’inchiesta sulle grandi
opere, l’arresto di Stefano Perotti, direttore dei lavori su
un tratto della Salerno-Reggio Calabria dove è morto
Pietro Ciucci, presidente Anas
un operaio. Per non parlare del clamore suscitato dalla
notizia, pubblicata dal Fatto Quotidiano e rilanciata dal
nostro portale, che Ciucci nel licenziarsi da direttore generale avesse fatto un conto furbetto per vedersi riconoscere
una doppia buonuscita.
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Giusi Brega
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Presidente Ciucci, come sono andate realmente le cose sul suo “autolicenziamento”?
«Sono stato assunto in Anas nel dicembre 2006 con un contratto a tempo indeterminato che prevedeva che, al
momento della sua risoluzione, mi fossero corrisposte due annualità. È una consuetudine nei contratti dei dirigenti. Per
esempio, l’accordo per la risoluzione del rapporto di lavoro dell’ex Ad di Poste, Sarmi, prevede a titolo di incentivo
all’esodo un importo lordo pari a 4 annualità e a titolo di indennità per il mancato rinnovo un importo lordo pari a
un’annualità. Ma come si calcolano? Per fare le cose fatte bene, maledizione a quando lo abbiamo fatto, abbiamo
specificato che queste due annualità sarebbero state quantificate con i criteri previsti dagli artt. 22 e 23 (che
disciplinano la risoluzione del rapporto di lavoro e il preavviso), ma solo ai fini del calcolo. Si doveva tener conto della
parte variabile e dell’anzianità. E seguire quei due articoli sembrava un modo per rendere questo meccanismo ancor
più trasparente. Parliamoci chiaro: non sono un cretino. “Mancato preavviso” e “risoluzione consensuale” sono un
ossimoro. Quando il Mef mi comunicò che mi avrebbe confermato come presidente ma che, in base alla legge n. 39
sulle incompatibilità, avrei dovuto risolvere il rapporto di lavoro a tempo indeterminato io ho presentato la richiesta di
risoluzione anticipata del rapporto. E, conseguentemente, mi sono state liquidate le due annualità».
Ma il Fatto Quotidiano ha chiesto un confronto all’Anas prima di scrivere l’articolo incriminato? «In una lettera al Mef ho fornito tutti gli elementi di risposta al ministero in proposito. La stessa documentazione è
andata alla Corte dei Conti. E l’ho spiegata così anche al Fatto Quotidiano dicendo che quelle diciture erano lì solo al
fine del calcolo. Ma si sono divertiti a scrivere quella sceneggiatura. Se questo è giornalismo…»
25/03/2015 20 minuti fa
Celiachia: pillole e vaccini
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25/03/2015 8 ore fa
Ciucci: “Anas è pulita e Perotti lo
denuncio”
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L’uomo solo al comando si
difende, spiega e contrattacca
Per la sua buonuscita si parla di oltre 1 milione e 800 mila euro.
«Che devo dire? Mi devo vergognare? È una cifra ragguardevole, anche se si parla di lordo. È chiaro che se la si
paragona alla buonuscita di un impiegato è un confronto perso. Ho lavorato per 45 anni consecutivi, sempre in ruoli di
un certo tipo. E sin dal mio arrivo in Anas il mio compenso non è mai aumentato. Quando lo abbiamo fissato, nel 2006,
l’importo era inferiore rispetto a quanto percepivo precedentemente. All’epoca era appena stato introdotto il tetto ai
compensi e l’amico Romano Prodi mi chiese di applicarlo. Avrei potuto non farlo, per due motivi: uno perché quel tetto
riguardava il compenso degli amministratori e il mio era un compenso da direttore generale; due perché sarebbe
entrato in vigore dal primo gennaio 2007 e io avevo firmato il contratto nel 2006. Ma accettai comunque di farlo».
E nel settembre 2013 è andato in pensione.
«Sì, risolvendo il rapporto di lavoro ho deciso di richiedere il trattamento pensionistico. D’altra parte avevo 44 anni di
contributi».
Ma è rimasto presidente. Eppure il “decreto Madia” preclude ai pensionati incarichi dirigenziali nelle società
pubbliche.
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uno stato impotente
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Market del bebè con listino
prezzi. Ecco la maternità
surrogata
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«Sono andato in pensione, e mi fa anche un po’ effetto dirlo, nel settembre 2013. La legge Madia è entrata in vigore nel
2014 e prevede che non si possano più dare incarichi ai pensionati. Sinceramente è una cosa che non condivido,
perché l’esperienza è preziosa. Ma la legge è legge. Per questo motivo, ad aprile del prossimo anno, il mio incarico non
potrà più essere rinnovato».
Ma se lei l’anno prossimo sarà fuori dai giochi, perché tutto questo accanimento nei suoi confronti?
«Sono in Anas da quasi nove anni. Non un record, ma sono d’accordo che sia l’ora di una turnazione. Si è aperta la
fase della successione. E siccome il prossimo anno scadrà il mio incarico e io non potrò essere un candidato in base
alla normativa vigente è partita la “campagna elettorale”. Chi è interessato si posiziona e cerca di evitare che qualcun
altro si avvantaggi».
Le mail anonime di denuncia, gli articoli in cui si insinua che Anas sia in qualche modo coinvolta nell’inchiesta
di corruzione di questi giorni, le critiche aperte a certi suoi privilegi. Una congiura?
«Non ho nulla da nascondere e posso rispondere a qualunque obiezione mi venga mossa. Le mail di denuncia da parte
di dipendenti sono facili da spiegare: in otto anni ho preso molte decisioni che non hanno soddisfatto tutti. Qualcuno si
sarà sentito non adeguatamente valutato. Cova del risentimento e, sapendo che presto sarò fuori dai giochi, si sta
togliendo qualche sassolino. E poi queste insinuazioni, stranamente, non riguardano solo me ma quasi tutti i dirigenti di
primo livello».
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Qualcuno che si voglia candidare a ricoprire eventuali posizioni vacanti?
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«Presumo che qualcuno stia scegliendo la cordata che pensa sarà quella vincente da qui a un anno e cerchi di
screditare, per fare un esempio, l’attuale condirettore generale che potrebbe candidarsi come direttore generale. È una
scena che si ripete quasi ad ogni rinnovo delle cariche».
Citando sempre Il Fatto, lei viene definito il “monarca” che ha sistemato 160 anziani, suoi amici, in Anas.
Anche questa è una balla?
«Altra sciocchezza. I fatti risalgono a un anno fa. Il Fatto Quotidiano ha confuso – non so se in modo ingenuo o
prevenuto – il numero degli incarichi co.co.co. e co.co.pro, che effettivamente erano circa 160, con la questione dei
pensionati in azienda che, in realtà, all’epoca erano solo sei. Attualmente sono quattro. I nomi e il curriculum di tutti
sono sul sito. Quando sono stati conferiti quegli incarichi era ancora possibile avvalersi della consulenza di persone
che potevano dare ancora tanto all’azienda in termini di competenza, anche se avevano raggiunto l’età pensionabile. A
65 anni mica sei da rottamare. Si poteva fare e lo abbiamo fatto».
C’è qualcuno che tutte le mattine la vede uscire di casa con l’auto blu e si chiede che diritto ha per farlo.
«È previsto che abbia l’accompagno. L’auto blu non è una Maserati o un Mercedes,
ma una Ford Mondeo, 1600 di cilindrata, scelta in base alle regole della spending
review. È dotata di girofaro lampeggiante e paletta, perché in quanto presidente di
Anas io sono un dirigente della Polizia stradale. Teoricamente posso fermare le
persone e fare contravvenzioni. In otto anni credo di aver usato il girofaro tre volte e
sempre per motivi concreti. L’auto mi viene a prendere tutte le mattine alle 8, a volte
anche prima, e mi riporta a casa alle 9 di sera. Cinque giorni a settimana. La uso
esclusivamente per andare a lavorare. Hanno mai visto la mia auto fuori da un
ristorante o da un cinema? Hanno mai riscontrato spese strane o utilizzi impropri
della carta di credito aziendale? No, perché non faccio queste cose».
Lei è molto schivo. Non rilascia interviste, si esprime attraverso comunicati
stampa, molto tecnici. Asettici. Non pensa che questo suo atteggiamento abbia contribuito a farla dipingere
come un dittatore, un “orco cattivo”?
«Molti mi attribuiscono un cattivo carattere, ma in questo Paese spesso quando uno ha un carattere ha un cattivo
carattere. Ma mi rassegno: non posso pensare di cambiare a 65 anni. L’accusa di essere un dittatore, invece, non
riesco a capirla».
Forse il fatto di avere un Cda composto da due persone non aiuta.
«Il Cda a due è una fase che non dipende da me».
Maria Cannata, consigliere d’amministrazione dell’Anas su nomina dell’azionista pubblico, si è dimessa per
“motivi personali”. Secondo lei perché il Mef ci sta mettendo così tanto a sostituirla?
«Ho avuto la rassicurazione che la nomina del sostituto sarebbe stata rapida. Ma non è la prima nomina che impiega
un po’ più di tempo del dovuto. Detto questo, avere un Cda “a tre” è una decisione presa a suo tempo in termini di
spending review. Anche se i compensi dei consiglieri sono modesti e ridurne il numero non è che faccia risparmiare poi
così tanto. Il nostro Cda è un po’ “ridotto”, ma funziona perfettamente e si riunisce almeno una volta al mese. Cosa che
non tutte le società fanno. Le sembro ancora “dittatoriale”?».
Sì, ma nel Cda adesso siete solo in due.
«È vero. Ma c’è una cosa che fa molta differenza rispetto alle altre società, ed è la presenza del magistrato della Corte
dei Conti che partecipa ai nostri consigli e che dà una sorta di “bollo di qualità”. Oltre, ovviamente, alla presenza del
collegio sindacale».
Lei in Anas è presidente e amministratore delegato.
«Il mio ruolo è quello di presidente con funzione di amministratore. Che è diverso. Dal 2002, da quando è stata
trasformata in SpA, Anas ha avuto un presidente con poteri operativi. Nel 2006, c’era un direttore generale nominato,
l’ingegner Claudio Artusi, e c’era una chiara crisi nella governance: Artusi nelle interviste si dichiarava insoddisfatto,
sottolineando come i suoi poteri fossero sovrapposti a quelli del presidente. Quando sono arrivato io lui era
dimissionario. Così quando mi fu chiesto di presentare la mia proposta di revisione dell’organizzazione in termini di
miglioramento dell’efficienza, chiesi di assumere io stesso il ruolo di direttore generale: visto che il direttore generale
aveva gli stessi poteri del presidente non era necessario nominare una persona distinta con quel ruolo. Questa
proposta ricevette l’approvazione del Consiglio e il plauso del magistrato della Corte dei Conti».
Cumulo di cariche significa cumulo di compensi?
«No. Ho sempre avuto un solo compenso, sebbene fossi presidente di Anas con funzioni di amministratore e direttore
generale. Dal 2006 al 2013 sono stato Ad della società “Stretto di Messina”, ma ho riversato tutti i compensi. Sono
stato due volte commissario sempre per “Stretto di Messina”, sono attualmente commissario delegato in Sardegna,
ma senza corrispettivo. Zero compensi anche come presidente di “Anas International”».
Anas ha una struttura articolata. È complicato anche controllare gli appalti ed eventuali infiltrazioni
malavitose nei subappalti? Stefano Perotti, arrestato per corruzione, era direttore dei lavori in uno dei suoi
cantieri sulla Salerno-Reggio Calabria, quello dove è morto un operaio. Eppure pare che nessuno lo abbia
mai visto sul posto di lavoro. Come è possibile?
«Anche questo l’ha scritto il Fatto Quotidiano, ma non è vero. Posso assicurare che Perotti andava in cantiere. Magari
non cinque giorni a settimana, ma ci andava. E va detto anche che il direttore lavori non è solo: c’è una squadra di venti
persone che presidia le attività».
Ma il nome di Anas e di qualche dirigente è saltato fuori, almeno stando ai giornali.
«I riferimenti fatti sono indiretti. Checché se ne dica Anas non è immischiata nell’indagine, né in questa né in tutti gli
ultimi accadimenti negativi e parlo di Expo, Mose, la cricca romana, Balducci & Company. Ci sono mie intercettazioni
con qualcuno? Incalza era anche un mio corrispondente e, a parte il fatto che la sua figura io aspetto di vederla alla fine
delle indagini, perché non è uscito nulla a riguardo? Perché non c’è niente. Nessuna intercettazione nemmeno con
Perotti, che secondo loro in Anas era “di casa”».
E l’accusa di aver dato a Perotti un incarico in Libia?
«Falso anche questo. Non c’è nessun incarico né di Anas né di Anas International a Perotti per la Libia. Qualcuno ha
scritto anche che c’erano i bandi di gara di Anas che avrebbero incorporato delle richieste di Perotti. Falso. Il che non
esclude che Perotti possa aver tentato questa strada o aver detto queste cose al telefono. E se queste cose sono
nell’ordinanza del Gip a me non importa nulla. Se sono informazioni diffamatorie io Perotti lo denuncio».
Perché tutta questa attenzione nei suoi confronti sulla stampa?
«Non lo so. Forse c’è qualcuno che accarezza i giornalisti con un po’ più di attenzione rispetto a me che pare abbia un
cattivo carattere e soprattutto zero budget per certe attività».
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Appalti: Ciucci; nulla da nascondere, Anas fuori da indagine
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ROMA (MF-DJ)--"Non ho nulla da nascondere e posso rispondere a qualunque
obiezione mi venga mossa. Le mail di denuncia da parte di dipendenti sono
facili da spiegare: in otto anni ho preso molte decisioni che non hanno
soddisfatto tutti. Qualcuno si sara' sentito non adeguatamente valutato.
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Cova del risentimento e, sapendo che presto saro' fuori dai giochi, si sta
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togliendo qualche sassolino. E poi queste insinuazioni, stranamente, non
riguardano solo me ma quasi tutti i dirigenti di primo livello".
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Lo afferma il presidente dell'Anas, Pietro Ciucci, in un'intervista
pubblicata sul sito lultimaribattuta.it, rispondendo alle indiscrezioni su
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della successione. E siccome il prossimo anno scadra' il mio incarico e io
25/03/2015
non potro' essere un candidato in base alla normativa vigente e' partita
la 'campagna elettorale'. Chi e' interessato si posiziona e cerca di
evitare che qualcun altro si avvantaggi".
rov
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Corruzione: Ciucci, nulla da
nascondere, Anas pulita
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| Pubblicato il 25 marzo 2015|
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Ora 15:08
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Roma, 25 mar. (AdnKronos) - "Non ho
nulla da nascondere e posso rispondere
a qualunque obiezione mi venga mossa".
Ad a ermarlo il presidente dell'Anas,
Pietro Ciucci, che, in un'intervista al
quotidiano on line 'L'ultima ribattuta',
risponde alle insinuazioni relative a un
possibile coinvolgimento dell'Anas
nell'inchiesta sulla corruzione, contenute
in mail anonime di denuncia e in alcuni
articoli. "Le mail di denuncia - spiega
Ciucci - da parte di dipendenti sono facili
da spiegare: in otto anni ho preso molte
decisioni che non hanno soddisfatto tutti. Qualcuno si sarà sentito non adeguatamente
valutato. Cova del risentimento e, sapendo che presto sarò fuori dai giochi - dice
riferendosi alla scadenza dell'incarico nel 2016- si sta togliendo qualche sassolino. E poi
queste insinuazioni, stranamente, non riguardano solo me ma quasi tutti i dirigenti di
primo livello»."Checché se ne dica Anas - sottolinea Ciucci - non è immischiata
nell’indagine, né in questa né in tutti gli ultimi accadimenti negativi e parlo di Expo,
Mose, la cricca romana, Balducci & Company. Ci sono mie intercettazioni con qualcuno?
Incalza era anche un mio corrispondente e, a parte il fatto che la sua gura io aspetto
di vederla alla ne delle indagini, perché non è uscito nulla a riguardo? Perché non c’è
niente. Nessuna intercettazione nemmeno con Perotti, che secondo loro in Anas era
“di casa”».Quanto all'accusa di aver dato a Stefano Perotti un incarico in Libia, "falso
anche questo. Non c’è nessun incarico né di Anas né di Anas International a Perotti per
la Libia", dice Ciucci. "Qualcuno ha scritto anche che c’erano i bandi di gara di Anas che
avrebbero incorporato delle richieste di Perotti. Falso. Il che non esclude che Perotti
possa aver tentato questa strada o aver detto queste cose al telefono. E se queste cose
sono nell’ordinanza del Gip a me non importa nulla. Se sono informazioni di amatorie
io Perotti lo denuncio".
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III 2014: 338.000
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INFRASTRUTTURE
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