AFFRONTARE LA SFIDA La Strategia di Lisbona per la crescita e l
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AFFRONTARE LA SFIDA La Strategia di Lisbona per la crescita e l
AFFRONTARE LA SFIDA La Strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione Rapporto del Gruppo presieduto da Wim Kok (novembre 2004) Cap. 1 – Perché Lisbona? L’obiettivo fissato dalla strategia di Lisbona per l’EU di diventare entro il 2010 “l’economia basata sulla conoscenza più dinamica e competitiva del mondo” è stato perseguito dagli Stati Membri, a tutt’oggi, in maniera non del tutto soddisfacente. Ciò può imputarsi ad un’agenda sovraccarica, ad un coordinamento insufficiente ed a priorità in conflitto fra loro. Ma attuare la Strategia di Lisbona oggi è ancora più necessario, alla luce della crescita del divario con il Nord America e l’Asia, e all’annoso problema della bassa crescita della popolazione europea ed il suo invecchiamento. Affinché migliorino gli standard di vita in Europa è necessario accelerare il processo relativo alla crescita dell’occupazione e della produttività. Non si avranno risultati apprezzabili se le azioni saranno portate avanti singolarmente e senza coordinamento, ma solo una serie di iniziative interconnesse fra loro, nell’ambito di una cornice macroeconomica europea, potranno dar vita a cambiamenti strutturali. Sono urgenti azioni in favore di cinque aree politiche: • La società della conoscenza: è necessario che l’Europa divenga un polo di attrazione per i ricercatori e gli scienziati, che vengano promosse R&D e ICTs; • Il mercato interno: urge il completamento del mercato interno per il libero movimento dei beni e capitali e la creazione di un mercato unico per i servizi; • La situazione delle imprese: è necessario ridurre i cavilli burocratici, migliorare la qualità della normativa, facilitare la creazione di nuove imprese e creare un ambiente di supporto ad esse; • Il mercato del lavoro: necessari la rapida acquisizione delle raccomandazioni della Taskforce Europea per l’occupazione, lo sviluppo delle strategie per un invecchiamento attivo e l’ impulso al partenariato per la crescita e l’occupazione; • Lo sviluppo sostenibile: urge diffondere le innovazioni ecologiche e dar vita ad una ecoindustria prevalente, perseguendo politiche a lungo termine che portino a miglioramenti nella produttività attraverso una efficienza “ecologica”. ********* In questi ultimi quattro anni non si sono verificate le condizioni adatte a raggiungere gli obiettivi di Lisbona. Infatti, sul piano dell’economia mondiale, gli Usa hanno sofferto due anni di recessione economica e si è indebolita anche l’economia europea. Ma la ripresa economica europea è stata meno forte rispetto a quella degli USA e dell’Asia, in parte a causa della debolezza strutturale ed in parte a causa della bassa crescita della domanda sia nel settore pubblico che in quello privato. Poiché le economie nazionali sono state deboli è risultato ancor più difficile implementare la strategia di Lisbona, tuttavia, vi sono stati anche dei risultati. Ad esempio per quanto riguarda l’occupazione vi è stato un significativo progresso tra la metà degli anni novanta ed il 2003. L’occupazione è salita dal 62.5% nel 1999 al 64.3 nel 2003, sebbene gli occupati non siano tutti a tempo pieno. Sette Stati Membri su quindici dell’EU15 sono nelle condizioni di raggiungere l’obiettivo di Lisbona del 67% entro il 2005. Inoltre, vi è stato un progresso per quanto concerne la diffusione della ICT e l’uso di Internet nelle scuole, università, amministrazioni etc. Ma vi è anche una lettura più pessimistica della situazione europea: la creazione di nuovi posti di lavoro è rallentata sensibilmente negli ultimi anni ed il rischio è che l’obiettivo del 70% entro il 2010 non venga raggiunto. Lo stesso dicasi per l’obiettivo del 50% per i lavoratori anziani. Per quanto concerne l’obiettivo di R&D, solo due paesi europei spendono il 3% del PIL; non vi sono, inoltre, risultati soddisfacenti per quanto concerne la e-formazione. Solo cinque paesi hanno superato l’obiettivo di far proprie le direttive EU relative al mercato interno. Per quanto concerne l’ambiente, molti paesi europei sono al di sotto degli obiettivi di Kyoto relativi alle emissioni di gas. L’Allargamento dell’Europa, seppur benvenuto, ha reso gli obiettivi di Lisbona ancora più difficili da raggiungere, poiché tende in molti casi ad abbassare il livello dei risultati raggiunti dal gruppo dei quindici. Che Lisbona sia troppo ambiziosa? Che il termine del 2010 debba essere spostato? Il gruppo di lavoro presieduto da Kok afferma il contrario: l’UE deve comunque interagire con paesi e regioni competitive che ne minacciano la posizione nel contesto dell’economia globale. Il 2010 è una data importante che segnala il bisogno di un’azione urgente e forte. La strategia di Lisbona non deve essere però un tentativo di far diventare l’Europa una copia degli USA, ma deve essere la strada perché l’Europa prenda coscienza di cosa vuole essere e di come voglia rimanere in gioco, alla luce della crescente competizione globale, dell’invecchiamento della popolazione e dell’allargamento. Lisbona ha la grande ambizione di offrire solidarietà ai più bisognosi, ora ed in futuro. Per realizzare questa ambizione, l’Europa ha bisogno di più crescita e più occupazione. Per rispondere alle sfide internazionali da parte dell’Asia, degli USA e della crescente economia della Cina, l’Europa ha bisogno di sviluppare le proprie aree di specializzazione, eccellenza e prevalenza che debbono inevitabilmente incardinarsi nell’impegno primario dello sviluppo dell’economia della conoscenza. Gli USA minacciano di consolidare la loro supremazia per quanto concerne il numero e il livello delle aziende leader nel campo della Information Technology e della Research & Development. Cap. 2 – Sbloccare gli ostacoli: liberare le potenzialità Quali sono le ambizioni della Strategia di Lisbona? Offrire ai cittadini d’Europa le opportunità e la qualità di vita che essi desiderano. Le cinque priorità descritte nel cap. 1 sono essenziali per raggiungere quella crescita economica e sociale contemplata nella strategia di Lisbona non solo a livello di singoli Stati Membri, ma a livello di Unione Europea. Forse ogni Stato Membro avrà successo in due o tre delle cinque aree, ma nessuno Stato, probabilmente, riuscirà in tutte le cinque aree; è proprio la somma e la sinergia dei singoli risultati a livello nazionale, ognuno riferibile alle peculiarità di ogni paese, a creare quella cornice europea adeguata per una crescita ed uno sviluppo globali. La società della conoscenza, tanto auspicata dalla Strategia di Lisbona, è un concetto molto ampio di cui fanno parte: • La società dell’informazione: urge definire un regolamento quadro per le comunicazioni elettroniche; incoraggiare la diffusione della ICT, creare le condizione per il commercio elettronico, sostenere la leadership europea nel campo delle tecnologie della comunicazione mobile. • La ricerca: è necessario che la spesa relativa a R&D si attesti al 3% del PIL, rendendo l’Europa più attraente per i cervelli migliori; • La formazione e il capitale umano: urge dimezzare il numero degli studenti che abbandonano la scuola dell’obbligo, adattare i sistemi scolastici e formativi alla società della conoscenza, adottare la formazione permanente per tutti e facilitare la mobilità. Ma in Europa né la società della conoscenza in generale, né il settore della ICT in particolare, sono abbastanza forti paragonati, ad esempio, agli USA. L’Europa è seconda rispetto agli USA per quanto concerne le applicazioni dei brevetti, il numero dei ricercatori scientifici, il numero dei vincitori di Premi Nobel o i riferimenti nei documenti scientifici. Fortunatamente, vi sono in Europa anche dei punti di forza: l’Europa produce quasi il doppio di laureati in ingegneria e facoltà scientifiche rispetto agli USA. Vi sono dei settori, quali quello aerospaziale, la telefonia mobile e l’ingegneria delle fonti di energia in cui l’Europa prevale rispetto agli USA. Raccomandazioni chiave L’Europa può e deve attirare un maggior numero tra i migliori ricercatori del mondo, aumentando le proprie attrattive. Per questo motivo il Consiglio Europeo di Primavera del 2005 dovrà predisporre un piano di azione per ridurre gli ostacoli amministrativi affinché gli scienziati e i ricercatori a livello mondiale, nonché i propri assistenti, possano muoversi con facilità verso l’Europa e all’interno di essa. Tale piano di azione dovrà essere implementato nella primavera 2006. Permessi di lavoro e procedure di visto più rapidi dovrebbero essere introdotti per i ricercatori e dovrebbe essere migliorato il mutuo riconoscimento delle qualifiche professionali. Per dare impulso all’eccellenza scientifica, il Parlamento Europeo ed il Consiglio dovrebbero approvare entro la fine del 2005 la costituzione di un Consiglio Europeo di Ricerca autonomo (ERC), nell’ambito del settimo programma quadro per la ricerca, per fondare e coordinare la ricerca di base a lungo termine, a livello europeo. Gli Stati membri dovrebbero dare maggiore e migliore seguito al piano di azione 2005 per l’ e-Europe e per raccogliere pienamente i benefici della ICT. In particolare, si richiede un progresso maggiore nell’area dell’e-government. Gli Stati Membri debbono anche promuovere l’accessibilità alla banda larga almeno nella misura del 50% entro il 2010. E’ giunto anche il momento per il Consiglio di adottare o meno il brevetto comunitario. L’accordo dovrebbe assicurare che il brevetto comunitario riduca realmente la complessità, i tempi, e i costi della protezione della proprietà intellettuale. *********** La strategia di Lisbona, inoltre, per quanto concerne il completamento del mercato interno, richiede: • Che sia assicurata una effettiva trasposizione delle leggi comunitarie (98.5%); • Che vengano rimossi gli ostacoli al libero movimento dei servizi nell’ EU; • Che sia completato il mercato interno per le industrie erogatrici di forniture e servizi i rete (in particolare gas ed elettricità entro il 2007, i servizi postali entro il 2006, reti ferroviarie entro il 2008 e lo spazio aereo; • Che venga completato il mercato interno per i servizi finanziari (2005); • Che sia assicurata una uniforme applicazione di regole della concorrenza e degli aiuti di Stato: ridurre gli aiuti di Stato all’1% del PIL, definire il regime delle nuove fusioni e le norme per le offerte di assorbimento. Il commercio all’interno dell’UE di manufatti ha subito una contrazione dal 2001, lo stesso dicasi per i servizi. Un altro indicatore dell’incompletezza del mercato interno è che i prezzi variano notevolmente all’interno dell’UE. Nel contempo, l’EU è diventata meno attraente per gli investitori. Una migliore integrazione del mercato renderebbe l’EU più attraente per i potenziali investitori sia interni all’UE che degli altri paesi. Raccomandazioni chiave All’inizio del 2005 la Commissione dovrà emanare la lista completa delle norme sul mercato interno che ancora attende la trasposizione in ciascuno dei 25 Stati membri, che sarà allegata alle conclusioni del Consiglio Europeo di Primavera. Alla luce del quadro risultante, il Consiglio Europeo di Primavera del 2005 dovrà definire il limite ultimo entro il quale la trasposizione dovrà essere effettuata. Il Parlamento Europeo ed il Consiglio debbono accordarsi su una normativa che rimuova gli ostacoli al libero movimento dei servizi entro il 2005. Ci deve essere, tuttavia, un chiaro impegno da parte degli Stati Membri di assicurare che le norme nazionali non siano usate come scusa per ostacolare o bloccare la fornitura di servizi prodotti in altri Stati Membri; la Commissione deve trattare il rafforzamento di questo requisito come una priorità. ********** Mercati finanziari altamente competitivi e dinamici non sono solo desiderabili in quanto tali, ma sono un mezzo essenziale per la crescita di tutti gli altri settori dell’economia. Per diminuire sensibilmente i costi per le imprese ed i consumatori, un piano di azione relativo ai servizi finanziari (FSAP) è stato presentato nel 1999 come pacchetto di misure legislative e non legislative per creare un mercato europeo di servizi finanziari su larga scala e al minuto, oltre a porre in essere regole prudenziali e un’adeguata supervisione. Raccomandazioni chiave Il Consiglio deve adottare la legislazione residuale del FSAP prima della primavera 2005. Gli Stati Membri dovranno recepire le misure rilevanti del FSAP in leggi nazionali entro la fine del 2005. La Commissione dovrà disegnare una strategia per ridurre le barriere alle compensazioni e al regolamento delle operazioni finanziarie tra operatori insediati in paesi differenti, prima del Consiglio Europeo di Primavera del 2005. La Commissione dovrà inoltre, entro la fine del 2005, presentare un’analisi e offrire dei suggerimenti per facilitare l’integrazione dei mercati finanziari al minuto. Ma l’accrescimento della conoscenza ed un mercato interno aperto non portano necessariamente all’innovazione, alla competitività e alla crescita. E’ necessaria l’imprenditorialità per disegnare nuovi prodotti e servizi e per cogliere le opportunità e i vantaggi del mercato. Ma l’EU non ha una “mente imprenditoriale” a sufficienza. Vi sono troppi ostacoli per gli imprenditori e perciò l’EU perde molte opportunità per la crescita e l’occupazione. Un primo ostacolo per gli imprenditori è il fardello di regole e regolamenti che grava sulle imprese. Il Parlamento Europeo, il Consiglio e la Commissione Europea anno aderito ad un accordo interistituzionale nel 2002 in ordine a “Migliorare la produzione delle leggi”. Raccomandazioni chiave La Commissione e gli Stati Membri debbono convergere su di una definizione comune di carico amministrativo prima o durante il Consiglio Europeo di Primavera. La Commissione dovrà valutare il fardello amministrativo che grava sulle imprese e porre un obiettivo mirato a ridurlo. Gli Stati Membri debbono intraprendere un’analisi delle normative nazionali e porsi essi stessi degli obiettivi di contenimento. Sia la Commissione che gli Stati Membri dovranno indicare prima di luglio 2005 di quanto ed entro quando ridurranno i fardelli amministrativi nei settori chiave. Gli Stati Membri debbono drasticamente ridurre i tempi, gli sforzi ed i costi per la creazione di imprese, entro la fine del 2005. L’obiettivo è quello di far convergere gli Stati Membri nella media dei tre Stati con le performance migliori. Un secondo ostacolo alla creazione e allo sviluppo delle imprese è la limitata disponibilità finanziaria per porre in essere e sviluppare le imprese in Europa. I sistemi di finanziamento in Europa sono generalmente basati sul prestito, e quindi sul capitale di debito, e non abbastanza sul capitale di rischio. Ciò rende estremamente ardua la creazione di PMI, poiché esse non possono sostenere le spese delle garanzie richieste dai tradizionali istituti di credito. Un terzo ostacolo è che gli imprenditori sono troppo spesso stigmatizzati quando falliscono. I fallimenti onesti ancora comportano troppe conseguenze severe sia sul piano legale che quello sociale. *********** La Strategia di Lisbona richiede alti livelli occupazionali per ottenere una migliore coesione sociale e per sradicare la povertà all’interno dell’Unione Europea. Un maggior numero di lavoratori occupati è il modo migliore per salvaguardare la sostenibilità finanziaria e sociale. Per raggiungere questo obiettivo strategico, l’Europa ha bisogno di investire in una forza-lavoro altamente qualificata da reimpegnare nelle riforme del mercato del lavoro e per trovare una soluzione ai cambiamenti demografici. Già alcuni Stati Membri hanno operato delle riforme in tale ambito negli ultimi anni, rendendo più efficaci le politiche per l’occupazione. Raccomandazioni chiave Gli Stati Membri, in stretta collaborazione con le rappresentanze sociali, dovrebbero riportare i progressi relativi alle raccomandazioni della Task-force per l’Occupazione, con particolare riguardo ai risultati relativi all’occupazione e alla sostenibilità dei sistemi sociali, affinché il Consiglio di Primavera 2005 possa valutare i progressi realizzati. Il Consiglio degli Affari Sociali dovrebbe coordinare tali valutazioni. La sfida per il mercato del lavoro è trovare il giusto equilibrio tra flessibilità e sicurezza. Trovare tale equilibrio è una responsabilità di entrambi le parti in causa: lavoratori e datori di lavoro, sindacati e governi. L’obiettivo è quello di adottare nuove forme di sicurezza, abbandonando lo schema restrittivo della sicurezza del lavoro per tutta la vita, in favore di un nuovo paradigma in cui l’obiettivo è quello di costruire l’abilità delle persone a permanere e progredire nel mercato del lavoro. Se l’Europa deve competere nella società globale della conoscenza, deve investire di più nel suo bene più prezioso: le persone. Dunque la formazione permanente non è un lusso, ma una necessità: perché i lavoratori anziani possano rimanere attivi, essi necessitano delle abilità che si coniugano con quanto richiede la società della conoscenza. Tutti gli attori – autorità pubbliche, individui ed imprese – devono accettare la loro parte di responsabilità per innalzare l’efficienza degli investimenti nel capitale umano. Raccomandazioni chiave Gli Stati Membri in stretta cooperazione con i partner sociali debbono adottare delle strategie nazionali per la formazione permanente entro il 2005, per stare al passo con i cambiamenti tecnologici, per incrementare la partecipazione al mercato del lavoro, per ridurre la disoccupazione e dare la possibilità alle persone di lavorare più a lungo. Gli Stati Membri debbono inoltre sviluppare una strategia a largo spettro per l’invecchiamento della forza lavoro, entro il 2006. Ciò richiede una manovra politica radicale ed una svolta culturale rispetto al sistema dei pensionamenti precoci, attraverso tre azioni principali: prevedere diritti ed incentivi finanziari per i lavoratori che lavorano più a lungo e per i datori di lavoro che assumono e mantengono nel posto di lavoro i lavoratori anziani; aumentare la partecipazione nella formazione permanente a tutte le età, specialmente per i meno qualificati ed i lavoratori anziani; migliorare le condizioni e la qualità nel lavoro. ************* Per quanto concerne un futuro ambientale sostenibile la strategia di Lisbona richiede: • Attenzione per i cambiamenti climatici: mostrare i progressi relativi agli obiettivi del Protocollo di Kyoto (entro il 2005), raggiungere l’obiettivo del 12% dei fabbisogni di energia primaria e il 22% di consumo di energia rinnovabile. • Scindere la crescita economica dall’utilizzo delle risorse: contrastare i crescenti volumi di traffico, congestione, rumore ed inquinamento con la piena integrazione dei costi, sviluppando un quadro comunitario delle tasse sul trasporto pesante (eurovignette), assicurando un uso sostenibile delle risorse naturali. • Definire un nuovo regolamento-quadro: adottare la direttiva sulla tassazione dell’energia (2002), la direttiva sulle responsabilità ambientali (2004), e il sesto programma di azione sull’ambiente. L’Europa può guadagnarsi un primo vantaggio focalizzandosi sulle tecnologie pulite, che dovranno comunque essere adottate dagli altri paesi. Le aziende europee sono già leader per la realizzazione di alcuni prodotti e processi puliti, e ciò le pone in vantaggio rispetto ai mercati emergenti in cui la rapida crescita economica crea una forte pressione sull’ambiente in cui si fondano. Ad esempio, in Cina attualmente solo tre persone su mille posseggono un’auto, ma poiché la Cina è un’economia emergente può divenire il più grande mercato di auto nel mondo. Allo stesso tempo, dato l’imponente problema dell’inquinamento e della crescita della domanda del greggio, insieme al modesto reddito della Cina, i consumatori di questo paese si orienteranno verso veicoli più puliti e a basso consumo. La produzione europea gode di ottima posizione per incontrare questa domanda. E’ essenziale stabilire una appropriata regolamentazione-quadro per permettere alle eco-innovazioni di svilupparsi nei mercati. Attualmente i prezzi sono distorti in alcuni mercati e ciò comporta un’allocazione distorta delle risorse e scoraggia gli investitori. E’ necessario che i prezzi di mercato riflettano i costi reali dei differenti beni e servizi. Inoltre, vi è un limitato accesso alle finanze nel campo delle eco-innovazioni. Al momento gli investimenti in innovazioni ecoefficienti hanno un riscontro economico più lento e ciò significa un rischio maggiore per gli investitori. Raccomandazioni chiave La Commissione dovrà riferire sul progresso in Europa in ordine al Piano di Azione per la Tecnologia Ambientale (ETAP) durante il Consiglio Europeo di Primavera (2005). Gli Stati Membri dovranno stilare una mappatura per le implementazioni dell’ ETAP, identificando concrete misure con particolare riguardo alla ricerca e al supporto alle PMI (capitale di rischio), riportando i prezzi nei giusti binari e rimuovendo le dannose sovvenzioni. I governi nazionali e locali debbono porre in essere dei piani di investimento pubblici sostenibili entro il 2006, focalizzando l’attenzione in particolare sulle tecnologie basate sull’energia rinnovabile e sui nuovi carburanti per le auto. La Commissione dovrà facilitare la diffusione di buone pratiche tra gli Stati Membri e le autorità pubbliche. ************ Cap. 3 – “Far funzionare Lisbona” La Strategia di Lisbona ha sofferto in parte di incoerenza ed inconsistenza, sia tra i partecipanti che nelle politiche di attuazione. Coerenza e consistenza significano che coloro i quali sono coinvolti nel processo debbono esser tutti consapevoli della condivisione degli stessi obiettivi. Le politiche che spingono in direzioni contrapposte debbono essere riallineate, affinché possano mutuamente rinforzarsi. Gli Stati Membri inevitabilmente giocano un ruolo cruciale nel raggiungere la crescita e l’occupazione, non solo a proprio favore, ma perché in un contesto europeo, una buona performance ottenuta da uno Stato Membro alzerà il livello di performance degli altri Stati Membri e viceversa. Raccomandazioni chiave Il Consiglio di Primavera del 2005 dovrebbe rivitalizzare la Strategia di Lisbona. Dovrà essere dato un chiaro messaggio sulla necessità di coinvolgere i governi nazionali ed i cittadini per la sua realizzazione. Il Consiglio Europeo deve garantire tempo sufficiente ed attenzione per la valutazione dei progressi nell’ambito degli obiettivi di Lisbona. Il Consiglio Europeo di Primavera del 2005 dovrà indicare quali progressi sono stati ottenuti in ordine alla costituzione di partenariati per le riforme, già invocati durante il Consiglio Europeo di Primavera del 2004 per riunire cittadini , partner sociali, investitori e autorità pubbliche attorno alle priorità chiave di crescita ed occupazione. I governi nazionali dovranno presentare un programma di azione nazionale prima della fine del 2005, tale programma dovrà essere dibattuto nei parlamenti nazionali e con i partner sociali. Il Consiglio Europeo di Primavera del 2005 dovrà invitare il Consiglio ad adottare entro e non oltre luglio 2005 le Linee Guida di Politica Economica (BEPGs), le quali dovranno pienamente riflettere gli obiettivi di crescita e occupazione analizzati. Tali Linee Guida dovranno essere adottate per un periodo di quattro anni , coprendo in tal modo due cicli di programmi nazionali, per assicurare la maggiore coerenza e consistenza possibile. Il Parlamento Europeo potrebbe istituire una Commissione Permanente sulla Strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione. Il bilancio EU dovrebbe, per quanto possibile, essere rimodellato per riflettere le priorità di Lisbona. Parte di tale rimodulazione dovrebbe contemplare un’analisi delle possibilità di introdurre incentivi finanziari per incoraggiare gli Stati Membri a raggiungere gli obiettivi di Lisbona. La Commissione Europea dovrebbe introdurre, durante il Consiglio Europeo di Primavera, un tavolo annuale sui progressi degli Stati Membri in ordine alla Strategia di Lisbona, con riguardo ai 14 indicatori chiave ed obiettivi. I Paesi che hanno ottenuto buoni risultati saranno apprezzati, quelli che hanno ottenuto scarsi risultati, deplorati. Le Comunicazioni e le strategie di comunicazione all’interno della Commissione Europea dovranno essere riviste, e laddove necessario, riformulate per assicurare il più alto standard possibile, prima del Consiglio Europeo di Primavera 2005.