Il Valore Aggiunto - Starnet
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Il Valore Aggiunto Il Valore Aggiunto Secondo la definizione adottata dal Sistema Europeo dei Conti SEC95, il prodotto interno lordo ai pressi di mercato viene definito come “il risultato finale dell’attività di produzione delle unità produttrici residenti. Corrisponde alla produzione totale di beni e servizi dell’economia, diminuita dei consumi intermedi ed aumentata dell’IVA gravante e delle imposte indirette sulle importazioni. E’ altresì pari alla somma dei valori dei valori aggiunti ai prezzi di mercato delle varie branche di attività economica, aumentata dell’IVA e delle imposte indirette sulle importazioni, al netto dei servizi di intermediazione finanziaria indirettamente misurati”. Si passa dal PIL ai prezzi di mercato al valore aggiunto al costo dei fattori eliminando le imposte indirette nette. Il passaggio nasce dalla necessità di eliminare dal prodotto aggregati che di fatto non remunerano fattori produttivi (lavoro e/o capitale di impresa) In base alla definizione statistica ufficiale dell’ISTAT il valore aggiunto è l’aggregato che consente di apprezzare la crescita del sistema economico in termini di nuovi beni e servizi messi a disposizione della comunità per impieghi finali. E’ la risultante della differenza tra il valore della produzione di beni e servizi conseguita dalle singole branche produttive ed il valore dei beni e servizi intermedi dalle stesse consumate (materie prime e ausiliarie impiegate e servizi forniti da altre unità produttive) e corrisponde alla somma delle retribuzioni dei fattori produttivi e degli ammortamenti. Il valore aggiunto ai prezzi di mercato è dato dal valore aggiunto ai prezzi di base aumentato delle imposte sui prodotti, IVA esclusa e al netto dei contributi ai prodotti. Si intende, invece, per reddito pro capite il PIL rapportato alla consistenza demografica del periodo considerato. Se il valore del PIL nazionale è un aggregato continuamente monitorato, costituendo l’indicatore più sintetico dell’andamento economico del paese, RAPPORTO ECONOMIA PROVINCIALE 2000 55 il corrispondente valore a livello provinciale, elaborato dall’Istituto Tagliacarne, viene pubblicato con uno scarto di tempo di circa due o tre anni, a seconda che si riferisca ad una articolazione nei tre settori economici, agricoltura, industria e terziario, ovvero che venga calcolato con riferimento anche ai sub settori dell’industria in senso stretto, delle costruzioni, del commercio e turismo, dei trasporti, del credito, degli altri servizi, destinabili o meno alla vendita. Il dato disponibile al momento della stesura del presente rapporto e’ riferito al 1999 per quanto riguarda il dato complessivo provinciale ed al 1998 per quanto attiene la quantificazione del valore aggiunto al costo dei fattori per i singoli settori. Nel 1999 il Valore aggiunto al costo dei fattori in provincia ha raggiunto i 9.579 miliardi di lire correnti, con un aumento del 5,4% rispetto al 1998. Per quanto riguarda la composizione del reddito prodotto, l’1,7% proviene dal settore primario (162 miliardi), il 31,4% dall’industria (3.007 miliardi), il 66,9% da altre attività (6.409 miliardi). Da un confronto con la realtà ligure emerge come nella nostra provincia l’industria contribuisca alla creazione del reddito in misura superiore sia nei confronti delle altre province sia con riferimento al dato regionale complessivo. Passando ad un confronto con i dati circoscrizionali e nazionali si vede come il settore agricolo alla Spezia abbia un peso inferiore a tutti i raffronti, mentre per l’industria il dato spezzino è inferiore a quello del Nordo 56 RAPPORTO ECONOMIA PROVINCIALE 2000 Il Valore Aggiunto Ovest, anche se superiore al totale Italia. Per quanto riguarda i servizi, che concorrono alla creazione del reddito per due terzi del totale, il peso alla Spezia è superiore a quello del Nord Ovest, anche se inferiore alla Liguria ed al totale Italia. Il grafico n. 1/pil evidenzia l’andamento del valore aggiunto realizzato nella nostra Provincia. Dopo l’andamento decrescente degli anni 1992/1994 la curva registra un andamento positivo fino a tutto il 1999. Se affianchiamo l’analisi del contesto provinciale a quella della regione, inserita nel contesto nazionale, vediamo come, rapportati i dati a numero indice, la curva dell’andamento provinciale assuma un andamento (in lire correnti) meno espansivo fino al 1995, per poi collocarsi sopra la media ligure dal 1996 e sopra la media italiana dal 1998. Conferma dell’andamento del ciclo economico viene dal dato del reddito pro capite, anzi in questo caso l’andamento della curva è accentuato dal fatto che RAPPORTO ECONOMIA PROVINCIALE 2000 57 nel periodo di tempo considerato il denominatore del rapporto è andato contraendosi per l’andamento negativo del trend demografico. I valori sono espressi in migliaia di lire correnti e sono stimati dall’Istituto Tagliacarne mediante elaborazione di dati propri e di fonte Istat. Analizzando, comparativamente, l’andamento del reddito della provincia con quello delle altre province italiane, La Spezia nel 1999 con un reddito pro capite di Lire 43.121.000 si colloca al quinto posto nella graduatoria nazionale, con un valore che, espresso in termini di numero indice, posta uguale a 100 la media nazionale, è pari a 132,1. Se paragoniamo lo stesso indicatore all’area Euro 15 l’indice corrisponde al n.i. 136. Nell’ordine, le città che precedono La Spezia sono Milano, Bologna, Trieste, Modena, mentre si è registrato nell’anno il “sorpasso” di Parma e Firenze, scese nel 1999 all’ottavo e nono posto. 58 RAPPORTO ECONOMIA PROVINCIALE 2000 Il Valore Aggiunto Il reddito per settore Per macro settore economico i dati 1999 che descrivono l’apporto dei settori economici al reddito provinciale sono esposti nel grafico seguente (graf. 4/pil) Il dato conferma come le proporzioni tra i tre settori presentino un andamento costante nel tempo, con valori che oscillano intorno al 67% per i servizi, al 31% per l’industria e dell’1-2% per l’agricoltura. Questo dato di stabilità non concorre a disegnare una linea di sviluppo chiara nell’evoluzione della produzione del reddito provinciale. Consente peraltro di poter considerare sufficientemente attendibili e proiettabili anche per gli anni 1999 e 2000 le serie storiche dal 1991 al 1998 relative ai sub settori, che permettono di rappresentare in modo più dettagliato l’economia provinciale. In chiusura del presente capitolo viene riportata la tabella relativa ai valori assoluti in lire del valore aggiunto per singolo settore. Nel corpo del presente capitolo ne viene data una rappresentazione grafica per numero indice (assunto pari a 100 nel 1991). La curva del valore aggiunto del settore agricolo registra un andamento fortemente positivo fino al 1997, per segnare una dimi- RAPPORTO ECONOMIA PROVINCIALE 2000 59 nuzione nel 1998, non pienamente recuperata nel 1999. In termini di numero indice, infatti, l’agricoltura ha fatto segnare la migliore performance positiva, pur in presenza di valori assoluti di minor rilievo rispetto ad altri settori economici. Il settore manifatturiero manifesta una tendenza depressiva (tenuto conto del metro monetario) fino a tutto il 1994. A partire dal 1995 il dato relativo al settore manifatturiero registra una tendenza positiva di un certo rilievo che prosegue fino a tutto il 1998. L’attività manifatturiera attiene alla tipologia del prodotto e non alle caratteristiche dell’impresa. Confluiscono quindi alla realizzazione del valore aggiunto sia imprese industriali che artigianali. Il settore delle costruzioni, nel periodo considerato, presenta un andamento che si può suddividere in due momenti: uno con il picco del 1992 di tipo espansivo, mentre a partire dal 1993 si è registrato un andamento declinante tale da far cadere l’indice al di sotto del valore 100. 60 RAPPORTO ECONOMIA PROVINCIALE 2000 Il Valore Aggiunto Il totale industria somma l’andamento dell’attività manifatturiera in senso stretto e quello delle costruzioni. La somma delle due rette, tenuto conto del diverso peso economico dei due sotto settori, ha un andamento crescente in tutto il periodo. Il settore del commercio e del turismo presenta un andamento analogo a quello del settore manifatturiero per gli anni dal 1991 al 1996, mentre nel 1997 si è registrato un valore in diminuzione rispetto al 1996. L’andamento della curva presenta una buona correlazione con la curva del numero delle imprese del settore considerato. Può rilevarsi altresì una correlazione con l’andamento del settore commerciale, che sembrerebbe aver raggiunto uno RAPPORTO ECONOMIA PROVINCIALE 2000 61 stadio di assestamento dopo le progressive riduzioni del numero delle aziende e della consistenza del settore nel suo complesso. I trasporti e le comunicazioni, dopo un andamento statico nella prima parte del periodo considerato, registrano un trend a tasso crescente negli anni 1994-1998, con una inclinazione accentuata. Il settore del credito e delle assicurazioni, dopo un andamento espansivo negli anni 1992-1993, manifesta negli anni successivi prima un andamento altalenante. Un buon andamento si registra a partire dal 1996. 62 RAPPORTO ECONOMIA PROVINCIALE 2000 Il Valore Aggiunto I servizi destinati alla vendita, non ricompresi nei settori del commercio, turismo, credito e trasporti, presentano un andamento statico fino al 1993. Dal 1994 presentano una dinamica di crescita che mostra una accentuazione negli ultimi anni del periodo considerato. Dall’esame della tabella esposta nel testo (Tab. 3/pil) si possono trarre alcune considerazioni: il peso dell’agricoltura permane stabile in tutto il periodo; le attività manifatturiere aumentano progressivamente con un aumento di quasi due punti; RAPPORTO ECONOMIA PROVINCIALE 2000 63 le costruzioni vedono diminuire di oltre il 25% la propria quota; il commercio si contrae anche se in misura minima; i trasporti e le comunicazioni registrano una andamento espansivo costante; il credito non presenta oscillazioni di rilievo; i servizi oscillano tra valori compresi tra il 67 ed il 69 per cento. 64 RAPPORTO ECONOMIA PROVINCIALE 2000