Carceri, mentre la Gran Bretagna vieta il fumo nelle carceri , a breve

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Carceri, mentre la Gran Bretagna vieta il fumo nelle carceri , a breve
Carceri, mentre la Gran Bretagna vieta il fumo nelle carceri , a breve a
Roma la prima udienza per risarcimento danni contro il fumo passivo.
Ancora una volta mentre in Europa si affrontano in maniera seria e concreta problemi
tanto da arrivare a vietare il fumo nei penitenziari, in Italia per lo stesso problema mettono
tutti la testa sotto la sabbia. Infatti sulla vicenda il Presidente della Repubblica ci ha
scritto che la questione non era di sua competenza ed avrebbe informato il Ministero della
Giustizia; il Ministro della Salute che non vuole che si fumi all’aperto vicino alle scuole, a
tutt’oggi non si è minimamente preoccupata della denuncia del SAPPE sul grave problema
del fumo passivo che avvelena chi lavora e vive nelle carceri italiane.
Eppure, oltre a fornire varia documentazione, il SAPPE ha raccontato la storia, tra le tante,
di un poliziotto penitenziario di Lecce morto di tumore ai polmoni a 42 anni (lasciando la
moglie e due figli) , benchè non avesse mai fumato, ma che era costretto a lavorare 8 ore al
giorno in ambienti saturi di fumo rilasciato dalle sigarette dei detenuti.
Proprio per questo nelle prossime settimane presso il Tribunale di Roma si terrà la prima
udienza della causa intentata dal SAPPE contro l’Amministrazione Penitenziaria, a tutela
della famiglia dello sfortunato poliziotto penitenziario
Si perché nonostante una legge dello Stato molto restrittiva a tutela dei lavoratori e di chi
non è fumatore, nelle carceri Italiane si fuma tranquillamente mettendo in serio rischio la
salute dei poliziotti penitenziari, degli operatori, dei detenuti non fumatori.
Anche il Capo del DAP TAMBURRINO ha promesso solennemente e pubblicamente di
interessarsi della questione, purtroppo però a tutt’oggi nessun intervento.
Certo la coscienza se la sono lavata poiché nelle carceri hanno affisso qualche cartello in
cui c’è scritto che è vietato fumare, ma nulla di più, e quindi i detenuti continuano
tranquillamente a comprare le sigarette ed ad ammorbare l’aria respirata da chi dovrebbe
essere tutelato proprio dalle leggi dello stato e che invece si ammala ogni giorno di più.
Forse tutti hanno paura di sollevare un problema che nessuno ha voglia di affrontare e
risolvere, anche perché di difficile soluzione e che non porta grande consenso elettorale.
Noi non vogliamo togliere ai detenuti la libertà di fumare però degli accorgimenti tecnici
debbono essere adottati, come per esempio dotare le sezioni detentive oppure le stanze
dei detenuti con degli aspiratori che contribuirebbero a diminuire od azzerare il
diffondersi del micidiale veleno.
Ancora più grave è che il fumo passivo nelle carceri italiane non è considerato un fattore
di rischio per cui non è neanche inserito nel documento di valutazione dei rischi di ogni
penitenziario, per cui chi contrae malattie collegate con il fumo, non può vedersi
riconosciuta, come malattia professionale, nessuna patologia derivante proprio
dall’inalazione del fumo passivo delle sigarette.
Se anche con questa ennesima denuncia non cambierà nulla, il SAPPE preannuncia tutta
una serie di manifestazioni anche eclatanti, a partire dalla richiesta dei poliziotti
penitenziari di non lavorare nelle sezioni detentive fino a quando non verranno messe a
norma; come pure avanzerà migliaia di richieste di risarcimento per i danni provocati dal
fumo passivo ai lavoratori ed ai detenuti non fumatori.
Il fumo a differenza del gas non ammazza subito, ma si insinua nel corpo ed inizia a
distruggerlo, perciò ci aspettiamo a partire dal Presidente della Repubblica, e dai Ministri
interessati, una concreta presa di posizione sulla vicenda, poiché continuare a far finta
che tale problema non esiste, vuol dire condannare a contrarre malattie gravi che possono
portare alla morte decine di migliaia di poliziotti penitenziari, operatori, detenuti non
fumatori.
Bari,lì 23.09.2013