3 PROBER informa dic 2006
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3 PROBER informa dic 2006
Anno VIII - n. 3 - Dicembre 2006 Aut. Trib. di Bo n. 6932 del 22/07/1999 - Direttore responsabile: Barbara Musiani - Segreteria di redazione: Rocco Fruci - Redazione: Paolo Carnemolla, Rocco Fruci - Proprietà, redazione e amministrazione: Pro.B.E.R. Via Marconi 71 40122 Bologna - Spedizione in abb. post. 70% L. 46/27-2-04 Aut. DRT/DCB BO - Supporto redazionale: Centro Stampa (Bologna) - E-mail: [email protected] - Grafica, impaginazione ed immagini: Litoimmagine (Bologna) - Hanno collaborato: Daniele Ara, Paolo Carnemolla, Rocco Fruci, Roberto Lughi, Stefano Radaelli, Giovanni Stanzani, Alberto Veronesi, Pierangela Schiatti - Stampato su carta riciclata Cyclus da Visual Project (Zola Predosa - BO) Editoriale F atti epocali vengono annunciati sulle prime pagine dei giornali, come la minaccia del cambiamento climatico e il rischio di pandemie a livello globale per la cattiva alimentazione. Altri fatti, come l’evidenza degli effetti dannosi dell’esposizione prolungata agli agenti chimici di sintesi impiegati in agricoltura da decenni, si consolidano nella letteratura medica e nelle rubriche specialistiche dei media per spiegare l’aumento importante di alcune malattie nella popolazione. Anche la questione energetica in un Paese come l’Italia, privo di fonti fossili, assume sempre più una dimensione strategica e chiede anche al mondo agricolo un contributo importante per una soluzione che sia anche ambientalmente sostenibile. Se a ciò aggiungiamo l’insostenibilità crescente del sistema logistico che sta dietro anche alla distribuzione delle derrate alimentari, con costi diretti e indiretti crescenti per i cittadini, ma anche per i produttori, In questo numero • Le tappe per l’approvazione del nuovo PSR pag. 3 • Il verde del Comune di Faenza certificato Bio-Habitat! pag. 4 • L’agricoltura locale e biologica nella ristorazione collettiva pag. 5 • L’utilizzo di Osmia cornuta per l’impollinazione delle colture - Protocollo d’intesa tra Pro.B.E.R. e Legambiente regionale pag. 6 • Zootecnia biologica in Emilia-Romagna - 2ª parte - Monitoraggio 2005: risultati dell’indagine pag. 712 • La sostenibilità ambientale dell’agricoltura biologica pag. 13 • Rassegna stampa pag. 14-15 ci accorgiamo che la situazione attuale ha in sé tutti gli elementi per un cambiamento radicale sia del ruolo del sistema agricolo e alimentare nell’economia e nella società e sia delle condizioni di competitività del sistema stesso. In questo quadro anche l’intero impianto della politica agricola comune è messo in discussione e i nuovi equilibri dell’Europa a 27 non potranno che ulteriormente accelerare la fine di un sistema indifferenziato di aiuti che non abbia solide giustificazioni di carattere ambientale o sociale. L’alternativa al cambiamento è del resto per gran parte delle nostre imprese solo un’agonia lenta, fra condizioni di mercato sempre più insostenibili e vincoli normativi sempre più costosi. Come tutti i cambiamenti epocali non può essere per tutti e richiede uno sforzo anche economico importante. Per questo abbiamo chiesto scelte coraggiose per il nuovo Piano Regionale di Sviluppo Rurale che riguardassero anzitutto la tipologia dei beneficiari e i modelli di agricoltura e di organizzazione di filiera o di tipo territoriale da sostenere in via se non esclusiva almeno prioritaria, agricoltura biologica in primis. Scelte non assistenzialiste e coerenti con l’innovativo quadro normativo regionale, spesso non ancora attuato, e da supportare con politiche pubbliche in grado di dare spazio e mercato stabile alla nuova agricoltura e consolidare un nuovo sviluppo per i territori rurali dell’Emilia Romagna. Per integrare il reddito delle attività agricole tradizionali. Al momento in cui scrivo il percorso del nuovo PRSR non è ancora compiuto, anche se gli elementi essenziali sono stati già definiti e complessivamente appaiono soddisfacenti. Ma occorrerà attendere la stesura finale per esprimere un giudizio compiuto e, certamente, molto dipen- questo stiamo lavorando per aprire nuovi spazi anzitutto alle imprese biologiche nostre socie, come leggerete anche in questo numero riguardo alla collaborazione con Legambiente Turismo e all’applicazione del metodo biologico nel verde non agricolo, ovvero in un ambito della multifunzionalità che appare assai interessante per 2 derà anche dalle scelte che verranno fatte dalla Province nell’ambito del nuovo sistema di governance, dato che il PRSR che verrà assegnerà a loro più risorse e più autonomia che in passato. Lavoreremo e vigileremo dunque anche in questa chiusura d’anno affinché il 2007 si apra con nuove e favorevoli prospettive per il nostro settore e per l’intera agricoltura della nostra Regione, invitando tutta la base sociale a fare altrettanto nei propri territori e con il proprio sistema di relazioni. Intanto i migliori auguri di buone feste a tutti da parte mia, del Consiglio Direttivo e dei collaboratori dell’associazione. Paolo Carnemolla Presidente Pro.B.E.R. Le tappe per l’approvazione del nuovo PSR L’approvazione da parte dell’UE del PSN il 31 ottobre scorso apre la strada alla redazione definitiva del Piano di Sviluppo Rurale in regione I buoni propositi della Regione Emilia-Romagna circa il fatto di poter vedere la nascita del nuovo Piano di Sviluppo Rurale Regionale in tempi brevi sono purtroppo andati delusi. Il ritardo, cui già accennavamo nel corso del precedente articolo apparso sull’ultimo numero di Pro.B.E.R. Informa, è stato determinato da una serie di fattori concomitanti che hanno causato l’inevitabile protrarsi dei tempi della redazione del nuovo strumento destinato a condizionare le scelte di sviluppo agricolo in regione nel corso dei prossimi sette anni. In particolare, come già ricordato in precedenza, la Commissione dell’Unione Europea incaricata per l’esame del Piano Strategico Nazionale ha sollevato molte eccezioni alla sua prima stesura e pertanto questo ha dovuto subire delle profonde modifiche; la sua nuova redazione in via definitiva ha visto la luce solo il 31 ottobre. Ciò ha naturalmente determinato a cascata il protrarsi dei tempi necessari per predisporre i singoli piani regionali e, di conseguenza, anche la redazione di quello dell’Emilia-Romagna ha subito un inevitabile ritardo. Oltre a ciò il rallentamento dei lavori è stato parzialmente causato dall’indubbia complicazione del quadro generale per l’applicazione del Reg. CE 1698/2005; tale complicazione ha determinato un elevato numero di osservazioni da parte dei vari soggetti operanti sul territorio regionale in ambito agricolo a carico delle bozze del Piano Regionale e delle schede di Misura rese note nel corso dell’estate. La Regione ha pertanto dovuto affrontare un notevole carico di lavo- ro, in parte imprevisto, nel raccogliere ed esaminare tutte le osservazioni fatte, in modo da individuare una corretta linea di interpretazione e comportamento. Ma l’arrivo è finalmente vicino. Infatti il 24 novembre scorso il PSR, seppur in una stesura non definitiva, è stato dapprima discusso nel corso di una riunione alla presenza degli Assessori Provinciali all’Agricoltura e del Presidente dell’UNCEM (Unione Comunità Montane) ed in seguito presentato alla riunione del partenariato regionale. Il giorno 27, sempre del mese di novembre, il PSR è stato quindi presentato alla Giunta Regionale per un primo esame. La sua approvazione definitiva da parte del Consiglio Regionale è prevista, dopo le ultime rifiniture e verifiche, per il 20 dicembre. Solo dopo tale atto il PSR potrà essere inviato a Bruxelles ai fini dell’approvazione da parte della Commissione Europea. Inoltre lo scorso 31 ottobre è stata approvata anche la ripartizione dei circa 8,3 miliardi di € disponibili per l’Italia tra le diverse Regioni. Alla Regione Emilia-Romagna sono stati assegnati complessivamente 411,251 milioni di € (nell’ultima programma3 zione erano stati assegnati circa 396 milioni di €) dei quali però 22,783 milioni di € sono classificati come debiti Feoga Garanzia a parziale copertura di parte dell’overbooking, che ammontava a circa 50 milioni di € di quota comunitaria. Le risorse libere ammonterebbero quindi a 388,468 milioni di €. Da sottolineare come oltre il 50% dei fondi disponibili (cioè oltre 4 miliardi di €) sia stato destinato alle cinque Regioni Convergenza (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia). Infine, sempre nei giorni scorsi, è stato definitivamente approvato il Regolamento attuativo del Reg. CE 1698/2005. Dopo l’approvazione del PSR da parte del Consiglio Regionale, le Province dovranno approntare una prima versione dei rispettivi PRIP (Programmi Rurali Integrati Provinciali) e, mentre la Commissione dell’Unione Europea provvederà all’esame ed all’approvazione del PSR nel corso dei successivi sei mesi, salvo revisioni, la Regione Emilia-Romagna comincerà a mettere a punto i documenti attuativi regionali d’Asse. Appena approvato da Bruxelles il PSR, si dovranno approvare i PRIP che saranno sottoposti ad una valutazione di congruità da parte della Regione Emilia Romagna. Infine, una volta approvati anche i documenti regionali attuativi degli Assi, si dovranno approvare i documenti attuativi d’Asse delle Province e delle Comunità Montane. Si prevede pertanto, nel caso tutti i passi dovessero andare a buon fine, che l’apertura dei primi bandi possa avvenire non prima della seconda metà del 2007. Stefano Radaelli Ufficio Tecnico Pro.B.E.R. Il verde del Comune di Faenza certificato Bio-Habitat! L’amministrazione comunale di Faenza ha certificato come biologico tutto il proprio verde pubblico e potrà avvalersi del marchio Bio-Habitat. Un impegno portato avanti con decisione e perseveranza D opo anni di impegno nella gestione del verde con metodo biologico, l’amministrazione comunale di Faenza ha certificato tutto il proprio verde pubblico e potrà avvalersi del marchio Bio-Habitat. Tra i quattro organismi di controllo accreditati, CCPB è l’organismo di controllo prescelto per certificare il corretto utilizzo del disciplinare proposto da Bio-Habitat che, ricordo, è nato dalla collaborazione fra Serbios e Pro.B.E.R. e gode della supervisione di un composito e qualificato comitato tecnico-scientifico. Faenza, comune di 60.000 abitanti, ha una superficie a verde di tutto rispetto, circa 120 ha, e si avvale di una struttura tecnica per la gestione del verde rilevante, composta da un tecnico del verde, un tecnico amministrativo e una ventina di addetti operativi. L’impegno per la gestione bio del verde è stato portato avanti grazie alla perseveranza di tutta la macchina comunale, a cominciare dagli ammi- ai propri cittadini che l’impegno di questi anni è stato serio e concreto. Per questa seconda fase è stato approntato un piano di comunicazione e divulgazione che prevederà: nistratori che si sono succeduti negli anni, passando per i tecnici, fino ad arrivare agli operatori che hanno saputo adattare la loro professionalità alle richieste del disciplinare. L’utilizzo del marchio Bio-Habitat, il simpatico logo del “verde che sorride”, consentirà al Comune di lavorare su un aspetto strettamente collegato alla buona pratica di gestione adottata, ovvero la promozione di una cultura del verde sostenibile e la promozione verso la cittadinanza delle tecniche biologiche di gestione. Ma soprattutto l’amministrazione può ora certificare 4 • la realizzazione di un filmato promozionale che girerà su un circuito televisivo locale e che diventerà un DVD; • una conferenza stampa per la presentazione delle azioni del progetto; • la progettazione e realizzazione di un concorso di grafica o pittura, rivolto alle classi elementari sul tema ”Il Verde della Tua Città”. Il Comune di Faenza, nel frattempo, ha partecipato ad ECOMONDO 2006 insieme a Pro.B.E.R., così come è stato protagonista del convegno di metà novembre 2006 organizzato a Imola da Aiab, in collaborazione con Pro.B.E.R., sul tema della gestione biologica del verde urbano. Daniele Ara Ufficio Tecnico Pro.B.E.R. L’agricoltura locale e biologica nella ristorazione collettiva Il caso del Comune di Meldola e di alcune aziende biologiche locali socie di Pro.B.E.R. U na recente indagine della Provincia di Forlì-Cesena ha evidenziato che nei 30 Comuni di competenza la ristorazione collettiva, scolastica e non, produce ogni anno circa 2.300.000 pasti. La dimensione economica del comparto assume quindi valori importanti e pone alcuni interrogativi. Quanto di questo valore è assorbito dal prodotto locale? Quali norme regolano l’acquisizione del prodotto nelle mense pubbliche? Che ruolo possono giocare l’agricoltura e l’impresa agricola locali in questo settore? Coldiretti Forlì-Cesena ha elaborato un progetto per approfondire le realtà comunali e per organizzare l’approvvigionamento del prodotto dalle imprese agricole localmente disponibili. Il progetto prevede il coinvolgimento anche delle associazioni biologiche Pro.B.E.R. e Amab Emilia-Romagna. In particolare Pro.B.E.R. gestisce lo “Sportello informativo sulle mense bio” che si occupa di fornire informazioni sulla L.R. 29/02 ed in particolare sulle produzioni biologiche, sui capitolati d’appalto per le mense, sulle tabelle merceologiche, nonchè supporto ai Comuni e alle ditte di ristorazione e quant’altro necessario per l’applicazione della legge di cui sopra. Per quanto riguarda Amab E.R. il progetto rientra nell’ambito di attività di valorizzazione e costituzione di nuove filiere biologiche quale attività istituzionale, anche in quanto sezione soci Pro.B.E.R. stessa sul territorio di Forlì-Cesena. Il progetto vuole richiamare l’attenzione sugli alimenti e sulla qualità del cibo, tematiche ancora più importanti se riferite alla esigenza di educazione alimentare, ma anche di tutela e prevenzione da attuare nei confronti dei consumatori dell’età giovanile. In questa direzione Coldiretti ForlìCesena ha avviato inizialmente un’indagine conoscitiva e successivamente un’azione di sensibilizzazione nei confronti delle amministrazioni pubbliche e dei gestori delle mense. Oggi, peraltro, in anticipo rispetto alle previsioni, si stanno già raccogliendo i primi risultati concreti nei Comuni di Meldola e S. Mauro Pascoli. Inoltre il progetto si inserisce in un’ottica più ampia di qualità della vita e rispetto per l’ambiente: oltre alla fornitura di pasti biologici locali, si prevede, infatti, un corretto smaltimento dei rifiuti e una successiva alimentazione degli stessi terreni con il fertilizzante prodotto dopo una fase di compostaggio. Le aziende agricole del territorio hanno dunque avviato la consegna diretta dei propri prodotti di stagione alla mensa scolastica di Meldola. È questa la novità che caratterizza l’anno scolastico in corso, resa possibile da un’intesa tra Comune, Istituzione Davide Drudi e Coldiretti, con il coinvolgimento di alcune aziende agricole biologiche della zona socie di Amab E.R./Pro.B.E.R. Il protocollo d’intesa è stato approvato mediante delibera di Giunta Municipale del 3 ottobre u.s. Da tempo le mense scolastiche di Meldola provvedono all’alimentazione dei più piccoli con l’utilizzo prioritario di prodotti biologici nell’ottica di garantire la massima sicurezza alimentare. A questa importante scelta di fondo delle mense meldolesi, quest’anno, il progetto porta un importante valore aggiunto, rappresentato dall’utilizzo del prodotto ortofrutticolo biologico coltivato e consegnato direttamente dalle aziende agricole del territorio. Un importante salto di qualità rispetto alla precedente prassi di rifornirsi in modo generico e una scelta che assume significato anche in termini di sostegno dell’economia locale, di sostenibilità dell’impatto ambientale in quanto praticamente sono prodotti utilizzati a breve distanza dal luogo di produzione, con ridotte spese di trasporto anche sul piano energetico e quindi in termini di costo sociale. Con questo progetto Meldola si aggiunge alle 133 mense bio che pongono l’Emilia-Romagna al vertice tra le regioni italiane per numero di mense convertite al biologico. Il progetto è in perfetta sintonia e coerenza con i dettami della Legge regionale 29/02, nel quadro della ristorazione collettiva di cui Meldola è protagonista in ambito sovracomunale con la propria cucina centralizzata presso la Istituzione ai servizi Sociali D. Drudi. La possibilità di rifornire le mense del territorio con prodotti provenienti dall’agricoltura locale è stata al centro del workshop che si è svolto lo scorso 19 ottobre a Forlì presso la sede della Provincia, rivolto a istituzioni, pubblici amministratori e gestori di mense pubbliche. Amab Emilia-Romagna Coldiretti FC 5 L’utilizzo di Osmia cornuta per l’impollinazione delle colture L’ impollinazione è definita come il trasporto del polline dalle parti maschili del fiore (antere) a quella femminile (stigma) dello stesso o di altro fiore. In molte varietà coltivate si assiste al caso di fiori autosterili nei quali, essendo presente un’incompatibilità genetica tra polline e stigma, non può avvenire la fecondazione. Nelle piante autosterili per poter dare origine alla produzione del frutto è necessaria l’impollinazione “incrociata”, in cui cioè il polline appartenga a un fiore diverso da quello in cui si trova lo stigma. La fecondazione in questi casi dipende quasi totalmente dall’attività pronuba. Circa 400 specie di piante coltivate nel mondo necessitano dell’impollinazione da parte degli Apoidei per poter dare avvio alla produzione dei frutti. Anche nei fiori autofertili si possono verificare situazioni di parziale incompatibilità, in cui la crescita del tubetto pollinico lungo lo stilo risulta ritardata se il polline proviene dallo stesso fiore o dalla stessa pianta. In altri casi l’autofecondazione è ostacolata da una separazione spaziale delle strutture riproduttive maschili e femminili o da un loro sfasamento nella maturazione. Anche in queste circostanze si rende necessario l’utilizzo di un trasportatore del polline. Attualmente, a causa dell’agricoltura intensiva e dell’uso eccessivo dei fitofarmaci che hanno portato alla riduzione dei pronubi selvatici, l’impollinazione che un tempo veniva offerta spontaneamente dagli insetti presenti in natura ha bisogno di essere implementata attraverso la reintroduzione in campo degli insetti adeguati. Da tempo molti produttori utilizzano l’ape da miele per aumentare e migliorare l’impollinazione delle proprie colture, mentre è ancora poco diffuso in Italia l’utilizzo di Osmia cornuta. Apoidei del genere Osmia sono già ampia- Osmia cornuta su Pero - Foto di Fabrizio Santi. mente utilizzati per l’impollinazione a livello commerciale negli Stati Uniti e in Giappone. Quest’ape solitaria offre numerosi vantaggi rispetto all’ape da miele grazie alle sue caratteristiche morfologiche e comportamentali. Il suo breve ciclo vitale la obbliga a volare anche in condizioni meteorologiche avverse, ed avendo un ristretto raggio d’azione concentra il proprio lavoro nel campo su cui viene rilasciata. Visita moltissimi fiori in ogni volo di bottinamento e si sposta attraverso i filari favorendo l’impollinazione incrociata. Inoltre, presentando le setole collettrici posizionate nella parte ventrale dell’addome, riesce a trasportare molto più polline rispetto agli altri pronubi, e a farlo entrare in contatto con gli organi riproduttivi delle piante con più facilità. È stato ampiamente dimostrato che l’utilizzo di Osmie per l’impollinazione porta ad un notevole aumento quantitativo della produzione e alla formazione di frutti esteticamente migliori e con caratteristiche organolettiche superiori alla media. In molti casi l’utilizzo delle Osmie ha portato a raddoppiare la produzione o comunque ad ottenere un buon raccolto in annate in cui le condizioni meteorologiche non sono state ottimali. È inoltre possibile utilizzarle per impollinare quelle specie sulle quali la comune ape da miele normalmente non dà risultati apprezzabili (es. pero, colture precoci, colture in serra o tunnel). Pierangela Schiatti Ufficio Tecnico Pro.B.E.R. Piot Medrzycki INA - 333 6349921 Fabio Sgolastra Di.S.T.A. - Università di Bologna - 347 4499497 Protocollo d’intesa fra Pro.B.E.R. e Legambiente regionale P l’agricoltura biologica nei parchi, valorizzazione delle produzioni locali, sostegno a progetti di filiera corta, promozione del progetto Bio-Habitat per il verde non agricolo e diffusione di prodotti ecologici, alimentari e per la detergenza, presso le strutture di ricezione turistica. Infine, Pro.B.E.R. e Legambiente agiranno congiuntamente per sostenere, rafforzare e stimolare le azioni tese a realizzare gli obiettivi insiti nel protocollo, in riferimento ai programmi della Regione Emilia-Romagna su ambiente, agricoltura e territorio, a partire dal nuovo Piano Regionale di Sviluppo Rurale. Daniele Ara Ufficio Tecnico Pro.B.E.R. ro.B.E.R. e Legambiente Emilia-Romagna hanno siglato lo scorso 13 ottobre un importante protocollo d’intesa finalizzato alla diffusione delle metodologie biologiche nelle coltivazioni, nella produzione di alimenti e nella gestione del verde “non agricolo”. L’accordo individua alcuni campi d’azione sui quali costruire una collaborazione tra le due associazioni che punta alla promozione del metodo biologico in agricoltura e all’attivazione di percorsi condivisi per avviare progetti orientati a perseguire la sostenibilità ambientale in vari ambiti di comune interesse. Le associazioni hanno deciso di realizzare una serie di attività all’interno delle finalità e delle autonomie operative delle singole associazioni. Promozione del- 6 SPECIALE Zootecnica biologica in Emilia-Romagna - 2ª parte Monitoraggio 2005: risultati dell’indagine BOVINI L e aziende che allevano bovini con metodo biologico sono quelle maggiormente rappresentate in regione. La provincia di Piacenza possiede il maggior numero di aziende certificate che allevano questa specie. A breve distanza seguono le province di Forlì/Cesena, Parma e Bologna. Lo stesso andamento si può ritrovare nel numero di capi allevati per provincia, ma si può notare come le aziende di Modena, pur essendo numericamente la metà di quelle di Bologna o Parma, abbiano un elevato numero medio di animali allevati per azienda. Ciò è dovuto alla presenza, nella provincia modenese, di molte aziende da latte per la produzione di Parmigiano-Reggiano con un elevato numero di capi allevati per azienda. Numero di aziende - bovini - provincia 80 70 60 50 40 30 20 10 0 76 67 62 66 29 1 BO FC 1 FE MO PC PR RA RE 2 RN Capi bovini adulti - provincia 3.000 2.811 2.556 2.500 2.336 2.139 2.000 1.520 1.500 1.000 PRODUZIONE DI LATTE BOVINO I capi bovini da latte sono distribuiti in regione nell’area del Parmigiano-Reggiano (soprattutto Parma e Modena), mentre a Bologna si trova quasi tutta la produzione di latte alimentare che viene conferita attraverso il più grande gruppo lattierocaseario italiano, che dispone di una linea bio ed ha la propria centrale a Bologna. A Piacenza invece è attivo un consorzio che ritira il latte da aziende di dimensioni medio-piccole e che commercializza poi latte alimentare o formaggi. Anche Reggio Emilia fa parte dell’areale di produzione del Parmigiano. La produzione di latte rispecchia la consistenza del numero di vacche allevate per provincia. 13 616 500 157 50 32 - BO FC FE MO PC PR RA RE RN Vacche in lattazione - provincia 2500 2155 1962 2000 1500 1000 850 523 338 500 40 157 66 0 BO FC 7 FE MO PC PR RA RE RN SPECIALE COMMERCIALIZZAZIONE DEL LATTE BIOLOGICO Come si può notare nel grafico seguente, il caseificio è la sede principale di conferimento (87%), quindi la maggior parte del latte viene trasformato in formaggio. L’89% del prodotto è commercializzato come bio e solo il l’11% non è valorizzato come tale; si tratta di alcune aziende dell’areale del Parmigiano-Reggiano che non hanno ancora potuto lavorare il latte separatamente all’interno del proprio caseificio sociale. I caseifici che producono Parmigiano-Reggiano certificato da agricoltura biologica sono 15 in tutta la regione, concentrati ovviamente nelle Latte bovino - produzione per province 131758 140000 118868 120000 100000 80000 60000 53108 40000 25428 20000 1880 21224 10000 3000 0 BO FC FE MO PC PR RA RE RN % di conferimento latte bovino in quintali 200000 180000 160000 140000 120000 Bio 144315 100000 Non bio 80000 60000 94748 40000 20000 200 480 Agriturismo aziendale Autoconsumo 29180 39438 45188 2500 7000 1943 0 3600 Caseificio aziendale Caseificio cooperativo Centrale del latte Vendita diretta 0 zone ammesse dal consorzio di produzione. La produzione totale è di oltre 44.000 forme all’anno pari all’1,4% della produzione totale di Parmigiano-Reggiano. Non irrilevante è la percentuale di latte trasformata direttamente in azienda (26,4%), minore invece quella conferita a centrali del latte e destinata al consumo fresco (12,5%). Caseificio CARNE BOVINA Il settore della carne bovina ha incontrato notevoli difficoltà negli ultimi anni per ciò che riguarda la commercializzazione. Attualmente il maggior numero di fattrici è allevata in provincia di Forlì/Cesena e nell’imolese. Bisogna però precisare che le fattrici allevate in Romagna sono per lo più di razza romagnola e i vitelli spesso sono ingrassati in stalle non certificate. Dal grafico a pag. 9 si deduce come la produzione di vitelloni (bovini maschi interi tra i 18 e i 24 mesi) sia concentrata prevalentemente nel bolognese. Incrociando il dato con quello delle fattrici si deduce che in provincia di Forlì/Cesena principalmente si producono vitelli svezzati e quindi le aziende sono per lo più del tipo linea vacca-vitello. Punti di forza Punti di debolezza Opportunità Ulteriore valorizzazione del prodotto Difficoltà di commercializzazione sul mercato azionale Possibilità di valorizzazione sui mercati internazionali Basso prezzo pagato per il latte bio Possibile sviluppo di caseificazione formaggi molli Difficoltà di concentrazione dell’offerta Vendita diretta del latte crudo 8 SPECIALE Nel bolognese, invece, il prodotto finito è il vitellone da macello. La provincia di Ravenna invece risulta non avere aziende certificate che producano carne bovina. Dall’indagine è risultato come la carne venga venduta principalmente in azienda attraverso la vendita diretta. Le aziende vendono quindi direttamente il vitello ai consumatori che si incaricano della macellazione e del sezionamento. Altri canali commerciali rilevanti sono la vendita a macellerie private ed i laboratori di sezionamento aziendali. Sono sempre di più infatti le aziende che preferiscono dotarsi di locali idonei al sezionamento delle carni offrendo così un servizio in più al consumatore. La produzione di vitelli svezzati merita un discorso a parte. Le aziende terminano infatti il ciclo produttivo quando il vitello ha circa 6 mesi. A questa età l’animale viene venduto ad altre aziende che portano a termine l’ingrasso. La provincia di Forlì/Cesena, come accennato in precedenza, è quella che può contare il maggior numero di vitelli svezzati venduti annualmente. Sono quindi aziende a ciclo aperto ed il ciclo produttivo si conclude con lo svezzamento del vitello. Dal monitoraggio è risultato come solo il 35% dei vitelli svezzati prodotti vengano ingrassati in aziende Vacche da carne - provincia 3000 2505 2500 2000 1479 1500 983 1000 624 500 243 177 32 0 BO FC FE MO PC PR RA RE RN Vitelloni - produzione per province 800 699 700 600 529 456 500 400 263 300 200 200 95 100 0 17 0 0 BO FC FE MO PC PR RA RE RN % di conferimento vitelloni in quintali 1200 1000 800 Bio 600 1005 400 205 30 200 83 25 11 58 47 0 10 12 0 13 27 0 9 211 59 272 7 3 86 Non bio SPECIALE biologiche mentre la parte restante viene ingrassata da aziende non certificate. Ciò comporta l’uscita del sistema di certificazione di una percentuale notevole di animali. La carne derivata da questi animali ovviamente non sarà certificata. Manca infatti un vero centro di ingrasso certificato bio per completare il ciclo produttivo di questi animali; solo in questo modo si eviterebbe l’uscita dal “circuito” di certificazione. La maggior parte di questi vitelli, come già accennato, sono di razza romagnola e vengono ingrassati e venduti da aziende non bio che conferiscono al consorzio del vitellone bianco dell’Appennino centrale IGP. Vitelli svezzati - produzione per province 1200 984 1000 800 600 400 341 200 2 67 79 PC PR 25 0 BO FC FE MO RA RE RN Conferimento vitelli svezzati (numero capi) 1400 1200 474 1000 800 600 200 Bio 788 400 0 0 11 162 Commercianti Cooperativa 0 Associazione di prodotto Ingrassatori Non bio 5 18 32 20 Laboratorio di sezionamento aziendale Macelleria privata Punti di forza Punti di debolezza Opportunità Produzione locale Incoerenza tra la normativa bio e il disciplinare del Vitellone pesante dell’Appennino Discreto quantitativo di animali ingrassabili possibilità di sviluppare partite significative Mancanza di centri di ingrasso bio SUINI Il numero di aziende in regione che alleva suini con metodo biologico rimane sempre esiguo. Come si evince dal grafico seguente, sul territorio regionale operano 34 aziende la maggior parte concentrata nelle province di Parma, Piacenza, Bologna e Reggio Emilia. Rispetto al precedente censi- mento del 2002 si è avuto un incremento delle aziende (passate da 21 a 34), ma l’allevamento del suino bio rimane una realtà estremamente marginale come numero di animali allevati. Uno dei problemi più rilevanti del settore è l’assenza di scrofaie per la produzione di suinetti certificati. Non essendoci più la possibilità di acqui10 stare i suinetti dal convenzionale, gli allevatori che effettuano solo l’ingrasso hanno grosse difficoltà a reperire animali certificati da ingrassare. Le aziende sono per lo più di piccole dimensioni e di solito a ciclo chiuso. Dal grafico seguente si deduce come le province di Bologna e Parma abbiano il maggior numero di scrofe SPECIALE Numero di aziende - suini - provincia Scrofe - province 55 60 80 70 60 50 40 30 20 10 0 54 50 44 40 76 67 62 66 30 19 29 1 BO FC 1 FE MO PC PR RA 2 RE 17 15 20 13 10 RN 0 BO FC FE MO PC PR RA RE RN Numero capi suini da ingrasso - provincia 660 700 Numero capi suini da ingrasso in aziende ciclo aperto - provincia 657 300 543 600 473 500 269 250 200 400 300 150 228 180 200 100 100 0 50 15 0 0 15 9 PC PR 15 0 BO FC FE MO PC PR RA RE RN BO FC FE MO RA RE RN % di conferimento suini da ingrasso 350 300 Bio 250 Non bio 200 250 150 50 291 265 182 100 108 150 15 4 45 0 0 Agriturismo aziendale Cooperativa Industria di trasformazione Laboratorio di sezionamento aziendale Macelleria privata Vendita diretta Punti di forza Punti di debolezza Opportunità Minacce Differenze qualitative organolettiche riscontrabili dal consumatore che ne fidelizzano il consumo Mancanza di volumi che consentano produzioni industriali Possibilità di vendita diretta e di lavorazione aziendale Mancanza di legislazione sull’allevamento all’aperto allevate; mediamente però in provincia di Bologna ci sono 11 scrofe per azienda, mentre a Parma solo 5. I capi da ingrasso sono in tutto circa 2700 contro gli 800 rilevati nel 2002. Sempre Parma e Bologna risultano le province con il maggior numero di capi da ingrasso, ma la media di suini prodotti per scrofa vede in vantaggio Reggio Emilia con circa 27 suini prodotti all’anno per scrofa. Dal monitoraggio è emerso che la carne suina viene quasi interamente commercializzata come bio attraverso la vendita diretta o previa lavorazione in laboratorio di trasformazione aziendale o terzo; solo per una piccola parte (venduta in macellerie private) non viene valorizzata la certificazione. Altro problema emerso è la grande difformità degli animali e delle carcasse. Anche il tipo di allevamento (brado, semi-brado, in stalla) influisce molto sulle carcasse e la standardizza11 zione del prodotto. Il sapore però è ben accetto al consumatore che percepisce nettamente la differenza rispetto a carni convenzionali (a differenza delle carni bovine). Dal grafico seguente si nota che le carni suine da agricoltura bio non sono commercializzate attraverso la GDO, pur essendoci un grosso centro di sezionamento in regione che potrebbe rifornire i supermercati, ma che lavora solo suini di provenienza extra-regionale. SPECIALE OVINI Come accennato, l’allevamento ovino con metodo biologico è concentrato prevalentemente nelle province di Forlì/Cesena e Bologna. Le zone appenniniche di queste due province hanno caratteristiche pedoclimatiche molto favorevoli all’allevamento di questi piccoli ruminanti. Basandosi principalmente sull’utiliz- 5000 4500 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 30 25 20 15 22 24 5 3 5 MO PC 0 BO FC FE 8 1 PR zo di prati e pascoli per allevare con metodo biologico gli ovini basta solamente fornire loro un’integrazione di cereali proveniente da agricoltura biologica. Proprio l’estrema facilità di allevamento ed il basso costo delle strutture dedicate a questi animali, ha fatto sì che oggi si possano contare 75 aziende che producono latte e carne ovina da agricoltura biologica. Il maggior numero di pecore allevate per provincia rispecchia il grafico precedente, mediamente però le aziende di maggiori dimensioni si trovano in provincia di Rimini (oltre 300 pecore di media). RA PRODUZIONE DI CARNE L’agnello non viene quasi mai valorizzato come biologico, la vendita è per lo più aziendale; rara è la produzione di agnellone che è più tipica in altre regioni d’Italia. Ufficio Tecnico Pro.B.E.R. Pecore - provincia Numero di aziende - ovini - provincia 10 to con il consumatore. PRODUZIONE DI LATTE Solo il 25% della produzione totale di latte ovino viene caseificato in strutture certificate. Infatti solo parte dei caseifici aziendali sono certificati, il formaggio viene infatti venduto per lo più in azienda, le aziende cercano quindi di evitare ulteriori costi di certificazione potendo comunque contare sul contatto diret- 5 7 RE RN 4487 3159 2132 1346 652 252 225 BO FC FE MO PC PR 25 RA RE RN Latte ovino - produzione per province 12000 9695 10000 8000 6000 4663 4234 4000 2862 2000 255 0 BO FC FE MO PC PR RA RE RN Conferimento latte ovino (quintali) 18000 16000 14000 12000 8317 10000 Bio Non bio 8000 6000 4000 0 0 2000 0 1690 1238 0 0 200 384 0 Caseificio Caseificio aziendale Caseificio cooperativo Cooperativa Punti di forza Punti di debolezza Pochi problemi nella produzione Mancanza di raccolta del prodotto, atomizzazione dell’offerta 12 Macelleria privata Opportunità Vendita diretta Minacce La sostenibilità ambientale dell’agricoltura biologica A lla recente manifestazione ECOMONDO – Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile – svoltasi a Rimini abbiamo esposto e divulgato, all’interno della Vetrina della Sostenibilità dell’Assessorato Regionale all’Ambiente, due progetti Pro.B.E.R.: “Mangiocarnebio” e “Bio-Habitat”. Il primo è un esempio di filiera corta con servizio di vendita diretta a domicilio di carne bovina, di allevamenti biologici, prodotta da allevatori dell’Appennino bolognese. Mettendo in contatto diretto produttori e consumatori, abbatte i prezzi e garantisce una buona remunerazione agli allevatori che vedono così prospettive più incoraggianti per le loro attività imprenditoriali che, va sottolineato, sono indispensabili per garantire un adeguato presidio del territorio. Mangiocarnebio offre una valida risposta alla crescente domanda di qualità al giusto prezzo proveniente dai consumatori. Il secondo è una certificazione del verde non agricolo (per es. parchi e giardini urbani) con un disciplinare ad hoc che riprende l’esperienza, i prodotti e lo ”spirito” del regolamento CE 2092/91. Bio-Habitat rappresenta una concezione evoluta della cura e gestione del verde urbano che punta a creare un equilibrio tra pianta, ecosistema urbano, abitanti e frequentatori delle aree verdi. Entrambi i progetti sono stati ritenuti esempi di “Buone Pratiche” di sostenibilità ambientale ed inseriti anche nelle specifiche pagine della Vetrina della sostenibilità sul sito web regionale Ermes Ambiente (www.ermesambiente.it). Interesse e attenzione ha ottenuto anche il poster, riprodotto qui a fianco, che ho elaborato per sintetizzare il metodo biologico ed i numerosi vantaggi ambientali che la sua applicazione comporta. Il metodo biologico, per il suo ruolo, si può certamente ritenere uno dei pilastri della sostenibilità agroambientale. Roberto Lughi Ufficio Promozione Pro.B.E.R. 13 Ras seg 14 na s tam pa Ras seg 15 na s tam pa Associazione Produttori Biologici e Biodinamici dell’Emilia-Romagna Via Marconi 71 – 40122 Bologna Tel. 051-4211342 Fax 051-4228880 www.prober.it - [email protected] Direzione Amministrazione e segreteria Paolo Carnemolla e-mail: [email protected] - cell. 335-8385209 Emanuele Bottaro e-mail: [email protected] - cell. 348-3141206 Ufficio tecnico Alberto Veronesi e-mail: [email protected] - cell. 335-7214331 Giovanni Stanzani cell. 334-6516312 e-mail: [email protected] Responsabile progetti Stefano Radaelli - Tel. 0536-950193 e-mail: [email protected] Ricerca e sperimentazione Athos Ferraresi cell. 335-6065616 Pierangela Schiatti cell. 328-7597320 e-mail: [email protected] Ufficio promozione Roberto Lughi e-mail: [email protected] - cell. 335-7214329 Rocco Fruci e-mail: [email protected] - cell. 334-6516313 Sezioni Soci AIAB Emilia-Romagna Via dell’Agricoltura c/o mercato ortofrutticolo 41058 Vignola (MO) Tel. 051-6486694 Fax 051-373401 e-mail [email protected] - referente: Fabia Montalbani AMAB Emilia-Romagna Via Forlanini, 11- 47100 Forlì (FC) Tel. 0543-718312 Fax 0543-32626 e-mail [email protected] - referente: Maurizio Mangelli ASAP COLDIRETTI c/o Coldiretti - Palazzo dell’Agricoltura Via Colombo, 35 - 29100 Piacenza Tel. 0523-596528 e-mail [email protected] - referente: Medoro Rebecchi APO CONERPO Via Bruno Tosarelli, 155 - 40050 Villanova di Castenaso (BO) Tel. 051-781837 Fax 051-782680 e-mail [email protected] - referente: Mauro Cardelli APOFRUIT Via della Cooperazione - 47020 Pievesestina di Cesena (FC) Tel. 0547-414111 Fax 0547-414166 e-mail [email protected] - referente: Gianluca Casadio BIO-APPENNINO Via Serra Vecchia, 35 - 41028 Serramazzoni (MO) Tel. 0536-950193 Fax 0536-951007 e-mail [email protected] - referente: Cinzia Rosi CIA Emilia-Romagna Via Bigari, 5/2 - 40128 Bologna Tel. 051-6314311 Fax 051-6314333 e-mail [email protected] - referente: Mauro Vicini CONFAGRICOLTURA Piazza Martiri, 5 - 40121 Bologna Tel. 051-253880 Fax 051-247679 e-mail [email protected] - referente: Eugenio Zedda PROGEO Via Asseverati, 1 - 42029 Masone (RE) Tel. 0522-346411 - 059-8040611 Fax 0522-346450 - 059-902453 e-mail [email protected] - referente: Tiziano Orlandi TERRASANA Via Roma, 49 - 40050 Loiano (BO) Tel. 051-6544194 Fax 051-6544914 e-mail [email protected] referente: Natale Marcomini CONAPI-MEDITERRABIO srl Via Idice,199 - 40050 Monterenzio (BO) Tel. 051-6540211 Fax 051-6540210 e-mail [email protected] - referente: Nicoletta Maffini CONSORZIO VAL BIDENTE E VAL DI RABBI Via San Giovanni, 42 - 47010 Cusercoli (FC) Tel. 0543-989101 Fax 0543-989101 e-mail [email protected] - referente: Fausto Faggioli TERREMERSE Via Cesena, 11 - 40026 Imola (BO) Tel. 0545-68111 Fax 0545-68068 e-mail [email protected] - referente: Tatiana Turrini BIO PIACE Piazza Colombo, 16 - 29021 Bettola (PC) Tel. 0523-596523 Fax 0523-596596 e-mail [email protected] - referente: Giacomo Sala AGRITES srl Via Marconi, 4/2 - 40057 Granarolo dell’Emilia (BO) Tel. 051-6067011 Fax 051-6767022 e-mail [email protected] - referente: Fausto Smaia