3 PROBER informa dic 2006

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3 PROBER informa dic 2006
Anno VIII - n. 3 - Dicembre 2006
Aut. Trib. di Bo n. 6932 del 22/07/1999 - Direttore responsabile: Barbara Musiani - Segreteria di redazione: Rocco
Fruci - Redazione: Paolo Carnemolla, Rocco Fruci - Proprietà, redazione e amministrazione: Pro.B.E.R.
Via Marconi 71 40122 Bologna - Spedizione in abb. post. 70% L. 46/27-2-04 Aut. DRT/DCB BO - Supporto
redazionale: Centro Stampa (Bologna) - E-mail: [email protected] - Grafica, impaginazione ed immagini: Litoimmagine (Bologna) - Hanno collaborato: Daniele Ara, Paolo Carnemolla, Rocco Fruci,
Roberto Lughi, Stefano Radaelli, Giovanni Stanzani, Alberto Veronesi, Pierangela Schiatti - Stampato
su carta riciclata Cyclus da Visual Project (Zola Predosa - BO)
Editoriale
F
atti epocali vengono annunciati sulle prime pagine
dei giornali, come la minaccia del cambiamento
climatico e il rischio di
pandemie a livello globale
per la cattiva alimentazione. Altri fatti, come l’evidenza degli effetti dannosi
dell’esposizione prolungata agli agenti chimici di sintesi impiegati in agricoltura
da decenni, si consolidano
nella letteratura medica e
nelle rubriche specialistiche dei media per spiegare
l’aumento importante di
alcune malattie nella popolazione. Anche la questione energetica in un Paese
come l’Italia, privo di fonti
fossili, assume sempre più
una dimensione strategica
e chiede anche al mondo
agricolo un contributo importante per una soluzione
che sia anche ambientalmente sostenibile. Se a ciò
aggiungiamo l’insostenibilità crescente del sistema
logistico che sta dietro anche alla distribuzione delle
derrate alimentari, con costi diretti e indiretti crescenti per i cittadini,
ma anche per i produttori,
In questo numero
• Le tappe per l’approvazione del nuovo PSR pag. 3 • Il verde del Comune di
Faenza certificato
Bio-Habitat! pag. 4 •
L’agricoltura locale e
biologica nella ristorazione collettiva
pag. 5 • L’utilizzo di
Osmia cornuta per
l’impollinazione delle
colture - Protocollo
d’intesa tra Pro.B.E.R.
e Legambiente regionale pag. 6 • Zootecnia biologica in Emilia-Romagna - 2ª
parte - Monitoraggio 2005: risultati
dell’indagine pag. 712 • La sostenibilità
ambientale dell’agricoltura biologica
pag. 13 • Rassegna
stampa pag. 14-15
ci accorgiamo che la situazione attuale ha in sé tutti
gli elementi per un cambiamento radicale sia del ruolo del sistema agricolo e
alimentare nell’economia e
nella società e sia delle
condizioni di competitività
del sistema stesso.
In questo quadro anche
l’intero impianto della politica agricola comune è
messo in discussione e i
nuovi equilibri dell’Europa
a 27 non potranno che
ulteriormente accelerare la
fine di un sistema indifferenziato di aiuti che non
abbia solide giustificazioni
di carattere ambientale o
sociale.
L’alternativa al cambiamento è del resto per gran
parte delle nostre imprese
solo un’agonia lenta, fra
condizioni di mercato sempre più insostenibili e vincoli normativi sempre più
costosi. Come tutti i cambiamenti epocali non può
essere per tutti e richiede
uno sforzo anche economico importante.
Per questo abbiamo chiesto
scelte coraggiose per il
nuovo Piano Regionale di
Sviluppo Rurale che riguardassero anzitutto la tipologia dei beneficiari e i modelli di agricoltura e di organizzazione di filiera o di
tipo territoriale da sostenere
in via se non esclusiva
almeno prioritaria, agricoltura biologica in primis.
Scelte non assistenzialiste e
coerenti con l’innovativo
quadro normativo regionale, spesso non ancora attuato, e da supportare con politiche pubbliche in grado
di dare spazio e mercato
stabile alla nuova agricoltura e consolidare un nuovo
sviluppo per i territori rurali
dell’Emilia Romagna. Per
integrare il reddito delle
attività agricole tradizionali.
Al momento in cui scrivo il
percorso del nuovo PRSR
non è ancora compiuto,
anche se gli elementi essenziali sono stati già definiti e complessivamente
appaiono soddisfacenti.
Ma occorrerà attendere la
stesura finale per esprimere
un giudizio compiuto e,
certamente, molto dipen-
questo stiamo lavorando
per aprire nuovi spazi anzitutto alle imprese biologiche nostre socie, come leggerete anche in questo
numero riguardo alla collaborazione con Legambiente Turismo e all’applicazione del metodo biologico nel verde non agricolo, ovvero in un ambito della multifunzionalità che appare assai interessante per
2
derà anche dalle scelte che
verranno fatte dalla Province nell’ambito del nuovo
sistema di governance,
dato che il PRSR che verrà
assegnerà a loro più risorse
e più autonomia che in
passato.
Lavoreremo e vigileremo
dunque anche in questa
chiusura d’anno affinché il
2007 si apra con nuove e
favorevoli prospettive per il
nostro settore e per l’intera
agricoltura della nostra
Regione, invitando tutta la
base sociale a fare altrettanto nei propri territori e
con il proprio sistema di
relazioni. Intanto i migliori
auguri di buone feste a tutti
da parte mia, del Consiglio
Direttivo e dei collaboratori dell’associazione.
Paolo Carnemolla
Presidente Pro.B.E.R.
Le tappe per l’approvazione
del nuovo PSR
L’approvazione da parte dell’UE del PSN il 31 ottobre scorso apre la strada
alla redazione definitiva del Piano di Sviluppo Rurale in regione
I
buoni propositi della
Regione Emilia-Romagna
circa il fatto di poter vedere
la nascita del nuovo Piano di
Sviluppo Rurale Regionale in
tempi brevi sono purtroppo
andati delusi. Il ritardo, cui
già accennavamo nel corso
del precedente articolo
apparso sull’ultimo numero
di Pro.B.E.R. Informa, è stato
determinato da una serie di
fattori concomitanti che
hanno causato l’inevitabile
protrarsi dei tempi della redazione del
nuovo strumento destinato a condizionare le scelte di sviluppo agricolo in
regione nel corso dei prossimi sette
anni.
In particolare, come già ricordato
in precedenza, la Commissione dell’Unione Europea incaricata per l’esame del Piano Strategico Nazionale ha
sollevato molte eccezioni alla sua prima stesura e pertanto questo ha dovuto subire delle profonde modifiche; la
sua nuova redazione in via definitiva
ha visto la luce solo il 31 ottobre.
Ciò ha naturalmente determinato a
cascata il protrarsi dei tempi necessari
per predisporre i singoli piani regionali e, di conseguenza, anche la redazione di quello dell’Emilia-Romagna ha
subito un inevitabile ritardo.
Oltre a ciò il rallentamento dei
lavori è stato parzialmente causato
dall’indubbia complicazione del quadro generale per l’applicazione del
Reg. CE 1698/2005; tale complicazione ha determinato un elevato numero
di osservazioni da parte dei vari soggetti operanti sul territorio regionale in
ambito agricolo a carico delle bozze
del Piano Regionale e delle schede di
Misura rese note nel corso dell’estate.
La Regione ha pertanto dovuto
affrontare un notevole carico di lavo-
ro, in parte imprevisto, nel raccogliere
ed esaminare tutte le osservazioni
fatte, in modo da individuare una corretta linea di interpretazione e comportamento.
Ma l’arrivo è finalmente vicino.
Infatti il 24 novembre scorso il PSR,
seppur in una stesura non definitiva, è
stato dapprima discusso nel corso di
una riunione alla presenza degli
Assessori Provinciali all’Agricoltura e
del Presidente dell’UNCEM (Unione
Comunità Montane) ed in seguito presentato alla riunione del partenariato
regionale. Il giorno 27, sempre del
mese di novembre, il PSR è stato quindi presentato alla Giunta Regionale
per un primo esame. La sua approvazione definitiva da parte del Consiglio
Regionale è prevista, dopo le ultime
rifiniture e verifiche, per il 20 dicembre.
Solo dopo tale atto il PSR potrà
essere inviato a Bruxelles ai fini dell’approvazione da parte della Commissione Europea.
Inoltre lo scorso 31 ottobre è stata
approvata anche la ripartizione dei circa 8,3 miliardi di € disponibili per
l’Italia tra le diverse Regioni. Alla
Regione Emilia-Romagna sono stati
assegnati complessivamente 411,251
milioni di € (nell’ultima programma3
zione erano stati assegnati
circa 396 milioni di €) dei
quali però 22,783 milioni di
€ sono classificati come
debiti Feoga Garanzia a parziale copertura di parte dell’overbooking, che ammontava a circa 50 milioni di
€ di quota comunitaria. Le
risorse libere ammonterebbero quindi a 388,468 milioni
di €. Da sottolineare come
oltre il 50% dei fondi disponibili (cioè oltre 4 miliardi di €)
sia stato destinato alle cinque Regioni
Convergenza (Basilicata, Calabria,
Campania, Puglia, Sicilia). Infine, sempre nei giorni scorsi, è stato definitivamente approvato il Regolamento attuativo del Reg. CE 1698/2005.
Dopo l’approvazione del PSR da
parte del Consiglio Regionale, le Province dovranno approntare una prima
versione dei rispettivi PRIP (Programmi Rurali Integrati Provinciali) e, mentre la Commissione dell’Unione Europea provvederà all’esame ed all’approvazione del PSR nel corso dei successivi sei mesi, salvo revisioni, la
Regione Emilia-Romagna comincerà a
mettere a punto i documenti attuativi
regionali d’Asse. Appena approvato da
Bruxelles il PSR, si dovranno approvare i PRIP che saranno sottoposti ad
una valutazione di congruità da parte
della Regione Emilia Romagna. Infine,
una volta approvati anche i documenti regionali attuativi degli Assi, si
dovranno approvare i documenti
attuativi d’Asse delle Province e delle
Comunità Montane. Si prevede pertanto, nel caso tutti i passi dovessero
andare a buon fine, che l’apertura dei
primi bandi possa avvenire non prima
della seconda metà del 2007.
Stefano Radaelli
Ufficio Tecnico Pro.B.E.R.
Il verde del Comune di Faenza
certificato Bio-Habitat!
L’amministrazione comunale di Faenza ha certificato come biologico
tutto il proprio verde pubblico e potrà avvalersi del marchio Bio-Habitat.
Un impegno portato avanti con decisione e perseveranza
D
opo anni di impegno nella gestione del verde con metodo
biologico, l’amministrazione comunale di Faenza ha certificato tutto il
proprio verde pubblico e potrà avvalersi del marchio Bio-Habitat.
Tra i quattro organismi di controllo accreditati, CCPB è l’organismo di controllo prescelto per certificare il corretto utilizzo del disciplinare proposto da Bio-Habitat
che, ricordo, è nato dalla collaborazione fra Serbios e Pro.B.E.R. e gode
della supervisione di un composito e
qualificato comitato tecnico-scientifico.
Faenza, comune di 60.000 abitanti, ha una superficie a verde di tutto
rispetto, circa 120 ha, e si avvale di
una struttura tecnica per la gestione
del verde rilevante, composta da un
tecnico del verde, un tecnico amministrativo e una ventina di addetti operativi.
L’impegno per la gestione bio del
verde è stato portato avanti grazie alla
perseveranza di tutta la macchina
comunale, a cominciare dagli ammi-
ai propri cittadini che l’impegno di
questi anni è stato serio e concreto.
Per questa seconda fase è stato
approntato un piano di comunicazione e divulgazione che prevederà:
nistratori che si sono succeduti negli
anni, passando per i tecnici, fino ad
arrivare agli operatori che hanno saputo adattare la loro professionalità alle
richieste del disciplinare.
L’utilizzo del marchio Bio-Habitat,
il simpatico logo del “verde che sorride”, consentirà al Comune di lavorare
su un aspetto strettamente collegato
alla buona pratica di gestione adottata,
ovvero la promozione di una cultura
del verde sostenibile e la promozione
verso la cittadinanza delle tecniche
biologiche di gestione. Ma soprattutto
l’amministrazione può ora certificare
4
• la realizzazione di un filmato
promozionale che girerà su un circuito televisivo locale e che diventerà un DVD;
• una conferenza stampa per la
presentazione delle azioni del progetto;
• la progettazione e realizzazione di un concorso di grafica o pittura,
rivolto alle classi elementari sul tema
”Il Verde della Tua Città”.
Il Comune di Faenza, nel frattempo, ha partecipato ad ECOMONDO
2006 insieme a Pro.B.E.R., così come
è stato protagonista del convegno di
metà novembre 2006 organizzato a
Imola da Aiab, in collaborazione con
Pro.B.E.R., sul tema della gestione biologica del verde urbano.
Daniele Ara
Ufficio Tecnico Pro.B.E.R.
L’agricoltura locale e biologica
nella ristorazione collettiva
Il caso del Comune di Meldola e di alcune aziende biologiche locali socie di Pro.B.E.R.
U
na recente indagine della Provincia di Forlì-Cesena ha
evidenziato che nei 30 Comuni di competenza la ristorazione collettiva, scolastica e non, produce ogni anno circa
2.300.000 pasti. La dimensione economica del comparto
assume quindi valori importanti e pone alcuni interrogativi.
Quanto di questo valore è assorbito dal prodotto locale?
Quali norme regolano l’acquisizione del prodotto nelle
mense pubbliche? Che ruolo possono giocare l’agricoltura e
l’impresa agricola locali in questo settore?
Coldiretti Forlì-Cesena ha elaborato un progetto per
approfondire le realtà comunali e per organizzare l’approvvigionamento del prodotto dalle imprese agricole localmente disponibili.
Il progetto prevede il coinvolgimento anche delle associazioni biologiche Pro.B.E.R. e Amab Emilia-Romagna. In
particolare Pro.B.E.R. gestisce lo “Sportello informativo sulle
mense bio” che si occupa di fornire informazioni sulla L.R.
29/02 ed in particolare sulle produzioni biologiche, sui capitolati d’appalto per le mense, sulle tabelle merceologiche,
nonchè supporto ai Comuni e alle ditte di ristorazione e
quant’altro necessario per l’applicazione della legge di cui
sopra.
Per quanto riguarda Amab E.R. il progetto rientra nell’ambito di attività di valorizzazione e costituzione di nuove
filiere biologiche quale attività istituzionale, anche in quanto sezione soci Pro.B.E.R. stessa sul territorio di Forlì-Cesena.
Il progetto vuole richiamare l’attenzione sugli alimenti e
sulla qualità del cibo, tematiche ancora più importanti se
riferite alla esigenza di educazione alimentare, ma anche di
tutela e prevenzione da attuare nei confronti dei consumatori dell’età giovanile. In questa direzione Coldiretti ForlìCesena ha avviato inizialmente un’indagine conoscitiva e
successivamente un’azione di sensibilizzazione nei confronti delle amministrazioni pubbliche e dei gestori delle mense.
Oggi, peraltro, in anticipo rispetto alle previsioni, si stanno
già raccogliendo i primi risultati concreti nei Comuni di
Meldola e S. Mauro Pascoli. Inoltre il progetto si inserisce in
un’ottica più ampia di qualità della vita e rispetto per l’ambiente: oltre alla fornitura di pasti biologici locali, si prevede, infatti, un corretto smaltimento dei rifiuti e una successiva alimentazione degli stessi terreni con il fertilizzante prodotto dopo una fase di compostaggio.
Le aziende agricole del territorio hanno dunque avviato
la consegna diretta dei propri prodotti di stagione alla mensa
scolastica di Meldola. È questa la novità che caratterizza
l’anno scolastico in corso, resa possibile da un’intesa tra
Comune, Istituzione Davide Drudi e Coldiretti, con il coinvolgimento di alcune aziende agricole biologiche della zona
socie di Amab E.R./Pro.B.E.R. Il protocollo d’intesa è stato
approvato mediante delibera di Giunta Municipale del 3
ottobre u.s.
Da tempo le mense scolastiche di Meldola provvedono
all’alimentazione dei più piccoli con l’utilizzo prioritario di
prodotti biologici nell’ottica di garantire la massima sicurezza alimentare. A questa importante scelta di fondo delle
mense meldolesi, quest’anno, il progetto porta un importante valore aggiunto, rappresentato dall’utilizzo del prodotto
ortofrutticolo biologico coltivato e consegnato direttamente
dalle aziende agricole del territorio.
Un importante salto di qualità rispetto alla precedente
prassi di rifornirsi in modo generico e una scelta che assume
significato anche in termini di sostegno dell’economia locale, di sostenibilità dell’impatto ambientale in quanto praticamente sono prodotti utilizzati a breve distanza dal luogo di
produzione, con ridotte spese di trasporto anche sul piano
energetico e quindi in termini di costo sociale.
Con questo progetto Meldola si aggiunge alle 133 mense
bio che pongono l’Emilia-Romagna al vertice tra le regioni
italiane per numero di mense convertite al biologico.
Il progetto è in perfetta sintonia e coerenza con i dettami
della Legge regionale 29/02, nel quadro della ristorazione
collettiva di cui Meldola è protagonista in ambito sovracomunale con la propria cucina centralizzata presso la
Istituzione ai servizi Sociali D. Drudi.
La possibilità di rifornire le mense del territorio con prodotti provenienti dall’agricoltura locale è stata al centro del
workshop che si è svolto lo scorso 19 ottobre a Forlì presso
la sede della Provincia, rivolto a istituzioni, pubblici amministratori e gestori di mense pubbliche.
Amab Emilia-Romagna
Coldiretti FC
5
L’utilizzo di Osmia cornuta
per l’impollinazione delle colture
L’
impollinazione è definita come il trasporto del polline
dalle parti maschili del fiore (antere) a quella femminile (stigma) dello stesso o di altro fiore. In molte varietà coltivate si assiste al caso di fiori autosterili nei quali, essendo
presente un’incompatibilità genetica tra polline e stigma,
non può avvenire la fecondazione. Nelle piante autosterili
per poter dare origine alla produzione del frutto è necessaria l’impollinazione “incrociata”, in cui cioè il polline
appartenga a un fiore diverso da quello in cui si trova lo
stigma. La fecondazione in questi casi dipende quasi totalmente dall’attività pronuba. Circa 400 specie di piante coltivate nel mondo necessitano dell’impollinazione da parte
degli Apoidei per poter dare avvio alla produzione dei frutti. Anche nei fiori autofertili si possono verificare situazioni di parziale incompatibilità, in cui la crescita del tubetto
pollinico lungo lo stilo risulta ritardata se il polline proviene dallo stesso fiore o dalla stessa pianta. In altri casi l’autofecondazione è ostacolata da una separazione spaziale
delle strutture riproduttive maschili e femminili o da un
loro sfasamento nella maturazione. Anche in queste circostanze si rende necessario l’utilizzo di un trasportatore del
polline. Attualmente, a causa dell’agricoltura intensiva e
dell’uso eccessivo dei fitofarmaci che hanno portato alla
riduzione dei pronubi selvatici, l’impollinazione che un
tempo veniva offerta spontaneamente dagli insetti presenti
in natura ha bisogno di essere implementata attraverso la
reintroduzione in campo degli insetti adeguati.
Da tempo molti produttori utilizzano l’ape da miele per
aumentare e migliorare l’impollinazione delle proprie colture, mentre è ancora poco diffuso in Italia l’utilizzo di
Osmia cornuta. Apoidei del genere Osmia sono già ampia-
Osmia cornuta su Pero - Foto di Fabrizio Santi.
mente utilizzati per l’impollinazione a livello commerciale
negli Stati Uniti e in Giappone.
Quest’ape solitaria offre numerosi vantaggi rispetto
all’ape da miele grazie alle sue caratteristiche morfologiche e comportamentali. Il suo breve ciclo vitale la obbliga
a volare anche in condizioni meteorologiche avverse, ed
avendo un ristretto raggio d’azione concentra il proprio
lavoro nel campo su cui viene rilasciata. Visita moltissimi
fiori in ogni volo di bottinamento e si sposta attraverso i
filari favorendo l’impollinazione incrociata. Inoltre, presentando le setole collettrici posizionate nella parte ventrale dell’addome, riesce a trasportare molto più polline
rispetto agli altri pronubi, e a farlo entrare in contatto con
gli organi riproduttivi delle piante con più facilità. È stato
ampiamente dimostrato che l’utilizzo di Osmie per l’impollinazione porta ad un notevole aumento quantitativo
della produzione e alla formazione di frutti esteticamente
migliori e con caratteristiche organolettiche superiori alla
media. In molti casi l’utilizzo delle Osmie ha portato a raddoppiare la produzione o comunque ad ottenere un buon
raccolto in annate in cui le condizioni meteorologiche non
sono state ottimali. È inoltre possibile utilizzarle per impollinare quelle specie sulle quali la comune ape da miele
normalmente non dà risultati apprezzabili (es. pero, colture precoci, colture in serra o tunnel).
Pierangela Schiatti
Ufficio Tecnico Pro.B.E.R.
Piot Medrzycki
INA - 333 6349921
Fabio Sgolastra
Di.S.T.A. - Università di Bologna - 347 4499497
Protocollo d’intesa fra Pro.B.E.R. e Legambiente regionale
P
l’agricoltura biologica nei parchi, valorizzazione delle
produzioni locali, sostegno a progetti di filiera corta,
promozione del progetto Bio-Habitat per il verde non
agricolo e diffusione di prodotti ecologici, alimentari e
per la detergenza, presso le strutture di ricezione turistica.
Infine, Pro.B.E.R. e Legambiente agiranno congiuntamente per sostenere, rafforzare e stimolare le azioni tese
a realizzare gli obiettivi insiti nel protocollo, in riferimento ai programmi della Regione Emilia-Romagna su
ambiente, agricoltura e territorio, a partire dal nuovo
Piano Regionale di Sviluppo Rurale.
Daniele Ara
Ufficio Tecnico Pro.B.E.R.
ro.B.E.R. e Legambiente Emilia-Romagna hanno siglato lo scorso 13 ottobre un importante protocollo
d’intesa finalizzato alla diffusione delle metodologie
biologiche nelle coltivazioni, nella produzione di alimenti e nella gestione del verde “non agricolo”.
L’accordo individua alcuni campi d’azione sui quali
costruire una collaborazione tra le due associazioni che
punta alla promozione del metodo biologico in agricoltura e all’attivazione di percorsi condivisi per avviare
progetti orientati a perseguire la sostenibilità ambientale in vari ambiti di comune interesse.
Le associazioni hanno deciso di realizzare una serie
di attività all’interno delle finalità e delle autonomie
operative delle singole associazioni. Promozione del-
6
SPECIALE
Zootecnica biologica
in Emilia-Romagna - 2ª parte
Monitoraggio 2005: risultati dell’indagine
BOVINI
L
e aziende che allevano bovini con
metodo biologico sono quelle
maggiormente rappresentate in regione.
La provincia di Piacenza possiede
il maggior numero di aziende certificate che allevano questa specie. A
breve distanza seguono le province
di Forlì/Cesena, Parma e Bologna.
Lo stesso andamento si può ritrovare nel numero di capi allevati per
provincia, ma si può notare come le
aziende di Modena, pur essendo
numericamente la metà di quelle di
Bologna o Parma, abbiano un elevato
numero medio di animali allevati per
azienda.
Ciò è dovuto alla presenza, nella
provincia modenese, di molte aziende da latte per la produzione di Parmigiano-Reggiano con un elevato numero di capi allevati per azienda.
Numero di aziende - bovini - provincia
80
70
60
50
40
30
20
10
0
76
67
62
66
29
1
BO
FC
1
FE
MO
PC
PR
RA
RE
2
RN
Capi bovini adulti - provincia
3.000
2.811
2.556
2.500
2.336
2.139
2.000
1.520
1.500
1.000
PRODUZIONE
DI LATTE BOVINO
I capi bovini da latte sono distribuiti in regione nell’area del Parmigiano-Reggiano (soprattutto Parma
e Modena), mentre a Bologna si trova
quasi tutta la produzione di latte alimentare che viene conferita attraverso il più grande gruppo lattierocaseario italiano, che dispone di una
linea bio ed ha la propria centrale a
Bologna.
A Piacenza invece è attivo un
consorzio che ritira il latte da aziende di dimensioni medio-piccole e
che commercializza poi latte alimentare o formaggi. Anche Reggio Emilia
fa parte dell’areale di produzione del
Parmigiano.
La produzione di latte rispecchia
la consistenza del numero di vacche
allevate per provincia.
13
616
500
157
50
32
-
BO
FC
FE
MO
PC
PR
RA
RE
RN
Vacche in lattazione - provincia
2500
2155
1962
2000
1500
1000
850
523
338
500
40
157
66
0
BO
FC
7
FE
MO
PC
PR
RA
RE
RN
SPECIALE
COMMERCIALIZZAZIONE
DEL LATTE BIOLOGICO
Come si può notare nel grafico
seguente, il caseificio è la sede principale di conferimento (87%), quindi
la maggior parte del latte viene trasformato in formaggio. L’89% del
prodotto è commercializzato come
bio e solo il l’11% non è valorizzato
come tale; si tratta di alcune aziende
dell’areale del Parmigiano-Reggiano
che non hanno ancora potuto lavorare il latte separatamente all’interno
del proprio caseificio sociale.
I caseifici che producono Parmigiano-Reggiano certificato da agricoltura biologica sono 15 in tutta la regione, concentrati ovviamente nelle
Latte bovino - produzione per province
131758
140000
118868
120000
100000
80000
60000 53108
40000
25428
20000
1880
21224
10000
3000
0
BO
FC
FE
MO
PC
PR
RA
RE
RN
% di conferimento latte bovino in quintali
200000
180000
160000
140000
120000
Bio
144315
100000
Non bio
80000
60000
94748
40000
20000
200
480
Agriturismo
aziendale
Autoconsumo
29180
39438
45188
2500
7000
1943
0
3600
Caseificio
aziendale
Caseificio
cooperativo
Centrale del latte
Vendita diretta
0
zone ammesse dal consorzio di produzione.
La produzione totale è di oltre
44.000 forme all’anno pari all’1,4%
della produzione totale di Parmigiano-Reggiano. Non irrilevante è la
percentuale di latte trasformata direttamente in azienda (26,4%), minore
invece quella conferita a centrali del
latte e destinata al consumo fresco
(12,5%).
Caseificio
CARNE BOVINA
Il settore della carne bovina ha
incontrato notevoli difficoltà negli
ultimi anni per ciò che riguarda la
commercializzazione.
Attualmente il maggior numero di
fattrici è allevata in provincia di Forlì/Cesena e nell’imolese. Bisogna
però precisare che le fattrici allevate
in Romagna sono per lo più di razza
romagnola e i vitelli spesso sono
ingrassati in stalle non certificate.
Dal grafico a pag. 9 si deduce
come la produzione di vitelloni
(bovini maschi interi tra i 18 e i 24
mesi) sia concentrata prevalentemente nel bolognese. Incrociando il dato
con quello delle fattrici si deduce che
in provincia di Forlì/Cesena principalmente si producono vitelli svezzati e quindi le aziende sono per lo più
del tipo linea vacca-vitello.
Punti di forza
Punti di debolezza
Opportunità
Ulteriore valorizzazione
del prodotto
Difficoltà di commercializzazione
sul mercato azionale
Possibilità di valorizzazione
sui mercati internazionali
Basso prezzo pagato per il latte bio
Possibile sviluppo
di caseificazione formaggi molli
Difficoltà di concentrazione
dell’offerta
Vendita diretta
del latte crudo
8
SPECIALE
Nel bolognese, invece, il prodotto
finito è il vitellone da macello. La
provincia di Ravenna invece risulta
non avere aziende certificate che
producano carne bovina.
Dall’indagine è risultato come la
carne venga venduta principalmente
in azienda attraverso la vendita diretta. Le aziende vendono quindi direttamente il vitello ai consumatori che
si incaricano della macellazione e
del sezionamento. Altri canali commerciali rilevanti sono la vendita a
macellerie private ed i laboratori di
sezionamento aziendali. Sono sempre di più infatti le aziende che preferiscono dotarsi di locali idonei al
sezionamento delle carni offrendo
così un servizio in più al consumatore.
La produzione di vitelli svezzati
merita un discorso a parte. Le aziende terminano infatti il ciclo produttivo quando il vitello ha circa 6 mesi.
A questa età l’animale viene venduto
ad altre aziende che portano a termine l’ingrasso. La provincia di Forlì/Cesena, come accennato in precedenza, è quella che può contare il
maggior numero di vitelli svezzati
venduti annualmente. Sono quindi
aziende a ciclo aperto ed il ciclo produttivo si conclude con lo svezzamento del vitello.
Dal monitoraggio è risultato come
solo il 35% dei vitelli svezzati prodotti vengano ingrassati in aziende
Vacche da carne - provincia
3000
2505
2500
2000
1479
1500
983
1000
624
500
243
177
32
0
BO
FC
FE
MO
PC
PR
RA
RE
RN
Vitelloni - produzione per province
800
699
700
600
529
456
500
400
263
300
200
200
95
100
0
17
0
0
BO
FC
FE
MO
PC
PR
RA
RE
RN
% di conferimento vitelloni in quintali
1200
1000
800
Bio
600
1005
400
205
30
200
83
25
11
58
47
0
10
12
0
13
27
0
9
211
59
272
7
3
86
Non bio
SPECIALE
biologiche mentre la parte restante
viene ingrassata da aziende non certificate. Ciò comporta l’uscita del
sistema di certificazione di una percentuale notevole di animali.
La carne derivata da questi animali ovviamente non sarà certificata.
Manca infatti un vero centro di ingrasso certificato bio per completare il
ciclo produttivo di questi animali; solo
in questo modo si eviterebbe l’uscita
dal “circuito” di certificazione.
La maggior parte di questi vitelli,
come già accennato, sono di razza
romagnola e vengono ingrassati e
venduti da aziende non bio che conferiscono al consorzio del vitellone
bianco dell’Appennino centrale IGP.
Vitelli svezzati - produzione per province
1200
984
1000
800
600
400
341
200
2
67
79
PC
PR
25
0
BO
FC
FE
MO
RA
RE
RN
Conferimento vitelli svezzati (numero capi)
1400
1200
474
1000
800
600
200
Bio
788
400
0
0
11
162
Commercianti
Cooperativa
0
Associazione di
prodotto
Ingrassatori
Non bio
5
18
32
20
Laboratorio di
sezionamento
aziendale
Macelleria privata
Punti di forza
Punti di debolezza
Opportunità
Produzione locale
Incoerenza tra la normativa bio
e il disciplinare del Vitellone pesante
dell’Appennino
Discreto quantitativo
di animali ingrassabili possibilità
di sviluppare partite significative
Mancanza di centri di ingrasso bio
SUINI
Il numero di aziende in regione che
alleva suini con metodo biologico
rimane sempre esiguo. Come si evince
dal grafico seguente, sul territorio
regionale operano 34 aziende la maggior parte concentrata nelle province di
Parma, Piacenza, Bologna e Reggio
Emilia. Rispetto al precedente censi-
mento del 2002 si è avuto un incremento delle aziende (passate da 21 a
34), ma l’allevamento del suino bio
rimane una realtà estremamente marginale come numero di animali allevati.
Uno dei problemi più rilevanti del
settore è l’assenza di scrofaie per la
produzione di suinetti certificati. Non
essendoci più la possibilità di acqui10
stare i suinetti dal convenzionale, gli
allevatori che effettuano solo l’ingrasso hanno grosse difficoltà a reperire
animali certificati da ingrassare. Le
aziende sono per lo più di piccole
dimensioni e di solito a ciclo chiuso.
Dal grafico seguente si deduce
come le province di Bologna e Parma
abbiano il maggior numero di scrofe
SPECIALE
Numero di aziende - suini - provincia
Scrofe - province
55
60
80
70
60
50
40
30
20
10
0
54
50
44
40
76
67
62
66
30
19
29
1
BO
FC
1
FE
MO
PC
PR
RA
2
RE
17
15
20
13
10
RN
0
BO
FC
FE
MO
PC
PR
RA
RE
RN
Numero capi suini da ingrasso - provincia
660
700
Numero capi suini da ingrasso
in aziende ciclo aperto - provincia
657
300
543
600
473
500
269
250
200
400
300
150
228
180
200
100
100
0
50
15
0
0
15
9
PC
PR
15
0
BO
FC
FE
MO
PC
PR
RA
RE
RN
BO
FC
FE
MO
RA
RE
RN
% di conferimento suini da ingrasso
350
300
Bio
250
Non bio
200
250
150
50
291
265
182
100
108
150
15
4
45
0
0
Agriturismo aziendale
Cooperativa
Industria di
trasformazione
Laboratorio di
sezionamento
aziendale
Macelleria privata
Vendita diretta
Punti di forza
Punti di debolezza
Opportunità
Minacce
Differenze qualitative
organolettiche riscontrabili
dal consumatore
che ne fidelizzano
il consumo
Mancanza di volumi
che consentano
produzioni industriali
Possibilità di vendita diretta
e di lavorazione aziendale
Mancanza
di legislazione
sull’allevamento all’aperto
allevate; mediamente però in provincia di Bologna ci sono 11 scrofe per
azienda, mentre a Parma solo 5.
I capi da ingrasso sono in tutto
circa 2700 contro gli 800 rilevati nel
2002. Sempre Parma e Bologna risultano le province con il maggior numero di capi da ingrasso, ma la media di
suini prodotti per scrofa vede in vantaggio Reggio Emilia con circa 27
suini prodotti all’anno per scrofa.
Dal monitoraggio è emerso che la
carne suina viene quasi interamente
commercializzata come bio attraverso
la vendita diretta o previa lavorazione
in laboratorio di trasformazione aziendale o terzo; solo per una piccola
parte (venduta in macellerie private)
non viene valorizzata la certificazione. Altro problema emerso è la grande
difformità degli animali e delle carcasse. Anche il tipo di allevamento
(brado, semi-brado, in stalla) influisce
molto sulle carcasse e la standardizza11
zione del prodotto. Il sapore però è
ben accetto al consumatore che percepisce nettamente la differenza rispetto a carni convenzionali (a differenza delle carni bovine). Dal grafico
seguente si nota che le carni suine da
agricoltura bio non sono commercializzate attraverso la GDO, pur essendoci un grosso centro di sezionamento in regione che potrebbe rifornire i
supermercati, ma che lavora solo suini
di provenienza extra-regionale.
SPECIALE
OVINI
Come accennato, l’allevamento
ovino con metodo biologico è concentrato prevalentemente nelle province di Forlì/Cesena e Bologna. Le
zone appenniniche di queste due
province hanno caratteristiche pedoclimatiche molto favorevoli all’allevamento di questi piccoli ruminanti.
Basandosi principalmente sull’utiliz-
5000
4500
4000
3500
3000
2500
2000
1500
1000
500
0
30
25
20
15
22
24
5
3
5
MO
PC
0
BO
FC
FE
8
1
PR
zo di prati e pascoli per allevare con
metodo biologico gli ovini basta solamente fornire loro un’integrazione di
cereali proveniente da agricoltura
biologica. Proprio l’estrema facilità di
allevamento ed il basso costo delle
strutture dedicate a questi animali, ha
fatto sì che oggi si possano contare
75 aziende che producono latte e
carne ovina da agricoltura biologica.
Il maggior numero di pecore allevate per provincia rispecchia il grafico precedente, mediamente però le
aziende di maggiori dimensioni si
trovano in provincia di Rimini (oltre
300 pecore di media).
RA
PRODUZIONE DI CARNE
L’agnello non viene quasi mai
valorizzato come biologico, la vendita è per lo più aziendale; rara è la
produzione di agnellone che è più
tipica in altre regioni d’Italia.
Ufficio Tecnico Pro.B.E.R.
Pecore - provincia
Numero di aziende - ovini - provincia
10
to con il consumatore.
PRODUZIONE DI LATTE
Solo il 25% della produzione totale di latte ovino viene caseificato in
strutture certificate. Infatti solo parte
dei caseifici aziendali sono certificati,
il formaggio viene infatti venduto per
lo più in azienda, le aziende cercano
quindi di evitare ulteriori costi di certificazione potendo comunque contare sul contatto diret-
5
7
RE
RN
4487
3159
2132
1346
652
252
225
BO
FC
FE
MO
PC
PR
25
RA
RE
RN
Latte ovino - produzione per province
12000
9695
10000
8000
6000
4663
4234
4000
2862
2000
255
0
BO
FC
FE
MO
PC
PR
RA
RE
RN
Conferimento latte ovino (quintali)
18000
16000
14000
12000
8317
10000
Bio
Non bio
8000
6000
4000
0
0
2000
0
1690
1238
0
0
200
384
0
Caseificio
Caseificio aziendale
Caseificio cooperativo
Cooperativa
Punti di forza
Punti di debolezza
Pochi problemi
nella produzione
Mancanza di raccolta
del prodotto, atomizzazione dell’offerta
12
Macelleria privata
Opportunità
Vendita diretta
Minacce
La sostenibilità ambientale
dell’agricoltura biologica
A
lla recente manifestazione ECOMONDO – Fiera Internazionale del
Recupero di Materia ed Energia e dello
Sviluppo Sostenibile – svoltasi a Rimini
abbiamo esposto e divulgato, all’interno
della Vetrina della Sostenibilità dell’Assessorato Regionale all’Ambiente, due
progetti Pro.B.E.R.: “Mangiocarnebio” e
“Bio-Habitat”.
Il primo è un esempio di filiera corta
con servizio di vendita diretta a domicilio di carne bovina, di allevamenti biologici, prodotta da allevatori dell’Appennino bolognese. Mettendo in contatto
diretto produttori e consumatori, abbatte
i prezzi e garantisce una buona remunerazione agli allevatori che vedono così
prospettive più incoraggianti per le loro
attività imprenditoriali che, va sottolineato, sono indispensabili per garantire un
adeguato presidio del territorio. Mangiocarnebio offre una valida risposta alla
crescente domanda di qualità al giusto
prezzo proveniente dai consumatori.
Il secondo è una certificazione del
verde non agricolo (per es. parchi e giardini urbani) con un disciplinare ad hoc
che riprende l’esperienza, i prodotti e lo
”spirito” del regolamento CE 2092/91.
Bio-Habitat rappresenta una concezione evoluta della cura e gestione del
verde urbano che punta a creare un
equilibrio tra pianta, ecosistema urbano,
abitanti e frequentatori delle aree verdi.
Entrambi i progetti sono stati ritenuti
esempi di “Buone Pratiche” di sostenibilità ambientale ed inseriti anche nelle specifiche pagine della Vetrina della sostenibilità sul sito web regionale Ermes
Ambiente (www.ermesambiente.it).
Interesse e attenzione ha ottenuto
anche il poster, riprodotto qui a fianco,
che ho elaborato per sintetizzare il
metodo biologico ed i numerosi vantaggi ambientali che la sua applicazione
comporta. Il metodo biologico, per il
suo ruolo, si può certamente ritenere
uno dei pilastri della sostenibilità agroambientale.
Roberto Lughi
Ufficio Promozione Pro.B.E.R.
13
Ras
seg
14
na s
tam
pa
Ras
seg
15
na s
tam
pa
Associazione Produttori Biologici
e Biodinamici dell’Emilia-Romagna
Via Marconi 71 – 40122 Bologna
Tel. 051-4211342 Fax 051-4228880
www.prober.it - [email protected]
Direzione
Amministrazione
e segreteria
Paolo Carnemolla
e-mail: [email protected] - cell. 335-8385209
Emanuele Bottaro
e-mail: [email protected] - cell. 348-3141206
Ufficio tecnico
Alberto Veronesi
e-mail: [email protected] - cell. 335-7214331
Giovanni Stanzani cell. 334-6516312
e-mail: [email protected]
Responsabile progetti
Stefano Radaelli - Tel. 0536-950193
e-mail: [email protected]
Ricerca e sperimentazione Athos Ferraresi cell. 335-6065616
Pierangela Schiatti cell. 328-7597320
e-mail: [email protected]
Ufficio promozione
Roberto Lughi
e-mail: [email protected] - cell. 335-7214329
Rocco Fruci
e-mail: [email protected] - cell. 334-6516313
Sezioni Soci
AIAB Emilia-Romagna
Via dell’Agricoltura c/o mercato ortofrutticolo
41058 Vignola (MO)
Tel. 051-6486694 Fax 051-373401
e-mail [email protected] - referente: Fabia Montalbani
AMAB Emilia-Romagna
Via Forlanini, 11- 47100 Forlì (FC)
Tel. 0543-718312 Fax 0543-32626
e-mail [email protected] - referente: Maurizio Mangelli
ASAP COLDIRETTI
c/o Coldiretti - Palazzo dell’Agricoltura
Via Colombo, 35 - 29100 Piacenza
Tel. 0523-596528
e-mail [email protected] - referente: Medoro Rebecchi
APO CONERPO
Via Bruno Tosarelli, 155 - 40050 Villanova di Castenaso (BO)
Tel. 051-781837 Fax 051-782680
e-mail [email protected] - referente: Mauro Cardelli
APOFRUIT
Via della Cooperazione - 47020 Pievesestina di Cesena (FC)
Tel. 0547-414111 Fax 0547-414166
e-mail [email protected] - referente: Gianluca Casadio
BIO-APPENNINO
Via Serra Vecchia, 35 - 41028 Serramazzoni (MO)
Tel. 0536-950193 Fax 0536-951007
e-mail [email protected] - referente: Cinzia Rosi
CIA Emilia-Romagna
Via Bigari, 5/2 - 40128 Bologna
Tel. 051-6314311 Fax 051-6314333
e-mail [email protected] - referente: Mauro Vicini
CONFAGRICOLTURA
Piazza Martiri, 5 - 40121 Bologna
Tel. 051-253880 Fax 051-247679
e-mail [email protected] - referente: Eugenio Zedda
PROGEO
Via Asseverati, 1 - 42029 Masone (RE)
Tel. 0522-346411 - 059-8040611 Fax 0522-346450 - 059-902453
e-mail [email protected] - referente: Tiziano Orlandi
TERRASANA
Via Roma, 49 - 40050 Loiano (BO)
Tel. 051-6544194 Fax 051-6544914
e-mail [email protected]
referente: Natale Marcomini
CONAPI-MEDITERRABIO srl
Via Idice,199 - 40050 Monterenzio (BO)
Tel. 051-6540211 Fax 051-6540210
e-mail [email protected] - referente: Nicoletta Maffini
CONSORZIO VAL BIDENTE E VAL DI RABBI
Via San Giovanni, 42 - 47010 Cusercoli (FC)
Tel. 0543-989101 Fax 0543-989101
e-mail [email protected] - referente: Fausto Faggioli
TERREMERSE
Via Cesena, 11 - 40026 Imola (BO)
Tel. 0545-68111 Fax 0545-68068
e-mail [email protected] - referente: Tatiana Turrini
BIO PIACE
Piazza Colombo, 16 - 29021 Bettola (PC)
Tel. 0523-596523 Fax 0523-596596
e-mail [email protected] - referente: Giacomo Sala
AGRITES srl
Via Marconi, 4/2 - 40057 Granarolo dell’Emilia (BO)
Tel. 051-6067011 Fax 051-6767022
e-mail [email protected] - referente: Fausto Smaia