Aprile 2015

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Aprile 2015
LA CARITÀ IN RETE
BOLLETTINO CURATO
DA FRANCO BARIGOZZI
VIA PRIVATA BELVEDERE, 5/B - 28887 OMEGNA (VB)
APRILE 2015 – NUMERO 35
SISTEMI MODERNI E MODALITA’ MENO SOFISTICATE CON
CUI SOSTENERE UN’ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO
Il finanziamento collettivo ( crowdfunding ) è un sistema collaborativo di un
insieme di persone che utilizza il proprio denaro per sostenere gli sforzi di
gruppi e di organizzazioni.
E’ una pratica di micro-finanziamento dal basso che mobilita le risorse in
occasione di tragedie umanitarie o per sostenere progetti sociali.
Internet, in questo caso, è il mezzo che permette la raccolta di fondi con
carte di credito prepagate a favore di associazioni di volontariato impegnate
in iniziative di sviluppo socio-economico nelle più disparate aree del mondo.
Il crowdfunding rappresenta una di quelle parole che fanno scena, in italiano
significa sostanzialmente colletta o raccolta di soldi in un gruppo.
Questa non è nata col web, si faceva
già mille anni fa con le offerte nelle
chiese. Si pratica nelle piazze con i
banchetti solidali, dal panettiere con i
salvadanai ,oppure con gli SMS dei
cellulari.
La novità consiste nella creazione di
siti dove qualsiasi organizzazione ,
anche piccola e locale, mette in
vetrina il suo progetto e chiede un
sostegno alla comunità.
Ogni persona nel mondo con accesso a internet può conoscere i progetti di
migliaia di organizzazioni e scegliere a chi dare il proprio contributo.
Secondo stime recenti, questo tipo di finanziamento via internet , nel 2013 ha
permesso a livello mondiale la raccolta di 5 miliardi di dollari.
In Europa, sempre nel 2013, sono stati raccolti fondi pari a 1 miliardo di euro ,
a fronte di circa mezzo milione di progetti presentati.
Si stimano aumenti esponenziali nel prossimo futuro. Quindi la rete ha delle
potenzialità infinite; internet diventa un alleato prezioso per il Terzo settore e
l’area del volontariato, perché donare diventa semplice ed immediato,
consentendo di sostenere con un clic del computer, piccoli e grandi progetti .
La trasparenza, la scelta di un progetto,ed il riconoscimento per quanto
offerto , sono aspetti che trovano piena collocazione nei siti dove sono
illustrate le iniziative umanitarie da sostenere.
Queste operazioni di solito avvengono nei tempi in cui le persone si trovano
nell’attesa di raggiungere il proprio posto di lavoro e fanno uso del computer
per collegarsi col mondo.
Citiamo l’esempio di un’associazione che ha voluto aprire un social market
( sul numero di dicembre il nostro giornale vi aveva dedicato un servizio )
riuscendo nell’intento, grazie al finanziamento via internet.
Ecco l’iniziativa raccontata su un sito dedicato a questa forma di
finanziamento ( il crowdfunding ) .
Come per ogni progetto, viene indicato il numero di giorni passati dalla
pubblicazione del progetto e la quantità di denaro raccolto.
“Carissimi amici, l'associazione Terza Settimana onlus, in collaborazione con
il Comune di Milano che ha messo a disposizione gratuitamente i locali in un
bene confiscato alla mafia, a settembre aprirà il primo Social Market milanese
dopo il successo di quello già aperto da noi a Torino.
Come nel nostro stile, crediamo che le realizzazioni più significative
avvengano soltanto attraverso il coinvolgimento fattivo di molte persone le
quali coralmente rispondono agli appelli derivanti dalla crisi economica.
A causa della riduzione drastica del reddito, anche l'alimentazione per molte
famiglie sta diventando di difficile accesso e, come documentato da Istat e
altri centri di ricerca nazionale, sempre di più è compromessa la capacità di
soddisfare quei bisogni alimentari fondamentali.
Siamo tutti chiamati a reagire, ognuno secondo le proprie possibilità.
Per poter aprire a Milano un social market abbiamo bisogno di sentirci tutti
coinvolti. Dobbiamo raggiungere insieme la cifra di € 8.000,00 equivalenti a
400 spese per poter acquistare i primi prodotti alimentari con cui rifornire
l'avviamento del servizio.
Ogni spesa ha un valore di € 20,00. Aiutaci nell'obiettivo versando un importo
equivalente ad un numero di spese che insieme potremo garantire in questa
fase iniziale. Al raggiungimento dell'obiettivo ..,. SI PARTE!
401 hanno già donato “
Abbiamo altre forme di sostegno con modalità più tradizionali, e non meno
efficaci , che ben si addicono in particolare a quella fascia di persone che ha
scarsa dimestichezza col computer:
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1 ) I lasciti testamentari.
Sta prendendo sempre più piede la volontà di lasciare,in toto o in parte, i
propri averi ad organizzazioni no profit.
Va ricordato che i lasciti testamentari fatti a favore di enti pubblici, fondazioni
e associazioni legalmente riconosciute le quali abbiano come scopo
esclusivo l’assistenza , lo studio, la ricerca scientifica, l’educazione,
l’istruzione o altre finalità di pubblica utilità,
sono esentate da qualunque imposta.
Un’osservazione di rilevante interesse è la
seguente: tra il 2004 ed il 2020, 340.000
famiglie sono state identificate
come
possibili soggetti senza eredi capaci di poter
donare il proprio patrimonio, con un atto
notarile
o
in
forma
privata,
ad
un’associazione di volontariato, per un valore
stimato di 105 miliardi di euro.
Purtroppo il grosso è incamerato dallo Stato
per mancanza di lasciti testamentari.
Tutto quanto ci fa capire come non si debba
trascurare queste forme di raccolta fondi ,
ma agire per poter individuare potenziali
donatori e sensibilizzarli a questa causa.
L’AIFO ( Associazione Italiana Amici di Raoul
Follereau ) sta conducendo a tale proposito
una grande campagna informativa con incontri e tavole rotonde.
2) Le polizze vita.
Una ultima possibilità per aiutare enti o associazioni, è la stipula di una
polizza vita con l’indicazione del beneficiario in caso di morte.
L’importo che verrà maturato con il decesso dell’intestatario della polizza e
che andrà a beneficio di chi è indicato all’atto della stipula, non è parte del
patrimonio ereditario; di conseguenza non sono applicabili le norme relative
alle quote di legittima.
L’assicurazione sulla vita è una forma estremamente interessante per la sua
semplicità e per i vantaggi che sono , oltre all’assenza di specifici
impedimenti, propri di una successione, anche di tipo fiscale.
Infatti i premi di volta in volta pagati sono ammessi quali oneri detraibili in
occasione della propria dichiarazione dei redditi .
Si precisa che l’indicazione del beneficiario nella polizza può essere cambiata
in qualsiasi momento.
Franco Barigozzi
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DALL’AIFO ( ASSOCIAZIONE ITALIANA AMICI
DI RAOUL FOLLEREAU ) DI BORGOMANERO
“IL PANE QUOTIDIANO”: INTERVISTA A SERGIO VERCELLI
Vogliamo far conoscere iniziative di elevato valore sociale di cui
sono protagoniste figure legate all’Aifo.
La nostra associazione ha deciso di condividere progetti locali ,
operando in Rete , forti del pensiero di Follereau che si è speso a
favore degli emarginati e dei poveri vera icona del Cristo
Sergio Vercelli del gruppo Aifo di Borgomanero
1)Tra le svariate attività a sfondo caritativo che scandiscono le tue
giornate, si aggiunge l’iniziativa del “ Pane quotidiano “ .
Come è nata questa idea e come si articola?
L’iniziativa è nata nel febbraio del 2014 dopo l’incontro con i volontari della
Mensa Solidale ed altre persone che, pur non essendo legate ad associazioni
di volontariato , erano disposte ad impegnarsi per i poveri di Borgomanero.
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Tutto è scaturito in forma spontanea attraverso un’adesione sorta soprattutto
con il passaparola.
Siamo in contatto con le panetterie del Comune che hanno aderito con
grande disponibilità al nostro progetto .
Abbiamo diciotto volontari che si alternano nel servizio ed ogni giorno tre di
essi , dal lunedì al venerdì , passano dalle 7 panetterie a ritirare le eccedenze
del pane in orari diversi : alle 12.30 ed alle 19.30.
La sera, dalle 19.00 alle 20.00. presso un locale concesso dal Comune ,
trentacinque famiglie segnalate dalla Caritas si presentano a ritirare i
sacchetti la cui consistenza varia in ragione del numero dei componenti .
Invece una parte di quelli
che frequentano
la Mensa Solidale a
mezzogiorno, ricevono direttamente il quantitativo loro riservato.
La distribuzione del pane viene interrotta nelle tre settimane di agosto .
Con questo progetto , oltre a rispondere alla crisi , combattiamo la lotta allo
spreco
2) In una recente intervista hai affermato che
l’uomo non ha bisogno di cose, ma di relazioni,
perché soffre di solitudine.
Con le famiglie che accedono a questo
servizio , si è sviluppato il rapporto relazionale
o si assiste ad un contatto fugace limitato alla
consegna del pane?
Noi cerchiamo di fare gruppo , di aggregare questa
realtà composita; il 31 maggio abbiamo fatto festa
insieme
con le “ Dolcezze dal mondo “,
coinvolgendo bambini e familiari per favorire
l’integrazione.
I beneficiari del progetto, di cui una metà stranieri, hanno portato le specialità
del proprio Paese .
3) Le strutture pubbliche ti agevolano in questo servizio, ti offrono un
supporto significativo, oppure c’è indifferenza?
Come dicevo, il Comune ci ha messo a disposizione un locale come punto di
ritrovo per la consegna del pane.
L’assessore ai servizi socio-assistenziali, la dottoressa Maria Emilia Borgna,
ha sostenuto sin dall’inizio il progetto “ Pane quotidiano “ collaborando alla
ricerca degli spazi.
Dal momento che questa persona riveste pure il ruolo di Presidente della
Caritas parrocchiale, l’aiuto è stato determinante.
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4) So che sei impegnato come volontario alla mensa solidale “ Non di
solo pane “. Come funziona?
“ Casa Allegria “, in collaborazione con la Caritas parrocchiale ed i Servizi
Sociali che fungono da filtro di fronte alle richieste di aiuto, offre un pasto
gratuito per cinque giorni alla settimana ( dal lunedì al venerdì ). A turno, tre o
quattro volontari , dalle 11.30 alle 14.30, prestano il loro servizio a favore di
ventiquattro persone che mediamente si fermano a mensa. I beneficiari iscritti
sono complessivamente quarantasei.
5) Nel periodo di agosto, quando la mensa solidale è chiusa, ti sei
spontaneamente attivato per garantire un pasto ai poveri i cui bisogni
non vanno in vacanza.
Vuoi spiegare come ti sei organizzato?
Visto che la Mensa Solidale e la Caritas in agosto interrompono la loro
attività, ci si è posti il problema di come aiutare quelle persone lasciate da
sole ed incapaci di fronteggiare tale situazione.
Allora io e mia moglie abbiamo iniziato a preparare panini con formaggio,
tonno, salumi , oppure un pentolone con la pastasciutta che abbiamo
distribuito inizialmente a tre o quattro persone presso i giardini della
stazione . Nel volgere di poco tempo sono diventate sedici .
Adesso consegniamo panini alla Mensa Solidale per quelle persone senza
casa che non possono cucinare a sera.
6) Per alcune di queste persone che non hanno un tetto, so che ti sei
impegnato insieme ad altri, garantendo un posto in cui dormire .
Concretamente che cosa è stato fatto?
Siamo riusciti a trovare un appartamento di 120 metri quadri per 500 € di
affitto al mese. I sacerdoti del Vicariato provvedono a contribuire alle spese di
gestione.
Sei posti sono assicurati ai bisognosi di cui uno per le emergenze.
Mario Metti , responsabile del Centro di accoglienza “ Casa Piccolo
Bartolomeo “, ha stipulato il contratto d’affitto facendosi garante del rispetto
dei locali e dei rapporti col vicinato.
Comunque un volontario sarà sempre presente la notte per assicurare
l’osservanza delle regole ed una civile convivenza. Il servizio aperto nel
gennaio di quest’anno è rivolto ai soli uomini .
7) Che cosa ricevi dalle persone che aiuti?
Ricevo la loro fiducia che nasce dal rapporto di reciprocità e da un’autentica
relazione.
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Frequentandosi , cadono i pregiudizi , le persone sono indotte a farsi un
esame introspettivo, a riconoscere i torti e gli errori compiuti.
Con questa relazione di aiuto le si fanno crescere.
LA PRESENTAZIONE AL “DON BOSCO”
DEL LIBRO “VIVERE LA CARITÀ... INSIEME”
Il volume, voluto dall'associazione Mamre di Borgomanero a completamento
di una trilogia sulle virtù teologali ed edito dal professor Giuliano Ladolfi, è
stato presentato venerdì 28 novembre ‘14 nell'auditorium del collegio
salesiano di Borgomanero dove sono intervenuti, oltre all’editore Ladolfi, i
curatori Mario Metti e Giannino Piana, e il direttore del “Don Bosco”
Giuliano Palizzi.
Il libro “Vivere la carita’... insieme”, ha raccolto le voci anche di sei vescovi.
Quello di Novara, Franco Giulio Brambilla, che ha sviluppato il tema “Dio e’
carita’”; il suo predecessore Renato Corti che ha illustrato il pensiero di
Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco sulla carita’; il
borgomanerese, originario di San Marco, Enrico Masseroni; il valsesiano
Adriano Ciocca Vasino, da tempo missionario in Brasile; l'ex presidente
internazionale del movimento “Pax Christi” Luigi Bettazzi; e Antonio
Riboldi, da sempre in prima fila nella lotta contro la camorra.
Da sinistra, l’editore Giuliano Ladolfi, il Vescovo di Novara, mons. Franco Giulio
Brambilla e Mario Metti, socio Aifo, curatore dell’opera
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Gli interventi dei relatori sono stati intervallati dalla videoproiezione delle
interviste che Metti ha realizzato, nei mesi scorsi, a Lampedusa, alla gente
che accoglie i migranti; a padre Alex Zanotelli, che da ormai un decennio vive
nel rione Sanita’ di Napoli; e a don Virginio Colmegna, presidente della
“Casa della carita’” di Milano voluta dal Cardinal Carlo Maria Martini.
L'intero ricavato della vendita di “Vivere la carita’... insieme” andra’ a
favore della casa di accoglienza “Piccolo Bartolomeo” «che offre ospitalità
- spiega Metti, presidente di Mamre onlus - a donne vittime di violenza e a
donne e bambini in difficoltà, e che, in collaborazione con altre associazioni
del territorio, offre aiuto ai senzatetto presenti nel Borgomanerese».
Quattro le sezioni in cui è suddivisa l'opera: “i fondamenti”, “gli
approfondimenti” (con pagine anche della badessa del monastero “Mater
Ecclesiae” dell'isola di San Giulio Anna Maria Canopi), “le esperienze e le
testimonianze” (con saggi, fra gli altri, di Palizzi, dell'altro salesiano Rino
Pistellato e del vice priore della comunita’ di Bose Luciano Manicardi) e “gli
incontri”. Metti s'e’ recato anche al centro studi biblici di Montefano a
intervistare padre Alberto Maggi e a Palermo dalle “Sorelle francescane del
Vangelo” il cui convento si trova nel rione Ballaro’.
«Sono a Torino. Esco,
tutto commosso, dalla
chiesa dove don Bosco
ha detto la prima
messa e incrocio un
povero che dorme sul
marciapiede coperto da
un cartone. E non mi
commuovo. Anzi, non
lo guardo nemmeno in
volto. Tornato a casa,
mi faccio un bell'esame
di coscienza e capisco
che non ho fatto il bene
che potevo fare». É uno
Don Giuliano Palazzi , direttore della Casa Salesiana
dei passaggi centrali dell'intervento fatto dal direttore dei Salesiani di
Borgomanero Giuliano Palizzi di fronte ad un'affollata aula magna del collegio
“Don Bosco”.
«Non si educa alla carità - ha spiegato - se non si vive la carità. Tutta la
teologia che ho studiato non vale l'esempio che ho ricevuto da mio padre.
Eravamo cinque figli, la mia era una famiglia che non se la passava certo
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bene. Ebbene: una sera a cena mia madre disse che quel giorno era passato
un uomo che stava peggio
di noi e che lei non aveva trovato niente da dargli. Mio papà, che non era uno
che andava spesso in chiesa, allora picchiò un gran pugno sulla tavola e
disse: “Quando viene un povero in questa casa, ci dev'essere sempre
qualcosa per lui”».
Citando Papa Francesco ha ricordato che «L'amore è la misura della fede».
«Eppure sento spesso ripetere - ha analizzato - che i catechisti non
insegnano più l'atto di fede, quello di dolore... Ma la fede non è dire tutti i
peccati in confessionale; è incontrare una persona in grado di cambiarci la
vita. E quella persona non è il Gesù bello, biondo, che ci è stato propinato per
secoli, ma il Gesù Cristo del Vangelo, quello che s'identifica negli affamati,
negli assetati, nei carcerati... Poi ci sorprendiamo se i nostri giovani non
vengono più a messa. Ma mi viene da dire che fanno bene. É una
provocazione, d'accordo. Ma li capisco: le nostre sono funzioni per adulti,
anzi per vecchi. Dobbiamo imparare a usare il linguaggio dei ragazzi». E
invece, per don Giuliano, tanti cristiani «passano il loro tempo stando alla
finestra a mugugnare, a rimpiangere i tempi in cui c'era la messa in latino. Ma
l'avete sentito papa Francesco?
Parlando ai seminaristi, li ha invitati a non essere devoti della “dea
lamentela”, e rivolgendosi alle suore le ha messe in guardia dal “terrorismo
delle chiacchiere”. Basta brontolare. E viviamo finalmente la carità
“contagiando” gli altri, educandoli alla carità».
L’ editore Giuliano Ladolfi ha invitato i lettori «a centellinare questo volume».
Ha poi aggiunto: «La presenza di così tante persone indica chiaramente
l'apprezzamento per l'operato di Mario Metti e della casa di accoglienza
“Piccolo Bartolomeo”». Metti, da parte sua, ha evidenziato: «Senza
l'intervento del professor Ladolfi quest'opera non avrebbe mai visto la luce».
Un accenno, poi, a don Giuliano e al prevosto Piero Cerutti «che costruiscono
ponti», e il ricordo del salesiano Angelo Mattiello a cui è dedicato “Vivere la
carità... insieme”. «Aveva – ha affermato - un entusiasmo travolgente, era un
trascinatore incredibile». Metti, che insieme a Chiara Fontaneto ha
successivamente letto alcune pagine del libro, ha anche sottolineato due
verbi: “accorgersi” e “incontrare”. «Dobbiamo - ha proseguito - saper vedere il
prossimo specie quando ha bisogno. Casa “Piccolo Bartolomeo” è nata per
ospitare ragazze madri; adesso, invece, la maggior parte delle ospiti è
rappresentata da donne che hanno subito violenze, in molti casi fra le mura
domestiche. Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti, a cominciare da chi ha la
possibilità di mettere a disposizione qualche ora del suo tempo, o magari da
chi, passando a una situazione di questi giorni, può offrire un'occupazione a
una donna di 46 anni rimasta senza lavoro».
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Il
teologo
Giannino Piana:
«Questa sala così
piena è il miglior
riconoscimento
possibile
della
concreta
attuazione della
carità
svolta
quotidianamente
da Metti. Ecco: la
carità è l'essenza
stessa del mistero
di Dio. La verità è
che non basta
dare
qualcosa;
non basta nemmeno, paradossalmente, dare tutto quello che si ha. La carità
è soprattutto donare quello che si è».
COME ACQUISTARE LA PUBBLICAZIONE
L’opera ha il prezzo di copertina di 20 €.
Il ricavato della vendita è a favore di Casa
Piccolo Bartolomeo, centro di accoglienza
femminile che negli ultimi 16 anni ha
accolto circa 300 persone tra donne e
bambini.
Per prenotare il libro, telefonate al
seguente numero : 339-1321996
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L’IMPEGNO DEL GRUPPO AIFO
NEL VICARIATO DELLA VALSESIA
UN MODELLO OPERATIVO DA IMITARE
Con questo servizio vogliamo proporre la nostra esperienza a modello di
attività riproducibile in altre realtà. Si tratta di un felice connubio tra la nostra
associazione ed il mondo ecclesiale.
Da quanto ci risulta, quello che l’Aifo di Borgomanero sta facendo da otto
anni, è unico nel suo genere, pertanto è bene farlo conoscere.
L’Ufficio Missionario Diocesano ( come leggerete più avanti ) assegna ad
ogni vicariato ( porzione di diocesi ) un’associazione che per un biennio può
celebrare in chiesa , durante la messa. Le giornate missionarie speciali ,
illustrando le proprie finalità ed attività svolte.
Le offerte dei fedeli raccolte durante la
celebrazione eucaristica vengono consegnate
direttamente all’associazione che devolve il 15%
all’Ufficio Missionario Diocesano , trattenendo la
quota restante per i progetti in corso.
All’Aifo, per il biennio 2015/’16 hanno assegnato
la Valsesia, di conseguenza in qualunque mese
dell’anno , da gennaio a dicembre sarà possibile
effettuare i nostri interventi nelle comunità
interessate.Noi abbiamo sempre preso i contatti
con il Vicario di zona che rappresenta tutte le
parrocchie e per correttezza, prima di contattare
i singoli parroci, ci siamo premurati di inviare loro
Il referente del gruppo Aifo di
Borgomanero, Franco Barigozzi
la lettera ufficiale dell’ufficio diocesano.
Il nostro lavoro diventa quindi più capillare, i fedeli durante l’omelia ascoltano
con interesse la nostra testimonianza, motivando dunque la comunità a
fermarsi all’esterno davanti ai nostri banchetti per l’acquisto del miele della
solidarietà.
Ci attendono ora una ventina di parrocchie, grandi e piccole, che ci daranno
l’opportunità di finanziare sia i progetti internazionali che quelli locali.
Il gruppo infatti si impegnerà a destinare un ulteriore 15% delle offerte
raccolte in chiesa per sostenere con una rete di associazioni novaresi un
centro di accoglienza per soli uomini a Borgomanero.
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L’invito che rivolgiamo agli altri 48 gruppi Aifo disseminati sul territorio
nazionale, è di contattare i rispettivi Uffici Missionari Diocesani, mostrando il
percorso compiuto nella Diocesi di Novara.
Ai Rev.mi
Vicari territoriali
Da diversi anni il Centro Missionario
Diocesano si avvale, per quanto riguarda
l'animazione missionaria, della preziosa
collaborazione degli Istituti Missionari e degli
Organismi Laici che sostengono lo sforzo
dell'evangelizzazione e della promozione
umana dei missionari. Tale collaborazione ha
bisogno, per essere proficua, dell'attiva
partecipazione dei Vicariati e delle Parrocchie
della nostra diocesi.
Per questo sollecitiamo un concreto e fattivo
Don Mario Bandera , direttore
dell’Ufficio Missionario Diocesano
Novarese
interessamento da parte dei Vicari territoriali affinché l'animazione
missionaria non rimanga relegata ad una fugace Omelia nelle Messe
domenicali ma coinvolga sempre più il cammino ordinario delle comunità
parrocchiali.
Gli stessi responsabili dell'animazione, interpellati dal C.M.D. sull'argomento,
hanno espresso un vivo desiderio di incontrare gruppi di giovani, catechisti,
visitare gli ammalati, ecc. e di avere, prima di iniziare il loro lavoro, un
incontro di vicariato con i Parroci ed eventualmente con i loro collaboratori,
un’esigenza facilmente inseribile nel calendario dei vari Vicariati.
Ci affidiamo pertanto alla vostra sensibilità per favorire l'incontro tra le
comunità parrocchiali e il mondo rappresentato dagli Istituti Missionari, e dagli
Organismi di Volontariato laico.
Quest’animazione straordinaria andrebbe sostenuta e potenziata anche per
incrementare le vocazioni missionarie laiche, religiose e sacerdotali nella
nostra diocesi. Un segnale preoccupante indicativo forse di un progressivo
inaridimento per ciò che riguarda l'interesse verso la Missione “Ad gentes”.
Per il biennio 2015-2016, l’animazione missionaria straordinaria degli Istituti e
degli Organismi Laici, viene fissata secondo lo schema allegato.
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Restando a Vostra completa disposizione per qualsiasi spiegazione in merito
e grato per il sostegno e l'amicizia con cui seguite il nostro lavoro, vi saluto
cordialmente in Colui che fa nuove tutte le cose.
Il Direttore del CMD
(don Mario Bandera)
Novara, 15 dicembre 2014
ANIMAZIONE GIORNATE MISSIONARIE STRAORDINARIE 2015/16
VICARIATI TERRITORIALI
ORGANISMI INCARICATI
____________________________________________________________
__________________________
NOVARA Nicolini don Giovanni Fermo
OVEST TICINO Bozzini don Ernesto
MISSIONARI COMBONIANI
Resp. P. Claudio Crimi)
S.M.A.
(Resp. P. Filippo Drogo)
VERBANO Salsa don Roberto
MISSIONARI CONSOLATA
(Resp. P. Antonio Rusconi)
ARONESE Moia don Vittorio
MISSIONARI SAVERIANI
Resp. P. Romano Didonè)
BORGOMANERESE Fornara Erbetta p. Fiorenzo
NOVARA CENTER
(Resp. Sig.a Angela Beani)
VALSESIA Caretti don Ezio
AIFO
(Resp. Franco Barigozzi)
CUSIO Floriani don Brunello
MISSIONARI COMBONIANI
(Resp. P. Claudio Crimi)
OSSOLA Preioni don Luigi
FIDEI DONUM C.M.D.
(Resp. Don Mario Bandera)
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DALLA RETE
UVISP ( Unione Volontariato Internazionale per lo
Sviluppo e la Pace ) - ASSISI
Padre Giorgio Roussos è il fondatore dell’Uvisp- Assisi , istituita nel 1987 con
sede a Bastia Umbra ( Pg ).
Nato in Grecia nel 1945 da un’umile e numerosa famiglia,all’età di 18 anni
venne in Italia per studiare e successivamente , grazie ad una forte
vocazione,abbracciò il sacerdozio presso l’Ordine francescano.
Missionario in Nicaragua per 8 anni ,dal 1975 al 1983, nel periodo caldo della
guerra civile, maturò una forte coscienza per l’opzione prioritaria dei poveri .
Come primo passo verso l’evangelizzazione della gente, si impegnò con
grande rischio della sua vita a sostenere la causa degli ultimi, calpestati nella
loro dignità di persone.
Una grave e debilitante malattia ,contratta in questa terra di missione, lo
costrinse a rientrare in Italia e precisamente ad Assisi.
Qui prese corpo l’idea di un’associazione con cui sostenere sotto forma di
progetti ed aiuti materiali, non solo la terra che aveva dovuto lasciare, ma
anche altri Paesi poveri del continente sud americano, africano ed asiatico.
Presentiamo uno stralcio di un’intervista rilasciata da padre Giorgio
Roussos all’ins. Carla Rita Mastinu - socia Aifo di Borgomanero – che si
è fatta portavoce dei suoi alunni di Stresa ( Vb ).
Com’era la sua scuola?
L’orario di lezione era limitato alla
mattinata. Parliamo degli anni ’50-’60: io
nel 1951 avevo 6 anni e nella mia terra, la
Grecia, era tutto distrutto dalla guerra.
Il livello culturale era basso,anche quello
degli insegnanti, ma per quell’epoca
andava bene.
C’era un solo insegnante per tutte le
discipline con vantaggi e svantaggi : per
lo studente era più facile adattarsi ad un
solo insegnante.
In terza elementare avevo difficoltà a
studiare la biologia ( scienza che studia
gli organismi viventi ) perché c’erano
troppi termini da ricordare.
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Non avevamo tanti libri o quaderni, la guerra era appena finita; la distruzione
e la conseguente povertà non ci permetteva di avere molte cose.
Al mattino, da ottobre ad aprile, abitavo in paese e raggiungevo la scuola in
10 minuti.
Invece a maggio e giugno, quando aiutavo i genitori in campagna dove c’era
un’altra casa, dovevo raggiungere la scuola in un’ora e mezza a piedi.
Può spiegarci che cosa significa per
lei fare il missionario?
Fare il missionario significa andare in
mezzo alla gente e annunciare il Vangelo,
soprattutto dove non hanno mai visto il
sacerdote.
La paura era tanta, per questo la gente
spesso aggrediva il missionario , perché
c’era la dittatura ed aveva paura degli
estranei.
Io ho vissuto questa esperienza in prima
persona; in genere gli uomini che
uscivano dai villaggi conoscevano la
figura del sacerdote, quindi non lo
temevano; invece le donne ed i bambini si
sentivano più indifesi ed avevano paura.
Comunque ho trovato il modo di andare
verso la gente ad annunciare il Vangelo che libera anche dalle schiavitù
materiali ed indica la strada non violenta per conquistare la propria dignità.
Bisogna puntare sulla “ liberazione totale dell’uomo “ .
Il Signore nel Vangelo di Matteo ci esorta dicendo “ gratuitamente avete
ricevuto, gratuitamente date “.
Come si è sentito quando per la prima volta ha visto delle persone
povere?
L’incontro con le persone povere è stato molto forte. Io conoscevo la povertà,
l’avevo conosciuta da bambino nel mio paese, ma quello che ho visto in terra
di missione mi ha profondamente turbato e volevo cambiare quella
situazione. Per fare un esempio, in casa mia avevamo il tavolo, le sedie, il
letto; lì , in Nicaragua, si mangiava seduti per terra, si dormiva su letti di
bastoni che lasciavano dei lividi in tutto il corpo.
Ha mai provato a mettersi nei panni di qualcuno?
Mi sono messo a disposizione dei poveri e nei loro panni, aiutandoli ad
affrontare situazioni più grandi di loro . Per esempio , se i militari sapevano
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che in un villaggio c’era l’acqua,durante la notte andavano a recintare il
terreno per intimorire la gente ed evitare che vi andasse.
Io ho insegnato loro che potevano abbattere il recinto e riprendersi l’acqua
che è necessaria alla vita.
La comunità del villaggio si sentiva sostenuta e capiva che avrebbe potuto
agire anche senza di me: non avrei potuto passare tutta la mia vita con loro.
Per aiutarli ho rischiato spesso la mia vita , ma loro mi hanno capito e difeso.
Come sono le scuole in Nicaragua?
Le scuole in mano ai religiosi hanno buone strutture, sono in muratura, ma un
tempo gli insegnanti lasciavano a desiderare; ora sono più preparati.
Le scuole di Stato erano costruite con rami di alberi , la preparazione degli
insegnanti era di livello culturale inferiore. Gli studenti non avevano libri per
studiare,né quaderni.
Prendevano appunti per poter studiare ed imparare il più possibile..
Noi missionari cercavamo di allestire una biblioteca, perché altrimenti gli
studenti non riuscivano a superare gli esami.
Le scuole religiose erano a pagamento ed erano frequentate dai figli dei
ricchi ma anche dai ragazzi poveri adottati dagli altri paesi. I ragazzi più
capaci venivano dunque aiutati dai frati.
Le scuole pubbliche erano gratuite solo in parte, perché il direttore aveva
bisogno di raccogliere dei fondi per le necessità dell’Istituto.
Lei è andato incontro a tanti pericoli?
Ha rischiato di morire?
Ho affrontato molti pericoli e sono arrivato vicino alla morte sette volte: mi
sono ammalato gravemente, ho rischiato di affogare in mare, di precipitare
con l’aereo che aveva preso fuoco, sono stato oggetto di attentati , perché
difendevo ed istruivo i poveri.
Hanno cercato di uccidermi anche dentro la chiesa con il macete, ma la gente
è arrivata a difendermi.
Ho avuto un incidente anche con la jeep , perché l’autista sofferente di
epilessia ha perso il controllo dell’auto provocandomi la frattura di tutte le
costole.Dopo la fasciatura non potevo sdraiarmi , ma solo stare seduto con
un dolore da morire.
HANNO COLLABORATO:
FRANCO BARIGOZZI, MARCO FORNARA, CARLA RITA MASTINU,
MARIO METTI, SERGIO VERCELLI.
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