Aprile 2015
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Aprile 2015
LA CARITÀ IN RETE BOLLETTINO CURATO DA FRANCO BARIGOZZI VIA PRIVATA BELVEDERE, 5/B - 28887 OMEGNA (VB) APRILE 2015 – NUMERO 35 SISTEMI MODERNI E MODALITA’ MENO SOFISTICATE CON CUI SOSTENERE UN’ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO Il finanziamento collettivo ( crowdfunding ) è un sistema collaborativo di un insieme di persone che utilizza il proprio denaro per sostenere gli sforzi di gruppi e di organizzazioni. E’ una pratica di micro-finanziamento dal basso che mobilita le risorse in occasione di tragedie umanitarie o per sostenere progetti sociali. Internet, in questo caso, è il mezzo che permette la raccolta di fondi con carte di credito prepagate a favore di associazioni di volontariato impegnate in iniziative di sviluppo socio-economico nelle più disparate aree del mondo. Il crowdfunding rappresenta una di quelle parole che fanno scena, in italiano significa sostanzialmente colletta o raccolta di soldi in un gruppo. Questa non è nata col web, si faceva già mille anni fa con le offerte nelle chiese. Si pratica nelle piazze con i banchetti solidali, dal panettiere con i salvadanai ,oppure con gli SMS dei cellulari. La novità consiste nella creazione di siti dove qualsiasi organizzazione , anche piccola e locale, mette in vetrina il suo progetto e chiede un sostegno alla comunità. Ogni persona nel mondo con accesso a internet può conoscere i progetti di migliaia di organizzazioni e scegliere a chi dare il proprio contributo. Secondo stime recenti, questo tipo di finanziamento via internet , nel 2013 ha permesso a livello mondiale la raccolta di 5 miliardi di dollari. In Europa, sempre nel 2013, sono stati raccolti fondi pari a 1 miliardo di euro , a fronte di circa mezzo milione di progetti presentati. Si stimano aumenti esponenziali nel prossimo futuro. Quindi la rete ha delle potenzialità infinite; internet diventa un alleato prezioso per il Terzo settore e l’area del volontariato, perché donare diventa semplice ed immediato, consentendo di sostenere con un clic del computer, piccoli e grandi progetti . La trasparenza, la scelta di un progetto,ed il riconoscimento per quanto offerto , sono aspetti che trovano piena collocazione nei siti dove sono illustrate le iniziative umanitarie da sostenere. Queste operazioni di solito avvengono nei tempi in cui le persone si trovano nell’attesa di raggiungere il proprio posto di lavoro e fanno uso del computer per collegarsi col mondo. Citiamo l’esempio di un’associazione che ha voluto aprire un social market ( sul numero di dicembre il nostro giornale vi aveva dedicato un servizio ) riuscendo nell’intento, grazie al finanziamento via internet. Ecco l’iniziativa raccontata su un sito dedicato a questa forma di finanziamento ( il crowdfunding ) . Come per ogni progetto, viene indicato il numero di giorni passati dalla pubblicazione del progetto e la quantità di denaro raccolto. “Carissimi amici, l'associazione Terza Settimana onlus, in collaborazione con il Comune di Milano che ha messo a disposizione gratuitamente i locali in un bene confiscato alla mafia, a settembre aprirà il primo Social Market milanese dopo il successo di quello già aperto da noi a Torino. Come nel nostro stile, crediamo che le realizzazioni più significative avvengano soltanto attraverso il coinvolgimento fattivo di molte persone le quali coralmente rispondono agli appelli derivanti dalla crisi economica. A causa della riduzione drastica del reddito, anche l'alimentazione per molte famiglie sta diventando di difficile accesso e, come documentato da Istat e altri centri di ricerca nazionale, sempre di più è compromessa la capacità di soddisfare quei bisogni alimentari fondamentali. Siamo tutti chiamati a reagire, ognuno secondo le proprie possibilità. Per poter aprire a Milano un social market abbiamo bisogno di sentirci tutti coinvolti. Dobbiamo raggiungere insieme la cifra di € 8.000,00 equivalenti a 400 spese per poter acquistare i primi prodotti alimentari con cui rifornire l'avviamento del servizio. Ogni spesa ha un valore di € 20,00. Aiutaci nell'obiettivo versando un importo equivalente ad un numero di spese che insieme potremo garantire in questa fase iniziale. Al raggiungimento dell'obiettivo ..,. SI PARTE! 401 hanno già donato “ Abbiamo altre forme di sostegno con modalità più tradizionali, e non meno efficaci , che ben si addicono in particolare a quella fascia di persone che ha scarsa dimestichezza col computer: 2 1 ) I lasciti testamentari. Sta prendendo sempre più piede la volontà di lasciare,in toto o in parte, i propri averi ad organizzazioni no profit. Va ricordato che i lasciti testamentari fatti a favore di enti pubblici, fondazioni e associazioni legalmente riconosciute le quali abbiano come scopo esclusivo l’assistenza , lo studio, la ricerca scientifica, l’educazione, l’istruzione o altre finalità di pubblica utilità, sono esentate da qualunque imposta. Un’osservazione di rilevante interesse è la seguente: tra il 2004 ed il 2020, 340.000 famiglie sono state identificate come possibili soggetti senza eredi capaci di poter donare il proprio patrimonio, con un atto notarile o in forma privata, ad un’associazione di volontariato, per un valore stimato di 105 miliardi di euro. Purtroppo il grosso è incamerato dallo Stato per mancanza di lasciti testamentari. Tutto quanto ci fa capire come non si debba trascurare queste forme di raccolta fondi , ma agire per poter individuare potenziali donatori e sensibilizzarli a questa causa. L’AIFO ( Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau ) sta conducendo a tale proposito una grande campagna informativa con incontri e tavole rotonde. 2) Le polizze vita. Una ultima possibilità per aiutare enti o associazioni, è la stipula di una polizza vita con l’indicazione del beneficiario in caso di morte. L’importo che verrà maturato con il decesso dell’intestatario della polizza e che andrà a beneficio di chi è indicato all’atto della stipula, non è parte del patrimonio ereditario; di conseguenza non sono applicabili le norme relative alle quote di legittima. L’assicurazione sulla vita è una forma estremamente interessante per la sua semplicità e per i vantaggi che sono , oltre all’assenza di specifici impedimenti, propri di una successione, anche di tipo fiscale. Infatti i premi di volta in volta pagati sono ammessi quali oneri detraibili in occasione della propria dichiarazione dei redditi . Si precisa che l’indicazione del beneficiario nella polizza può essere cambiata in qualsiasi momento. Franco Barigozzi 3 DALL’AIFO ( ASSOCIAZIONE ITALIANA AMICI DI RAOUL FOLLEREAU ) DI BORGOMANERO “IL PANE QUOTIDIANO”: INTERVISTA A SERGIO VERCELLI Vogliamo far conoscere iniziative di elevato valore sociale di cui sono protagoniste figure legate all’Aifo. La nostra associazione ha deciso di condividere progetti locali , operando in Rete , forti del pensiero di Follereau che si è speso a favore degli emarginati e dei poveri vera icona del Cristo Sergio Vercelli del gruppo Aifo di Borgomanero 1)Tra le svariate attività a sfondo caritativo che scandiscono le tue giornate, si aggiunge l’iniziativa del “ Pane quotidiano “ . Come è nata questa idea e come si articola? L’iniziativa è nata nel febbraio del 2014 dopo l’incontro con i volontari della Mensa Solidale ed altre persone che, pur non essendo legate ad associazioni di volontariato , erano disposte ad impegnarsi per i poveri di Borgomanero. 4 Tutto è scaturito in forma spontanea attraverso un’adesione sorta soprattutto con il passaparola. Siamo in contatto con le panetterie del Comune che hanno aderito con grande disponibilità al nostro progetto . Abbiamo diciotto volontari che si alternano nel servizio ed ogni giorno tre di essi , dal lunedì al venerdì , passano dalle 7 panetterie a ritirare le eccedenze del pane in orari diversi : alle 12.30 ed alle 19.30. La sera, dalle 19.00 alle 20.00. presso un locale concesso dal Comune , trentacinque famiglie segnalate dalla Caritas si presentano a ritirare i sacchetti la cui consistenza varia in ragione del numero dei componenti . Invece una parte di quelli che frequentano la Mensa Solidale a mezzogiorno, ricevono direttamente il quantitativo loro riservato. La distribuzione del pane viene interrotta nelle tre settimane di agosto . Con questo progetto , oltre a rispondere alla crisi , combattiamo la lotta allo spreco 2) In una recente intervista hai affermato che l’uomo non ha bisogno di cose, ma di relazioni, perché soffre di solitudine. Con le famiglie che accedono a questo servizio , si è sviluppato il rapporto relazionale o si assiste ad un contatto fugace limitato alla consegna del pane? Noi cerchiamo di fare gruppo , di aggregare questa realtà composita; il 31 maggio abbiamo fatto festa insieme con le “ Dolcezze dal mondo “, coinvolgendo bambini e familiari per favorire l’integrazione. I beneficiari del progetto, di cui una metà stranieri, hanno portato le specialità del proprio Paese . 3) Le strutture pubbliche ti agevolano in questo servizio, ti offrono un supporto significativo, oppure c’è indifferenza? Come dicevo, il Comune ci ha messo a disposizione un locale come punto di ritrovo per la consegna del pane. L’assessore ai servizi socio-assistenziali, la dottoressa Maria Emilia Borgna, ha sostenuto sin dall’inizio il progetto “ Pane quotidiano “ collaborando alla ricerca degli spazi. Dal momento che questa persona riveste pure il ruolo di Presidente della Caritas parrocchiale, l’aiuto è stato determinante. 5 4) So che sei impegnato come volontario alla mensa solidale “ Non di solo pane “. Come funziona? “ Casa Allegria “, in collaborazione con la Caritas parrocchiale ed i Servizi Sociali che fungono da filtro di fronte alle richieste di aiuto, offre un pasto gratuito per cinque giorni alla settimana ( dal lunedì al venerdì ). A turno, tre o quattro volontari , dalle 11.30 alle 14.30, prestano il loro servizio a favore di ventiquattro persone che mediamente si fermano a mensa. I beneficiari iscritti sono complessivamente quarantasei. 5) Nel periodo di agosto, quando la mensa solidale è chiusa, ti sei spontaneamente attivato per garantire un pasto ai poveri i cui bisogni non vanno in vacanza. Vuoi spiegare come ti sei organizzato? Visto che la Mensa Solidale e la Caritas in agosto interrompono la loro attività, ci si è posti il problema di come aiutare quelle persone lasciate da sole ed incapaci di fronteggiare tale situazione. Allora io e mia moglie abbiamo iniziato a preparare panini con formaggio, tonno, salumi , oppure un pentolone con la pastasciutta che abbiamo distribuito inizialmente a tre o quattro persone presso i giardini della stazione . Nel volgere di poco tempo sono diventate sedici . Adesso consegniamo panini alla Mensa Solidale per quelle persone senza casa che non possono cucinare a sera. 6) Per alcune di queste persone che non hanno un tetto, so che ti sei impegnato insieme ad altri, garantendo un posto in cui dormire . Concretamente che cosa è stato fatto? Siamo riusciti a trovare un appartamento di 120 metri quadri per 500 € di affitto al mese. I sacerdoti del Vicariato provvedono a contribuire alle spese di gestione. Sei posti sono assicurati ai bisognosi di cui uno per le emergenze. Mario Metti , responsabile del Centro di accoglienza “ Casa Piccolo Bartolomeo “, ha stipulato il contratto d’affitto facendosi garante del rispetto dei locali e dei rapporti col vicinato. Comunque un volontario sarà sempre presente la notte per assicurare l’osservanza delle regole ed una civile convivenza. Il servizio aperto nel gennaio di quest’anno è rivolto ai soli uomini . 7) Che cosa ricevi dalle persone che aiuti? Ricevo la loro fiducia che nasce dal rapporto di reciprocità e da un’autentica relazione. 6 Frequentandosi , cadono i pregiudizi , le persone sono indotte a farsi un esame introspettivo, a riconoscere i torti e gli errori compiuti. Con questa relazione di aiuto le si fanno crescere. LA PRESENTAZIONE AL “DON BOSCO” DEL LIBRO “VIVERE LA CARITÀ... INSIEME” Il volume, voluto dall'associazione Mamre di Borgomanero a completamento di una trilogia sulle virtù teologali ed edito dal professor Giuliano Ladolfi, è stato presentato venerdì 28 novembre ‘14 nell'auditorium del collegio salesiano di Borgomanero dove sono intervenuti, oltre all’editore Ladolfi, i curatori Mario Metti e Giannino Piana, e il direttore del “Don Bosco” Giuliano Palizzi. Il libro “Vivere la carita’... insieme”, ha raccolto le voci anche di sei vescovi. Quello di Novara, Franco Giulio Brambilla, che ha sviluppato il tema “Dio e’ carita’”; il suo predecessore Renato Corti che ha illustrato il pensiero di Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco sulla carita’; il borgomanerese, originario di San Marco, Enrico Masseroni; il valsesiano Adriano Ciocca Vasino, da tempo missionario in Brasile; l'ex presidente internazionale del movimento “Pax Christi” Luigi Bettazzi; e Antonio Riboldi, da sempre in prima fila nella lotta contro la camorra. Da sinistra, l’editore Giuliano Ladolfi, il Vescovo di Novara, mons. Franco Giulio Brambilla e Mario Metti, socio Aifo, curatore dell’opera 7 Gli interventi dei relatori sono stati intervallati dalla videoproiezione delle interviste che Metti ha realizzato, nei mesi scorsi, a Lampedusa, alla gente che accoglie i migranti; a padre Alex Zanotelli, che da ormai un decennio vive nel rione Sanita’ di Napoli; e a don Virginio Colmegna, presidente della “Casa della carita’” di Milano voluta dal Cardinal Carlo Maria Martini. L'intero ricavato della vendita di “Vivere la carita’... insieme” andra’ a favore della casa di accoglienza “Piccolo Bartolomeo” «che offre ospitalità - spiega Metti, presidente di Mamre onlus - a donne vittime di violenza e a donne e bambini in difficoltà, e che, in collaborazione con altre associazioni del territorio, offre aiuto ai senzatetto presenti nel Borgomanerese». Quattro le sezioni in cui è suddivisa l'opera: “i fondamenti”, “gli approfondimenti” (con pagine anche della badessa del monastero “Mater Ecclesiae” dell'isola di San Giulio Anna Maria Canopi), “le esperienze e le testimonianze” (con saggi, fra gli altri, di Palizzi, dell'altro salesiano Rino Pistellato e del vice priore della comunita’ di Bose Luciano Manicardi) e “gli incontri”. Metti s'e’ recato anche al centro studi biblici di Montefano a intervistare padre Alberto Maggi e a Palermo dalle “Sorelle francescane del Vangelo” il cui convento si trova nel rione Ballaro’. «Sono a Torino. Esco, tutto commosso, dalla chiesa dove don Bosco ha detto la prima messa e incrocio un povero che dorme sul marciapiede coperto da un cartone. E non mi commuovo. Anzi, non lo guardo nemmeno in volto. Tornato a casa, mi faccio un bell'esame di coscienza e capisco che non ho fatto il bene che potevo fare». É uno Don Giuliano Palazzi , direttore della Casa Salesiana dei passaggi centrali dell'intervento fatto dal direttore dei Salesiani di Borgomanero Giuliano Palizzi di fronte ad un'affollata aula magna del collegio “Don Bosco”. «Non si educa alla carità - ha spiegato - se non si vive la carità. Tutta la teologia che ho studiato non vale l'esempio che ho ricevuto da mio padre. Eravamo cinque figli, la mia era una famiglia che non se la passava certo 8 bene. Ebbene: una sera a cena mia madre disse che quel giorno era passato un uomo che stava peggio di noi e che lei non aveva trovato niente da dargli. Mio papà, che non era uno che andava spesso in chiesa, allora picchiò un gran pugno sulla tavola e disse: “Quando viene un povero in questa casa, ci dev'essere sempre qualcosa per lui”». Citando Papa Francesco ha ricordato che «L'amore è la misura della fede». «Eppure sento spesso ripetere - ha analizzato - che i catechisti non insegnano più l'atto di fede, quello di dolore... Ma la fede non è dire tutti i peccati in confessionale; è incontrare una persona in grado di cambiarci la vita. E quella persona non è il Gesù bello, biondo, che ci è stato propinato per secoli, ma il Gesù Cristo del Vangelo, quello che s'identifica negli affamati, negli assetati, nei carcerati... Poi ci sorprendiamo se i nostri giovani non vengono più a messa. Ma mi viene da dire che fanno bene. É una provocazione, d'accordo. Ma li capisco: le nostre sono funzioni per adulti, anzi per vecchi. Dobbiamo imparare a usare il linguaggio dei ragazzi». E invece, per don Giuliano, tanti cristiani «passano il loro tempo stando alla finestra a mugugnare, a rimpiangere i tempi in cui c'era la messa in latino. Ma l'avete sentito papa Francesco? Parlando ai seminaristi, li ha invitati a non essere devoti della “dea lamentela”, e rivolgendosi alle suore le ha messe in guardia dal “terrorismo delle chiacchiere”. Basta brontolare. E viviamo finalmente la carità “contagiando” gli altri, educandoli alla carità». L’ editore Giuliano Ladolfi ha invitato i lettori «a centellinare questo volume». Ha poi aggiunto: «La presenza di così tante persone indica chiaramente l'apprezzamento per l'operato di Mario Metti e della casa di accoglienza “Piccolo Bartolomeo”». Metti, da parte sua, ha evidenziato: «Senza l'intervento del professor Ladolfi quest'opera non avrebbe mai visto la luce». Un accenno, poi, a don Giuliano e al prevosto Piero Cerutti «che costruiscono ponti», e il ricordo del salesiano Angelo Mattiello a cui è dedicato “Vivere la carità... insieme”. «Aveva – ha affermato - un entusiasmo travolgente, era un trascinatore incredibile». Metti, che insieme a Chiara Fontaneto ha successivamente letto alcune pagine del libro, ha anche sottolineato due verbi: “accorgersi” e “incontrare”. «Dobbiamo - ha proseguito - saper vedere il prossimo specie quando ha bisogno. Casa “Piccolo Bartolomeo” è nata per ospitare ragazze madri; adesso, invece, la maggior parte delle ospiti è rappresentata da donne che hanno subito violenze, in molti casi fra le mura domestiche. Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti, a cominciare da chi ha la possibilità di mettere a disposizione qualche ora del suo tempo, o magari da chi, passando a una situazione di questi giorni, può offrire un'occupazione a una donna di 46 anni rimasta senza lavoro». 9 Il teologo Giannino Piana: «Questa sala così piena è il miglior riconoscimento possibile della concreta attuazione della carità svolta quotidianamente da Metti. Ecco: la carità è l'essenza stessa del mistero di Dio. La verità è che non basta dare qualcosa; non basta nemmeno, paradossalmente, dare tutto quello che si ha. La carità è soprattutto donare quello che si è». COME ACQUISTARE LA PUBBLICAZIONE L’opera ha il prezzo di copertina di 20 €. Il ricavato della vendita è a favore di Casa Piccolo Bartolomeo, centro di accoglienza femminile che negli ultimi 16 anni ha accolto circa 300 persone tra donne e bambini. Per prenotare il libro, telefonate al seguente numero : 339-1321996 10 L’IMPEGNO DEL GRUPPO AIFO NEL VICARIATO DELLA VALSESIA UN MODELLO OPERATIVO DA IMITARE Con questo servizio vogliamo proporre la nostra esperienza a modello di attività riproducibile in altre realtà. Si tratta di un felice connubio tra la nostra associazione ed il mondo ecclesiale. Da quanto ci risulta, quello che l’Aifo di Borgomanero sta facendo da otto anni, è unico nel suo genere, pertanto è bene farlo conoscere. L’Ufficio Missionario Diocesano ( come leggerete più avanti ) assegna ad ogni vicariato ( porzione di diocesi ) un’associazione che per un biennio può celebrare in chiesa , durante la messa. Le giornate missionarie speciali , illustrando le proprie finalità ed attività svolte. Le offerte dei fedeli raccolte durante la celebrazione eucaristica vengono consegnate direttamente all’associazione che devolve il 15% all’Ufficio Missionario Diocesano , trattenendo la quota restante per i progetti in corso. All’Aifo, per il biennio 2015/’16 hanno assegnato la Valsesia, di conseguenza in qualunque mese dell’anno , da gennaio a dicembre sarà possibile effettuare i nostri interventi nelle comunità interessate.Noi abbiamo sempre preso i contatti con il Vicario di zona che rappresenta tutte le parrocchie e per correttezza, prima di contattare i singoli parroci, ci siamo premurati di inviare loro Il referente del gruppo Aifo di Borgomanero, Franco Barigozzi la lettera ufficiale dell’ufficio diocesano. Il nostro lavoro diventa quindi più capillare, i fedeli durante l’omelia ascoltano con interesse la nostra testimonianza, motivando dunque la comunità a fermarsi all’esterno davanti ai nostri banchetti per l’acquisto del miele della solidarietà. Ci attendono ora una ventina di parrocchie, grandi e piccole, che ci daranno l’opportunità di finanziare sia i progetti internazionali che quelli locali. Il gruppo infatti si impegnerà a destinare un ulteriore 15% delle offerte raccolte in chiesa per sostenere con una rete di associazioni novaresi un centro di accoglienza per soli uomini a Borgomanero. 11 L’invito che rivolgiamo agli altri 48 gruppi Aifo disseminati sul territorio nazionale, è di contattare i rispettivi Uffici Missionari Diocesani, mostrando il percorso compiuto nella Diocesi di Novara. Ai Rev.mi Vicari territoriali Da diversi anni il Centro Missionario Diocesano si avvale, per quanto riguarda l'animazione missionaria, della preziosa collaborazione degli Istituti Missionari e degli Organismi Laici che sostengono lo sforzo dell'evangelizzazione e della promozione umana dei missionari. Tale collaborazione ha bisogno, per essere proficua, dell'attiva partecipazione dei Vicariati e delle Parrocchie della nostra diocesi. Per questo sollecitiamo un concreto e fattivo Don Mario Bandera , direttore dell’Ufficio Missionario Diocesano Novarese interessamento da parte dei Vicari territoriali affinché l'animazione missionaria non rimanga relegata ad una fugace Omelia nelle Messe domenicali ma coinvolga sempre più il cammino ordinario delle comunità parrocchiali. Gli stessi responsabili dell'animazione, interpellati dal C.M.D. sull'argomento, hanno espresso un vivo desiderio di incontrare gruppi di giovani, catechisti, visitare gli ammalati, ecc. e di avere, prima di iniziare il loro lavoro, un incontro di vicariato con i Parroci ed eventualmente con i loro collaboratori, un’esigenza facilmente inseribile nel calendario dei vari Vicariati. Ci affidiamo pertanto alla vostra sensibilità per favorire l'incontro tra le comunità parrocchiali e il mondo rappresentato dagli Istituti Missionari, e dagli Organismi di Volontariato laico. Quest’animazione straordinaria andrebbe sostenuta e potenziata anche per incrementare le vocazioni missionarie laiche, religiose e sacerdotali nella nostra diocesi. Un segnale preoccupante indicativo forse di un progressivo inaridimento per ciò che riguarda l'interesse verso la Missione “Ad gentes”. Per il biennio 2015-2016, l’animazione missionaria straordinaria degli Istituti e degli Organismi Laici, viene fissata secondo lo schema allegato. 12 Restando a Vostra completa disposizione per qualsiasi spiegazione in merito e grato per il sostegno e l'amicizia con cui seguite il nostro lavoro, vi saluto cordialmente in Colui che fa nuove tutte le cose. Il Direttore del CMD (don Mario Bandera) Novara, 15 dicembre 2014 ANIMAZIONE GIORNATE MISSIONARIE STRAORDINARIE 2015/16 VICARIATI TERRITORIALI ORGANISMI INCARICATI ____________________________________________________________ __________________________ NOVARA Nicolini don Giovanni Fermo OVEST TICINO Bozzini don Ernesto MISSIONARI COMBONIANI Resp. P. Claudio Crimi) S.M.A. (Resp. P. Filippo Drogo) VERBANO Salsa don Roberto MISSIONARI CONSOLATA (Resp. P. Antonio Rusconi) ARONESE Moia don Vittorio MISSIONARI SAVERIANI Resp. P. Romano Didonè) BORGOMANERESE Fornara Erbetta p. Fiorenzo NOVARA CENTER (Resp. Sig.a Angela Beani) VALSESIA Caretti don Ezio AIFO (Resp. Franco Barigozzi) CUSIO Floriani don Brunello MISSIONARI COMBONIANI (Resp. P. Claudio Crimi) OSSOLA Preioni don Luigi FIDEI DONUM C.M.D. (Resp. Don Mario Bandera) 13 DALLA RETE UVISP ( Unione Volontariato Internazionale per lo Sviluppo e la Pace ) - ASSISI Padre Giorgio Roussos è il fondatore dell’Uvisp- Assisi , istituita nel 1987 con sede a Bastia Umbra ( Pg ). Nato in Grecia nel 1945 da un’umile e numerosa famiglia,all’età di 18 anni venne in Italia per studiare e successivamente , grazie ad una forte vocazione,abbracciò il sacerdozio presso l’Ordine francescano. Missionario in Nicaragua per 8 anni ,dal 1975 al 1983, nel periodo caldo della guerra civile, maturò una forte coscienza per l’opzione prioritaria dei poveri . Come primo passo verso l’evangelizzazione della gente, si impegnò con grande rischio della sua vita a sostenere la causa degli ultimi, calpestati nella loro dignità di persone. Una grave e debilitante malattia ,contratta in questa terra di missione, lo costrinse a rientrare in Italia e precisamente ad Assisi. Qui prese corpo l’idea di un’associazione con cui sostenere sotto forma di progetti ed aiuti materiali, non solo la terra che aveva dovuto lasciare, ma anche altri Paesi poveri del continente sud americano, africano ed asiatico. Presentiamo uno stralcio di un’intervista rilasciata da padre Giorgio Roussos all’ins. Carla Rita Mastinu - socia Aifo di Borgomanero – che si è fatta portavoce dei suoi alunni di Stresa ( Vb ). Com’era la sua scuola? L’orario di lezione era limitato alla mattinata. Parliamo degli anni ’50-’60: io nel 1951 avevo 6 anni e nella mia terra, la Grecia, era tutto distrutto dalla guerra. Il livello culturale era basso,anche quello degli insegnanti, ma per quell’epoca andava bene. C’era un solo insegnante per tutte le discipline con vantaggi e svantaggi : per lo studente era più facile adattarsi ad un solo insegnante. In terza elementare avevo difficoltà a studiare la biologia ( scienza che studia gli organismi viventi ) perché c’erano troppi termini da ricordare. 14 Non avevamo tanti libri o quaderni, la guerra era appena finita; la distruzione e la conseguente povertà non ci permetteva di avere molte cose. Al mattino, da ottobre ad aprile, abitavo in paese e raggiungevo la scuola in 10 minuti. Invece a maggio e giugno, quando aiutavo i genitori in campagna dove c’era un’altra casa, dovevo raggiungere la scuola in un’ora e mezza a piedi. Può spiegarci che cosa significa per lei fare il missionario? Fare il missionario significa andare in mezzo alla gente e annunciare il Vangelo, soprattutto dove non hanno mai visto il sacerdote. La paura era tanta, per questo la gente spesso aggrediva il missionario , perché c’era la dittatura ed aveva paura degli estranei. Io ho vissuto questa esperienza in prima persona; in genere gli uomini che uscivano dai villaggi conoscevano la figura del sacerdote, quindi non lo temevano; invece le donne ed i bambini si sentivano più indifesi ed avevano paura. Comunque ho trovato il modo di andare verso la gente ad annunciare il Vangelo che libera anche dalle schiavitù materiali ed indica la strada non violenta per conquistare la propria dignità. Bisogna puntare sulla “ liberazione totale dell’uomo “ . Il Signore nel Vangelo di Matteo ci esorta dicendo “ gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date “. Come si è sentito quando per la prima volta ha visto delle persone povere? L’incontro con le persone povere è stato molto forte. Io conoscevo la povertà, l’avevo conosciuta da bambino nel mio paese, ma quello che ho visto in terra di missione mi ha profondamente turbato e volevo cambiare quella situazione. Per fare un esempio, in casa mia avevamo il tavolo, le sedie, il letto; lì , in Nicaragua, si mangiava seduti per terra, si dormiva su letti di bastoni che lasciavano dei lividi in tutto il corpo. Ha mai provato a mettersi nei panni di qualcuno? Mi sono messo a disposizione dei poveri e nei loro panni, aiutandoli ad affrontare situazioni più grandi di loro . Per esempio , se i militari sapevano 15 che in un villaggio c’era l’acqua,durante la notte andavano a recintare il terreno per intimorire la gente ed evitare che vi andasse. Io ho insegnato loro che potevano abbattere il recinto e riprendersi l’acqua che è necessaria alla vita. La comunità del villaggio si sentiva sostenuta e capiva che avrebbe potuto agire anche senza di me: non avrei potuto passare tutta la mia vita con loro. Per aiutarli ho rischiato spesso la mia vita , ma loro mi hanno capito e difeso. Come sono le scuole in Nicaragua? Le scuole in mano ai religiosi hanno buone strutture, sono in muratura, ma un tempo gli insegnanti lasciavano a desiderare; ora sono più preparati. Le scuole di Stato erano costruite con rami di alberi , la preparazione degli insegnanti era di livello culturale inferiore. Gli studenti non avevano libri per studiare,né quaderni. Prendevano appunti per poter studiare ed imparare il più possibile.. Noi missionari cercavamo di allestire una biblioteca, perché altrimenti gli studenti non riuscivano a superare gli esami. Le scuole religiose erano a pagamento ed erano frequentate dai figli dei ricchi ma anche dai ragazzi poveri adottati dagli altri paesi. I ragazzi più capaci venivano dunque aiutati dai frati. Le scuole pubbliche erano gratuite solo in parte, perché il direttore aveva bisogno di raccogliere dei fondi per le necessità dell’Istituto. Lei è andato incontro a tanti pericoli? Ha rischiato di morire? Ho affrontato molti pericoli e sono arrivato vicino alla morte sette volte: mi sono ammalato gravemente, ho rischiato di affogare in mare, di precipitare con l’aereo che aveva preso fuoco, sono stato oggetto di attentati , perché difendevo ed istruivo i poveri. Hanno cercato di uccidermi anche dentro la chiesa con il macete, ma la gente è arrivata a difendermi. Ho avuto un incidente anche con la jeep , perché l’autista sofferente di epilessia ha perso il controllo dell’auto provocandomi la frattura di tutte le costole.Dopo la fasciatura non potevo sdraiarmi , ma solo stare seduto con un dolore da morire. HANNO COLLABORATO: FRANCO BARIGOZZI, MARCO FORNARA, CARLA RITA MASTINU, MARIO METTI, SERGIO VERCELLI. 16