EDUCAZIONE INTERCULTURALE

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EDUCAZIONE INTERCULTURALE
EDUCAZIONE INTERCULTURALE
EA2140 Seminario di antropologia e catechesi
Piotr Buchowicz
(15256E)
Roma – Anno Accademico 2006/2007
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Educazione interculturale
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Introduzione
La cultura come pluralita
Nel tempo e nello spazio l’uomo manifesta se stesso in modi sempre nuovi
e diversi. La cultura – intesa come insieme dei costume, delle norme sociali, delle
tradizioni e dei sistemi di comunicazione di un popolo – rappresenta il concretizzarsi della
natura umana nella societa, il suo farsi storia. La Gaudium et Spes sottolinea: «E proprio
della persona umana il non poter raggiungere un livello di vita veramente e pienamente
umano se non mediante la cultura, coltivando cioe i beni e i valori della natura».1
Ogni cultura e unica e irripetibile. Uno e l’uomo, ma tante le culture umane.
Vi e una pluralita di culture perché siamo originariamente plurali. A rappresentare
l’umanita, un singolo uomo non basta: sarebbe o maschio o femmina e non esprimerebbe
la pluralita di genere. Come pure non esiste un linguaggio umano al di fuori di una
pluralita di lingue.
La dialettica uno-molti si ritrova all’interno di ogni cultura particolare,
la cui identita e nel convergere di elementi diversi, spesso in conflitto tra loro.
Se restringiamo il fuoco dalla comunita al singolo individuo, la complessita non
diminuisce: cio che siamo e sempre il prodotto e l’incontro di eterogeneita. Contraddizione
e coerenza, contrasto e armonia, sbilianciamento ed equilibrio: tutto questo e l’uomo.
L’attenzione verso l’altro, dentro e fuori di noi, non e che la duplice manifestazione dello
stesso processo: riconoscere per riconoscersi. La civilta umana rielabora continuamente
se stessa attraverso il confronto tra le diverse culture. Fin qui, almeno in punto di pensiero,
sono solo le rose e i fiori…
Le societa contemporanee piu progredite dell’Occidente, specialmente in Europa
e nel Nord America, vengono sottoposte oggi a sollecitazioni senza precedenti ad opera di
flussi migratori dal Terzo mondo e, dopo la caduta del Muro di Berlino, da Paesi dell`Est
europeo.
L’impatto della immigrazione ha posto sul tappetto una serie di problematiche
inerenti la coesistenza di etnie differenti: dai rapporti interculturali alle bariere
di pregiudizi e stereotipi, dalla salvaguardia delle identita (personali, nazionali, religiose,
1
Gaudium et Spes 53.
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ecc.) alla intolleranza, dai diritti civili e assistenziali alla discriminazione. Proprio per
questi motivi le societa contemporanee stanno sempre piu attente al problema della
educazione interculturale, senza del quale il dialogo stesso tra le diverse culture non puo
esistere.
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Capitolo primo
I problemi dell’educazione interculturale
1.1 LA DICHIARAZIONE SULLA TOLLERANZA COME IL TESTO BASE DELL’EDUCAZIONE
INTERCULTURALE.
Proclamata dall’UNESCO e fermata dai paesi membri il 16 novembre 1995,
la Dichiarazione sulla tolleranza va molto oltre la concezione tradizionale della tolleranza
in quanto “rispetto, accettazione e apprezzamento della ricchezza e della diversita delle
culture del nostro mondo, dei nostri modi d’espressione e delle modalita di esprimere
la nostra qualita d’esseri umani”.2
Secondo tale Dichiarazione, la tolleranza e incoraggiata dalla conoscenza,
dall’apertura di spirito, dalla comunicazione e dalla liberta di pensiero, di conoscenza
e di credo. Non e soltanto un obbligo di ordine etico, ma anche una necessita politica
e giuridica. La tolleranza e anzitutto un atteggiamento attivo animato dal riconoscimento
dei diritti universali della persona umana e delle liberta fondamentali degli altri.
La tolleranza e la chiave di volta dei diritti dell’uomo, del pluralismo, della democrazia
e dello Stato di diritto. Implica il rigetto del dogmatismo e dell’assolutismo e conforta
le norme enunziate negli strumenti internazionali relative ai diritti dell’uomo.
La “prattica della tolleranza” significa, per l’individuo, libera scelta delle proprie
convinzioni e accettazione che gli altri godano della stessa liberta. Tutti gli esseri umani,
che si caratterizzano naturalmente per la diversita del loro aspetto fisico, della loro
situazione, del loro modo di esprimersi, dei loro comportamenti e dei loro valori, hanno
il diritto di vivere in pace e di essere quello che sono. Prattica della tolleranza significa che
nessuno deve imporre le proprie opinioni agli altri. 3
Quali sono le origini degli atteggiamenti tolleranti o intolleranti? Allport suggerisce
tre fattori importanti che presiedono alla formazione della personalita tollerante:
-
il temperamento (le qualita innate possono costruire una predisposizione essenziale
del bambino);
2
3
Dichiarazione sulla tolleranza, Preambolo, UNESCO 1995.
Ibidem, Art. 1.
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-
l’educazione familiare (espresso in un’atmosfera domestica molto favorevole);
-
L’esperienza differenziata e gli influssi nella scuola e nella comunita. 4
5
1.2 IMMIGRAZIONE E INTEGRAZIONE.
L’immigrazione della gente e uno dei segni degli nostri tempi. Certamente questo
movimento fa tanti problemi per i paesi sviluppati (dove vengono i stranieri) non solo dal
punto di vista politico, ma anche dal punto di vista d’integrazione. Facciamo lo sguardo per
alcuni aspetti di questo fenomeno in Italia ed Europa.
L’integrazione come sfida
L’immigrazione, come si dice, e una sfida grande per Italia, ma e una sfida per tutta
l’Europa. Purtroppo l’opinione pubblica italiana corre un grave rischio, quello di avere una
visione molto distorta del fenomeno dell’immigrazione. Cio che prevale, infatti, per azione
dei grandi mass media, sono soprattutto le emergenze continue che ci fanno trascurare una
percezione corretta di questo fenomeno che riguarda oltre un milione di immigrati,
di cittadini stranieri. Essi vivono e lavorano stabilmente nel nostro Paese, portano
un contributo economico di grande rilievo di cui, pero, non si parla mai. Ovviamente
si parla degli sbarchi in Puglia, dei continui passaggi delle nostre frontiere orientali.
Si parla degli immigrati, con una gravissima distorsione, solo quando accadono fatti gravi
che attengono l’ordine pubblico, la criminalita organizzata.5
L’indirizzo del Governo, proprio a partire dal Documento Programmatico triennale,
l’impostazione della stessa legge, gli interventi continui del Ministro Turco e del Ministro
degli Interni Jervolino cercano di mettere a fuoco quello che e la sostanza del problema:
l’alto tasso di stabilizzazione del fenomeno di immigrazione in Italia, di fronte al quale
il problema centrale e la politica dell’integrazione, cioe la politica dell’alloggio,
della sanita dell’assistenza sociale, la politica dell’istruzione.
La reiterazione dei permessi di soggiorno, il numero sempre crescente dei
ricongiungimenti ai familiari, i bambini presenti nel nostro Paese, circa 60 mila ormai
4
5
W. ALLPORT, La natura del pregiudizio, Firenze, La Nuova Italia, 1973.
A. GIORGIO, Immigrazione emigrazione, Ministero della Pubblica Istruzione – Comisione Nazionale per
l’educazione interculturale.
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inseriti nella scuola italiana, sono elementi indicatori di questo alto tasso di stabilizzazione
che puo essere considerato, ormai, un fenomeno strutturale. 6
Solo una visione ingenua o strumentale puo immaginare di risolvere la questione
chiudendo le frontiere, cacciando quelli che ci sono. Certo, abbiamo un problema grande
da risolvere: quello di stare meglio, di programmare meglio. Qualunque paese volesse
affrontare
da
solo
il
problema
dell’immigrazione
commetterebbe
una
follia,
una sciocchezza; si tratta, per noi, di affrontarlo a livello europeo pur essendo consapevoli
che l’Europa e restia a mettere in comune le politiche migratorie. In Italia l’acquisizione
della cittadinanza e regolamentata in un certo modo, in Germania in un altro e in Francia in
un altro ancora e cio e una assurdita se si pensa che tutti, ormai, diventiamo cittadini
europei!
Diversi modelli di integrazione in Europa
A questo proposito, si e cercato di stabilire un confronto, a livello europeo,
fra i diversi modelli di integrazione.
Integrazione di tipo assimilativo.
In un colloquio internazionale, tenutosi a Lecce, l’On. francese Malé affermava
di essere favorevole all’integrazione degli immigrati e al rispetto della loro cultura,
ma affermava altresé che essi devono innanzitutto diventare francesi. Modello assimilativo
punto e basta.7
Integrazione di tipo corporativo.
Ci sono altri modelli che puntano, invece, alla separatezza. Il nostro modello
di integrazione, cosi com’e nella legge, rispecchia quello che la scuola aveva gia dichiarato
nei suoi indirizzi nel ’94. E’ un modello di integrazione che cerca di far dialogare fra loro
italiani e stranieri, di farli incontrare, di evitare l’essere tutti uguali e l’essere tutti diversi,
trovando un punto di equilibrio, di contaminazione reciproca.8
Sono convinto che, al di la di quello che dicono la Legge e gli Atti del Governo,
il modello di integrazione verso il quale andremo, dipendera molto da noi, dalla scuola.
Essa investe la cultura, l’identita fondamentale e pertanto assume un ruolo decisivo.
6
7
8
A. GIORGIO, Immigrazione...
A. ZIELIŃSKA-GŁĘBOCKA, Dynamika Uni Europejskiej w świetle teorii integracji, Sympozjum naukowe
Wydziału Ekonomii Uniwersytetu Gdańskiego, Gdańsk 2004.
Ibidem.
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La scuola, a mio avviso, e fra le istituzioni che con grande impegno e generosita,
anche quando la legge non lo diceva, si prodigava - come il Volontariato
e l’Associazionismo - per affrontare e cercare di risolvere il problema dell’integrazione.
Ora anche la scuola, come le autonomie locali, deve passare a una politica organica
superando la fase sperimentale anche se cio significa doversi rimettere in discussione. 9
E’ una dimensione nuova molto impegnativa, ma anche possibile grazie alla
riforma della scuola che sta realizzandosi. Il Testo Unico, infatti, affida un ruolo
determinante per l’integrazione alle Autonomie locali e alla scuola che si deve aprire
ai bisogni del territorio in maniera forte, cosi come dice il decreto legislativo
sull’autonomia.
Il Testo Unico, la Legge dello Stato ci offrono due leve decisive:
1. una grande collaborazione interistituzionale, ma per la nostra storia e una parola
difficile,
2. la concertazione sociale cioe una sfida che si affronta se, oltre alle istituzioni,
si coinvolgono le altre forze imprenditoriali e sindacali, il volontariato.
Dal ruolo che giochera la scuola dipendera non solo il futuro dell’integrazione degli
stranieri, ma la complessiva apertura dei nostri giovani alle nuove sfide del globalismo,
che non e solo economico, ma innanzitutto culturale.
1.3 DIFFERENZE CULTURALI E PROCESSI FORMATIVE
Il mondo e sempre stato multiculturale, ma questa caratteristica ha assunto
andamenti particolari e specifici nelle diverse epoche storiche e nei diversi luoghi in cui si
e manifestata; e pertanto importante oggi cercare di individuare gli orientamenti,
le specificita, le caratteristiche che questa multiculturalita, queste contaminazioni, questi
"meticciati" culturali assumono. Soprattutto, e importante indagare come su questa
multiculturalita si innestino i fenomeni di vecchie e nuove esclusioni, come in essa
continuino ad operare quei meccanismi sociali, economici e politici che nel loro insieme
ascriviamo all’area della marginalita. E questo, nonostante che il pluralismo culturale,
il rapporto interculturale debbano essere considerati in un’ottica generale che invade tutto
il pianeta.10
9
A. GIORGIO, Immigrazione…
C. G. MATILDE, Differenze culturali e processi formativi, Ministero della Pubblica Istruzione – Comisione
Nazionale per l’educazione interculturale.
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La globalizzazione del mercato economico, le comunicazioni
La globalizzazione del mercato economico, la rapidita della diffusione delle
informazioni, la velocita dei mezzi di trasporto e in generale delle comunicazioni, quasi
palpabile, rendono reale la comunicazione interculturale; ed essa si concretizza nella
fluttuazione costante di contatti.
E, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, i contatti sono reali, ma anche virtuali,
sono costruiti da incontri di persone, ma anche di informazioni, di immagini che
continuamente ci colpiscono e ci affascinano. Questi spostamenti fisici, grazie ai mezzi di
trasporto veloci, moderni, sembrano anche confortevoli, ma e la virtualita delle
informazioni ad essere agita, sia dai trasmettitori e sia dai riceventi, con una velocita ed
una immediatezza mai verificatesi prima. Forse proprio questa velocita, queste continue
informazioni in grado di raggiungere l’intero pianeta in tempo reale, sono le vere e nuove
caratteristiche del nostro tempo.11
Cosi, anche l’aderenza dell’individuo e del gruppo al proprio territorio perde la sua
linearita, sembra che diventi sempre piu ambigua, sempre piu discussa.
Oggi ancora, purtroppo, si muore per conquistare una collina o una striscia di terra,
per difendere un quartiere o una strada; tuttavia il rapporto tra individuo e patria diviene
sempre piu complesso, cosi complesso che ormai sembrano entrati nel nostro discorso
comune termini quali deterritorializzazione, e il futuro dell’umanita sembra prevedere un
nomadismo fisico, culturale e scientifico sempre piu accentuato.12
E i viaggi su internet, che ormai costituiscono per centinaia di migliaia di individui
una realta operativa, forse sono la forma piu moderna e piu produttiva della spinta al
nomadismo, al viaggio verso il nuovo, che sempre ha animato la nostra specie.
I gruppi umani crescono a dismisura. Non so quanto questa qualificazione sia
appropriata, ma non sbagliamo, se affermiamo che la dimensione plurimiliardaria
raggiunta oggi dalla popolazione mondiale non ha precedenti analoghi nella sua storia;
man mano che i gruppi che la costituiscono si scompongono e si ricompongono a causa dei
loro movimenti migratori, la loro identita, la loro stessa storia, si configurano in modo
completamente nuovo. Le loro stesse tradizioni, a causa di questi nuovi presenti,
acquistano nuove dimensioni.
11
12
R. T ADEUSIEWICZ, Społeczność internetu, Akademicka Oficyna Wydawnicza EXIT, Warszawa 2002,
p. 34.
B. LIBERSKA, Globalizacja. Mechanizmy i wyzwania, Praca zbiorowa, Warszawa 2002, p. 116.
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La migrazione
Non vorrei che questo panorama, che ho succintamente delineato, inducesse a
credere che nel nostro mondo, nella nostra vita sociale, non esista piu la stabilita, non
esistano piu i legami familiari, non esista piu la continuita generazionale. Tutto cio esiste,
ma dobbiamo anche ricordare che queste stabilita sono attraversate continuamente dalle
voci multuculturali che provengono da tutto il mondo, che si proiettano su tutto il mondo,
sono soprattutto attraversate, scompaginate dal richiamo a muoversi, a spostarsi, che
diviene sempre piu forte ed insistente, coinvolgendo un numero crescente di individui. 13
Sono gruppi che si confrontano con il desiderio, con la fantasia a spostarsi verso i
centri del benessere, o verso la dove sentono piu forte il pulsare della vita e delle
opportunita.
Cosi questi sogni si spiegano su basi mondiali e i cittadini di Capoverde non si
spostano piu solo verso il Portogallo, che per secoli li ha colonizzati, ma hanno come meta
Roma o Palermo o Milano, e i cittadini del Bangladesh decidono di raggiungere non piu
solo Londra e Manchester, ma anche Calcutta e Milano; e questo spostamenti sono e
saranno fluttuanti, continui ed imprevedibili finché i flussi dei capitali internazionali, la
produzione tecnologica, il mercato dei consumi determineranno la vita e i destini della
maggioranza di noi.
Se, superando i timori, giustificati, sicuramente legittimi, di affrontare in questi
termini globali il problema, guardassimo con freddezza gli andamenti che oggi assume il
pluralismo culturale, dovremmo introdurre nell’analisi non solo loro - gli altri - ma anche
noi stessi, perché in fondo questa spinta a muoversi, lo spaesamento e l’estraneita,
riguardano loro, ma riguardano anche noi: perché, se i loro confini geografici mutano con
le loro migrazioni, queste fanno mutare continuamente anche i nostri confini culturali.14
E allora, nelle nostre analisi, si tratta di accettare questa reciprocita, si tratta di
considerare questo movimento in una maniera totale, individuando all’interno di questa
totalita le esclusioni, le emarginazioni, ma anche le comunanze, le possibilita di nuove e
dinamiche relazioni di progetti comuni, di percorsi da intraprendere e da seguire insieme.
Gli interventi tesi a smantellare miti ottocenteschi di purezze razziali, dovrebbero
pervadere, molto piu di quanto attualmente non facciano, le nostre istituzioni scolastiche e
universitarie, i programmi dei nostri mezzi di comunicazione di massa, i nostri stessi
obiettivi politici.
13
14
C. G. MATILDE, Differenze culturali…
Ibidem.
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E questo perché oggi, approfittando di questa superficialita di analisi, pregiudizi e
stereotipi si allargano, comprendendo all’interno della loro voracita classificatoria
minoranze etniche, gruppi sociali.
I processi formativi
Venendo ora ad esaminare il secondo termine che delimita questo intervento, cioe i
processi formativi, e opportuno ricordare che oggi stiamo vivendo la terza rivoluzione
della nostra civilta: dopo la rivoluzione meccanica, dopo quella siderurgica, viviamo oggi
la rivoluzione dell’informazione. Essa, se da un lato apre la speranza a nuove possibilita di
diffusione delle conoscenze, dall’altro potrebbe scavare ancora di piu il divario delle
disuguaglianze.15
In ogni modo, l’informazione, cosi come si presenta oggi con il suo corredo di
complesse tecnologie, ha ancora come punto di riferimento il primato dell’educazione e
dell’istruzione, e la nostra scuola, posta di fronte alle nuove forme che oggi assume la
complessita, e su cui e chiamata ad intervenire, se vuole raggiungere nella sua azione
livelli di efficacia, deve, da un lato affermare la centralita e l’insostituibilita del suo ruolo,
e dall’altro rinnovare il modello culturale a cui si ispirano la sua organizzazione e la sua
funzione.
Anche nei nostri paesi europei ci sono i dati sull’analfabetismo, sull’analfabetismo
di ritorno, sugli analfabetismi settoriali, sui livelli insufficienti e differenziali di
competenza nella lettura e nella scrittura destano allarme. Nonostante la serieta di molte
analisi, nonostante l’ampiezza dei dati raccolti, le diverse forme di analfabetismo
riguardano ancora milioni e milioni di nostri concittadini. Trovare soluzioni a questo antico
e radicato problema e divenuto oggi ancora piu urgente ed impellente, in quanto la grande
rivoluzione dell’informazione impone la necessita che l’istruzione scolastica rivendichi fra
i suoi compiti primari la trasmissione culturale, alla cui base ci sono ancora le competenze
necessarie per la piena padronanza del mezzo alfabetico, il quale e indispensabile
direttamente sia per l’uso pieno e consapevole delle reti elettroniche, che dei fax e delle
trasmissioni interattive, ed indirettamente per seguire le trasmissioni televisive e
multimediali. E l’uso dei mezzi di comunicazione, dai piu tradizionali ai piu innovativi ed
originali, dovrebbe essere diffuso, personale, critico, con gli utenti che sappiano scegliere
15
J. FORBRIG, Społeczeństwo obywatelskie, Polska, jej sąsiedzi i Europa Zachodnia, porównanie, Center for
International Relations, Warsaw 2002, p. 17.
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cio che vogliono seguire, sappiano decodificare cio che li colpisce, sappiano, in altre
parole, leggere criticamente tutte le informazioni a loro disposizione. 16
Un nuovo modello di scuola
Il nuovo modello di scuola, che sto cercando, seppure succintamente, di
tratteggiare, dovrebbe prevedere una coesistenza di piu percorsi, ed essi dovrebbero essere
dotati della massima flessibilita, dovrebbero essere percorsi dinamici, basati di volta in
volta sull’esame dei contesti a cui si devono applicare.
Una delle caratteristiche precipue delle nostre istituzioni scolastiche, che non
dobbiamo sottovalutare, e l’estrema variabilita della loro composizione: cosi, un docente
puo avere una classe composta interamente da allievi italiani, in cui coesistono profonde
differenze fra essi, diversi per classe sociale, per sesso, per composizione familiare, mentre
un altro puo trovarsi di fronte a una classe composta di studenti provenienti da diverse
nazioni e da diversi continenti. E’ allora difficile stabilire stabilmente percorsi e contenuti
didattici, meglio puntare su nuclei metodologici che esaltino la ricognizione dei contesti e
l’adattamento ad essi delle strategie necessarie per raggiungere gli obiettivi, considerando
prioritari fra essi la costruzione di una conoscenza della molteplicita dei saperi e di una
consapevolezza delle interdipendenze nel passato e nel presente delle culture.17
Le culture degli altri gruppi che abitano le nostre citta sono culture che hanno dietro
di loro elaborazioni profonde, possiedono saperi complessi, hanno costruito nei secoli
sistemi religiosi dotati di profondita e di fascino, hanno sviluppato competenze in campo
sanitario, in campo alimentare, in campo igienico. L’insegnante non puo ovviamente
conoscere tutte le culture e le lingue di tutti i suoi possibili e probabili allievi, ma deve
essere esposto, durante la sua preparazione, alla complessita delle differenze culturali, deve
avere punti di riferimento teorici e strumenti metodologici che lo mettano in grado di
introdurre nel suo insegnamento la valorizzazione delle differenze, le capacita di analizzare
le dinamiche culturali proprie di ogni epoca e di ogni incontro, gli scenari culturali in cui
collocare gli orientamenti di valore da porre a base delle possibili mediazioni culturali.
La scuola dovrebbe coinvolgere i bambini e la bambine sin nella prima infanzia,
dando loro insegnamenti utili per costruire uno schema corporeo libero dagli estetismi,
dalle deformazioni di una moda che sembra assetata solo di consumismo; anche sotto
questo aspetto il paragone con culture diverse dalla nostra, con culture che abbiano
16
17
C. G. MATILDE, Differenze culturali…
Ibidem.
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12
elaborato tecniche diverse di motricita, di abilita corporee, puo essere estremamente
importante in un’epoca in cui l’educazione sara sempre piu priva del contatto diretto ed
immediato con i coetanei e con gli adulti. 18
Se il futuro prevedibile prospetta una vita che si svolga in isolamento fisico, perché
attraverso un mezzo elettronico sara possibile lavorare studiare e parlare, sara possibile
stabilire addirittura attraverso esso relazioni ed amicizie, allora un’altra funzione che la
scuola deve prepararsi a svolgere sara quella di affermare l’importanza del rapporto diretto,
del rapporto con i coetanei e gli adulti basato non solo su uno scambio intellettuale e
cognitivo, ma anche su uno scambio emotivo di sensazioni e di passioni. Mi sembra che
troppo spesso oggi si dimentichi che le emozioni vengono vissute dalle nostre bambine e
dai nostri bambini soprattutto in modo virtuale, perché le espressioni delle emozioni - della
gioia, del dolore, della paura, della felicita - si apprendono oggi piu attraverso lo schermo
televisivo che non attraverso l’interazione con la propria famiglia, con il gruppo dei
coetanei.
La scuola come luogo di incontro tra le differenze
Mi sembra urgente, insomma, che si individui un luogo in cui le giovani
generazioni sviluppino la consapevolezza che tutti i gruppi umani si trovano oggi di fronte
a un bivio: o stabilire un equilibrio tra tutte le differenze che popolano il pianeta, affinché
si crei fra di loro un dialogo ed un’interazione, o accettare di acuire sempre di piu le
lacerazioni che gia ci dividono, con il pericolo di vivere in una continua guerra, in una
continua minaccia di distruzione e di annientamento.
Ed e la scuola il luogo che, per le generazioni piu giovani che vivono nei nostri
paesi mi sembra il piu adatto a gestire questo incontro, a sviluppare questi percorsi
educativi tesi al rapporto interculturale. Mi rendo perfettamente conto che l’istituzione da
anni viene continuamente caricata di compiti sempre piu numerosi, sempre piu difficili e
gravosi, ma credo che, tra tutti, debba privilegiare proprio questo.19
Il confronto fra le diversita culturali, che cosi numerose affollano la scala sociale,
deve essere affidato ad una istituzione generale che coinvolga e influenzi direttamente e
indirettamente tutti i cittadini dei nostri paesi.
Questo confronto non puo essere considerato rapsodico e superficiale, ma piuttosto
esso deve essere profondo e continuo, ricordando che solo su di esso si possono fondare le
18
19
C. G. MATILDE, Differenze culturali…
M. ŚNIEŻYŃSKI, Dialog edukacyjny, Kraków 2001, p. 67.
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basi di un’educazione che fornisca agli allievi gli strumenti emotivi ed intellettuali per una
gestione equilibrata della conflittualita. 20
Il rapporto interculturale. La mediazione
Quando affrontiamo il tema del rapporto interculturale non dobbiamo cercare di
nascondere ed eliminare difficolta e pericoli, ma dobbiamo individuarli ed affrontarli con
forte senso della realta; ricorrere solo alla buona volonta, come spesso si fa, fare appelli
generici e vaghi ai buoni sentimenti, significa voler fare fallire il rapporto fra le culture gia
in atto.
Un’educazione interculturale che abitui a cercare nel confronto gli spazi del dialogo
e della mediazione deve innanzitutto fondarsi su esame accurato e profondo dei valori che
caratterizzano le culture coinvolte nell’incontro. Bisogna, insomma, avere gli strumenti
concettuali e critici per analizzare valori, stili di vita, comportamenti con molta
accuratezza, individuando quali i singoli gruppi considerano irrinunciabili, quali possano
cambiare, quali possano e/o debbano essere abbandonati e dimenticati. 21
Introduco un esempio di quella che si chiama la mediazione culturale, scegliendo di
affrontare un tema alquanto difficile e scottante: quello che riguarda la mutilazione degli
organi sessuali femminili.
Molte popolazioni africane ed asiatiche identificano l’immagine ideale femminile
con un corpo che abbia subito una mutilazione negli organi sessuali; in altre parole, presso
molti gruppi si ritiene che solo attraverso diverse forme di circoncisione, alcune delle quali
estremamente crudeli e cruente, si raggiunga pienamente l’identita femminile.
Queste pratiche sono radicate nelle popolazioni da secoli, sono alquanto diffuse nel
mondo, dato che si calcola che milioni e milioni di donne abbiano subito, in una forma o
nell’altra, questa mutilazione.22
Si calcola anche che migliaia di esse vivano oggi in Europa. In passato il problema
poteva essere giudicato con maggiore distacco di quanto non sia possibile oggi; la
separazione geografica, sociale e culturale, che caratterizzava i nostri rapporti con questi
gruppi, poteva consentire di assumere con maggiore facilita un atteggiamento relativistico:
l’uso apparteneva alla loro cultura, ai loro comportamenti matrimoniali, ai loro ideali di
identita sessuale.
20
M. NOWAK, Podstawy pedagogiki otwartej, Lublin 1999, p. 83.
J. BAGROWICZ, Edukacja współczesnej młodzieży, Toruń 2000, p. 209.
22
C. G. MATILDE, Differenze culturali…
21
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14
Oggi il problema si pone in termini diversi proprio a causa del dilagare dei rapporti
culturali; donne che hanno subito questa mutilazione vivono in Francia, vivono in
Germania, vivono in Italia, a contatto con la nostra idea di corporeita, con la nostra idea di
femminilita, con la nostra idea di autodeterminazione dell’individuo, inteso come entita
separata e indipendente dal gruppo in cui e nato. Alcune di esse incontrano i nostri usi,
hanno relazioni che le espongono a considerare in modo nuovo la sessualita, la liberta
femminile e molte di esse rifiutano di far subire alle proprie figlie le loro mutilazioni; altre
invece, pur rimanendo ancorate all’ideale della loro cultura, possono desiderare che le loro
figlie siano circoncise all’interno dei servizi sanitari del nostro paese.23
E gia per questo caso, che e solo un aspetto della totalita delle implicazioni,
abbiamo la prova dell’ambiguita e della complessita di questo tema.
Da un punto di vista la richiesta e legittima, soprattutto perché e fatta in nome del
diritto alla salute, e quindi puo anche sembrare lecito richiedere un intervento che
rispecchia al massimo la salute della bambina; da un altro punto di vista la richiesta
impegna una struttura sanitaria pubblica dai nostri paesi a compiere un’azione contraria
alle nostre leggi e a molti principi che regolano la nostra vita etica E’ infatti illegale la
mutilazione, e illegale sottoporre una minore ad una mutilazione che le infligge dolori e
sofferenze immediate, che determinera tutta la sua vita sessuale, le modalita della
procreazione; e contrario ai nostri principi impedire durante il processo evolutivo ed
educativo la libera determinazione della crescita fisiologica e psichica di un individuo.
Volendo da questo caso difficile ed in un certo senso estremo trarre spunti per
individuare itinerari di mediazione, cerco di esaminare quali dei molti valori in campo
appare per la nostra cultura irrinunciabile. Suggerisco di identificarlo nel rispetto
dell’integrita fisica di una minore e nel mio dovere di adulto di oppormi che le siano
inflitte torture fisiche ed umiliazioni. Ed allora, la mediazione con i valori dell’altra cultura
potrebbe in questo caso essere cercata accettando che la mutilazione sia praticata solo ad
individui adulti in grado di sapere quali conseguenze essa possa avere.
Contemporaneamente, questa politica potrebbe e dovrebbe essere affiancata da
rapporti di sostegno e di cooperazione con le associazioni, gli stati nazionali, le donne e gli
uomini che, pur appartenendo alle culture in cui le mutilazioni sessuali hanno una lunga
tradizione, cercano di opporsi ad esse.
23
C. G. MATILDE, Differenze culturali…
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15
Al di la dell’esempio, che puo essere piu o meno condiviso, e importante che la
nostra scuola trovi metodologie e strategie per preparare i suoi allievi e le sue allieve ad
essere insieme disponibili al confronto, fermi nelle loro scelte ma pronti ad una loro
discussione circostanziata e sempre problematica.
Solo se questi processi di attiva educazione interculturale saranno ampiamente
diffusi, praticati e consolidati dalla riflessione e dal continuo confronto, sara possibile
costruire un rapporto con la alterita, che sia crescita e non negazione, dialogo e non
scontro, cooperazione e non lotta.
1.4 DALLA MILTICULTURA ALL’INTERCULTURA
Il rapporto tra le persone determina il rapporto tra le loro culture. Le culture sono in
relazione, prendono l’una dall’altra quello che piu risponde ai bisogni specifici
dell’individuo e della societa. Siccome ogni paese del mondo ha la sua propria cultura,
possiamo affermare che i rapporti tra “culture diverse” diventano, pure all’interno di un
singolo paese, rapporti interculturali. Se all’inizio delle nuove immigrazioni si parlava di
multiculturalita, “concetto statico” che designa la mera convivenza di diverse culture, si e
poi affermata l’idea piu matura dell’interculturalita, “concetto dinamico” che definisce un
approccio di mutua fecondazione.
La compresenza di diverse culture che vivono e si riproducono in uno stesso paese
crea dunque il bisogno dell’”intercultura”, cioe la ricerca del confronto tra soggetti, sia
individuali sia collettivi. Per una soluzione ottimale di questa ricerca i rapporti
interculturali dovrebbero preferire i principi della convivenza democratic ache si richiama
alla solidarieta umana.24
L’idea centrale dell’interculturalita sta nel riconoscimento di “essere uguali nella
diversita”. Si tratta di una idea tanto complessa quanto fondamentale. Complessa perché
sembra una contraddizione: come si puo essere nello stesso tempo uguali e diversi?
Fondamentale, perché senza questa idea rischiamo di cadere in forme nuove di
colonialismo ed etnocentrismo: la tendenza di un gruppo a considerare valido solo il
proprio punto di vista e a riferire tutto alla propria cultura d’appartenenza.
In genere ciascuno di noi si dichiara disponibile all’incontro con uomini di lingue e
culture differenti. Ma quando, dal piano della curiosita turistica, possiamo alla vita
quotidiana di persone e culture diverse che interagiscono su uno stesso teritorio, ci
24
C. G. MATILDE, Differenze culturali…
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Educazione interculturale
16
rendiamo conto che non sempre le relazioni umane sono facili e la comprensione e anzi
piuttosto difficile. Oggi ci troviamo a vivere realta complesse in cui la ricerca di valori
comuni incontra bariere e, d’altra parte s’impone necessariamente la loro coesistenza.
Saltano cosi i criteri abituali di riferimento: le nostre societa non sembrano abbastanza forti
né per assimilare culture tanto diverse né per rifiutarle, perché ad esempio il lavoratore
extracomunitario e indispensabile nel colmare vuoti occupazionali e svolgere determinate
mansioni. I problemi si possono affrontare e risolvere con un trittico di atteggiamenti
positive: accettazione, accoglienza, convivenza.
“I rapporti interculturali – scrive Carbaugh (1990) – possono essere considerati
come la creazione e l’affermazione dell’identita condivisa, attraverso campi specifici, che
media fra dialetti, individui e comunita… In questo senso, il rapporto interculturale
implica non soltanto una riproduzione del senso commune ma anche la sua fluida
formazione e fa incontrare vari imprevisti della vita di ogni giorno”.25
25
D. CARBAUGH, Cultural communication and intercultural contact, Hillsdale (NJ), 1990.
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Educazione interculturale
17
Capitolo secondo
Le prospettive
2.1 Prospettive interculturali
L’educazione interculturale
L’educazione interculturale e la risposta in termini di prassi formativa alle sfide e ai
problemi che pone il mondo delle interdipendenze; e un progetto educativo intenzionale
che taglia trasversalmente tutte le discipline insegnate nella scuola e che si propone di
modificare le percezioni e gli abiti cognitivi con cui generalmente ci rappresentiamo sia gli
stranieri, sia il nuovo mondo delle interdipendenze.
La scuola e uno dei luoghi nevralgici per la costruzione di una interculturalita
possibile: un luogo in cui il nuovo paradigma dell’interdipendenza - con l’apporto dei
saperi necessari - venga compreso, studiato, assimilato e in cui sia possibile modificare la
lettura della realta in senso critico e solidale. La scuola deve poter essere uno spazio di
arricchimento del potenziale cognitivo di ogni allievo, ma anche di orientamento di cio che
gli psicologi e i pedagogisti chiamano emotivita, affettivita, percezione: un insieme che
determina gli effettivi comportamenti dei giovani verso gli stranieri e, piu in generale,
verso le "diversita" (di sesso, di classe, di eta, di religione, di appartenenza politica, ecc.).
Un luogo di mediazione criticamente organizzata tra l’esperienza individuale degli allievi e
il mondo globalizzato dell’epoca presente.26
Il dibattito sull’educazione interculturale e caratterizzato, talvolta, da un certo
moralismo, tutto svolto in termini di "dover essere". Si dimentica troppo spesso che
l’educazione interculturale fa riferimento ad una realta "dura", difficile e contraddittoria
qual e quella dell’immigrazione, che rimanda ad una sofferta condizione di vita e di lavoro
per milioni di persone e che chiama in causa le politiche degli Stati e le relazioni
economiche internazionali.
Questo moralismo, omettendo o trascurando l’analisi delle realta socio-economiche
nel cui ambito si svolgono i percorsi di vita e di lavoro dei soggetti, presenta anche il
26
F. SUSI, Prospettive interculturali, Ministero della Pubblica Istruzione – Comisione Nazionale per
l’educazione interculturale.
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Educazione interculturale
18
rischio di enfatizzare oltre misura le diversita culturali di cui sono portatori gli immigrati.
Le culture cosiddette "altre" divengono cosi dei contenitori vuoti, dei riferimenti astratti,
privi dei necessari agganci con la realta concreta dei soggetti immigrati, con le loro storie
individuali, spesso in bilico tra passato e presente, tra paesi di partenza e paesi di
accoglienza. Si determina, per cosi dire, un certo "culturalismo" che fotografa staticamente
la realta culturale del cosiddetto "diverso" e non tiene conto di quel processo dialettico di
incontro/scontro tra autoctoni e stranieri che caratterizza i rapporti sociali nei nostri paesi
ormai multietnici. Un processo dialettico che - non si deve dimenticarlo - sta modificando
e sempre piu modifichera sia le identita degli autoctoni, sia quelle degli immigrati, dando
luogo, dove piu dove meno, a quel fenomeno che i sociologi dell’immigrazione e gli
studiosi di letterature post-coloniali definiscono di meticciato, di ibridismo, volendo con
cio intendere la formazione di nuove e piu complesse identita, frutto di un intreccio
dinamico tra popoli diversi.27
Etnicita e identita
E’ necessario riflettere sulla tesi secondo cui la differenza culturale e un valore in sé
(che, come tale, nella sua generalita, non puo non essere condivisa), soprattutto quando
essa si applichi, contestualizzandosi, alla situazione degli immigrati in un paese che li
accoglie. Puo essere utile a riguardo svolgere qualche considerazione. Quando si tratta di
immigrati extracomunitari, il concetto di cultura, soprattutto nella discussione che si svolge
attraverso i mezzi di comunicazione, rinvia - e un dato che deve essere colto - quasi
naturalmente a quello di etnia, ed e per questo che oggi in Italia si parla indifferentemente
di societa multietnica e di societa multiculturale.
L'etnicita puo costituire un ostacolo all'inserimento, nel senso che i processi politici
e solidaristici rischiano di rimanere chiusi all'interno del gruppo etnico. Si ragiona e si
opera solo in una logica di comunita e si e incapaci di stabilire relazioni ed alleanze con
altri strati sociali di diversa origine etnica, di cui si condividono le condizioni e gli
interessi. L’aggregazione su esclusiva base etnica si determina, in genere, quando si e
rigettati dalla societa ospite e non ci sono altre possibilita di azione. 28
In questa prospettiva l'identita rischia, dunque, di essere un falso assunto.
L’esperienza migratoria produce una destrutturazione della personalita, sempre dolorosa
27
28
F. SUSI, Prospettive…
Ibidem.
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Educazione interculturale
19
quando non addirittura traumatica e la ricerca di una nuova identita avviene con fatica e
non agevolmente.
Passando da una cultura all'altra si perde l'identita originaria; e cio avviene per
motivi oggettivi, difficilmente resistibili, giacché e solo avvicinandosi agli altri - e non a
degli altri qualsiasi, ma a quelli che costituiscono la maggioranza - e riuscendo a
condividerne lingua, comportamenti, valori, che si puo stabilire una comunicazione con
loro, una comunicazione pragmatica, nei fatti. Mentre vi e chi si attarda in un
antropologismo ingenuo, gli immigrati manifestano soprattutto un bisogno: quello
dell'inserimento.
Ne derivano conseguenze, nel senso che gli immigrati andrebbero sostenuti nel loro
percorso di inserimento che, di per sé, non e agevole, ma irto di difficolta: non va
dimenticato che, in genere, la radicalizzazione della loro identita culturale originaria e
proporzionale alle difficolta e ai rifiuti che si frappongono al loro inserimento. Man mano
che gli immigrati si inseriscono, acquisiscono una nuova identita che non e
necessariamente la copia di quella del paese d'accoglienza, ma neppure il simulacro di
quella del paese d'origine.
Per lunghi anni e stato sostenuto, nelle forme di una vera e propria battaglia
culturale, che le differenze sono frutto della storia, non della natura; e cio si e fatto contro
certe correnti della sociobiologia e contro il darwinismo sociale.
Ora il razzismo si appropria della tesi delle differenze come frutto del processo
storico e ne rovescia il senso, utilizzandola per stabilire nuove gerarchie e non piu su
presupposti biologici, ma discriminando fra le differenze culturali giudicate assimilabili e
quelle ritenute non assimilabili. La lotta per il riconoscimento del diritto alla differenza
potrebbe avere come esito quello di una cultura di miseria e di un'esistenza da ghetto.
Un'altra considerazione va fatta a riguardo della tematica multiculturale. L’insistere
sulle culture puo determinare un ulteriore effetto di distorsione, di travisamento e di
mascheramento: quello che consiste nel guardare ai problemi posti dalla presenza degli
immigrati soltanto attraverso la lente delle differenze culturali. Ne conseguirebbe che la
posizione che e assegnata agli immigrati nella nostra societa e soprattutto funzione della
loro cultura di origine e della loro capacita di avvicinarsi alla nostra.
Se le cose stanno cosi, ne deriverebbe che sono gli immigrati ad essere
soggettivamente responsabili della loro collocazione nel mercato del lavoro e nella societa.
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Educazione interculturale
20
Nella realta, al contrario, le gerarchizzazioni socio-economiche e le condizioni
sociali si determinano a prescindere dalle appartenenze culturali oppure utilizzandole
strumentalmente.
Se agli immigrati africani in una grande citta europea e consentito,
indipendentemente dalle loro competenze professionali e dai loro livelli di scolarita, di
svolgere soltanto lavori dequalificati come quelli della pulizia dei sotterranei delle ferrovie
metropolitane, c'e da chiedersi cosa c'entrano in questo le culture di origine o, addirittura,
le appartenenze religiose.
Un'ultima considerazione sugli effetti di oscuramento dei problemi impliciti in un
certo impiego del termine cultura. Cosi come e mistificante e riduttivo affermare che si
transita da una cultura all'altra e non, piuttosto, da una societa all'altra (che e sempre
configurata in un modo specifico per cio che concerne il mercato del lavoro e le gerarchie
sociali), altrettanto lo e parlare in termini di rapporti fra culture. Si puo discutere a lungo
sulle culture, mostrare come storicamente esse non si siano mai conservate del tutto
integre, come siano state sollecitate al cambiamento e a nuove sintesi dall'incontro con
altre culture, come esse ne siano state piu o meno infiltrate, ma cio non ci direbbe nulla su
che cosa positivamente significhi l'incontrarsi delle culture in un paese di immigrazione,
per il fatto che nella realta sono i soggetti ad incontrarsi e non le cosiddette culture, che in
genere sono piuttosto sfuggenti e indeterminate.
Come fa un autoctono a stabilire un rapporto con un'altra cultura? E come fa un
immigrato dell'Africa centrale a stabilire una relazione con la cultura del paese dove abita?
Sembrano domande senza risposte e lo sono, in effetti, perché sono mal poste.
Nella situazione dei paesi di immigrazione, nella vita di tutti i giorni, non sono le
culture ad incontrarsi, ma i portatori di quelle culture, uomini e donne in carne ed ossa, con
le loro speranze, le loro ansie, i loro progetti, le loro convinzioni, i loro dubbi.
Riflettendo sull’educazione allo sviluppo - e cioe su quell’orientamento educativo
che perseguiva l’obiettivo di fare oggetto dell’attivita di insegnamento-apprendimento i
valori, le conoscenze e le competenze coerenti con le prospettive di un possibile sviluppo
del Sud del mondo - la questione e stata posta con chiarezza. Come mai di fronte al
crescente aumento della poverta, della fame e dell’esclusione sociale nel mondo e di fronte
alla crescente globalizzazione dell’economia, questi temi con il necessario ripensamento
dei modelli di sviluppo, sono stati progressivamente marginalizzati nella maggior parte
delle proposte piu diffuse di educazione allo sviluppo? Trovare oggi un Comune o un
Provveditorato che finanzino un percorso di educazione allo sviluppo sui temi della fame o
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Educazione interculturale
21
sui nuovi paradigmi delle ingiustizie economiche e senza dubbio assai piu raro che trovare
corsi e opportunita di formazione sui temi del rapporto tra le culture.
Va detto, a scanso di equivoci, che qui non si intende negare la dimensione
"culturale" della presenza straniera nei nostri paesi. Essa rimane e rimarra un elemento
fondamentale per la costruzione dell’identita e per le relazioni tra autoctoni e immigrati. Si
vuole, pero, richiamare l’attenzione sullo stretto intreccio tra cultura e condizioni socioeconomiche, proprio per conferire piu pregnanza e concretezza ai fatti culturali.
Nell’ambito piu specificamente educativo, tutto cio si traduce in un’attenzione particolare
da rivolgere ai contenuti dell’insegnamento, ai programmi scolastici, alle metodologie
didattiche, in altre parole a quella che possiamo definire la cultura della scuola.
Tra le tante sollecitazioni, incoraggia, in questa direzione, un importante
documento del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (CNPI, 23-4-92), che ormai
rappresenta un riferimento per l’educazione interculturale nella scuola italiana.
"La cultura, la conoscenza e la ricerca sono sempre piu connotate da caratteri di
internazionalita e di interdipendenza [...]. I processi migratori e la conseguente necessita di
trovare nuove forme di convivenza [...] rivelano concretamente lo spessore dei problemi
attuali e le gravi ingiustizie di cui sono espressione [...]. Le nuove generazioni maturano e
studiano in questo nuovo clima. Il cambiamento, quindi, investe i contenuti da insegnare e
i quadri di riferimento con cui interpretarli e trasmetterli [...]. Si chiede alla scuola continua il documento - di assumere la dimensione del sempre piu stretto intrecciarsi e
condizionarsi a vicenda dei problemi relativi al mondo naturale ed al mondo dell’uomo e di
fornire strumenti conoscitivi adeguati. Si chiede in particolare alla scuola di dotare le
nuove generazioni di strumenti per combattere, sul piano intellettuale, culturale, etico,
religioso e psicologico, quegli stereotipi che esasperano i conflitti ed allontanano le
speranze di pace. La risposta [...] a queste sollecitazioni viene ricercata in un’area
d’indagine che va sotto il nome di educazione interculturale […]. Indipendentemente dalla
presenza fisica nella scuola e nelle classi di ragazze e ragazzi appartenenti ad altre culture,
una educazione che sia all’altezza dei problemi di una societa complessa e mobile come e
la nostra non puo che prospettarsi come interculturale, con tutte le valenze, in parte ancora
inesplorate, che questa prospettiva comporta”.
Sono cosi presentate le parole chiave di questo nuovo lessico interculturale:
interdipendenza, immigrazione, ingiustizie socio-economiche, lotta agli stereotipi,
necessita di una educazione che assuma il punto di vista interculturale. Non si tratta di un
compito facile né di breve periodo, poiché implica un riesame degli attuali saperi insegnati
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Educazione interculturale
22
nella scuola e perché l’educazione interculturale non e una nuova materia che si aggiunge
alle altre, ma un punto di vista, un’ottica diversa da cui guardare le discipline attualmente
insegnate. La vera necessita nell’epoca dei saperi globalizzati e non solo quella di fare
appello ai valori per combattere il razzismo o di consentire, come si deve, un positivo
inserimento degli allievi stranieri nelle classi, ma anche quella, per cio che concerne la
scuola, di una discussione sui saperi disciplinari e sulle innovazioni da introdurre per
permettere agli allievi, italiani e stranieri, di comprendere i nodi fondamentali dei grandi
problemi del nostro tempo.
Un nuovo principio educativo per una societa interculturale
Una riflessione merita anche la nozione di societa "multiculturale" o
"pluriculturale".
Se non la si banalizza fino ad intenderla nei termini di una societa in cui semplicemente
coesistono gruppi e individui che, in qualche modo, si riferiscono a culture diverse, se essa
vuole designare qualcosa di piu della mera compresenza (nel senso letterale dell’essere
presenti insieme con altri), si dovra riconoscere che tale nozione costituisce una sfida che
consente effettivamente di verificare la nostra attitudine alla "mondialita".29
La nozione di societa multiculturale presenta, tuttavia, diversi problemi.
Il ricercatore tedesco K. Homuth ha recentemente sostenuto che il discorso sulla
societa multiculturale rappresenta e, nello stesso tempo, propaga un modello d'integrazione
che riesce a contenere entro i confini della mediazione del mercato culturale la dinamica
contraddittoria dei mutamenti sociali. Un tale approccio, a suo giudizio, rischia di produrre
effetti di vero e proprio mascheramento. Il discorso sulla societa multiculturale, infatti,
trascina con sé il pericolo – lo si e gia accennato - di guardare ai problemi posti dalla
presenza degli immigrati soltanto attraverso la lente delle differenze culturali, con il
risultato di non considerare le polarizzazioni socio-economiche o di vederle
esclusivamente in termini di conflitti culturali.
Come non ricordare che la situazione di irregolarita giuridica o di “cittadinanza
relative” in cui sono forzatamente tenuti gli immigrati e la condizione necessaria per un
loro maggiore sfruttamento? E quand’anche si pervenisse sul serio ad una regolarizzazione
della loro posizione giuridica, come dimenticare che in Europa, dopo decenni, e in
presenza di una seconda e terza generazione di immigrati, l'assimilazione che loro si
29
E. HURLOCK, Rozwój młodzieży, Warszawa 1965, p. 51.
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Educazione interculturale
23
propone e, spesso, ancora quella dell'accettazione di un'inferiorita sociale di lungo periodo?
Se la cittadinanza sara mai conquistata dagli immigrati, se ne dovra parlare, per un periodo
indefinito, come di una cittadinanza "minore", con una limitata possibilita di tradurre i
diritti in realta effettiva.30
Una interculturalita, che si limiti a sostenere il rispetto per l'altro o, come anche si
dice, per il diverso, non produrra risultati di rilievo se non ci si impegna a ricercare le
condizioni, in una logica delle conseguenze, affinché l'alterita si sviluppi.
E’ necessario essere rigorosi: i problemi non vanno occultati e non si debbono
immaginare soluzioni apparenti. Nella relazione interculturale una strategia del rispetto e
del riconoscimento, che non si limiti a una generosa attenzione verso il "diverso" che,
come tale, soddisfa moralmente soltanto uno dei soggetti del rapporto, postula che
all’“altro” sia effettivamente possibile svolgere la propria soggettivita.
Un “nuovo principio educativo” per una societa interculturale non puo limitarsi ad
affermare i tradizionali valori della tolleranza e della convivenza o, anche, i nuovi valori
del riconoscimento delle identita e del rispetto delle differenze.
Tale “nuovo principio educativo” dovrebbe essere inteso, piuttosto, come il diritto
di ognuno a svilupparsi a partire da cio che e, sulla base dei propri bisogni, attraverso i
propri progetti, in una prospettiva di effettivo inserimento sociale e professionale e - va
aggiunto - in un quadro di diritti certi, in una logica di relazioni che, in una societa
multiculturale, comporta di necessita il confronto e lo scambio con altri soggetti, con altri
valori, con altre rappresentazioni, con altre culture.
E’ solo con l'assunzione di un tale nuovo principio educativo che si puo evitare un
rischio incombente: e cioo che il riconoscimento dell'identita culturale, che di per sé
costituisce un importante progresso, si trasformi, paradossalmente, in uno svantaggio per
gli stranieri. Cosi avviene, puntualmente, ogni volta che l'appartenenza culturale e vista
come un ostacolo all'integrazione, con il risultato di imputare, per questa via, agli stessi
immigrati la colpa delle proprie difficolta e del proprio disagio.
La tematica delle relazioni interculturali e rilevante, tuttavia, tanto per ragioni di
merito, quanto di metodo.31
Per il primo aspetto, a voler fare un esempio, e di tutta evidenza quanto sia
importante l'assunzione di un atteggiamento che porti a considerare le altre culture non in
una prospettiva evoluzionistica, che ne misuri il grado di avvicinamento, di
30
31
J. MASTALSKI, Zarys teorii wychowania, Kraków 2002, p. 219.
F. SUSI, Prospettive…
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Educazione interculturale
24
approssimazione al modello occidentale, ma in termini, per cosi esprimersi, di loro
contemporaneita.
Lo schema evoluzionista comporta, infatti, che si diano valutazioni su "ritardi",
"deficit", ecc., le quali inevitabilmente si traducono in giudizi di valore, che impediscono
in radice ogni possibilita di comunicazione fra pari; il secondo paradigma, invece, sollecita
la relazione e induce una logica di rapporti che, pur non escludendo i conflitti, implica,
pero, scambi e prestiti. Va osservato, per inciso, che questo secondo orientamento
confligge con i modi in cui si e svolta ed e raccontata la storia dell'Occidente.
Per cio che concerne il metodo, va detto che il problema delle relazioni
interculturali, se vuol essere affrontato nei termini di un progetto intenzionale, richiede che
si presti attenzione a tutti i soggetti che entrano nel campo della relazione.
Due considerazioni vanno fatte in proposito. La prima e che le relazioni
interculturali, nella specifica situazione di un paese dell'Occidente in cui sono presenti
immigrati extracomunitari, si configurano innanzitutto come rapporto fra una maggioranza
e una minoranza. Si tratta di una relazione che, come mostra la storia, non e mai stata
facile, quando non si e dimostrata, addirittura, drammatica e tragica. La relazione, per di
piu, e strutturalmente asimmetrica, in quanto i rapporti di forza svantaggiano
inesorabilmente la minoranza. La seconda considerazione riguarda la possibilita che ha la
maggioranza di "vedere" la minoranza. Qui non si tratta dell'invisibilita imposta agli
immigrati da una situazione di irregolarita giuridica che li obbliga alla clandestinita,
quanto, piuttosto, dell'invisibilita cui sono costretti dall'incapacita, comunque determinata,
di coloro con cui sono in rapporto di riconoscerli per quello che sono.
Si puo darne un esempio, e non dei piu drammatici. Una ricerca, condotta a Roma,
ha mostrato che gli stranieri non solo esprimono una vasta gamma di bisogni formativi e
culturali, ma anche li avvertono come un'esigenza da soddisfare prioritariamente. La
ricerca, pero, ha mostrato altresi che le istituzioni e le associazioni italiane, quelle che piu
si occupano degli stranieri e che li conoscono meglio di altri e piu da vicino, tendono
invece a sottovalutarne i bisogni formativi e culturali .
Quali che siano le cause di un tale comportamento, e certamente ve ne sono, resta
cio nondimeno provata - nel caso specifico - una "incomprensione", tanto piu allarmante in
quanto determinatasi in soggetti che hanno rapporti continui, relazioni significative, spesso
caratterizzate da empatia con gli stranieri, e che affermano di "conoscerli bene".
La conseguenza da trarne e la necessita di un approccio globale. Il problema degli
immigrati e anche il problema degli italiani: non soltanto nel senso che gli italiani
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Educazione interculturale
25
importano, con gli immigrati, il problema della gestione (che viene poi esercitata o meno,
ai differenti livelli, e con diversi gradi di consapevolezza ed efficacia, a seconda delle
situazioni) delle difficolta determinate dalla loro presenza, ma soprattutto nel senso che il
problema degli immigrati non si risolve con politiche esclusivamente dirette agli
immigrati. Anche gli italiani sono in questione; la presenza degli immigrati e un fatto che li
interpella fortemente, nel senso che interroga, mette in questione la loro identita e la
rappresentazione che essi hanno della loro societa e della loro storia. L’immigrazione
potrebbe produrre effetti devastanti se non si diffonde, a livello di massa, quell’insieme di
abiti
cognitivi
e
comportamentali,
provvisoriamente
definibili
come
“cultura
dell'accoglienza”, che per ora rimane patrimonio esclusivo di quei soggetti, purtroppo poco
numerosi e spesso poco influenti, che sono maggiormente impegnati nelle iniziative a
favore degli immigrati.
Un'impostazione globale di una politica per l'immigrazione richiede che un forte
investimento formativo-informativo sia attuato nei confronti degli italiani.
Nonostante che la drammatica urgenza dei problemi con cui quotidianamente si
confrontano gli immigrati, spesso soccombendo, spieghi il fatto che le energie disponibili
si concentrino su interventi volti a sostenerne l'inserimento, quando non addirittura la sola
sopravvivenza, resta nondimeno che sono ben poche le azioni rivolte agli autoctoni per
promuoverne l'attitudine all'accoglienza. Se le cose non cambiano, il futuro vedra, piu di
quanto oggi gia non avviene, delinearsi le relazioni con gli immigrati soprattutto in termini
di conflitti.32
Per una didattica interculturale
E’ utile fornire qualche esempio di una possibile rilettura dei saperi o, piu
semplicemente, di una pratica didattica ispirata ai principi dell’educazione interculturale
quale gia emerge dal lavoro di non pochi insegnanti. Ci si limita qui a considerare
l’insegnamento della letteratura, dell’economia e della storia nella scuola secondaria
superiore.
Per quanto attiene alla letteratura, e quindi all’insegnamento dell’italiano e delle
lingue straniere, e ormai evidente che oggi tanta parte della grande letteratura proviene da
scrittori non occidentali: basti ricordare i premi Nobel conferiti, in anni recenti,
all’egiziano Nagib Mahfuz, al nigeriano Wole Soyinka e al caraibico Derek Walcott. Il
rilievo che questi ed altri autori stanno assumendo e sempre piu dovrebbero assumere nei
32
F. SUSI, Prospettive…
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Educazione interculturale
26
curricoli scolastici non nasce da una curiosita esotica verso mondi lontani e misteriosi, ma
consegue dal fatto che essi parlano dei rispettivi paesi di origine e, insieme, di noi, del
nostro modello di sviluppo, dei nostri stili di vita, in una parola della nostra civilta. Essi
esprimono il punto di vista di chi si e appropriato della lingua e della cultura dei
colonizzatori e l’ha utilizzata come uno strumento per decodificare l’ideologia
dell’Occidente. Si tratta di scrittori, spesso coltissimi, che hanno attraversato la grande
cultura occidentale contaminandola con la cultura di origine.
Per quanto concerne l’economia, il suo insegnamento, come e evidente, dovrebbe
aiutare a conoscere i fattori strutturali che determinano quelle "gravi ingiustizie" di cui
parla il documento gia menzionato del CNPI (Consiglio Nazionale della Pubblica
Istruzione) a proposito delle cause che generano le migrazioni internazionali. Un approccio
interculturale ai problemi dell'economia implica, ad esempio, il superamento di un
riferimento tutto tecnicistico alla disciplina e l’assunzione dei temi posti dalla
globalizzazione. Gli stessi docenti di discipline economiche, d’altra parte, lamentano
spesso l’eccessivo peso attribuito all’insegnamento delle tecniche contabili, mutevoli e
facilmente acquisibili in corsi post-diploma o in tirocini aziendali, a discapito di una
conoscenza piu complessa dei fenomeni macroeconomici, che incidono ormai, tra l’altro,
nell’attivita di qualsiasi operatore economico. In questa prospettiva sarebbe opportuno dare
il giusto rilievo ai movimenti internazionali dei capitali, al ruolo delle principali Borse, al
sistema delle imprese multinazionali, al funzionamento e al ruolo delle agenzie dell’ONU,
ai criteri di determinazione dei prezzi delle materie prime, al problema di uno sviluppo
umano compatibile con l’ambiente.
Per quanto concerne la storia, infine, a parte le eccezioni, l’impianto nordcentrico
domina il suo insegnamento, fino alla rimozione di argomenti ancora considerati tabu: e il
caso del colonialismo italiano in Africa, nel senso comune ancora avvertito come
"colonialismo buono" contro quello "cattivo" delle grandi potenze coloniali europee.
Recentemente e stata cosi descritta la pervasivita del punto di vista occidentale
nell’insegnamento della storia: "L’Occidente e il soggetto, che si presenta come eminente
nell’idea che della storia si radica nella mente dei ragazzi, delle ragazze, dei giovani. E c’e
anche una ragione. E’ l’Occidente che - sinora - ha vinto; ed ha modellato sulla sua
vittoria, e sui suoi interessi, il resto del pianeta. Ma io sostengo che resta in pesante
oscurita (ben piu che in penombra) quella che e stata la storia dei vinti: le invasioni, le
occupazioni, i saccheggi, gli adattamenti violenti, che l’Occidente, nel suo cammino,
vittorioso e sanguinoso, ha compiuto; e cio che esso ha distrutto nel suo espandersi. La
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Educazione interculturale
27
questione che pongo e decisiva per combattere quella che io considero la forma piu
insidiosa del razzismo: il razzismo che si esprime nel tram, per le vie, nei bar, nell’incontro
casuale con l’uomo di colore. Alludo a quella domanda cosi frequente e apparentemente
innocua: ‘che ci vengono a fare qui? Perché non se ne stanno a casa loro?. Singolare
domanda! Dimentica che siamo noi, Occidente, che abbiamo invaso le loro terre; le
abbiamo saccheggiate, devastate; abbiamo incatenato, deportato e ridotto in schiavitu; e
ancora oggi, nell'epoca in cui sono crollati gli imperi coloniali, abbiamo costruito nuove
forme piu sottili di dominio e in ogni caso di subordinazione; e abbiamo messo in piedi un
modello di sviluppo che non solo mette fasce grandi di quei continenti alla fame, ma che
appare insostenibile da questo pianeta; ancor piu insostenibile se fosse esteso all’intero
Terzo mondo. Ecco il bisogno di ‘ricostruire’, far vivere, nelle aule delle nostre scuole,
un’altra storia. Non solo per far emergere il prezzo dell’espansione occidentale nel pianeta,
ma per allargare la conoscenza delle civilta che furono distrutte o sottomesse o
dolorosamente distorte: poiché se non ‘riconosciamo’ - nel nostro pensiero, nella nostra
lettura del mondo - quei patrimoni, non c’e comunicazione reale con quella ‘alterita’. E
continueremo a vedere i dominati che dal Sud approdano oggi alle nostre rive come un
peso, e non come ‘altri’ che recano con sé una multiforme, tormentata ricchezza di storia
umana".33
Si puo, in conclusione, condividere l’invito di chi afferma che e ormai necessario,
per l’educazione interculturale, passare dalla pedagogia alla didattica. A patto pero di non
dimenticare che senza il passaggio inverso, dalla didattica alla pedagogia, si rischia di
smarrire i presupposti teorici che fondano l’educazione interculturale.
In una fase come quella attuale, nella quale la scuola italiana e investita da
importanti innovazioni - l’autonomia scolastica, i nuovi esami di stato, il riordino dei cicli
scolastici, i nuovi programmi - , e doveroso richiamare, su questi temi, l’attenzione di
quanti - legislatori, pedagogisti, insegnanti - sono all’opera per riformare l’impianto
disciplinare, didattico e organizzativo della nostra scuola.
2.2 Tematiche dell’educazione interculturale
Poiche il problema e multilaterale, no puo esservi una soluzione unica. La cosa piu
saggia e agire contemporaneamente su tutti i fronti per giungere al miglioramento delle
relazioni tra gruppi. Miglioreremo le relazioni solo imparando poco per volta a vivere in un
33
A. DAL LAGO, Educazione al. Multiculturalismo, Ministero della Pubblica Istruzione – Comisione
Nazionale per l’educazione interculturale.
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Educazione interculturale
28
pluralismo razziale e culturale. E ragionevole attendersi che gli sforzi sortiscano pur effetti
sconvolgenti. Come sempre accade quando si combatte un sistema, puo verificarsi un
“effetto boomerang”: le azioni potrebbero rafforzare le difese e la visione negative, o
fornire ulteriore appoggio alle opinioni ostili. Per quanto riguarda i programmi sociali
d’intervento, quasi tutti gli studiosi concordano sul fatto che e meglio combattere
direttamente la segregazione e la discriminazione che non il pregiudizio.
L’apprendimento del pregiudizio e, viceversa, quello della tollerranza, sono
processi complicati. La famiglia e senz’altro piu importante della scuola, l’”ambiente di
casa” forse ancor piu dell’insegnamento personale dei genitori.
Quanto all’”ambiente di scuola”, se prevale la segregazione dei sessi e delle razze,
se il sistema e dominato dall’autoritarismo gerarchico, il bambino non puo fare a meno di
apprendere che I rapporti umani sono regollati dalla forza e dal dominio sugli altri. Ma se il
sistema-scuola e democratico, il bambino percepira ben presto la lezione del rispetto
reciproco.
Quale deve essere, dunque, il contenuto dell’educazione interculturale? Si possono
suggerire alcune “tematiche principali” da trattare in classe, indicate da Allport:
-
Significato di razza;
-
Usanze e loro significato nei vari gruppi etnici;
-
Differenze di gruppo;
-
Natura del pensiero semplicistico;
-
Mecchanismo del capro espiatorio;
-
Tratti talvolta risultanti dalla vittimizzazione;
-
Fatti concernenti la discriminazione e il pegiudizio;
-
Si puo essere fedeli a piu idée.
Per chiarire due concetti chiave, cio che chiamiamo discriminazione ha generalmente a
che vedere con i costume e la cultura del sistema sociale, mentre cio che chiamiamo
pregiudizio si riferisce in prevalenza agli atteggiamenti di una determinate personalita. I
programmi di riforma educative, in senso lato, possono essere di due tipi: quelli che
tendono alla trasformazione della “struttura sociale” e quelli che tendono alla
modificazione della
“struttura della personalita”.
Cosi,
affinché un’educazione
interculturale sia efficiente, puo rendersi necessaria la modifica del sistema scolastico,
mentre il miglior uso dei mezzi di diffusione sortira il duplice effetto di cambiare e
l’atteggiamento dei fruitori e la politica del sistema.
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Educazione interculturale
29
Conclusione
Certamente il tema dell’educazione interculture non si puo spiegare facilmente.
Non bastano anche le pagine qui scritte, perche la tematica e veramente ampia. Nonostante
dobbiamo dire, che nel mondo di oggi i discorsi su interculturalita e pluralita sono diventati
reali a causa dei cambiamenti della societa moderna. Non si puo passare vicino ad essi e
non fare l’attenzione. Dobbiamo interesarci sempre di piu e non rifiutare i fatti che
succedono attorno a noi ogni giorno.
Proprio per questo motivo, l’educazione interculturale e diventata il punto focale
della educazione Europea. Si fa tanti programmi educativi, che toccano vari campi della
vita della societa, includendo anche il campo religioso, che ormai e diventato il mercato
religioso. Non possiamo dunque lamentare, ma adesso e il tempo di operare. La
conoscienza dei problemi di interculturalita ed multiculturalita sicuramente aiutera nel
nostro sforzo educativo.
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