La terapia neuropsicomotoria in acqua - Convegni
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La terapia neuropsicomotoria in acqua - Convegni
WORKSHOP 4 LA TERAPIA NEUROPSICOMOTORIA IN ACQUA: LA PRESA IN CARICO E IL PROGETTO TERAPEUTICO Valentina Delehaye TNPEE, ANUPI Liguria Centro Mai Soli, Genova Terapia NEUROPSICOMOTORIA La terapia neuropsicomotoria pone al centro del suo operato la persona nella sua totalità, esaltandone il corpo quale dimensione necessaria per conoscere se stessi, il mondo e le interazioni con esso. Attraverso il gioco in tutte le sue forme e la mediazione corporea, la terapia della neuropsicomotricità si configura come una prassi terapeutica che utilizza una modalità di approccio in grado di facilitare nel bambino la percezione e la conoscenza: di Sé come persona; dell'Altro; degli oggetti delle emozioni che sottendono i vari comportamenti. delle "leggi" emozionali e sociali che regolano i rapporti interpersonali. Nella terapia neuropsicomotoria il corpo del terapista e quello del suo paziente sono entrambi coinvolti. Il terapista osserva le reazioni corporee del bambino e le proprie, aggiustandole ed adeguandole alle situazioni che si vengono a creare nel corso della seduta, egli mantiene una particolare attenzione sul suo comportamento al momento dell’interazione corporea con il soggetto in cura. Attraverso i movimenti, le posture, la tonicità e la vocalità il terapista si sintonizza con il temperamento psicomotorio del bambino Questo continuo aggiustamento tonico ha un peso rilevante nella relazione terapeutica psicomotoria. In acqua ciò è ancora più evidente. Terapia neuropSICOMOTORIA IN ACQUA 4. Molti studi hanno portato a ritenere l’acqua un mezzo di facilitazione nella pratica terapeutica e riabilitativa, volta a migliorare la condizione di patologie neuromotorie tra cui anche le Paralisi Cerebrali Infantili, il Ritardo Mentale e i Disordini di Relazione. Da anni in Italia Psicomotricisti, Neuropsicomotricisti e altri professionisti del settore con competenze anche in campo acquatico hanno sperimentato idee e progetti per organizzare degli spazi nelle piscine che rispondessero maggiormente ai bisogni dei bambini, in particolare per quelli che non potevano essere inseriti nei corsi tradizionali. Lo sviluppo del bambino incomincia con lo sviluppo acquatico, quello intrauterino: questa esperienza lascia nel piccolo tracce sensoriali e motorie ben precise. Il bambino al momento della nascita è dunque uno specialista dell’ambiente liquido, in questo modo attraverso l'acqua si possono recuperare le tracce sensoriali, motorie e di benessere psico fisico primitive e scoprirne altre nuove. Più in generale, le caratteristiche specifiche e particolari dell'acqua stimolano l'essere umano dal punto di vista fisico e psicologico. L'acqua, avvolgendo il corpo, esercita una pressione su tutta la sua superficie, favorendo una migliore percezione dei suoi confini. L'assenza del peso corporeo facilita i movimenti, in un fluido questi ci permettono di “vedere” gli effetti prodotti dallo spostamento del nostro corpo, facilitandone la consapevolezza. La necessità di mantenere lo stato di sicurezza durante la permanenza in acqua induce ad essere più vigili ed in contatto con l'ambiente. All'interno del centro per l'autismo MAISOLI di Genova la terapia neuropsicomotoria in acqua è una delle attività riabilitative dedicata sia ai bambini che frequentano l'ambulatorio sia ai bambini con altre patologie seguiti da altre strutture. Gli incontri sono prevalentemente individuali,con frequenza di una volta alla settimana e durata di 30 minuti. L'invio alla neuropsicomotricità in acqua per i bambini del centro avviene su indicazione della Equipe multidisciplinare o su richiesta della famiglia. Gli altri bambini arrivano o per segnalazione della Neuropsichiatra del consultorio del servizio sanitario locale, dei tecnici di altre strutture o direttamente per richiesta dei genitori. Per la presa in carico dei bambini abbiamo stabilito la seguente procedura : - Presentazione del caso tra Neuropsichiatra Infantile e Terapista. - La terapista contatta i genitori per avere informazioni più specifiche sulle esperienze e sul vissuto relativo all'acqua del bambino, su una eventuale presenza di crisi epilettiche resistenti a farmaci, sul controllo sfinterico e altre condizioni che possono fare prevedere maggiori precauzioni. Si informa il genitore spiegando e anticipando tutto ciò che riguarda il percorso, gli spazi e le attività in piscina per facilitare il più possibile il primo incontro. Tutto questo è necessario per ridurre la preoccupazione del genitore nel portare il suo bambino in un ambiente nuovo, ricco di stimoli sensoriali (nelle piscine ci sono odori e rumori forti, mentre luci, umidità e temperature sono diverse da un ambiente all'altro). Ricevendo queste informazioni potrà preparare il figlio e ridurne l'ansia. - Dopo 4-6 incontri di osservazione si stabiliscono gli obiettivi specifici e le strategie che possono favorirne il raggiungimento. - Le osservazioni della terapista sono concertate con l'equipe multidisciplinare e inserite nel progetto comune, che nell'incontro di restituzione viene consegnato alla famiglia. - Durante l'anno sono previsti incontri di verifica e di aggiornamento con tutte le figure che ruotano intorno al bambino. Durante gli incontri in acqua” il terapista osserverà i seguenti punti: rispettare i tempi e le modalità di ambientamento di ciascun bambino organizzando l’accoglienza e momenti di gioco già dal bordo vasca informare il bambino sulle regole stabilite e stipulare il contratto con lui organizzare lo spazio e il materiale affinchè il bambino ne sia attratto. preparare e anticipare al bambino l’attività che verrà svolta scandire bene il ritmo della seduta attraverso le attività e routines per definire l'inizio e la fine dell'incontro. favorire il clima di sicurezza fisica e psicologica dedicare molta attenzione ai canali di comunicazione verbale (tono, volume, parole, prosodia) ed extraverbale (sguardo, postura, mimica e tono muscolare) gratificare il bambino ogni volta che si impegna. Il bambino arriva in piscina accompagnato sul bordo vasca dal genitore. Qui viene accolto dalla terapista che, utilizzando il gioco in tutte le sue forme (sensomotorio, funzionale, simbolico, di finzione..), invita il bambino a partecipare, proponendo del materiale (palline, spugne, pupazzetti, barchette, innaffiatoi, contenitori, secchielli...) ed individuando cosa di più attira la sua attenzione. La terapista comunica col bambino in modo semplice chiaro e calmo. Entrambi costruiscono la loro relazione a partire dal bordo vasca, una volta seduti scoprono insieme l'acqua raccogliendola nei contenitori e travasandola o lanciando i pupazzetti nella piscina. Quando arriva il momento dell'ingresso in acqua la terapista dovrà individuare e proporre la modalità più semplice e gradita a quel bambino e solo dopo che si saranno conosciuti meglio potrà fargli sperimentare modalità diverse per scendere in acqua. Questo è un momento molto delicato dove la relazione, la comunicazione e la competenza della terapista sono fondamentali affinchè l'esperienza venga catalogata nella memoria del bambino come emozionante e positiva. Affrontare la paura e superarla con l'aiuto di qualcuno che ci dà sicurezza e ci incoraggia ci rende soddisfatti e più forti. In acqua il corpo della terapista e del bambino sono coinvolti , il bambino accetta più volentieri il contatto corporeo e una maggiore vicinanza. La possibilità di avere i visi molto vicini, uno di fronte all'altro e alla stessa altezza favorisce l'instaurarsi di una comunicazione tonico-relazionale e lo sviluppo dell' intersoggettività. La terapista rende l'ambiente acquatico sempre più conosciuto e familiare al bambino, facendolo sentire al sicuro e accompagnandolo nel suo percorso di evoluzione. Per tutta la fase iniziale, quando non sono ancora presenti le autonomie di spostamento in acqua, la terapista, sistemando il materiale opportunamente (in modo ordinato e accessibile alla vista ,sul bordo o su tappeti galleggianti) offre al bambino la possibilità di esprimere ciò che vuole in vari modi (direzionando lo sguardo, allungando la mano, indicando ,con la voce, con le parole, con le fotografie plastificate) così da stimolare in lui il desiderio di comunicare e di agire. In piscina tutto (corpo, oggetti e acqua) diventa laboratorio di scoperta, sperimentazione e apprendimento dei concetti spaziali e temporali, dei contrasti che regolano il mondo degli oggetti e del proprio schema corporeo. Il bambino così impara a conoscere e a controllare il suo corpo nel nuovo ambiente attraverso giochi di equilibrio, di respirazione e di propulsione. Impara ad usufruire dell'appoggio offerto dal corpo del terapista e da tutto il materiale galleggiante (braccioli cinture, tubi, cavigliere, manubri, tappeti..) distinguendone la funzione. Tutto questo può essere svolto anche con l'intervento dei familiari che possono prendere parte all'esperienza dal bordo o in acqua. Nella fase iniziale la loro presenza è molto utile per accelerare l'instaurarsi del rapporto di fiducia, stimolare la comparsa dell'emozione congiunta, confrontarsi sulle modalità di relazione e comunicazione col bambino. Anche il genitore partecipa al piacere e alla soddisfazione del raggiungimento dell'autonomia e delle nuove abilità del bambino. Il termine dell'incontro è definito sempre dalla stessa attività per anticipare al bambino la conclusione della terapia e l'uscita dall'acqua. CONCLUSIONI La terapia neuropsicomotoria in acqua è un intervento globale che stimola le varie aree di sviluppo del bambino. Contribuisce allo sviluppo delle sue potenzialità e dell'autonomia, rafforzandolo sia fisicamente che psicologicamente, facendolo sentire più forte e sicuro attraverso un percorso fatto di scoperta, esplorazione, sperimentazione, apprendimento, conoscenza, chiarezza, fiducia, contenimento,adattamento, gioia e divertimento. 7. Bibliografia 7.Belloni L., 2007. Psicomotricità in acqua. Erickson 8.Broglio A.,Colucci V., 2001. Riabilitazione in acqua. Ermes Editore Casciano D., 1980. La psicomotricità in acqua per bambini disabili. Pagine di psicomotricità. Doria L.,Passariello P., 1989 Esperienze di attività motorie nella scuola dell'infanzia del comune di Genova. UISP Leopizzi S.,Vicari P.,Solari S., 2010. Autismo e acquaticità. Erickson Mastrangelo C., Mastrangelo M.E., 1996. Intervento precoce in acqua e sviluppo psico-motorio del bambino in situazione di handicap. Edizioni As.So.Ri. Micheli E., Zacchini M., 2001. Verso l'autonomia. Vannini Editore. Pisaturo C., 1996. 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