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RIVISTA DEL POLITECNICO D I MILANO ! Presentazione L'opporttmitir di ospitare il convegno sti "Materia e str~ittura per il nuovo millennio - Il progetto Meier per la Chiesa del 2000" è stata per. noi e di collabome alla szia o~ga~~izzazione particola~mentesigniJjcativa sotto piìr profili. Rilevante, in prin~oIziogo, è stata la possibilitcì oferta di crscoltare dcrllcr viva voce del progettista, I 'al-chitettoRichard Meier; il racconto di trn 'esperienza creativa che incchiude in sé un .fascinoparticolare, in grado di stimola~ela.fantusiri dei nosti.ifLitciri architetti e ingegneri e nel contenlpo, cli coinilolgere anche i non addetti ai lavori. Non seconckrria,poi, è stata la possibilità di riunire cittorno a trno stesso tavolo illtrstrl esponenti della ctiltwu, della scienza e dell 'i~i?presa per ragional.e insieme e in illodo nziovo stii signzficciti della materia e della strutt~im. E infatti il progetto di Richard Meierpmd~icenotevoli sollecitazioni anche su operatori, sciet~ziatie stlrdiosi e ciò in quanto, conte è stato evidenziato da tutti i relatori interven~iti, le grandi vele bianche nella loro apparente sen~plicitir,pr-esentano soltrzioni architettoiliche non z~szralie esigono l'adozione di tecniche costrwttive assoltitan~ei.rteinnovative che costit~iisconouna vera sfida per coloro ai qtiali è demandata la concreta realizzazione dell 'opera. Corre /'obbligo, quindi, di rinnovare i nostri ~.ingrciziarizenti a Italcei~~enti G I D La~Pilkington , e a Mapei - cui si deve l'idea originaria del convegno -per aver. saputo proporre i piìi livelli di letturzr di 1uz'oper.cr ai-chitettoniccr:quelli interpretativi, q~relli di progettazione, qtielli delle pr.oblematicl~ee soltizioni rerilizzative e tutto ciò senza ciimenticai-e, come spesso invece accade, I 'eflicacia in~~ovativa che la ~.ijlessioneteorica ha nel iitondo p]-odittivo. I-firze, al di lù dei contenuti e del valore scientifico dell'iniziativa, non posso.fare a ineno di rilevare ~inasingolcir-e coincidenza che considero di buoi1 auspicio: in quel nzedesinto 25febbrwio 1997 in cui si celebrava la nuova architetttrra per la Clziesa del 2000, è stato firtnato un in~portanteilizpegno con il Ministero delllUniversitd e della Ricerca ScientiJica e Tecnologica,Jinalizzato alla realizzazione di una nuova, grande sede del Politecnico alla Bovisa, in vista della costruzione del Politecnico del 2000. Adriano De Maio Rettore del Politecnico di Milano 3 Introduzione al Convegno MARIA CRISTINA TREU Prorettore Vicario del Politecnico di Milano ignore e Signori, per me è motivo di graiide soddisfazione dare avvio al convegno su Materia e strutture per il nuovo Millennio, dedicato al progetto di Richard Meier per la Chiesa del 2000. Penso così di interpretare il pensiero del Rettore, professor Adriano De Maio, che avrebbe voliito essere qui e che, oggi, io rappresento in qualità di Prorettore vicario, e che mi ha pregato di portarvi i suoi saluti e auguri di buon lavoro. La sua assenza è motivata dall'anticipazione di un'inlportante scadenza per il PoIitecnico. Egli è a Roma, in delegazione con i presidi delle nostre Facoltà, dal ministro Luigi Berlinguer per firinare, al Quirinale, l'impegno per il progetto di una nuova grande sede dell'Ateneo alla Bovisa di Milano, in vista della costruzione del Politecnico del 2000: un evento che non ha solo questa consonanza con Meier e il suo progetto per la Chiesa del 2000. Anche per la nuova sede del Politecnico sarà indetto un concorso internazionale e ciò potrà costituire un'ulteriore occasione per incontrarci con Meier. L'incontro attuale, organizzato in collaborazione con Italcementi Group, vede riuniti, oltre all'arcliitetto Richard Meier, i principali responsabili dei grandi programmi architettonici avviati per le celebrazioni del prossimo Giubileo: gli amministratori di due delle più prestigiose società internazionali nel settore dei materiali per l'edilizia, alcuni scienziati nel campo dei materiali e delle strutture edilizie, e, non ultimo, alcuni silidiosi dei problemi dell'architettura contetnporanea e del ruolo avuto nel suo sviluppo dall'edificio religioso. Per ine è un onore porgere il saluto del Politecnico di Milano agli ospiti illustri che hanno accolto il nostro invito: anzitutto, al progettista della Chiesa del 2000, Richard Meier, che per la prima volta si appresta a realizzare nel nostro Paese una delle sue opere pii1 innovative dal punto di vista architettonico; a monsignore Gino Amicarelli, segretario dell'opera Romana per la Preservazione della Fede e la Provvista di Nuove Chiese in Roma, che, oltre a coordinare l'impegnativo progetto delle nuove 50 Chiese per Roma 2000 ha organizzato il concorso internazionale a inviti per la S Chiesa del 2000, di cui è risultata vincitrice I'opera di Richard Meier; a monsignore Gianfranco Ravasi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana, che parlerà del nuovo ruolo assunto ultimamente dalla Chiesa nello sviluppo dell'architettura contemporanea; all'ingegnere Carlo Peseilti, condirettore generale Italcementi (Italcementi Groiip) che, insieme con Pilkington, si è assunto il compito prestigioso e impegnativo di portare a realizzazione la straordinaria struttura arcliitettonica ideata da Richard Meier, e che ha reso possibile questo incontro al Politecnico di Milano; al dottor Alan Haward, direttore generale della Pilkington Europa (Settore prodotti vetrati per auto ed edilizia); al professor Glauco Gresleri dell'università di Bologna, direttore della rivista "Parametro", la cui relazione sarà dedicata a uno dei temi più significativi della storia di tutti i tempi, ossia al rapporto tra architettura e liturgia nello sviluppo delle forme e degli spazi architettonici; al professor Renato Tun-iziani dell'Università "La Sapienza" di Roma, che affronterà un argomento di grande attualità per la cultura edilizia degli ultimi decenni, qual è la durabilità dei materiali cementizi, posto all'ordine del giorno, tra l'altro, dall'aspirazione della nuova Chiesa del 2000 di Richard Meier di affrontare le ingiurie del tempo sulla lunga durata; al dottor Alex Wildner, direttore Marketing della Pilkington Europa, che illustrerà le sorprendenti proprietà tecnologiche ora raggiunte da tino dei materiali più significativi nella storia dell'arcliitettura contemporanea, il vetro, espressione di alineno due dei valori che Italo Calvino aveva indicato a fondamento della letteratura del nuovo millennio, ma che possono valere anche per I'architettura, ossia la leggerezza e la visibilità; e al dottor Luigi Cassar, direttore Ricerca e Sviluppo CTG (Centro Tecnico di Gruppo), società di Italceinenti Group, che documenterà gli straordinari risultati tecnologici raggiunti dall'altro materiale da costruzione per eccellenza, su cui si è basata una larghissima parte della ricerca architettonica negli ultimi cento anni, vale dire i cementi, la cui natura si è così modificata da apparire tenuissima la loro discendenza dai primi Portland dell'epoca nioderiia, anche se solo poco più di un secolo è trascorso da queHa prima invenzione. Il mio riiigraziaineiito va, naturaliiieiite, anche a due iiostri docenti, clie gentilmente Iiamo aderito ai lavori del Convegno, portando il contributo della loro conoscenza ed esperienza: il professor Leo Finzi, clie ci parlerà dello stato dell'arte nel campo delle strutture edilizie, e il professor Aldo Castellaiio, che, anche a nome del preside della Facoltà d'Architettura professor Cesare Stevaii, ci propoi~àalcune riflessioni sul fiituro della cultura architettonica e le aspettative che il nuovo inilleiiiiio sta facendo emergere iielI'organizzazioiie e la fonna dell'liabitat e del territorio costi-uito. L'occasione di questo convegno è la definitiva inessa a punto del progetto di Ricliard Meier per la Chiesa del 2000, clie a giorni sarà presentato ufficialniente in Vaticano a papa Giovanni Paolo 11. Si tratta di un progetto singolare sotto molti punti di vista. Anzitutto, sotto il profilo architettoiiico, perché delinea una foima e soprathitto una spazialità nuova e sorprendeiite, che i disegni e i inodelli fanno solo presagire. Dal punto di vista costmttivo, l'edificio di Meier, in vetro e cemeiito, pone uiia grande sfida ai tecnici, ai produttori di inateriali edilizi e ai costi~ittoriche dovranno ciineiitarsi sul cantiere. È iin aspetto da sottolineare il fatto clie uii'opera cosi densa di sigiiificato - la Chiesa del 2000, ossia quella clie rappresenterà la coniunità dei fedeli del tcrzo Millennio - sia anche uii'opera che iinpegiierà al iiiassiino livello ora possibile I'iiitelligenza, le capacità e la fantasia degli uomini nell'atto della sua realizzazione. Una sfida difficile come si conviene a uiia vera opera d'Arcliitettura. E a questo proposito ini sembra quanto inai opportuno ricliiarnare quanto disse Francesco Brioschi nel suo discorso coiiiinemorativo per il veiiticinquesiiiio della Scuola il 14 inaggio 1889 a proposito della formazione dell'architetto: "Dopo due anni dalla foiidazioiie dell'Istituto, cioè nel 1865, iiiia terza sezioiie si aggiungeva, quella per gli Architetti, intorno alla quale mi perinetto alcune riflessioni. La coltura necessaria al inodeino Architetto è delle più svariate, delle più coniplesse. Considerato come costruttore egli deve avere uiia sicura cognizione di molte parti della scienza delle costmzioiii, tanto piìi oia che l'uso di nuovi inateriali reiidono possibili alcune arditezze, neppure sospettate in altri tempi. Considerato siccoine ai-tista, egli deve essere iion solo un abile disegnatore d'ornato, di figura, di prospettiva, ina possedere cognizioni storiclie sugli stili e sull'arte arcliitettonica iii genere. E dopo di ciò l'Architetto non è ancora coinpletainente istruito, giacclié v'lia pure un ramo di coltura clie riguarda il iiiigliore uso interno degli edifici, ve ii'ha iin altro relativo al iiiodo di riscaldarli, di veiitilarli, di soddisfare a certe leggi dell'actistica, e cosi via. Ognuno vede che la varietà e la disparità degli scopi clie si devono ottenere Il tavolo dei lavori con i partecipanti al Convegno: da sinistra. Glauco Gresleri. mons. Gino Amicarelli. Carlo Pesenti. mons. Gianfranco Ravasi. Maria Cristina Treu. Alan Haward, Aldo Castellano. Alex Wildner. Leo Finzi. Richard Meier. Giorgio Ghinaglia. Renato Turriziani e Luigi Cassar. nella istruzione del futuro Arcliitetto, rendono la soluzione del problema oltrerilodo difficile". E, non ultimo, il progetto è singolare anclie dal piiiito di vista del significato litiirgico della pianta, perché rivoluziona l'articolazione tradizionale dello spazio interno, proponendo soluzioiii nuove che conteinperano in modo originale le esigenze della comunità religiosa e quelle del singolo fedele in un ainbieiite unitario, ina al tempo stesso differenziato. L'augurio è clie la realizzazione di qiiest'opera solleciti anche iina maggiore attenzione al suo intorno urbano - il quartiere di Tor Tre Teste -, situato nella periferia orientale di Roma e coi1 i consueti problemi sociali e di qualità insediativa di molte delle nostre periferie. Vorrei concliidere, sottolineando un ultiino aspetto culturalinente e ideologicainente non secoiidario. Mi riferisco al fatto che l'interprete di questo niiovo spazio per la religiosità cattolica è un uomo e un architetto appaitenente a un altro credo religioso, di p i ì ~antica data e culla del I Cristianesimo: llEbraismo. Questo è segno di un'università di valori che acq~iistaun significato pai-ticolarinente pregnaiite nell'avvicinarsi all'alba del nuovo secolo. E segno di uno sforzo coniune e di i111impegno di rispetto e tolleranza, volto allo sviliippo del nostro inoiido, cui aiiclie la cultiira uolitecnica I può dare un contributo decisivo. 1 't i I I I Richard Meier durante i lavori del Convegno. 50 Chiese per Roma CINO AMICARELLI Segretariodeli'opera Romana per lo Preservozione della Fede e lo Prowisto di Nuove Chiese in Roma v orrei inquadrare I'esperieiiza del progetto "50 Cliiese per Roiiia 2000", per noi sempre pii1 affascinante, nel contesto della Diocesi di Roiiia ricordando anzitutto che, nello spirito del Siiiodo della Dioccsi roniana, che andava coticludendosi nei primi anni Novanta e iiell'iiniiiinciiza del grande Giubileo del 2000, fù lo stesso Sarito Padre a dare inizio a questo progetto - il 22 aprile 1993 - durante I'iidienza concessa ai pai-tecipanti del priino convegno dedicato al tema "50 Cliiese per Roina 2000". Cori qiiesto incontro il Santo Padre aveva dato avvio a un grande iiiovimeiito di ricerca, studio e proniozione per le iiiiove cliiese in Roma. Va premesso clie il nuiiiero di cinquanta iion e casuale o siinbolico. Certo, Roma possiede già molte cliiese, pii1 di mille, che svolgono la fùnzione di centri parrocchiali, ina un'ainpia parte della sua periferia ne è carente, e in quel momento il fabbisogno effettivo era calcolato appunto in ciiiqiiaiita niiove parroccliie. La preoccupazione della Diocesi di Roma e del Vicariato, dunque, non era tanto di varare una qualche iniziativa in vista del Giubileo inuniiiente, quanto piuttosto di dare una risposta concreta proprio ai bisogni e alle speranze di cinquanta comunità passocchiali, già esistenti con un parroco e con attività avviate che si trovavano soffocate perche prive di un luogo funzioiiale e dignitoso dove incontrarsi. Queste coriiuiiità sono distribiiite lungo hitto il periiiietro del Grande Raccordo Aliulare. La gente, clie da anni abita quei luoglii, C i sacerdoti, clie vivono quei quartieri svolgendo il proprio servizio pastorale, attendevaiio con ansia una risposta alle proprie necessità aiicor priiiia che si coininciasse a parlare del prossiino Giiibileo. Nell'imininenza del 2000, mezzo niilione di romani no11 godeva ancora di quel luogo di aggregazione, di riferiiiiento religioso e d'incontro uiiiano clie è uno e insostituibile ed è costituito dalla parroccliia. A Roina è forte la tradizione clie lega i roinaiii alle parroccliie, e non solo tra i cristiani e i praticanti, ma anche tra coloro che non sono credenti. La parrocchia, infatti, è iin piinto di riferimento per hitti. In alcuni casi, i centri pairocchia1'I sono ospitati in garage, negozi o prefabbricati, di cui ho esperienza diretta, esseiido stato parroco per tre anni proprio in una baracca, ma con estremo disagio sia spirituale che umano quando sihiazioni del genere si proliingaiio nel tenipo (coine in alcune comunità parrocchiali che vivoiio in queste condizioni da o1h.e dieci o addirimira vent'anni). 11 Progetto "50 Chiese per Roiiia 2000" è la risposta della Diocesi di Roma a questo disagio. Va detto che negli aiirii Settanta e Ottanta sono state costriiite a Roma oltre ottanta parrocchie. Dal 1991 a oggi ne sono state realizzate altre diciotto che non fanno parte del Progctto "50 Cliiese per Ronia 2000". Durante il primo convegno dedicato al tenia, il cardinale Camillo Riiini annunciò l'intenzione di indire un concorso europeo per la progettazione di due centri parrocchiali nell'estreina periferia di Roina, a Dragoncello e a Tor Tre Teste. Oltre alla realizzazione delle due parroccliie, che si intendeva fennaineiite perseguire, questo prinio concorso mirava a stiinolare un nuovo dialogo con le forze creative per innalzare la qualità progettuale dei nuovi edifici religiosi. Eravamo coiisapevoli che si era creata una fsathira tsa la coinmittenza della Chiesa e i progettisti. Nella Gazzetta Ufficiale del 9 novembre 1993 è stato pubblicato il bando di concorso per queste due aree, con scadenza aprile 1994. Pai-teciparono oltre dueniila professionisti con cinquecentotrentaquatha progetti. Nel frattempo e proprio per rendere efficace la nostra iniziativa, abbiaino firinato iiii protocollo d'intesa con il Ministero delle Aree Urbane e il Coniuiie di Roiiia nel marzo 1994 con l'obiettivo di raggiungere una maggiore accelerazione delle pratiche burocraticlie per assiciirare la disponibilità delle aree. Il coiicoi';~ricliiedeva uii progetto semi-esccutivo e ai concorrenti era data la scelta tra le diic aree. Nel maggio del 1994 la Giuria si protiiiiiciò assegnando il priino premio a uii gnippo di professionisti, diretto dall'arcliitetto milanese Bozziiii, per il progetto di una cliiesa pai-roccliiale clie il prossimo novembre sarà consacrata e intitolata ai saliti Cirillo e Metodio. Per l'altra area, invece, la Giuria non ritenne di dover aggiudicare un prinio premio. La preniiazioiie del concorso avvenne il 21 giugno 1994, in occasione del secondo convegno di studio presso la sede della Soprindenteiiza a La presentazione al Santo Padre del progetto di Richard Meier per la Chiesa del 2000. Palazzo San Michele a Roma dedicato al tema "Valorizzazione, conservaziane e recupero del patrimonio artistico delle chiese di Roma" e voluto affinché la ricerca del nuovo non facesse dimenticare i problenli dell'iinnienso patrimonio architettonico e artistico esistente delle chiese di Roma. Nel maggio 1995, il progetto vincitore del coiicorso ottenne la concessione edilizia e un anno dopo, nel maggio 1996, ebbe inizio il cantiere. Nel frattempo, è stato tenuto un terzo convegno sul tema "Le Chiese del 2000: crisi e prospettive" svoltosi presso la Pontificia Università Lateranense nell'ottobre del 1995. L'argoineilto dell'incontro riguardava tematiche teologicoecclesiali e urbanistico-arcliitettoniche. Sono stati affrontati anche alcuni argoinenti di particolare importanza iiella gestione delle parrocchie quali quelli relativi ai materiali, e alle probleinatiche costi-umve e iinpiantistiche. Per l'occasione f i ~ inaugurata la mostra "Dal Reno al Tevere. Le chiese della nuova Gern~ania:la Diocesi di Colonia" che documentava I'iimnenso sforzo sostenuto da quella Diocesi tedesca con la realizzazione di oltre seicento edifici religiosi dal dopoguerra fino a oggi. In uno spirito di confronto con quell'esperienza nacque l'idea di affidare a un progettista straniero una delle cinquanta chiese previste per Roma. In quel momento, l'unica area disponibile a Roina, dove è sempre in agguato la scoperta di reperti arclieologici nel sottosiiolo, era quella di Tor Tre Teste. Per la realizzazione della Chiesa del 2000, chiainata a essere il ineinoriale del Grande Giubileo, si optò per la forinula del concorso a inviti riservato a sei noti architetti di nazionalità e religiani diverse. La scelta delle sei uersonalità fu motivata unicamente dalle qualità professioiiali che etnergevano dalle loro opere profane, da cui erano intuibili le enoimi poteiizialità dei loro autori. I sei concorrenti risposero tutti quanti con entusiastilo ed elevato impegno. Per noi era un'esperieiiza nuova: noil sapevamo quanti e come avrebbero risposto all'invito. Oltre all'architetto Ricliard Meier, che ha vinto il concorso, parteciparono Tadao Ando, Guiiter Beliilisch, Santiago Calatrava, Peter Eisenniaii e Frank Gehiy. Al quarto conveglio dell'ottobre 1996 intitolato "L'arte e la Chiesa del 2000. Spazio e arredo liturgico" svoltosi presso la Pontificia Università Lateraiieiise, l'architetto Meier prcsentò il progetto che - siaino certi - costituirà una delle opere pii1 iinportanti d'architettura moderna dello spazio ecclesiale e saià - io temo - l'unica opera realizzata in Roiiia per il 2000, in quaiito - senza poleinica - noti mi sembra che hitto il resto lasci inolto spazio all'ottiinismo. In sintesi, la situazione attuale del progetto "50 chiese per Roma 2000" è in questi temiini: sino a oggi sono stati completati sei centri pai-roccliiali, clie fuiizioiiaiio a pieno ritino; sono aperti otto cantieri, due dei qiiali, però, non faiuio parte delle "50 chiese per Roiiia 2000" ina Iianno origine da specificlie necessiti solte nel fiatterilpo. In un primo accordo di prograiniila con le autorità cittadine soiio state approvate nove aree d'intervento. Per giungere alla firma di questo accordo che, nelle intenzioni del protocollo d'intesa avrebbe dovuto sveltire la burocrazia, si è ililpiegato piìt di due anni di teiiipo. Ora siamo in attesa della ratifica regionale di un secondo accordo, già siglato dal Coiniine, sulla scelta di altre dieci aree: speriaiiio di impiegare iileno di dtie anni, altriinenti sarà veraniente difficile avvicinarci all'obiettivo dei cinqiiaiita centri parrocchiali entro il 2000. 1 progetti presentati o da presentare, ma già pronti per la Conferenza dei Seivizi, sono q~iiiidici;per gli altri veiititré sari dato l'incarico professioliale man iiiaiio clie il Coiiiiiiie di Roii~arenderà disponibili le aree. Con ciò giuiigereiiliiio al niiinero stabilito di 50 chiese per Roma 2000. Tutto questo moviiiiento Iia crcato anclie iiiiovi interessi. Tra le attività proiiiosse per suscitare interesse sul tenia dell'arcliitettura ecclesiastica fin dal inomeiito della forniazioiie universitaria, ricordiatno I'istihizioiie di uii premio aiiniiale per la inigliore tesi di laiii-ea su tale argomento, riservato a tutte le Facoltà italiane d'architettura e ingegneria edile e giunto qiiest'anno alla terza edizione. Nel 1995 vi lianiio partecipato diciassette coiicorreiiti, di cui quattro sono risultati viiicitori ex-equo. Nell'edizione del 1996, conclusasi ai primi di gennaio, soiio stati premiati due neolaureati su dodici concorrenti e due altri sono stati segnalati. Quest'aniio siaino giunti alla teiza edi- zione del premio. Infine, abbiamo varato aiiclie uii'altra iniziativa rivolta agli architetti clie inteiidono approfondire queste teinatiche organizzando a partire dall'anno scorso un primo serniiiario d'aggioniainento sull'arcliitethira ecclesiale. Oltre clie dotare i quartieri della periferia roinana di adeguate strutture religiose, l'obiettivo del progetto "50 Cliiese" viiole essere anche quello di stiniolare iniziative volte a inigliorare la qualità architettonica degli edifici religiosi, nella convitizione clie ciò sia utile alla fot~iiazioneciilturale e religiosa dell'iioiiio iii quaiito laddove sono il bello e la vera arcliitettura anclie lo spirito certainente si esalta. Il cemento pietra del 2000 CARLO PESENTI Condireaoregenerale Itakementi (ItoIcementi Group) ignore e signori, aiiiici del Politecnico, buongiorrio. Vi coiifesso clie soiio inolto onorato e anche iiiolto eaiozioiiato di essere qui, oggi, coii voi. Eiiiozionato anclie per due ragioni inipoltanti: una è personale. Mentre preparavo questa presentazione per il Politecnico ho iniziato a fare qualche conto. Togliendo 10 al 97 si ottiene 87. Io mi soiio laureato iii questo Politecnico nel 1987 quindi per iiie è iiii grande oiiore essere qui, oggi. Vi coiifesso e vi confeniio clie quei cinque anni passati tra queste aule sono stati iiiolto importanti non solo per la inia fomiazioiie professionale ina anche per qiiella personale. La seconda ragione è pii1 importante ed è legata all'attività della fondazione dei Fratelli Peseiiti. Proprio settant'anni fa questa fondazione ha linito la sua storia a quella del Politeciiico di Milano. Nel 1927, infatti, si ponevano le basi per la realizzazione di un corso post-laurea volto a formare ingegneri specializzati in tutte le applicazioni del cemento e, in particolare, nelle costruzioni in cemento armato. Già nell'anno successivo fu bandito il primo corso semestrale per la costruzione in cemento armato, intitolato, appunto, ai Fratelli Peseiiti. Da allora è iniziato un lungo cainniino di qiiest'istitiizione, che ha svolto la siia funzione didattica ininterrottamente fino a oggi, aggiornandosi nelle sile stnitture sino ad acquisire, nel 1987, la prestigiosa veste istituzionale di Scuola di Specializzazione nello Statuto del Politeciiico. Sorta tra le prime nel campo delle costruziotii edili, la Sciiola si presenta oggi coiiie I'iinica realtà accademica in Italia per la forinazione di conipetenze specifiche nel caiiipo delle costruzioni in cemento arinato. In questi anni, grazie alla fattiva collaborazioiie di Italceinenti Group e alla lungimiranza degli organi del Politecnico, la Scuola ha svolto non solo attività di formazioiie e di ricerca, ma ha anche organizzato cicli di conferenze e Iia prodotto pubblicazioiii diffuse e apprezzate in tutto il iiioiido accademico. In questi settant'anni la Sciiola è stata frequentata da circa duemilacinquecento laureati italiani e stranieri, privilegiando sempre - desidero sottolinearlo - la qualità. Questo lungo ricordo in apelaira del mio intervento qui, oggi, al Politecnico, mi dà I'opportu- S iiita di ricoiiferniare I'inlpegno di Italceinenti Group e della famiglia Pesenti per quest'iniziativa, e soprattiitto mi fornisce I'occasione per ringraziare tutti coloro che negli anni hanno seguito questa Sciiola. In particolare, peiniettetemi di ringraziare I'ingegiier Dei Poli, che Iia diretto la Sciiola negli anni importanti di transizione, e il professar Migliacci, clie attiialniente la dirige. Veniamo, dunque, al tema del mio intervento. Italcemeiiti Group, che oggi qui rappresento, ha avuto l'opportunità di collaborare concretamente con il Vicariato di Roma alla realizzazione del progetto "Dives in Misericordia". Una collaborazione, che si concretizza grazie alla nostra esperienza nella fabbricazione di iin materiale - il cemento - che ci piace annoverare tra i materiali della natura. Un iiiateriale del passato, che certamente avrà iin grande fiituro. Un prodotto che nasce dalla pietra e dal fiioco. Un prodotto povero, in grado, tuttavia, di dare fonna al genio dell'uomo per migliorare la qualità della vita. "I1 fatto di poter creare pietre fuse di qualunque forma, superiori alle naturali, perché capaci di resistere a tensioni, ha in sé qualcosa di inagico." Queste parole sul cemento sono di Pierliiigi Nervi, un maestro dell'architemira del XX secolo, iiii grande genio italiano. Case, strade, ponti, dighe, sciiole e liioghi di culto, nascono, si, dalla creatività degli uomini, ma è grazie a questo materiale straordinario che tali opere, anclie le pii1 ardite, resistono stabili e durature nel tempo. Un materiale che, posto al servizio dell'uoiiio e della sua creatività, rende possibile la realizzazione di grandi opere, oggi coine nel passato. Il nostro gruppo Iia quasi due secoli di storia e oggi siaino presenti in piìi di dieci Paesi del mondo, dal Nord America al Vicino Oriente, dall'Europa al Nord Africa. Piìi di quindicimila uoiiiiiii operano iiellc nostre cave, nei nostri iiiipiaiiti di calcestruzzo, iielle nostre ceineiiterie e nei nostri laboratori di ricerca. E grazie al loro lavoro e alla loro opera quotidiana che oggi Italcemeiiti Group è fra i leader mondiali del settore. Collaboriamo oggi coii la Chiesa proseguendo i111 cammino consolidato. Prosegiiiatno un percorso iniziato quasi trent'anni fa coii Pierluigi Nervi, con il quale abbiamo collaborato alla realizzazione dell'aula delle udienze nella I Un confronto Città del Vaticano e oggi siaino ancora qui, fieri di poter mettere a disposizioiie della Chiesa e del Vicariato di Roina il nostro atrim mori io, la iiostra esperieiiza e le nostre più avanzate teciioiogie. Siaino cei-ti di saper coiitribuire aiicora iina volta a dare coiicretezi al genio e alla creatività di iin grande arcliitetto, qual è Ricliard Meier. Sarà, infatti, iiostro impegno, coli la collaborazioiie dei maggiori esperti inoiidiali, di coniugare le inigliori soluzioni strutturali dell'opera con i inateriali pii1 avanzati. I nostri centri di ricerca in Italia e iii Francia sono costanteinente impegnati a dare a questo prodotto un conteiiuto teciiologico sempre piìi elevato. 11 ceineiito biaiico, che sarà appositameiite prodotto per qiiesto progetto, avrà caratteristiche assolutameiite iiiiiovGive. Garantirà particolari prestazioiii meccaniche, ma soprattutto - e questo è I'iinpoitaiite - avrà performaiice estetiche all'avanguardia sia in tennini cromatici sia in termini di diirabilità iiel tempo. Proprio per la sua realizzazioiie, Italcementi Group ha inesso a puiito pai-iicolari forniulazioiii prodiittive iiell'iiiteiizione di affrontare al iiieglio questa iiuova iinpresa storica: la realizzazioiie della Dives in Misericordia, la Cliiesa del Giubileo, la Chiesa del 2000. Giiardaiido le sue graiidi vele bianche torna alla iiiente uiia frase di Le Corbiisier: "11 mio occhio fissa per iin secoiido iin punto biaiico iiell'azzurro. Guardo e ini ritrovo iinprovvisamente iiiiiiierso iiella profoiidità del teiiipo. Si, le cattedrali furono bianche, tutte biaiiclie, giovani e splendeiiti". Per il geiiio di Meier le cattedrali saranno di iiiiovo tutte biaiiclie, giovaiii e spleiidenti. L'impegno di Italceiiieiiti Group è qiiello di foriiire al progettista e al Vicariato le soluzioiii piìi avanzate che conseiitano alla Cliiesa del 2000 di inaiiteiiere nella storia il siio inessaggio evangelico. , , I I 1 I I , G i o R G i o GHINAGLIA ,~,,,, Direnore Commerciale e tiG,oUp, Da sempre gli edifici di c~ilto- dalle Piramidi alle Cattedrali gotiche, dai templi greco-romani al Paiitlieoii - hanno scaiidito i inilleiiiii segnando la storia e la civiltà dell'uoiilo. Oggi il Gi~ibileoforiiisce iina straordinaria occasione di iiicontro-coiifronto fra tre inondi: la coiiiinitteiiza, i progettisti e I'iiidustria dei iiiateriali. E da questo confronto che iiasce la possibilità di concepire e sviliippare iiiateriali avaiizati e soprattutto sistemi che siaiio capaci di re aI'izzare coiicretamente le costiiizioni iiiiniaginate da iiiia architethira che richiede prestazioni sempre pii1 cotnplesse ed estreme per dare risposte coiiviiiceiiti alla committenza. Del resto la complessità è iiii tratto che sarà caratteristico del iiostro iiiodo di costruire iiel terzo inillennio in hitti i campi: dalle grandi infrastnitture agli edifici coiniiierciali e resideliziali e appiinto alle cliiese. Proprio gli iiitei-venti sulle cliiese saranno iiiia sfida iinportaiite per tutti gli operatori italiani, se è vero che ben centoveiitiniila edifici di culto dovranno subire adeguanieiiti iiel giro dei prossimi anni. Il vetro nell'architettura moderna ALAN HAWARD Direttore Generale Pilkingmn Europa (Settore prodotti vetrau per auto ed edilizia) ignor Rettore, colleghi relatori, carissiini giovani ingegneri e architetti, a noine del gruppo Pilkington desidero ringraziarvi per I'oppoitlinità clie c'è stata offerta di rivolgerini a voi in un convegno cosi prestigioso, in una sede riiiotnata aiiclie all'estero, come i l Politecnico di Milano, tra scienziati e studiosi di così chiara falila. In questo convegno, il inondo del lavoro e della produzione incontrano quello della scienza e della cultura, convergendo sii un progetto concreto da costruire insieine, integrandosi per arriccliirsi reciprocamente. Desidero rivolgere un ringraziamento particolare all'arcliitetto Richard Meier, il cui iinportaiite progetto ha fatto si clie tutti noi preiidessiino parte a questo consesso, oggi a Milano, in questa splendida cornice accademica. Inoltre, vorrei rivolgere un riiigraziamento al Vicariato di Ronia, artefice dell'orgaiiizzazioiie delle inanifestazioni per il Giubileo, la cui eco si è onnai diffiisa in tutto il mondo. Materia e strutture per il niiovo inillennio è il tema al centro dei nostri lavori, oggi. E tra le materie non poteva mancare il vetro, iiiateriale tra i pii1 vecchi del inondo, ina anche tra i pii1 ricclii di futuro, grazie alla sua capacità di adattarsi alle esigenze più sofisticate della moderna progettazione. L'azienda, che qui rappresento - la Pilkington, inultinazionale inglese quotata alla borsa di Londra -, è diveiiiita nel teiiipo e iii tutto il iiioiido sitioniino di vetro, materiale che prodiiciaino da oltre ceritosettanta anni per abitazioni, uffici ed edifici in genere, tna anche per l'industria dei trasporti, per auto, treni e aerei. Inoltre, siaiiio fieri di essere gli inventori del processo prodiittivo per il vetro Float, utilizzato in tutto il mondo, clie ha rivoluzioliato la produzione del vetro piano. Siaino, perciò, lieti di tiiettere a disposizione del prestigiosissiiiio progetto di Ricliard Meier il kiiow-liow di un gruppo clie conta piU di trentaseiinila dipendenti dislocati in pii1 di venti Paesi nel inondo, e che ha, proprio iiell'edilizia, il suo tradizionale punto di forza e, iielle attività di ricerca e sviluppo, il suo pii1 iinpoi-taiite fiore all'occliiello. I1 direttore Marketing della Pilkingtoii Europa, S Alex Wildiier, nella sessione pomeridiana, illustrerà in particolare questi e altri aspetti tecnici del nostro apporto. Negli atti del convegno troverete materiale illiistrativo, da cui potrete trarre tutte le inforinazioni relative al nostro gruppo. Avrete cosi modo di constatare, tra l'altro, che, da oltre un anno, possiaino considerarci vostri connazionali a tutti gli effetti, essendo entrata a far parte della famiglia Pilkingtoii l'italiana SIV SpA con i suoi niodernissimi iinpianti di Venezia, città storicaniente importante per la produzione di vetro artistico. Noli ini resta clie ringraziarvi per I'atteiizioiie e augurai~liiclie l'incontro di oggi sia solo l'inizio di una lunga collaboraziorie, sia con i docenti sia con gli allievi del Politecnico, e in particolare con i neo-dottori in Ingegneria dei materiali, ai quali auguro le migliori soddisfazioiii professionali. Ringrazio, inoltre, il Vicariato di Roma, che ha apprezzato il nostro contributo al progetto di Ricliard Meier, e IYItalcementi,iiisienie alla quale iniziaino volentieri questo caniinino comune che Iia nel 2000 il suo sfondo impegnativo e ainbizioso al teii-ipo stesso, e che si estriiiseclierà nella realizzazione di un'arcliitettura con uii tema religioso clie affonda alle origini dell'~iomo. The Church of the Year 2000 RICHARD MEIER "Witliout the peison tltei.e is no trlre liitiirg corrinarrrio) brrt oril)) i1111nt oiie colls riinss-iiiarirrfoclir-nctirr.ecl collettive eritities. Corri)erse/y,ivitholrt o trlie coiinnui?ity,t11er.enre fio r.esp01isiblepersoils, birt oitiy iiirlii~iclirnlssliorii qf tlteir socirrl rliriierisiori, iiiert i>ictiiiisof crrtsie&, poii>erlessr.ebels ". (Deiiis de Rougeniont, L 'Aiterrirest riolrr [email protected]. 1977) A s outlined in the competition brief the overall piirpose of this chiirch is to reintegrate and upgrade an isolated and decaying residential fabric. Tlie symbolic intentioli is to celebrate the Holy Year 2000 by enabling this new chiirch among al1 the other churches scattered across the world to enter into a symbolic pilgriniage to Rome, thereby reuniting the local cominunity and the surrounding area into the ethos of the universal faith reengendering the sense of coinmunity called for by Denis de Rougeinont in Iiis book L'Ai~errirest iiotre offrrire. This church has been conceived in opposition to the isolation of the site. It has been devised as an ericlosure, part sacred, part secular in order to help the populace re-situate themselves in the world. It does this largely through the way in which it allows tlie comrnunity to represent itself through the process of ritual, play aiid celebration. Site Tlie church and the coniniunity center are located on the southern and northern sides of the buildable area of the site. Botli coinponeiits are accessible from the east via a paved entrance plaza (sngrato) which is sitiiated on the side nearest to the effective center of tlie housing estate. A minimal landscape treatinent of the park flanking the tenrertos of the cliurch to the iiorth serves to articulate the church though two intermediary eleinents: a square of trees just soutli of the il1 and a serpentine path that eventually leads to a greensward in front of the sngrnto. (It is in our intention and recom~nendationhere that the existing triangular parking lot should be grassed over and turned into a public park). Within tlie precinct established by a bounding benchlwall, the iinbuildable western side of tlie church site is laid out as two courts separated from eacli other by a paved causeway ruiining bebveen the coininunity center to the noi-tli and tlie cliurcli to the south. This causeway iuns eastwest aiid is co-extensive with an ainbulatoiy runniiig arourid tlie two courts. The first of there courts situated to the north has been treated as a recreational gardeii witli a paved café terrace adjaceiit to the communitary center. The second coiirt which is fiiiliislied witli a large reflecting pool, has been arranged as a nieditation place with a small paved area set aside for this puipose. Some reorganization of the Largo Serafino Ceyasco parking lot, which has been enlarged by the addition of almost 1,400 square nieters along the western perimeter of the site is contemplated so as to accoiiunodate a special parking space for the priest's car and for tlie accoinmodation of processional cars used in connectioii with weddiiigs, fiinerals, etc. The southern curb of the sogrnto frontiiig into Via Francesco Tovaglieri has been gently ciirved so as to both accomodate and represent this cereinonial approach by autoniobile. Geometry and Syrnbolism The propol-tional structure of both the cliurch and the precinct is predicated on a series of displaced squares and four circles. Tliree circles of equa1 radius are the basis of tlie tliree shells that, together with the spine-wall, inake iip the body of the nave. The whole discretely iinplies tlie Holy Trinity. At the same tiine, the enclosiire of the church by water symbolizes tlie way in whicli the faith of the community arises out of the lifegiving waters of Baptism. The stone of the portico, paviiig, of the liturgica1 furniture aiid wall claddiiig has a dichotomoiis significance as on the one Iiand it alludes to tlie masonry of the residential fabric in wliich tlie parishioners live, on the other hand it symbolizes the living stone wliich constitutes the body of Christ's cliurch. The architech~ralconcrete of the shells also serves, in this instance, as a surrogate for stone. La fronte sud dell'edificio sacro. racchiusa dalle ampie pareti cieche, che fungono da schermo alle pareti vetrate proteggendo cosi l'interno dall'eccessiva penetmione della luce naturale diretta. rooms which are entered directly from the chapel. While the necessaiy separation between the chapel aiid the sanctuaiy is effected by a curved wall, a view of tlie tabei~iaclefiom the nave is inaintairied by ali aperture. The sacristy and workrooin are arraiiged vei-tically at the westeiii vertical traiisluceiit glass wall of tlie nave. A staiiied glass oculus above tlie sacristy provides a natura1 backliglit for a cross surmounted by a figure of Christ. Community Center If one takes into consideration the two courts to which it gives access, the garden coui-t to the west and tlie paved assernbly coui-t to tlie east, one sees tliat the community ceiiter occupies tlie entire noi-tliern half of tlie site. It does so in the forni of an L-plan fonnation loosely attached by first and second level bridges to tlie northerii side of the cliurch. Tliese bridges give enclosed walkway access to the atriuin aiid sanctuary in tlie first instance and to tlie organ loft aiid sacristy in tlie second. A top-lit foyer conriects the priest's office and meeting rooins on the grouiid floor of the coiiimunity center to tlie catecliism classrooiils and auditoriuni on the secoiid floor. The ground floor is also fi~i~iished with male aiid feinale lavatories aiid a kitchedservery designated for geiieral ilse and also for scrving the café terrace in tlie garden court. A pastor's residente oli the tliird floor of the center allows for adeqiiate security aiid for protected access by tlie priest to al1 parts of tlie complex. The maiii approach to tlie coiniiiuiiity center froin tlie sogrcr~ois tlirough the nairow east-west coiiseivatory separating the churcli from the center, althougli it niay also be approached incidentally from the two courts that flaiik its nortli/soutli wiiig. These courts Iiave been expsessly provided so as to accoiiiinodate both infonnal aiid forma1 communal asseinblies, tliat is to say, on tlie one hand tlie garden court witli a café terrace that iiiay be spontaiieously sliaped by all, by socializing adults and tlie play of cliildren, oli tlie otlier ali enclosed paved court appropriate for tlie forlnation of the various processional asseinblies tliat are an iiitegral part of the aniiual cliurch ritual. La fronte est nel modello e in uno schizzo preparatorio. Su questo lato $1 apre i'accesso principale alla chiesa. Schizzo e modello del lato ovest con l'ingresso al centro parrocchiale. Play and Festiva1 In the planning of both the church and the community center with its respective courts we have borne in mind H. G. Gadamer's views with regard to the fundamental role of play and ritual in al1 forms of human culture. Indeed we may further claim that in our deliberate exposure of the entire cornplex to the simultaneous play of both light and movement we Iiave echoed his words only too directly, when he wrote in his essay on "The Relevance of the Beautiful": "It is woith lookiiig more closely at tlie fundamental givenness of human play aiid its stiuctures in order to reveal the element of play as free impulse and not simply negatively as freedoni fioin particular ends... We only have to think of certain expressions like the 'play of light' and the 'play of the waves' where we have such a constant coming and going, back and forth, a movement that is not tied down to any goal". Elsewhere in the same text, Gadamer assim i l a t e ~the idea of humaii play as living selfrepresentation to tlie concept of the festiva1 or the festive celebration that always at its root is fundamentalIy theological. We have tlius conceived of tliis entire complex as a site for both forma1 and informa1 festive celebration wherein the act of symbolic remembrance is to be enacted through prayer and tlie oi-chestration of human movement. Acoustics Tlie acoustical design of the churcli is based upon meeting tlie iieed for iiitelligible speech in the giving of sennons, readings, and announcements wliile at the same time providing a reverberant voluine for congregational singiiig, liturgica1 choir, iiistrun~eiitaland organ sound. This has beeii achieved by providing a sound reinforceinent systein suitable for a large, highly reverberant worship space sucli as the one proposed. The large volume and the liard concrete, stone and glass surfaces will support a live, rich sound from tlie choir and particularly the organ. The acoustic paneling of the north wall of the nave eliminates flutter as does the uneven (cleft) surface of the stone claddimg on the convex wall separating the atrium f m n the nave together with the stone on the lower portion of the north wall. Energy consewation and environmental contro1 Energy consumption of the building, in terms of heating, cooling and ventilating will be greatly reduced by a nuinber of features that have been specifically designed to liinit the thermal peak loads inside the space. Tlie large thern~alinass of the concrete walls effectively moderates the internal heat gain. By balancing out the peaks and troughs in the daily temperature variation it eliminates tlie need for mecliaiiical air-conditioning inside the nave and the chapel and at the same time reduces the extend to wliich it will be necessary to use mechanical eq~iipmentfor heating the space in the winter. Overhanging concave-shaped walls at the south perimeter of the building serve as shading devices for the glazed paits of the roof and walls, tliereby protecting the inteilial voluine from the diiect solar penetration of radiation and glare. Lighting The artificial illumination of the churcli voluine is divided into three zoiies: the main congregational space, the chapel and the altar. Since electric liglit cannot rival the sun, sucli light will emanate inainly from below, making the church most intimate in the eveiiing while also allowing for very siinple, low cost inaintenance. A minimal underwater lighting systein will be installed in the reflecting p001 thereby casting tlie pattern of surface inovement on tlie water onto tlie inside of the concrete shells. Needless to say this effect will take place naturally during the day. Tlie overall plasticity of the church will be emphasized at iiight by focusing the genera1 liglitiiig upward onto the three overlapping shells and the curved outer suiface of tlie iioitlieili wall. Nella pagina a fianco. la pianta del piano terra. a sinistra. e. a desta. la pianta delle fondazioni nei disegni esecutivi. Qui sotto. a sinistra, la pianta del plano terra e. a destra. la pianta del secondo livello. Sotto. un acquarello con la versione definitiva della fronte est Nelle pagine seguenti, due rendering della navata principale. 'I' . ,,.. :-" . .- . .>. . -. I - , .', .A-.. . - 1; . . , . ~.. . . . ,'. ':. , 8 " . .:,; t.>.I.. , - -. 8 - , .:?&T;$ ,--.t'$>:>,. ;--. , I 7 . . . . i.:: -. ;'. .'- , .-;:: - . # La Chiesa e l'architettura oggi GIANFRANCO RAVASI Prefetto della Biblioteca Ambrosiono di Milano v orrei fare una preinessa al mio intervento, essendo io I'uiiico non competente in questo ambito di ricerca o - nieglio essendo competente i11 tiitt'altra direzione, cioè nell'orizzonte letterario della ricerca filologica. Simbolicamente sono presente coine vicepresidente della fondazione "Frate Sole" clie il 4 ottobre scorso ha assegnato il suo priino premio internazionale all'architetto giapponese Tadao Ando, e, quindi, sono spesso a contatto con I'ainbito dell'architettura. La preinessa è questa: iion ho voluto scegliere il percorso fenon~enologicodocumentario perclié non praticabile dalla mia esperienza specifica. Il tema "La chiesa e l'architettura oggi" abbraccia un orizzonte inuneiiso, perché attoi-rio alla cliiesa si aggrega un coinplesso di altri edifici nobili dal punto di vista arcliitetto~iico:episcopi, seniinari, abbazie, battisteri e biblioteche ecclesiasticlie. Siaino, però, stati testimoni in questi ultimi tempi di quelli clie padre David M. Turoldo cliiainava ironicamente "i garage sacrali", intendendo con il vocabolo garage non il luogo nobile nel quale si può celebrare, per necessità, l'Eucaristia, bensì le manifestazioni di basso profilo arcliitettoilico. Si tratta, quindi, di un orizzonte frastagliato, dalle nlolteplici i-appreseiitazioni, alcune anche straordinarie, come attesta la celebrazione, che oggi ci riunisce qui, del graiide architetto Ricliard Meier. Il inio percorso teorico sarà rappresentato da uii siinbolo che articolerò in tre diiilensioni. È il siinbolo del pendolo, che rappresenta il rappoi-to tra cliiesa e architettura nella sua oscillazione entro due estremi, o anche, in positivo, il siinbolo del crinale sul quale bisogna caiiiniiiiare, coine quando ci si muove sulle splendide vette clie si stagliaiio nel cielo coli dile versanti che hanno il loro fasciiio, anche se l'uno è in oinbra e l'altro è battuto dal sole. Tre sono le oscillazioiii di questo pendolo ideale e appartengono alla struttura stessa dell'arcliitettura sacra. La priina oscillazione è tra la sacralità e la profaiiità. E qui il discorso affonda le sue radici fin nelle origini stesse della spazialità clie ha al suo interno l'area saci-a. Basta pensare, a proposito dello spazio sacro, alla riflessione di Mircea Eliade, una riflessione che suppone una dialettica nel rapporto tra il saci-o e il profano, che vorrei esemplificare nelle forme diverse del suo porsi. Diceva Pavel Evdokimov, iiii teologo oitodosso, clie si era interessato iiiolto di arte cristiana: tra la piazza, che risuona del brusio quotidiano, e la cliiesa, che invece è avvolta nel silenzio, iion ci dev'essere una cortina clie tutto sbarra, ina una soglia aperta attraverso la quale passano i venti di Dio. Al di là dell'inunagiiie, l'idea è significativa: da 1111 lato, c'è la cliiesa clie dev'essere il luogo del silenzio, della trasceiidenza, coine è testimoniato dall'opera dell'arcliitetto Meier, il quale lia vol~ito intrecciare la coinuiiità, clie si riunisce con I'individualità personale che incontra verticalii~eiiteDio nella sua trascendenza. Nella Bibbia, nel Primo Libro dei Re - una pagina fondaineiitale per la riflessione sul Teinpio di Gerusalemine - abbiamo una defiiiizioiie suggestiva del tempio: "Slieaii shnin", in ebraico "il mio Nonle è là". Ora, nella cultura semitica il "Noine" è la persona, l'identità dell'individuo in tutta la sua pienezza. Dio dichiara così la sua presenza nel tempio in maniera efficace, effettiva; è la dimensione sacrale, per cui l'edificio di culto dovrà sempre avere una "verticalità". Ceitainente, dopo il Concilio Vaticano I1 c'è stata la tentazione di attutire iiii po', qualche volta persino di iiniiliare, la dimensione verticale, l'orizzonte inistico del silenzio; e per questo il pendolo oscilla inalamente. Dall'altra parte, iioii dobbiamo inai diinenticare che il teinpio è per eccelleiiza il luogo dell'asseinblea, della coiiiunità, ed è questo l'altro polo. La cliiesa è anche il luogo dell'orizzontalità, nel quale le persone s'iiicontrano, si scainbiaiio la pace e insieme invocaiio, pregano, celebrano. Aiiclie nella storia dell'ai-te abbialiio visto questa oscillazione. Il gotico, già dal punto di vista visivo, è di sua natura verticale, suppone l'incontro silenzioso, cui la inusica stessa, il canto gregoriaiio, da espressione con le sue spirali sonore clie salgono lungo un asse verticale. Le chiese ririasciii-ieiitali, invece, le grandi basiliche, sono già il luogo dell'incontro, dello spectacirh~nr,del vedere in azione la liturgia che è anche draiiiinaturgia; sono la sede del canto polifotiico, più opiilento nella sua "orizzontalità". Dobbiamo seinpre tenere presente quest'oscillazioiie, evitando le sbavature - possibili in un senso o nell'altro - clie abbiamo registrato aiiclie nel nostro teillpo. La chiesa e lo stesso sacro si collocano nel tessuto urbano, non su i11i colle isolato, ma nell'orizzoiite iinmediato. Lo devono riflettere, assuinendoiie la carica qualclie volta scaiidalosa, persino provocatoria, pesante, iiisieine coii gli elementi positivi, aiiclie se iiiiniiiii. Pensiaino alla fuiizione della luce, e non solo q~iellaprodotta dagli itnpiaiiti elettrici, ma quella clie filtra dai vetri, la luce iiaturale, eleineiito cosiilico profano clie bagna i coiidomini circostanti, ina clic iiell'inteino del teinpio dovrebbe essere per certi aspetti trasfigurato. Infatti la cliiesa, nell'aiiibieiite circostante, deve avere la funzione di segno della trasceiidenza e conseivare in sé uiia diversità. La chiesa, incatenata all'intei-iio di uii qualtiere, è al tempo stesso iina lampada, un segiio clie si nota e si rivela. Vorrei, in proposito, ricordare I'iinniagine niolto bella di uiia iiiistica, Cateriiia da Genova, figlia di iiavigatori dediti ai commerci, dai quali aveva appreso clie i pescatori di perle delle coste arabiche s'immergevano legandosi alla bocca una lunga canna di bainbìi, cava all'interno, clie perilletteva loro di respirare I'aiia della superficie iiiarina. La santa applicava q~iest'usaiizaalla vita uniaila: giiai a clii iiell'ocea~iodelle vicende quotidiane iion mantiene un canale di comu~iicazionecon I'eteilio! Ecco, nella società dispersa e aggrovigliata, la chiesa dovrebbe avere la fi~iizioiienon solo di segnale, iiia di mediazione e sorgente di vita. Dopo essermi sofferniato sulla priiiia e pii1 iiiiportaiite oscillaziorie, tocclierò piìi breveiiieiite le altre due. La seconda è I'oscillazioiie tra la presidenza e la comuiiità. Iii passato - come ben si sa - il coiiliiiitteiite per eccellenza era il Vescovo. Il popolo partecipava all'oprrs, al "lavoro" della costi-uzione, iiia sempre alla dipendenza del principe, il quale niiitava il gusto del popolo, ne coiidizioiiava le sceltc. Ricordiamo i fainosi scalpellini di Notre-Daiiic di Parigi o le leggende legate alla costruzione delle cattedrali di Reiins o di Cliaitres. Oggi, il rappoito tra coiniiiittente e coiiiiinità ricliiede uii'oscillazio~ie pii1 calibrata: il fedele non è e non dev'essere soltaiito un soggetto passivo, lasciando il ruolo principale al coininittente. Posso dire di aver avuto uii'esperieiiza significativa nel inio contesto di origine, la Brianza, ove I'arcliitetto Mario Botta lia costruito la chiesa di Sartiraria di Merate. All'inizio c'è stata una reazione da parte dell'assemblea parroccliiale clie iion riusciva a capire la preseiiza, considerata abiiorine, di quella chiesa. Ora la situazione è mutata per l'acquisita conoscenza ed esperienza nell'iiiterno di quell'architettura clie io stesso ritengo significativa per la celebrazione lihirgica. Però, sarebbe iileglio preparare I'asseriiblea, clie dev'essere partecipe aticlie dell'iilteritio e non solo dell'opirs. La terza e ultiina oscillazioiie del peiidolo è tra l'arte e la fede. Qui il discorso potrebbe avere infinite applicazioni. L'alte sacra noil è fine a se stessa, noti è ai~tocelebrativa,ina funzionale rispetto al servizio liturgico al quale è destinata. Il rappoito tra arte e fede è iirdispensabile e oia, dopo un periodo di crisi, dobbiamo riconoscere clie stiamo rianiiodandoiie i fili. In passato, tale rapporto era iiti intreccio d'oro iiidiscusso che dava prodotti straordinari perché l'artista era spontaneaniente già credente, parlava il liiiguaggio del credente e le istanze dell'arte erano facilmente travasabili in quelle della fede e viceversa. La Bibbia era, per esempio, il grande codice della cultura: I'iconografia era doiniiiata dal testo biblico. A pai-tire dal secolo scorso il raccordo è entrato in divorzio e le tensioni sono fi-eqiieiiti. Abbiamo awito, per esempio, degli architetti di grande fede e di pessima arte. I1 sogno è di avere iiell'arcliitetto I'iioiiio clie coniiighi l'arte coii la fede. Si pensi al cardinale Federico Borroineo, fondatore della Biblioteca e Pinacoteca Aii~brosiaiia,di mi soiio prefetto: il suo sogno era quello di morire teiieiido nella mano destra la penna e iiella sinistra il Crocifisso, coiiiugaiido l'ideale ~imanisticodello scrivere con quello religioso del credere. Glnrrherr r r r d Ver.iteller1, "Credcre e coinprendere" non è solo il titolo di iin'impoitaiite opera teologica del Novecento, ma quello di iin grande progetto globale. Ora questo progetto non esiste piìl. È necessario far si clie rinasca questo respiro coniune, questo irippoito profondo tra la liturgia e le sue esigenze e iiitei~ogaziorii,e la bellezza della chiesa iiella sua funzione di segno dello splendore per raggiungere Dio inai al di fuoi-i della Bellezza clie è Lui stesso. Non diinentichiaino clie Cristo nel Vangelo di Giovanni si definisce "ego einii Iro poiiiièrr Iio kolòs", che non è solo "il buon pastore" delle nostre traduzioni, ma aiiclie "il bel pasto- re", perclié il greco krrlòs traduce l'ebraico tob che vuol dire circolaililente "buono", "bello", "nioixlinente giusto" e "affascinante". Ecco, il nodo d'oro che deve tenere iiisieine le due diineiisioiii e clie deve essere ricostruito. Qualcosa si è già fatto e si sta facendo, perclié i grandi architetti, già operatori di nobili costruzioiii in campo laico, ora cercano di riprendere la grande tradizione della ricerca nel campo sacro. Concliido con due segni. L'equilibrio della terra oscillazio~lesi raggiiiiigerà quando l'arte e la fede percorreranno insieme due vie che descriviamo iisando la tern~inologiatiledievale. C'è innaiuitutla "via della bellezza". to la viri p~ilchrir~rdi~ris, Essa ci indica il crinale escatologico del teiiipo, cioè la perfezione verso la quale siamo in canimino e clie raggiiingesenio nella Geiusalemne cele- ste, tempo perfetto in cui - come iniiiiaginava Liitero - "l'uoiiio gioclieii coli cielo e terra, coii il sole e con le creature, ed esse proveranno una gioia e un piacere iiiiinenso, rideranno e gioiraiino coii Te, o Signore, e Tu a tua volta riderai con loro". la "via dell'unità''. La seconda via è la iicr ~rr~itcrtis, La illiistro con un testo che è la suggestiva rappresentazione dell'unità della città intera all'intenio del Teinpio, senza che questo abbia iina prevaricazione sacrale. cioè di un L'immagine è quella di un bel ii~idlr/s/r, "racconto" giiidaico, - clie dedico all'architetto Meier di religione ebraica -: "I1 mondo è come l'occhio: il bianco è il mare, l'iride è la tei-ra; la città di Genisaleintiie è la piipilla e I'inunagine in essa riflessa è il Teinpio. Ma l'occhio è sempre u110 solo". I Architettura e liturgia GLAUCO GRESLERI Già professore incoricoto deli'Univenità di Chieti-Pescoro e direttore dello rivista '%rometron evento saiizionato nel 1996 iii Roina, coli la scelta operata dalla Giuria iiiternazioiiale del Coiicorso a inviti per il progetto della Cliiesa del 2000, che Iia eletto vincitore, tra i sei lavori,. quello dell'arcliitetto Ricliard Meier, . assume iiilportaiiza eccezioiiale "segriaiido", in iiiodo eiiibleniatico, la storia della Cliiesa Universale. Noii si tratta solo di ~ i i grande i progetto e della pii1 grande Coiiiiiiittenza, iié solo dell'incoiitro e del dialogo clie nasce tra uii creatore d'architethira e la ciiltura cristiana depositaria della verità liturgica e sacrainentale, iiia del "salto" definitivo con cui la Cliiesa Universale passa defiiiitivaiiiente dalla posizione della coiitrorifoi~iiaa qiiella della riforiiia, dalla iiiew scicrcr alla nie11s scrntci, dalla liturgia lode di Dio e azione di grazie, alla lihirgia della coiniinicazio~ie.Dalla chiesa "casa di Dio" alla chiesa "rlotairs ecclesirre". Nella celebrazione di quest'eveilto, clie qui, in Milaiio dopo Roiiia, soleiiiiizza il valore dell'operazione in atto, non va solo celebrato il progetto e il suo Autore, né solo la luiigimiranza e la libertà della graiide Coniinittenza, ma va ricoiiosciuto reso palese e storicizzato - I'avveiiiito evento rivoluzioiiaiite della nuova Riforina con cui la Cliiesa cristiaiia ha superato la fase dell'iinpianto teologico stesso della Coiitrorifoniia. Solo percorreiido i piìi impoi-tanti iiioriieiiti, clie liaiiiio segiiato la storia del movinieiito liturgico iiitei~iazioiiale,teso a superare la fase di "ingessaiiieiito del ciilto cattolico" (per usare il tennine di Aiitoiiio Saritaiitoiii), seguito al Coiicilio di Treiito e coiisolidato iii qiiattro sccoli di coiicezioiie del iiiistero lihirgico - coli il tipo di orgaiiizzazione e disposizioiie dello spazio ritiiale che ne è consegiiito -, può apparire iii tutta la sua vastità e la sua portata rivoluzioiiaria il proccsso di revisione ecclesiologica e sacrameiitaria che Iia poi-tato la chiesa-edificio a risultare icoiia di iioi stessi, spazio rihiale che è sacramento della stessa Asseiiiblea-salita. La riflessioiie coriti-oriforriiista Iia coiniiiciato già dal secolo XVIII e dal XIX a registrare principi di revisione teologica e storica, ma il grande moinento si colloca nell'aiiiio 1903 quando, il 22 iioveinbre, appena tre mesi dopo l'elevazione al soglio pontificio, papa Pio X, nel passo del niohi proprio, C tra le sollecit~idini,condeiisa iii inaiiiera iiicredibilnieiite cogente il coiicetto revisioiiista dell'iinpiaiito teologico nel pronuiiciai~ieiitosiilla '>~crr?ic@rriio actlrosrr". Impossibile esiiiiersi dalla citazioiie integrale: "Esserido iiostro vivissitno desiderio clie il vero spirito cristiailo rifiorisca iti ogni inodo e si iilaiitenga nei fedeli hitti, è necessario provvedere priiiia d'ogni altra cosa alla salititi e dignità del tempio dove i fedeli si raduiiaiio, per attingere tale spirito dalla sua prima e indispeiisabile fonte, clie è la partecipazioiie attiva ai sacrosaliti inisteri e alla preghiera pubblica e soleiine della Cliiesa". Se assuiiiiaiiio questo come priiiio iiioinerito storico cui possianio riferire la iiascita vera del moviinento del qiiale oggi intei~diaiiiotrovare epilogo nel progetto di Meier, è da ricordare coiiie il processo evolutivo abbia coiiivolto via via i pontefici siiccessivi: Pio XI coi1 la costituzioiie Diviiii Cirltirs del 1928; Pio XII con I'eiiciclica ~Vbsticis Corpot.is del 1943 e la MerIilintor Dei di due aimi dopo; sino a Giovaiini XXIII che, I'aniio successivo al siio aniiuiicio del Coricilio del 25 germaio 1959, fissava iiegli "rrltior.rrpi.iiicipii" il valore da dare alla pai-tecipazioiie. Sihiazioiie di alta sigiiificazione è clie, inentre la Cliiesa viveva il secolo di questa sua grande rivoluzioile, il moiido della ricerca arcliitettoiiica del Modenio avaiizava sul binario uarallelo del razionalismo, operando iii proprio, per iiiiuizioiie disciplinare, I'elaborazioiie di iiuove tipologie dell'iiiipiaiito ecclesiale già orientate verso coiiteiiiiti partecipativi. Come secoiido moiiieiito, iiella lettiira sintetica clie stiaino scoi-reiido, si colloca la fase - beli iiota nella storia arcliitettoiiica del Moderiio - degli esemplari contributi "csplosivi" offerti dalla ciilhira gei~iiaiiica- iii respiro col iiitore protestaiite attraverso persoiiaggi coine il grande teologo e liturgista Roiilano Giiardiiii e grandi architetti come Rudolf Scliwarz (figlio ciiltiirale della Bauliaiis e ailiico persoiiale di Mies Vaii der Rohe) ed Einil Steffaii. Essi condiicoiio una speritneiitazione foiidativa, il primo soprathltto, elaborando soliizioni di alto lirismo centrato su spazi piccoli, spogli, destinati a comunità oinogeiiee e ~rogressi~te~qiiale quella di Rotlienfeld; iiieiitre il secondo opera per piccole diaspore cattoliche in aree protestaliti arrivando a soluzioni di cliiesacasa, come la cappella di Lubecca-sud, ove i fedeli in stato inagico di partecipazioiie sono disposti su tre file lungo i tre lati di uno spazio h n t e altare. Se il respiro dello sliirito moderno iiell'ainbito dell'architettura per la liturgia serpeggia in tutta Europa già a cavallo della prima guerra inoiidiale (basti ricordare solo la cappella Guell di Gaiidi del 1917 e Raincy di Perret del 1923) il momento forte, successivo a quello di Quickborn di Guardini, è la foi-te carica carismatica e magica clie fa capo al Coiiveiito Donienicano parigino di LatourMauburg in cui solio attivi nel secondo dopoguerra personaggi cliiave per il tnovunerito liturgicoarchitettonico quali padre Regamey e - più giovani - Capellades e Cocagiiac. Il loro lavoro è una sciiola di pensiero che apre e conquista menti eccelse, da Picasso a Ro~iault,sino al graiide Le Corbusier con il quale ai~ivanoalla realizzazione di opere clie segnano per il iiiondo intero il grande cammino clie sta compiendo la Cliiesa: dal Convento di La Tourette alla Cappella di NotreDame dii Haut in Ronchainp, il "prinio edificio religioso - secondo le parole di padre Debuyst - a entrare iiel ristretto giuppo (pressoclié initico) di opere cliiave del ventesimo secolo". Se questo dei Domenicani di Parigi e del loro movimeiito, storicizzato dalla rivista "L'Ars Sacre", referetite culturale determinante per gli aiuii della inetà del secolo, si può collocare coine terzo nioiiiento, il successivo quarto passo si colloca iii Italia, e precisamente nella Bologna lercariaila dal 1955 sino al 1968. In quegli anni brevissimi Bologiia vive uii iiioineiito epico iioii solo per la sua iiiahii-azioiie religiosa, ina soprattutto per la fondazioiie delle basi pragiiiatiche della nuova liturgia. Da una patte la scieiiza e l'iiituizione del cardinale Lercaro in materia teologica e liturgica clie ne spingono gli studi e la prassi pastorale verso uno spirito di carità clie, per prima cosa, richiede I'elevazione del popolo cristiano a essere colpo parteciue e santo nella celebrazione eucaristica. con le implicazioni di partecipazione attiva conseguenti; dall'altra un gruppo ristretto, tenace e dotato di grande carisnia architettonico clie attiva una ricerca rigorosa sulla iiuova tipologia spaziale in grado di proporre alla nuova iinpostazione liturgica la possibilità di "sperimentare" dal vero il criterio rivoluzionario e già provato in Rotlienfelds secoiido il quale la iiuova carica creativa, per la tipologia architettoiiica della chiesa, consiste iielI'assuniere I'asseinblea liiurgica stessa (iiella sua fornia viva e collegiale) coine elemento primario e decisivo, rispetto all'edificio che l'accoglie e I'espriine. Accade cosi clie, in poco più di un decennio, Bologna veda crescere i conteliuti disciplinari della nuova scienza liturgica sia in esempi molto piccoli di soluzioni "provvisorie" sia, iii parallelo, in impianti di alta significazioiie architettonica, quale quello di Alvar Aalto per Riola (essendo venuti ineiio qiiello di Le Corbusier per la Beverara e quello di Taiige per via Stalingrado). Ma, indipeiidentemente dalle realizzazioni portate a temine, il livello di sperirnentazione coiicettuale esperita attraverso un dibattito iiiterdisciplinare colidotto dal "Centro di Studio e di Docuinentazione per l'Architettura Sacra" e dalla rivista "Chiesa e Quai-tiere" poi-ti,al coiifoito della verifica sulla verità e sui valore travolgente della condizione partecipativa dei nuovi spazi architettonici per la liturgia. Cosicché, quaiido Lercaro, cliiaiiiato iiel Concilio a presiedere la 73" Coiigregazioiie, perorò la votazione per la iiuova Costituzione iitui-gica,oih-e aila sicurezza clie gli derivava dalla scienza e dalla fede, poté dare senso reale alla sua coiivirizioiie dicendo: "io ho sperimentato, [...l io ho visto, io posso testimoniare!" Sialiio cosi arrivati al quinto nioiiiento, quello sancito dal Concilio Vaticano I1 coli la definitiva affermazione del principio della pcrr.ticipcriio oct~~osrr che iiiipoiie una revisioiie sti.iimirale stravolgente dell'impianto arcliitetto~iico ecclesiale. Iii questo, la Cliiesa si rimette con oiiestà e rispetto alla coinpeteiiza disciplinare degli architetti. Nella solennità dell'Asceiisione del 1964 (soiio passati oniiai trentati-é aiuii), papa Paolo VI, rivolgendosi agli artisti, ebbe a dire: "Noi abbiaino da parte nostra finiiato un graiide patto di alleanza. La Costituzione della sacra liturgia, che il Concilio Iia emesso e proniulgato per prinio, ha una pagina che è appunto il patto di riconciliazione e rinascita dell'arte religiosa in seno alla Chiesa cattolica". Non fii solo "riconciliazioiie", ma una volontà di sinibiosi e di reciproca indispensabilità. Gli aniii successivi, anche se non troppo carichi di esempi significativi, occorsero perclié riinaturasse il concetto che il veicolo aitistico e i contenuti poetici sono strutturainieiite necessari per la coinuiiicazione inessianica della parola di Cristo e iiiezzo iiidispensabile nel iiiessaggio evangelico. Ma occorreva ancora la grande prova, la definitiva duplice coiifei~iia. Da una parte, la testin~oniaiizadella Chiesa Universale clie ~iianifestassecon un incarico diretto la sua totale assunzione del iiiessaggio architettonico modeino per esprimere i contenuti teologici e liturgici in modo definitivo e ufficiale, e non solo, coine pur è avvenuto siiiora, attraverso tante libere scelte e testiiiioiiiaiize offerte da vescovi illumiliati clie hanno speriineritato in proprio con chiainate professionali miranti alla qualità e alla verità del messaggio architettoiiico, ma proprio attraverso una "chianiata" che veiiisse, in hitta la sua folgorante significazione, direttamente dalla Santa Sede Apostolica. Dall'altra, la dimostrazione, vera e tangibile, della Verità e della Potenza che il iiiodello inoderiio in architettura si manifesta coiiie unico catartico per il inondo coiiteinporaneo, attraverso un progetto che divenga segno e maiiifestazione ineluttabile per tutte le genti e tutte le culture. Cosi è stato e cosi è. Sotto papa Giovanni Paolo Il, la Santa Sede, trariiite il Concorso a inviti e la scelta in esso operata dalla Giuria iiitei-iiazionale appositamente costih~ita- di cui clii parla ha avuto l'einozioiie di far parte - Iia "cliiaiiiato" iiii architetto di valore inoridiale, cosi coine iii altri tempi fii il caso di Maderiio e di Miclielangelo, perché la Cliiesa potesse ritrovare, attraverso una iiuova fuiizione culturale, la sua nuova struttura simbolica ecclesiale; perclié, alla fine del secolo che Iia visto la lunga maturazione ecclesiologica della Chiesa e clie fii aperto alla partecipazione dall'inhiizione di Pio X, vi fosse una chiusura storica rappresentata da uii'opera che, con la siia qualità architettonica, chiarisse il senso dei contenuti liturgici non tramite il suo essere "arte sacra", ma proprio per l'essere "arte per la liturgia", cosi come (secondo le parole di Crispiiio Valenziano) piio solo essere I'arcliitemira dello spazio-chiesa. I1 cerchio si è chiuso e si è coinpiuto il sesto inonieiito. Su1 finire del secolo e in apertura del terzo inilleniiio, la Chiesa ha ancora una volta dato al inondo intero il siio grande segnale di continuare l'opera iiiissionaria dell'evangelizzazione operando attraverso gli struiiieiiti della più alta qualita poetica concessa agli uoiniiii, per iiiezzo dei piìi alti interpreti artistici. 11 segno che iie nasce è per tutti di graride libei-tà e di grande speranza. Nella qirerelle proviiiciale del rincorrersi delle conimesse d'incarichi professioiiali ossessioriati dalle cosche politiclie, inassoiiiche e accadeniiclie che iinperversa nel nostro piccolo universo, con la ripetizione dei soliti iionii seiiza qualità in continuo riciclaggio, la Chiesa si eleva sopra ogni orizzonte rivolgendo la sua chiainata - limpida e non strunieiitalizzata da nessun'oinbra di qualsiasi aggettivazioiie - a scala del inondo intero scegliendo, per fama e per prova specifica foinita, il pii1 alto interprete della spazialità della "iiuova architettura per la liturgia". Richard Meier sarà cosi l'architetto per eccellenza, I'Arcliiaira. La sua opera limpida e poetica dà espressione di luce alla iiuova liiurgia rendendola vera e riconoscibile. Il gesto stesso della siia architettura è, prima ancora che spazio assembleare, segno e atto del "chiainare e del raccogliere", quasi una inano che cori le sue dita arcuate dona la centripecità allo spazio che prcliide alla partecipazione globale. 11 suo spazio, modeilio senza aggettivi, gioioso, limpido, glorioso, esultante, iii una parola libero, realizza totalineiite, rendendola definitivaniente vera, la ricerca liturgica, affinché iii esso noi tutti si possa sperimentare la 110stli7"santità" dell'essere partecipi del Corpo del Cristo Signore. In quest'architeitura, cosi coiiie dice il Salino, e come ci ricorda ancora Crispino Valeiiziano, potrà accadere di riconoscere la verità dell'immanenza del Mistero in inezzo a iioi, in inodo che "siclrt ciildii>iriii~s sic et \~idiinrcìi11 Civitclte Dei iiostrr". Forme e scenari nell'architettura di Richard Meier ALDO CASTELLANO Professore Associato del Politecnico di Mi!ano el post-scritto aggiunto alla riedizione nel 1975 del catalogo della inostra sui Five Ai-clritects, Pliilip Jolinson parlava di Ricliard Meier, allora quaraiitiinenne, come del "più tradizionale e abbordabile del gruppo [dei Five], ma già con uii 'classico' alle spalle, la Siiiitli House; un sincero ammiratore di quella Ville Savoye, di cui conserva un modello iii scala nel soggiorno di casa, ma che Le Corbusier odiava alla fine della sua vita; Meier, il niigliore coiioscitore della storia di hitto il gtzippo, il più sh~dioso, lascia intravedere gsandi proinesse, ma è aiicosa giovane come arcliitetto (se ne riparleii a quasantacinque anni d'età), e poi la iiuova direzione non-corbusieriana espressa nei suoi progetti per I'Olivetti USA è iniziata? sta iniziando?". In realtà, già a quell'epoca il cui~iculu~n professionale di Meier contava una quantità di opere di non piccola coinplessità e con risultati arcliitettoiiici certamente soipreiideiiti: oltre a una serie di ville d'altissima qualità, il Twin Parks Nostheast nel Bronx a New York (1969-72), il Bronx Developrnental Ceiiter nella stessa città (1970-77) e l'inizio delllAtlieneuin a New Harinoiiy (Indiana), coinpletato nel 1979. Si trattava di architetture di notevole originalità e maturità professioiiale clie solo la forzata prudenza di Jolinson poteva ancora wlegare nel liinbo delle "grandi promesse". Ma, tant'è. In effetti, a quaraiihin'aiiiii un architetto è ancora giovane e ben sappianio quante delusioni Iianiio riservato anclie di recente professionisti promettenti celebrati anzi teiiipo. 11 punto più siiigolare delle telegraficlie aniiotazioni di Jolinson era, però, iiii altro: I'iiiten-ogazione finale sull'incertezza circa gli indirizzi arcliitettonici clie Meier avrebbe assunto o stava uer assumere. Si era alloiitaiiato finalineilte dal neo-corbii? Evidenteinente Jolinson auspicava i~ii'evoliizioiiedel genere e, paventando un'ulteriore pei-inaiieiiza di Meier nella vecchia direzione, si mostrava cauto sui suoi sviluppi fi~turi. Troppo abituati a considerare l'iinmagiiie, piuttosto che i contenuti dell'arcliitettura, abbiamo disimparato a leggere il significato dell'orgatiizzazioiie degli spazi arcliitettoiiici e delle soluzioni tecnico-costriittive clie la rendono possibile: in una parola, il significato del progetto, che orinai è ridotto, in genere, alla sola coinposizione di linee e superfici, in cui una frase o un'assoiianza formale o un assemblaggio di citazioni è diventata la cifra fondaineritale di uii'opera. Al di là di alciiiii stileiiii, sciiza dubbio rico~iducibilial maestro di La Cliaux-de-Foiids negli anni Venti e Trenta, coine si può considerare Meier 1111 vero arcliitetto neo-corbu, e la sua arcliitemira una rivisitazione di quel iiiodello? La sintassi compositiva e la seiisibilità spaziale sono radicalmente differenti tra i due e ciò è percepibile sin dalle prime opere dell'architetto di New Jersey, se prestiamo atteiizione alla logica dei progetti, analizzaiidone il iiietodo e i risultati costi~~iti, senza fesniarsi a suggestioni di superficie. Sappiamo quanto la critica sia diventata iina presenza sempre piìi ingombrante nella culhira architettonica contemporanea. Più clie capire e seguire l'imprevedibile evolversi dell'arcliitettura, iiiettendo in luce l'iiiespresso e aiutando a raggiungere una maggiore consapevolezza là dove carente, essa ama spesso ingabbiare, schematizzare, eticliettare e indirizzare le ricerche lungo i percorsi giudicati opportuni o confacenti al livello raggiunto dal dibattito arcliitettoliico. C'è in essa quasi una prograininatica sfidiicia nei confronti del progettista, da prendere, diiiique, sotto tutela in quanto o troppo giovane o troppo indifeso di fronte alle insidie e ai trabocchetti del pensiero arcl~itettoiiico. La tesi iioii è nuova. Già Oscar Wilde aveva teorizzato la superiorità del lettore rispetto all'autore, quale vero iiiteiprete e creatore dell'arte. Nel inondo letterario contemporaneo qiiesti eccessi sono stati posti in luce con denunce circostaiiziate sui guasti irreparabili, clie essi producono siigli autori come pure sui critici stessi. A proposito del decostruzioiiis~iio,quale punta più alta di questo genere di critica, Tzvetan Todorov Iia parlato del testo conle ridotto a una sorta di picnic, in cui l'autore porta le parole e il lettore il senso'. Anclie Umbei-to Eco, già teorico del1'opei.o opertn, Iia doviito ricorioscere nel 1990 che l'eccessivo ampliarsi dei diritti degli interpreti a scapito di quelli del testo, aveva condotto la critica a una fonna inaccettabile di solipsismo del hitto indifferente alla realtà dell'oggetto d'analisi, suggerendo d'intraprendere, tra l'opero aperto e il testo clrilrso, ancorato sacraliiiente alle sole intenzioni dell'autore, una terza via fondata siille dei testo3. La critica architettoiiica noii è ancora giunta pienamente a questo ricoiioscuiiento delle intenzioni dell'opera - e ne fa fede una parte importante dell'editoria del settore -, cosicché non è iiifreqiiente osservare bruschi cainbiaineiiti di direzione non appena le previsioni aiispicate o solo temute, e gli indirizzi propagandati o fortemente osteggiati si trovano a essere clainorosamente sconfessati dall'opera di quegli architetti che sentoiio ancora forte il senso della libeità di ricerca, inalgi-ado tanti runiori e tanti suggeritori. In questo senso si può dire clie Ricliard Meier lia deluso molti critici d'architettuix, i quali ne avevano pronosticato I'implosione in un iieo-corbusiailesiiiio di maniera, sempre più bianco e seiilpre più identico a se stesso. Come ho già avuto occasione di scrivere4,nulla è più alieno dalla sensibilità e dall'inipostazione ciilturale di Meier qualunque forina revivalistica, qualunque eclettismo storicistico e anche qualunque intellettualisino. È sufficiente uno sguardo libero da pregiudizi per riconoscere senza difficoltà questo suo atteggiamento, e sin dai primi passi della sua carriera professionale. Meier è un architetto genuino - e utilizzo questa qualificazioiie, seppur generica, per distiiiguerlo da molti altri clie appaiono essere più teorici dell'architettura che architetti -, il quale parla anzitutto di spazialità. È quasi banale affei~narlo,ina Meier ama I'arcliitettura concreta, e non si limita solo a dicliiararlo. Abot~ei labirinti ellittici delle teorie linguistiche sull'arcliitettura, preferendo verificare speriinentalinente il proprio metodo nelle più diverse occasioni, provaiido, correggelido, affinando. Per questa ragione Iia deluso clii si compiace solo di parlare d'arcliitettiira, e, incurante dei coininitteiiti, degli iltenti e dell'iiitoilio, considera lo spazio costruito come una sorta di optional. La passione di Meier è I'arcliitettura concreta. Per dirla con le parole di John Hejduk del 1981, è la sua "continuità nel creare, ricreare e realizzare"; è il suo "usare poco le parole e iiiolto le immagini", coine iii quella sua passione notturna che sono i collage fatti a casa, non per ingannare il tempo, ma "per mantenere in esercizio gli occhi e le inteiizioiii ~naiii"~. Sono i collage, che abbiamo visto iiel 1990 all'october Gallery di Londra, coniposti da materiali personali della vita qiiotidiaiia, come biglietti d'iiigresso ai musei, ricevute di taxi, pezzi di giornali stranieri o scontrini di negozi che, senza una logica contenutistica o topografica o anche solo biografica, sono combinati per esplorare le senipre iiuove possibilità foimali che possono scaturire dalla combiiiazioiie dei fraliuneilti di realtà ereditate6. 111passato qualclie critico ha voliito equivocare, iiiterpretaiido l'istanza di Meier per la concretezza del fare architettura come una sua certa carenza di in~pegnosperimentale. A ciò Meier non Iia risposto, prefer&do che i fatti, ossia la sua arcliitettura, parlassero per lui. E, in effetti, ai fatidici qiiarantacinque anni, di cui scriveva Johiisoii, Meier poteva presentarsi all'esame della critica con un'altra opera di grande impegno e qualità: il Seminario di Hartford (Coiulecticut), del 1978-91. Da quel iiioineiito è stato un crescendo di incarichi e invenzioni che, pur ititti filmati inconfondibilmente, presentano sorprendenti soluzioni architettoniclie sia nei voluiiii esterni, sia nelle spazialiti intenie e sia nel rapporto di coinplementarità con il contesto: un rapporto che rifugge da iiliiiietismi, contesiualismi o analogie fo~mali,e clie senza irifingi~nentisi pone come una vero e proprio dialogo tra il nuovo e il preesistente, iiel tollerante rispetto delle reciproclie specificità. Nel 1979 ha inizio il Museo d'Atti Applicate di Francoforte; dell'anno successivo è il capolavoro di Atlanta, I'Higli Museiiin of Art; del 1982 è l'ampliamento del Des Moines Alt Center; e poi ancora il Paiil Getty Center sopra Los Angeles, che sarà inaugurato nel prossimo autunno, il Municipio e la Biblioteca centrale de L'Aja, il Palazzo delle Esposizioni di Ulma, il Museo d'arte coiiteiiiporaiiea di Barcellona, la sede centrale di Canal Pliis a Parigi, il Museo Arp a Rolandswerth.. . L'elenco è iiecessariainente incompleto, ma già consente di farsi un'idea precisa della quantità straordiiiaria di opere di qualità, e tutte con un timbro iiiconfondibile, pur con una loro peculiare originalità. Forse questo è I'aspetto più intrigante dell'architettura ineieriana: quello di restare fedele a se stessa, pur nella iilolteplicità delle sue manifestazioni. Credo che il motivo di ciò riposi nel fatto che, nonostante le apparenze, I'arcliitetttira meieriana è tutt'altso che ~in'arcliitettiirafonnalistica, un'architettura, cioè, preoccupata essenzialmeiite al linguaggio della forma. Al contrario, è un'architettura costituita anzitutto da conteiiuti spaziali. Meier è perfettamente consapevole di questo approccio, che peraltro emerge in modo evidente anche nella sua opera. In una lectt~re,tenuta al Royal Institution di Londra nel 1990, così illustrava il proprio modo di fare architettura: "Quello che cerco di fare è indagare i limiti plastici dell'architettura moderna per iiicludervi il concetto di bellezza modellata dalla luce. Quello che desidero è creare una sorta di lirisino spaziale all'interno del canone della forma pura ... Molte delle mie fonti si trovano nella storia dell'architettura, ma le citazioni e le allusioni non sono mai letterali; le mie motivazioni sono seinpre interiorizzate, le mie metafore sono seiiipre architettoniclie.. . I miei principi ordinatori priinari hanno a che fare con una sorta di purezza che deriva in parte dalla innata distinzione tra artificiale e naturale, distinzione clie è necessaria per definire iiiia relazione biunivoca. Per ine gli interventi dell'uomo sono una messa a punto estetica dell'ainbiente ... Il mio rigore è una ricerca di chiarezza che per me ha origine nella pianta. Sebbene forse trascurata di recente, la piaiita è la chiave di tutto, clie coritiene nella sua bidiinensionalità le istruzioni dell'oggetto tridimensionale, ossia dell'edificio. Con la sezione essa genera I'edificio. Mentre l'alzato tende al pittorico, la pianta e la seziorie parlano all'architetto di idee di spazio. Coiiiunque è sempre la pianta l'espressione pii1 coiivinceiite e fondaiiientale dell'idea architettoiiica. Credo clie gli edifici dovrebbero parlare. L'uso pluriennale nella mia opera di iin vocabolario specifico e internamente compiuto di elementi e temi mi ha fornito i mezzi di espressione coerenti e in evoliizione continua. I1 processo coi1 cui manipolo e asseinblo questo vocabolario all'interno dei coritesti urbani e storici è diventato più complesso e comprensivo secondo una mia maturazione intellettuale che è coincisa con il crescente respiro e complessità delle recenti co~nmesse"'. In queste parole risulta chiara la cifra originale dell'architettura meieriana, clie è l'invenzione di spazialità diverse in base al contesto, al programma e alla destinazione specifica dell'opera. Per questo motivo è difficile, e direi quasi impossibile, percepire l'essenza delle sue opere sono attraverso la coiiteinplazione degli esterni e ancor ineno la visione fotografica; occorre percepirne gli interni, attraversandoli e assaggiandone la qualità con tutti i sensi. Richard Meier ha inetabolizzato assai più di qualunque altro architetto contemporaneo la graiidissiina lezione compositiva dell'arcliitettura barocca e tardobarocca italiana e d'area gerrnaiiica. Eppure nessun particolare linguistico delle sue opere ne deniincia il debito fondaineiitale. Per un progettista, la vera conoscenza della storia è quella interiorizzata, che non si perde nel linguaggio, ma va diritto al metodo della composizione spaziale, ai differenti significati delle spazialità architettoniche. I1 metodo, ossia la via razionale nell'istruire, è fondanientale per Meier, e non solo per lui, ovviamente. Al pari delle teorie, come affermava Novalis, il metodo è una rete, un seniplice stnimento: solo chi la butta, pesca, tenendo presente, tuttavia, clie le sile maglie devono sempre essere comnisurate al tipo di pesca che si intende effettuare, per evitare il rischio di finire a iiiani vuote. E, in effetti, il metodo è per Meier uno sti-unieiito per progettare, e assicurare ordine e coerenza alla coinplessità del processo progettuale. Non possiede alcuna presunzione di assolutezza o di universalità. Da questo punto di vista è molto personale. È un approccio al progetto che si niuove attraverso la successiva soluzione di alcuni temi giudicati esseiiziali al fare architettura e affrontati separatametite l'un l'altro, clie si interconnettono, infine, iiell'arcliitettiira costruita. Questi temi, o criteri distinti ma interrelati, sono per Meier, "il Programma, diagramina di relazioni funzioiiali da cui dipendono le esigenze e le prestazioni dell'intero organismo; il Luogo di collocazioiie e in quale modo il luogo influenzi l'edificio e I'edificio il luogo; l'Accesso; il Sistema di Circolazione clie si potrebbe dire si estenda al di là dei limiti dell'edificio vero e proprio; la Struttura come sistema; e I'Involiicro definito da un sistema di mura in relazione al sistema striitturale". Attraverso questo procediiiieiito Meier è in grado di assicurare "uiia dialettica tra sistemi di accesso e di circolazioiie, irivoIiicro e sti-~ittura,prograiniiia e Iiiogo di circolazioiie. Attraverso questi paraiiietri è possibile aiializzase qualsiasi lavoro di architettura, e coiiiprendere una pai-te del processo specifico attraverso il quale il iiostro lavoro è passato dalla concezione alla realizzazione"p. Attraverso questo metodo l'opera realizzata conserva intatta quella unitaria comvlessità che I'architettura richiede per soddisfare esigenze iiiolteplici e talvolta contrastanti. I1 razionalismo ineieriano non è 1111 lingiiaggio, ma iiii metodo. Le scatole architettoniclie degli anni Venti e Trenta non costituiscoiio affatto per lui alcun imperativo formale, e così aiiclie il bianco delle superfici lisce o la spigolosità dei volunii. Tutti questi non son altro che epifenomeni della sua architettura, che non caratterizzaiio la sua sostanza. Pur fedele a uii iiietodo, diinvstratosi proficoo e adatto a coiitiime sperimentazioni, Meier continua a sorprendere per la sua capacità di inventare seiiipre nuove spazialità proprio a partire dal rispetto dei viiicoli specifici e delle esigenze poste in ciascuiia opera. Spazio e voliime e stiuttura e materiali, all'intemo di un contesto e di 1111 progranlina, sono aspetti, disgiunti ma iiiterrelati, di iina inedesima realtà: I'arcliitettura. La Cliiesa del 2000 è iiii altro eseiiipio della capacità straordiilaria di Meier di iiiailJpolare 10 spazio strutture, involucri e illateriali, tiltti cliianiati iiisienie alla costiiizione di i111ambieiite innovativo, che la seiisibilità dell'arcliitetto ha saputo interpretare coine rispoiiderite al Programma, ossia al "diagrainma di relazioni fliiizioiia~ida ,.i ~ipeiidoilole esigellze e le staziolli de1l3intero organisino", per dirla con le sue stesse parole. ~ i dal à modello, dalle piante e dalle seziolli si può immaginare la iiiagia dello spazio interno, luminoso e articolato tra pareti trasparenti e setti protettivi, tra ainbienti Lillitari e di lneditazione, tra funzioni corali e p i ristrette. ~ senzaiiidillgere a facili e consolatori eroismi inon~imentalistici, Meier ha presentato anche questa volta un'architettura autentica e a dinieiisioiie umana. E ciò iioii tanto per le diniensioiii o per i siinbolisiiii delle forme, facilmente coiiiprensibili, quanto piuttosto per I'attenzioiie, e dkei quasi l'affetto, che egli dimostra per gli iiteiiti della propria architettura, per le loro prevedibili esigenze e. perché no?, anclie per il loro benessere. , Jolilicoli,wPostscript3,, iil Fil,e Aic,lirects. Eiseiliilnri, Grcriws, Gii~crtliiirev.Hejriirk. Meiri, con testi di K . Frainpton e C. Ro\ve, Ne\" York 1975', P. 138. ' Cit. in U. Eco, " A f t e r secret kiiolodge", in Tiiiies Literc11y Sirppleirierrt. 4551, 22-28 giiigiio 1990, p.666. Si veda anche I foii~inlistii?rssi. Teoiirr ~Irlellnletrcrirricrn e iiietorlo critico, (tii.orig. Tliiniie c/c /r lirrér~oriiie,Parigi 1965, 1968'1, a cura di T. Todomv, Torino 1968. 'U.Eco, r~i.t.cit.. p. 666. ' S i veda A. Castellriiio, Alr11itterrio.r rl'niio e Iirce. Uiicr stoiin S I I Ricliriid iIfeier, Milano 1994. ' J . Hejduk, "Prefazione", iii Riclinid i\.leier, a ciira di G. Pettana, Venezia 1981, p. 13. *Cfr.CoIInges, a ciira di L. Nesbitt, Londra 1990; si veda aiiclie G. Pennena e R. Meier, " A Wliiter Sliade o f Pale", in ~oiittm,DCXXIX, giiigno 1982, p. 2. 7 R. ~ ~H~elazione,l i ~al second ~ ~~~~~~~l , Architectllre Foruin, Tlie Neii,i\.iotlerris, Tlie Royal Institution, Londra, 27 settembre 1990, pubblicata iii nbstrnct da T h e Academy Group, pp. 2-3. , Meier, d i progenaziolle,Desigii Sfi.olegies, otto,,ro,etti di ~ i ~ ~~i~~ h ~ and ~ ~d ~in ~nsob'e:elllnwgio1 9 7 4 , ~ .17. ~ ~ ~ i Livello dl corrosibrie ccpriferro m i n i m o nnn iil teiiipo, to, impiegato dal fronte di carbonatazione a raggiungere l'arii~atura; iil tempo, ti, occol-rerite perché si rnanifesti il danno inaccettabile. E regola coiilune assegnare la vita in servizio desiderata siilla base del tempo clie il fronte di carbonatazione iiiipiega per raggiuiigere I'aimahira. Il tenipo aggiuiitivo per la iiianifestazione del danno inaccettabile non è preso in considerazione, perché la sua predizione è piuttosto aleatoria; esso dipende sopiattutto dalla risposta locale del calcestruzzo che potrebbe essere tale da accelerare la progressione del danno. Sul piano pratico le considerazioni esposte sono tradotte in termini di durabilità mediante tre parametri: il rapporto aic, il contenuto di cemento e lo spessore del coprifei-ro. Per 1111a data condizione d'esposizione, la durabilità migliora al diminuire del rapporto aic e all'aumentare del contenuto di ceinento e dello spessore del copriferro. Con la riduzione del rapporto aic e con I'auineiito del conteiirito di ceriieiito la penileabilità del caicesh-uzzo si abbassa e con essa la velocità di penetrazione delI'aiiidride carbonica e, poiché a ogni diminuzione della pei~i~eabilità corrisponde, in geiierale, un auiiieiito della resistenza a coinpressione, i calcestruzzi di alta resistenza sono aiiclie i pii1 durabili. Un auineiito dello spessore di coprifei-ro noii compensa rié la maggiorazione del rapporto aic né la riiiuncia a cliilogiaiiuni di ceinento. Un coiiteiiuto adeguato di legante è fattore di bassa velocità di penetrazioiie, perché coii esso auineiitano sia la capacità di coiiibiiiazione della pasta di ceiiieiito nei confroiiti dell'anidride carbonica, sia il rapporto tra il volume di matrice legante, avente la peiliieabilità attesa dal rapporto alc usato, e il volunie delle interfacce niatricelaggregato grosso, che soiio notoriaiilente difettive. In accordo con altri autori, Browne assume per il processo di penetrazione dell'anidride carbonica iina semplice legge di diffusione x = ktn, dove x è la profondità di penetrazione in cin, t il tenipo in anni, 11= 0,5; il valore di k dipende dalla qualità del calcestruzzo, controllata coiiie classe di resistenza caratteristica. Sulla base di questo seniplice inodello, Browne Iia proposto le ciiive di pe-iietrazioiie mostrate nella fig. 4; esse indicai10 gli anni di vita in servizio in fi~iizione della classe di resisteiiza e per iin dato spessore del copriferro. Cai'atteristiche microstrutturali e durabilità Non essendo stata ancora presa alcuna decisione in merito alla tecnica costruttiva da adottare, al fiiie di dare un senso compiuto alla discussione si suppone: m che la struttura sia realizzata in calcestruzzo bianco, con anilatura in acciaio al carbonio; P- Aggngal. > Zona di i w Y o n r -1. omagena di mnrnio iclie la vita iii servizio desiderata sia nell'orditie di clualclie secolo; iche il grado di deterioraineiito sia i-iferito alla ftiiizioiialità estetica e perciò da considerare inaccettabile noii appena compaiono segni indicativi di iiiia probabile forinazione di maccliie di i-uggirie. In base a quanto esposto in precedenza e sulla scorta dell'esperieiiza acquisita nella costruzione di un'opera della stessa tipologia e di specificlie pressoclié siinili, la soluzione con il minimo di riscliio è nella scelta di un calcestruzzo di alta resistenza, nell'intervallo 60- 1 15 MPa. Al fiiie di chiarire le ragioni della scelta, è utile considerare il calcestruzzo coine un sistema coinposito costituito da una fase graiiulare, lapidea, dispersa in una lilatrice continua di pasta di cemento. È definitivainerite stabilito (figg. 5 e 6) che tra la iiiatrice inassiva e la matrice all'iiiterfaccia dei granuli d'aggregato grosso, per uno spessore di 50-100 p, esistono differenze microstnitturali marcate>4.5 La regione iiiterfacciale, nota aiiche coii il iioiiie di zona di transizione, differisce per iiiorfologia, coiiiposizioiie e densità. 111generale, al film cosiddetto dlrples, depositato sulla superficie dell'aggregato, segue una fascia ricca di cristalli laniiiiari esagoiiali d'idrossido di calcio, orientati e ben sviliippati, e di bastoncini intrecciati di ettriiigite. La porosità e la dimensione inedia dei pori sono maggiori; i pori non sono distribuiti uniforineniente, ina coiicenbati di preferenza a distanza di 10-40 p (fig. 7). Ricordando clie per le proprietà del calcestruzzo soiio detenilinanti le caratteristiche negative estrenie - sono tali una concentrazione locale di pori capillari, la presenza di vuoti dovuti a difetto di compattazione, gruppi di cristalli niolto accresciuti -, il coinposito è meglio rappresentato come una catena di tre anelli, nella quale il piH debole - la zona di transizione -collega i due più resistenti. Studi di laboratorio hanno mostrato che la fessurazione avviene in vicinanza dell'interfaccia fisica, entro il film clirplev, se tra l'aggregato e la pasta di cemento non vi è interazione chimica; si sposta al di là del film duplex se, coine nel caso del calcare, aggegato e pasta interagiscono (fig. 6). Questo significa che, per avere un miglioramento effettivo in termini di resistenza e di minore permeabilità, è necessario che la zona di transizione sia eliminata o, quanto meno, la sua difettosità sia ridotta, Alla formazione della regione interfacciale difettiva contribuisce l'acqua di bleeding che si raccoglie al di sotto dell'aggregato grosso. Dopo il getto, prima ha inizio la presa, e l'impasto fresco, come ogni sospensione di solidi pdcellari, sedimenta. Ma il movimento di caduta dellYaggregatoa a causa dell'interfewnza drmensiona1e, si arresta prima che le particelle di cemento abbiano finito di sedimentare. La pasta confinata tra gli aggregati grossi continua a sedimentare, indisturbata, fino all'inizio presa e l'acqua, che segrega, rimane localmente bloccata. Benchk sia possibile raggiungere resistenze elevate, riducendo il rapporto a/& mediante un aumento del tenore di cemento, tuttavia il criterio non trova applicazione pratica per motivi tecnici ed economici. La riduzione del rapporto a/c è più efficace nel rafforzare la matrice massiva attraverso la progressiva diminuzione della porosità capillare meno il giunto con l'aggregato grosso (fig. 8)6 e, agli alti dosaggi di cemento, l'impasto diventa difficile da manipolare perché troppo adesivo e la fessurazione di origine termica può diventare un problema per gli elementi strutturali di sezione maggiore a causa del calore di idratazione liberato dal legante. Un risultato migliore, sia dal punto di vista tecnico che economico, è ottenuto sostituendo a una parte del cemento aggiunte minerali pozzolaniche (fig. 9). Gli effetti sono decisamente efficaci, quando l'aggiunta contiene silice capace di reagire rapidamente con l'idrossido di calcio e quando la sua granulometria è piii fme di queiia del cemento. In base a questi requisiti, l'aggiunta pozzolanica c m i risultati migliori è il fiuno di silice o rnicrosilice. A cwsa dell'effettoJI1er e della produzione, già alle stagionature iniziali, di quantiti aggiuntive di silicato di calcio idmto, la microsilice produce un sostanziale affinamento nei pori, c m netta prevalenza di quelli di diametro 2-3 p, e un aumento dell'omogeneita micmstrutturaIe per la diminuzione della quantità di cristalli d'idrossido di calcio. Lo spessare della regìone interfacciale diminuisce a una decina di p e il giunto pastalaggregato si rafforza perché minore è la sua difettosità. In generale, la resistenza del calceatmizzo i? minore della resistenza della pasta di composizione uguale a quella in esso contata. Se il confronto è fatto sostituendo microsilice a una parte del cemento, le due resistenze diventano simili, a dimostrazione di quanto l'aggiunta abbia rafforzato il legame d'interfaccia e migliorato l'omogeneità microstrutturale della matrice massiva. L'aggregato può così coniribuire attivamente nel sostenere i carichi imposti e di conseguenza, nel campo dei calcestnizzi di resistenza >80 MPa in cui l'impiego di rnicrosilice è generale, la resistenza aumenta e, a parità degli altri fattori, si usa un aggregato mecctxnicarnente più forte. Condusione In accordo a quanto emerso nella discussione sui parametri di durabiliti, esistono concrete possibilità di rallentare il fronte d'avanzamento della carbonatazione a valori così bassi, da poter soddisfare il requisito di vita in servizio prima specificato senza incorrere nella corrosione dell'armatura. Perché l'obiettivo possa essere raggiunto, occorre ridurre la dimensione media dei pori nella meitrice cementizia, lo spessore e la difettosità dell'interfaceia, e questo put~essere ottenuto scegliendo un rapporto acqdlegante nell'intervallo 0,3-0'35 e sostituendo una parte del cemento con una percentuale di microsilice nell'intervallo 5-10 %. Poichè occorre anche elevata capacità deIla inatrice a combinarsi con l'anidride carbonica, è raccomandabile un dosaggio di legante intorno a 380-400 kg/m3. Con i rapporti di composizione specificati, la resistenza meccanica standard del calcestruzzo con la durabilità richiesta risulterà intorno a 80 Mpa. - R.D. Broivne, Anrericair Coiicrete h>slilirte ACI SP 65,1980, pp. 169-204. 'R.D.Browne, Ii~iproi~eitieirldf Coiicrere Ditrability - A11 Ittsritittiori of Ciilil Eiiginews Swliirar, Loiidon, maggio 1985. ' P.K.Mehta. Coscrete: Strtrctrrre. Prolierties a d ~areriali,Prentice Hall, ~nglewoodCI*, N.J., 1986. 'I. Odler e A. Zurz, Advaiices iii Cemenl Research, 1 , 1988, pp. 21-27. ' K.L.Scrivener, A. Bentur e P.L. Pratt, Advmices ai Ceti~entResearch, 1,1988, pp. 230237. G. Giaccio, Proc. 8th II~I. Cottgr. 011 rhe Clieti~isftyof Cerneirt,vol. VI, Rio de Janeiro, 1986 Materiali cementizi innovativi LUIGI CASSAR DirefforeRicerco e Sviluppo CTG (Centro Tecnico di G ~ p p o ) societd di lwkementi Group Introduzione I1 settore delle costruzioiii rappresenta iina delle piìi rilevanti industrie sia iii teriiiiiii di valore ecoiiomico che di iiiaterial i iitilizzati. A livello iiioiidiale questo settore vale diversi milioiii di miliardi di lire e assorbe inateriali per iiii valore di centinaia di migliaia di iiiiliardi per anno. Il settore si contraddistingue, quiiidi, per la grande utilizzazioiie di inateriali, tra i quali giocano 1111ruolo importante il ceiiiento, l'acciaio, il legno, il vetro, i iiiateriali ceramici e i poliineri. Tra questi materiali il cemento e i1 calcestruzzo rappreseiitano oltre il 20 per ceiito dei coiisunii totali. La tabella 1 inostra che c'è uiia biioiia correlazione tra il coiisumo aniiuo del iiiateriale e il suo prezzo di mercato, e coilferiiia che il successo dei inateriali cementizi è determinato in iiiaiiiera iiiiportante dal costo iiecessario per la loro produzioiie.' La tabella 2 iiiostra inoltre che i iiiateriali cementizi, collocandosi tra i materiali a più basso costo energetico, possoiio contiiiuare a iiiaiitenere la loro leadership di costo e di consu1110.~ U11 terzo fattore d'estreina iinpoi-taiiza e attiialità per i materiali è la facile riciclabilità. Per i materiali ceinentizi la riciclabilità è garantita dallo stesso meccanisiiio di forinazioiie: I'idratazione del ceiiieato porta, infatti, alla forinazioiie del calcestruzzo; la sua disidratazioiie termica piiò perinettere di riotteiiere il cemeiito. Questa ipotesi (fig. 3), già sperimeiitata iiei laboratori di Italceineiiti Group, coiiferma L I I ~possibile riciclo ecoiiomico di questi materiali. Il materiale 11 ceiiieiito è utilizzato priiicipalnieiite in stnitture coniposite, tra le quali il calcestnizzo è l'esempio piìi diffiiso. Nel calcestruzzo tradizioiiale, ampiamelite utilizzato nel settore delle costnizioni, le caratteristiclie iiieccaiiiche soiio iiiferiori a quelle dei singoli coriipoiiei~ti,al contrario di quanto avviene iiei noriiiali coinpositi strutturali. La tabella 4 ino- Costo energetico per unità di volume riferito a quello del cemento Portland t-- Cemento P allumlnlo compositi a matrfce organica I Vetro mat. plastiche siruiturali 1 Polimeri 7 Acciaio comune I Acciaio inox Alluminio 32 Aspetti energetit iateriali cementii manufafti stra, infatti, che le rocce silico-calcaree hanno resistenza alla cornpressioile di 2000 Kgtcni', le paste cementizie hanno resistenza alla coiiipressioiic di 1000 Kgtciii', inentre il calcestnizzo tradizionale iioii supera i 500 Kg/ciii2. Questo aspetto proinette iiiia fase evoliitiva inolto interessante e le figg. 5 e 6 mostrano come con I'introdiizioiie di nuovi inateriali ceiiieiitizi, quali i ceinenti DSP, i ceinenti fibro-rinforzati e i cenieiiti DSP e MDF fibro-rinforzati, siano in grado di produrre materiali cenieiitizi coli resistenze meccaiiiclie seinpre pii1 elevate, che si avvicinano a quelle dei metalli.' Questi nuovi materiali noli solo coinpor- sta sviluppandosi in niodo molto iiiteressante. A partire dagli anni Ottanta i valori di resistenza alla flessione dei iiiateriali ceiiientizi sono notevoliiiente aunieiitati, grazie agli studi siilla iiiicrostruttiira e siilla ridiizioiie dei difetti interni del materiale. È possibile oggi preparare materiali cementizi con resistenze alla flessioiie inaggiori di 600 Kgtcm', ed è prevedibile nei prossiini anni la produzione industriale di nlanufatti con resistenza alla flessioiie di oltre 2000 Kgtcm'. Si tratta di un valore di grande interesse industriale, clie pub pennettere di entrare in nuovi settori applicativi con materiali cementizi di spessore sottile.'-" taiio un miglioraineiito della resistenza meccanica, ma ariche della teiiacità?-' Nella fig. 7 so110 riportati i valori di resistenza alla coiiipressioiie otteiiibili coli materiali ceinentizi dall'inizio del 1900. Come si può osservare, in un secolo si è passati da 200 Kg/cm2 a oltre 2000 Kgtcni', ed esistono indicazioni che perinettono di prevedere I'ottenimeiito di inateriali ceinentizi con resistenze ineccaniche ancora superiori (8000 Kglcin'). E iinpoi-tante aiiche considerare clie L ~ I I materiale con resistenza alla coinpressione di oltre 2000 Kgtcm' è ottenibile in modo riproducibile e a livello industriale? ' Anche la resistenza alla flessione (tab. 8) 2 cementi fibro-rinforzati materiali cernentizi Resistenza afla compressione valori tipici (Kglcm') DSP ed MDF tradizionali Rocce silico-calcaree Paste cementizie Calcestruzzi cemento 1O 0 0 $00 I l I 4 resistenza meccanica MDF I ,MDF, DSP La tabella 8 mostra i livelli d'energia di frathlra di diversi materiali. Coiiie si può osservare, il calcestruzzo tradizionale coi1 120 Jlm' è un materiale fragile, a livello dei iiiateriali cerarnici, delle rocce e di poco superiore al vetro. I calcestruzzi rinforzati con fibre peimettoiio di arrivare a valori d'energia di frattura di 30.000 Jlin2,circa trecento volte superiore a quella del calcestruzzo tradizionale e soltanto tre volte inferiore a quella dell'acciaio." Nella tabella 9 viene riportato 1111 confronto tra i materiali cenientizi innovativi e alcuni importanti materiali di liso corrente. Coine si può facilmente osservare, i materiali cementizi sono entrati in una nuova era e le conoscenze attuali permettono di prospettare nuovi liiniti prestazionali, e di suggerire aree di applicazione ancora inesplorate. Per accelerare questo processo d'innovazione tecnologica, sono iiecessari elevati i~ivestinieiiti. Italcenieiiti Group ha attivato importanti collaborazioni con il Politecnico di Milano - Dipartimento di Ingegneria Struttiirale - coli il coiiivolgimeiito dei professoii Migliacci e Biolzi, e dei loro collaboratori.'.'"" Lo studio di questi nuovi niateriali richiede non solo nuove inetodologie di progettazione, ma conoscenze sulla diirabilità, la messa in opera e i nieccaiiismi d'additivazione. È indispensabile la collaborazioiie con l'università e sarà utile orgariizzare incontri specifici su questi argoi-iieiiti anche nell'ainbito del Politecnico di Milano. Esempi L'utilizzo di ii-iateriali ceinentizi ad altc prestazioni nell'ingegiieria civile è già iniziato, con ad eseinpio, la realizzazione del grattacielo Triaiioii costruito a Francofoite (R<1=85Mpa).I5 Le proprietà di questi inateriali pei-inettono la produzione di iiiaiiufatti mai preparati utilizzando il ceiilento, coine, ad esempio, le poltronciiie per inetropolitana ottenute per stainpaggio di un mate- Energia di frattura di materiali da costruzione (Jlml) = Vetro Ceramiche. rocce Calcestruno trai <l00 lale Materie plastiche Calcestruno speciale con fibre Acciaio 5 120 1000 30.000 nale wmenhb fi'bro-dn@o~aa~ a elm- za resi- alt21llessi6nieA Qgmt9: ma~ufattoViene n ~ m l m e u m prohtto t~ifi~rnnde comp(asitì a brme di reiTne pafim&re fnsswl fifffwale: con fIhm di vatrra, Un%altra rwiix.aaajone: 8 rapprmentah da urla vmbb per mulina per cBm&ra, realCwata ~ a maleeriala n camenthio. flbQ&&lXEW &@ W~Z~WB GWT- pK&sio~edr 3500 &g/6mo. In ~ w t caso a il, naat&iak cemWiid & entraio in compaizione cari rmmuki allic ci, offrendo vamggi oisebq n 4 fmte della proprietb nati-abrasione attraverso i'usa d F a ~ j p g a speciali ti a b m d"a-a.' Un ultima malizwicme e mppreaemta Cclndudrri NeJ XX stxolo I5industrh del ha inveti& in W& iiia8decifi nell%wadane di pl'beesso.Questa sfmm h piames10 di ridurre i casti di pduWonc, &hzr?e le 8ntiSmwi di poIxri Q di ma mig3bae ia @ali& dd prodotto t! mndere facile e aumdico il wmoilo del pr.wan pmhttFvoO &%e: del s E C Q & ~ ; i uIl'a~6dfP rsGc)ne delk mtim~erm di bm m m TG, e il loro i m f w vma disoontsI X l &wB~Q@& ~ n f d 6 ~k?&l@, b pmspttive per m w e q#&azionj soa0 ".L. Guiiler~?ni,L. Qm. S. C a ~ i a n es G. Castddi, "New B e m l w n t ~in CmMto Cement.-Bad Mateciab Reinforced with R b s Potynoacs" IvFatwiab Engkemimg 1995, bfl--).pp. 167-17b- 'P. @~lpx&''destiw EmddyCqcwrts;& New !hm!: 4th , ' S.P. 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Adislf&d," E W i din$ensiondi aufla =I&ma alla eomure%8Ionodi nmtwWaK sementi ad altissima resbtenza", L'Industria Italiamt del Cemeqto, in corso di stampa G.L. Oju~YrioS,L. Biakzi,p. CoLoml@? L Cassas, "lu rplci$tisi&r~a d MWhaatml ~ r t i m H~ P e r f w a e comete**, wlwione l e s a l misntata d Wfth CAWAGTlA&r W. ~ o a i w - Maydptiein md iatlser C~pmkilM m a tn,~Concrete" fl&~e~lia10 lH?). ~ a n d akPrancoforte", L'Industria Italiana dei Cemento1996,716, pp. 860-71 La struttura L E 0 FINZI Professore Ordinario del Politecnico di Milono La definizione corretta della componente strutturale degli edifici destinati al culto e 1111 tema che c sciiipre stato presente e in iiiolti casi condizionante sin dai tempi antichi della civiltà greco-roinaiia per consentire la realizzazione di ambienti destinati ad accogliere centinaia di fedeli. Le tappe della progressiva affeimazioiie della Cristianità, soprattutto in Eiiropa, sono state segnate da costnizioiii seinpre più iiiiponeiiti. I1 secondo inilleniiio vede cosi diffondersi la chiesa-cattedrale o il santuario, di diiiieiisioni imponenti in pianta e in alzato. In loro, il blocco di pietra naturale tende a sostituirsi al inattoiie nelle colonne, negli archi a tutto sesto, acuti o ranipanti e non, e nelle volte, evitando owiiiqiie possibile le azioni di trazione e riducendo quindi al minimo gli incatenamenti. Si tratta però di opere eccezionali, cui si affiancano chiese, chiostri e conventi piìi a misura d'uonio, costruiti con largo impiego del mattone tradizionale e utilizzando, in presenza di luci tiiodeste, travate lignee per sorreggere manti di copertura, così da evitare la messa in gioco di spinte rilevanti. Ma la rivoliizione industriale del secolo XiX cambia le regole del gioco. L'acciaio fa la sua comparsa da protagonista e contrappone all'arcata roinana di mattoni o di pietra in conci il "ricamo" delle grandi strutture reticolari di Eiffel, Ritter e Culiiianii, mentre coiiiincia ad affermarsi un nuovo sistema costiuttivo fortemente iniiovativo: il calcestruzzo annato, felice conmbio tra la muratiira e l'acciaio. Ecco che allora il progettista di edifici per il ciilto si sente libero sia nella scelta delle foime sia in quella dei inateriali, e cessa perciò di essere legato a moduli e a tipologie clie per molti secoli lianno dettato legge. Paradossalmente, un tale allargamento d'orizzonte determina una crisi. Ora tutto è possibile: inattoni, calcestruzzo, acciaio, legno lainellare e noti, e perfino lastre translucide, sti-~ittureche riproducono su anipia scala il tema della tenda. E le fornie possibili si fanno ancora piìi varie, lastre piane o curve, reticoli spaziali, sistemi di fiini o di teli pretesi, Libero da costrizioni nelle scelte che deve operare, l'architetto, assistito tra l'altro da mezzi di calcolo raffinatissimi e potentissiini, oltre che sempre piìi facili da usare, disegna opere spesso iiiolto belle e fi~nzionali.Ciò non wol dire clie non sia stato possibile realizzare opere di gran pregio prima dell'esplosione inforiiiatica degli ultimi decenni. Basti a questo proposito ricordare tra le tante la Chiesa di Sant'Eiirico a San Donato Milanese, progettata da Gardella, quella di Michelucci allo svincolo autostradale di Firenze, o quella di Santa Maria, opera di Nervi, a San Francisco. Ma sono opere i11cui traspare il valore dell'artista, capace di felici intiiizioiii e di capacità espressive eccezionali, piuttosto che l'affennazione di nuove concezioni strutturali legate a niiove tecnologie e all'inipiego di nuovi materiali. Quando però, coine nel nostro caso, si deve pensare a decine di chiese e relative opere parrocchiali da costruire in tempi brevi e a costi ragionevoli, si vede che prendono corpo in quest'ottica probleiiii d'ottiiiiizzazione che le costi-tzioiii tradizionali dei secoli passati avevano affrontato e faticosamente risolto nel corso dei secoli, ma coi1 riguardo soltanto alle classiche strutture murarie. Si fa, inoltre, sempre pii1 protagonista della vicenda progettiiale e costruttiva I'infliieiiza delle coridizioiii ambientali sii1 coniportaiiieiito, la durata e, quindi, sui costi di costruzione e maniitenzione dell'opera. Ma chi avrebbe pronosticato una risalita della falda freatica al ritmo di circa un metro l'anno dai trenta metri di profondità, dove era rapidamente discesa nel dopoguerra, ai dieci o anche meno che il costnittore d'oggi deve affrontare? E chi avrebbe previsto il degrado generalizzato e assai rapido delle falconature del nostro Diionio o delle niiinerosissiiiie statue poste alla sommità delle guglie, che richiede la sostitiizione aniiiiale di un centinaio di metri cubi di marmo? Se I'ambicntc condiziona aiiclie le strutture tradizionali attraverso nieccanisnii tiitto soininato ben noti, uii'analisi a se richiedono gli effetti della iuggine, delI'iiifragiliiileiito, della carbonatazione sulle sh-tithire che fanno appello all'impiego di materiali innovativi. Si tratta dunque, anzitutto, di affrontare e risolvere il problema della diirabilità e degli oneri di gestione per le iiiiove tipologie e le niiove tecnologie. Qui si confrontano gli effetti del degrado ambientale, la limitata conoscenza dell'invecchiainento dei materiali innovativi usati ma non adegiiataiiiente sperimentati, la necessità di contenere i costi di costruzione di gestione entro limiti ragionevoli. Le situazioni sono molto varie, ma è evidente, per fare iiii esempio, che una costruzione in cemento arinato e in genere meno esigente dal piinto di vista degli interventi inanutentivi di una tensostriittura che deve essere periodicamente "riaccordata", coine tino strumento iiiusicale, con operazioni delicate e coinplesse. Poiché mi occupo da decenni dello stato di salute del Duomo di Milano e seguo alcune chiese in fase di ristnitturazione, so bene come il degrado sia oggi il probleina dei problemi e richieda la collaborazione di tutti per poil-e rimedio a fenomeni che si propagano seguendo leggi esponenziali. Accade cosi che anche l'ormai classica struttura in cemento armato debba essere ben proporzionata in temi di copriferri, per garantire che le barre di armatura non siano corrose da fenomeni di carbonatazione o di attacco acido, e comincia a farsi strada l'uso di b a i ~ edi arinatura autoprotette, ad eseinpio, zincate a fiioco. Quaiito ora si è detto, induce sempre piìi il progettista striittiirale, iiel definire la struttura poi-tante di 1111 edificio di culto, a porre I'acceiito siil comportamento della stessa iiegli stati di servizio e su iiii'atteiita defiiiizione dei particolari costiiittivi clie soiio piìi idonei a garantire la fiiiizionalità e la durata. Non è compito facile, perché nel nostro secolo, a fronte di nuovi materiali e iiuove tecnologie, si è dato gran rilievo in termini di priorità alle indagini clie garantivano la sicurezza della costruzione nei coiifroiiti di iin possibile collasso generale o parziale. In qiiest'ottica liaiino giocato 1111 riiolo da protagonisti, da iin lato, le azioni (carichi, sovraccarichi, variazioni terniiche, interazioni fra terreiio e stiximira, azioni dinamiche di iiaitira eolica o sismica) e, dall'altro, la resistenza ultima dei materiali impiegati. Negli ultiiiii decenni si è cominciato a porre l'attenzione sul coinportameiito della costruzioiie, quando essa è soggetta alle azioni che la impegiiaiio quotidianaiiieiite, e sulla risposta che la struttura da a esse, inettendo iii priino piaiio i fenoiiieni lenti e capaci di cuinularsi, clie danno luogo alla deriva nel teinpo degli stati deforiiiativi e, di riflesso, tensioiiali nelle varie parti della costriizioiie. Molto si è fatto, iiia molto resta aiicora da fare, e ancora oggi le normative eiiropee o nazioiiali dedicano alla "verifica collasso" graii parte delle loro prescrizioni: priniirni i~iilere,deirlrle yhilosoyhnre. La libertà, oggi offerta al progettista dell'edificio di culto, è, come abbiamo detto, inolto ampia, ma presenta, per ciò stesso come rovescio della medaglia, iiiia grande varietà di soliizioni pregevoli, clie comportano tuttavia iina grande vaiietà di pai-ticolari co-sti-~ittiviinnovativi e privi di una consolidata sperimentazione sul campo. Io credo, quindi, che, se è giusto dare spazio alla fantasia da 1111 lato e all'eco- iiomicità dall'altro nella fase di prima ideazione, occorre porre grande attenzione alla scelta dei materiali da impiegare, alle sequenze di esecuzione, alle tolleraiize da rispettare e verificare e, nel caso di soluzioni fortemente innovative, anche al periodico coiitrollo (addirititira, e uii monitoraggio iiei casi di maggior rilievo) dell'effettiva risposta stiutturale, per trarne indicazioni utili alla eliniiiiazione degli inconvenienti propri di iiiia qualsiasi "prima serie". Varrebbe allora la pena di seguire, attraverso uii'opportiiiia struttura di coiitrollo, le decine di cantieri clie dovrebbero aprirsi a cavallo della fine del secolo, per acquisire il massimo d'iiifonnazioiie e di controllo sugli edifici di culto che andranno sorgendo. Vele in calcestruzzo bianco e problemi strutturali GENNARO GUAIA CiG (hakementi GroupJ Se il bianco è essenziale per l'arcliitettura di Meier, la sfida posta agli strutturisti - per gli elenieiiti più significativi della chiesa - era quella di proporre una soluzione che non costringesse al ricorso a intonaci, caratteristica finitura di molti dei suoi progetti americani. Il materiale con cui affrontare questa sfida non mancava, ed è proprio della tradizioiie italiana, ossia il calcestiuzzo bianco, nella versione che Meier avrebbe certamente scelto: il bianco con frazioni fini e niedie ottenute dal marmo di Carrara, legate con un cenielito bianco appositaniente messo a punto da Italcementi Group. I primi motivi di seria riflessione sono nati sulle modalità costruttive da adottare. Poco adatte, forse anche perché estranee alla cultura del nostro Paese - specie se riferite a edifici storici o di culto sono apparse le soluzioni che, in prima ipotesi, erano balenate in testa agli st~utturisti americani consulenti di Meier. Soluzioni clie vedevano le "pareti sferiche" costituite da una struttura metallica interna, sostegno di lastre in calcesti~~uo fissate a far da superficie interna ed esterna, successivamente intonacate. A parte i problemi di deforinabilità della struttura, sotto l'azione degli agenti esterni, l'eterogeneità dei materiali impiegati, appiccicati l'uno sull'altro, è subito parsa non poter dare sufficienti garanzie sulla durabilità dell'opera. Non si confonda il nostro caso con le cupole o le volte realizzate con questo, o analogo, sistema iin po' ibrido in altre parti della terra: l'originalità della fonna della Chiesa del 2000 cela nella sila apparente semplicità tali e tante dissiminetrie che generano, a loro volta, pesanti interessamenti statici di alcune parti della struttura, di cui sono quasi certamente esenti le più famose superfici curve apparse in questi ultimi anni sulle riviste di architettura. Eseguite le prinie verifi- che, il ricoiso al getto a tutto spessore in calcestruzzo è apparso inevitabile da una parte e possibile dall'altra. Getto in opera o prefabbricazioiie è stata la seconda questione da affrontare. Né l'una né l'altra soluzione sono prive di vantaggi ed esenti da difficoltà. Sono stati analizzati -per i due casi - sia i costi di realizzazione sia gli inconvenienti in cui si sarebbe pohito incappare, sia i rimedi che avrebbero richiesto. Alla fine sono prevalse le ragioni della prefabbricazione - accettate dall'architetto - almeno per due motivi, che possono sembrare banali o molto terra terra. Per prima cosa, un elemento prefabbricato mal riuscito - non va dimenticato che il getto deve portare a una lucente faccia a vista - può essere scartato e rifatto, e ciò genera solo qualche lamento da parte dell'iinpresa; per seconda, il controllo delle fessurazioiii e la loro eliminazione, al limite, sono molto più agevoli. Una fessurazione nelle stiutture clie sorreggono la piramide al Louvre può anche essere tollerata (se ne accorge solo chi, per defonnazione professionale, va a cercarsela). Una fessurazione, che, Dio non voglia, diventi passante, porta a conseguenze molto più sgradevoli su una volta non inipernieabilizzata, esposta agli agenti atmosferici. I1 desiderio e la necessità di trovare una soluzione tecnica, clie non snaturasse la splendida immagine suggerita dal progetto architettonico - le grandi parcti clie delimitano a sud la chiesa, come candide vele di galeone tese al vento -, hanno spinto il team di strutturisti a cercare e ricercare uno schema strutturale che ricalcasse, nei segni visibili, la linearità del disegno architettonico. Spicclu ritagliati su una sfera cava son le vele - l'asse dei poli, orientato da est a ovest, sul pavimento della chiesa, i paralleli su piani verticali, i meridiani a guidar la curvatura dei profili di sommità -, spicchi che ricalcano analoga geometria degli elementi prefabbricati che la costituiscono (fig. 1). Ci sono poi le grandi aperture che collegano la navata centrale con le due navate laterali di questa chiesa, sviluppata solo sul lato sinistro; aperture clie tagliano iinperiosatnente le pareti che le delimitano, tanto clie le due navate laterali, viste dall'iiiteino, diventano una sola. L'effetto è di grande leggerezza, ma le belle superfici cui-ve, anche se l'occliio non riuscirà ad apprezzarne il fenomeno, si coiitorcoiio nella ricerca degli equilibri alterati, creando, com'è logico, dei punti di sofferenza in particolare agli incastri al siiolo, laddove il materiale è assoggettato a sollecitazioni non trascurabili. Per fortuna, il calcestruzzo che sarà utilizzato, oltre a essere bianco e arricchito di componenti che aiutano a mantenere il bianco nel tempo, è anche un buon calcestruzzo strutturale, capace di garantire le necessarie resistenze. Si impiegherà, infatti, un materiale resistente a circa 70 NIinni2 a compressione (non si sale a valori siiperiori per avere un iiiodulo elastico ragionevolmente contenuto), pur progettando la stiumira in modo da contenere le sollecitazioni nel rispetto dei limiti posti dal nostro attuale regolamento, che prevede l'utilizzo di calcestruzzi con resistenza inax di 55 N/mn12. C'è ancora qualche probleina da risolvere. 111 certi punti singolari la stainpalite collegata al coinputer, con cui si studia il comportamento della struttura, ci restituisce mappe delle tensioni caratterizzate da colori molto accesi o molto cupi, il che vuol dire tensioni piuttosto elevate. Giostrando con gli stati tensionali indotti dalle arniature post-tese, ci si sta awicinati abbastanza rapidamente alla soluzione ottimale. Tuttavia, non è il probleina del "far stare in piedi" la struttura quello che preoccupa, quanto quello di garantirne ,' la durabilità nel tempo. A questo scopo si è ritenuto che il miglior accorgimento adottabile fosse quello di mantenere in compressione tutte le parti esposte agli agenti atmosferici, onde impedire il formarsi, o provocare il ricliiiidersi, di eventuali fessurazioni clie, raccogliendo lo sporco, potrebbero causare il degrado estetico delle vele, e, peggio, potrebbero diventare vie preferenziali di penetrazione della carbonatazione, costituendo un potenziale pericolo di attacco delle armature: non delle armature principali, che per scelta progettuale ed esigenze costruttive sono state teiiiite molto in profondità, ma delle aimature più superficiali, costituenti la gabbia di regolamento o di sostegno delle guaine delle armature post-tese. in altre parole: gli elementi prefabbricati saranno montati uno sull'altro, e bloccati uno all'altro in verticale da barre in acciaio ad altissima resistenza messe in tensione, che imprimeranno, fin dalla prima serie di corni, forti compressioni sulla superficie esterna, che sarà oggetto delle maggiori trazioni, generate, principalmente ma non esclusivan~ente,dall'effetto inensola, dovuto dalla curvatura delle volte. Tale stato tensionale sarà maggiorato, o corretto, dall'attivazione di cavi post-tesi, ancorati alle fondazioni da una parte e dall'altra alla sommità della prima fila di conci, che in prosecuzione delimitano superioinlente I'apertura dei portali, o costituisco~iola sommità delle pareti (figg. 2 e 3). Si stanno ricercando soluzioni che non rendano questi tensionainenti un rompicapo per il cantiere, pur prevedendo che sarà molto difficile, per non aggravare certe situazioni al posto di migliorarle e limitare il tiro esclusivamente a due o tre valori. A proposito, non sarà del tutto banale il sistema di sollevamento e collocamento in opera di questi conci prefabbricati, dato che, essendo accostati l'uno all'altro, possono solo essere movimentati appesi al lembo superiore, e la loro inclinazione varia, aumentando, da terra alla soinniità delle pareti. I1 loro peso è di circa 12 tonnellate. L'approfondimento delle fasi progem~ali ha confermato quella che era la prima impressione. Nulla in quest'opera può essere demandato al poi, alla buona volontà o all'esperienza degli uomini di cantiere. Tutto, in accordo con loro, dev'essere studiato in anticipo, tenendo conto delle varie fasi di lavorazione e dell"'ambiente" in cui sono svolte - I'officina per le cassefomle e le gabbie di aimatura, il cantiere di prefabbricazione, il cantiere vero e proprio -, per chiedere a ciascuno di loro le prestazioni e le tolleranze possibili. Attualmente si sta realizzando il cassero per gettare quattro conci in scala reale la loro dimensione è di circa 3x2 metri, 79 cm di spessore - che, montati sull'asse di simmetria di una parete, consentiranno di simulare le fasi di montaggio e di tiro delle barre in modo sufficientemente realistico. Soprattutto consentirà di dimostrare la corrispondenza delle superfici ottenute all'idea che Meier ha di esse. Questo cassero ha le superfici con curvatura unica orizzontale e variabile verticalmente. Quindi, non può essere realizzato con lamiere calandrate. Si deve costniire un modello del concio in legno e farne il controstampo in resina. Tale controstampo - il cassero -, opportunamente levigato sulle supellici di contatto con le facce a vista, deve essere mantenuto tale nei getti successivi e assoggettato a vibrazione durante il getto del calcestruzzo, per evitare il formarsi di bolle d'aria sulle superfici a vista e, contemporaneamente, la deformazione delle parti in resina sotto vibrazione e pressione del calcestruzzo gettato, alterando così la geometria del concio. Sono problemi nei problemi: per ognuno di essi si sta trovando una soluzione, utilizzando e adattando metodi più o meno tradizionali, e più o meno utilizzati in altri cantieri. Con un po' di presunzione si può affermare che, nel suo insieme, il cantiere adotterà tecniche sicuramente originali, se non addirittura innovative. I1 2000 è vicino; si deve operare rapidamente senza farsi prendere dall'affanno, clie non aiuterebbe. Certo, non ci si può sedere ad aspettare che altri risolvano i problemi che sono insiti in quest'opera e solo di quest'opera. PWJTA PEZZO N.V3-G-IO PARTICOLARE ANCORAGGIO PIANTA PEZZO N'V.3-G-l1 SEZIONE V E R T I W OEL GIUNTO Bianco e luminoso A W WILDNER Pilkington Europa Quando il concorso inteinazionale a inviti per la Chiesa del 2000 ha dichiarato vincitore l'architetto Ricliard Meier, "bianco e luininoso" è stata la definizione del progetto del grande americano resa dalla stainpa specializzata clie ha imnediatamente convinto noi della Pilkiiigton-Siv: quella sarebbe stata la duplice direttrice su cui operare per giungere alla soluzione delle vetrazioni. E "bianco e luminoso" specificatamente riferito alle competenze della Pilkington-Siv significa ipotizzare una vetrocamera di tonalità neutra, quindi priva di impronta croinatica, e assolutamente trasparente per lasciar correre la luce a esaltare quella feconda dialettica tra spazi e ombre intesa come sofisticata espressione dell'architettura di Meier. Meier dice: "Nel rapporto con il vetro e il cemento la tecnologia ci è venuta in aiuto, offrendoci la possibilità di adottare una speciale vetrocamera della Pilkington-Siv, l'ideale per una perfetta trasniissione della luce". Dicevamo infatti clie se la luiilinosità è uno dei cardini del pensiero di Meier, inai coine in quest'opera di significato cosi sacro e spirituale la luce, che diventa sinonimo di fede all'interno delle mura della Chiesa, assume un ruolo centrale nello svolgiineiito del tema. Ecco quindi che, con nostra grande soddisfazione, alla Piikington-Siv veniva conferito un ruolo fondamentale, cioè quello di progettare e produrre, ponendo in campo l'esperienza internazionale e la tecnologia del gruppo, le vetrate attraverso un conipiesso percorso di ricerca cromatica e funzionale alla destinazione dell'opera. Lo studio è stato così articolato sui seguenti principali parametri: Trasparenza Favorendo la inassima trasmissione luminosa e l'assenza delle fisiologiche dominanti di tonalità tendente al verde rese dal vetro float di corrente uso, viene usato per entrambe le lastre costituenti la vetrocamera lo speciale float extrachiaro Optiwliite che, grazie all'iinpiego di particolaii componenti, assicura una eccezionale trasparenza. Colore neutro Coine nelle altre opere anche qui Meier conferisce inderogabilmente al vetro il sito colore rigorosamente canonico, owero grigio-neutro; Pilkington-Siv propone, senza inoltre incrementare la riflessione luminosa esterna, un trattaiiiento superficiale di coatizzazione a base di metalli nobili deposto con procedimento magne- tronico sotto vuoto con la fiinzione di contenere il flusso della radiazione solare che interessa le vehate. Sicurezza In funzioiie della particolare destinazione dell'opera, assoluta priorità è stata data al fattore sicurezza delle vetrocamere cosi risolta: itempra tennica con procedimento orizzontale Delodur secondo noima Uni 7 142 eseguita sulla lastra esterna Optiwliite spessore 10 inm. ilastra interna stratificata di sicurezza sigla Optiwhite spessore 1011 1 mm con interposto fihn in PVB che, oltre a fornire prestazioni di sicurezza semplice classe B secondo noima Uni 7172, assicura la finzione di parapetto interno con portanza di l00 Kg./nil. Risparmio Energetico Il trattamento basso-emissivo Thermopliis Neutrals, deposto mediante processo magnetronico a base di inetalli nobili, consente, con un coeficiente di trasinissione tennica K = 1,l W/iiiZK,di beiieficiare di un significativo rispai~nioeiiergetic0 senza influenzare, grazie all'asseiua di doininaliti cromaticlie, la voluta neutralità della vetrocamera. Compatibilità tecniche di intervento PASQUALE ZAFFARONI Mopei I1 Giubileo è un evento importante per molti e certamente lo sarà anche per Mapei. La nostra società, infatti, è stata scelta, grazie alla ricerca e all'innovazione nei prodotti, che la pone ai massiiiii livelli mondiali nel settore della cliiinica per l'edilizia, per studiare, in collaborazione con Italcementi, prodotti e tecniche di intervento da adottare per la costruzione della prestigiosa opera religiosa progettata da Ricliard Meier. Stiamo parlando naturalmente della Chiesa del 2000, simbolo del Giubileo e luogo di comunione per i fedeli di tutto il mondo. Le problematiche da risolvere per I'attuazione di un'opera cosi importante owiamente sono molte; il nostro compito, che peraltro ci è congeniale, è di additivare i calcestruzzi, impeimeabilizzare e formulare gli intonaci. I calcestruzzi speciali, di colore bianco, delle vele saranno additivati, infatti, con l'innovativo Mapefluid X404, iperfluidificante acrilico, per conglomerati ceinentizi a lungo mantenimento della lavorabilità, mentre I'iniperineabilizzazione verrà fatta con Idrostop, nastro idroespansivo acrilico, e con Mapesil LM, sigillatite siliconico a base ainininica a basso modulo elastico, materiali già esistenti nella gamma dei prodotti chimici per l'edilizia Mapei. Per quanto più specificatainente riguarda la messa a punto delle malte da intonaco, è stato necessario attivare 1111nuovo prograiruiia di ricerca per formulare un prodotto inedito che soddisfacesse le particolari esigenze di questo progetto. Il bianco, sinonimo di purezza e di luminosità, è stato scelto dall'architetto Meier per i calcestruzzi degli elementi prefabbricati curvi clie conipongono le splendide vele e di colore bianco dovranno essere logicamente anche le opere di servizio clie fanno da contorno e conipletano, rafforzandolo, come in un qua- dro, il soggetto principale rappresentato dalla Chiesa del 2000. Stiamo parlando evidentemente dell'oratorio, luogo di i n c o n ~ odella comunità giovanile, e della casa del parroco. Queste opere saranno costiuite in muratura tradizionale e successivaniente dowaniio essere rivestite con un intonaco e con una rasatui-a fine il cui bianco riprenda e si unisca ui un legame indissolubile con il bianco delle vele. Questa esigenza, che non è peraltro I'unica, non è ottenibile con facilità in quanto il colore viene influenzato oltre che dai componenti che costituiscono le malte, anche dal grado di finitura; in nessiin caso, comunque, potrà essere uguale a un elemento gettato in prefabbricazione. A proposito poi di durabilità, è evidente che gli intonaci devono essere in grado di resistere alle condizioni ambientali a cui saranno sottoposte le strutture durante il corso degli anni. Per soddisfare questa caratteristica abbiamo identificato le principali proprietà che le malte da intonaco devono possedere per assolvere, in termini di durabilità, quanto viene richiesto da un progetto cosi importante: - contenere leganti compatibili cliimicainente con l'ambiente circostante - essere fisica~neiitee meccanicamente compatibili con il sottofondo in muratura - aderire perfettamente al sottofondo - possedere un basso iitiro possedere un basso valore di assorbimento - Compatibilità chimica Le comuni malte di allettamento e da intonaco vengono confezionate per lo più iitilizzando leganti idraulici clie, iiotoriainente, conteiigoiio un certo numero di sali solubili, quali, ad esempio, idrossidi di calcio, silicati di sodio, solfati di calcio e di sodio. In presenza di umidità questi prodotti possono interagi- re con l'ambiente determinando sia la foniiazioiie di efflorescenze, sia il degrado degli intonaci a causa dell'auinento di volume che si origina durante la fase di cristallizzazione. Compatibilità meccanica La compatibilità meccanica può essere definita come "la possibilità di ripartire omogeneamente gli stati tensionali insorgenti fra l'intonaco e il sottofondo quando delle sollecitazioni meccaniche vengono indotte dall'esterno". Generalmente le malte di cemento possegono proprietà meccaniche elevate e in ogni caso superiori a quelle delle malte di calce. Pur non essendo facile stabilire la soglia di compatibilità meccanica fra l'intonaco e la muratura, possiamo affermare che riducendo al minimo la differenza di modulo elastico fi-a i due materiali, si diminuisce il rischio che sotto l'azione di prevedibili sollecitazioni esterne l'intonaco si possa staccare. Compatibilità fisica Ai fini della durabilità I'intonaco deve possedere una buona resistenza al gelo. L'aumento di volunie dell'acq~iapresente nelle porosità della malta, causato dalla variazione ciclica della temperatura ambientale intomo a O" C, genera una pressione inteina d'entità tale da distiuggere progressivamente la microstruttui-a cristallina della matrice cementizia. Ai fini della durabilità l'intonaco deve quiiidi possedere una buona resistenza al gelo. Non vanno poi dimenticati il ritiro plastico e igrometrico che, necessariamente, devono essere i pii1 bassi possibili. Le malte, come tutti i prodotti ceinentizi, sono materiali porosi e come tali si deformano al variare dell'umidità relativa dell'ainbiente. Si ritirano quando sono esposte all'aria e si rigonfiano se immerse in acqua. Quando un intonaco viene applicato su un supporto non è più libero di muoversi in quanto è vincolato alla struttura; in queste condizioni il ritiro, sia plastico (awiene nella fase precegente I'indurimento) sia igrometrico (avviene dopo I'indurimento), crea una sollecitazione nell'intonaco che si fessura appena supera la resistenza a trazione della matrice cementizia che lo compone. Attraverso le fessure penetrano gli agenti aggressivi presenti nell'aria e la pioggia, che possono dare origine nel tempo a distacchi. A seguito dell'approfondita analisi di quanto descritto, Mapei ha attivato un gnippo di ricerca presso i laboratori di Milano che ha lavorato per adempiere a quanto richiesto da un progetto così ambizioso. Malta da intonaco e rasatura Dapprima si sono identificati attraverso lo spettrofotometro i parametri colorimetrici sul campione di riferimento, rappresentato dalle vele e, successivainente, si è provveduto alla formulazione delle malte. I dati ottenuti finora sono molto confortanti, ma è indubbio che la speriinentazione continua in modo tale da poter definire il loro comportamento nelle peggiori condizioni ambientali. Il problema principale rimane la ricerca del colore, difficile da riprodurre nella malta ed è evidente che molti dei nostri sforzi sono concentrati in questa direzione ma, ovviamente, tenendo presenti le proprietà delle nialte in termini di durabilith. Il Giubileo è vicino, ma attraverso un impegno costante contiamo di arrivare a delle soluzioni valide nei tempi previsti. '\ / \ ì \ \