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RIVISTA DEL POLITECNICO D I MILANO
!
Presentazione
L'opporttmitir di ospitare il convegno sti "Materia e str~ittura
per il nuovo millennio - Il progetto Meier per la Chiesa del 2000"
è stata per. noi
e di collabome alla szia o~ga~~izzazione
particola~mentesigniJjcativa sotto piìr profili.
Rilevante, in prin~oIziogo, è stata la possibilitcì oferta
di crscoltare dcrllcr viva voce del progettista, I 'al-chitettoRichard
Meier; il racconto di trn 'esperienza creativa che incchiude in sé un
.fascinoparticolare, in grado di stimola~ela.fantusiri dei nosti.ifLitciri
architetti e ingegneri e nel contenlpo, cli coinilolgere anche i non
addetti ai lavori.
Non seconckrria,poi, è stata la possibilità di riunire cittorno
a trno stesso tavolo illtrstrl esponenti della ctiltwu, della scienza
e dell 'i~i?presa
per ragional.e insieme e in illodo nziovo stii signzficciti
della materia e della strutt~im.
E infatti il progetto di Richard Meierpmd~icenotevoli
sollecitazioni anche su operatori, sciet~ziatie stlrdiosi e ciò
in quanto, conte è stato evidenziato da tutti i relatori interven~iti,
le grandi vele bianche nella loro apparente sen~plicitir,pr-esentano
soltrzioni architettoiliche non z~szralie esigono l'adozione di tecniche
costrwttive assoltitan~ei.rteinnovative che costit~iisconouna vera
sfida per coloro ai qtiali è demandata la concreta realizzazione
dell 'opera.
Corre /'obbligo, quindi, di rinnovare i nostri ~.ingrciziarizenti
a Italcei~~enti
G I D La~Pilkington
,
e a Mapei - cui si deve l'idea
originaria del convegno -per aver. saputo proporre i piìi livelli
di letturzr di 1uz'oper.cr ai-chitettoniccr:quelli interpretativi, q~relli
di progettazione, qtielli delle pr.oblematicl~ee soltizioni rerilizzative
e tutto ciò senza ciimenticai-e, come spesso invece accade, I 'eflicacia
in~~ovativa
che la ~.ijlessioneteorica ha nel iitondo p]-odittivo.
I-firze, al di lù dei contenuti e del valore scientifico
dell'iniziativa, non posso.fare a ineno di rilevare ~inasingolcir-e
coincidenza che considero di buoi1 auspicio: in quel nzedesinto
25febbrwio 1997 in cui si celebrava la nuova architetttrra per
la Clziesa del 2000, è stato firtnato un in~portanteilizpegno con
il Ministero delllUniversitd e della Ricerca ScientiJica
e Tecnologica,Jinalizzato alla realizzazione di una nuova, grande
sede del Politecnico alla Bovisa, in vista della costruzione
del Politecnico del 2000.
Adriano De Maio
Rettore del Politecnico di Milano
3
Introduzione al Convegno
MARIA CRISTINA TREU
Prorettore Vicario
del Politecnico di Milano
ignore e Signori, per me è motivo di graiide soddisfazione dare avvio al convegno
su Materia e strutture per il nuovo
Millennio, dedicato al progetto di Richard Meier
per la Chiesa del 2000. Penso così di interpretare
il pensiero del Rettore, professor Adriano De
Maio, che avrebbe voliito essere qui e che, oggi,
io rappresento in qualità di Prorettore vicario, e
che mi ha pregato di portarvi i suoi saluti e auguri
di buon lavoro.
La sua assenza è motivata dall'anticipazione di
un'inlportante scadenza per il PoIitecnico. Egli è
a Roma, in delegazione con i presidi delle nostre
Facoltà, dal ministro Luigi Berlinguer per firinare, al Quirinale, l'impegno per il progetto di una
nuova grande sede dell'Ateneo alla Bovisa di
Milano, in vista della costruzione del Politecnico
del 2000: un evento che non ha solo questa consonanza con Meier e il suo progetto per la Chiesa
del 2000. Anche per la nuova sede del Politecnico
sarà indetto un concorso internazionale e ciò
potrà costituire un'ulteriore occasione per incontrarci con Meier.
L'incontro attuale, organizzato in collaborazione
con Italcementi Group, vede riuniti, oltre all'arcliitetto Richard Meier, i principali responsabili
dei grandi programmi architettonici avviati per le
celebrazioni del prossimo Giubileo: gli amministratori di due delle più prestigiose società internazionali nel settore dei materiali per l'edilizia,
alcuni scienziati nel campo dei materiali e delle
strutture edilizie, e, non ultimo, alcuni silidiosi
dei problemi dell'architettura contetnporanea e
del ruolo avuto nel suo sviluppo dall'edificio religioso.
Per ine è un onore porgere il saluto del
Politecnico di Milano agli ospiti illustri che hanno accolto il nostro invito:
anzitutto, al progettista della Chiesa del 2000,
Richard Meier, che per la prima volta si appresta
a realizzare nel nostro Paese una delle sue opere
pii1 innovative dal punto di vista architettonico;
a monsignore Gino Amicarelli, segretario
dell'opera Romana per la Preservazione della
Fede e la Provvista di Nuove Chiese in Roma,
che, oltre a coordinare l'impegnativo progetto
delle nuove 50 Chiese per Roma 2000 ha organizzato il concorso internazionale a inviti per la
S
Chiesa del 2000, di cui è risultata vincitrice I'opera di Richard Meier;
a monsignore Gianfranco Ravasi, prefetto della
Biblioteca Ambrosiana, che parlerà del nuovo
ruolo assunto ultimamente dalla Chiesa nello sviluppo dell'architettura contemporanea;
all'ingegnere Carlo Peseilti, condirettore generale
Italcementi (Italcementi Groiip) che, insieme con
Pilkington, si è assunto il compito prestigioso e
impegnativo di portare a realizzazione la straordinaria struttura arcliitettonica ideata da Richard
Meier, e che ha reso possibile questo incontro al
Politecnico di Milano;
al dottor Alan Haward, direttore generale della
Pilkington Europa (Settore prodotti vetrati per
auto ed edilizia);
al professor Glauco Gresleri dell'università di
Bologna, direttore della rivista "Parametro", la
cui relazione sarà dedicata a uno dei temi più
significativi della storia di tutti i tempi, ossia al
rapporto tra architettura e liturgia nello sviluppo
delle forme e degli spazi architettonici;
al professor Renato Tun-iziani dell'Università "La
Sapienza" di Roma, che affronterà un argomento
di grande attualità per la cultura edilizia degli
ultimi decenni, qual è la durabilità dei materiali
cementizi, posto all'ordine del giorno, tra l'altro,
dall'aspirazione della nuova Chiesa del 2000 di
Richard Meier di affrontare le ingiurie del tempo
sulla lunga durata;
al dottor Alex Wildner, direttore Marketing della
Pilkington Europa, che illustrerà le sorprendenti
proprietà tecnologiche ora raggiunte da tino dei
materiali più significativi nella storia dell'arcliitettura contemporanea, il vetro, espressione di
alineno due dei valori che Italo Calvino aveva
indicato a fondamento della letteratura del nuovo
millennio, ma che possono valere anche per I'architettura, ossia la leggerezza e la visibilità;
e al dottor Luigi Cassar, direttore Ricerca e
Sviluppo CTG (Centro Tecnico di Gruppo),
società di Italceinenti Group, che documenterà gli
straordinari risultati tecnologici raggiunti dall'altro materiale da costruzione per eccellenza, su cui
si è basata una larghissima parte della ricerca
architettonica negli ultimi cento anni, vale dire i
cementi, la cui natura si è così modificata da
apparire tenuissima la loro discendenza dai primi
Portland dell'epoca nioderiia, anche se solo poco
più di un secolo è trascorso da queHa prima
invenzione. Il mio riiigraziaineiito va, naturaliiieiite, anche a due iiostri docenti, clie gentilmente Iiamo aderito ai lavori del Convegno, portando
il contributo della loro conoscenza ed esperienza:
il professor Leo Finzi, clie ci parlerà dello stato
dell'arte nel campo delle strutture edilizie, e il
professor Aldo Castellaiio, che, anche a nome del
preside della Facoltà d'Architettura professor
Cesare Stevaii, ci propoi~àalcune riflessioni sul
fiituro della cultura architettonica e le aspettative
che il nuovo inilleiiiiio sta facendo emergere iielI'organizzazioiie e la fonna dell'liabitat e del territorio costi-uito.
L'occasione di questo convegno è la definitiva
inessa a punto del progetto di Ricliard Meier per la
Chiesa del 2000, clie a giorni sarà presentato ufficialniente in Vaticano a papa Giovanni Paolo 11.
Si tratta di un progetto singolare sotto molti punti
di vista. Anzitutto, sotto il profilo architettoiiico,
perché delinea una foima e soprathitto una spazialità nuova e sorprendeiite, che i disegni e i
inodelli fanno solo presagire. Dal punto di vista
costmttivo, l'edificio di Meier, in vetro e cemeiito, pone uiia grande sfida ai tecnici, ai produttori
di inateriali edilizi e ai costi~ittoriche dovranno
ciineiitarsi sul cantiere. È iin aspetto da sottolineare il fatto clie uii'opera cosi densa di sigiiificato - la Chiesa del 2000, ossia quella clie rappresenterà la coniunità dei fedeli del tcrzo Millennio
- sia anche uii'opera che iinpegiierà al iiiassiino
livello ora possibile I'iiitelligenza, le capacità e la
fantasia degli uomini nell'atto della sua realizzazione. Una sfida difficile come si conviene a uiia
vera opera d'Arcliitettura.
E a questo proposito ini sembra quanto inai
opportuno ricliiarnare quanto disse Francesco
Brioschi nel suo discorso coiiiinemorativo per il
veiiticinquesiiiio della Scuola il 14 inaggio 1889
a proposito della formazione dell'architetto:
"Dopo due anni dalla foiidazioiie dell'Istituto,
cioè nel 1865, iiiia terza sezioiie si aggiungeva,
quella per gli Architetti, intorno alla quale mi perinetto alcune riflessioni. La coltura necessaria al
inodeino Architetto è delle più svariate, delle più
coniplesse. Considerato come costruttore egli
deve avere uiia sicura cognizione di molte parti
della scienza delle costmzioiii, tanto piìi oia che
l'uso di nuovi inateriali reiidono possibili alcune
arditezze, neppure sospettate in altri tempi.
Considerato siccoine ai-tista, egli deve essere iion
solo un abile disegnatore d'ornato, di figura, di
prospettiva, ina possedere cognizioni storiclie
sugli stili e sull'arte arcliitettonica iii genere. E
dopo di ciò l'Architetto non è ancora coinpletainente istruito, giacclié v'lia pure un ramo di coltura clie riguarda il iiiigliore uso interno degli edifici, ve ii'ha iin altro relativo al iiiodo di riscaldarli, di veiitilarli, di soddisfare a certe leggi dell'actistica, e cosi via. Ognuno vede che la varietà e
la disparità degli scopi clie si devono ottenere
Il tavolo dei lavori con
i partecipanti al Convegno:
da sinistra. Glauco Gresleri.
mons. Gino Amicarelli.
Carlo Pesenti.
mons. Gianfranco Ravasi.
Maria Cristina Treu.
Alan Haward,
Aldo Castellano.
Alex Wildner. Leo Finzi.
Richard Meier. Giorgio
Ghinaglia. Renato Turriziani
e Luigi Cassar.
nella istruzione del futuro Arcliitetto, rendono la
soluzione del problema oltrerilodo difficile".
E, non ultimo, il progetto è singolare anclie dal
piiiito di vista del significato
litiirgico
della pianta, perché rivoluziona l'articolazione tradizionale
dello spazio interno, proponendo soluzioiii nuove
che conteinperano in modo originale le esigenze
della comunità religiosa e quelle del singolo fedele in un ainbieiite unitario, ina al tempo stesso
differenziato.
L'augurio è clie la realizzazione di qiiest'opera
solleciti anche iina maggiore attenzione al suo
intorno urbano - il quartiere di Tor Tre Teste -,
situato nella periferia orientale di Roma e coi1 i
consueti problemi sociali e di qualità insediativa
di molte delle nostre periferie.
Vorrei concliidere, sottolineando un ultiino aspetto culturalinente e ideologicainente non secoiidario. Mi riferisco al fatto che l'interprete di questo
niiovo spazio per la religiosità cattolica è un
uomo e un architetto appaitenente a un altro credo religioso, di p i ì ~antica data e culla del
I Cristianesimo: llEbraismo.
Questo è segno di un'università di valori che
acq~iistaun significato pai-ticolarinente pregnaiite
nell'avvicinarsi all'alba del nuovo secolo. E
segno di uno sforzo coniune e di i111impegno di
rispetto e tolleranza, volto allo sviliippo del
nostro inoiido, cui aiiclie la cultiira uolitecnica
I può dare un contributo decisivo.
1
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Richard Meier durante i lavori
del Convegno.
50 Chiese per Roma
CINO AMICARELLI
Segretariodeli'opera Romana
per lo Preservozione
della Fede e lo Prowisto
di Nuove Chiese in Roma
v
orrei inquadrare I'esperieiiza del progetto
"50 Cliiese per Roiiia 2000", per noi sempre pii1 affascinante, nel contesto della
Diocesi di Roiiia ricordando anzitutto che, nello
spirito del Siiiodo della Dioccsi roniana, che
andava coticludendosi nei primi anni Novanta e
iiell'iiniiiinciiza del grande Giubileo del 2000, fù
lo stesso Sarito Padre a dare inizio a questo progetto - il 22 aprile 1993 - durante I'iidienza concessa ai pai-tecipanti del priino convegno dedicato
al tema "50 Cliiese per Roina 2000". Cori qiiesto
incontro il Santo Padre aveva dato avvio a un
grande iiiovimeiito di ricerca, studio e proniozione per le iiiiove cliiese in Roma.
Va premesso clie il nuiiiero di cinquanta iion e
casuale o siinbolico. Certo, Roma possiede già
molte cliiese, pii1 di mille, che svolgono la fùnzione di centri parrocchiali, ina un'ainpia parte della
sua periferia ne è carente, e in quel momento il
fabbisogno effettivo era calcolato appunto in ciiiqiiaiita niiove parroccliie.
La preoccupazione della Diocesi di Roma e del
Vicariato, dunque, non era tanto di varare una
qualche iniziativa in vista del Giubileo inuniiiente, quanto piuttosto di dare una risposta concreta
proprio ai bisogni e alle speranze di cinquanta
comunità passocchiali, già esistenti con un parroco e con attività avviate che si trovavano soffocate perche prive di un luogo funzioiiale e dignitoso
dove incontrarsi. Queste coriiuiiità sono distribiiite lungo hitto il periiiietro del Grande Raccordo
Aliulare. La gente, clie da anni abita quei luoglii,
C i sacerdoti, clie vivono quei quartieri svolgendo
il proprio servizio pastorale, attendevaiio con
ansia una risposta alle proprie necessità aiicor priiiia che si coininciasse a parlare del prossiino
Giiibileo. Nell'imininenza del 2000, mezzo niilione di romani no11 godeva ancora di quel luogo di
aggregazione, di riferiiiiento religioso e d'incontro uiiiano clie è uno e insostituibile ed è costituito
dalla parroccliia.
A Roina è forte la tradizione clie lega i roinaiii
alle parroccliie, e non solo tra i cristiani e i praticanti, ma anche tra coloro che non sono credenti.
La parrocchia, infatti, è iin piinto di riferimento
per hitti. In alcuni casi, i centri pairocchia1'I sono
ospitati in garage, negozi o prefabbricati, di cui ho
esperienza diretta, esseiido stato parroco per tre
anni proprio in una baracca, ma con estremo disagio sia spirituale che umano quando sihiazioni del
genere si proliingaiio nel tenipo (coine in alcune
comunità parrocchiali che vivoiio in queste condizioni da o1h.e dieci o addirimira vent'anni).
11 Progetto "50 Chiese per Roiiia 2000" è la risposta della Diocesi di Roma a questo disagio.
Va detto che negli aiirii Settanta e Ottanta sono
state costriiite a Roma oltre ottanta parrocchie.
Dal 1991 a oggi ne sono state realizzate altre
diciotto che non fanno parte del Progctto "50
Cliiese per Ronia 2000".
Durante il primo convegno dedicato al tenia, il
cardinale Camillo Riiini annunciò l'intenzione di
indire un concorso europeo per la progettazione di
due centri parrocchiali nell'estreina periferia di
Roina, a Dragoncello e a Tor Tre Teste. Oltre alla
realizzazione delle due parroccliie, che si intendeva fennaineiite perseguire, questo prinio concorso
mirava a stiinolare un nuovo dialogo con le forze
creative per innalzare la qualità progettuale dei
nuovi edifici religiosi. Eravamo coiisapevoli che
si era creata una fsathira tsa la coinmittenza della
Chiesa e i progettisti.
Nella Gazzetta Ufficiale del 9 novembre 1993 è
stato pubblicato il bando di concorso per queste
due aree, con scadenza aprile 1994. Pai-teciparono
oltre dueniila professionisti con cinquecentotrentaquatha progetti.
Nel frattempo e proprio per rendere efficace la
nostra iniziativa, abbiaino firinato iiii protocollo
d'intesa con il Ministero delle Aree Urbane e il
Coniuiie di Roiiia nel marzo 1994 con l'obiettivo
di raggiungere una maggiore accelerazione delle
pratiche burocraticlie per assiciirare la disponibilità delle aree. Il coiicoi';~ricliiedeva uii progetto
semi-esccutivo e ai concorrenti era data la scelta
tra le diic aree. Nel maggio del 1994 la Giuria si
protiiiiiciò assegnando il priino premio a uii gnippo di professionisti, diretto dall'arcliitetto milanese Bozziiii, per il progetto di una cliiesa pai-roccliiale clie il prossimo novembre sarà consacrata e
intitolata ai saliti Cirillo e Metodio. Per l'altra
area, invece, la Giuria non ritenne di dover aggiudicare un prinio premio.
La preniiazioiie del concorso avvenne il 21 giugno 1994, in occasione del secondo convegno di
studio presso la sede della Soprindenteiiza a
La presentazione al Santo
Padre del progetto di Richard
Meier per la Chiesa del 2000.
Palazzo San Michele a Roma dedicato al tema
"Valorizzazione, conservaziane e recupero del
patrimonio artistico delle chiese di Roma" e voluto affinché la ricerca del nuovo non facesse
dimenticare i problenli dell'iinnienso patrimonio
architettonico e artistico esistente delle chiese di
Roma.
Nel maggio 1995, il progetto vincitore del coiicorso ottenne la concessione edilizia e un anno
dopo, nel maggio 1996, ebbe inizio il cantiere.
Nel frattempo, è stato tenuto un terzo convegno
sul tema "Le Chiese del 2000: crisi e prospettive"
svoltosi presso la Pontificia Università
Lateranense nell'ottobre del 1995. L'argoineilto
dell'incontro riguardava tematiche teologicoecclesiali e urbanistico-arcliitettoniche. Sono stati
affrontati anche alcuni argoinenti di particolare
importanza iiella gestione delle parrocchie quali
quelli relativi ai materiali, e alle probleinatiche
costi-umve e iinpiantistiche. Per l'occasione f i ~
inaugurata la mostra "Dal Reno al Tevere. Le
chiese della nuova Gern~ania:la Diocesi di
Colonia" che documentava I'iimnenso sforzo
sostenuto da quella Diocesi tedesca con la realizzazione di oltre seicento edifici religiosi dal
dopoguerra fino a oggi.
In uno spirito di confronto con quell'esperienza
nacque l'idea di affidare a un progettista straniero
una delle cinquanta chiese previste per Roma. In
quel momento, l'unica area disponibile a Roina,
dove è sempre in agguato la scoperta di reperti
arclieologici nel sottosiiolo, era quella di Tor Tre
Teste. Per la realizzazione della Chiesa del 2000,
chiainata a essere il ineinoriale del Grande
Giubileo, si optò per la forinula del concorso a
inviti riservato a sei noti architetti di nazionalità e
religiani diverse.
La scelta delle sei uersonalità fu motivata unicamente dalle qualità professioiiali che etnergevano dalle loro opere profane, da cui erano intuibili le enoimi poteiizialità dei loro autori. I sei concorrenti risposero tutti quanti con entusiastilo ed
elevato impegno. Per noi era un'esperieiiza nuova: noil sapevamo quanti e come avrebbero
risposto all'invito. Oltre all'architetto Ricliard
Meier, che ha vinto il concorso, parteciparono
Tadao Ando, Guiiter Beliilisch, Santiago
Calatrava, Peter Eisenniaii e Frank Gehiy.
Al quarto conveglio dell'ottobre 1996 intitolato
"L'arte e la Chiesa del 2000. Spazio e arredo
liturgico" svoltosi presso la Pontificia Università
Lateraiieiise, l'architetto Meier prcsentò il progetto che - siaino certi - costituirà una delle opere pii1 iinportanti d'architettura moderna dello
spazio ecclesiale e saià - io temo - l'unica opera
realizzata in Roiiia per il 2000, in quaiito - senza
poleinica - noti mi sembra che hitto il resto lasci
inolto spazio all'ottiinismo.
In sintesi, la situazione attuale del progetto "50
chiese per Roma 2000" è in questi temiini: sino a
oggi sono stati completati sei centri pai-roccliiali,
clie fuiizioiiaiio a pieno ritino; sono aperti otto
cantieri, due dei qiiali, però, non faiuio parte delle
"50 chiese per Roiiia 2000" ina Iianno origine da
specificlie necessiti solte nel fiatterilpo. In un primo accordo di prograiniila con le autorità cittadine soiio state approvate nove aree d'intervento.
Per giungere alla firma di questo accordo che,
nelle intenzioni del protocollo d'intesa avrebbe
dovuto sveltire la burocrazia, si è ililpiegato piìt di
due anni di teiiipo. Ora siamo in attesa della ratifica regionale di un secondo accordo, già siglato
dal Coiniine, sulla scelta di altre dieci aree: speriaiiio di impiegare iileno di dtie anni, altriinenti
sarà veraniente difficile avvicinarci all'obiettivo
dei cinqiiaiita centri parrocchiali entro il 2000. 1
progetti presentati o da presentare, ma già pronti
per la Conferenza dei Seivizi, sono q~iiiidici;per
gli altri veiititré sari dato l'incarico professioliale
man iiiaiio clie il Coiiiiiiie di Roii~arenderà disponibili le aree. Con ciò giuiigereiiliiio al niiinero
stabilito di 50 chiese per Roma 2000.
Tutto questo moviiiiento Iia crcato anclie iiiiovi
interessi. Tra le attività proiiiosse per suscitare
interesse sul tenia dell'arcliitettura ecclesiastica
fin dal inomeiito della forniazioiie universitaria,
ricordiatno I'istihizioiie di uii premio aiiniiale per
la inigliore tesi di laiii-ea su tale argomento, riservato a tutte le Facoltà italiane d'architettura e
ingegneria edile e giunto qiiest'anno alla terza
edizione. Nel 1995 vi lianiio partecipato diciassette coiicorreiiti, di cui quattro sono risultati viiicitori ex-equo. Nell'edizione del 1996, conclusasi ai
primi di gennaio, soiio stati premiati due neolaureati su dodici concorrenti e due altri sono stati
segnalati. Quest'aniio siaino giunti alla teiza edi-
zione del premio. Infine, abbiamo varato aiiclie
uii'altra iniziativa rivolta agli architetti clie inteiidono approfondire queste teinatiche organizzando
a partire dall'anno scorso un primo serniiiario
d'aggioniainento sull'arcliitethira ecclesiale.
Oltre clie dotare i quartieri della periferia roinana
di adeguate strutture religiose, l'obiettivo del progetto "50 Cliiese" viiole essere anche quello di stiniolare iniziative volte a inigliorare la qualità
architettonica degli edifici religiosi, nella convitizione clie ciò sia utile alla fot~iiazioneciilturale e
religiosa dell'iioiiio iii quaiito laddove sono il bello e la vera arcliitettura anclie lo spirito certainente
si esalta.
Il cemento
pietra del 2000
CARLO PESENTI
Condireaoregenerale Itakementi
(ItoIcementi Group)
ignore e signori, aiiiici del Politecnico,
buongiorrio. Vi coiifesso clie soiio inolto
onorato e anche iiiolto eaiozioiiato di essere
qui, oggi, coii voi. Eiiiozionato anclie per due
ragioni inipoltanti: una è personale. Mentre preparavo questa presentazione per il Politecnico ho iniziato a fare qualche conto. Togliendo 10 al 97 si
ottiene 87. Io mi soiio laureato iii questo
Politecnico nel 1987 quindi per iiie è iiii grande
oiiore essere qui, oggi. Vi coiifesso e vi confeniio
clie quei cinque anni passati tra queste aule sono
stati iiiolto importanti non solo per la inia fomiazioiie professionale ina anche per qiiella personale.
La seconda ragione è pii1 importante ed è legata
all'attività della fondazione dei Fratelli Peseiiti.
Proprio settant'anni fa questa fondazione ha linito la sua storia a quella del Politeciiico di Milano.
Nel 1927, infatti, si ponevano le basi per la realizzazione di un corso post-laurea volto a formare
ingegneri specializzati in tutte le applicazioni del
cemento e, in particolare, nelle costruzioni in
cemento armato. Già nell'anno successivo fu
bandito il primo corso semestrale per la costruzione in cemento armato, intitolato, appunto, ai
Fratelli Peseiiti. Da allora è iniziato un lungo
cainniino di qiiest'istitiizione, che ha svolto la
siia funzione didattica ininterrottamente fino a
oggi, aggiornandosi nelle sile stnitture sino ad
acquisire, nel 1987, la prestigiosa veste istituzionale di Scuola di Specializzazione nello Statuto
del Politeciiico.
Sorta tra le prime nel campo delle costruziotii
edili, la Sciiola si presenta oggi coiiie I'iinica
realtà accademica in Italia per la forinazione di
conipetenze specifiche nel caiiipo delle costruzioni in cemento arinato. In questi anni, grazie
alla fattiva collaborazioiie di Italceinenti Group e
alla lungimiranza degli organi del Politecnico, la
Scuola ha svolto non solo attività di formazioiie e
di ricerca, ma ha anche organizzato cicli di conferenze e Iia prodotto pubblicazioiii diffuse e
apprezzate in tutto il iiioiido accademico. In questi settant'anni la Sciiola è stata frequentata da
circa duemilacinquecento laureati italiani e stranieri, privilegiando sempre - desidero sottolinearlo - la qualità.
Questo lungo ricordo in apelaira del mio intervento qui, oggi, al Politecnico, mi dà I'opportu-
S
iiita di ricoiiferniare I'inlpegno di Italceinenti
Group e della famiglia Pesenti per quest'iniziativa, e soprattiitto mi fornisce I'occasione per ringraziare tutti coloro che negli anni hanno seguito
questa Sciiola. In particolare, peiniettetemi di ringraziare I'ingegiier Dei Poli, che Iia diretto la
Sciiola negli anni importanti di transizione, e il
professar Migliacci, clie attiialniente la dirige.
Veniamo, dunque, al tema del mio intervento.
Italcemeiiti Group, che oggi qui rappresento, ha
avuto l'opportunità di collaborare concretamente
con il Vicariato di Roma alla realizzazione del
progetto "Dives in Misericordia". Una collaborazione, che si concretizza grazie alla nostra esperienza nella fabbricazione di iin materiale - il
cemento - che ci piace annoverare tra i materiali
della natura. Un iiiateriale del passato, che certamente avrà iin grande fiituro. Un prodotto che
nasce dalla pietra e dal fiioco. Un prodotto povero, in grado, tuttavia, di dare fonna al genio dell'uomo per migliorare la qualità della vita.
"I1 fatto di poter creare pietre fuse di qualunque
forma, superiori alle naturali, perché capaci di
resistere a tensioni, ha in sé qualcosa di inagico."
Queste parole sul cemento sono di Pierliiigi
Nervi, un maestro dell'architemira del XX secolo, iiii grande genio italiano. Case, strade, ponti,
dighe, sciiole e liioghi di culto, nascono, si, dalla
creatività degli uomini, ma è grazie a questo
materiale straordinario che tali opere, anclie le
pii1 ardite, resistono stabili e durature nel tempo.
Un materiale che, posto al servizio dell'uoiiio e
della sua creatività, rende possibile la realizzazione di grandi opere, oggi coine nel passato.
Il nostro gruppo Iia quasi due secoli di storia e
oggi siaino presenti in piìi di dieci Paesi del mondo, dal Nord America al Vicino Oriente,
dall'Europa al Nord Africa. Piìi di quindicimila
uoiiiiiii operano iiellc nostre cave, nei nostri
iiiipiaiiti di calcestruzzo, iielle nostre ceineiiterie
e nei nostri laboratori di ricerca. E grazie al loro
lavoro e alla loro opera quotidiana che oggi
Italcemeiiti Group è fra i leader mondiali del settore. Collaboriamo oggi coii la Chiesa proseguendo i111 cammino consolidato. Prosegiiiatno
un percorso iniziato quasi trent'anni fa coii
Pierluigi Nervi, con il quale abbiamo collaborato
alla realizzazione dell'aula delle udienze nella
I Un confronto
Città del Vaticano e oggi siaino ancora qui, fieri
di poter mettere a disposizioiie della Chiesa e del
Vicariato di Roina il nostro atrim mori io, la iiostra
esperieiiza e le nostre più avanzate teciioiogie.
Siaino cei-ti di saper coiitribuire aiicora iina volta
a dare coiicretezi al genio e alla creatività di iin
grande arcliitetto, qual è Ricliard Meier.
Sarà, infatti, iiostro impegno, coli la collaborazioiie dei maggiori esperti inoiidiali, di coniugare le
inigliori soluzioni strutturali dell'opera con i
inateriali pii1 avanzati. I nostri centri di ricerca in
Italia e iii Francia sono costanteinente impegnati
a dare a questo prodotto un conteiiuto teciiologico sempre piìi elevato.
11 ceineiito biaiico, che sarà appositameiite prodotto per qiiesto progetto, avrà caratteristiche
assolutameiite iiiiiovGive. Garantirà particolari
prestazioiii meccaniche, ma soprattutto - e questo è I'iinpoitaiite - avrà performaiice estetiche
all'avanguardia sia in tennini cromatici sia in termini di diirabilità iiel tempo. Proprio per la sua
realizzazioiie, Italcementi Group ha inesso a puiito pai-iicolari forniulazioiii prodiittive iiell'iiiteiizione di affrontare al iiieglio questa iiuova iinpresa storica: la realizzazioiie della Dives in
Misericordia, la Cliiesa del Giubileo, la Chiesa
del 2000. Giiardaiido le sue graiidi vele bianche
torna alla iiiente uiia frase di Le Corbiisier: "11
mio occhio fissa per iin secoiido iin punto biaiico
iiell'azzurro. Guardo e ini ritrovo iinprovvisamente iiiiiiierso iiella profoiidità del teiiipo. Si, le cattedrali furono bianche, tutte biaiiclie, giovani e
splendeiiti". Per il geiiio di Meier le cattedrali
saranno di iiiiovo tutte biaiiclie, giovaiii e spleiidenti. L'impegno di Italceiiieiiti Group è qiiello di
foriiire al progettista e al Vicariato le soluzioiii
piìi avanzate che conseiitano alla Cliiesa del 2000
di inaiiteiiere nella storia il siio inessaggio evangelico.
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G i o R G i o GHINAGLIA
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Direnore Commerciale
e
tiG,oUp,
Da sempre gli edifici di c~ilto- dalle Piramidi alle
Cattedrali gotiche, dai templi greco-romani al
Paiitlieoii - hanno scaiidito i inilleiiiii segnando la
storia e la civiltà dell'uoiilo.
Oggi il Gi~ibileoforiiisce iina straordinaria occasione di iiicontro-coiifronto fra tre inondi: la coiiiinitteiiza, i progettisti e I'iiidustria dei iiiateriali.
E da questo confronto che iiasce la possibilità di
concepire e sviliippare iiiateriali avaiizati e
soprattutto sistemi che siaiio capaci di re aI'izzare
coiicretamente le costiiizioni iiiiniaginate da iiiia
architethira che richiede prestazioni sempre pii1
cotnplesse ed estreme per dare risposte coiiviiiceiiti alla committenza.
Del resto la complessità è iiii tratto che sarà caratteristico del iiostro iiiodo di costruire iiel terzo
inillennio in hitti i campi: dalle grandi infrastnitture agli edifici coiniiierciali e resideliziali e
appiinto alle cliiese.
Proprio gli iiitei-venti sulle cliiese saranno iiiia sfida iinportaiite per tutti gli operatori italiani, se è
vero che ben centoveiitiniila edifici di culto
dovranno subire adeguanieiiti iiel giro dei prossimi anni.
Il vetro nell'architettura
moderna
ALAN HAWARD
Direttore Generale
Pilkingmn Europa
(Settore prodotti vetrau per auto
ed edilizia)
ignor Rettore, colleghi relatori, carissiini
giovani ingegneri e architetti, a noine del
gruppo Pilkington desidero ringraziarvi
per I'oppoitlinità clie c'è stata offerta di rivolgerini a voi in un convegno cosi prestigioso, in una
sede riiiotnata aiiclie all'estero, come i l
Politecnico di Milano, tra scienziati e studiosi di
così chiara falila.
In questo convegno, il inondo del lavoro e della
produzione incontrano quello della scienza e della cultura, convergendo sii un progetto concreto
da costruire insieine, integrandosi per arriccliirsi
reciprocamente.
Desidero rivolgere un ringraziamento particolare
all'arcliitetto Richard Meier, il cui iinportaiite
progetto ha fatto si clie tutti noi preiidessiino parte a questo consesso, oggi a Milano, in questa
splendida cornice accademica. Inoltre, vorrei
rivolgere un riiigraziamento al Vicariato di
Ronia, artefice dell'orgaiiizzazioiie delle inanifestazioni per il Giubileo, la cui eco si è onnai diffiisa in tutto il mondo.
Materia e strutture per il niiovo inillennio è il
tema al centro dei nostri lavori, oggi. E tra le
materie non poteva mancare il vetro, iiiateriale
tra i pii1 vecchi del inondo, ina anche tra i pii1 ricclii di futuro, grazie alla sua capacità di adattarsi
alle esigenze più sofisticate della moderna progettazione.
L'azienda, che qui rappresento - la Pilkington,
inultinazionale inglese quotata alla borsa di
Londra -, è diveiiiita nel teiiipo e iii tutto il iiioiido sitioniino di vetro, materiale che prodiiciaino
da oltre ceritosettanta anni per abitazioni, uffici
ed edifici in genere, tna anche per l'industria dei
trasporti, per auto, treni e aerei. Inoltre, siaiiio fieri di essere gli inventori del processo prodiittivo
per il vetro Float, utilizzato in tutto il mondo, clie
ha rivoluzioliato la produzione del vetro piano.
Siaino, perciò, lieti di tiiettere a disposizione del
prestigiosissiiiio progetto di Ricliard Meier il
kiiow-liow di un gruppo clie conta piU di trentaseiinila dipendenti dislocati in pii1 di venti Paesi
nel inondo, e che ha, proprio iiell'edilizia, il suo
tradizionale punto di forza e, iielle attività di
ricerca e sviluppo, il suo pii1 iinpoi-taiite fiore
all'occliiello.
I1 direttore Marketing della Pilkingtoii Europa,
S
Alex Wildiier, nella sessione pomeridiana, illustrerà in particolare questi e altri aspetti tecnici
del nostro apporto.
Negli atti del convegno troverete materiale illiistrativo, da cui potrete trarre tutte le inforinazioni
relative al nostro gruppo. Avrete cosi modo di
constatare, tra l'altro, che, da oltre un anno, possiaino considerarci vostri connazionali a tutti gli
effetti, essendo entrata a far parte della famiglia
Pilkingtoii l'italiana SIV SpA con i suoi niodernissimi iinpianti di Venezia, città storicaniente
importante per la produzione di vetro artistico.
Noli ini resta clie ringraziarvi per I'atteiizioiie e
augurai~liiclie l'incontro di oggi sia solo l'inizio
di una lunga collaboraziorie, sia con i docenti sia
con gli allievi del Politecnico, e in particolare
con i neo-dottori in Ingegneria dei materiali, ai
quali auguro le migliori soddisfazioiii professionali.
Ringrazio, inoltre, il Vicariato di Roma, che ha
apprezzato il nostro contributo al progetto di
Ricliard Meier, e IYItalcementi,iiisienie alla quale iniziaino volentieri questo caniinino comune
che Iia nel 2000 il suo sfondo impegnativo e
ainbizioso al teii-ipo stesso, e che si estriiiseclierà
nella realizzazione di un'arcliitettura con uii tema
religioso clie affonda alle origini dell'~iomo.
The Church
of the Year 2000
RICHARD MEIER
"Witliout the peison tltei.e is no trlre liitiirg corrinarrrio) brrt oril)) i1111nt
oiie colls riinss-iiiarirrfoclir-nctirr.ecl collettive eritities. Corri)erse/y,ivitholrt o trlie
coiinnui?ity,t11er.enre fio r.esp01isiblepersoils, birt
oitiy iiirlii~iclirnlssliorii qf tlteir socirrl rliriierisiori,
iiiert i>ictiiiisof crrtsie&, poii>erlessr.ebels ".
(Deiiis de Rougeniont, L 'Aiterrirest riolrr [email protected]. 1977)
A
s outlined in the competition brief the
overall piirpose of this chiirch is to reintegrate and upgrade an isolated and
decaying residential fabric.
Tlie symbolic intentioli is to celebrate the Holy
Year 2000 by enabling this new chiirch among al1
the other churches scattered across the world to
enter into a symbolic pilgriniage to Rome, thereby
reuniting the local cominunity and the surrounding area into the ethos of the universal faith reengendering the sense of coinmunity called for by
Denis de Rougeinont in Iiis book L'Ai~errirest
iiotre offrrire.
This church has been conceived in opposition to
the isolation of the site. It has been devised as an
ericlosure, part sacred, part secular in order to
help the populace re-situate themselves in the
world. It does this largely through the way in which it allows tlie comrnunity to represent itself
through the process of ritual, play aiid celebration.
Site
Tlie church and the coniniunity center are located
on the southern and northern sides of the buildable area of the site. Botli coinponeiits are accessible from the east via a paved entrance plaza
(sngrato) which is sitiiated on the side nearest to
the effective center of tlie housing estate.
A minimal landscape treatinent of the park
flanking the tenrertos of the cliurch to the iiorth
serves to articulate the church though two intermediary eleinents: a square of trees just soutli of
the il1 and a serpentine path that eventually leads
to a greensward in front of the sngrnto. (It is in
our intention and recom~nendationhere that the
existing triangular parking lot should be grassed
over and turned into a public park).
Within tlie precinct established by a bounding
benchlwall, the iinbuildable western side of tlie
church site is laid out as two courts separated
from eacli other by a paved causeway ruiining
bebveen the coininunity center to the noi-tli and
tlie cliurcli to the south. This causeway iuns eastwest aiid is co-extensive with an ainbulatoiy runniiig arourid tlie two courts. The first of there
courts situated to the north has been treated as a
recreational gardeii witli a paved café terrace
adjaceiit to the communitary center.
The second coiirt which is fiiiliislied witli a large
reflecting pool, has been arranged as a nieditation
place with a small paved area set aside for this
puipose.
Some reorganization of the Largo Serafino
Ceyasco parking lot, which has been enlarged by
the addition of almost 1,400 square nieters along
the western perimeter of the site is contemplated
so as to accoiiunodate a special parking space for
the priest's car and for tlie accoinmodation of processional cars used in connectioii with weddiiigs,
fiinerals, etc. The southern curb of the sogrnto
frontiiig into Via Francesco Tovaglieri has been
gently ciirved so as to both accomodate and represent this cereinonial approach by autoniobile.
Geometry and Syrnbolism
The propol-tional structure of both the cliurch and
the precinct is predicated on a series of displaced
squares and four circles. Tliree circles of equa1
radius are the basis of tlie tliree shells that,
together with the spine-wall, inake iip the body of
the nave. The whole discretely iinplies tlie Holy
Trinity. At the same tiine, the enclosiire of the
church by water symbolizes tlie way in whicli the
faith of the community arises out of the lifegiving waters of Baptism.
The stone of the portico, paviiig, of the liturgica1
furniture aiid wall claddiiig has a dichotomoiis
significance as on the one Iiand it alludes to tlie
masonry of the residential fabric in wliich tlie
parishioners live, on the other hand it symbolizes
the living stone wliich constitutes the body of
Christ's cliurch. The architech~ralconcrete of the
shells also serves, in this instance, as a surrogate
for stone.
La fronte sud dell'edificio
sacro. racchiusa dalle ampie
pareti cieche, che fungono
da schermo alle pareti vetrate
proteggendo cosi l'interno
dall'eccessiva penetmione
della luce naturale diretta.
rooms which are entered directly from the chapel.
While the necessaiy separation between the chapel aiid the sanctuaiy is effected by a curved wall,
a view of tlie tabei~iaclefiom the nave is inaintairied by ali aperture.
The sacristy and workrooin are arraiiged vei-tically at the westeiii vertical traiisluceiit glass wall of
tlie nave. A staiiied glass oculus above tlie sacristy provides a natura1 backliglit for a cross surmounted by a figure of Christ.
Community Center
If one takes into consideration the two courts to
which it gives access, the garden coui-t to the west
and tlie paved assernbly coui-t to tlie east, one sees
tliat the community ceiiter occupies tlie entire
noi-tliern half of tlie site. It does so in the forni of
an L-plan fonnation loosely attached by first and
second level bridges to tlie northerii side of the
cliurch. Tliese bridges give enclosed walkway
access to the atriuin aiid sanctuary in tlie first
instance and to tlie organ loft aiid sacristy in tlie
second.
A top-lit foyer conriects the priest's office and
meeting rooins on the grouiid floor of the coiiimunity center to tlie catecliism classrooiils and auditoriuni on the secoiid floor.
The ground floor is also fi~i~iished
with male aiid
feinale lavatories aiid a kitchedservery designated for geiieral ilse and also for scrving the café
terrace in tlie garden court.
A pastor's residente oli the tliird floor of the center allows for adeqiiate security aiid for protected
access by tlie priest to al1 parts of tlie complex.
The maiii approach to tlie coiniiiuiiity center froin
tlie sogrcr~ois tlirough the nairow east-west coiiseivatory separating the churcli from the center,
althougli it niay also be approached incidentally
from the two courts that flaiik its nortli/soutli
wiiig. These courts Iiave been expsessly provided
so as to accoiiiinodate both infonnal aiid forma1
communal asseinblies, tliat is to say, on tlie one
hand tlie garden court witli a café terrace that iiiay
be spontaiieously sliaped by all, by socializing
adults and tlie play of cliildren, oli tlie otlier ali
enclosed paved court appropriate for tlie forlnation of the various processional asseinblies tliat
are an iiitegral part of the aniiual cliurch ritual.
La fronte est nel modello
e in uno schizzo preparatorio.
Su questo lato $1 apre
i'accesso principale alla chiesa.
Schizzo e modello del lato
ovest con l'ingresso al centro
parrocchiale.
Play and Festiva1
In the planning of both the church and the community center with its respective courts we have
borne in mind H. G. Gadamer's views with
regard to the fundamental role of play and ritual
in al1 forms of human culture.
Indeed we may further claim that in our deliberate exposure of the entire cornplex to the simultaneous play of both light and movement we Iiave
echoed his words only too directly, when he
wrote in his essay on "The Relevance of the
Beautiful": "It is woith lookiiig more closely at
tlie fundamental givenness of human play aiid its
stiuctures in order to reveal the element of play
as free impulse and not simply negatively as
freedoni fioin particular ends... We only have to
think of certain expressions like the 'play of
light' and the 'play of the waves' where we have
such a constant coming and going, back and
forth, a movement that is not tied down to any
goal". Elsewhere in the same text, Gadamer assim i l a t e ~the idea of humaii play as living selfrepresentation to tlie concept of the festiva1 or the
festive celebration that always at its root is fundamentalIy theological. We have tlius conceived of
tliis entire complex as a site for both forma1 and
informa1 festive celebration wherein the act of
symbolic remembrance is to be enacted through
prayer and tlie oi-chestration of human movement.
Acoustics
Tlie acoustical design of the churcli is based upon
meeting tlie iieed for iiitelligible speech in the
giving of sennons, readings, and announcements
wliile at the same time providing a reverberant
voluine for congregational singiiig, liturgica1
choir, iiistrun~eiitaland organ sound.
This has beeii achieved by providing a sound
reinforceinent systein suitable for a large, highly
reverberant worship space sucli as the one proposed. The large volume and the liard concrete, stone
and glass surfaces will support a live, rich sound
from tlie choir and particularly the organ.
The acoustic paneling of the north wall of the nave
eliminates flutter as does the uneven (cleft) surface
of the stone claddimg on the convex wall separating the atrium f m n the nave together with the
stone on the lower portion of the north wall.
Energy consewation and environmental
contro1
Energy consumption of the building, in terms of
heating, cooling and ventilating will be greatly
reduced by a nuinber of features that have been
specifically designed to liinit the thermal peak
loads inside the space. Tlie large thern~alinass of
the concrete walls effectively moderates the internal heat gain. By balancing out the peaks and troughs in the daily temperature variation it eliminates
tlie need for mecliaiiical air-conditioning inside the
nave and the chapel and at the same time reduces
the extend to wliich it will be necessary to use
mechanical eq~iipmentfor heating the space in the
winter. Overhanging concave-shaped walls at the
south perimeter of the building serve as shading
devices for the glazed paits of the roof and walls,
tliereby protecting the inteilial voluine from the
diiect solar penetration of radiation and glare.
Lighting
The artificial illumination of the churcli voluine is
divided into three zoiies: the main congregational
space, the chapel and the altar. Since electric liglit
cannot rival the sun, sucli light will emanate
inainly from below, making the church most intimate in the eveiiing while also allowing for very
siinple, low cost inaintenance. A minimal
underwater lighting systein will be installed in the
reflecting p001 thereby casting tlie pattern of surface inovement on tlie water onto tlie inside of the
concrete shells. Needless to say this effect will
take place naturally during the day. Tlie overall
plasticity of the church will be emphasized at
iiight by focusing the genera1 liglitiiig upward
onto the three overlapping shells and the curved
outer suiface of tlie iioitlieili wall.
Nella pagina a fianco. la pianta
del piano terra. a sinistra.
e. a desta. la pianta delle
fondazioni nei disegni
esecutivi. Qui sotto. a sinistra,
la pianta del plano terra
e. a destra. la pianta del
secondo livello. Sotto. un
acquarello con la versione
definitiva della fronte est
Nelle pagine seguenti,
due rendering della navata
principale.
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La Chiesa
e l'architettura oggi
GIANFRANCO RAVASI
Prefetto della Biblioteca
Ambrosiono di Milano
v
orrei fare una preinessa al mio intervento,
essendo io I'uiiico non competente in
questo ambito di ricerca o - nieglio essendo competente i11 tiitt'altra direzione, cioè
nell'orizzonte letterario della ricerca filologica.
Simbolicamente sono presente coine vicepresidente della fondazione "Frate Sole" clie il 4 ottobre scorso ha assegnato il suo priino premio internazionale all'architetto giapponese Tadao Ando,
e, quindi, sono spesso a contatto con I'ainbito dell'architettura.
La preinessa è questa: iion ho voluto scegliere il
percorso fenon~enologicodocumentario perclié
non praticabile dalla mia esperienza specifica. Il
tema "La chiesa e l'architettura oggi" abbraccia
un orizzonte inuneiiso, perché attoi-rio alla cliiesa
si aggrega un coinplesso di altri edifici nobili dal
punto di vista arcliitetto~iico:episcopi, seniinari,
abbazie, battisteri e biblioteche ecclesiasticlie.
Siaino, però, stati testimoni in questi ultimi tempi
di quelli clie padre David M. Turoldo cliiainava
ironicamente "i garage sacrali", intendendo con il
vocabolo garage non il luogo nobile nel quale si
può celebrare, per necessità, l'Eucaristia, bensì le
manifestazioni di basso profilo arcliitettoilico. Si
tratta, quindi, di un orizzonte frastagliato, dalle
nlolteplici i-appreseiitazioni, alcune anche straordinarie, come attesta la celebrazione, che oggi ci
riunisce qui, del graiide architetto Ricliard Meier.
Il inio percorso teorico sarà rappresentato da uii
siinbolo che articolerò in tre diiilensioni. È il
siinbolo del pendolo, che rappresenta il rappoi-to
tra cliiesa e architettura nella sua oscillazione
entro due estremi, o anche, in positivo, il siinbolo del crinale sul quale bisogna caiiiniiiiare, coine
quando ci si muove sulle splendide vette clie si
stagliaiio nel cielo coli dile versanti che hanno il
loro fasciiio, anche se l'uno è in oinbra e l'altro è
battuto dal sole. Tre sono le oscillazioiii di questo pendolo ideale e appartengono alla struttura
stessa dell'arcliitettura sacra.
La priina oscillazione è tra la sacralità e la profaiiità. E qui il discorso affonda le sue radici fin
nelle origini stesse della spazialità clie ha al suo
interno l'area saci-a. Basta pensare, a proposito
dello spazio sacro, alla riflessione di Mircea
Eliade, una riflessione che suppone una dialettica
nel rapporto tra il saci-o e il profano, che vorrei
esemplificare nelle forme diverse del suo porsi.
Diceva Pavel Evdokimov, iiii teologo oitodosso,
clie si era interessato iiiolto di arte cristiana: tra la
piazza, che risuona del brusio quotidiano, e la
cliiesa, che invece è avvolta nel silenzio, iion ci
dev'essere una cortina clie tutto sbarra, ina una
soglia aperta attraverso la quale passano i venti di
Dio. Al di là dell'inunagiiie, l'idea è significativa:
da 1111 lato, c'è la cliiesa clie dev'essere il luogo del
silenzio, della trasceiidenza, coine è testimoniato
dall'opera dell'arcliitetto Meier, il quale lia vol~ito
intrecciare la coinuiiità, clie si riunisce con I'individualità personale che incontra verticalii~eiiteDio
nella sua trascendenza. Nella Bibbia, nel Primo
Libro dei Re - una pagina fondaineiitale per la
riflessione sul Teinpio di Gerusalemine - abbiamo
una defiiiizioiie suggestiva del tempio: "Slieaii
shnin", in ebraico "il mio Nonle è là". Ora, nella
cultura semitica il "Noine" è la persona, l'identità
dell'individuo in tutta la sua pienezza. Dio dichiara così la sua presenza nel tempio in maniera efficace, effettiva; è la dimensione sacrale, per cui
l'edificio di culto dovrà sempre avere una "verticalità". Ceitainente, dopo il Concilio Vaticano I1
c'è stata la tentazione di attutire iiii po', qualche
volta persino di iiniiliare, la dimensione verticale,
l'orizzonte inistico del silenzio; e per questo il
pendolo oscilla inalamente.
Dall'altra parte, iioii dobbiamo inai diinenticare
che il teinpio è per eccelleiiza il luogo dell'asseinblea, della coiiiunità, ed è questo l'altro polo. La
cliiesa è anche il luogo dell'orizzontalità, nel quale le persone s'iiicontrano, si scainbiaiio la pace e
insieme invocaiio, pregano, celebrano. Aiiclie nella storia dell'ai-te abbialiio visto questa oscillazione. Il gotico, già dal punto di vista visivo, è di sua
natura verticale, suppone l'incontro silenzioso, cui
la inusica stessa, il canto gregoriaiio, da espressione con le sue spirali sonore clie salgono lungo un
asse verticale. Le chiese ririasciii-ieiitali, invece, le
grandi basiliche, sono già il luogo dell'incontro,
dello spectacirh~nr,del vedere in azione la liturgia
che è anche draiiiinaturgia; sono la sede del canto
polifotiico, più opiilento nella sua "orizzontalità".
Dobbiamo seinpre tenere presente quest'oscillazioiie, evitando le sbavature - possibili in un senso o nell'altro - clie abbiamo registrato aiiclie nel
nostro teillpo.
La chiesa e lo stesso sacro si collocano nel tessuto
urbano, non su i11i colle isolato, ma nell'orizzoiite
iinmediato. Lo devono riflettere, assuinendoiie la
carica qualclie volta scaiidalosa, persino provocatoria, pesante, iiisieine coii gli elementi positivi,
aiiclie se iiiiniiiii. Pensiaino alla fuiizione della
luce, e non solo q~iellaprodotta dagli itnpiaiiti
elettrici, ma quella clie filtra dai vetri, la luce iiaturale, eleineiito cosiilico profano clie bagna i coiidomini circostanti, ina clic iiell'inteino del teinpio
dovrebbe essere per certi aspetti trasfigurato.
Infatti la cliiesa, nell'aiiibieiite circostante, deve
avere la funzione di segno della trasceiidenza e
conseivare in sé uiia diversità. La chiesa, incatenata all'intei-iio di uii qualtiere, è al tempo stesso
iina lampada, un segiio clie si nota e si rivela.
Vorrei, in proposito, ricordare I'iinniagine niolto
bella di uiia iiiistica, Cateriiia da Genova, figlia di
iiavigatori dediti ai commerci, dai quali aveva
appreso clie i pescatori di perle delle coste arabiche s'immergevano legandosi alla bocca una lunga canna di bainbìi, cava all'interno, clie perilletteva loro di respirare I'aiia della superficie iiiarina.
La santa applicava q~iest'usaiizaalla vita uniaila:
giiai a clii iiell'ocea~iodelle vicende quotidiane
iion mantiene un canale di comu~iicazionecon I'eteilio! Ecco, nella società dispersa e aggrovigliata,
la chiesa dovrebbe avere la fi~iizioiienon solo di
segnale, iiia di mediazione e sorgente di vita.
Dopo essermi sofferniato sulla priiiia e pii1
iiiiportaiite oscillaziorie, tocclierò piìi breveiiieiite
le altre due. La seconda è I'oscillazioiie tra la
presidenza e la comuiiità. Iii passato - come ben
si sa - il coiiliiiitteiite per eccellenza era il
Vescovo. Il popolo partecipava all'oprrs, al
"lavoro" della costi-uzione, iiia sempre alla dipendenza del principe, il quale niiitava il gusto del
popolo, ne coiidizioiiava le sceltc. Ricordiamo i
fainosi scalpellini di Notre-Daiiic di Parigi o le
leggende legate alla costruzione delle cattedrali
di Reiins o di Cliaitres. Oggi, il rappoito tra coiniiiittente e coiiiiinità ricliiede uii'oscillazio~ie pii1
calibrata: il fedele non è e non dev'essere soltaiito un soggetto passivo, lasciando il ruolo principale al coininittente.
Posso dire di aver avuto uii'esperieiiza significativa nel inio contesto di origine, la Brianza, ove
I'arcliitetto Mario Botta lia costruito la chiesa di
Sartiraria di Merate. All'inizio c'è stata una reazione da parte dell'assemblea parroccliiale clie
iion riusciva a capire la preseiiza, considerata
abiiorine, di quella chiesa. Ora la situazione è
mutata per l'acquisita conoscenza ed esperienza
nell'iiiterno di quell'architettura clie io stesso
ritengo significativa per la celebrazione lihirgica.
Però, sarebbe iileglio preparare I'asseriiblea, clie
dev'essere partecipe aticlie dell'iilteritio e non solo
dell'opirs. La terza e ultiina oscillazioiie del peiidolo è tra l'arte e la fede. Qui il discorso potrebbe
avere infinite applicazioni. L'alte sacra noil è fine
a se stessa, noti è ai~tocelebrativa,ina funzionale
rispetto al servizio liturgico al quale è destinata.
Il rappoito tra arte e fede è iirdispensabile e oia,
dopo un periodo di crisi, dobbiamo riconoscere
clie stiamo rianiiodandoiie i fili. In passato, tale
rapporto era iiti intreccio d'oro iiidiscusso che
dava prodotti straordinari perché l'artista era
spontaneaniente già credente, parlava il liiiguaggio del credente e le istanze dell'arte erano facilmente travasabili in quelle della fede e viceversa.
La Bibbia era, per esempio, il grande codice della
cultura: I'iconografia era doiniiiata dal testo biblico. A pai-tire dal secolo scorso il raccordo è entrato in divorzio e le tensioni sono fi-eqiieiiti. Abbiamo awito, per esempio, degli architetti di grande
fede e di pessima arte. I1 sogno è di avere iiell'arcliitetto I'iioiiio clie coniiighi l'arte coii la fede. Si
pensi al cardinale Federico Borroineo, fondatore
della Biblioteca e Pinacoteca Aii~brosiaiia,di mi
soiio prefetto: il suo sogno era quello di morire
teiieiido nella mano destra la penna e iiella sinistra
il Crocifisso, coiiiugaiido l'ideale ~imanisticodello
scrivere con quello religioso del credere.
Glnrrherr r r r d Ver.iteller1, "Credcre e coinprendere"
non è solo il titolo di iin'impoitaiite opera teologica del Novecento, ma quello di iin grande progetto
globale. Ora questo progetto non esiste piìl. È
necessario far si clie rinasca questo respiro coniune, questo irippoito profondo tra la liturgia e le sue
esigenze e iiitei~ogaziorii,e la bellezza della chiesa iiella sua funzione di segno dello splendore per
raggiungere Dio inai al di fuoi-i della Bellezza clie
è Lui stesso. Non diinentichiaino clie Cristo nel
Vangelo di Giovanni si definisce "ego einii Iro
poiiiièrr Iio kolòs", che non è solo "il buon pastore" delle nostre traduzioni, ma aiiclie "il bel pasto-
re", perclié il greco krrlòs traduce l'ebraico tob che
vuol dire circolaililente "buono", "bello", "nioixlinente giusto" e "affascinante".
Ecco, il nodo d'oro che deve tenere iiisieine le due
diineiisioiii e clie deve essere ricostruito. Qualcosa
si è già fatto e si sta facendo, perclié i grandi
architetti, già operatori di nobili costruzioiii in
campo laico, ora cercano di riprendere la grande
tradizione della ricerca nel campo sacro.
Concliido con due segni. L'equilibrio della terra
oscillazio~lesi raggiiiiigerà quando l'arte e la fede
percorreranno insieme due vie che descriviamo
iisando la tern~inologiatiledievale. C'è innaiuitutla "via della bellezza".
to la viri p~ilchrir~rdi~ris,
Essa ci indica il crinale escatologico del teiiipo,
cioè la perfezione verso la quale siamo in canimino e clie raggiiingesenio nella Geiusalemne cele-
ste, tempo perfetto in cui - come iniiiiaginava
Liitero - "l'uoiiio gioclieii coli cielo e terra, coii il
sole e con le creature, ed esse proveranno una gioia
e un piacere iiiiinenso, rideranno e gioiraiino coii
Te, o Signore, e Tu a tua volta riderai con loro".
la "via dell'unità''.
La seconda via è la iicr ~rr~itcrtis,
La illiistro con un testo che è la suggestiva rappresentazione dell'unità della città intera all'intenio
del Teinpio, senza che questo abbia iina prevaricazione sacrale.
cioè di un
L'immagine è quella di un bel ii~idlr/s/r,
"racconto" giiidaico, - clie dedico all'architetto
Meier di religione ebraica -: "I1 mondo è come
l'occhio: il bianco è il mare, l'iride è la tei-ra; la
città di Genisaleintiie è la piipilla e I'inunagine in
essa riflessa è il Teinpio. Ma l'occhio è sempre
u110 solo".
I
Architettura e liturgia
GLAUCO GRESLERI
Già professore incoricoto
deli'Univenità di Chieti-Pescoro
e direttore dello rivista
'%rometron
evento saiizionato nel 1996 iii Roina, coli
la scelta operata dalla Giuria iiiternazioiiale del Coiicorso a inviti per il progetto
della Cliiesa del 2000, che Iia eletto vincitore, tra i
sei lavori,. quello
dell'arcliitetto Ricliard Meier,
.
assume iiilportaiiza eccezioiiale "segriaiido", in
iiiodo eiiibleniatico, la storia della Cliiesa
Universale.
Noii si tratta solo di ~ i i grande
i
progetto e della pii1
grande Coiiiiiiittenza, iié solo dell'incoiitro e del
dialogo clie nasce tra uii creatore d'architethira e
la ciiltura cristiana depositaria della verità liturgica e sacrainentale, iiia del "salto" definitivo con
cui la Cliiesa Universale passa defiiiitivaiiiente
dalla posizione della coiitrorifoi~iiaa qiiella della
riforiiia, dalla iiiew scicrcr alla nie11s scrntci, dalla
liturgia lode di Dio e azione di grazie, alla lihirgia
della coiniinicazio~ie.Dalla chiesa "casa di Dio"
alla chiesa "rlotairs ecclesirre".
Nella celebrazione di quest'eveilto, clie qui, in
Milaiio dopo Roiiia, soleiiiiizza il valore dell'operazione in atto, non va solo celebrato il progetto e
il suo Autore, né solo la luiigimiranza e la libertà
della graiide Coniinittenza, ma va ricoiiosciuto reso palese e storicizzato - I'avveiiiito evento
rivoluzioiiaiite della nuova Riforina con cui la
Cliiesa cristiaiia ha superato la fase dell'iinpianto
teologico stesso della Coiitrorifoniia.
Solo percorreiido i piìi impoi-tanti iiioriieiiti, clie
liaiiiio segiiato la storia del movinieiito liturgico
iiitei~iazioiiale,teso a superare la fase di "ingessaiiieiito del ciilto cattolico" (per usare il tennine di
Aiitoiiio Saritaiitoiii), seguito al Coiicilio di
Treiito e coiisolidato iii qiiattro sccoli di coiicezioiie del iiiistero lihirgico - coli il tipo di orgaiiizzazione e disposizioiie dello spazio ritiiale che
ne è consegiiito -, può apparire iii tutta la sua
vastità e la sua portata rivoluzioiiaria il proccsso
di revisione ecclesiologica e sacrameiitaria che Iia
poi-tato la chiesa-edificio a risultare icoiia di iioi
stessi, spazio rihiale che è sacramento della stessa
Asseiiiblea-salita.
La riflessioiie coriti-oriforriiista Iia coiniiiciato già
dal secolo XVIII e dal XIX a registrare principi di
revisione teologica e storica, ma il grande moinento si colloca nell'aiiiio 1903 quando, il 22 iioveinbre, appena tre mesi dopo l'elevazione al soglio
pontificio, papa Pio X, nel passo del niohi proprio,
C
tra le sollecit~idini,condeiisa iii inaiiiera iiicredibilnieiite cogente il coiicetto revisioiiista dell'iinpiaiito teologico nel pronuiiciai~ieiitosiilla '>~crr?ic@rriio actlrosrr". Impossibile esiiiiersi dalla citazioiie integrale: "Esserido iiostro vivissitno desiderio clie il vero spirito cristiailo rifiorisca iti ogni
inodo e si iilaiitenga nei fedeli hitti, è necessario
provvedere priiiia d'ogni altra cosa alla salititi e
dignità del tempio dove i fedeli si raduiiaiio, per
attingere tale spirito dalla sua prima e indispeiisabile fonte, clie è la partecipazioiie attiva ai sacrosaliti inisteri e alla preghiera pubblica e soleiine
della Cliiesa".
Se assuiiiiaiiio questo come priiiio iiioinerito storico cui possianio riferire la iiascita vera del moviinento del qiiale oggi intei~diaiiiotrovare epilogo
nel progetto di Meier, è da ricordare coiiie il processo evolutivo abbia coiiivolto via via i pontefici
siiccessivi: Pio XI coi1 la costituzioiie Diviiii
Cirltirs del 1928; Pio XII con I'eiiciclica ~Vbsticis
Corpot.is del 1943 e la MerIilintor Dei di due aimi
dopo; sino a Giovaiini XXIII che, I'aniio successivo al siio aniiuiicio del Coricilio del 25 germaio
1959, fissava iiegli "rrltior.rrpi.iiicipii" il valore da
dare alla pai-tecipazioiie.
Sihiazioiie di alta sigiiificazione è clie, inentre la
Cliiesa viveva il secolo di questa sua grande rivoluzioile, il moiido della ricerca arcliitettoiiica del
Modenio avaiizava sul binario uarallelo del razionalismo, operando iii proprio, per iiiiuizioiie disciplinare, I'elaborazioiie di iiuove tipologie dell'iiiipiaiito ecclesiale già orientate verso coiiteiiiiti partecipativi.
Come secoiido moiiieiito, iiella lettiira sintetica
clie stiaino scoi-reiido, si colloca la fase - beli iiota
nella storia arcliitettoiiica del Moderiio - degli
esemplari contributi "csplosivi" offerti dalla ciilhira gei~iiaiiica- iii respiro col iiitore protestaiite attraverso persoiiaggi coine il grande teologo e
liturgista Roiilano Giiardiiii e grandi architetti
come Rudolf Scliwarz (figlio ciiltiirale della
Bauliaiis e ailiico persoiiale di Mies Vaii der
Rohe) ed Einil Steffaii. Essi condiicoiio una speritneiitazione foiidativa, il primo soprathltto, elaborando soliizioni di alto lirismo centrato su spazi
piccoli, spogli, destinati a comunità oinogeiiee e
~rogressi~te~qiiale
quella di Rotlienfeld; iiieiitre il
secondo opera per piccole diaspore cattoliche in
aree protestaliti arrivando a soluzioni di cliiesacasa, come la cappella di Lubecca-sud, ove i
fedeli in stato inagico di partecipazioiie sono
disposti su tre file lungo i tre lati di uno spazio
h n t e altare.
Se il respiro dello sliirito moderno iiell'ainbito
dell'architettura per la liturgia serpeggia in tutta
Europa già a cavallo della prima guerra inoiidiale
(basti ricordare solo la cappella Guell di Gaiidi del
1917 e Raincy di Perret del 1923) il momento forte, successivo a quello di Quickborn di Guardini, è
la foi-te carica carismatica e magica clie fa capo al
Coiiveiito Donienicano parigino di LatourMauburg in cui solio attivi nel secondo dopoguerra personaggi cliiave per il tnovunerito liturgicoarchitettonico quali padre Regamey e - più giovani - Capellades e Cocagiiac. Il loro lavoro è una
sciiola di pensiero che apre e conquista menti
eccelse, da Picasso a Ro~iault,sino al graiide Le
Corbusier con il quale ai~ivanoalla realizzazione
di opere clie segnano per il iiiondo intero il grande
cammino clie sta compiendo la Cliiesa: dal
Convento di La Tourette alla Cappella di NotreDame dii Haut in Ronchainp, il "prinio edificio
religioso - secondo le parole di padre Debuyst - a
entrare iiel ristretto giuppo (pressoclié initico) di
opere cliiave del ventesimo secolo".
Se questo dei Domenicani di Parigi e del loro
movimeiito, storicizzato dalla rivista "L'Ars
Sacre", referetite culturale determinante per gli
aiuii della inetà del secolo, si può collocare coine
terzo nioiiiento, il successivo quarto passo si colloca iii Italia, e precisamente nella Bologna lercariaila dal 1955 sino al 1968. In quegli anni brevissimi Bologiia vive uii iiioineiito epico iioii solo per
la sua iiiahii-azioiie religiosa, ina soprattutto per la
fondazioiie delle basi pragiiiatiche della nuova
liturgia.
Da una patte la scieiiza e l'iiituizione del cardinale
Lercaro in materia teologica e liturgica clie ne
spingono gli studi e la prassi pastorale verso uno
spirito di carità clie, per prima cosa, richiede I'elevazione del popolo cristiano a essere colpo parteciue e santo nella celebrazione eucaristica. con le
implicazioni di partecipazione attiva conseguenti;
dall'altra un gruppo ristretto, tenace e dotato di
grande carisnia architettonico clie attiva una ricerca rigorosa sulla iiuova tipologia spaziale in grado
di proporre alla nuova iinpostazione liturgica la
possibilità di "sperimentare" dal vero il criterio rivoluzionario e già provato in Rotlienfelds secoiido il quale la iiuova carica creativa, per la
tipologia architettoiiica della chiesa, consiste iielI'assuniere I'asseinblea liiurgica stessa (iiella sua
fornia viva e collegiale) coine elemento primario e
decisivo, rispetto all'edificio che l'accoglie e I'espriine.
Accade cosi clie, in poco più di un decennio,
Bologna veda crescere i conteliuti disciplinari della nuova scienza liturgica sia in esempi molto piccoli di soluzioni "provvisorie" sia, iii parallelo, in
impianti di alta significazioiie architettonica, quale
quello di Alvar Aalto per Riola (essendo venuti
ineiio qiiello di Le Corbusier per la Beverara e
quello di Taiige per via Stalingrado).
Ma, indipeiidentemente dalle realizzazioni portate
a temine, il livello di sperirnentazione coiicettuale
esperita attraverso un dibattito iiiterdisciplinare
colidotto dal "Centro di Studio e di Docuinentazione per l'Architettura Sacra" e dalla rivista
"Chiesa e Quai-tiere" poi-ti,al coiifoito della verifica sulla verità e sui valore travolgente della condizione partecipativa dei nuovi spazi architettonici
per la liturgia.
Cosicché, quaiido Lercaro, cliiaiiiato iiel Concilio
a presiedere la 73" Coiigregazioiie, perorò la votazione per la iiuova Costituzione iitui-gica,oih-e aila
sicurezza clie gli derivava dalla scienza e dalla
fede, poté dare senso reale alla sua coiivirizioiie
dicendo: "io ho sperimentato, [...l io ho visto, io
posso testimoniare!" Sialiio cosi arrivati al quinto
nioiiiento, quello sancito dal Concilio Vaticano I1
coli la definitiva affermazione del principio della
pcrr.ticipcriio oct~~osrr
che iiiipoiie una revisioiie
sti.iimirale stravolgente dell'impianto arcliitetto~iico ecclesiale. Iii questo, la Cliiesa si rimette con
oiiestà e rispetto alla coinpeteiiza disciplinare
degli architetti.
Nella solennità dell'Asceiisione del 1964 (soiio
passati oniiai trentati-é aiuii), papa Paolo VI, rivolgendosi agli artisti, ebbe a dire: "Noi abbiaino da
parte nostra finiiato un graiide patto di alleanza.
La Costituzione della sacra liturgia, che il
Concilio Iia emesso e proniulgato per prinio, ha
una pagina che è appunto il patto di riconciliazione e rinascita dell'arte religiosa in seno alla
Chiesa cattolica". Non fii solo "riconciliazioiie",
ma una volontà di sinibiosi e di reciproca indispensabilità. Gli aniii successivi, anche se non
troppo carichi di esempi significativi, occorsero
perclié riinaturasse il concetto che il veicolo aitistico e i contenuti poetici sono strutturainieiite
necessari per la coinuiiicazione inessianica della
parola di Cristo e iiiezzo iiidispensabile nel iiiessaggio evangelico.
Ma occorreva ancora la grande prova, la definitiva
duplice coiifei~iia.
Da una parte, la testin~oniaiizadella Chiesa
Universale clie ~iianifestassecon un incarico diretto la sua totale assunzione del iiiessaggio architettonico modeino per esprimere i contenuti teologici
e liturgici in modo definitivo e ufficiale, e non
solo, coine pur è avvenuto siiiora, attraverso tante
libere scelte e testiiiioiiiaiize offerte da vescovi
illumiliati clie hanno speriineritato in proprio con
chiainate professionali miranti alla qualità e alla
verità del messaggio architettoiiico, ma proprio
attraverso una "chianiata" che veiiisse, in hitta la
sua folgorante significazione, direttamente dalla
Santa Sede Apostolica. Dall'altra, la dimostrazione, vera e tangibile, della Verità e della Potenza
che il iiiodello inoderiio in architettura si manifesta coiiie unico catartico per il inondo coiiteinporaneo, attraverso un progetto che divenga segno e
maiiifestazione ineluttabile per tutte le genti e tutte
le culture.
Cosi è stato e cosi è. Sotto papa Giovanni Paolo
Il, la Santa Sede, trariiite il Concorso a inviti e la
scelta in esso operata dalla Giuria iiitei-iiazionale
appositamente costih~ita- di cui clii parla ha avuto l'einozioiie di far parte - Iia "cliiaiiiato" iiii
architetto di valore inoridiale, cosi coine iii altri
tempi fii il caso di Maderiio e di Miclielangelo,
perché la Cliiesa potesse ritrovare, attraverso una
iiuova fuiizione culturale, la sua nuova struttura
simbolica ecclesiale; perclié, alla fine del secolo
che Iia visto la lunga maturazione ecclesiologica
della Chiesa e clie fii aperto alla partecipazione
dall'inhiizione di Pio X, vi fosse una chiusura storica rappresentata da uii'opera che, con la siia qualità architettonica, chiarisse il senso dei contenuti
liturgici non tramite il suo essere "arte sacra", ma
proprio per l'essere "arte per la liturgia", cosi
come (secondo le parole di Crispiiio Valenziano)
piio solo essere I'arcliitemira dello spazio-chiesa.
I1 cerchio si è chiuso e si è coinpiuto il sesto
inonieiito. Su1 finire del secolo e in apertura del
terzo inilleniiio, la Chiesa ha ancora una volta
dato al inondo intero il siio grande segnale di
continuare l'opera iiiissionaria dell'evangelizzazione operando attraverso gli struiiieiiti della più
alta qualita poetica concessa agli uoiniiii, per
iiiezzo dei piìi alti interpreti artistici. 11 segno che
iie nasce è per tutti di graride libei-tà e di grande
speranza.
Nella qirerelle proviiiciale del rincorrersi delle
conimesse d'incarichi professioiiali ossessioriati
dalle cosche politiclie, inassoiiiche e accadeniiclie
che iinperversa nel nostro piccolo universo, con la
ripetizione dei soliti iionii seiiza qualità in continuo riciclaggio, la Chiesa si eleva sopra ogni orizzonte rivolgendo la sua chiainata - limpida e non
strunieiitalizzata da nessun'oinbra di qualsiasi
aggettivazioiie - a scala del inondo intero scegliendo, per fama e per prova specifica foinita, il
pii1 alto interprete della spazialità della "iiuova
architettura per la liturgia".
Richard Meier sarà cosi l'architetto per eccellenza, I'Arcliiaira. La sua opera limpida e poetica dà
espressione di luce alla iiuova liiurgia rendendola
vera e riconoscibile. Il gesto stesso della siia architettura è, prima ancora che spazio assembleare,
segno e atto del "chiainare e del raccogliere", quasi una inano che cori le sue dita arcuate dona la
centripecità allo spazio che prcliide alla partecipazione globale.
11 suo spazio, modeilio senza aggettivi, gioioso,
limpido, glorioso, esultante, iii una parola libero,
realizza totalineiite, rendendola definitivaniente
vera, la ricerca liturgica, affinché iii esso noi tutti
si possa sperimentare la 110stli7"santità" dell'essere partecipi del Corpo del Cristo Signore. In quest'architeitura, cosi coiiie dice il Salino, e come ci
ricorda ancora Crispino Valeiiziano, potrà accadere di riconoscere la verità dell'immanenza del
Mistero in inezzo a iioi, in inodo che "siclrt ciildii>iriii~s
sic et \~idiinrcìi11 Civitclte Dei iiostrr".
Forme e scenari nell'architettura
di Richard Meier
ALDO CASTELLANO
Professore Associato
del Politecnico di Mi!ano
el post-scritto aggiunto alla riedizione
nel 1975 del catalogo della inostra sui
Five Ai-clritects, Pliilip Jolinson parlava
di Ricliard Meier, allora quaraiitiinenne, come del
"più tradizionale e abbordabile del gruppo [dei
Five], ma già con uii 'classico' alle spalle, la
Siiiitli House; un sincero ammiratore di quella
Ville Savoye, di cui conserva un modello iii scala
nel soggiorno di casa, ma che Le Corbusier odiava alla fine della sua vita; Meier, il niigliore coiioscitore della storia di hitto il gtzippo, il più sh~dioso, lascia intravedere gsandi proinesse, ma è aiicosa giovane come arcliitetto (se ne riparleii a quasantacinque anni d'età), e poi la iiuova direzione
non-corbusieriana espressa nei suoi progetti per
I'Olivetti USA è iniziata? sta iniziando?".
In realtà, già a quell'epoca il cui~iculu~n
professionale di Meier contava una quantità di opere di
non piccola coinplessità e con risultati arcliitettoiiici certamente soipreiideiiti: oltre a una serie di
ville d'altissima qualità, il Twin Parks Nostheast
nel Bronx a New York (1969-72), il Bronx
Developrnental Ceiiter nella stessa città (1970-77)
e l'inizio delllAtlieneuin a New Harinoiiy
(Indiana), coinpletato nel 1979. Si trattava di
architetture di notevole originalità e maturità professioiiale clie solo la forzata prudenza di Jolinson
poteva ancora wlegare nel liinbo delle "grandi
promesse". Ma, tant'è. In effetti, a quaraiihin'aiiiii
un architetto è ancora giovane e ben sappianio
quante delusioni Iianiio riservato anclie di recente
professionisti promettenti celebrati anzi teiiipo.
11 punto più siiigolare delle telegraficlie aniiotazioni di Jolinson era, però, iiii altro: I'iiiten-ogazione finale sull'incertezza circa gli indirizzi
arcliitettonici clie Meier avrebbe assunto o stava
uer assumere. Si era alloiitaiiato finalineilte dal
neo-corbii? Evidenteinente Jolinson auspicava
i~ii'evoliizioiiedel genere e, paventando un'ulteriore pei-inaiieiiza di Meier nella vecchia direzione, si mostrava cauto sui suoi sviluppi fi~turi.
Troppo abituati a considerare l'iinmagiiie, piuttosto che i contenuti dell'arcliitettura, abbiamo
disimparato a leggere il significato dell'orgatiizzazioiie degli spazi arcliitettoiiici e delle soluzioni
tecnico-costriittive clie la rendono possibile: in
una parola, il significato del progetto, che orinai è
ridotto, in genere, alla sola coinposizione di linee
e superfici, in cui una frase o un'assoiianza formale o un assemblaggio di citazioni è diventata la
cifra fondaineritale di uii'opera. Al di là di alciiiii
stileiiii, sciiza dubbio rico~iducibilial maestro di
La Cliaux-de-Foiids negli anni Venti e Trenta,
coine si può considerare Meier 1111 vero arcliitetto
neo-corbu, e la sua arcliitemira una rivisitazione
di quel iiiodello? La sintassi compositiva e la seiisibilità spaziale sono radicalmente differenti tra i
due e ciò è percepibile sin dalle prime opere dell'architetto di New Jersey, se prestiamo atteiizione alla logica dei progetti, analizzaiidone il iiietodo e i risultati costi~~iti,
senza fesniarsi a suggestioni di superficie.
Sappiamo quanto la critica sia diventata iina presenza sempre piìi ingombrante nella culhira architettonica contemporanea. Più clie capire e seguire
l'imprevedibile evolversi dell'arcliitettura, iiiettendo in luce l'iiiespresso e aiutando a raggiungere una maggiore consapevolezza là dove carente,
essa ama spesso ingabbiare, schematizzare, eticliettare e indirizzare le ricerche lungo i percorsi
giudicati opportuni o confacenti al livello raggiunto dal dibattito arcliitettoliico. C'è in essa
quasi una prograininatica sfidiicia nei confronti
del progettista, da prendere, diiiique, sotto tutela
in quanto o troppo giovane o troppo indifeso di
fronte alle insidie e ai trabocchetti del pensiero
arcl~itettoiiico.
La tesi iioii è nuova. Già Oscar Wilde aveva teorizzato la superiorità del lettore rispetto all'autore, quale vero iiiteiprete e creatore dell'arte. Nel
inondo letterario contemporaneo qiiesti eccessi
sono stati posti in luce con denunce circostaiiziate sui guasti irreparabili, clie essi producono
siigli autori come pure sui critici stessi. A proposito del decostruzioiiis~iio,quale punta più alta di
questo genere di critica, Tzvetan Todorov Iia parlato del testo conle ridotto a una sorta di picnic,
in cui l'autore porta le parole e il lettore il senso'.
Anclie Umbei-to Eco, già teorico del1'opei.o opertn, Iia doviito ricorioscere nel 1990 che l'eccessivo ampliarsi dei diritti degli interpreti a scapito
di quelli del testo, aveva condotto la critica a una
fonna inaccettabile di solipsismo del hitto indifferente alla realtà dell'oggetto d'analisi, suggerendo d'intraprendere, tra l'opero aperto e il
testo clrilrso, ancorato sacraliiiente alle sole
intenzioni dell'autore, una terza via fondata siille
dei testo3.
La critica architettoiiica noii è ancora giunta pienamente a questo ricoiioscuiiento delle intenzioni
dell'opera - e ne fa fede una parte importante dell'editoria del settore -, cosicché non è iiifreqiiente
osservare bruschi cainbiaineiiti di direzione non
appena le previsioni aiispicate o solo temute, e gli
indirizzi propagandati o fortemente osteggiati si
trovano a essere clainorosamente sconfessati dall'opera di quegli architetti che sentoiio ancora forte il senso della libeità di ricerca, inalgi-ado tanti
runiori e tanti suggeritori.
In questo senso si può dire clie Ricliard Meier lia
deluso molti critici d'architettuix, i quali ne avevano pronosticato I'implosione in un iieo-corbusiailesiiiio di maniera, sempre più bianco e seiilpre più identico a se stesso.
Come ho già avuto occasione di scrivere4,nulla è
più alieno dalla sensibilità e dall'inipostazione
ciilturale di Meier qualunque forina revivalistica,
qualunque eclettismo storicistico e anche qualunque intellettualisino. È sufficiente uno sguardo
libero da pregiudizi per riconoscere senza difficoltà questo suo atteggiamento, e sin dai primi
passi della sua carriera professionale.
Meier è un architetto genuino - e utilizzo questa
qualificazioiie, seppur generica, per distiiiguerlo
da molti altri clie appaiono essere più teorici dell'architettura che architetti -, il quale parla anzitutto di spazialità. È quasi banale affei~narlo,ina
Meier ama I'arcliitettura concreta, e non si limita
solo a dicliiararlo. Abot~ei labirinti ellittici delle
teorie linguistiche sull'arcliitettura, preferendo
verificare speriinentalinente il proprio metodo
nelle più diverse occasioni, provaiido, correggelido, affinando. Per questa ragione Iia deluso clii si
compiace solo di parlare d'arcliitettiira, e, incurante dei coininitteiiti, degli iltenti e dell'iiitoilio,
considera lo spazio costruito come una sorta di
optional.
La passione di Meier è I'arcliitettura concreta. Per
dirla con le parole di John Hejduk del 1981, è la
sua "continuità nel creare, ricreare e realizzare"; è
il suo "usare poco le parole e iiiolto le immagini",
coine iii quella sua passione notturna che sono i
collage fatti a casa, non per ingannare il tempo,
ma "per mantenere in esercizio gli occhi e le
inteiizioiii
~naiii"~.
Sono i collage, che abbiamo visto iiel
1990 all'october Gallery di Londra, coniposti da
materiali personali della vita qiiotidiaiia, come
biglietti d'iiigresso ai musei, ricevute di taxi, pezzi di giornali stranieri o scontrini di negozi che,
senza una logica contenutistica o topografica o
anche solo biografica, sono combinati per esplorare le senipre iiuove possibilità foimali che possono scaturire dalla combiiiazioiie dei fraliuneilti
di realtà ereditate6.
111passato qualclie critico ha voliito equivocare,
iiiterpretaiido l'istanza di Meier per la concretezza
del fare architettura come una sua certa carenza di
in~pegnosperimentale. A ciò Meier non Iia risposto, prefer&do che i fatti, ossia la sua arcliitettura,
parlassero per lui. E, in effetti, ai fatidici qiiarantacinque anni, di cui scriveva Johiisoii, Meier
poteva presentarsi all'esame della critica con
un'altra opera di grande impegno e qualità: il
Seminario di Hartford (Coiulecticut), del 1978-91.
Da quel iiioineiito è stato un crescendo di incarichi e invenzioni che, pur ititti filmati inconfondibilmente, presentano sorprendenti soluzioni architettoniclie sia nei voluiiii esterni, sia nelle spazialiti intenie e sia nel rapporto di coinplementarità
con il contesto: un rapporto che rifugge da iiliiiietismi, contesiualismi o analogie fo~mali,e clie
senza irifingi~nentisi pone come una vero e proprio dialogo tra il nuovo e il preesistente, iiel tollerante rispetto delle reciproclie specificità.
Nel 1979 ha inizio il Museo d'Atti Applicate di
Francoforte; dell'anno successivo è il capolavoro
di Atlanta, I'Higli Museiiin of Art; del 1982 è
l'ampliamento del Des Moines Alt Center; e poi
ancora il Paiil Getty Center sopra Los Angeles,
che sarà inaugurato nel prossimo autunno, il
Municipio e la Biblioteca centrale de L'Aja, il
Palazzo delle Esposizioni di Ulma, il Museo d'arte coiiteiiiporaiiea di Barcellona, la sede centrale
di Canal Pliis a Parigi, il Museo Arp a
Rolandswerth.. . L'elenco è iiecessariainente
incompleto, ma già consente di farsi un'idea precisa della quantità straordiiiaria di opere di qualità, e tutte con un timbro iiiconfondibile, pur con
una loro peculiare originalità. Forse questo è I'aspetto più intrigante dell'architettura ineieriana:
quello di restare fedele a se stessa, pur nella iilolteplicità delle sue manifestazioni. Credo che il
motivo di ciò riposi nel fatto che, nonostante le
apparenze, I'arcliitetttira meieriana è tutt'altso che
~in'arcliitettiirafonnalistica, un'architettura, cioè,
preoccupata essenzialmeiite al linguaggio della
forma. Al contrario, è un'architettura costituita
anzitutto da conteiiuti spaziali.
Meier è perfettamente consapevole di questo
approccio, che peraltro emerge in modo evidente
anche nella sua opera. In una lectt~re,tenuta al
Royal Institution di Londra nel 1990, così illustrava il proprio modo di fare architettura:
"Quello che cerco di fare è indagare i limiti plastici dell'architettura moderna per iiicludervi il
concetto di bellezza modellata dalla luce. Quello
che desidero è creare una sorta di lirisino spaziale all'interno del canone della forma pura ...
Molte delle mie fonti si trovano nella storia dell'architettura, ma le citazioni e le allusioni non
sono mai letterali; le mie motivazioni sono seinpre interiorizzate, le mie metafore sono seiiipre
architettoniclie.. . I miei principi ordinatori priinari hanno a che fare con una sorta di purezza
che deriva in parte dalla innata distinzione tra
artificiale e naturale, distinzione clie è necessaria
per definire iiiia relazione biunivoca. Per ine gli
interventi dell'uomo sono una messa a punto
estetica dell'ainbiente ... Il mio rigore è una
ricerca di chiarezza che per me ha origine nella
pianta. Sebbene forse trascurata di recente, la
piaiita è la chiave di tutto, clie coritiene nella sua
bidiinensionalità le istruzioni dell'oggetto tridimensionale, ossia dell'edificio. Con la sezione
essa genera I'edificio. Mentre l'alzato tende al
pittorico, la pianta e la seziorie parlano all'architetto di idee di spazio. Coiiiunque è sempre la
pianta l'espressione pii1 coiivinceiite e fondaiiientale dell'idea architettoiiica. Credo clie gli
edifici dovrebbero parlare. L'uso pluriennale nella mia opera di iin vocabolario specifico e internamente compiuto di elementi e temi mi ha fornito i mezzi di espressione coerenti e in evoliizione continua. I1 processo coi1 cui manipolo e
asseinblo questo vocabolario all'interno dei coritesti urbani e storici è diventato più complesso e
comprensivo secondo una mia maturazione intellettuale che è coincisa con il crescente respiro e
complessità delle recenti co~nmesse"'.
In queste parole risulta chiara la cifra originale
dell'architettura meieriana, clie è l'invenzione di
spazialità diverse in base al contesto, al programma e alla destinazione specifica dell'opera. Per
questo motivo è difficile, e direi quasi impossibile, percepire l'essenza delle sue opere sono attraverso la coiiteinplazione degli esterni e ancor
ineno la visione fotografica; occorre percepirne
gli interni, attraversandoli e assaggiandone la
qualità con tutti i sensi.
Richard Meier ha inetabolizzato assai più di qualunque altro architetto contemporaneo la graiidissiina lezione compositiva dell'arcliitettura barocca e tardobarocca italiana e d'area gerrnaiiica.
Eppure nessun particolare linguistico delle sue
opere ne deniincia il debito fondaineiitale. Per un
progettista, la vera conoscenza della storia è
quella interiorizzata, che non si perde nel linguaggio, ma va diritto al metodo della composizione spaziale, ai differenti significati delle spazialità architettoniche.
I1 metodo, ossia la via razionale nell'istruire, è
fondanientale per Meier, e non solo per lui,
ovviamente. Al pari delle teorie, come affermava
Novalis, il metodo è una rete, un seniplice stnimento: solo chi la butta, pesca, tenendo presente,
tuttavia, clie le sile maglie devono sempre essere
comnisurate al tipo di pesca che si intende effettuare, per evitare il rischio di finire a iiiani vuote.
E, in effetti, il metodo è per Meier uno sti-unieiito
per progettare, e assicurare ordine e coerenza alla
coinplessità del processo progettuale. Non possiede alcuna presunzione di assolutezza o di universalità. Da questo punto di vista è molto personale. È un approccio al progetto che si niuove
attraverso la successiva soluzione di alcuni temi
giudicati esseiiziali al fare architettura e affrontati separatametite l'un l'altro, clie si interconnettono, infine, iiell'arcliitettiira costruita.
Questi temi, o criteri distinti ma interrelati, sono
per Meier, "il Programma, diagramina di relazioni funzioiiali da cui dipendono le esigenze e le
prestazioni dell'intero organismo; il Luogo di
collocazioiie e in quale modo il luogo influenzi
l'edificio e I'edificio il luogo; l'Accesso; il
Sistema di Circolazione clie si potrebbe dire si
estenda al di là dei limiti dell'edificio vero e proprio; la Struttura come sistema; e I'Involiicro
definito da un sistema di mura in relazione al
sistema striitturale". Attraverso questo procediiiieiito Meier è in grado di assicurare "uiia dialettica tra sistemi di accesso e di circolazioiie, irivoIiicro e sti-~ittura,prograiniiia e Iiiogo di circolazioiie. Attraverso questi paraiiietri è possibile
aiializzase qualsiasi lavoro di architettura, e coiiiprendere una pai-te del processo specifico attraverso il quale il iiostro lavoro è passato dalla
concezione alla realizzazione"p.
Attraverso questo metodo l'opera realizzata conserva intatta quella unitaria comvlessità che I'architettura richiede per soddisfare esigenze iiiolteplici e talvolta contrastanti.
I1 razionalismo ineieriano non è 1111 lingiiaggio,
ma iiii metodo. Le scatole architettoniclie degli
anni Venti e Trenta non costituiscoiio affatto per
lui alcun imperativo formale, e così aiiclie il
bianco delle superfici lisce o la spigolosità dei
volunii. Tutti questi non son altro che epifenomeni della sua architettura, che non caratterizzaiio la sua sostanza. Pur fedele a uii iiietodo,
diinvstratosi proficoo e adatto a coiitiime sperimentazioni, Meier continua a sorprendere per la
sua capacità di inventare seiiipre nuove spazialità
proprio a partire dal rispetto dei viiicoli specifici
e delle esigenze poste in ciascuiia opera. Spazio
e voliime e stiuttura e materiali, all'intemo di un
contesto e di 1111 progranlina, sono aspetti,
disgiunti ma iiiterrelati, di iina inedesima realtà:
I'arcliitettura.
La Cliiesa del 2000 è iiii altro eseiiipio della
capacità straordiilaria di Meier di iiiailJpolare 10
spazio
strutture, involucri e illateriali, tiltti
cliianiati iiisienie alla costiiizione di i111ambieiite
innovativo, che la seiisibilità dell'arcliitetto ha
saputo interpretare coine rispoiiderite al
Programma, ossia al "diagrainma di relazioni
fliiizioiia~ida ,.i ~ipeiidoilole esigellze
e le
staziolli de1l3intero organisino", per dirla con le
sue stesse parole.
~ i dal
à modello, dalle piante e dalle seziolli si
può immaginare la iiiagia dello spazio interno,
luminoso e articolato tra pareti trasparenti e setti
protettivi, tra ainbienti Lillitari e di lneditazione,
tra funzioni corali e p i ristrette.
~
senzaiiidillgere
a facili e consolatori eroismi inon~imentalistici,
Meier ha presentato anche questa volta un'architettura autentica e a dinieiisioiie umana. E ciò
iioii tanto per le diniensioiii o per i siinbolisiiii
delle forme, facilmente coiiiprensibili, quanto
piuttosto per I'attenzioiie, e dkei quasi l'affetto,
che egli dimostra per gli iiteiiti della propria
architettura, per le loro prevedibili esigenze e.
perché no?, anclie per il loro benessere.
,
Jolilicoli,wPostscript3,,
iil Fil,e Aic,lirects. Eiseiliilnri,
Grcriws, Gii~crtliiirev.Hejriirk. Meiri, con testi di K .
Frainpton e C. Ro\ve, Ne\" York 1975', P. 138.
' Cit. in U. Eco, " A f t e r secret kiiolodge", in Tiiiies
Literc11y Sirppleirierrt. 4551, 22-28 giiigiio 1990, p.666. Si
veda anche I foii~inlistii?rssi. Teoiirr ~Irlellnletrcrirricrn e
iiietorlo critico, (tii.orig. Tliiniie c/c /r lirrér~oriiie,Parigi
1965, 1968'1, a cura di T. Todomv, Torino 1968.
'U.Eco, r~i.t.cit.. p. 666.
' S i veda A. Castellriiio, Alr11itterrio.r rl'niio e Iirce. Uiicr
stoiin S I I Ricliriid iIfeier, Milano 1994.
' J . Hejduk, "Prefazione", iii Riclinid i\.leier, a ciira di
G. Pettana, Venezia 1981, p. 13.
*Cfr.CoIInges, a ciira di L. Nesbitt, Londra 1990; si veda
aiiclie G. Pennena e R. Meier, " A Wliiter Sliade o f Pale",
in ~oiittm,DCXXIX, giiigno 1982, p. 2.
7 R. ~
~H~elazione,l
i
~al second
~
~~~~~~~l
,
Architectllre
Foruin, Tlie Neii,i\.iotlerris, Tlie Royal Institution, Londra,
27 settembre 1990, pubblicata iii nbstrnct da T h e
Academy Group, pp. 2-3.
, Meier,
d i progenaziolle,Desigii Sfi.olegies,
otto,,ro,etti di ~ i ~ ~~i~~
h ~ and
~ ~d
~in
~nsob'e:elllnwgio1 9 7 4 , ~ .17.
~
~
~
i
Livello
dl
corrosibrie
ccpriferro
m i n i m o nnn
iil
teiiipo, to, impiegato dal fronte di
carbonatazione a raggiungere l'arii~atura;
iil tempo, ti, occol-rerite perché si rnanifesti il danno inaccettabile.
E regola coiilune assegnare la vita in servizio desiderata siilla base del tempo clie
il fronte di carbonatazione iiiipiega per
raggiuiigere I'aimahira.
Il tenipo aggiuiitivo per la iiianifestazione del danno inaccettabile non è preso in
considerazione, perché la sua predizione
è piuttosto aleatoria; esso dipende
sopiattutto dalla risposta locale del calcestruzzo che potrebbe essere tale da
accelerare la progressione del danno.
Sul piano pratico le considerazioni esposte sono tradotte in termini di durabilità
mediante tre parametri: il rapporto aic, il
contenuto di cemento e lo spessore del
coprifei-ro. Per 1111a data condizione d'esposizione, la durabilità migliora al
diminuire del rapporto aic e all'aumentare del contenuto di ceinento e dello spessore del copriferro.
Con la riduzione del rapporto aic e con
I'auineiito del conteiirito di ceriieiito la
penileabilità del caicesh-uzzo si abbassa e
con essa la velocità di penetrazione delI'aiiidride carbonica e, poiché a ogni
diminuzione della pei~i~eabilità
corrisponde, in geiierale, un auiiieiito della resistenza a coinpressione, i calcestruzzi di
alta resistenza sono aiiclie i pii1 durabili.
Un auineiito dello spessore di coprifei-ro
noii compensa rié la maggiorazione del
rapporto aic né la riiiuncia a cliilogiaiiuni
di ceinento.
Un coiiteiiuto adeguato di legante è fattore di bassa velocità di penetrazioiie, perché coii esso auineiitano sia la capacità di
coiiibiiiazione della pasta di ceiiieiito nei
confroiiti dell'anidride carbonica, sia il
rapporto tra il volume di matrice legante,
avente la peiliieabilità attesa dal rapporto
alc usato, e il volunie delle interfacce
niatricelaggregato grosso, che soiio notoriaiilente difettive. In accordo con altri
autori, Browne assume per il processo di
penetrazione dell'anidride carbonica iina
semplice legge di diffusione x = ktn,
dove x è la profondità di penetrazione in
cin, t il tenipo in anni, 11= 0,5; il valore
di k dipende dalla qualità del calcestruzzo, controllata coiiie classe di resistenza
caratteristica.
Sulla base di questo seniplice inodello,
Browne Iia proposto le ciiive di pe-iietrazioiie mostrate nella fig. 4; esse indicai10
gli anni di vita in servizio in fi~iizione
della classe di resisteiiza e per iin dato
spessore del copriferro.
Cai'atteristiche microstrutturali
e durabilità
Non essendo stata ancora presa alcuna
decisione in merito alla tecnica costruttiva da adottare, al fiiie di dare un senso
compiuto alla discussione si suppone:
m che la struttura sia realizzata in calcestruzzo bianco, con anilatura in acciaio
al carbonio;
P-
Aggngal.
>
Zona di i w Y o n r -1. omagena
di mnrnio
iclie la vita iii servizio desiderata sia
nell'orditie di clualclie secolo;
iche il grado di deterioraineiito sia i-iferito alla ftiiizioiialità estetica e perciò da
considerare inaccettabile noii appena
compaiono segni indicativi di iiiia probabile forinazione di maccliie di i-uggirie.
In base a quanto esposto in precedenza e
sulla scorta dell'esperieiiza acquisita nella costruzione di un'opera della stessa
tipologia e di specificlie pressoclié siinili, la soluzione con il minimo di riscliio è
nella scelta di un calcestruzzo di alta
resistenza, nell'intervallo 60- 1 15 MPa.
Al fiiie di chiarire le ragioni della scelta,
è utile considerare il calcestruzzo coine
un sistema coinposito costituito da una
fase graiiulare, lapidea, dispersa in una
lilatrice continua di pasta di cemento.
È definitivainerite stabilito (figg. 5 e 6)
che tra la iiiatrice inassiva e la matrice
all'iiiterfaccia dei granuli d'aggregato
grosso, per uno spessore di 50-100 p,
esistono differenze microstnitturali marcate>4.5
La regione iiiterfacciale, nota aiiche coii
il iioiiie di zona di transizione, differisce
per iiiorfologia, coiiiposizioiie e densità.
111generale, al film cosiddetto dlrples,
depositato sulla superficie dell'aggregato, segue una fascia ricca di cristalli
laniiiiari esagoiiali d'idrossido di calcio,
orientati e ben sviliippati, e di bastoncini
intrecciati di ettriiigite.
La porosità e la dimensione inedia dei
pori sono maggiori; i pori non sono
distribuiti uniforineniente, ina coiicenbati di preferenza a distanza di 10-40 p
(fig. 7).
Ricordando clie per le proprietà del calcestruzzo soiio detenilinanti le caratteristiche negative estrenie - sono tali una
concentrazione locale di pori capillari, la
presenza di vuoti dovuti a difetto di
compattazione, gruppi di cristalli niolto
accresciuti -, il coinposito è meglio rappresentato come una catena di tre anelli,
nella quale il piH debole - la zona di
transizione -collega i due più resistenti.
Studi di laboratorio hanno mostrato che la
fessurazione avviene in vicinanza dell'interfaccia fisica, entro il film clirplev, se tra
l'aggregato e la pasta di cemento non vi è
interazione chimica; si sposta al di là del
film duplex se, coine nel caso del calcare,
aggegato e pasta interagiscono (fig. 6).
Questo significa che, per avere un
miglioramento effettivo in termini di
resistenza e di minore permeabilità, è
necessario che la zona di transizione sia
eliminata o, quanto meno, la sua difettosità sia ridotta,
Alla formazione della regione interfacciale difettiva contribuisce l'acqua di
bleeding che si raccoglie al di sotto dell'aggregato grosso. Dopo il getto, prima
ha inizio la presa, e l'impasto fresco,
come ogni sospensione di solidi pdcellari, sedimenta. Ma il movimento di caduta dellYaggregatoa
a causa dell'interfewnza
drmensiona1e, si arresta prima che le particelle di cemento abbiano finito di sedimentare.
La pasta confinata tra gli aggregati grossi continua a sedimentare, indisturbata,
fino all'inizio presa e l'acqua, che segrega, rimane localmente bloccata.
Benchk sia possibile raggiungere resistenze elevate, riducendo il rapporto a/&
mediante un aumento del tenore di
cemento, tuttavia il criterio non trova
applicazione pratica per motivi tecnici
ed economici.
La riduzione del rapporto a/c è più efficace nel rafforzare la matrice massiva
attraverso la progressiva diminuzione
della porosità capillare meno il giunto
con l'aggregato grosso (fig. 8)6 e, agli
alti dosaggi di cemento, l'impasto diventa difficile da manipolare perché troppo
adesivo e la fessurazione di origine termica può diventare un problema per gli
elementi strutturali di sezione maggiore
a causa del calore di idratazione liberato
dal legante.
Un risultato migliore, sia dal punto di
vista tecnico che economico, è ottenuto
sostituendo a una parte del cemento
aggiunte minerali pozzolaniche (fig. 9).
Gli effetti sono decisamente efficaci,
quando l'aggiunta contiene silice capace
di reagire rapidamente con l'idrossido di
calcio e quando la sua granulometria è
piii fme di queiia del cemento. In base a
questi requisiti, l'aggiunta pozzolanica
c m i risultati migliori è il fiuno di silice o
rnicrosilice.
A cwsa dell'effettoJI1er e della produzione, già alle stagionature iniziali, di
quantiti aggiuntive di silicato di calcio
idmto, la microsilice produce un sostanziale affinamento nei pori, c m netta prevalenza di quelli di diametro 2-3 p, e un
aumento dell'omogeneita micmstrutturaIe per la diminuzione della quantità di
cristalli d'idrossido di calcio. Lo spessare della regìone interfacciale diminuisce
a una decina di p e il giunto pastalaggregato si rafforza perché minore è la sua
difettosità.
In generale, la resistenza del calceatmizzo i? minore della resistenza della pasta
di composizione uguale a quella in esso
contata. Se il confronto è fatto sostituendo microsilice a una parte del
cemento, le due resistenze diventano
simili, a dimostrazione di quanto l'aggiunta abbia rafforzato il legame d'interfaccia e migliorato l'omogeneità microstrutturale della matrice massiva.
L'aggregato può così coniribuire attivamente nel sostenere i carichi imposti e di
conseguenza, nel campo dei calcestnizzi
di resistenza >80 MPa in cui l'impiego
di rnicrosilice è generale, la resistenza
aumenta e, a parità degli altri fattori, si
usa un aggregato mecctxnicarnente più
forte.
Condusione
In accordo a quanto emerso nella discussione sui parametri di durabiliti, esistono
concrete possibilità di rallentare il fronte
d'avanzamento della carbonatazione a
valori così bassi, da poter soddisfare il
requisito di vita in servizio prima specificato senza incorrere nella corrosione
dell'armatura.
Perché l'obiettivo possa essere raggiunto, occorre ridurre la dimensione media
dei pori nella meitrice cementizia, lo
spessore e la difettosità dell'interfaceia,
e questo put~essere ottenuto scegliendo
un rapporto acqdlegante nell'intervallo
0,3-0'35 e sostituendo una parte del
cemento con una percentuale di microsilice nell'intervallo 5-10 %. Poichè
occorre anche elevata capacità deIla
inatrice a combinarsi con l'anidride carbonica, è raccomandabile un dosaggio di
legante intorno a 380-400 kg/m3.
Con i rapporti di composizione specificati, la resistenza meccanica standard del
calcestruzzo con la durabilità richiesta
risulterà intorno a 80 Mpa.
-
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Materiali cementizi
innovativi
LUIGI CASSAR
DirefforeRicerco e Sviluppo
CTG (Centro Tecnico di G ~ p p o )
societd di lwkementi Group
Introduzione
I1 settore delle costruzioiii rappresenta
iina delle piìi rilevanti industrie sia iii teriiiiiii di valore ecoiiomico che di iiiaterial i iitilizzati. A livello iiioiidiale questo
settore vale diversi milioiii di miliardi di
lire e assorbe inateriali per iiii valore di
centinaia di migliaia di iiiiliardi per
anno. Il settore si contraddistingue, quiiidi, per la grande utilizzazioiie di inateriali, tra i quali giocano 1111ruolo importante
il ceiiiento, l'acciaio, il legno, il vetro, i
iiiateriali ceramici e i poliineri.
Tra questi materiali il cemento e i1 calcestruzzo rappreseiitano oltre il 20 per ceiito dei coiisunii totali.
La tabella 1 inostra che c'è uiia biioiia
correlazione tra il coiisumo aniiuo del
iiiateriale e il suo prezzo di mercato, e
coilferiiia che il successo dei inateriali
cementizi è determinato in iiiaiiiera
iiiiportante dal costo iiecessario per la
loro produzioiie.' La tabella 2 iiiostra
inoltre che i iiiateriali cementizi, collocandosi tra i materiali a più basso costo
energetico, possoiio contiiiuare a iiiaiitenere la loro leadership di costo e di consu1110.~
U11 terzo fattore d'estreina iinpoi-taiiza e
attiialità per i materiali è la facile riciclabilità. Per i materiali ceinentizi la riciclabilità è garantita dallo stesso meccanisiiio di forinazioiie: I'idratazione del
ceiiieato porta, infatti, alla forinazioiie
del calcestruzzo; la sua disidratazioiie
termica piiò perinettere di riotteiiere il
cemeiito. Questa ipotesi (fig. 3), già sperimeiitata iiei laboratori di Italceineiiti
Group, coiiferma L I I ~possibile riciclo
ecoiiomico di questi materiali.
Il materiale
11 ceiiieiito è utilizzato priiicipalnieiite in
stnitture coniposite, tra le quali il calcestnizzo è l'esempio piìi diffiiso. Nel calcestruzzo tradizioiiale, ampiamelite utilizzato nel settore delle costnizioni, le
caratteristiclie iiieccaiiiche soiio iiiferiori
a quelle dei singoli coriipoiiei~ti,al contrario di quanto avviene iiei noriiiali
coinpositi strutturali. La tabella 4 ino-
Costo energetico per unità di volume riferito
a quello del cemento Portland
t--
Cemento P
allumlnlo
compositi a matrfce organica
I
Vetro
mat. plastiche siruiturali
1
Polimeri
7
Acciaio comune
I Acciaio inox
Alluminio
32
Aspetti energetit
iateriali cementii
manufafti
stra, infatti, che le rocce silico-calcaree
hanno resistenza alla cornpressioile di
2000 Kgtcni', le paste cementizie hanno
resistenza alla coiiipressioiic di 1000
Kgtciii', inentre il calcestnizzo tradizionale iioii supera i 500 Kg/ciii2.
Questo aspetto proinette iiiia fase evoliitiva inolto interessante e le figg. 5 e 6
mostrano come con I'introdiizioiie di
nuovi inateriali ceiiieiitizi, quali i ceinenti DSP, i ceinenti fibro-rinforzati e i
cenieiiti DSP e MDF fibro-rinforzati,
siano in grado di produrre materiali
cenieiitizi coli resistenze meccaiiiclie
seinpre pii1 elevate, che si avvicinano a
quelle dei metalli.'
Questi nuovi materiali noli solo coinpor-
sta sviluppandosi in niodo molto iiiteressante.
A partire dagli anni Ottanta i valori di
resistenza alla flessione dei iiiateriali
ceiiientizi sono notevoliiiente aunieiitati,
grazie agli studi siilla iiiicrostruttiira e
siilla ridiizioiie dei difetti interni del
materiale. È possibile oggi preparare
materiali cementizi con resistenze alla
flessioiie inaggiori di 600 Kgtcm', ed è
prevedibile nei prossiini anni la produzione industriale di nlanufatti con resistenza alla flessioiie di oltre 2000
Kgtcm'. Si tratta di un valore di grande
interesse industriale, clie pub pennettere
di entrare in nuovi settori applicativi con
materiali cementizi di spessore sottile.'-"
taiio un miglioraineiito della resistenza
meccanica, ma ariche della teiiacità?-'
Nella fig. 7 so110 riportati i valori di resistenza alla coiiipressioiie otteiiibili coli
materiali ceinentizi dall'inizio del 1900.
Come si può osservare, in un secolo si è
passati da 200 Kg/cm2 a oltre 2000
Kgtcni', ed esistono indicazioni che perinettono di prevedere I'ottenimeiito di
inateriali ceinentizi con resistenze ineccaniche ancora superiori (8000 Kglcin').
E iinpoi-tante aiiche considerare clie L ~ I I
materiale con resistenza alla coinpressione di oltre 2000 Kgtcm' è ottenibile
in modo riproducibile e a livello industriale? '
Anche la resistenza alla flessione (tab. 8)
2
cementi
fibro-rinforzati
materiali
cernentizi
Resistenza afla compressione
valori tipici (Kglcm')
DSP ed MDF
tradizionali
Rocce silico-calcaree
Paste cementizie
Calcestruzzi
cemento
1O 0 0
$00
I
l
I
4
resistenza meccanica
MDF
I
,MDF, DSP
La tabella 8 mostra i livelli d'energia di
frathlra di diversi materiali. Coiiie si può
osservare, il calcestruzzo tradizionale
coi1 120 Jlm' è un materiale fragile, a
livello dei iiiateriali cerarnici, delle rocce
e di poco superiore al vetro. I calcestruzzi rinforzati con fibre peimettoiio di arrivare a valori d'energia di frattura di
30.000 Jlin2,circa trecento volte superiore a quella del calcestruzzo tradizionale e
soltanto tre volte inferiore a quella dell'acciaio." Nella tabella 9 viene riportato
1111 confronto tra i materiali cenientizi
innovativi e alcuni importanti materiali
di liso corrente.
Coine si può facilmente osservare, i
materiali cementizi sono entrati in una
nuova era e le conoscenze attuali permettono di prospettare nuovi liiniti prestazionali, e di suggerire aree di applicazione ancora inesplorate. Per accelerare
questo processo d'innovazione tecnologica, sono iiecessari elevati i~ivestinieiiti.
Italcenieiiti Group ha attivato importanti
collaborazioni con il Politecnico di
Milano - Dipartimento di Ingegneria
Struttiirale - coli il coiiivolgimeiito dei
professoii Migliacci e Biolzi, e dei loro
collaboratori.'.'""
Lo studio di questi nuovi niateriali
richiede non solo nuove inetodologie di
progettazione, ma conoscenze sulla
diirabilità, la messa in opera e i nieccaiiismi d'additivazione.
È indispensabile la collaborazioiie con
l'università e sarà utile orgariizzare
incontri specifici su questi argoi-iieiiti
anche nell'ainbito del Politecnico di
Milano.
Esempi
L'utilizzo di ii-iateriali ceinentizi ad altc
prestazioni nell'ingegiieria civile è già
iniziato, con ad eseinpio, la realizzazione
del grattacielo Triaiioii costruito a
Francofoite (R<1=85Mpa).I5
Le proprietà di questi inateriali pei-inettono la produzione di iiiaiiufatti mai preparati utilizzando il ceiilento, coine, ad
esempio, le poltronciiie per inetropolitana ottenute per stainpaggio di un mate-
Energia di frattura di materiali da costruzione (Jlml)
=
Vetro
Ceramiche. rocce
Calcestruno trai
<l00
lale
Materie plastiche
Calcestruno speciale con fibre
Acciaio
5
120
1000
30.000
nale wmenhb fi'bro-dn@o~aa~
a elm-
za resi-
alt21llessi6nieA
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da urla vmbb per mulina per cBm&ra,
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In ~ w t caso
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entraio in compaizione cari rmmuki
allic ci, offrendo vamggi oisebq n 4
fmte della proprietb nati-abrasione
attraverso i'usa d F a ~ j p g a speciali
ti
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Cclndudrri
NeJ XX stxolo I5industrh del
ha inveti& in W& iiia8decifi nell%wadane di pl'beesso.Questa sfmm h
piames10 di ridurre i casti di pduWonc,
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mig3bae ia @ali& dd prodotto t! mndere facile e aumdico il wmoilo del
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S. C a ~ i a n es G.
Castddi, "New B e m l w n t ~in CmMto
Cement.-Bad Mateciab Reinforced with
R b s Potynoacs" IvFatwiab Engkemimg 1995,
bfl--).pp. 167-17b-
'P. @~lpx&''destiw
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4th
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' S.P. Sbh, "Mbterial Technology of Concrete UItxir-R~#-Strén#
S y m p ~ i u m@n 1Jtiliz;rltZ~noP Miahin the Future", Betonwerk-Fertdeil-Tecknik Init.
S ~ ! & @ ~ ' P e r f o r Gaimete,
n ~ ( ~ ~a aiira Q
E. ile Lamd e 'R. Laerok, (Far@, 29-3 1 magO.L. qmyini, &'l$0gati, ' F o y p ~ ~ ~ gfo
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o pp. 13424.
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Cemeqto, in corso di stampa
G.L. Oju~YrioS,L. Biakzi,p. CoLoml@? L
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fl&~e~lia10
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~ a n d akPrancoforte", L'Industria Italiana
dei Cemento1996,716, pp. 860-71
La struttura
L E 0 FINZI
Professore Ordinario
del Politecnico di Milono
La definizione corretta della componente
strutturale degli edifici destinati al culto
e 1111 tema che c sciiipre stato presente e
in iiiolti casi condizionante sin dai tempi
antichi della civiltà greco-roinaiia per
consentire la realizzazione di ambienti
destinati ad accogliere centinaia di fedeli.
Le tappe della progressiva affeimazioiie
della Cristianità, soprattutto in Eiiropa,
sono state segnate da costnizioiii seinpre
più iiiiponeiiti. I1 secondo inilleniiio vede
cosi diffondersi la chiesa-cattedrale o il
santuario, di diiiieiisioni imponenti in
pianta e in alzato. In loro, il blocco di
pietra naturale tende a sostituirsi al inattoiie nelle colonne, negli archi a tutto
sesto, acuti o ranipanti e non, e nelle volte, evitando owiiiqiie possibile le azioni
di trazione e riducendo quindi al minimo
gli incatenamenti. Si tratta però di opere
eccezionali, cui si affiancano chiese,
chiostri e conventi piìi a misura d'uonio,
costruiti con largo impiego del mattone
tradizionale e utilizzando, in presenza di
luci tiiodeste, travate lignee per sorreggere manti di copertura, così da evitare
la messa in gioco di spinte rilevanti.
Ma la rivoliizione industriale del secolo
XiX cambia le regole del gioco.
L'acciaio fa la sua comparsa da protagonista e contrappone all'arcata roinana di
mattoni o di pietra in conci il "ricamo"
delle grandi strutture reticolari di Eiffel,
Ritter e Culiiianii, mentre coiiiincia ad
affermarsi un nuovo sistema costiuttivo
fortemente iniiovativo: il calcestruzzo
annato, felice conmbio tra la muratiira e
l'acciaio. Ecco che allora il progettista di
edifici per il ciilto si sente libero sia nella
scelta delle foime sia in quella dei inateriali, e cessa perciò di essere legato a
moduli e a tipologie clie per molti secoli
lianno dettato legge.
Paradossalmente, un tale allargamento
d'orizzonte determina una crisi. Ora tutto è possibile: inattoni, calcestruzzo,
acciaio, legno lainellare e noti, e perfino
lastre translucide, sti-~ittureche riproducono su anipia scala il tema della tenda.
E le fornie possibili si fanno ancora piìi
varie, lastre piane o curve, reticoli spaziali, sistemi di fiini o di teli pretesi,
Libero da costrizioni nelle scelte che
deve operare, l'architetto, assistito tra
l'altro da mezzi di calcolo raffinatissimi
e potentissiini, oltre che sempre piìi facili da usare, disegna opere spesso iiiolto
belle e fi~nzionali.Ciò non wol dire clie
non sia stato possibile realizzare opere di
gran pregio prima dell'esplosione inforiiiatica degli ultimi decenni. Basti a questo proposito ricordare tra le tante la
Chiesa di Sant'Eiirico a San Donato
Milanese, progettata da Gardella, quella
di Michelucci allo svincolo autostradale
di Firenze, o quella di Santa Maria, opera di Nervi, a San Francisco. Ma sono
opere i11cui traspare il valore dell'artista,
capace di felici intiiizioiii e di capacità
espressive eccezionali, piuttosto che l'affennazione di nuove concezioni strutturali legate a niiove tecnologie e all'inipiego di nuovi materiali.
Quando però, coine nel nostro caso, si
deve pensare a decine di chiese e relative
opere parrocchiali da costruire in tempi
brevi e a costi ragionevoli, si vede che
prendono corpo in quest'ottica probleiiii
d'ottiiiiizzazione che le costi-tzioiii tradizionali dei secoli passati avevano affrontato e faticosamente risolto nel corso dei
secoli, ma coi1 riguardo soltanto alle
classiche strutture murarie.
Si fa, inoltre, sempre pii1 protagonista
della vicenda progettiiale e costruttiva
I'infliieiiza delle coridizioiii ambientali
sii1 coniportaiiieiito, la durata e, quindi,
sui costi di costruzione e maniitenzione
dell'opera. Ma chi avrebbe pronosticato
una risalita della falda freatica al ritmo di
circa un metro l'anno dai trenta metri di
profondità, dove era rapidamente discesa
nel dopoguerra, ai dieci o anche meno
che il costnittore d'oggi deve affrontare?
E chi avrebbe previsto il degrado generalizzato e assai rapido delle falconature
del nostro Diionio o delle niiinerosissiiiie
statue poste alla sommità delle guglie,
che richiede la sostitiizione aniiiiale di un
centinaio di metri cubi di marmo?
Se I'ambicntc condiziona aiiclie le strutture tradizionali attraverso nieccanisnii
tiitto soininato ben noti, uii'analisi a se
richiedono gli effetti della iuggine, delI'iiifragiliiileiito, della carbonatazione
sulle sh-tithire che fanno appello all'impiego di materiali innovativi. Si tratta
dunque, anzitutto, di affrontare e risolvere il problema della diirabilità e degli
oneri di gestione per le iiiiove tipologie e
le niiove tecnologie.
Qui si confrontano gli effetti del degrado
ambientale, la limitata conoscenza dell'invecchiainento dei materiali innovativi usati ma non adegiiataiiiente sperimentati, la necessità di contenere i costi
di costruzione di gestione entro limiti
ragionevoli.
Le situazioni sono molto varie, ma è
evidente, per fare iiii esempio, che una
costruzione in cemento arinato e in
genere meno esigente dal piinto di vista
degli interventi inanutentivi di una tensostriittura che deve essere periodicamente "riaccordata", coine tino strumento iiiusicale, con operazioni delicate
e coinplesse.
Poiché mi occupo da decenni dello stato
di salute del Duomo di Milano e seguo
alcune chiese in fase di ristnitturazione,
so bene come il degrado sia oggi il probleina dei problemi e richieda la collaborazione di tutti per poil-e rimedio a fenomeni che si propagano seguendo leggi
esponenziali. Accade cosi che anche
l'ormai classica struttura in cemento
armato debba essere ben proporzionata
in temi di copriferri, per garantire che le
barre di armatura non siano corrose da
fenomeni di carbonatazione o di attacco
acido, e comincia a farsi strada l'uso di
b a i ~ edi arinatura autoprotette, ad eseinpio, zincate a fiioco.
Quaiito ora si è detto, induce sempre piìi
il progettista striittiirale, iiel definire la
struttura poi-tante di 1111 edificio di culto,
a porre I'acceiito siil comportamento della stessa iiegli stati di servizio e su iiii'atteiita defiiiizione dei particolari costiiittivi clie soiio piìi idonei a garantire la fiiiizionalità e la durata. Non è compito facile, perché nel nostro secolo, a fronte di
nuovi materiali e iiuove tecnologie, si è
dato gran rilievo in termini di priorità
alle indagini clie garantivano la sicurezza della costruzione nei coiifroiiti di iin
possibile collasso generale o parziale. In
qiiest'ottica liaiino giocato 1111 riiolo da
protagonisti, da iin lato, le azioni (carichi, sovraccarichi, variazioni terniiche,
interazioni fra terreiio e stiximira, azioni
dinamiche di iiaitira eolica o sismica) e,
dall'altro, la resistenza ultima dei materiali impiegati. Negli ultiiiii decenni si è
cominciato a porre l'attenzione sul coinportameiito della costruzioiie, quando
essa è soggetta alle azioni che la impegiiaiio quotidianaiiieiite, e sulla risposta
che la struttura da a esse, inettendo iii
priino piaiio i fenoiiieni lenti e capaci di
cuinularsi, clie danno luogo alla deriva
nel teinpo degli stati deforiiiativi e, di
riflesso, tensioiiali nelle varie parti della
costriizioiie.
Molto si è fatto, iiia molto resta aiicora
da fare, e ancora oggi le normative
eiiropee o nazioiiali dedicano alla "verifica collasso" graii parte delle loro prescrizioni: priniirni i~iilere,deirlrle yhilosoyhnre.
La libertà, oggi offerta al progettista dell'edificio di culto, è, come abbiamo detto,
inolto ampia, ma presenta, per ciò stesso
come rovescio della medaglia, iiiia grande varietà di soliizioni pregevoli, clie
comportano tuttavia iina grande vaiietà di
pai-ticolari co-sti-~ittiviinnovativi e privi
di una consolidata sperimentazione sul
campo.
Io credo, quindi, che, se è giusto dare
spazio alla fantasia da 1111 lato e all'eco-
iiomicità dall'altro nella fase di prima
ideazione, occorre porre grande attenzione alla scelta dei materiali da impiegare, alle sequenze di esecuzione, alle
tolleraiize da rispettare e verificare e, nel
caso di soluzioni fortemente innovative,
anche al periodico coiitrollo (addirititira,
e uii monitoraggio iiei casi di maggior
rilievo) dell'effettiva risposta stiutturale,
per trarne indicazioni utili alla eliniiiiazione degli inconvenienti propri di iiiia
qualsiasi "prima serie".
Varrebbe allora la pena di seguire, attraverso uii'opportiiiia struttura di coiitrollo, le decine di cantieri clie dovrebbero
aprirsi a cavallo della fine del secolo,
per acquisire il massimo d'iiifonnazioiie
e di controllo sugli edifici di culto che
andranno sorgendo.
Vele in calcestruzzo bianco
e problemi strutturali
GENNARO GUAIA
CiG (hakementi GroupJ
Se il bianco è essenziale per l'arcliitettura di Meier, la sfida posta agli strutturisti
- per gli elenieiiti più significativi della
chiesa - era quella di proporre una soluzione che non costringesse al ricorso a
intonaci, caratteristica finitura di molti
dei suoi progetti americani.
Il materiale con cui affrontare questa sfida non mancava, ed è proprio della tradizioiie italiana, ossia il calcestiuzzo bianco, nella versione che Meier avrebbe
certamente scelto: il bianco con frazioni
fini e niedie ottenute dal marmo di
Carrara, legate con un cenielito bianco
appositaniente messo a punto da
Italcementi Group.
I primi motivi di seria riflessione sono
nati sulle modalità costruttive da adottare. Poco adatte, forse anche perché estranee alla cultura del nostro Paese - specie
se riferite a edifici storici o di culto sono apparse le soluzioni che, in prima
ipotesi, erano balenate in testa agli st~utturisti americani consulenti di Meier.
Soluzioni clie vedevano le "pareti sferiche" costituite da una struttura metallica
interna, sostegno di lastre in calcesti~~uo
fissate a far da superficie interna ed
esterna, successivamente intonacate. A
parte i problemi di deforinabilità della
struttura, sotto l'azione degli agenti
esterni, l'eterogeneità dei materiali
impiegati, appiccicati l'uno sull'altro, è
subito parsa non poter dare sufficienti
garanzie sulla durabilità dell'opera.
Non si confonda il nostro caso con le
cupole o le volte realizzate con questo, o
analogo, sistema iin po' ibrido in altre
parti della terra: l'originalità della fonna
della Chiesa del 2000 cela nella sila
apparente semplicità tali e tante dissiminetrie che generano, a loro volta, pesanti
interessamenti statici di alcune parti della struttura, di cui sono quasi certamente
esenti le più famose superfici curve
apparse in questi ultimi anni sulle riviste
di architettura. Eseguite le prinie verifi-
che, il ricoiso al getto a tutto spessore in
calcestruzzo è apparso inevitabile da una
parte e possibile dall'altra.
Getto in opera o prefabbricazioiie è stata
la seconda questione da affrontare. Né
l'una né l'altra soluzione sono prive di
vantaggi ed esenti da difficoltà.
Sono stati analizzati -per i due casi - sia
i costi di realizzazione sia gli inconvenienti in cui si sarebbe pohito incappare,
sia i rimedi che avrebbero richiesto. Alla
fine sono prevalse le ragioni della prefabbricazione - accettate dall'architetto
- almeno per due motivi, che possono
sembrare banali o molto terra terra. Per
prima cosa, un elemento prefabbricato
mal riuscito - non va dimenticato che il
getto deve portare a una lucente faccia a
vista - può essere scartato e rifatto, e ciò
genera solo qualche lamento da parte
dell'iinpresa; per seconda, il controllo
delle fessurazioiii e la loro eliminazione,
al limite, sono molto più agevoli.
Una fessurazione nelle stiutture clie sorreggono la piramide al Louvre può
anche essere tollerata (se ne accorge solo
chi, per defonnazione professionale, va a
cercarsela). Una fessurazione, che, Dio
non voglia, diventi passante, porta a conseguenze molto più sgradevoli su una
volta non inipernieabilizzata, esposta
agli agenti atmosferici.
I1 desiderio e la necessità di trovare una
soluzione tecnica, clie non snaturasse la
splendida immagine suggerita dal progetto architettonico - le grandi parcti clie
delimitano a sud la chiesa, come candide
vele di galeone tese al vento -, hanno
spinto il team di strutturisti a cercare e
ricercare uno schema strutturale che
ricalcasse, nei segni visibili, la linearità
del disegno architettonico.
Spicclu ritagliati su una sfera cava son le
vele - l'asse dei poli, orientato da est a
ovest, sul pavimento della chiesa, i paralleli su piani verticali, i meridiani a guidar
la curvatura dei profili di sommità -,
spicchi che ricalcano analoga geometria
degli elementi prefabbricati che la costituiscono (fig. 1).
Ci sono poi le grandi aperture che collegano la navata centrale con le due navate
laterali di questa chiesa, sviluppata solo
sul lato sinistro; aperture clie tagliano
iinperiosatnente le pareti che le delimitano, tanto clie le due navate laterali, viste
dall'iiiteino, diventano una sola.
L'effetto è di grande leggerezza, ma le
belle superfici cui-ve, anche se l'occliio
non riuscirà ad apprezzarne il fenomeno,
si coiitorcoiio nella ricerca degli equilibri
alterati, creando, com'è logico, dei punti
di sofferenza in particolare agli incastri
al siiolo, laddove il materiale è assoggettato a sollecitazioni non trascurabili.
Per fortuna, il calcestruzzo che sarà utilizzato, oltre a essere bianco e arricchito
di componenti che aiutano a mantenere
il bianco nel tempo, è anche un buon calcestruzzo strutturale, capace di garantire
le necessarie resistenze. Si impiegherà,
infatti, un materiale resistente a circa 70
NIinni2 a compressione (non si sale a
valori siiperiori per avere un iiiodulo elastico ragionevolmente contenuto), pur
progettando la stiumira in modo da contenere le sollecitazioni nel rispetto dei
limiti posti dal nostro attuale regolamento, che prevede l'utilizzo di calcestruzzi
con resistenza inax di 55 N/mn12.
C'è ancora qualche probleina da risolvere. 111 certi punti singolari la stainpalite
collegata al coinputer, con cui si studia il
comportamento della struttura, ci restituisce mappe delle tensioni caratterizzate
da colori molto accesi o molto cupi, il
che vuol dire tensioni piuttosto elevate.
Giostrando con gli stati tensionali indotti
dalle arniature post-tese, ci si sta awicinati abbastanza rapidamente alla soluzione ottimale.
Tuttavia, non è il probleina del "far stare in piedi" la struttura quello che
preoccupa, quanto quello di garantirne
,'
la durabilità nel tempo. A questo scopo
si è ritenuto che il miglior accorgimento
adottabile fosse quello di mantenere in
compressione tutte le parti esposte agli
agenti atmosferici, onde impedire il formarsi, o provocare il ricliiiidersi, di
eventuali fessurazioni clie, raccogliendo
lo sporco, potrebbero causare il degrado
estetico delle vele, e, peggio, potrebbero
diventare vie preferenziali di penetrazione della carbonatazione, costituendo un
potenziale pericolo di attacco delle
armature: non delle armature principali,
che per scelta progettuale ed esigenze
costruttive sono state teiiiite molto in
profondità, ma delle aimature più superficiali, costituenti la gabbia di regolamento o di sostegno delle guaine delle
armature post-tese.
in altre parole: gli elementi prefabbricati
saranno montati uno sull'altro, e bloccati
uno all'altro in verticale da barre in
acciaio ad altissima resistenza messe in
tensione, che imprimeranno, fin dalla
prima serie di corni, forti compressioni
sulla superficie esterna, che sarà oggetto
delle maggiori trazioni, generate, principalmente ma non esclusivan~ente,dall'effetto inensola, dovuto dalla curvatura
delle volte. Tale stato tensionale sarà
maggiorato, o corretto, dall'attivazione
di cavi post-tesi, ancorati alle fondazioni
da una parte e dall'altra alla sommità
della prima fila di conci, che in prosecuzione delimitano superioinlente I'apertura dei portali, o costituisco~iola sommità
delle pareti (figg. 2 e 3).
Si stanno ricercando soluzioni che non
rendano questi tensionainenti un rompicapo per il cantiere, pur prevedendo che
sarà molto difficile, per non aggravare
certe situazioni al posto di migliorarle e
limitare il tiro esclusivamente a due o
tre valori.
A proposito, non sarà del tutto banale il
sistema di sollevamento e collocamento
in opera di questi conci prefabbricati,
dato che, essendo accostati l'uno all'altro, possono solo essere movimentati
appesi al lembo superiore, e la loro inclinazione varia, aumentando, da terra alla
soinniità delle pareti. I1 loro peso è di
circa 12 tonnellate.
L'approfondimento delle fasi progem~ali
ha confermato quella che era la prima
impressione. Nulla in quest'opera può
essere demandato al poi, alla buona
volontà o all'esperienza degli uomini di
cantiere. Tutto, in accordo con loro,
dev'essere studiato in anticipo, tenendo
conto delle varie fasi di lavorazione e
dell"'ambiente" in cui sono svolte - I'officina per le cassefomle e le gabbie di
aimatura, il cantiere di prefabbricazione,
il cantiere vero e proprio -, per chiedere
a ciascuno di loro le prestazioni e le tolleranze possibili.
Attualmente si sta realizzando il cassero
per gettare quattro conci in scala reale la loro dimensione è di circa 3x2 metri,
79 cm di spessore - che, montati sull'asse di simmetria di una parete, consentiranno di simulare le fasi di montaggio e di tiro delle barre in modo sufficientemente realistico. Soprattutto consentirà di dimostrare la corrispondenza
delle superfici ottenute all'idea che
Meier ha di esse.
Questo cassero ha le superfici con curvatura unica orizzontale e variabile verticalmente. Quindi, non può essere realizzato con lamiere calandrate. Si deve
costniire un modello del concio in legno
e farne il controstampo in resina. Tale
controstampo - il cassero -, opportunamente levigato sulle supellici di contatto
con le facce a vista, deve essere mantenuto tale nei getti successivi e assoggettato a vibrazione durante il getto del calcestruzzo, per evitare il formarsi di bolle
d'aria sulle superfici a vista e, contemporaneamente, la deformazione delle
parti in resina sotto vibrazione e pressione del calcestruzzo gettato, alterando
così la geometria del concio. Sono problemi nei problemi: per ognuno di essi si
sta trovando una soluzione, utilizzando e
adattando metodi più o meno tradizionali, e più o meno utilizzati in altri cantieri.
Con un po' di presunzione si può affermare che, nel suo insieme, il cantiere
adotterà tecniche sicuramente originali,
se non addirittura innovative.
I1 2000 è vicino; si deve operare rapidamente senza farsi prendere dall'affanno,
clie non aiuterebbe. Certo, non ci si può
sedere ad aspettare che altri risolvano i
problemi che sono insiti in quest'opera e
solo di quest'opera.
PWJTA PEZZO N.V3-G-IO
PARTICOLARE
ANCORAGGIO
PIANTA PEZZO N'V.3-G-l1
SEZIONE V E R T I W
OEL GIUNTO
Bianco e luminoso
A W WILDNER
Pilkington Europa
Quando il concorso inteinazionale a inviti
per la Chiesa del 2000 ha dichiarato vincitore l'architetto Ricliard Meier, "bianco
e luininoso" è stata la definizione del progetto del grande americano resa dalla
stainpa specializzata clie ha imnediatamente convinto noi della Pilkiiigton-Siv:
quella sarebbe stata la duplice direttrice
su cui operare per giungere alla soluzione
delle vetrazioni. E "bianco e luminoso"
specificatamente riferito alle competenze
della Pilkington-Siv significa ipotizzare
una vetrocamera di tonalità neutra, quindi
priva di impronta croinatica, e assolutamente trasparente per lasciar correre la
luce a esaltare quella feconda dialettica
tra spazi e ombre intesa come sofisticata
espressione dell'architettura di Meier.
Meier dice: "Nel rapporto con il vetro e il
cemento la tecnologia ci è venuta in aiuto, offrendoci la possibilità di adottare
una speciale vetrocamera della
Pilkington-Siv, l'ideale per una perfetta
trasniissione della luce".
Dicevamo infatti clie se la luiilinosità è
uno dei cardini del pensiero di Meier, inai
coine in quest'opera di significato cosi
sacro e spirituale la luce, che diventa
sinonimo di fede all'interno delle mura
della Chiesa, assume un ruolo centrale
nello svolgiineiito del tema. Ecco quindi
che, con nostra grande soddisfazione, alla
Piikington-Siv veniva conferito un ruolo
fondamentale, cioè quello di progettare e
produrre, ponendo in campo l'esperienza
internazionale e la tecnologia del gruppo,
le vetrate attraverso un conipiesso percorso di ricerca cromatica e funzionale alla
destinazione dell'opera. Lo studio è stato
così articolato sui seguenti principali
parametri:
Trasparenza
Favorendo la inassima trasmissione luminosa e l'assenza delle fisiologiche dominanti di tonalità tendente al verde rese dal
vetro float di corrente uso, viene usato
per entrambe le lastre costituenti la vetrocamera lo speciale float extrachiaro
Optiwliite che, grazie all'iinpiego di particolaii componenti, assicura una eccezionale trasparenza.
Colore neutro
Coine nelle altre opere anche qui Meier
conferisce inderogabilmente al vetro il
sito colore rigorosamente canonico, owero grigio-neutro; Pilkington-Siv propone,
senza inoltre incrementare la riflessione
luminosa esterna, un trattaiiiento superficiale di coatizzazione a base di metalli
nobili deposto con procedimento magne-
tronico sotto vuoto con la fiinzione di
contenere il flusso della radiazione solare
che interessa le vehate.
Sicurezza
In funzioiie della particolare destinazione
dell'opera, assoluta priorità è stata data al
fattore sicurezza delle vetrocamere cosi
risolta:
itempra tennica con procedimento orizzontale Delodur secondo noima Uni 7 142
eseguita sulla lastra esterna Optiwliite
spessore 10 inm.
ilastra interna stratificata di sicurezza
sigla Optiwhite spessore 1011 1 mm con
interposto fihn in PVB che, oltre a fornire
prestazioni di sicurezza semplice classe B
secondo noima Uni 7172, assicura la finzione di parapetto interno con portanza di
l00 Kg./nil.
Risparmio Energetico
Il trattamento basso-emissivo Thermopliis Neutrals, deposto mediante processo
magnetronico a base di inetalli nobili,
consente, con un coeficiente di trasinissione tennica K = 1,l W/iiiZK,di beiieficiare di un significativo rispai~nioeiiergetic0 senza influenzare, grazie all'asseiua
di doininaliti cromaticlie, la voluta neutralità della vetrocamera.
Compatibilità tecniche di intervento
PASQUALE ZAFFARONI
Mopei
I1 Giubileo è un evento importante per
molti e certamente lo sarà anche per
Mapei. La nostra società, infatti, è stata
scelta, grazie alla ricerca e all'innovazione nei prodotti, che la pone ai massiiiii
livelli mondiali nel settore della cliiinica
per l'edilizia, per studiare, in collaborazione con Italcementi, prodotti e tecniche di intervento da adottare per la
costruzione della prestigiosa opera religiosa progettata da Ricliard Meier.
Stiamo parlando naturalmente della
Chiesa del 2000, simbolo del Giubileo e
luogo di comunione per i fedeli di tutto il
mondo.
Le problematiche da risolvere per I'attuazione di un'opera cosi importante
owiamente sono molte; il nostro compito, che peraltro ci è congeniale, è di
additivare i calcestruzzi, impeimeabilizzare e formulare gli intonaci.
I calcestruzzi speciali, di colore bianco,
delle vele saranno additivati, infatti, con
l'innovativo Mapefluid X404, iperfluidificante acrilico, per conglomerati ceinentizi a lungo mantenimento della lavorabilità, mentre I'iniperineabilizzazione
verrà fatta con Idrostop, nastro idroespansivo acrilico, e con Mapesil LM,
sigillatite siliconico a base ainininica a
basso modulo elastico, materiali già esistenti nella gamma dei prodotti chimici
per l'edilizia Mapei.
Per quanto più specificatainente riguarda
la messa a punto delle malte da intonaco,
è stato necessario attivare 1111nuovo prograiruiia di ricerca per formulare un prodotto inedito che soddisfacesse le particolari esigenze di questo progetto.
Il bianco, sinonimo di purezza e di luminosità, è stato scelto dall'architetto
Meier per i calcestruzzi degli elementi
prefabbricati curvi clie conipongono le
splendide vele e di colore bianco dovranno essere logicamente anche le opere di
servizio clie fanno da contorno e conipletano, rafforzandolo, come in un qua-
dro, il soggetto principale rappresentato
dalla Chiesa del 2000. Stiamo parlando
evidentemente dell'oratorio, luogo di
i n c o n ~ odella comunità giovanile, e della casa del parroco.
Queste opere saranno costiuite in muratura tradizionale e successivaniente
dowaniio essere rivestite con un intonaco e con una rasatui-a fine il cui bianco
riprenda e si unisca ui un legame indissolubile con il bianco delle vele.
Questa esigenza, che non è peraltro I'unica, non è ottenibile con facilità in
quanto il colore viene influenzato oltre
che dai componenti che costituiscono le
malte, anche dal grado di finitura; in nessiin caso, comunque, potrà essere uguale
a un elemento gettato in prefabbricazione. A proposito poi di durabilità, è evidente che gli intonaci devono essere in
grado di resistere alle condizioni
ambientali a cui saranno sottoposte le
strutture durante il corso degli anni.
Per soddisfare questa caratteristica
abbiamo identificato le principali proprietà che le malte da intonaco devono
possedere per assolvere, in termini di
durabilità, quanto viene richiesto da un
progetto cosi importante:
- contenere leganti compatibili cliimicainente con l'ambiente circostante
- essere fisica~neiitee meccanicamente
compatibili con il sottofondo in muratura
- aderire perfettamente al sottofondo
- possedere un basso iitiro
possedere un basso valore di assorbimento
-
Compatibilità chimica
Le comuni malte di allettamento e da
intonaco vengono confezionate per lo
più iitilizzando leganti idraulici clie,
iiotoriainente, conteiigoiio un certo
numero di sali solubili, quali, ad esempio, idrossidi di calcio, silicati di sodio,
solfati di calcio e di sodio. In presenza di
umidità questi prodotti possono interagi-
re con l'ambiente determinando sia la
foniiazioiie di efflorescenze, sia il degrado degli intonaci a causa dell'auinento di
volume che si origina durante la fase di
cristallizzazione.
Compatibilità meccanica
La compatibilità meccanica può essere
definita come "la possibilità di ripartire
omogeneamente gli stati tensionali insorgenti fra l'intonaco e il sottofondo quando delle sollecitazioni meccaniche vengono indotte dall'esterno".
Generalmente le malte di cemento possegono proprietà meccaniche elevate e in
ogni caso superiori a quelle delle malte
di calce. Pur non essendo facile stabilire
la soglia di compatibilità meccanica fra
l'intonaco e la muratura, possiamo affermare che riducendo al minimo la differenza di modulo elastico fi-a i due materiali, si diminuisce il rischio che sotto
l'azione di prevedibili sollecitazioni
esterne l'intonaco si possa staccare.
Compatibilità fisica
Ai fini della durabilità I'intonaco deve
possedere una buona resistenza al gelo.
L'aumento di volunie dell'acq~iapresente nelle porosità della malta, causato dalla variazione ciclica della temperatura
ambientale intomo a O" C, genera una
pressione inteina d'entità tale da distiuggere progressivamente la microstruttui-a
cristallina della matrice cementizia. Ai
fini della durabilità l'intonaco deve quiiidi possedere una buona resistenza al
gelo.
Non vanno poi dimenticati il ritiro plastico e igrometrico che, necessariamente,
devono essere i pii1 bassi possibili.
Le malte, come tutti i prodotti ceinentizi,
sono materiali porosi e come tali si
deformano al variare dell'umidità relativa dell'ainbiente. Si ritirano quando
sono esposte all'aria e si rigonfiano se
immerse in acqua. Quando un intonaco
viene applicato su un supporto non è più
libero di muoversi in quanto è vincolato
alla struttura; in queste condizioni il ritiro, sia plastico (awiene nella fase precegente I'indurimento) sia igrometrico
(avviene dopo I'indurimento), crea una
sollecitazione nell'intonaco che si fessura appena supera la resistenza a trazione
della matrice cementizia che lo compone. Attraverso le fessure penetrano gli
agenti aggressivi presenti nell'aria e la
pioggia, che possono dare origine nel
tempo a distacchi.
A seguito dell'approfondita analisi di
quanto descritto, Mapei ha attivato un
gnippo di ricerca presso i laboratori di
Milano che ha lavorato per adempiere a
quanto richiesto da un progetto così
ambizioso.
Malta da intonaco e rasatura
Dapprima si sono identificati attraverso
lo spettrofotometro i parametri colorimetrici sul campione di riferimento, rappresentato dalle vele e, successivainente, si
è provveduto alla formulazione delle
malte. I dati ottenuti finora sono molto
confortanti, ma è indubbio che la speriinentazione continua in modo tale da
poter definire il loro comportamento nelle peggiori condizioni ambientali. Il problema principale rimane la ricerca del
colore, difficile da riprodurre nella malta
ed è evidente che molti dei nostri sforzi
sono concentrati in questa direzione ma,
ovviamente, tenendo presenti le proprietà delle nialte in termini di durabilith.
Il Giubileo è vicino, ma attraverso un
impegno costante contiamo di arrivare a
delle soluzioni valide nei tempi previsti.
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