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I Architettura e liturgia GLAUCO GRESLERI Già professore incoricoto deli'Univenità di Chieti-Pescoro e direttore dello rivista '%rometron evento saiizionato nel 1996 iii Roina, coli la scelta operata dalla Giuria iiiternazioiiale del Coiicorso a inviti per il progetto della Cliiesa del 2000, che Iia eletto vincitore, tra i sei lavori,. quello dell'arcliitetto Ricliard Meier, . assume iiilportaiiza eccezioiiale "segriaiido", in iiiodo eiiibleniatico, la storia della Cliiesa Universale. Noii si tratta solo di ~ i i grande i progetto e della pii1 grande Coiiiiiiittenza, iié solo dell'incoiitro e del dialogo clie nasce tra uii creatore d'architethira e la ciiltura cristiana depositaria della verità liturgica e sacrainentale, iiia del "salto" definitivo con cui la Cliiesa Universale passa defiiiitivaiiiente dalla posizione della coiitrorifoi~iiaa qiiella della riforiiia, dalla iiiew scicrcr alla nie11s scrntci, dalla liturgia lode di Dio e azione di grazie, alla lihirgia della coiniinicazio~ie.Dalla chiesa "casa di Dio" alla chiesa "rlotairs ecclesirre". Nella celebrazione di quest'eveilto, clie qui, in Milaiio dopo Roiiia, soleiiiiizza il valore dell'operazione in atto, non va solo celebrato il progetto e il suo Autore, né solo la luiigimiranza e la libertà della graiide Coniinittenza, ma va ricoiiosciuto reso palese e storicizzato - I'avveiiiito evento rivoluzioiiaiite della nuova Riforina con cui la Cliiesa cristiaiia ha superato la fase dell'iinpianto teologico stesso della Coiitrorifoniia. Solo percorreiido i piìi impoi-tanti iiioriieiiti, clie liaiiiio segiiato la storia del movinieiito liturgico iiitei~iazioiiale,teso a superare la fase di "ingessaiiieiito del ciilto cattolico" (per usare il tennine di Aiitoiiio Saritaiitoiii), seguito al Coiicilio di Treiito e coiisolidato iii qiiattro sccoli di coiicezioiie del iiiistero lihirgico - coli il tipo di orgaiiizzazione e disposizioiie dello spazio ritiiale che ne è consegiiito -, può apparire iii tutta la sua vastità e la sua portata rivoluzioiiaria il proccsso di revisione ecclesiologica e sacrameiitaria che Iia poi-tato la chiesa-edificio a risultare icoiia di iioi stessi, spazio rihiale che è sacramento della stessa Asseiiiblea-salita. La riflessioiie coriti-oriforriiista Iia coiniiiciato già dal secolo XVIII e dal XIX a registrare principi di revisione teologica e storica, ma il grande moinento si colloca nell'aiiiio 1903 quando, il 22 iioveinbre, appena tre mesi dopo l'elevazione al soglio pontificio, papa Pio X, nel passo del niohi proprio, C tra le sollecit~idini,condeiisa iii inaiiiera iiicredibilnieiite cogente il coiicetto revisioiiista dell'iinpiaiito teologico nel pronuiiciai~ieiitosiilla '>~crr?ic@rriio actlrosrr". Impossibile esiiiiersi dalla citazioiie integrale: "Esserido iiostro vivissitno desiderio clie il vero spirito cristiailo rifiorisca iti ogni inodo e si iilaiitenga nei fedeli hitti, è necessario provvedere priiiia d'ogni altra cosa alla salititi e dignità del tempio dove i fedeli si raduiiaiio, per attingere tale spirito dalla sua prima e indispeiisabile fonte, clie è la partecipazioiie attiva ai sacrosaliti inisteri e alla preghiera pubblica e soleiine della Cliiesa". Se assuiiiiaiiio questo come priiiio iiioinerito storico cui possianio riferire la iiascita vera del moviinento del qiiale oggi intei~diaiiiotrovare epilogo nel progetto di Meier, è da ricordare coiiie il processo evolutivo abbia coiiivolto via via i pontefici siiccessivi: Pio XI coi1 la costituzioiie Diviiii Cirltirs del 1928; Pio XII con I'eiiciclica ~Vbsticis Corpot.is del 1943 e la MerIilintor Dei di due aimi dopo; sino a Giovaiini XXIII che, I'aniio successivo al siio aniiuiicio del Coricilio del 25 germaio 1959, fissava iiegli "rrltior.rrpi.iiicipii" il valore da dare alla pai-tecipazioiie. Sihiazioiie di alta sigiiificazione è clie, inentre la Cliiesa viveva il secolo di questa sua grande rivoluzioile, il moiido della ricerca arcliitettoiiica del Modenio avaiizava sul binario uarallelo del razionalismo, operando iii proprio, per iiiiuizioiie disciplinare, I'elaborazioiie di iiuove tipologie dell'iiiipiaiito ecclesiale già orientate verso coiiteiiiiti partecipativi. Come secoiido moiiieiito, iiella lettiira sintetica clie stiaino scoi-reiido, si colloca la fase - beli iiota nella storia arcliitettoiiica del Moderiio - degli esemplari contributi "csplosivi" offerti dalla ciilhira gei~iiaiiica- iii respiro col iiitore protestaiite attraverso persoiiaggi coine il grande teologo e liturgista Roiilano Giiardiiii e grandi architetti come Rudolf Scliwarz (figlio ciiltiirale della Bauliaiis e ailiico persoiiale di Mies Vaii der Rohe) ed Einil Steffaii. Essi condiicoiio una speritneiitazione foiidativa, il primo soprathltto, elaborando soliizioni di alto lirismo centrato su spazi piccoli, spogli, destinati a comunità oinogeiiee e ~rogressi~te~qiiale quella di Rotlienfeld; iiieiitre il secondo opera per piccole diaspore cattoliche in aree protestaliti arrivando a soluzioni di cliiesacasa, come la cappella di Lubecca-sud, ove i fedeli in stato inagico di partecipazioiie sono disposti su tre file lungo i tre lati di uno spazio h n t e altare. Se il respiro dello sliirito moderno iiell'ainbito dell'architettura per la liturgia serpeggia in tutta Europa già a cavallo della prima guerra inoiidiale (basti ricordare solo la cappella Guell di Gaiidi del 1917 e Raincy di Perret del 1923) il momento forte, successivo a quello di Quickborn di Guardini, è la foi-te carica carismatica e magica clie fa capo al Coiiveiito Donienicano parigino di LatourMauburg in cui solio attivi nel secondo dopoguerra personaggi cliiave per il tnovunerito liturgicoarchitettonico quali padre Regamey e - più giovani - Capellades e Cocagiiac. Il loro lavoro è una sciiola di pensiero che apre e conquista menti eccelse, da Picasso a Ro~iault,sino al graiide Le Corbusier con il quale ai~ivanoalla realizzazione di opere clie segnano per il iiiondo intero il grande cammino clie sta compiendo la Cliiesa: dal Convento di La Tourette alla Cappella di NotreDame dii Haut in Ronchainp, il "prinio edificio religioso - secondo le parole di padre Debuyst - a entrare iiel ristretto giuppo (pressoclié initico) di opere cliiave del ventesimo secolo". Se questo dei Domenicani di Parigi e del loro movimeiito, storicizzato dalla rivista "L'Ars Sacre", referetite culturale determinante per gli aiuii della inetà del secolo, si può collocare coine terzo nioiiiento, il successivo quarto passo si colloca iii Italia, e precisamente nella Bologna lercariaila dal 1955 sino al 1968. In quegli anni brevissimi Bologiia vive uii iiioineiito epico iioii solo per la sua iiiahii-azioiie religiosa, ina soprattutto per la fondazioiie delle basi pragiiiatiche della nuova liturgia. Da una patte la scieiiza e l'iiituizione del cardinale Lercaro in materia teologica e liturgica clie ne spingono gli studi e la prassi pastorale verso uno spirito di carità clie, per prima cosa, richiede I'elevazione del popolo cristiano a essere colpo parteciue e santo nella celebrazione eucaristica. con le implicazioni di partecipazione attiva conseguenti; dall'altra un gruppo ristretto, tenace e dotato di grande carisnia architettonico clie attiva una ricerca rigorosa sulla iiuova tipologia spaziale in grado di proporre alla nuova iinpostazione liturgica la possibilità di "sperimentare" dal vero il criterio rivoluzionario e già provato in Rotlienfelds secoiido il quale la iiuova carica creativa, per la tipologia architettoiiica della chiesa, consiste iielI'assuniere I'asseinblea liiurgica stessa (iiella sua fornia viva e collegiale) coine elemento primario e decisivo, rispetto all'edificio che l'accoglie e I'espriine. Accade cosi clie, in poco più di un decennio, Bologna veda crescere i conteliuti disciplinari della nuova scienza liturgica sia in esempi molto piccoli di soluzioni "provvisorie" sia, iii parallelo, in impianti di alta significazioiie architettonica, quale quello di Alvar Aalto per Riola (essendo venuti ineiio qiiello di Le Corbusier per la Beverara e quello di Taiige per via Stalingrado). Ma, indipeiidentemente dalle realizzazioni portate a temine, il livello di sperirnentazione coiicettuale esperita attraverso un dibattito iiiterdisciplinare colidotto dal "Centro di Studio e di Docuinentazione per l'Architettura Sacra" e dalla rivista "Chiesa e Quai-tiere" poi-ti,al coiifoito della verifica sulla verità e sui valore travolgente della condizione partecipativa dei nuovi spazi architettonici per la liturgia. Cosicché, quaiido Lercaro, cliiaiiiato iiel Concilio a presiedere la 73" Coiigregazioiie, perorò la votazione per la iiuova Costituzione iitui-gica,oih-e aila sicurezza clie gli derivava dalla scienza e dalla fede, poté dare senso reale alla sua coiivirizioiie dicendo: "io ho sperimentato, [...l io ho visto, io posso testimoniare!" Sialiio cosi arrivati al quinto nioiiiento, quello sancito dal Concilio Vaticano I1 coli la definitiva affermazione del principio della pcrr.ticipcriio oct~~osrr che iiiipoiie una revisioiie sti.iimirale stravolgente dell'impianto arcliitetto~iico ecclesiale. Iii questo, la Cliiesa si rimette con oiiestà e rispetto alla coinpeteiiza disciplinare degli architetti. Nella solennità dell'Asceiisione del 1964 (soiio passati oniiai trentati-é aiuii), papa Paolo VI, rivolgendosi agli artisti, ebbe a dire: "Noi abbiaino da parte nostra finiiato un graiide patto di alleanza. La Costituzione della sacra liturgia, che il Concilio Iia emesso e proniulgato per prinio, ha una pagina che è appunto il patto di riconciliazione e rinascita dell'arte religiosa in seno alla Chiesa cattolica". Non fii solo "riconciliazioiie", ma una volontà di sinibiosi e di reciproca indispensabilità. Gli aniii successivi, anche se non troppo carichi di esempi significativi, occorsero perclié riinaturasse il concetto che il veicolo aitistico e i contenuti poetici sono strutturainieiite necessari per la coinuiiicazione inessianica della parola di Cristo e iiiezzo iiidispensabile nel iiiessaggio evangelico. Ma occorreva ancora la grande prova, la definitiva duplice coiifei~iia. Da una parte, la testin~oniaiizadella Chiesa Universale clie ~iianifestassecon un incarico diretto la sua totale assunzione del iiiessaggio architettonico modeino per esprimere i contenuti teologici e liturgici in modo definitivo e ufficiale, e non solo, coine pur è avvenuto siiiora, attraverso tante libere scelte e testiiiioiiiaiize offerte da vescovi illumiliati clie hanno speriineritato in proprio con chiainate professionali miranti alla qualità e alla verità del messaggio architettoiiico, ma proprio attraverso una "chianiata" che veiiisse, in hitta la sua folgorante significazione, direttamente dalla Santa Sede Apostolica. Dall'altra, la dimostrazione, vera e tangibile, della Verità e della Potenza che il iiiodello inoderiio in architettura si manifesta coiiie unico catartico per il inondo coiiteinporaneo, attraverso un progetto che divenga segno e maiiifestazione ineluttabile per tutte le genti e tutte le culture. Cosi è stato e cosi è. Sotto papa Giovanni Paolo Il, la Santa Sede, trariiite il Concorso a inviti e la scelta in esso operata dalla Giuria iiitei-iiazionale appositamente costih~ita- di cui clii parla ha avuto l'einozioiie di far parte - Iia "cliiaiiiato" iiii architetto di valore inoridiale, cosi coine iii altri tempi fii il caso di Maderiio e di Miclielangelo, perché la Cliiesa potesse ritrovare, attraverso una iiuova fuiizione culturale, la sua nuova struttura simbolica ecclesiale; perclié, alla fine del secolo che Iia visto la lunga maturazione ecclesiologica della Chiesa e clie fii aperto alla partecipazione dall'inhiizione di Pio X, vi fosse una chiusura storica rappresentata da uii'opera che, con la siia qualità architettonica, chiarisse il senso dei contenuti liturgici non tramite il suo essere "arte sacra", ma proprio per l'essere "arte per la liturgia", cosi come (secondo le parole di Crispiiio Valenziano) piio solo essere I'arcliitemira dello spazio-chiesa. I1 cerchio si è chiuso e si è coinpiuto il sesto inonieiito. Su1 finire del secolo e in apertura del terzo inilleniiio, la Chiesa ha ancora una volta dato al inondo intero il siio grande segnale di continuare l'opera iiiissionaria dell'evangelizzazione operando attraverso gli struiiieiiti della più alta qualita poetica concessa agli uoiniiii, per iiiezzo dei piìi alti interpreti artistici. 11 segno che iie nasce è per tutti di graride libei-tà e di grande speranza. Nella qirerelle proviiiciale del rincorrersi delle conimesse d'incarichi professioiiali ossessioriati dalle cosche politiclie, inassoiiiche e accadeniiclie che iinperversa nel nostro piccolo universo, con la ripetizione dei soliti iionii seiiza qualità in continuo riciclaggio, la Chiesa si eleva sopra ogni orizzonte rivolgendo la sua chiainata - limpida e non strunieiitalizzata da nessun'oinbra di qualsiasi aggettivazioiie - a scala del inondo intero scegliendo, per fama e per prova specifica foinita, il pii1 alto interprete della spazialità della "iiuova architettura per la liturgia". Richard Meier sarà cosi l'architetto per eccellenza, I'Arcliiaira. La sua opera limpida e poetica dà espressione di luce alla iiuova liiurgia rendendola vera e riconoscibile. Il gesto stesso della siia architettura è, prima ancora che spazio assembleare, segno e atto del "chiainare e del raccogliere", quasi una inano che cori le sue dita arcuate dona la centripecità allo spazio che prcliide alla partecipazione globale. 11 suo spazio, modeilio senza aggettivi, gioioso, limpido, glorioso, esultante, iii una parola libero, realizza totalineiite, rendendola definitivaniente vera, la ricerca liturgica, affinché iii esso noi tutti si possa sperimentare la 110stli7"santità" dell'essere partecipi del Corpo del Cristo Signore. In quest'architeitura, cosi coiiie dice il Salino, e come ci ricorda ancora Crispino Valeiiziano, potrà accadere di riconoscere la verità dell'immanenza del Mistero in inezzo a iioi, in inodo che "siclrt ciildii>iriii~s sic et \~idiinrcìi11 Civitclte Dei iiostrr".