L`essenziale in un colpo d`occhio

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L`essenziale in un colpo d`occhio
19 dicembre 2014
L'essenziale in un colpo d’occhio
Obbligazioni

Azioni

Hedge funds

Proiezioni a sei mesi
 L’attualità finanziaria dell’ultimo periodo è stata dominata dal crollo del 50%
circa in soli sei mesi del prezzo del petrolio, che sarebbe la causa
dell’instabilità che ha dominato i mercati nelle ultime settimane. Si può
tuttavia interpretare questo brusco ribasso come il sintomo di un fenomeno
con implicazioni molto più vaste per l’economia mondiale: la crescente
divaricazione fra l’economia statunitense e il resto del mondo e il
rafforzamento del dollaro, sua diretta conseguenza.
 Da primavera gli indicatori rilevano un costante rafforzamento della crescita
statunitense che rende inevitabile il proseguimento del processo di
normalizzazione monetaria da parte della Fed. Fra Stati Uniti da un lato e
dall’altro i paesi sviluppati, dove la crescita stenta a ripartire e le politiche
monetarie sono state ulteriormente allentate, e i paesi emergenti, alle prese
con un rallentamento strutturale del ritmo di crescita, il divario si allarga
sempre più.
 Indubbiamente la debole crescita economica mondiale (Stati Uniti esclusi) è
ampiamente responsabile del crollo dei prezzi del petrolio, che sta mettendo i
paesi produttori sotto forte pressione. Tuttavia, le turbolenze che agitano i
mercati finanziari derivano anche, sottotraccia, dall’inversione dei flussi di
liquidità in dollari a livello mondiale. Dopo il 2009, le liquidità immesse dalla
Fed uscivano dall’economia statunitense, caratterizzata da crescita debole e
tassi bassi, per cercare maggiori rendimenti e/o crescita in altre regioni del
mondo. Oggi la situazione si è rovesciata: la crescita nei paesi emergenti non
è più così interessante e nel mondo sviluppato (Stati Uniti esclusi) i tassi
sono sempre più bassi. I recenti movimenti sui mercati dei cambi, l’aumento
della volatilità e, paradossalmente, le pressioni al ribasso sui tassi di
interesse a lungo termine negli USA, insieme alla caduta dei prezzi del
petrolio, sono tutte manifestazioni della crescente divaricazione tra gli Stati
Uniti e il resto del mondo, con conseguente riflusso delle liquidità verso gli
asset statunitensi…
Economia
Stati Uniti ............................................................................... 2
L’economia americana si distanzia dal resto del mondo
Questa pubblicazione si basa sulle
informazioni raccolte fino al lunedì che
precede il giorno di diffusione.
Europa ..................................................................................... 3
La BCE attende il 2015, ma la Grecia non aspetta…
Pubblicazione curata dal team Ricerche e
Analisi
SYZ Asset Management SA
Tel. +41 (0)58 799 19 09
[email protected]
Economie emergenti ............................................................... 4
Economia russa vittima di una combinazione di fattori
Autori:
Maurice Harari
Wanda Mottu
Adrien Pichoud
Fabrizio Quirighetti
Mélanie Schnyder
Giappone ................................................................................. 4
Nuovo mandato di Abe
Mercati
Azionario ................................................................................ 6
Il petrolio indebolisce le borse
Obbligazionario ....................................................................... 6
Il segmento High Yield colpito dalla caduta del petrolio
Valutario ................................................................................. 6
Si conferma il trend di rialzo dell’USD
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato,
paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o
una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della
pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita
o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario
e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
19 dicembre 2014
Economia
Stati Uniti
Mentre in Europa, Giappone e buona parte del mondo
emergente le incertezze e i timori per la crescita
dilagano, gli Stati Uniti continuano a mantenere una
solida dinamica di crescita e aumentano il distacco con il
resto del mondo. Le ultime statistiche rilevano
un’accelerazione del ritmo di espansione che ora si basa
indiscutibilmente sul rafforzamento dell’attività interna.
La Federal Reserve non potrà quindi fare altro che
portare avanti la progressiva normalizzazione della
politica monetaria, con un probabile rialzo del tasso di
riferimento nella seconda metà del 2015.
Le statistiche economiche diffuse questo mese sono
univoche: forte accelerazione della creazione di posti di
lavoro di novembre (+321.000) attualmente al ritmo
annuo più alto dalla recessione del 2008/09; indici ISM
di attività nell’industria e nei servizi che restano ai livelli
molto alti dei mesi precedenti; netto aumento della
produzione industriale di novembre (+1.3%) al ritmo più
elevato dal 2010; tasso di utilizzo delle capacità
produttive superiore all’80%.
Produzione industriale (variazione annua) e tasso di utilizzo delle
capacità produttive (%)
15
86
« propizio », cioè mentre l’occupazione aumenta e il
mercato immobiliare riprende quota. Pertanto, grazie alla
caduta dei prezzi dell’energia, la dinamica di crescita
statunitense già solida e in accelerazione a fine 2014, nei
prossimi mesi dovrebbe ulteriormente rafforzarsi.
Su questo sfondo la Riserva Federale non potrà che
proseguire il processo di progressiva riduzione del
sostegno all’economia. Dopo l’arresto del Quantitative
Easing in ottobre, la Fed il 17 dicembre ha revocato il
suo impegno a mantenere i tassi bassi « per un periodo
di tempo considerevole ». In altri termini, questo
significa che entro 5 o 6 mesi potrebbe rialzare il tasso di
riferimento. Se il trend economico attuale si manterrà
nel 2015, la fase di rialzo dei tassi brevi americani non si
farà aspettare. E i possibili contraccolpi della
normalizzazione monetaria non saranno un pretesto
sufficiente per rinviare la decisione della Fed. Ma uno
degli effetti del processo in corso - il rafforzamento del
dollaro - garantisce indirettamente alla Fed un certo
margine di manovra, poiché la forza del dollaro produce
un effetto disinflazionistico attraverso il prezzo dei beni
importati.
Stipendi orari e indice del costo del lavoro (compensi totali e
salari) – Variazione annua
4.00
84
10
82
5
3.50
80
78
3.00
0
76
2.50
-5
74
72
-10
2.00
70
-15
68
-20
1.50
66
80
82
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86
88
90
92
94
96
98
00
02
04
06
08
10
12
U S - INDU S TR IA L PR O DU C TI O N YoY %
U S - C A PA C ITY U TI L IZ A TIO N R A TE (% O F TO TA L C A PA C ITIES )(R . H. S C A L E)
Source: Thomson Reuters Datastream
La forte crescita della produzione industriale porta il tasso di
utilizzo oltre l’80%, il livello di « pieno utilizzo » raggiunto nel
ciclo precedente.
Anche se la caduta del prezzo del petrolio in alcune
regioni degli Stati Uniti impatterà il settore della
produzione petrolifera, in termini di PIL l’impatto netto
del fenomeno sarà complessivamente positivo. I
consumi, che rappresentano il 70% del PIL, saranno i
primi a beneficiare del calo del 30% in sei mesi del
prezzo del carburante, che si tradurrà con un sensibile
aumento del potere d’acquisto dei consumatori, che si
verifica inoltre in un momento particolarmente
1.00
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
U S - A V ER A GE HO U R L Y EA R N INGS YoY %
U S - EM PL O YM ENT C O S T INDEX (A L L C O M PENS A TIO NS ) YoY %
U S - EM PL O YM ENT C O S T INDEX (W A GES ) YoY % Source: Thomson Reuters Datastream
In novembre le paghe orarie sono aumentate, anche se in
variazione annua i ritmi di crescita sono ancora modesti. In
compenso gli indici del costo del lavoro si sono già orientati
verso l’alto …
L’inflazione misurata dai vari indici dei prezzi dovrebbe
restare modesta grazie al rafforzamento del dollaro e al
calo dei prezzi dell’energia, ma c’è un’altra possibile
fonte d’inflazione che la Fed dovrà monitorare
attentamente: l’aumento degli stipendi, che negli ultimi
quattro anni è stato particolarmente contenuto. Ora che
la disoccupazione è scesa sotto il 6%, la loro
progressione potrebbe accelerare, come già iniziano a
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato,
paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o
una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della
pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita
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e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
19 dicembre 2014
rilevare gli indici del costo del lavoro. Se questo trend si
confermerà nel 2015, la Fed avrà un motivo in più per
rialzare il tasso di riferimento, anche se questa mossa
aumenterà le pressioni sul mondo emergente…
Europa
Ancora una volta, il quadro che si delinea nell’Eurozona
non è dei più semplici. Anche se il marcato rallentamento
degli indicatori economici iniziato in primavera si è
stabilizzato, sulle prospettive dell’Unione monetaria pesa
ora la minaccia dell’incertezza politica. Il mancato
accordo fra l’attuale governo greco e la Troika riguardo
all’erogazione della terza tranche di aiuti ha spinto il
primo ministro ad anticipare una scadenza elettorale,
che si presenta ad alto rischio, per tentare di chiarire le
prospettive politiche del paese. L’elezione del presidente
da parte del parlamento, inizialmente prevista in
febbraio, si è svolta a fine dicembre ma finora non è
stato possibile raggiungere la maggioranza necessaria.
Se la situazione non si sbloccherà entro fine dicembre il
parlamento sarà sciolto e a fine gennaio saranno indette
le elezioni generali anticipate. Il partito della sinistra
radicale Syriza, che ha annunciato l’intenzione di
rivedere gli accordi presi negli ultimi anni con la Troica,
ne uscirà probabilmente rafforzato. Proprio quando la
fase peggiore della crisi economica sembrava superata,
ritorna lo spettro dell’uscita della Grecia dall’Eurozona.
positivi dell’indebolimento dell’euro sulle esportazioni: la
bilancia commerciale dell’Eurozona in ottobre ha
registrato un’eccedenza record (EUR 19.4 mrd), per un
totale di EUR 180 mrd negli ultimi dodici mesi (1.8% del
PIL dell’Eurozona). Il contributo positivo del commercio
estero si spiega anche con il calo dei prezzi dell’energia
importata, che incide sul valore delle importazioni. Il
risultato è che l’Eurozona è più che mai eccedentaria, sia
sul piano commerciale che sul piano dei flussi finanziari
in quanto l’eccedenza della bilancia delle partite correnti
è salita al livello record del 3% del PIL.
Tasso d’inflazione dell’Eurozona e
variazione annua dei prezzi del petrolio in euro
100
5
80
4
60
3
40
20
2
0
1
-20
0
-40
Saldo della bilancia commerciale e delle partite correnti
(in % del PIL)
-1
-60
01
02
03
04
05
06
07
08
EM U - C PI YoY%
O IL (B R ENT, EU R /B B L , YoY % )(R . H. S C A L E)
3.0%
09
10
11
12
13
14
Source: Thomson Reuters Datastream
L’inflazione, già a livelli molto bassi (+0.3% in novembre),
dovrebbe entrare in territorio negativo all’inizio del 2015 in
seguito alla caduta dei prezzi del petrolio.
2.0%
1.0%
0.0%
-1.0%
-2.0%
2000
2002
2004
2006
2008
Trade balance (% of GDP)
Current account balance (% of GDP)
2010
2012
2014
Source: Datastream, SYZ AM
La debole domanda interna, il deprezzamento dell’euro e il
crollo del prezzo del petrolio alimentano le eccedenze
dell’Eurozona.
Le ultime letture degli indicatori, infatti, segnalano una
stabilizzazione che consentirebbe all’Eurozona di evitare
la contrazione del PIL nel 4 trimestre: l’indice del
sentiment economico in novembre ha prolungato il
rimbalzo iniziato in ottobre; gli indici PMI si sono
stabilizzati sopra quota 50 confermando una crescita
positiva anche se debole; l’indice IFO della fiducia degli
imprenditori tedeschi in novembre è rimbalzato dopo sei
mesi consecutivi di calo. Potrebbero essere i primi effetti
La recente caduta dei prezzi del petrolio accentua la
pressione sulla BCE in vista di un ulteriore allentamento
della politica monetaria. Anche se l’obiettivo della
« stabilità » dei prezzi verte sul medio termine, il
perdurare della discesa dell’inflazione, che all’inizio del
prossimo anno entrerà in territorio negativo, continua ad
alimentare il rischio di uno scenario deflazionistico. La
BCE ha d’altronde abbassato le sue stime di crescita e
d’inflazione per il 2015, rispettivamente a +1.0% e
+0.7% (sulla base di un prezzo medio del petrolio di 86
dollari a barile). Benché alla riunione di inizio dicembre
non siano state annunciate nuove misure, Mario Draghi
ha allargato lo spiraglio alla possibilità di acquistare
debito sovrano all’inizio del 2015. Davanti a un’inflazione
e a stime tanto distanti dal target (« inferiore ma vicina
al 2% ») la BCE è costretta a prendere in esame opzioni
che in un primo tempo aveva scartato.
Nel Regno Unito la crescita economica resta nettamente
superiore a quella dell’Europa continentale ma dall’estate
si nota una progressiva perdita di velocità. Infatti, i due
principali pilastri sui quali poggiava la schiarita del 2013
iniziano a venir meno: il miglioramento congiunturale
dell’Eurozona - principale partner commerciale del Regno
Unito - si è esaurito lasciando il posto a una stagnazione
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della crescita; l’impennata dei prezzi dell’immobiliare è
stata frenata dalle misure che si traducono con un
rallentamento della corsa dei prezzi e la diminuzione dei
mutui ipotecari. Di conseguenza, nonostante il
miglioramento del mercato del lavoro e la maggiore
probabilità di un aumento degli stipendi, le pressioni
sulla BoE in vista di un rialzo dei tassi sono diminuite.
Inoltre, il calo dell’inflazione in novembre a +1.0%, il
livello più basso dal 2002, assicura alla BoE un ampio
margine di manovra che le permette di aspettare le
elezioni di maggio prima di rialzare i tassi…
situazione fosse più grave di quanto lasciavano intendere
i messaggi rassicuranti delle autorità monetarie e
politiche. Se il rialzo dei tassi sarà inefficace, alla banca
centrale russa resterà solo l’arma del controllo dei
capitali, con tutte le conseguenze negative che ne
conseguono (in particolare lo sviluppo di un’economia
parallela).
Russia – Esportazioni e prezzo del petrolio (WTI)
In Svizzera la crescita del terzo trimestre è rimbalzata al
+0.6%. L’economia cresce quindi di nuovo a un ritmo
annuo vicino al 2% che dovrebbe mantenersi anche
l’anno prossimo. La BNS ha tuttavia corretto le sue stime
d’inflazione al ribasso. Secondo la banca centrale
Svizzera, il rischio di deflazione è ancora elevato e di
recente è ulteriormente aumentato. Ha riaffermato la
sua ferma intenzione di difendere il limite di cambio
EUR/CHF dell’1.20. Di fronte alle pressioni sul franco
delle ultime settimane derivanti dalla corsa ai beni
rifugio, la BNS ha adottato un tasso negativo (-0.25%)
sui depositi superiori a 10 milioni di CHF.
Giappone
Dopo gli annunci sorprendenti della Bank of Japan e del
fondo pensioni governativo a fine novembre, il Giappone
con la conferma del governo Abe ha dimostrato la
volontà politica di mantenere la rotta scelta nel 2012:
politiche di bilancio e monetaria fortemente stimolanti
finché l’obiettivo dell’uscita dalla deflazione non sarà
raggiunto.
L’indagine
Tankan
ha
rilevato
la
stabilizzazione dell’attività del 4° trimestre (dopo due
trimestri di calo). Le prospettive tendono però a
peggiorare rendendo necessarie nuove misure di
sostegno per rilanciare la dinamica di crescita.
Economie emergenti
Ancora una volta l’economia russa è al centro dei
riflettori. Dopo le tensioni geopolitiche della crisi russoucraina a inizio anno e le sanzioni imposte
dall’Occidente, il crollo dei prezzi del petrolio ha inferto
un nuovo duro colpo alle stime di crescita dei prossimi
trimestri.
In questo clima sfavorevole il prezzo degli asset russi ha
seguito la stessa traiettoria vertiginosa in discesa dei
prezzi del greggio. La Russia è il secondo produttore
mondiale di petrolio e la sua economia è fortemente
dipendente da questo settore, che rappresenta il 60%
delle esportazioni, il 10% del PIL e il 50% del bilancio.
Barack Obama sembra intenzionato a proporre
all’approvazione del Congresso una serie di nuove
sanzioni all’inizio dell’anno prossimo.
In questo contesto ostile la Banca centrale russa tenta di
frenare la caduta del rublo (che dall’inizio dell’anno ha
perso circa il 50% rispetto all’USD) con un intervento
dapprima sul mercato e aumentando poi i tassi di
riferimento a più riprese. L’ultimo rialzo di 650 bp che ha
portato il tasso primario al 17% ha però provocato una
reazione contraria alle attese, creando una vera ondata
di panico. L’entità del rialzo suggeriva infatti che la
Le esportazioni russe tendono a seguire l’andamento del
prezzo a barile.
Sul piano macroeconomico, la domanda interna
registrerà una contrazione e l’inflazione aumenterà con il
rischio di innescare un circolo vizioso qualora l’uscita dei
capitali non fosse fermata. Inoltre nel 2015 la bilancia
commerciale russa passerà probabilmente da un saldo
eccedentario a un deficit … che rischia di essere ancora
più difficile da gestire ora che la Russia non ha più
accesso ai capitali esteri per via delle sanzioni
occidentali. Questa combinazione di fattori negativi
espongono la Russia al rischio di un abbassamento del
rating delle obbligazioni russe al livello « speculativo »
(un rischio d’altronde già scontato nei prezzi). Anche se
il debito pubblico resterà probabilmente sotto controllo
(la svalutazione del RUB permette di adeguare le spese
del governo in funzione della caduta degli introiti in USD)
e il sistema bancario russo è in condizioni migliori oggi
rispetto al 2008, il prosciugamento delle liquidità dovuto
alla fuga dei capitali, alla caduta del rublo e alla chiusura
dei rubinetti del finanziamento internazionale non
permetterà alla Russia di risalire rapidamente la china.
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato,
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una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della
pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita
o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario
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19 dicembre 2014
Mercati
Azionario
La seconda parte di novembre è stata caratterizzata da
una performance positiva dei mercati finanziari. La
borsa americana è stata sostenuta dal miglioramento
dei fondamentali economici. La crescita del PIL è stata
corretta al rialzo al 3.9% annuo (contro stime del
3.5%). I mercati europei hanno beneficiato delle attese
degli investitori sull’estensione del programma di
acquisto di asset della BCE (obbligazioni corporate e
sovrane), e dei dati macroeconomici tedeschi
incoraggianti. La debolezza dello yen ha giocato a
favore dei titoli del comparto export giapponese. Dal
canto loro i mercati emergenti, importatori netti di
petrolio, hanno registrato una performance positiva
nella seconda quindicina di novembre (India, Tailandia
e Indonesia). Le quotazioni dei titoli cinesi si sono
orientate al rialzo dopo la decisione a sorpresa della
Banca centrale cinese di abbassare il tasso di interesse
di riferimento. A fine mese, i mercati hanno reagito alla
decisione dell’OPEP di non ridurre le quote di
produzione che ha innescato una caduta dei prezzi del
petrolio, con il WTI che ha perso circa il 45% del suo
valore da giugno.
Andamento delle principali borse mondiali (monete locali)
110
europee hanno subito una netta correzione su sfondo
dei timori per la crescita dell’Eurozona, del rischio di
deflazione e dell’incertezza politica in Grecia. La borsa
di Hong Kong si è orientata al ribasso dopo la diffusione
di dati sulla crescita cinese non del tutto soddisfacenti.
Anche i titoli giapponesi hanno registrato una
performance negativa. Il mercato russo da inizio
dicembre ha ceduto circa il 12%; l’economia russa
soffre infatti del crollo dei prezzi del petrolio e
dell’impatto delle sanzioni americane ed europee. La
quotazione del rublo contro il dollaro è scesa a nuovi
record.
Su questo sfondo, tutti i settori hanno chiuso il periodo
in negativo e nemmeno i titoli difensivi sono riusciti a
mantenere salde le posizioni. Ancora una volta il
comparto energetico ha fortemente sotto-performato i
mercati, colpito dalla persistente debolezza dei prezzi
del petrolio.
La caduta del petrolio influisce positivamente sul
settore dei consumi USA per l’aumento del potere
d’acquisto
delle
famiglie.
I
generi
voluttuari
continueranno probabilmente a sovra-performare. Il
settore dei trasporti dovrebbe anch’esso beneficiare del
calo del petrolio grazie alla diminuzione del costo dei
carburanti.
Manteniamo un parere positivo sull’asset class
azionaria. Il livello basso dei tassi di interesse sui
mercati obbligazionari e le politiche monetarie
accomodanti delle banche centrali dovrebbero infatti
continuare a sostenere questa asset class anche nei
prossimi mesi.
108
106
104
102
100
Obbligazioni
98
96
94
92
3
10
17
NOV
M S C I W orld
DJ S t oxx 600
S & P 500
24
1
8
15
D EC
Topix
N as daq
M S C I Em erging M arket s (l. c . )
Dopo le performance positive di novembre, le maggiori piazze
finanziarie hanno registrato una correzione.
Nella seconda quindicina di dicembre le piazze hanno
ceduto di fronte al continuo calo dei prezzi del petrolio.
Il ritorno dei timori di rallentamento della crescita
mondiale e il rischio di deflazione hanno rafforzato
l’avversione al rischio. Nonostante le statistiche
economiche USA favorevoli (vendite al dettaglio e
indice della fiducia dei consumatori in aumento che
confermano l’impatto positivo del basso prezzo del
petrolio sui bilanci famigliari), gli indici americani hanno
chiuso il periodo in territorio negativo. Le azioni
Le ultime settimane sono state contrassegnate
dall’impatto della caduta del petrolio sul mercato del
credito americano e in particolare sul comparto High
Yield. Circa il 20% degli indici HY è legato a società
attive nel settore Oil & Gas. Dopo la decisione dell’OPEC
di mantenere invariata la produzione, il mercato del
credito ha fortemente reagito con massicce vendite di
obbligazioni di società dipendenti dai prezzi del petrolio.
La sospensione dell’attività in 27 stazioni di
perforazione negli Stati Uniti lo scorso mese non è un
buon segnale per il settore; se le pressioni al ribasso
sui prezzi del petrolio persisteranno potrebbe
aumentare il rischio di contagio ad altri segmenti
dell’HY. Infine, la politica monetaria degli Stati Uniti è
entrata nella fase restrittiva quindi è probabile che la
recente debolezza del comparto HY sia temporanea.
In Europa i tassi refi sovrani beneficiano della crescente
probabilità che la BCE metta in atto un programma di
allentamento
quantitativo.
Così,
nonostante
il
deterioramento del rating di Fitch, il rendimento a dieci
anni dei titoli francesi ha infranto la barriera simbolica
dell’1% attestandosi allo 0.9%, quello della Germania
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato,
paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o
una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della
pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita
o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario
e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
19 dicembre 2014
ha proseguito l’allentamento fino allo 0.6%. Sul fronte
dei periferici, la volatilità del mercato azionario europeo
non ha avuto pressoché alcun impatto sulle obbligazioni
sovrane
che
mostrano
la
stessa
tendenza
all’allentamento. I tassi spagnoli e italiani sono
entrambi scesi sotto il 2%, rispettivamente all’1.75% e
all’1.98%. In compenso, i tassi refi a lungo termine
della Grecia sono nuovamente saliti al 9% a seguito
delle
preoccupazioni
che
suscitano
l’elezione
presidenziale e il rischio di instabilità politica.
Andamento dell’indice High Yield US del settore dell’energia e
prezzo del petrolio WTI
Valutario
Il silenzio di Mario Draghi all’ultima riunione della Banca
centrale europea riguardo a eventuali nuove misure di
allentamento (in particolare sull’acquisto di debito
sovrano) ha deluso i mercati e causato un rimbalzo del
cambio EUR/USD a 1.2550. Ma la decisione annunciata
il 17 dicembre dalla Fed di continuare a ridurre il
sostegno all’economia e la revoca dell’impegno a
mantenere tassi bassi «per un periodo di tempo
considerevole» hanno giocato a favore del dollaro.
L’inizio della fase di rialzo dei tassi americani si
prospetta quindi per il 2015. Il dollaro ha ripreso a
rafforzarsi: il cambio USD/JPY si è avvicinato a quota
120 mentre l’USD/CHF e l’EUR/USD sono tornati
rispettivamente a 0.98 e 1.227.
Con l’introduzione di tassi d’interesse negativi (-0.25%)
e la conferma della volontà di fare il necessario per
difendere il limite di cambio con l’euro, la BNS è riuscita
ad allentare le pressioni sul franco svizzero che si stava
pericolosamente avvicinando al cambio limite (1.2010
EUR/CHF), mentre aumentano anche le attese circa
l’adozione
di
un
programma
di
allentamento
quantitativo nell’Eurozona.
Il credito americano HY, in primo luogo del settore energetico,
è stato pesantemente colpito dalla persistente caduta delle
quotazioni del petrolio.
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