Previsioni 2015 -2016 Comunicato Stampa Da petrolio e Bce un

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Previsioni 2015 -2016 Comunicato Stampa Da petrolio e Bce un
Periodico di analisi e previsione
Congiuntura ref.
Previsioni 2015 -2016
Comunicato Stampa
27 gennaio 2015
Da petrolio e Bce un’altra chance per l’Italia
Il 2014 è stato un anno molto deludente per l’area euro. Gli auspici di una fase di crescita relativamente
vivace, legati a un andamento positivo dei principali indicatori congiunturali a inizio anno, sono andati
poi delusi con il passare dei mesi, a seguito anche di una perdita di smalto della domanda estera che
ha risentito del rallentamento dei paesi emergenti, aggravato dalla crisi politica in Ucraina. Nel corso
dell’anno la dinamica salariale e dei prezzi ha decelerato, e hanno cominciato a materializzarsi i rischi
che l’economia europea potesse entrare in deflazione; un’eventualità molto rischiosa in un quadro in
cui la domanda interna resta condizionata da obiettivi di riduzione dell’indebitamento, sia da parte del
settore pubblico, che di quello privato.
Questo ha portato a definire una reazione da parte delle politiche economiche, sia pure con ritardo,
anche perché sia i diversi governi, che la banca centrale, hanno affrontato una fase di contrattazione
al fine di superare le resistenze opposte da diverse parti, soprattutto in Germania.
La svolta della Bce, anticipata dai mercati, ha prodotto per ora l’effetto di una ulteriore riduzione
dei tassi d’interesse a lungo termine, e ha indotto una fase di deprezzamento del tasso di cambio
dell’euro sul dollaro. La svalutazione dell’euro potrebbe fornire un sostegno all’export, considerando
che la crescita dell’economia Usa dovrebbe risultare in questo primo scorcio del 2015 relativamente
vivace. A sostenere lo scenario dell’area euro interviene infine un altro elemento, rappresentato dalla
caduta delle quotazioni del petrolio.
In pochi mesi quindi diversi tasselli hanno iniziato a comporre uno scenario dai contorni meno
pessimisti rispetto alle tendenze che si stavano delineando sino a pochi mesi fa.
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Anche per l’Italia, dopo le delusioni del 2014, in cui la nostra economia è stata l’unica, fra quelle
dell’eurozona, a chiudere con una variazione del Pil di segno negativo, lo scenario inizia a mostrare
la possibilità di una prima inversione di tendenza.
Un sostegno alla crescita dovrebbe derivare da un rafforzamento delle esportazioni. La caduta
del prezzo del petrolio, e alcune misure fiscali, determineranno anche un aumento del potere
d’acquisto delle famiglie, dopo la variazione positiva già verificatasi nel 2014, la prima dopo sei
anni consecutivi di contrazione. La forza del ciclo in questa fase è molto legata alla misura in
cui l’aumento del reddito delle famiglie si tradurrà in maggiori consumi. Veniamo da una fase di
prolungata discesa dei redditi, e le incertezze sulla tenuta del posto di lavoro giustificano un aumento
del risparmio delle famiglie per motivi precauzionali. D’altra parte, la stessa politica fiscale ha
sostenuto i redditi dei consumatori con l’auspicio di aumentare la domanda privata a fronte dei
tagli alla domanda pubblica, che finanziano i tagli di imposta. L’effetto netto sul ciclo può quindi
anche essere negativo se i consumi non si riprendono. Certamente non ripartiranno presto gli
investimenti, considerando l’eccesso di capacità produttiva che caratterizza molti settori e il crollo
della redditività delle imprese degli ultimi anni. Qualche beneficio deriverà dalla riduzione dei tassi
sugli impieghi bancari. Possibile che i margini si riprendano quest’anno perché la traslazione sui
prezzi finali della riduzione dei costi energetici non sarà immediata, ma questo non può bastare per
modificare le decisioni di investimento.
Grazie alla caduta del prezzo del petrolio e delle altre materie prime i prezzi all’import si
contrarranno portando il surplus commerciale verso valori elevati.
La politica di bilancio nel nostro scenario si limita a mantenere il deficit poco al di sotto del 3 per
cento del Pil. Questa è un’incognita del quadro attuale, visto che i risultati della finanza pubblica non
sono in linea, soprattutto per il 2016, con gli obiettivi concordati con l’Ue. Soprattutto, il rapporto
debito/Pil resta su un sentiero crescente, dato anche il quadro di bassa inflazione. Resta quindi
l’incertezza legata alla “clausola di salvaguardia” (che abbiamo incorporato nel nostro scenario
solo in misura ridotta) che implica dal prossimo anno un significativo incremento delle aliquote
dell’Iva finalizzato all’ulteriore riduzione dell’indebitamento. E’ importante quindi che la fase di
contrattazione sulle regole di bilancio continui, per evitare di tornare verso una politica di segno
restrittivo. D’altra parte, le quantificazioni della crescita che potremmo conseguire quest’anno e
il prossimo, ancorché incoraggianti in quanto definiscono una discontinuità, appaiono ben poca
cosa sia in termini assoluti, che tenendo in considerazione la fase di ampia riduzione del prodotto
osservata negli ultimi sette anni.
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Previsioni in sintesi
L’economia Usa è in crescita, la Fed continua con l’exit strategy e inizia ad aumentare i tassi
d’interesse da quest’anno. Il mutamento di regime nella politica della Fed mantiene elevata l’incertezza
sui mercati finanziari. Il crollo del prezzo del petrolio sostiene la crescita delle economie avanzate e
ridimensiona i tassi d’inflazione.
L’area euro si è portata ai margini della deflazione. Per contrastare i rischi sui prezzi la Bce ha
avviato una politica di quantitative easing, i cui esiti principali per ora sono un ampio deprezzamento
dell’euro verso il dollaro e un’ulteriore riduzione dei tassi a lunga. La politica di bilancio europea
diviene neutrale. Le conseguenze di tali politiche, insieme alla caduta del prezzo del petrolio, potrebbero
portare ad un rafforzamento del ciclo europeo nel corso dell’anno.
Anche per l’Italia la prospettiva è di un graduale consolidamento del ciclo. Siamo fra i paesi che
più beneficiano della caduta del prezzo del petrolio, e che traggono un maggiore vantaggio dalla
riduzione degli spread. La crescita resta moderata e insufficiente per ora per determinare miglioramenti
apprezzabili nel mercato del lavoro.
QUADRO DI SINTESI
Variazioni percentuali salvo diversa indicazione
2013
-1.9
-2.7
Prodotto interno lordo
Importazioni
Previsioni
2014
2015
-0.4
0.7
1.2
3.3
2016
1.1
3.5
Domanda finale nazionale
Consumi finali nazionali
- spesa delle famiglie residenti
- spesa della PA e ISP
Investimenti fissi lordi
- macchine, mezzi trasporto
- costruzioni
Scorte (contributo)
Domanda nazionale totale
Esportazioni
-2.9
-2.3
-2.8
-0.7
-5.4
-3.8
-6.8
0.0
-2.7
0.6
-0.3
0.2
0.3
0.0
-2.5
-1.7
-3.3
-0.3
-0.7
1.9
0.4
0.5
0.7
0.1
-0.2
0.8
-1.2
0.0
0.3
4.0
0.6
0.4
0.7
-0.4
1.8
2.6
0.9
0.2
0.7
4.0
Saldo bilancia commerciale (doganale in miliardi di euro)
Saldo partite correnti (miliardi di euro)
29.2
12.7
40.8
27.8
70.4
55.7
70.8
59.2
1.2
1.2
0.2
0.5
0.0
-0.5
0.7
-0.2
12.2
-1.7
-1.4
-3.1
12.7
0.0
1.5
-0.8
12.8
0.1
-0.1
0.6
12.7
-0.1
-0.5
0.9
0.8
-2.8
2.0
127.9
1.7
-3.0
1.6
132.4
3.4
-2.9
1.5
133.2
3.5
-2.8
1.4
134.2
Prezzi al consumo (1)
Prezzi alla produzione beni finali di consumo
Tasso di disoccupazione
Unità di lavoro totali
Unità di lavoro industria in senso stretto
V.A industria in senso stretto
Dati in % del Pil
Saldo partite correnti
Indebitamento netto
Avanzo primario
Debito P.A.
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Indice intera collettività nazionale
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