Professor Terra Terra parte 3 - Le avventure del professor Terra Terra

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Professor Terra Terra parte 3 - Le avventure del professor Terra Terra
CURIOSITA’
versità di Harvard, Soccket è il za inquinare. Per noleggiare il
LAMPADINE
A BASSO CONSUMO pallone da calcio che trasforma mezzo si può tirarlo letteralmenogni goal in elettricità. Grazie a te fuori da un palo della luce,
~
Nel 2009 la commissione Europea ha vietato la vendita delle
lampadine tradizionali per promuovere le lampadine a basso
consumo (fluorescenti, alogene
o a LED). Le lampadine fluorescenti contengono mercurio,
ma in quantità talmente limitata che è impossibile recuperarlo. Un vero peccato, dato che
si tratta di una materia prima
molto costosa, in via di esaurimento e fortemente inquinante
(è un veleno) sia per la salute
degli uomini, sia per l’ambiente. È probabile che, durante lo
smaltimento, sparpaglieremo
qualcosa come una tonnellata
di mercurio all’anno nella sola
Europa. In sostanza, la lampada
fluorescente nasce da ottime intenzioni e, a breve termine, porta dei vantaggi, anche se modesti. Nella pratica, tuttavia, è una
di quelle soluzioni che a lungo
andare potrebbe portare problemi difficili da risolvere. Per
esempio: le future generazioni
avranno abbastanza mercurio
per tutte queste lampade? Rimpiangeremo la vecchia lampadina di rame, vetro e filamento
di tungsteno riciclabili quasi al
100%?
un dispositivo interno Soccket
immagazzina l’energia prodotta
durante il gioco (calci, rotolamenti, rimbalzi) e la converte in
energia elettrica, da utilizzare
poi per piccoli apparecchi
elettronici o lampade led.
Bastano 15 minuti di football per tenere accesa
3 ore una lampadina.
L’innovativa tecnologia è nata con uno scopo nobile: fornire un
aiuto semplice, rapido
e pulito alle popolazioni
in via di sviluppo che non
hanno l’elettricità. Per ora
Soccket è disponibile solo attraverso aste online i cui ricavati
vengono utilizzati per donare
palloni a bambini bisognosi.
IL LAMPIONE CHE
AFFITTA IL
MONOPATTINO
~
Anton Grimes, studente australiano dell’Università del New
South Wales, ha riscosso un notevole interesse agli Australian
Design Award con il suo “Link
scooter system”.
L’idea si è sviluppata sulle basi
del piano “Sydney 2030”, con
cui si è pianificato di ridurre il
traffico di auto e di aumentare le
IL PALLONE CHE
GENERA ENERGIA zone pedonali. In una città a misura d’uomo non c’è niente di
~
Ottenere un po’ di luce prenden- meglio di un monopattino che
do a calci una palla: ora si può. funziona ad energia elettrica per
Frutto dell’ingegno di quattro dribblare il traffico a una velogiovani ricercatrici dell’Uni- cità di 16 chilometri all’ora sen-
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sfrecciare verso i vari appuntamenti della giornata per poi
rein-
serirlo in un altro palo dove
potrà ricaricarsi. Il passo successivo sarà forse quello di riuscire a guidarli senza mettere
in pericolo la vita degli altri o
la propria. Lo stesso Grimes a
questo proposito prevede che
tutti i monopattinatori siano dotati di casco protettivo e rispettino le leggi stradali classiche
senza imperversare tra i pedoni come pirati da marciapiede.
Il fatto di usare come fonte di
energia i pali della luce esistenti riduce i costi del dispositivo
oltre a fornire delle ‘stazioni’ di
energia disseminate per tutta la
città, pratiche e accessibili a tutti. Girare in città sarà comodo,
ecocompatibile e …divertente,
non si può desiderare di più.
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Per risparmiare l’acqua
puoi innaffiare le piante
dl balcone recuperando
quella usata per lavare
le verdure o per bollire
la pasta (dopo che si è
raffreddata).
2
Prova a riflettere se
quando usi l’acqua ti
capita di sprecarla.
Quali abitudini
potresti modificare
per risparmiarne
almeno un po’?
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Sai da dove nasce e che
percorso fa il fiume più
vicino a casa tua? Prova
a informarti e scopri se
è in buona salute.
“Il 71% della Terra è ricoperta d’acqua, ma
quella potabile è pari solo allo 0,008 %...una
quantità minuscola, eppure sufficiente per
il fabbisogno dell’uomo. Se non fosse che la
maggior parte di essa è presente nelle zone
“ricche” della Terra mentre enormi aree
(come l’Africa ad esempio) ne sono quasi
completamente sprovviste.” … Le parole
della Professoressa di geografia mi frullavano nella testa mentre percorrevo la strada di
casa.
Da qualche mese i VeroSogni mi lasciavano
in pace, tutti i miei tentativi di comprendere
cosa c’era nel cappello non erano approdati
a nulla. Ma una cosa avevo capito: ogni qualvolta un pensiero mi assillava ecco che TAC,
i VeroSogni riapparivano. Così quella sera
mi misi comodo nel letto e aspettai. Il
familiare ticchettio iniziò quasi subito seguito dalla solita sequenza di
strane sensazioni e strani odori.
Mi ritrovai in una terra desolata, un immane deserto di
sabbia e sassi, con un sole
cocente che bruciava la pelle e
fino all’orizzonte niente. Non
sapevo che direzione prendere: ovunque guardassi una
linea piatta e tremolante delimitava
l’orizzonte rovente. Nessun suono,
nessun odore e la sete già mi attanagliava la gola. “Calma Giovannino – dissi
a me stesso – è solo un’impressione, hai
bevuto poco fa, non puoi avere già sete!”
“E poi lo sai che i VeroSogni non sono pericolosi, non può succederti niente!” Così
rimuginando iniziai a camminare verso il
sole, l’unico punto di riferimento. Quel luogo
non era esattamente piatto: ogni tanto delle piccole scarpate si aprivano davanti a me,
costringendomi a scendere e poi a salire di
nuovo, arrancando nella sabbia. “Cammina,
cammina e stai tranquillo, qualcosa succederà!”. Ero già zuppo di sudore e con orrore
pensai che mi stavo disidratando, aggiungendo sete alla sete. “Cammina, cammina
e stai tranquillo, qualcosa succederà!”. Il
sole era una palla di fuoco, sembrava di poter toccare quel calore, come fosse cosa viva.
Pensai a tutti quei popoli che ogni giorno
devono lottare con quell’ambiente ostile, col
caldo, con la sete, senza un condizionatore
né una coca cola. “Cammina, cammina e
stai tranquillo, qualcosa succederà!”. Ma
non succedeva niente, solo la sete aumentava, la gola era già secca e respirare mi faceva male al naso e al petto “qui le cose si
mettono male, ma dove sto andando? E
perché sono qui? accidenti a te Pettibot!!!”
All’ennesima scarpata inciampai, le gambe già molli cedettero e rotolai malamente
in fondo a un canalone. Quando mi rialzai
sentii la terra sotto di me muoversi. Caddi di
nuovo. Un rumore sordo e profondo, accompagnato dal fruscio della sabbia produsse un
nuovo scossone e, con orrore, mi resi conto
che la terra si stava davvero muovendo sotto
di me. Ruzzolai di lato giusto in tempo per
veder emergere, come un’enorme balena, un essere gigantesco coperto di
scaglie che guardava verso di me,
con sguardo per niente rassicurante. “Gambe Giovannino!!”
corsi disperatamente, a caso,
senza osare guardare indietro quell’orrore squamato.
Ma già sentivo il tonfo sordo
delle sue zampe che si avvicinavano, fuggire era impossibile, mi prese lo sconforto e
caddi ancora sulla schiena. La
bocca del mostro, irta di denti aguzzi, si spalancò su di me, investendomi con una zaffata
rovente e fetida “è finita – pensai – addio
mondo!”.
“AHLAHABRFFFRT DSRIFNFV SJSIIE
ALHLATTT!” una voce imperiosa si levò dal
mio cappello e una cosina rossa volò come
un fulmine in direzione del mostro che si fermò di botto. Non riuscivo a distinguere cosa
fosse perché volava velocissima spostandosi
da un occhio all’altro del gigante, emettendo una interminabile sequela di suoni incomprensibili. Sembrava però funzionare:
il mostro si era fermato, seduto, e…..stava
facendo le fusa!!!! Con un altro movimento
fulmineo la cosina rossa tornò verso di me,
solo allora mi resi conto che era Pettibot!!! Si,
cioè, non proprio lui. Questo Pettibot non era
un robot meccanico, ma un uccellino vero e
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proprio, di un rosso brillante, con due grandissimi occhi
curiosi e saggi. Volò sulla mia mano e mi disse: “ok, tutto
a posto, sali sul SabbiaSauro, dobbiamo andare!”
“Ma io… ma tu...” ero senza parole, mille domande si
affacciavano nella mia testa e non sapevo da dove iniziare.
“Ho detto sali!!” la voce imperiosa uscì di nuovo dal
corpicino rosso fuoco che sparì in un frullio d’ali di nuovo nel mio cappello.
“Beh, perlomeno un mistero è risolto: ecco cosa c’era
nel cappello!” ma questo pensiero durò solo un attimo,
giusto il tempo di vedere una gigantesca zampa afferrarmi senza troppa grazia e gettarmi sulla
testa del SabbiaSauro che partì a razzo
verso il nulla. Non ebbi tempo di pensare, né di parlare con il mio inatteso
salvatore: tutta le mie energie erano
volte a stare aggrappato disperatamente alla testona del mostro che,
noncurante della mia presenza, fendeva come un capodoglio quel mare
di sabbia a velocità stratosferica.
Quando si fermò di colpo, facendomi ruzzolare malamente a
terra, mi ero già assopito da tempo, con
le mani spasmodicamente contratte
sulle scaglie rosse e arancio.
Sparì in una nuvola di sabbia lasciandomi tutto ammaccato davanti a un villaggio di terra e
fango che si affacciava su una
pozza grigiastra, vestigia di un
antico lago ormai prosciugato.
Dalle capanne uscirono alcuni individui magrissimi, vestiti
con strane tute color sabbia.
Mi alzai, e dissi “Salve amici…io sono Giovannino TerraTerra e vengo dal pianeta Terra…non avreste un po’
d’acqua per favore…stò morendo di sete” …una selva
di lance si protese verso di me minacciosamente. Quello
che sembrava il capo si fece avanti senza abbassare l’arma, e mi disse:
“Amici di MangiaSabbia no amici di Popolo Azzurro. No posto per te qui. Prendi “Pelle Sacra” e va!”
e così dicendo mi lanciò un vestito simile al loro. Mi fecero capire a gesti che dovevo indossarlo e così feci. Capii
subito a cosa serviva: una serie di microscopici tubicini
rivestiva l’interno della veste e terminavano sul collo con
due tubi più grandi, da infilare nelle narici. Il tessuto era
completamente impermeabile e…GENIALE… tratteneva
tutta l’umidità del corpo, la faceva condensare e la racco-
glieva in una sacca posta sul davanti dalla quale usciva un
altro tubo che filtrava il sudore restituendo…acqua. Un
metodo semplice ed efficace per risparmiare quel liquido
così prezioso per la vita. Non appena indossai la veste i
guerrieri abbassarono le armi, si voltarono e tornarono
alle loro occupazioni lasciandomi solo e ancora disperatamente assetato.
Dovevo riflettere: essere giunto a cavallo del mostro - evidentemente il loro peggiore nemico - li aveva resi ostili
precludendomi ogni possibilità di dialogo e di accedere
alla loro preziosissima acqua. Nonostante
questo mi avevano dato una possibilità di
cavarmela da solo, donandomi la loro
“Pelle Sacra” e salvandomi da morte
certa.
Gironzolai un po’ nelle vicinanze
del villaggio, senza sapere cosa fare.
Osservai quello strano popolo che mi
ignorava come se non fossi nemmeno li. Ogni gesto, ogni oggetto e ogni
persona in quel villaggio parlavano
di sete, di quanto l’acqua fosse al
centro della loro vita, di quanto fosse duro sopravvivere senza di essa.
Li vidi bere da strane borracce, poche
gocce a testa, quasi come fosse un
rito sacro, ma non riuscii a capire da dove venisse, non c’era
l’ombra di un pozzo o di una
qualsiasi sorgente, solo quel
lago grigiastro di melma imbevibile.
Giunse la sera e sconsolato mi sedetti su una duna,
guardando i fuochi accesi e
sognando ogni genere di bibita. Avrei bevuto persino lo
sciroppo per la tosse pur di mandare giù qualcosa. Preso
dalla tristezza e dalla solitudine mi tolsi il cappello e guardando nel buco chiamai Pettibot, era giunta l’ora di fare
alcune domande! L’uccellino uscì dal suo nascondiglio e
si posò sul mio ginocchio:
“Ciao Giovannino, so già cosa vuoi chiedermi e credo tu sia pronto per una risposta sincera: no, non
sono un uccellino né un robot. Non vengo nemmeno dal tuo mondo, bensì da un Universo lontanissimo da qui. Sono un Cercatore. La mia razza ha
raggiunto l’equilibrio perfetto, conosce l’amore
universale e, dopo millenni passati a inseguire la
verità è giunta a una conclusione: non può esistere
la felicità se da qualche parte, negli innumerevoli
universi esistenti ci sono ancora odio e ignoranza. E
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BRRRROOOOOMMMMMMMMM, la terra tremò forte, e
alcune forme scure emersero dal sottosuolo, prima indistinte poi sempre più grandi e possenti. I SabbiaSauri, un
branco intero, stavano scavando una trincea tra il fronte
del fiume e il villaggio e tutto il fango vi stava affondando.
Una figuretta indistinta volava veloce come il fulmine da
uno all’altro, cinguettando ordini incomprensibili ma perentori.
così ci siamo votati a una semplice missione: cercare chi porta in sé i semi della saggezza e aiutarlo
a crescere nell’amore. Sorvolando il tuo pianeta
ho visto l’odio e l’ignoranza del tuo popolo, ho
pianto per voi. Ma poi ho visto te, ho letto nel tuo
cuore e ho capito che eri tu il mio obiettivo. Mi sono
fatto “trovare” in una forma che per te fosse comprensibile e ti sto guidando attraverso un percorso
che ti porterà a salvare i tuoi fratelli terrestri da
…loro stessi. I “VeroSogni”, come li chiami tu, non
sono sogni, ma viaggi nello spazio e nel tempo,
per suggerirti la strada giusta e farti crescere.”
Pettibot era tornato con la cavalleria, altro che fuggito!!!
In breve tempo i giganteschi esseri della sabbia avevano
scavato una fossa tutto intorno al villaggio scongiurando
la catastrofe, feci a tempo a sentire un boato di gioia provenire dal Popolo Azzurro e svenni, esausto.
Quando mi svegliai era tutto finito: ero sdraiato su un giaciglio di fortuna sulla riva del lago di fango e alcuni piccoli
mi guardavano con apprensione. “Acqua – dissi –acqua
vi prego, sto morendo di sete…” Il Capo si fece largo tra
la folla, si avvicinò a me e disse: “Amico dei MangiaSabbia salvato ha il Popolo Azzurro. Tu grande eroe, io
mi inchino” e così dicendo mi porse una borraccia vuota.
Mi alzai frastornato “g..grazie ma, cosa devo farne? … è
vuota” “Questo è segreto di Popolo Azzurro, - disse
- tu custodire con attenzione” e così dicendo prese la
borraccia e la riempì del fango melmoso del lago porgendomela.
“Ma non posso berlo, è…..” le parole mi morirono in
gola: all’interno della borraccia trasparente il fango passava attraverso una membrana posta a metà del contenitore e dall’altra parte ne usciva …acqua. La bevvi tutta
d’un fiato. Era buona, senza alcun sapore. Ecco da dove
prendevano l’acqua: la borraccia non era altro che un potentissimo filtro, che purificava e tratteneva tutte le impurità, raccogliendo solo la parte buona di quella brodaglia.
Semplice e …geniale!
Improvvisamente tutto si sfocò, divenne trasparente e
sparì in un vortice di colori. Ero tornato a casa.
Mi alzai e nel letto vidi la preziosa borraccia: la “Borsa
Della Vita” era tornata con me. Passai tutta la notte a studiarla, a smontarla per capirne il funzionamento. “Se
riesco a costruirne una uguale potremo bere ogni tipo
di acqua, quella sporca e contaminata dei deserti africani, quella inquinata nei paesi poveri del mondo, forse persino quella salata dei mari!!” Nella mia testolina
prendeva forma la soluzione definitiva al problema della
carenza d’acqua nel mondo, così cominciai a scrivere sul
mio prezioso “diario geniale del Professor TerraTerra”.
KABOOOMMMMMMMMMMM. Un lampo immane squarciò il cielo notturno. Non era un lampo normale, di quelli
a cui siamo abituati sulla Terra, ma una scarica di energia
che rese l’aria frizzante e mi fece rizzare tutti i capelli sulla testa. Il cielo si era fatto scuro, le stelle sparite, un vento
gelido si alzò all’improvviso sollevando mulinelli di sabbia in ogni dove. KABOOOMMMMMMMMMMM. Un altro
lampo, più vicino, si scaricò a terra li vicino, lasciando un
cratere fumante. Nel villaggio, improvvisamente, tutto il
Popolo Azzurro si era animato: stava raccogliendo quante
più cose possibili e già si stava formando una colonna di
persone che arrancava fuori dal villaggio verso l’altura su
cui ero seduto. I tuoni e i fulmini si susseguivano sempre
più potenti, facendomi tremare fino alle ossa. Iniziò a cadere una pioggia di fango, enormi gocce scure lasciavano
buchi nella sabbia. In questo luogo desolato nemmeno il
temporale portava finalmente la pioggia, solo una fanghiglia scivolosa e densa di terra. Mi resi conto con orrore
che il villaggio, costruito attorno al “lago”, era al centro
di un canalone, e se la pioggia fosse continuata, ben presto un fiume di fango e sabbia avrebbe travolto le povere
capanne. La lenta colonna di uomini, donne e bambini
avanzava su per l’altura, inciampando, trascinando sacchi
di oggetti e viveri, cercando di salvare il salvabile, troppo
lentamente!
“Pettibot, aiutami!!! Fa qualcosa!!!” veloce come un
lampo l’uccellino schizzò dal cappello e sparì nell’oscurità. “Maledetto codardo – pensai – tante belle parole
e poi quando serve...scappa!!” Corsi giù dalla collinetta
e raggiunsi il pianoro, i guerrieri facevano il possibile ma
alcuni bimbi più piccoli erano rimasti indietro, tremanti
e piangenti. Mi avvicinai a loro, ne presi due in braccio e
dando fondo a tutte le mie energie riuscii a portarli in salvo. Ruzzolai di nuovo giù, arrancando nel fango, presi per
mano l’ultimo piccolo terrorizzato, ma ormai era troppo
tardi, un muro scuro di sabbia si stagliò davanti a noi….
era la fine.
Dovevo ancora ringraziare Pettibot per avermi salvato la
vita….ma per quello c’era tempo!
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LA VITA
IN UNA GOCCIA D’ACQUA
VIVIAMO GRAZIE
ALL’ACQUA
~
Poche verità hanno valore universale: che la vita dipende
dall’acqua è una di queste. Essa
è ovunque: sopra, sotto, ma soprattutto dentro di noi: le piante, gli animali e gli esseri umani
non potrebbero farne a meno.
La vita è nata nell’acqua. I primi
organismi vivevano in ambienti
liquidi, e dall’acqua traevano
tutto ciò di cui avevano bisogno
per sopravvivere. Noi discendiamo da quegli organismi e
abbiamo conservato molto della
nostra origine: il 60% del nostro
peso corporeo è costituito di acqua. Un corpo umano può contenerne fino a 47 litri, costituisce i ¾ dei nostri muscoli e del
nostro cervello. Per questo ogni
funzione del nostro corpo e ogni
aspetto della nostra salute sono
strettamente legati a questo patrimonio liquido. È l’acqua che
trasporta l’ossigeno, le sostanze
nutrienti, le vitamine e i minerali alle cellule. È grazie all’acqua
che nei nostri muscoli possono avvenire le reazioni con cui
produciamo energia e, sempre
grazie all’acqua, il nostro corpo
può filtrare ed eliminare le sostanze nocive, è ancora lei che
lubrifica ogni giuntura del no-
stro corpo e rappresenta il suo
naturale impianto di aria condizionata grazie alla sudorazione.
IL RAPPORTO
DELL’UOMO
CON L’ACQUA
~
Con la sua comparsa, l’uomo
cambiò inevitabilmente anche
la “storia” dell’acqua e si rapportò a lei con modalità differenti in relazione ai diversi
periodi storici. All’inizio, grato
per la sua indiscutibile utilità la
trasformò in un mito, adorando divinità acquatiche come le
ninfe; nella tradizione cristiana
le ha accostate in particolare
a Sant’Agnese o alla Vergine
Maria e nelle loro vicinanze ha
edificato cappelle e santuari, organizzandovi processioni con
relative immersioni di fedeli.
L’esempio probabilmente più
noto è rappresentato dall’apparizione della Vergine a Lourdes, avvenuta, appunto, in una
fontana. In questo caso l’acqua
guarisce i corpi e purifica l’anima, in altri casi invece si pratica
la cultura delle acque termali e
delle loro virtù terapeutiche in
particolare sul fronte del benessere e della bellezza, tanto che si
parla addirittura di ringiovanimento grazie a questa o a quella
fonte. Tracce di quell’antica e
mitica credenza si trovano ancora oggi nelle nostre campagne con i riti propiziatori per far
cadere la pioggia. Poi venne il
tempo dell’addomesticamento.
L’uomo, pur mantenendo rapporti sempre molto rispettosi,
chiese all’acqua di favorire le
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coltivazioni accettando di abbandonare il suo normale cammino per irrigare i campi, poi le
chiese di lasciarsi imprigionare
nei tubi per sgorgare al centro
delle città, dove venne utilizzata non solo per necessità ma
anche per piacere. Nata con i
Sumeri, quest’era svanirà con
la fine dell’Impero romano per
rinascere di nuovo oggi. Durante il Medioevo ci fu un regresso
nel rapporto con l’acqua; i pozzi individuali ebbero la meglio
sugli acquedotti collettivi, le
difficoltà di approvvigionamento costrinsero le popolazioni
ad accontentarsi di un mediocre sistema di alimentazione e
le fontane rimasero solo come
oggetto decorativo di piazze
e giardini. Si disse anche che
l’acqua faceva male perché causava malattie gastroenteriche e,
più in generale, perché il bagno
debilitava esponendo a ogni
genere di malanno. Con l’800
l’acqua inizia a essere collegata
ad un codice sociale che si precisa nelle attenzioni igieniche
e che favorisce la scoperta del
corpo ed una nuova percezione
di esso. Ed è proprio con il XIX
secolo che qualcosa cambia, il
bagno inizia ad essere una prassi comune, giornaliera o settimanale a seconda delle diverse
gerarchie sociali. L’acqua torna
a sgorgare nelle città, condotta
da nuovi acquedotti e smaltita
dai primi impianti fognari, fioriscono le città termali e rinasce
il piacere dell’igiene come al
tempo dei romani. Infine venne
il tempo dello spreco e dell’inquinamento: il nostro.
L’ACQUA STA FINENDO?
L’ACQUA DOLCE
È POCA
~
Sapendo che niente sulla Terra
può vivere senza l’acqua dolce,
e che un essere umano non può
sopravvivere più di tre giorni
senza bere, si capisce quanto sia
preziosa questa risorsa e quanto
sia importante proteggerla. Se
facciamo due conti scopriamo
che la Terra, pur essendo ricoperta da una grande quantità
d’acqua (71% della superficie)
ha solo il 3% di acqua dolce,
di cui una buona parte (68,9%)
è imprigionata nei ghiacciai e
nelle nevi perenni, il 29,9% sottoterra nelle falde acquifere, lo
0,9% nell’umidità suolo/aria e
lo 0,3% è in superficie. In altre
parole, l’acqua dolce superficiale (laghi e fiumi) rappresenta
solo lo 0,008% dell’acqua totale
presente sul nostro pianeta!
Nonostante tutto le acque dolci,
sia superficiali sia sotterranee,
sarebbero ancora sufficienti per
soddisfare le esigenze umane,
se fossero ripartite in modo uniforme, invece in alcune zone,
sono particolarmente abbondanti, mentre in altri luoghi sono
davvero molto scarse. In futuro
questi problemi si aggraveranno a causa dei cambiamenti del
clima, degli sprechi e dell’inquinamento. Sono molti i Paesi
che devono fare i conti con il
problema dell’acqua, anche tra
i più insospettabili (per citarne
alcuni: Israele, India, Cina, Bolivia, Canada, Messico, Ghana e
Stati Uniti). Tuttavia, le popolazioni che maggiormente vivono
la crisi dell’acqua sono proprio
le più povere, appartenenti principalmente alle nazioni dei cosiddetti Terzo e Quarto Mondo.
Ormai l’acqua è più preziosa
del petrolio, tant’è vero che è
chiamata “oro blu” e per averla
sono scoppiate numerose guerre in vari paesi del mondo, in
particolare in Africa e in Asia
dove, giornalmente, donne e
bambini dei villaggi più poveri
camminano otto ore al giorno
per cercare e portare a casa un
po’ d’acqua. L’Organizzazione
Mondiale della Sanità ha stabilito che ogni persona dovrebbe
disporre di 50 litri di acqua al
giorno; in Italia ogni cittadino
ne consuma in media 10 volte di
più, mentre in Africa ne hanno
solo 10 litri e il più delle volte
non si può bere perché contaminata.
QUANTI
SOFFRONO
LA SETE?
~
Le cifre parlano di almeno un
miliardo e mezzo di persone che
oggi soffrono la sete e non hanno accesso all’acqua pulita. Domani, secondo una visione ottimistica, saranno dai due ai sette
miliardi. Anche noi “fortunati
occidentali” rischiamo di restare senz’acqua? In realtà no se
teniamo conto del ciclo naturale
(evaporazione, condensazione,
precipitazioni) che contribuisce
a reintegrare quella che si consuma, ma il problema è un altro:
si chiama inquinamento e incuria dell’uomo. La maggior parte
dell’acqua dolce che abbiamo
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a disposizione viene sottoposta
agli sprechi personali, agricoli e
dell’industria, che contribuiscono non poco a inquinare questa
preziosa risorsa rendendola inutilizzabile. Oggi le acque pure
non esistono più in nessuna parte del pianeta. Il disboscamento,
la cementificazione, l’ impiego
di pesticidi e sostanze tossiche
e l’inquinamento atmosferico hanno fatto si che qualsiasi
acqua risulti inquinata, indipendentemente se raccolta in
superficie o dalle sorgenti. Le
perturbazioni e i venti spostano
gli inquinamenti atmosferici in
tutte le direzioni: le piogge acide cadono dappertutto e perciò
anche le acque raccolte nei paradisi più salubri (come viene
pubblicizzato per alcune acque
minerali), risentono delle contaminazioni tanto da intaccarne le
proprietà e provocare danni alla
salute. Cosa si può fare? Occorre cominciare da una maggiore
consapevolezza e da un minor
spreco: a livello personale, agricolo e industriale. Ridurre gli
sprechi e limitare l’inquinamento delle acque rappresenterebbe già un buon inizio. Unito a
un’educazione all’igiene e a un
miglioramento delle tecniche
di irrigazione in molte parti del
mondo. I governi delle nazioni
mondiali potrebbero apportare
una vera svolta alla questione se
solo si decidessero a proteggere l’ecosistema, a promuovere
un’industria più pulita e a governare la risorsa idrica in maniera più equa.
COME SI LAVA L’ACQUA
UNA MANO
ALLA NATURA
~
Sappiamo tutti quanto sia preziosa l’acqua, è un dei doni più
grandi della natura, ma da qualche tempo l’ambiente non ce la
fa più a rigenerare da solo le sue
acque. Le industrie, con il loro
continuo sviluppo sul territorio,
e le città, che si estendono sempre di più, scaricano nelle acque
grandi quantità di sostanze inquinanti e pericolose.
Per queste ragioni dobbiamo
aiutare la natura, trattando e
depurando, con tecnologie moderne e sicure, le acque sporche,
prima che vengano immesse nei
fiumi e nei mari.
Utilizzando griglie più fitte si
filtrano i rifiuti solidi di piccola
dimensione. Sono quelli sfuggiti alla grigliatura primaria, che
qui vengono definitivamente
bloccati e separati; nella maggior parte dei casi si tratta di
cotton fioc, mozziconi, pezzetti
di plastica.
Ma l’acqua sporca contiene anche sabbie, terriccio, oli e grassi, per eliminare questi materiali
l’acqua è raccolta in vasche speciali di “dissabbiatura e disole-
PRIMA SI FILTRA
~
Il depuratore è un impianto che
pulisce e restituisce alla natura
le acque sporche e inquinate che
provengono dagli insediamenti
civili e industriali, esso riceve
tutta l’acqua sporca attraverso
tubazioni interrate chiamate fognature.
Durante la prima fase di pulitura l’acqua sporca deve essere filtrata, attraverso una prima
griglia, dai rifiuti solidi di grossa dimensione: legni, stracci,
barattoli, bottiglie ecc.
Poi, con l’aiuto di pompe le acque sporche, vengono sollevate
e inviate in un canale di raccolta. Da quel punto scendono gradualmente verso le diverse fasi
del trattamento.
atura”. Le sabbie e il terriccio,
che per il loro peso precipitano
sul fondo, sono aspirati e depositati in appositi contenitori.
Gli oli e i grassi, che mediante
l’immissione di aria si concentrano in superficie, vengono invece “scremati” e inviati a un
pozzetto di raccolta.
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POI SI DEPURA
~
Ed eccoci arrivati al cuore
dell’impianto di depurazione,
sono le vasche di ossidazione
biologica. dove vengono eliminate dall’acqua le sostanze che
l’hanno inquinata.
Per fare questo abbiamo bisogno di aiutanti esperti: sono microrganismi, cioè batteri buoni,
già presenti nella stessa acqua
sporca che si nutrono di sostanze organiche inquinanti. Il
problema è che per vivere i batteri hanno bisogno di ossigeno,
ecco perché nelle vasche viene
immessa l’aria che, come sai,
contiene l’ossigeno. “Caricati
di energia”, i batteri cominciano a mangiare, mangiare, mangiare, eliminando le sostanze
inquinanti.
Durante la permanenza nelle
vasche di ossidazione, i batteri
tendono a unirsi tra loro formando piccoli grappoli marroni, chiamati “fiocchi di fango
attivo”, questi fiocchi sono diventati pesanti e si appoggiano sul fondo della vasca, così
sarà facile aspirarli e separarli
dall’acqua pulita.
Le acque pulite, prima di essere immesse nei corsi d’acqua o
riutilizzate in agricoltura, sono
sottoposte a un ulteriore trattamento in grado di garantire loro
una perfetta e sicura qualità.
Lo si fa con raggi UVB o con
l’aggiunta di un disinfettante
chiamato cloro e, a questo punto, sono pronte per essere restituite alla natura... come nuove.
ACQUA POTABILE
E ACQUA MINERALE:
CI SONO DIFFERENZE?
BREVE
CONFRONTO
~
L’acqua minerale proviene da
una sorgente di per sé pura e
protetta, quindi sgorga già possedendo una serie di caratteristiche naturali di qualità.
Viene poi imbottigliata, da
aziende private, in vetro o plastica, trasportata su e giù per
l’Italia (per l’80% su camion) e
venduta negli scaffali di negozi, supermercati o distributori
automatici a prezzi variabili.
Per legge quest’acqua viene
controllata una volta l’anno da
parte delle stesse aziende imbottigliatrici, le quali inviano al
Ministero della Salute i risultati
dell’analisi. A parte l’aggiunta
di anidride carbonica per renderla frizzante, l’acqua minerale non dovrebbe subire altri
trattamenti.
L’acqua del rubinetto, invece,
ha origini di vario tipo, può essere prelevata direttamente da
una fonte ed essere già di buona
qualità, oppure può aver bisogno di trattamenti che ne migliorino le caratteristiche o la
rendano più sicura per la salute
umana.
Tutte le acque del rubinetto
vengono sottoposte a disinfezione col cloro per proteggerle
durante il tragitto nelle condutture fino alle nostre case. Per
legge quest’acqua deve essere
controllata costantemente e le
analisi sono svolte sia dalla società che gestisce l’acquedotto,
sia dalle ASL, quindi da due
realtà indipendenti tra loro. Il
controllo avviene sulla base di
67 caratteristiche, più di quelle
previste per le acque minerali,
e il costo è fissato dalla società che gestisce la distribuzione, ma in linea di massima è di
1.000 volte più basso delle acque minerali.
REGOLE DIVERSE
~
Da questo breve confronto potremmo dire che l’acqua minerale e l’acqua del rubinetto sono
sorelle se non ci fossero alcuni
aspetti che meritano di essere
considerati con maggiore attenzione.
Innanzitutto la legge non applica gli stessi criteri perché per
l’acqua minerale non sono stati
fissati dei limiti alle cariche microbiche, cioè alla presenza di
alcuni batteri, mentre per l’acqua potabile sì. Probabilmente
il motivo sta nel fatto che l’acqua di sorgente è considerata
pura, in realtà la quantità di inquinamento presente oggi sulla
Terra influisce anche sull’acqua
di sorgente che, prima di essere
imbottigliata alla fonte, attraversa terreni formati da rocce
e minerali che contengono migliaia di composti diversi.
Capita spesso che queste sostanze siano più ridotte proprio
nell’acqua trattata dell’acquedotto che in quella della sorgente. Inoltre all’acqua minerale è
consentita la presenza di sostanze tossiche (in totale sono ben
19) come l’arsenico, il sodio, il
cadmio in quantità superiori a
quelle vietate all’acqua potabile. In verità c’è un motivo per
67
esonerare le acque minerali dai
limiti di concentrazione delle
sostanze minerali.
Un’acqua ricca di calcio, di
ferro, di magnesio, di bicarbonato, eccetera, può essere indicata per determinate disfunzioni
dell’organismo, tanto è vero che
è permesso vantare in etichetta
termini come “calcica”, “magnesiaca”, “solfata”, “sodica”,
eccetera, Ma come si spiega
l’assenza di un limite anche per
le sostanze tossiche? E, perché
se ci sono non devono neanche
essere dichiarate sull’etichetta?
Concludendo, abbiamo scoperto che la migliore acqua da bere
non si trova necessariamente in
bottiglia, che l’acqua minerale, oltre a costare molto più di
quella potabile, ha un alto impatto ambientale perché viene
trasportata su e giù per l’Italia
su camion che inquinano l’atmosfera.
Dovremmo aggiungere anche
i pesanti costi di smaltimento delle bottiglie di plastica.
Infine le varie acque minerali
hanno caratteristiche diverse
(poco sodio, residuo basso o
alto, magnesio, ecc.) ampiamente pubblicizzate, ma quando le scegliamo ricordiamo che
l’acqua non deve essere priva
di elementi, anzi la presenza di
sali minerali (ci sono tutti anche
nell’acqua potabile) è fondamentale per la nostra salute.
Infine una domanda: l’acqua,
anche quella di sorgente, appartiene a tutti, come mai le Regioni ne concedono lo sfruttamento
a società private e praticando tariffe molto basse?
L’ENERGIA DELL’ACQUA
DAI MULINI
ALLA CENTRALE
~
Fin dall’antichità l’uomo ha
sfruttato l’energia contenuta
nell’acqua di un fiume o di in
una cascata per far funzionare
semplici macchine come i mulini, che furono utilizzati per
circa 2000 anni. I primi a impiegare questa tecnica per produrre energia furono i Greci e i
Romani che usavano delle ruote
idrauliche per la macinazione
del grano, mentre la prima centrale idroelettrica è comparsa
nel 1880 nel Northumberland
(Regno Unito). Si evolse con la
Rivoluzione Industriale per servire le prime industrie che dovevano far funzionare le macchine e, fino all’inizio del XX
secolo, fu l’unica fonte di energia disponibile. L’arrivo dell’energia elettrica spinse a progettare e costruire nuove ruote ad
acqua più veloci, collegate a
grosse dinamo che producevano
un’adeguata quantità di elettricità. Per far funzionare le dinamo vennero costruiti dei laghi e
delle cascate artificiali: le dighe.
Questi bacini d’acqua artificiali
sono tra le strutture più grandi
costruite dall’uomo sulla Terra e servono ad alzare il livello
dell’acqua e a creare una riserva
d’acqua sempre disponibile, anche in periodi di siccità, quando i fiumi portano poca acqua.
Le dighe sono custodite giorno
e notte e controllate con grande attenzione: quando il livello
dell’acqua sale molto, a causa
di abbondanti piogge, si aprono
le paratoie e se non fosse suf-
ficiente a far defluire le acque,
viene aperto anche lo scarico
di fondo, una sorta di tappo di
sicurezza che fa uscire l’acqua
in eccesso. È molto interessante
visitare una centrale idroelettrica e scoprire come l’acqua corrente diventa…corrente. Elettrica, naturalmente! In pratica si
sfrutta il movimento dell’acqua
che, cadendo da una certa altezza, colpisce con forza le pale
delle turbine, queste convertono
l’energia cinetica dell’acqua in
energia meccanica che fa muovere un’asta rotante. A sua volta l’asta aziona un generatore
elettrico che trasforma l’energia
meccanica in energia elettrica.
A questo punto non resta che
far “correre” l’energia attraverso una fitta rete di cavi e tralicci
per farla giungere alle fabbriche e alle case, far funzionare
gli impianti produttivi, illumi68
nare gli ambienti e darci ogni
comfort possibile.
CHI NE PRODUCE
DI PIU’?
~
L’energia idraulica rappresenta
approssimativamente un quarto
dell’energia totale prodotta nel
mondo e negli ultimi anni sta
considerevolmente aumentando
d’importanza. In molti Paesi,
quali ad esempio la Norvegia,
la Repubblica democratica del
Congo e il Brasile, rappresenta
la fonte dominante per la produzione di energia elettrica. L’impianto più grande del mondo è
Itaipu sul Rio Paranà, tra Brasile e Paraguay, che ha una capacità di produzione pari a 12.600
megawatt. In altri Paesi invece
hanno adottato una politica diversa, preferendo costruire più
impianti idroelettrici di piccole dimensioni, come accade in
Cina, dove diversi distretti hanno le loro piccole centrali che
costituiscono la fonte principale
di energia verde.
E in Italia cosa accade? Ad oggi
l’energia idroelettrica garantisce il 15% del fabbisogno energetico ed è la principale fonte
alternativa al petrolio. Certo,
non è molto diffusa, ma uno dei
limiti dell’energia idroelettrica
è dato dal fatto che deve essere
geograficamente molto localizzata, nel senso che può essere
utilizzata solo in territori montani o che dispongano di salti
naturali, come grandi cascate.
CURIOSITA’
H2O
~
La formula chimica dell’acqua
è H2O, due atomi di idrogeno
ed uno di ossigeno, ma come
tale l’acqua esiste soltanto in
forma distillata. Delle acque
normalmente reperibili sulla
Terra quelle che più somigliano
all’acqua distillata sono quella
piovana e la neve. In realtà l’acqua dolce disponibile in natura
contiene sali minerali e metalli che, in piccole tracce, sono
importanti per la nostra salute:
si tratta di sali e oligoelementi
sciolti durante il passaggio attraverso il suolo o il lungo percorso di ruscelli rocciosi.
COME RESPIRANO
I PESCI?
~
Robin, diminutivo del nome
proprio francese Robert (= Roberto).
Nel francese popolare, infatti, si dice robin il montone, il
maschio della pecora, l’ariete.
Siccome una volta in Francia la
chiavetta che regola la cannella
dell’acqua era spesso ornata con
una testa di animale (per lo più
di montone), cominciò a essere
chiamata robinet, cioè “piccolo
montone”.
Passato in Italia alla fine
dell’Ottocento venne italianizzato in robinetto, quasi subito
evolutosi in rubinetto.
GOCCE
DI PIOGGIA
~
Una goccia d’acqua formatasi
nelle nuvole, prima di cadere
Anche i pesci per vivere hanno a terra sotto forma di pioggia
bisogno di ossigeno. Gli orga- vaga in media per 11 giorni, trani con cui riescono a estrarlo sportata dalle correnti d’aria.
dall’acqua sono le branchie, che
LA FONTANA
corrispondono ai polmoni dei
CHE FA PASSARE
mammiferi. Per ossigenarsi la
maggior parte dei pesci aspira
GLI ESAMI
acqua dalla bocca e la espelle
~
forzatamente attraverso le ca- Se uno studente di Bologna ha
mere branchiali ai lati del capo. paura di essere bocciato ad un
Alcuni di essi, invece, come i esame come può assicurarsi la
pescecani, sfruttano la loro ve- promozione? Ma è semplicislocità natatoria per far circola- simo, basta girare due volte in
re l’acqua attraverso le bran- senso antiorario intorno alla
chie: questi animali, se costretti Fontana di Nettuno! Dietro queall’immobilità, rischiano di mo- sta superstizione c’è un’interesrire velocemente per asfissia.
sante storia di rivalità, di arte e
di fontane.
IL PICCOLO
La fontana di Nettuno di Bologna fu voluta dal Cardinale BorMONTONE
romeo per festeggiare l’ascesa
~
Il termine rubinetto deriva da al soglio pontificio di suo zio,
69
Pio IV, nel 1563. Per realizzare l’imponente opera e, soprattutto, la statua del dio del Mare
che doveva sovrastare l’opera
fu chiamato uno scultore fiammingo, il Giammbologna. Questi era estremamente motivato a
realizzare un’opera che restasse
nella storia, infatti lo scultore
aveva perso il concorso per realizzare un altro Nettuno, quello di Piazza Signoria a Firenze.
Per questo, secondo la leggenda, instillò alla fontana la magica facoltà di dispensare fortuna.
Questa, tuttavia, non è l’unica
particolarità della fontana di
Nettuno, un’opera monumentale, per far spazio alla quale fu
necessario abbattere un intero
quartiere.
1
Preferisci passare il tuo
tempo libero chattando
o incontrando gli amici
fuori casa?
2
Se per un giorno dovessi
scegliere tra cellulare
e computer cosa
preferiresti?
3
Qual è il videogioco più
divertente che conosci?
Perché ti è piaciuto?
“Dai Gio, sono già due ore che stai davanti a quel coso, piantala adesso!!”
La voce della mamma, dalla cucina, mi giunse come una scarica elettrica, a disturbare
il quinto livello di “WarZone 9” proprio nel
bel mezzo di una battaglia all’ultimo sangue
contro il Boss finale. “Uffa mamma, adesso spengo, ammazzo ‘sto tipo e arrivo!!”
Sempre così: sul più bello devi spegnere il
computer e tornare alla vita reale, con i compiti che ti aspettano. “Che bello sarebbe non
avere rotture e poter continuare a giocare
finché vuoi!!” pensai sconsolato. Pettibot se
ne stava buono buono sul suo scaffale, con
lo sguardo fisso in chissà quali pensieri…il
mio nuovo amico extragalattico racchiuso in
un corpicino metallico. Avevo parlato a lungo
con lui, ma sembrava che nella sua forma di
“giocattolo” non mi potesse rispondere, solo
durante i VeroSogni tornava reale. Spensi il
computer e lo guardai “E tu che mi dici?
Anche nel tuo mondo le mamme rompono
come qui?” L’odore di muschio riempì l’aria
immediatamente, la sensazione di vuoto fu
così improvvisa che mi tolse il fiato... “non
vai per il sottile ormai eh?” feci in tempo
a pensare, poi tutto si fece trasparente e il
mondo reale sparì.
molto di questo mondo!” “Cristina Peperina: oh beh, se è per quello io ci sto da
un botto ma non ci ho capito un cakkio
neanch’io” “ProfTerraTerra: ahahah, ma di
che scuola sei?” “Cristina Peperina: skuola? E cosa è? Mi sono persa un nuovo gruppo di Google++? ah no, skusaaaaaaa, è
il nuovo gioco di quelli di MukkaVille? Mi
hanno detto ke spakka!” “ProfTerraTerra:
ehm…no, intendevo quel luogo dove si va
ad imparare, sai, quello con i banchi, gli
insegnanti (che rompono) ecc.” “Cristina
Peperina: boh, io uso YouTube, si fa prima.
Ma ke sono ‘sti “insegnanti”?”
ZOT. Cristina Peperina è offline, ma puoi
comunque mandarle un messaggio. Fine
della conversazione.
Cominciavo a deprimermi. “Adesso mi alzo
e do uno sguardo a questo posto ...” tutto il
mio corpo era immobilizzato: le braccia, le
gambe e perfino la testa erano avvolti in strisce morbide che mi impedivano ogni seppur
piccola azione. Girai gli occhi e vidi che ero
in una specie di stanzino grigio, piccolissimo e spoglio, senza finestre e senza colore.
“Ho fame” pensai, e subito dal bracciolo
della poltrona cui ero attaccato fuoriuscì un
tubicino che mi si ficcò in bocca emettendo
un liquido denso e dolciastro. Lo schermo
intanto passava una serie di spot pubblicitari
di merendine liquide supernutrienti “… per
non perdere tempo prezioso!” recitava lo slogan. “B…basta!” gridai cercando di non soffocare e improvvisamente il flusso di liquido
cessò e il tubicino si ritrasse.
Non potendo fare altro digitai sulla tastiera:
“Hell Yeah: Ciao Newby! :-) come butta?”
la fotografia di Bruce Lee campeggiava sullo schermo davanti a me. Ero seduto su una
potrona molto soffice e uno schermo trasparente mostrava la versione tridimensionale di
Facebook con quel messaggio. Stranamente
non riuscivo a girare la testa, ma pensai che
fosse l’effetto del viaggio nel tempo. Chissà
in quale strano posto mi aveva portato Pettibot questa volta? Mi accorsi che avevo le dita
appoggiate a una tastiera traslucida e digitai: “ProfTerraTerra: …bene, ma chi sei?”
Come tutta risposta ricevetti : “A Hell Yeah
“ProfTerraTerra: c’è qualcuno che mi può
spiegare come si fa ad alzarsi da questa
poltrona???”
ZOT “LEI STA INFRANGENDO LA PRIMA LEGGE DELLA SACRA CONNESSIONE NEURALE,
AL PROSSIMO TENTATIVO VERRÀ DISCONNESSO PER UN’ORA!”
La scritta rossa lampeggiava minacciosa sullo
sfondo nero dello schermo. “La prima legge
di cosa??? – pensai – ma che diavolo succede qui, sono tutti matti?”
ZOT “LEI STA INFRANGENDO LA TERZA LEG-
serve un cuscino decorato per Capanno di
lusso. Invia cuscino decorato tramite Forbidden Chronicles”
Il solito gioco idiota! Cercai di muovermi ma
improvvisamente un nuovo messaggio comparve accanto alla fotografia di una bellissima ragazza: “Cristina Peperina: ciao bello,
chattiamo?” “ProfTerraTerra: …volentieri!
Sai, sono appena arrivato e non conosco
70
71
8, 9, …21 ma quante sono ‘ste porte???” mentre correvo disperatamente capii che dietro ad ogni porta c’era una
persona, completamente assorbita dal monitor su cui viveva la sua vita virtuale, e rabbrividii. Improvvisamente
vidi la numero 26. Entrai ed uscii subito dalla porta sul
retro, girai svelto a sinistra e feci due passi ma mi fermai
di colpo: il corridoio era occupato da tre ragni meccanici
che, immobili, emettevano un ronzio minaccioso.
“FUGGITIVO INDIVIDUATO! PROCEDURA DI ARRESTO IN
ATTO!” Dalle zampe anteriori degli “spiders” uscirono velocissimi dei sottili filamenti traslucidi che mi colpirono
le braccia e le gambe. In breve tempo ero immobilizzato
a terra da quei legacci appiccicosi che non potei non paragonare alle ragnatele dell’uomo ragno….solo che lui era
dalla parte dei buoni!
I robot si stavano avvicinando e uno era già sul mio petto:
uno scintillante e freddissimo oggetto metallico, animato sicuramente da pessime intenzioni. Mentre mi
appiccicava ronzando delle ventose alle tempie
sentii una voce gridare: “Hey tu, ragnetto, che ne
dici di giocare?” si girò di scatto, appena in tempo per essere colpito da una
potentissima scarica elettrica che riempì l’aria di un forte odore di ozono,
come durante i temporali. I legacci si
allentarono e di colpo fui di nuovo libero. Dall’altra parte del corridoio c’era una
figuretta piccola e tozza, di colore verde chiaro, che imbracciava un fucile enorme. Quando si avvicinò
capii che non poteva essere
umano: il corpo era una
specie di scatola tondeggiante, con due gambe e due
braccia corte e smussate, la testa
era una cupola su cui spiccavano due grandi occhi furbi
e una bocca larghissima. Nell’insieme era piuttosto buffo,
ma non dimenticai che quell’esserino aveva imbracciato
un fucile ad impulsi degno di Master Chief in Halo 3!!!!
GE DELLA SACRA CONNESSIONE NEURALE, DISCONNESSIONE IN CORSO 3 … 2 … 1!”
Lo schermo divenne nero e si spense.
Un silenzio assoluto mi calò addosso, non un ronzio, non
un rumore, seppur piccolo. Provai a chiamare qualcuno,
a urlare, a cantare… ma niente, il silenzio più assoluto.
Mi sentii improvvisamente solo. Immobilizzato su quella
poltrona, senza un rumore attorno né qualcuno con cui
parlare, mi resi conto di quanto fosse terribile il silenzio.
Poi mi addormentai.
BLIP. Mi svegliai di soprassalto, lo schermo, sempre nero,
mostrava una scritta piccola piccola, di un verde brillante: “non muoverti e non parlare, segui le mie istruzioni
alla lettera” spalancai gli occhi, improvvisamente attentissimo, chi mi stava scrivendo? “digita sulla tua tastiera
quanto segue: PROCEDURA STANDARD DISCONNESSIONE NEURALE – password: ABJ-DISCONNECT-1357-ENTER”
eseguii alla lettera, con un misto di apprensione e attesa: qualcuno mi stava
aiutando, ma a fare cosa? E perché?
Una scritta rossa campeggiò sullo schermo:
“DISCONNESSIONE NEURALE IN 30 SECONDI – ATTENDERE PREGO”
BLIP, di nuovo la scritta verde chiaro:
“non appena sarai disconnesso alzati
velocemente, esci dalla porta sul retro, gira a destra, poi vai dritto
per 25 porte, entra nella ventiseiesima, esci sul retro e gira
a sinistra, ti aspetto li”
“Ma – dissi io – c…chi sei?
Cosa vuoi?”
“Taci ho detto, esegui e basta, e fai attenzione agli “spiders”, ti troveranno presto.
Non farti catturare!!”
“3…2…1…DISCONNESSIONE!” Un rumore metallico associato ad un forte ronzio riempì l’aria e improvvisamente
le fasce che mi tenevano legato alla poltrona sparirono
al suo interno: ero libero! Mi alzai velocemente, troppo
visto che le gambe mi tremavano forte, e persi l’equilibrio
cadendo a terra rumorosamente. Una luce rossa iniziò a
lampeggiare sul soffitto e una sirena ululò il suo lugubre
lamento: “ATTENZIONE, A TUTTE LE UNITÀ, TENTATIVO DI
FUGA AL SETTORE 34 BIS, INTERVENIRE!!”
“Ciao umano! Ti avevo detto di stare attento agli spiders,
hai fatto più rumore tu di un branco di bufali inferociti!!”
“G…grazie per avermi salvato…ma chi sei?” feci io
intimidito “Mi chiamo Pixie, vengo dal pianeta Hompeig e
sono in missione: cerco forme di vita intelligente per farle
entrare nella Grande Comunità Galattica delle Intelligenze
Superiori. …ma sembra che anche stavolta mi sia andata
male, hai visto come si sono ridotti questi poveretti?” “Si
“CORRI!!!” la scritta verde era semplice e chiara: mi aveva-
– feci io – in effetti mi sembra di vivere in un incubo:
anche sul mio pianeta facciamo così, però ci sono i
genitori che ci impediscono di perderci completamente
nella realtà virtuale, di solito ci sgridano dopo qual-
no scoperto! Uscii dalla porta precipitosamente e iniziai a
correre. Il corridoio angusto, anch’esso grigio, si estendeva a perdita d’occhio, le porte allineate sembravano non
finire mai mentre la sirena mi inseguiva implacabile. “7,
72
73
che ora che siamo davanti al computer….uff, come mi
manca la Terra!” “LA TERRA, MA CERTO, ECCO COSA MI RI-
tutti i suoi spiders!”
Entrai svelto nella porticina e inserii il disco: subito la
sirena ricominciò a ululare “GRAVE VIOLAZIONE DI SICUREZZA! TUTTE LE UNITÀ CONVERGANO SUL NODO DI
RETE! ALLARME! ALLARME!” I ragni arrivarono in massa,
ma Pixie li tenne a bada senza problemi mentre io digitavo come un forsennato i codici di sblocco del Virus.
Per un tempo interminabile combattemmo contro le ondate di robot che cercavano in ogni modo di entrare nella stanzetta per eliminarci, ma poi, improvvisamente, lo
schermo divenne rosso, tremolò un po’..e si spense! Gli
spiders si immobilizzarono, l’intelligenza che li guidava
era agonizzante, un rumore sordo si propagò nell’aria e
le pareti della stanza si mossero, prima lentamente, poi
sempre più in fretta: i muri stavano affondando nel pavimento e lontano, una luce nuova illuminò l’enorme ambiente che ci ospitava.
Tutte le poltrone si aprirono all’unisono, liberando una quantità pazzesca
di persone intontite e sconvolte.
La luce del sole violò la penombra
con i colori della primavera e un
venticello tiepido mi scaldò il viso:
ce l’avevamo fatta!
CORDAVI!!! Ci sono stato qualche tempo fa sai? Ma anche
li…beh, lasciamo perdere va!!!!”
Guidandomi in un dedalo di corridoi tutti uguali mi raccontò cosa era successo su quel pianeta: la gente aveva
iniziato a connettersi alla Rete moltissimi anni prima,
in principio per poco tempo, poi, mano a mano che la
Rete cresceva e i servizi offerti erano sempre più utili e
comodi, aveva piano piano dimenticato la vita “vera” immergendosi sempre più in una realtà virtuale, in cui non
era necessario essere sé stessi e dove tutto era a portata
di mano. La Rete cresceva sempre più, fino a che i server che facevano funzionare il tutto avevano cominciato
a… pensare. Si, la Rete stessa era diventata un’intelligenza artificiale, potentissima e assetata di potere.
Le prime “poltrone neurali” furono accolte dalla
gente come un passo avanti meraviglioso per
godersi in tutta calma il mondo virtuale,
ma in breve divennero insostituibili. In
poco tempo ogni persona di quel pianeta aveva accettato di essere collegata
giorno e notte alla Rete, dimenticando
la luce del sole, il profumo dell’erba,
il caldo abbraccio di una persona cara,
in favore di un mondo pieno di opportunità
fittizie e irreali.
Passammo tutto il giorno a spiegare
alla gente che l’intelligenza artificiale che controllava la Rete non esisteva più e che da ora in poi se la sarebbero
dovuta cavare da soli. Non tutti furono
felici, molti si disperarono per un po’
ma poi, quando scese la notte tiepida e un soffitto di stelle tremolò lassù, lontano, in tanti si abbracciarono
e una ragazzina, vicino a me disse: “Che bello! Non avevo
mai visto una cosa simile!”
In breve tempo l’umanità aveva dimenticato se stessa.
“Ma noi possiamo fare qualcosa, adesso!”
Pixie mi guardò per traverso, con un sorrisetto furbo. “E cosa? – feci io sconsolato – bisognerebbe distruggere la Rete stessa….una cosa impossibile!”
“Impossibile dici? Beh, caro umano, ho una sorpresa per
te!” eravamo intanto giunti alla fine di un corridoio, dove
una porticina apparentemente uguale alle altre era semi
aperta…
Stanco ma felice, seduto su una poltrona ormai inutile,
ringraziai Pixie per il ruolo insostituibile che aveva avuto
in questa storia, e lui si congratulò con me per il mio
coraggio. Finalmente Pettibot uscì dal suo nascondiglio
nel cappello e mi disse: “Bravo Giovannino, vedo che
“vedi quella porta? Li dietro c’é il server centrale di questo
snodo. La mia astronave, la UPLOAD, ha elaborato un virus
che, se iniettato nel server, si propagherà in tutta la Rete
distruggendola! Si, ci vorrà un po’ naturalmente, ma basta
iniziare e…aspettare! Pensaci: tutti i computer torneranno
ad essere solo macchine e la gente sarà costretta a svegliarsi e ad arrangiarsi…tornerà a vivere!”
stai imparando dai tuoi viaggi! Sono orgoglioso
di te”. Il solito tremolio, il solito senso di vertigine e mi
ritrovai alla scrivania di casa. Ormai mi ero abituato ai
VeroSogni e non mi stupii quando mi ritrovai tra le mani
un piccolo dischetto rosso a forma di cuore: il regalo di
addio di Pixie. Non scrissi niente quella notte, avevo già
tutte le risposte nella mia testa, e se le cose avessero preso la piega sbagliata qui sulla Terra, beh, avevo sempre il
dischetto no?
“Siii, fantastico!! Mi sembra di essere Neo in Matr�!
Dai, come dobbiamo fare?” “Prendi questo - disse Pixie
porgendomi un dischetto a forma di cuore – qui è ca-
ricato il virus, tu inseriscilo e io ti proteggo, non appena
il server si accorgerà della violazione ci scatenerà contro
74
75
come sta cambiando
la comunicazione
TVB SMS
~
La rivoluzione digitale ha influenzato molti aspetti della
nostra società: la cultura, l’economia, la politica, l’educazione.
Ha modificato abitudini, relazioni e proposto nuove formule,
per esempio il commercio online, quindi è facile comprendere perché abbia coinvolto tanti
campi, ma c’è un aspetto che li
unisce tutti: la comunicazione.
In particolare il linguaggio sta
subendo un’evoluzione condizionata dalla video scrittura,
cioè dal modo in cui scriviamo
una e-mail, un sms o un messaggio su Twitter. Le parole d’ordine, soprattutto tra i giovani,
sono “sintesi” e “frammentazione”. D’altronde è comprensibile
perché il senso della scrittura è
dominato dal risparmio grammaticale e sintattico richiesto
dagli sms che utilizziamo in
grande quantità. Per questioni di spazio o per questioni di
tempo (Twitter richiede al massimo 140 caratteri) si sfruttano
tutte le scorciatoie, si aboliscono congiunzioni, preposizioni
e punteggiatura così si concentrano più informazioni. La scrittura si avvicina sempre più alla
lingua orale, il suono conta più
delle lettere e ne scaturiscono
forme come xke (perché) 8bre
(ottobre) ci6 (ci sei) che, a volte, sono veri e propri contorsionismi mentali. Nei licei molti
insegnanti si stracciano le vesti,
inorriditi del trattamento che i
ragazzi riservano alla lingua
italiana, sì perché partendo dagli sms si è creata una sorta di
contaminazione che induce i ragazzi ad adottare la stessa forma
di scrittura anche per scrivere
un tema. Quando fu inventato il
telegramma, che adottava più o
meno le stesse regole degli sms,
il futurista Marinetti disse che
sarebbe morta la sintassi; per
fortuna tale sventura non si è
verificata, anche se bisogna ammettere che non si scrivevano
cento telegrammi al giorno. È
difficile immaginare le conseguenze di una scomposizione
linguistica di questo tipo e forse
le preoccupazioni degli insegnanti sono realistiche: se un ra-
gazzo impara a scrivere così fin
dalle elementari è difficile fargli
adottare la forma più umanistica
della lingua in altri ambiti, come
appunto la scuola. Qualcuno
dice di non preoccuparsi perchè
i giovani hanno sempre adottato
76
un gergo tutto loro, abbandonandolo man mano che crescevano o entrando nel mondo del
lavoro che si esprime con codici
di comunicazione diversi. Altri
sostengono che non sia la stessa cosa, dato che si continua a
messaggiare con gli sms anche
da grandi e l’impoverimento del
lessico, scarno ed elementare
sta contagiando tutti. Altri ancora vanno oltre la semplice forma
stilistica e vedono il rischio di
una sempre maggiore incapacità a esprimere le proprie emozioni; questa preoccupazione ci
porta a riflettere, in effetti quanti ragazzi davanti al computer,
in chat, trovandosi a dover descrivere la propria gioia, si lasceranno trasportare dal proprio
animo e tradurranno, non senza sforzo, la propria sensibilità
emotiva con le parole più pregnanti e adatte, invece di cedere
al facile utilizzo dell’ennesima
emoticon (la classica faccina
sorridente)? È ancora troppo
presto per sostenere che questo
nuovo linguaggio determinerà profondi cambiamenti nelle
relazioni, per il momento dobbiamo semplicemente prendere
atto che questo tipo di comunicazione è diversa, incorporea,
impersonale e immediata. Forse
gli adulti dovrebbero imparare
a fidarsi di più della saggezza
dei giovani, basta un buon insegnante per farli appassionare a
una scrittura più accurata e intimistica o la lettura di un buon
libro per educarli al gusto e al
magico incantesimo dello “scrivere bene”. Diamogli tempo e
ci stupiranno.
distinguere le bugie
dalla verità
Parliamo di Social Network.
Da una ricerca condotta da Microsoft in 11 paesi europei, Italia compresa, su 14mila utenti,
emerge che giovani e genitori
non hanno sufficiente consapevolezza dei pericoli che si
incontrano su Internet, anzi entrambi sono troppo sicuri delle
proprie conoscenze per evitare
davvero le insidie della Rete.
Secondo l’indagine il 79% dei
teenager europei ha almeno
una pagina personale su un social network e il 43% ritiene
sia pienamente sicuro postare e
condividere informazioni personali come il proprio indirizzo
di casa, il nome della propria
scuola, foto e video, anche di
amici. I maggiori rischi riguardano le false identità, la perdita
di privacy, la dipendenza (di cui
parliamo più ampiamente nella
scheda “Eccesso da rete”), la
manipolazione del pensiero e
l’utilizzo dei dati per fini commerciali.
FALSA IDENTITÀ
~
Data la facilità con cui è possibile iscriversi dando false generalità, è evidente la pericolosità
che deriva dal non essere certi
di chi sia realmente il nostro interlocutore. Basti pensare alla
possibilità di adescamento da
parte di malintenzionati, oppure
ai casi in cui abbiamo comunicato dati personali sensibili e
ci siamo ritrovati poi ad avere
a che fare con truffatori o, peggio, “stalker”. Evitare, quindi
di dare l’amicizia a chi non si
conosce, di pubblicare o di co-
municare i propri dati a contatti degli utenti al fine di creare un
conosciuti da poco e, soprattut- movimento di opinione controlto, di non accettare incontri con lato da loro.
sconosciuti.
PRIVACY
~
Pochi sanno distinguere cosa
sia realmente privato e cosa
possa essere di dominio pubblico. Infatti, spesso dati personali
quali foto, preferenze od altro,
vengono messi in rete senza
che ce ne rendiamo conto o che
veramente lo vogliamo (anche
dagli amici). In pratica ne perdiamo il controllo e chiunque
può scaricarli, manipolarli, alterarli parzialmente (pensa alle
foto truccate) e divulgarli, provocando “effetti collaterali”,
anche a distanza di anni, che
non devono essere sottovalutati. Meglio limitare l’accesso ai
nostri dati solo ad alcuni amici
molto fidati.
UTILIZZO
COMMERCIALE
DEI DATI
~
Non bisogna dimenticare che i
social network hanno una natura imprenditoriale, in pratica
sono imprese che devono fare
business e generare utili. Ma gli
utili si fanno vendendo prodotti.
E qual è il prodotto da vendere a
disposizione dei social network?
I nostri dati e le nostre preferen-
MANIPOLAZIONE
DEL PENSIERO
~
Uno dei vantaggi dei social network è la possibilità di interloquire con migliaia di persone in
brevissimo tempo. È un aspetto
molto interessante nel momento in cui si creano “blog” in cui
si sottopongono questioni utilizzando le risorse di tutti. Ma
dietro a questa possibilità si
nasconde anche il pericolo di
utilizzare una platea così vasta
da parte di persone in mala fede
che, con argomenti spesso inaffidabili o incontrollabili, cercano di manipolare il pensiero
77
ze, questo è il motivo per cui
ci inducono a pubblicarli, più
ne pubblichiamo e più il nostro
profilo è ritenuto interessante
dalle imprese commerciali alle
quali viene venduto. Risultato:
un fastidioso bombardamento
diretto di messaggi pubblicitari,
da parte delle aziende commerciali, con poche possibilità di
difesa da parte nostra.
banda larga
e fibre ottiche
SEMPRE PIÙ
INFORMAZIONI
~
Ogni giorno sulle strade circolano milioni e milioni di autoveicoli, prova a immaginare
cosa succederebbe se ci fossero poche strade strette e se non
esistessero né autostrade né
tangenziali , il traffico sarebbe
bloccato, nessuno più riuscirebbe a viaggiare. La stessa cosa
accade con le reti di telecomunicazioni perché è proprio attraverso queste reti che possiamo
utilizzare Internet e trasmettere
a distanza dati, informazioni e
immagini. Naturalmente più
aumenta la quantità di “traffico”, cioè di dati scambiati, più
si deve ampliare la rete che ne
consenta il passaggio. In Italia,
ogni giorno, 20 milioni di persone utilizzano Internet e la rete
che consente la trasmissione
delle informazioni è quella telefonica, pensata e realizzata molti anni fa per trasportare solo
la voce. Questo sistema, fatto
di 110 milioni di chilometri di
cavi in rame che raggiungono
abitazioni e aziende, non può
sopportare oltre un certo carico
di dati e, pensando che la tecnologia digitale sarà sempre più
sviluppata e fornita online, si
comprende come sia necessario
adottare una rete più grande, di
nuova generazione. Insomma,
bisogna ampliare le strade e costruire le autostrade. Gli esperti
chiamano questa rete “banda ultra larga”, un sistema che, sostituendo i cavi di rame con le fibre
ottiche, riesce a portare molti
più dati. Si tratta di un lavoro
lunghissimo che alcune città
hanno già affrontato, ma visto
che comporta una spesa molto
elevata, non è di facile attuazione. Uscendo dall’Italia e dando
uno sguardo agli altri Paesi si
scopre che gli Stati Uniti hanno approvato un grande piano
generale per realizzare queste
opere, in Europa molte Nazioni
hanno iniziato i lavori, mentre
Giappone e Corea sono già a
buon punto. Ma cosa si può fare
con una rete in fibra ottica? Per
esempio, le imprese possono
progettare linee di produzione
collaborando con aziende di altri continenti; le teleconferenze
ad alta definizione consentono
di “incontrarsi” in rete senza
spostarsi, risparmiando tempo
e denaro per i viaggi; il commercio elettronico permette di
vendere un prodotto in tutto il
mondo senza dover organizzare
una rete commerciale; sarebbero migliori anche i servizi della
pubblica amministrazione e i
cittadini eviterebbero ore e ore
di code agli sportelli. Senza la
banda larga rimarrebbero escluse milioni di piccole e medie imprese che costituiscono la spina
dorsale della nostra economia e
non possono contare su un’organizzazione simile a quella
delle grandi imprese. Non c’è
78
dubbio che già dalla metà degli
anni 90 le telecomunicazioni
siano diventate il motore principale delle economie avanzate,
ciò significa che se fossimo in
grado di incrementarne l’uso
avremmo maggiori vantaggi
e potremmo uscire prima dalla
crisi.
LA FIBRA OTTICA
~
Si potrebbe pensare che una
fibra ottica, visto che deve veicolare più informazioni, debba
essere più grande del filo telefonico, quello che contiene i
fili di rame. In realtà una fibra
è molto più piccola di un capello, quasi invisibile, al suo interno passa la luce che trasporta
un segnale molto più ricco. Se
facciamo muovere due trenini
elettrici, uno alimentato col filo
di rame e uno con la fibra ottica
scopriamo che vanno alla stessa velocità, ma allora dove sta
la differenza? In pratica la fibra
ottica è in grado di trasportare
molti più dati, tornando all’esempio del trenino è come se
quello alimentato dalla fibra
ottica potesse trasportare molti più passeggeri dell’altro. Ma
c’è dell’altro, la fibra ottica può
portare più informazioni di diversa natura nello stesso tempo,
quasi 100.000 in più di quelle
che possono passare in un filo di
rame. Il materiale con il quale
è costruita la fibra ottica è silice, cioè vetro come quello usato per le finestre ma molto più
puro.
eccesso da rete
UNA SINDROME DI relazione all’isolamento allora network siano nemici malvagi
l’uso del web si trasforma in dai quali dobbiamo difenderNOME IAD
abuso e l’accesso alla rete di- ci, bisogna solo, come in ogni
~
In America la definiscono IAD
(Internet Addiction Disorder),
ma la sindrome da dipendenza
da Internet, ben lungi dall’interessare solo il popolo a stelle e
strisce, si sta diffondendo anche
qui in Europa, specie tra i più
giovani, che ormai considerano
la rete come un elemento fondamentale della propria vita quotidiana. Recentemente, a Milano,
è stato ricoverato uno studente
universitario per curare un serio problema di dipendenza da
Internet, descritto dai medici
come un ragazzo molto timido
e introverso, giunto quasi alla
fine degli studi ma con grandi
difficoltà a sostenere gli esami,
si è lasciato sempre più catturare dalla rete fino ad abbandonare le lezioni in università, a isolarsi completamente, a invertire
il ritmo sonno-veglia e a uscire
dalla sua stanza solo di notte per
mangiare quello che trovava in
frigorifero. Il paradosso è stato
che, all’arrivo in ospedale, il
giovane non ha voluto lasciare il
suo portatile e hanno dovuto “ricoverare” anche “lui”. Sempre
più persone, e in particolare gli
adolescenti, rischiano di cadere
in questo perverso meccanismo
trasformando uno strumento
importante per il divertimento
e la conoscenza in un’arma a
doppio taglio. Negli ultimi anni
il computer è utilizzato come
mezzo di aggregazione, scambio e comunicazione, ma quando molti giovani passano dalla
venta un eccesso di rete. Oggi cosa, trovare un punto di equilila dipendenza da Internet costi- brio e non eccedere.
tuisce un problema sempre più
allarmante, tanto che a Roma è
I SINTOMI
stato creato un centro di disin~
tossicazione dal web.
In genere il disturbo da dipendenza da Internet non viene
percepito da chi ne soffre e,
quindi, egli ritiene di non aver
alcun bisogno d’aiuto. Risulta
più evidente nei familiari che
gli vivono accanto e che notano
alcuni cambiamenti nei comportamenti. Vediamo quali sono
quelli più diffusi: stato di nervosismo, insofferenza e a volte
aggressività quando il ragazzo
viene distolto dalla sua attività online; fallimento, da parte
dei genitori, di limitare il tempo dedicato a Internet; stato di
euforia ed eccitazione quando
è connesso alla rete; tutte le attività che non hanno a che fare
I primi pazienti sono stati ragaz- con la rete sono vissute come
zi che manifestavano “sintomi noiose; irritabilità provocata da
di estraniamento dalla realtà” e astinenza da Internet; si trascudiminuzione del dialogo “faccia rano doveri e piaceri non legati
a faccia”, soprattutto tra geni- alla rete: scuola, igiene personatori e figli. In effetti su Internet le, attività sportive, uscite con
non si parla e soprattutto viene gli amici e altre forme di intratsoppressa la comunicazione tenimento (lettura, musica, gionon verbale (gesti, espressioni, co, ecc.). A tali comportamenti
tono della voce) necessaria per sono collegati anche sintomi
comprendere il pensiero dell’in- specifici: inappetenza, pasti irterlocutore, in rete non si arros- regolari o frettolosi; perdita di
sisce, è più facile nascondere sonno, stanchezza e difficoltà
le vere emozioni, ma a lungo ad alzarsi al mattino; ribellione,
andare si sviluppa una vera e ansia e disobbedienza; mal di
propria difficoltà a provare e ad testa, di schiena, dolori al collo,
esprimere piacere. Questo non arrossamenti agli occhi, disturbi
significa che Internet e i social della vista.
79
IL FUTURO DI INTERNET
FRA 20 ANNI
~
Dopo aver celebrato il ventennale della nascita del Web, gli
esperti della FIA (Future Internet Assembly) guardano avanti,
al 2031. Immaginano un futuro
in cui Internet ci permetterà di
allegare alle e-mail oggetti tridimensionali o di incontrare
amici in forma di ologrammi.
Hanno anche ipotizzato che i
chip saranno così piccoli da poter essere impiantati nel cervello e, per effettuare una ricerca,
sarà sufficiente pensare al termine desiderato. Predire il futuro è sempre cosa ardua. Ma nel
caso di Internet non mancano
gli audaci che provano a immaginare come sarà la rete delle
reti di qui a venti o trenta anni.
Si limitano a considerazioni
puramente tecnologiche, senza
analizzare eventuali conseguenze sociali che potrebbero avere
un risvolto non proprio positivo, ma ci auguriamo che ci siano tempi e modi per occuparsi
anche di questo aspetto.
OTTIMISTI,
PESSIMISTI ED
EQUILIBRATI
~
Nel frattempo una rivista web
“The Next web” ha voluto sentire l’umore della gente effettuando un sondaggio online, su
Facebook e Twitter, per capire
come ci si immagina Internet
nei prossimi anni. I lettori si
sono divisi tra “ottimisti”, “pessimisti” ed “equilibrati”.
I primi sono totalmente in sin-
zioni, ci sarà solo un normale
sviluppo di servizi con piccole
novità che faciliteranno le comunicazioni, qualche vantaggio
interessante, ma niente di più.
Per esempio: calerà il costo delle connessioni o l’accesso sarà
addirittura gratuito nelle città
con reti di wi-fi; i motori di
ricerca continueranno a esistere ma saranno più innovativi e
consentiranno di fare ricerche
vocali (in effetti Google sta già
lavorando al “Voice Search”);
qualcuno prevede il crollo dei
social network come facebook
o che, perlomeno, se ne farà un
uso diverso da oggi.
Questa previsione è basata
sull’esempio di Windows Live
Messenger, un successo sfolgorante ma breve che ha perso
molto più della maggior parte
dei suoi utenti per via dell’introduzione di un servizio migliore offerto da una piattaforma
sociale diversa. Infine anche
l’Italia considererà la connessione a Internet come un diritto
dell’uomo. Questo già avviene
in Nazioni come la Finlandia, la
Germania, la Svezia e la Francia e probabilmente lo sarà presto in tutto il mondo perché è un
mezzo utile per la divulgazione di conoscenza, di relazioni
interdisciplinari, di pubbliche
relazioni e di crescita culturale
solo privato e, senza concor- oltre che personale.
renti, potrà applicare le tariffe È giusto, anche se prima di tutche deciderà lui. Infine sarà una to bisognerebbe impegnarsi a
rete sempre più congestionata e rispettare un diritto umano che,
lenta perché i ritmi di crescita nonostante tutto il progresso,
del traffico aumenteranno mol- non abbiamo ancora conquito velocemente. Gli equilibrati stato: il diritto dell’uomo a non
non prevedono grandi rivolu- morire di fame.
tonia con gli esperti della FIA di
cui abbiamo parlato sopra, ologrammi, allegati 3D, motori di
ricerca impiantati nel cervello,
ecc. I pessimisti ritengono che
il bello di Internet sia già alle
spalle perché fra vent’anni non
ci sarà più libertà d’espressione,
gli utenti saranno tutti identificati e non si potrà più utilizzare il nickname. Pensano anche
che la rete sarà proprietà di un
80
CURIOSITA’
BUILDING 33
~
Nel quartier generale della Microsoft, dove lavorano oltre
50 mila persone, c’è un piccolo edificio chiamato Building
33, protetto dai più sofisticati
sistemi di sicurezza. In questa
fortezza circondata da abeti secolari ci sono i laboratori in cui
gli scienziati sperimentano il
futuro delle telecomunicazioni
che, a loro dire diventerà realtà
entro 10 anni. Nella “casa del
futuro” ogni cosa potrà essere
comandata a voce e, per esempio, i ripiani “intelligenti” del
frigorifero comunicheranno al
cervellone centrale gli alimenti
presenti, basterà pronunciare ad
alta voce il nome di un prodotto
per vedere proiettato sulla parete l’elenco di quelli disponibili
e di quelli in scadenza. Con un
altro comando vocale compariranno le ricette che si potranno
fare con gli ingredienti disponibili. In bagno lo specchio riconoscerà chi entra e gli indicherà
le medicine che deve assumere;
quando i flaconi verranno appoggiati sul lavandino saranno
proiettate sulla parete quantità
e posologia. Anche il water sarà
multifunzione per analizzare le
urine, misurare la pressione e
la glicemia, poi archivierà i dati
che saranno consultabili online
quando si andrà dal medico. Lo
specchio della camera ci aiuterà
ad abbinare i colori degli indumenti che abbiamo nell’armadio; si potranno indossare anche
abiti visti in vetrina e non ancora acquistati, sarà sufficiente
catturare il “tag” con il cellulare
quando si è in giro a fare shopping. Tra le vite che più verranno rivoluzionate ci sono quelle
degli studenti. Niente più zaini pesanti o libri ingombranti.
Tutto il sapere finirà dentro una
tavoletta. Cosa abbastanza prevedibile.
Meno prevedibile è l’uso che se
ne potrà fare. Una volta entrate
a scuola o in casa si collegano
al cervellone centrale e proiettano il loro contenuto sulla tv
o sulle pareti. Con un colpo di
polpastrello si condivideranno
compiti e informazioni, mentre
i libri di testo saranno animati,
multimediali, sempre connessi al web e ai propri computer
di casa. La lavagna in classe
diventerà una finestra da cui
affacciarsi per condividere
esperienze e saperi con le altre
scuole del globo.
Studenti di tutto il mondo potranno parlare tra loro vis-à-vis
sicuri di essere capiti perché le
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loro parole saranno tradotte simultaneamente.
IL PARERE DI 007
~
Ci sono star di Hollywood che
amano alla follia i social network, c’è chi va pazzo per Facebook, chi per Twitter, ma non
è certamente il caso dell’attore
Daniel Craig che, alla domanda
della giornalista di Vanity Fair
che vuol sapere come mai lui
non abbia un suo profilo online,
risponde: “Trovo i social network privi di senso. Che cosa
dovrei scrivere? Mi sono svegliato. Ho fatto la cacca. Ho letto
il giornale? Ma chissenefrega!”.
All’obiezione dell’intervistatrice, che i social network servono
a mettere in contatto tantissima
gente, risponde: “Questo può
valere per il Medio Oriente,
per ambiti socio-politici molto
diversi dal nostro. In certi casi
possono rivelarsi molto utili,
come si è visto durante le rivolte
in Egitto. Ma, per noi occidentali, è una stronzata. Zuckerberg
non è diventato multimiliardario perché fa incontrare le
persone e agevola lo scambio
d’idee, ma solo perché vende
le informazioni alla Pepsi o alla
Coca-Cola. Quindi, chi sceglie
di stare su Facebook ha deciso
di vendersi. Se davvero voglio
incontrare gente, vado a bermi
un drink con qualcuno e ci parlo
faccia a faccia”.