Un fiore per le vittime - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri
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Un fiore per le vittime - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri
TONTI APPUNTAMENTI PER LA GIORNATA MONDIALE Un fiore per le vittime Un fiore per fare memoria e ricordare le vittime dell'amianto (foto Igor Furlan). Così martedì si è la celebrata la Giornata Mondiale. Tanti appuntamenti tra cui quello dedicato alla ricerca: la nuova frontiera contro il cancro passa per l'immunologia, lo studio del sistema immunitario. È questa la convinzione di Maurizio D'Incaici, ricercatore dell'Istituto Mario Negri di Milano. Giornata Mondiale delle vittime Le prospettive più promettenti della ricerca sul mesotelioma secondo il ricercatore dell'Istituto Mario Negri Cancro: il trucco è nel sistema immunitario? Secondo Maurizio D'Incaici sì. E su questo concentrerà i suoi sforzi la Fondazione Buzzi Proteina PD1 È grazie ad essa che il tumore riuscirebbe - pare - a bloccare il sistema immunitario SERVIZIO DI Massimiliano Francia La nuova frontiera della ricerca contro il cancro passa per l'immunologia, lo studio del sistema immunitario. È questa la convinzione di Maurizio D'Incaici, ricercatore dell'Istituto Mario Negri di Milano. Ed è anche la scommessa che ha abbracciato la Fondazione Buzzi, che come noto, con un investimento di circa due milioni di euro, da una decina di anni sta sostenendo la ricerca scientifica di università e gruppi di studiosi che si occupano di quello che per la comunità scientifica è e resta un tumore raro, il mesotelioma. Nei giorni scorsi abbiamo incontrato D'Incaici invitato a Casale per partecipare all'incontro con gli studenti nell'ambito del- la Giornata Mondiale delle Vittime dell'amianto, proprio per chiedergli quali siano - secondo lui - le strade più promettenti per combattere il mesotelioma. La metodologia Partendo dalla metodologia dice il ricercatore del Mario Negri - l'approccio più profìcuo è quello di «costruire un network di esperti di discipline diverse che cercano di fare ricerca insieme, dal modello in vitro fino alla applicazione clinica. È poi importante sfruttare tutte le nuove tecnologie e le conoscenze a questofine, cercando di essere sempre aggiornati. Tutto questo sapendo di fare un lavoro prezioso perché serve ad alleviare le sofferenze umane». Ma secondo D'Incaici l'immunologia presenta in questo momento «i progressi più rapidi per la conoscenza e lo sviluppo di nuove e più efficaci terapie sul mesotelioma. I tumori - dice lo studioso - sono immunogenici. Dovrebbero essere riconosciuti dal sistema immunitario», ma tutti i tentativi fatti finora di stimolare una reazione naturale dell'organismo contro le neoplasie sono falliti. «Fallimento dovuto a dei "freni"» - dice D'Incaici usando una espressione non scientifica ma che serve a capire - «che pare il tumore sia in grado di sviluppare per inibire le reazioni del sistema immunitario. «Una volta capita questa cosa si è pensato di togliere semplicemente il "freno", che è poi una proteina». Il caso del melanoma Le prime incoraggianti esperienze - dice D'Incaici - sono finora state condotte sul melanoma, tumore estremamente aggressivo e che presenta una sopravvivenza media molto modesta. «Anche con tumore metastatico si è riusciti a ottenere per una significativa percentuale di casi una sopravvivenza di diversi anni», dice D'Incaici. Un risultato veramente importante visto che la percentuale di risposta sarebbe attorno al 40-50%. In sostanza si è capito che il tumore riesce a esprimere delle moteine che lo "nascondono" al sistema immunitario, che così non lo riconosce come corpo estraneo, come "nemico'! E proprio ciò gli permette di proliferare. «Mascherando queste proteine si riattiva il sistema immunitario», spiega D'Incaici che sottolinea che «anche nel mesotelioma sembra che questo meccanismo funzioni» e che «è stata individuata una proteina, la PD1, che sarebbe la proteina-freno del mesotelioma soprattutto il sarcomatoide che è quello più aggressivo. «Questi risultati sono interessanti e cambieranno, credo, le strategie terapeutiche per molti tumori perché, quando funziona, funziona bene». Insomma un nuovo filone di ricerche che si discosta da quelle degli ultimi anni orientate soprattutto sulle indagini genetiche e rivolte a individuare le alterazioni e a realizzare molecole in grado di inibirle. Il problema - sottolinea il ricercatore - è che le mutazioni genetiche sono moltissime e la ricerca del gene (o meglio ancora dei geni) chiave, quello responsabile della malattia, sembra essere perciò molto più complessa di quanto si credeva inizialmente. Mutazioni genetiche diverse si riscontrano infatti non solo per differenti tumori; e non solo per lo stesso tumore in individui diversi, ma - addirittura - per 10 stesso tumore nello stesso individuo, «su due biopsie ottenute sullo stesso paziente. Sembra allora veramente difficile se non impossibile inseguirle con farmaci specifici». La natura insomma è assai più complicata della scienza. E allora perché non sceglierla come allearta? E qui si toma appunto al sistema immunitario che ha la capacità di accrescersi e di evolvere in modo spontaneo e naturale. 11 "microambiente" Senza contare che poi «il "microambiente"- spiega D'Incaici - per alcuni tumori, tra cui il mesotelioma, è fondamentale». Quel "sistema" che sta intorno al tumore e che impedisce ai il ricercatore la fondazione farmaci, efficacissimi sulle cellule in vitro, di agire sulla malattia vera, reale. Anche qui si comincia a pensare, dice D'Incaici, che il vero protagonista sia il sistema immunitario e che quando i farmaci mettono in crisi il "fortino" del tumore esso riesca finalmente e a "riconoscerlo" come aggressore e a intervenire. Di qui - anche - i risultati parzialmente positivi di alcuni trattamenti. «Esistono delle cellulefatte per difenderci, i macrofagi. Hanno anche un ruolo nella riparazione e nella ricostruzione di un tessuto offeso. Questa seconda capacità viene sfruttata tumore che sifa scudo dei macrofagi...». Insomma sembrerebbe proprio che il tumore funzioni come un cavallo di Troia, un infiltrato, un truffatore in grado di mistificare e confondere, di trovare "alleanze" proprio fra i sistemi deputati alla difesa dell'organismo che aggredisce e la sua forza sarebbe insomma nell'«inganno» - diciamo così - biologico. CHI E D'INCALCI Maurizio D'Incaici è nato a Milano nel 1952, si è laureato in Medicina e Chirurgia con lode all'Università di Milano. Si è specializzato in Farmacologia presso l'Istituto Mario Negri, ed in Oncologia all'Università di Genova. Ha lavorato nel laboratorio di Farmacologia Molecolare del National Cancer Institute ATTIVA DAL 2 0 0 3 La Fondazione Buzzi Unicem Onlus nasce nel 2003 a Casale Monferrato per volontà di Buzzi Unicem SpA, con lo scopo di promuovere e sostenere interventi rivolti al miglioramento della diagnosi e della cura del mesotelioma. LE FINALITÀ La Fondazione adempie ai propri impegni statutari La scelta della Fondazione E proprio sull'immunologia la Fondazione Buzzi intende orientare la propria attività per sostenere una ricerca costruendo «un network preclinico-clinico con centri e ricercatori che inizino questo percorso per trovare nuove combinazioni di farmaci in grado di agire contro il tumore e al tempo stesso sul microambiente. «Nei laboratori stiamo mettendo a punto modelli sperimentali adatti per questo tipo di studio». Il metodo è quello di utilizzare le cavie però evitando le "semplificazioni" - spiega D'Incaici - vale a dire i topi immunodeficienti, che ovviamente «non possono essere utilizzati per studi sul sistema immunitario». Tutto ciò allo scopo di «avvicinarci il più possibile alla patologia umana e quindi studiarla nel dettaglio in laboratorio». Una rete della quale fanno parte «gli ospedali con cui abbiamo lavorato finora, quello di Alessandria, l'Humanitas di Razzano e di Bergamo, e il San Gerardo di Monza per gli aspetti clinici», mentre la parte preclinica viene sviluppata al San Raffaele e al Mario Negri con il coordinamento dello stesso D'Incaici e di Marco Bianchi, anche lui nel comitato scientifico della Fondazione Buzzi. La speranza è sempre la stessa, che si trovi in tempi brevi una terapia più efficace per una patologia che per molti aspetti, più che rara, sembra essere sottostimata. I "FRENI" Proteine con cui il cancro stoppa il sistema immunitario LA STRATEGIA Creare farmaci in grado di fai' ripartire le nostre difese naturali di Bethesda, Md, nel 1983 e 1984. Dal 1986 è capo del Laboratorio di Farmacologia Antitumorale dell'Istituto Mario Negri e dal 1996 del Dipartimento di Oncologia dello stesso Istituto. E' stato presidente del gruppo "Pharmacology and Molecular Mechanisms Group" della Organizzazione Europea di Ricerca per il Trattamento del Cancro (EORTC) dove ha ricoperto anche altri incarichi. Oltre a numerosi altri incarichi in enti e fondazioni è membro del Comitato Tecnico Scientifico dell'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), della Società Italiana di Cancerologia (SIC) e dal 2010 è membro del Comitato Scientifico della Fondazione Buzzi Unicem Onlus per la ricerca, diagnosi e cura del mesotelioma. con interventi nella ricerca, diagnosi e cura del mesotelioma finanziando progetti proposti da ricercatori appartenenti ad università, istituti di ricerca e aziende sanitarie finalizzati alla ricerca scientifica applicata a sistemi di prevenzione. Interventi diretti sui pazienti mirati alla diagnosi precoce ed alla cura La Fondazione (a cui un migliaio di cittadini destinano il 5 per mille) "si integra con il settore pubblico, indirizzando i finanziamenti ai progetti che più consentono di mettere in comune idee, esperienze e risorse idonee a facilitare i percorsi che portano le giuste soluzioni al clinico, ideale anello di congiunzione tra la scienza e il paziente". PUBBLICO E PRIVATO