Scienziati del CERN per un giorno

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Scienziati del CERN per un giorno
Scienziati del CERN per un giorno
LHCb Masterclass - Cagliari
Marianna Fontana1
INFN Cagliari - CERN
18-26 Febbraio 2016 - Cagliari, Italy
1
Gran parte del materiale è stato prodotto da Andrea Contu (CERN), ispirandosi ad una
presentazione di Angelo Carbone (INFN Bologna)
M. Fontana (INFN - CERN)
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Programma del giorno
Studieremo una delle teorie su cui si fonda la fisica moderna:
la relatività ristretta di Einstein2
Il tempo è relativo: un osservatore che
studia un sistema che si muove a velocità
prossima a quella della luce vede il tempo
del sistema scorrere più lentamente rispetto
al proprio
2
A. Einstein, Zur Elektrodynamik bewegter Körper in Annalen der Physik 17 (1905)
M. Fontana (INFN - CERN)
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Cosa faremo?
• Misureremo la vita media di una particella chiamata mesone D 0
• Vedremo
• Cosa è e di cosa è fatto un D 0
• Cosa è la vita media di una particella
• Come si può misurare questa grandezza
• Ora cercheremo di trattare questi argomenti
..con qualche approssimazione!
M. Fontana (INFN - CERN)
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Cosa è il D 0 ?
Come detto nella presentazione precedente
• Esistono 3 famiglie di quark
• I barioni sono particelle composte da tre quark o tre antiquark
• I mesoni sono particelle composte da un quark e un antiquark
• E’ possibile fare tante combinazioni di quark, per formare barioni e
mesoni!
• Il mesone D 0 è una di queste, formato da un quark “pesante”, il
quark c (detto anche charm) e un quark u “leggero”
D0
• Esiste anche l’anti-D 0 , composto da c̄u
• Il D 0 è instabile e quindi decade (si trasforma) in
particelle più leggere, più stabili
• Il tempo medio che passa da quando un D 0 viene
prodotto a quando decade è la vita media
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Cos’è l’instabilità?
• Molte particelle che conosciamo sono instabili. Generalmente più una
particella è pesante più è instabile. Questa è la ragione per cui la
materia ordinaria che osserviamo è composta soltanto da particelle
della prima famiglia.
• Un esempio noto è il fenomeno della radioattività, dovuto a nuclei
atomici instabili che si disintegrano spontaneamente in altri più stabili
Decadimento β
• Questo è solo un esempio di decadimento, che potrebbe continuare
perché non necessariamente i nuclei prodotti dopo il decadimento
sono stabili. Quindi si possono avere “catene di decadimento”
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Ma chi è il responsabile dei decadimenti?
• Ciò che avviene è la trasformazione di un neutrone in un protone +
un elettrone + un anti-neutrino elettronico
• La forza responsabile è la forza debole mediata dalla particella W
• Uno dei quark d di un neutrone del nucleo si è trasformato in un
quark u emettendo una particella W che decade subito in un
elettrone e un neutrino
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Il tempo di vita media - I
• Ciascun nucleo radiativo decadrà in tempi diversi rispetto agli altri (si
può andare da frazioni di secondo a miliardi di anni)
• Ma non è possibile prevedere con esattezza quando decadrà questo
singolo nucleo
• Tuttavia è possibile misurare quanto vivrà in media, dato un
campione statistico di partenza abbastanza grande. Esempio:
M. Fontana (INFN - CERN)
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Il tempo di vita media - I
• Ciascun nucleo radiativo decadrà in tempi diversi rispetto agli altri (si
può andare da frazioni di secondo a miliardi di anni)
• Ma non è possibile prevedere con esattezza quando decadrà questo
singolo nucleo
• Tuttavia è possibile misurare quanto vivrà in media, dato un
campione statistico di partenza abbastanza grande. Esempio:
Se lanciate un dado è impossibile prevedere
il risultato
M. Fontana (INFN - CERN)
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Il tempo di vita media - I
• Ciascun nucleo radiativo decadrà in tempi diversi rispetto agli altri (si
può andare da frazioni di secondo a miliardi di anni)
• Ma non è possibile prevedere con esattezza quando decadrà questo
singolo nucleo
• Tuttavia è possibile misurare quanto vivrà in media, dato un
campione statistico di partenza abbastanza grande. Esempio:
Se lanciate un dado è impossibile prevedere
il risultato
M. Fontana (INFN - CERN)
Se lanciate 1000 dadi contemporaneamente
e fate la media dei risultati otterrete quasi
sicuramente un numero vicino a 3.5
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Il tempo di vita media - I
• Ciascun nucleo radiativo decadrà in tempi diversi rispetto agli altri (si
può andare da frazioni di secondo a miliardi di anni)
• Ma non è possibile prevedere con esattezza quando decadrà questo
singolo nucleo
• Tuttavia è possibile misurare quanto vivrà in media, dato un
campione statistico di partenza abbastanza grande. Esempio:
Se lanciate un dado è impossibile prevedere
il risultato
Se lanciate 1000 dadi contemporaneamente
e fate la media dei risultati otterrete quasi
sicuramente un numero vicino a 3.5
Con un numero infinito di dadi la media
sarà esattamente 3.5
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Il tempo di vita media - II
• Come per i dadi, immaginiamo di avere un numero molto grande di
nuclei radioattivi, N0
• Non ci importa del singolo nucleo ma di quanti ce ne rimangono dopo
un certo intervallo di tempo
• Definiamo il tempo di dimezzamento, t1/2 , come il tempo dopo il
quale il numero dei nuclei iniziali si è ridotto della metà
• Il numero di nuclei non decaduti,
N(t) diminuisce come una funzione
esponenziale col passare del tempo:
t
N(t) = N0 e − τ
• τ è la vita media del nucleo ed è
pari a τ =
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t1/2
ln 2
≈
t1/2
0.693
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La vita media del D 0 - I
Noi misureremo la vita media del mesone D 0
• In generale il D 0 può decadere in diverse particelle
• Oggi studieremo un decadimento molto frequente che è quello in un
mesone K − (kaone) e un π + (pione)
K−
D0
π+
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La vita media del D 0 - II
A livello di particelle elementari è molto simile al decadimento β dei nuclei
radioattivi
Secondo voi quanto tempo impiega in media un D 0 a decadere?
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Dove prendiamo i dati da analizzare?
All’esperimento LHCb del Centro Europeo per la Ricerca Nucleare (CERN)
a Ginevra
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A cosa serve LHCb?
• Gli scienziati che lavorano ad LHCb vorrebbero capire perché
l’Universo che osserviamo è costituito quasi totalmente di materia
(particelle) e non anche di anti-materia (anti-particelle)
• Materia e anti-materia
sarebbero dovute essere
presenti in quantità uguali
durante il Big-Bang
• Oggi sappiamo che in realtà
materia e antimateria non si
comportano esattamente
nello stesso modo, ma per ora
non riusciamo a spiegare
l’enorme discrepanza che si
osserva
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LHCb dal vivo
LHCb si trova in una caverna sotterranea in corrispondenza di un punto di
LHC in cui i protoni vengono fatti scontrare
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Per darvi un’idea delle dimensioni
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LHCb visto schematicamente
Questo è il punto dove due protoni si scontrano (collidono)
Viene chiamato “punto di interazione”
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Una collisione vera
Le collisioni vengono chiamate “eventi” e usiamo dei programmi particolari
per visualizzarle
• A: Evento visto dall’alto
• B: Evento visto come se si fosse a “cavallo di un protone”
• C: Ingrandimento della regione vicino alla collisione (qualche cm)
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Alla ricerca di D 0
• Per misurare la vita media del D 0 dobbiamo rivelarli, ma prima di
cercarli devono essere prodotti
• I D 0 vengono prodotti in due modi
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Alla ricerca di D 0
• Per misurare la vita media del D 0 dobbiamo rivelarli, ma prima di
cercarli devono essere prodotti
• I D 0 vengono prodotti in due modi
protone
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protone
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Alla ricerca di D 0
• Per misurare la vita media del D 0 dobbiamo rivelarli, ma prima di
cercarli devono essere prodotti
• I D 0 vengono prodotti in due modi
M. Fontana (INFN - CERN)
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Alla ricerca di D 0
• Per misurare la vita media del D 0 dobbiamo rivelarli, ma prima di
cercarli devono essere prodotti
• I D 0 vengono prodotti in due modi
M. Fontana (INFN - CERN)
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Alla ricerca di D 0
• Per misurare la vita media del D 0 dobbiamo rivelarli, ma prima di
cercarli devono essere prodotti
• I D 0 vengono prodotti in due modi
Collisione
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Alla ricerca di D 0
• Per misurare la vita media del D 0 dobbiamo rivelarli, ma prima di
cercarli devono essere prodotti
• I D 0 vengono prodotti in due modi
1.
@
I quark che costituiscono il D 0
@
vengono prodotti inizialmente liberi
@
e insieme a una miriade di altre particelle
R
@
Molte altre particelle
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Alla ricerca di D 0
• Per misurare la vita media del D 0 dobbiamo rivelarli, ma prima di
cercarli devono essere prodotti
• I D 0 vengono prodotti in due modi
D0
A causa della forza forte
i quark si legano tra loro
per formare mesoni e barioni
e se siamo fortunati un D 0
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@
@
@
R
@
Molte altre particelle
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Alla ricerca di D 0
• Per misurare la vita media del D 0 dobbiamo rivelarli, ma prima di
cercarli devono essere prodotti
• I D 0 vengono prodotti in due modi
M. Fontana (INFN - CERN)
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Alla ricerca di D 0
• Per misurare la vita media del D 0 dobbiamo rivelarli, ma prima di
cercarli devono essere prodotti
• I D 0 vengono prodotti in due modi
2.
Invece di produrre quark c,
possiamo produrre quark b !
@
@
@
R
@
Molte altre particelle
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Alla ricerca di D 0
• Per misurare la vita media del D 0 dobbiamo rivelarli, ma prima di
cercarli devono essere prodotti
• I D 0 vengono prodotti in due modi
@
Che poi si legano a formare un mesone B − @
@
e poi decadono lasciandoci ancora un D 0 !
R
@
Molte altre particelle
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Produzione del D 0 : sommario
Esistono due modi in cui si può produrre il mesone D 0
• Subito dopo la collisione tra i protoni
• Passando prima per un decadimento di un mesone B
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Come si rivela un D 0 ?
• Poiché il D 0 decade troppo in fretta, l’unico modo di rivelarlo è
andare a caccia dei suoi prodotti di decadimento: il K − e il π +
• Ogni tipo di particella interagisce in modo diverso con la materia
• Un rivelatore di particelle è costituito da più parti, ciascuna in grado
di misurare diverse caratteristiche delle particelle
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Come si fa questo in LHCb?
Tracking
@
@
@
@
R
@
Vertexing
BM
B
B
B
B
B
B
PID
OC
C
C
Camere per muoni
Calorimetri
Vertice: punto di incrocio tra due tracce, che individua il punto in cui una particella decade
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Come si riconoscono i prodotti di decadimento di un D 0 ?
• In ogni collisione si producono molte particelle, non è semplice
riconoscere quelle giuste
• Una informazione che ci può aiutare è quella della massa del D 0
• In fisica della particelle, per comodità, si usano unità di misura diverse
da quelle del sistema internazionale
• La massa del D 0 è misurata con grande precisione
mD 0 = 1864.86 ± 0.13 MeV/c 2
3
• In unità di misura “normali” questo equivale a 3.1 × 10−27 Kg !!
• Ma prima vediamo come si misurano alcune quantità utili, che poi ci
serviranno per controllare che massa ha il nostro D 0 e capire se è
veramente un D 0 o no
3
Dal PDG, il “libro sacro” dei fisici delle particelle http://pdglive.lbl.gov/
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Impulso, o quantità di moto, di una particella
• In fisica classica l’impulso è definito come
→
−
−
p =m·→
v
• La relatività speciale ci insegna che la fisica classica è un’ottima
approssimazione quando si ha a che fare con sistemi in cui v c
• La formula corretta (relativistica) è
→
−
−
p =γ·m·→
v,
1
γ=p
1 − v 2 /c 2
In relatività ristretta, l’impulso di una
particella cresce più velocemente
quando essa si avvicina alla velocità
della luce (che non può essere
superata!)
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Misura dell’impulso di particelle cariche
Una particella carica elettricamente
che si muove in un campo magnetico
è soggetta a una forza perpendicolare
alla sua direzione di modo e quindi
curva
→
−
→
−
−
Forza di Lorentz: F = q →
v ×B
Usando F = ma e
a = v 2 /R (moto circolare)
qvB = m
v2
⇒ R = p/qB
R
Dove R è il raggio di curvatura
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Misura dell’impulso di particelle cariche
Il campo magnetico ci permette di
• capire se una particella è positiva o negativa
• misurare il suo impulso a partire dal raggio di curvatura
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Misura della massa del D 0
• I vari rivelatori in LHCb permettono di misurare l’impulso di una
particella e il suo tipo
• Ma avendo rivelato un K − e un π + , come faccio a capire che
vengono da un D 0 ?
• Dal loro impulso posso calcolare a che massa del D 0 corrisponderebbe
q
q
2
2
2
2 + p2
mK
mπ2 + pπ2 − 2pK pπ cos θ
mD
0 = mK + mπ + 2
K
• Il valore ottenuto per mD 0 ci permette di capire se i nostri K − e π +
vengono effettivamente da un D 0 e sono quindi SEGNALE, oppure se
sono combinazioni casuali di K − e π + prodotti direttamente
dall’interazione tra i protoni ma che niente hanno a che vedere con un
D 0 e sono quindi FONDO
• In generale troveremo un misto di eventi di SEGNALE e di FONDO.
Normalmente il FONDO è molto più grande del segnale. La massa
invariante ci aiuterà a ridurre il FONDO per rendere il segnale più
evidente, ma non è l’unica arma...
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Quanto spazio percorre un D 0 ?
Ora devo rivelarvi il “risultato” dell’esercizio, ma è per una buona causa...
• Il tempo medio di vita di un D 0 è (410.1 ± 1.5) × 10−15 s
• Lo spazio percorso dipenderà anche dalla sua velocità, che alle energie
in gioco a LHC possiamo benissimo assumere che sia praticamente la
velocità della luce
• Lo spazio percorso x sarà quindi
x ≈ c · τ = 3.0 · 108 m/s · 410 · 10−15 s = 155 µm
• Questa distanza è piccolissima, se il D 0 vola cosı̀ poco non possiamo
distinguere SEGNALE da FONDO
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Quanto spazio percorre un D 0 secondo Einstein?
• Abbiamo detto che il D 0 si muove a velocità prossime a quelle della
luce, ma senza pensarci troppo abbiamo usato una formula classica
per calcolare quanto volasse
• Einstein ci insegna che la vita media che uno misurerebbe stando a
cavallo del D 0 non è la stessa che uno misura a LHC
• La formula corretta è
x =γ·β·c ·τ
β=
v
c
• Quindi il D 0 vola molto di più! Considerando che a LHCb le particelle
hanno tipicamente γβ = p/m ≈ 40, risulta che x = 0.6 cm
• E questa distanza è abbastanza grande da essere misurata a LHCb!
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Riveliamo il D 0 !
• Dall’incrocio delle traiettorie del K − e π + e dalla posizione del vertice
primario (dato da una miriade di altre tracce nell’evento) riusciamo a
capire quanto spazio ha percorso il nostro candidato D 0
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L’esercizio di oggi
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Obiettivi
1
Riempire un istogramma contenente la massa del D 0 , selezionando un
K − e un π + per ogni evento
2
Misurare il valore della massa del D 0
3
Fare l’istogramma del tempo di vita media, dell’impulso trasverso e
del parametro d’impatto per il SEGNALE e per il FONDO
4
Misurare la vita media del D 0
5
Grafico della vita media in funzione del paramtero d’impatto massimo
Nell’esercizio considereremo anche anti-D 0 che decadono in un K + e un π − (notate le
cariche opposte)
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Obiettivo 1
• Il programma visualizza le tracce ricostruite dopo una interazione
protone-protone in LHCb
• Tra tutte le tracce di un evento trovate:
• una coppia K − π + (o K + π − )
• la cui misura degli impulsi opportunamente combinata restituisca un
valore di massa vicino a quello del D 0
• il punto in cui le due tracce si intersecano (dove il D 0 decade) sia
distaccato dal vertice primario (quello da cui vengono la maggior parte
delle tracce)
• Quando abbiamo riconosciuto molti eventi, li salviamo e facciamo un
istogramma della massa, cosa otteniamo?
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Cosa è un istogramma?
Se facciamo un certo numero di misure della stessa quantità, possiamo
classificarla in “bin”
• Ogni bin è un rettangolo nel
grafico
• Se misuro per esempio 0.7,
aumento di 1 l’altezza del bin 8
• L’altezza del bin 8 rappresenta il
numero di volte che ho ottenuto
un numero compreso tra 0.5 e 1
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Obiettivo 1 - cosa dovreste ottenere
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Obiettivo 2
Gli eventi raccolti nell’obiettivo 1 sono troppo pochi per una misura
precisa. Il programma vi fornisce un istogramma già riempito con tanti
eventi
• Ogni bin ha una incertezza (statistica), infatti meno misure facciamo,
più aumentano le fluttuazioni statistiche dovute al caso
• L’incertezza diminuisce all’aumentare
del numero di misure
• Si dimostra che l’incertezza statistica
√
per un bin con N eventi è pari a
N
• Quando il numero di misure è molto grande, l’incertezza su ogni bin
diminuisce e la forma dell’istogramma si avvicina alla “distribuzione”
della stessa variabile (ossia la forma che l’istogramma avrebbe se ci
fossero infiniti eventi e bin infinitamente stretti)
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Obiettivo 2 - SEGNALE
Nell’istogramma è visibile una regione di SEGNALE
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Obiettivo 2 - FONDO
E due regioni di FONDO
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Obiettivo 2 - Fit
Adattare (fare un fit) un modello parametrico ai dati:
• Ipotizziamo che la forma
dell’istogramma se ci fosse solo
SEGNALE sia descritto da una
funzione Gaussiana
(x−µ)2
1
y = √ e − 2σ2
σ 2π
• Ipotizziamo invece che la forma
del FONDO sia una retta
y = ax + b
La procedura di “fit” cerca il valore dei parametri che meglio si adattano
ai dati
ll valore del parametro µ rappresenta la misura di mD 0 che vogliamo
confrontare col PDG.
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Obiettivo 3 - Regioni di segnale o fondo
σ rappresenta la larghezza della Gaussiana (più il rivelatore è preciso più σ
diventa piccola)
Selezioniamo la regione di SEGNALE come quella contenuta entro 3 volte
σ dal valore di mD 0 ottenuto, per le proprietà della Gaussiana, qui dentro
dovrebbe esserci circa il 99% del SEGNALE
Le regioni che rimangono saranno invece regioni di FONDO
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Obiettivo 3 - Istogrammi di segnale e di fondo
Avendo definito delle regioni, possiamo fare gli istogrammi di alcune
variabili separando i due casi
Impulso “trasverso” del D 0 , ossia la componente dell’impulso
perpendicolare alla direzione dei protoni, i veri D 0 tendono ad averlo più
grande rispetto al FONDO
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Obiettivo 3 - Istogrammi di segnale e di fondo
Avendo definito delle regioni, possiamo fare gli istogrammi di alcune
variabili separando i due casi
Parametro d’impatto del D 0 , IP, più complicato da descrivere. Se il D 0 è
prodotto direttamente dalla collisione tra protoni, esso “punta” al vertice
primario, ma questo non è sempre vero per i D 0 che vengono da B
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Obiettivo 3 - Istogrammi di segnale e di fondo
Avendo definito delle regioni, possiamo fare gli istogrammi di alcune
variabili separando i due casi
Finalmente, il tempo di vita media
τ=
L
m
pc
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Obiettivo 4 - Misura della vita media del D 0
t
Ora facciamo un altro fit per adattare la funzione N = N0 · e − τ alla
distribuzione del tempo di vita del SEGNALE
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Obiettivo 4 - Misura della vita media del D 0
t
Ora facciamo un altro fit per adattare la funzione N = N0 · e − τ alla
distribuzione del tempo di vita del SEGNALE
Com’è confrontata a quella del PDG? Abbiamo ottenuto il numero
corretto?
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Obiettivo 5
Che succede se rimuoviamo gli eventi con parametro di impatto grande?
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Obiettivo 5
Che succede se rimuoviamo gli eventi con parametro di impatto grande?
Il tempo di vita diminuisce al diminuire dell’IP massimo permesso, perchè?
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Produzione del D 0 , vi ricordate?
Esistono due modi in cui si può produrre il mesone D 0
• Subito dopo la collisione tra i protoni
• Passando prima per un decadimento di un mesone B
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Obiettivo 5
Rimuovendo eventi con grande IP abbiamo rimosso D 0 provenienti da B.
Per questi eventi il tempo di decadimento misurato era la somma di quello
del B e quello del D 0 e per questo ci veniva più grande
Il valore di τ diviene più simile a quello del PDG ma non identico. Ci sono
altri “dettagli” che non abbiamo considerato, la “contaminazione” dei D 0
da B è solo un assaggio!
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Backup
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Cosa è un mesone D 0 ? Partiamo dall’atomo
La materia che ci circonda è fatta di atomi che sono a loro volta composti
da altre particelle più “elementari”
• Elettroni: particelle di carica
negativa. Sono particelle
“elementari”, ossia non hanno
una struttura interna = non
sono composti da niente di più
elementare
• Nucleo, composto da:
• protoni: stessa carica elettrica
degli elettroni ma positiva
• neutroni: carica elettrica nulla
Il protone e il neutrone sono particelle composte da quark, che al
momento si ritengono elementari (come gli elettroni)
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Quark
Che struttura hanno i neutroni e i protoni?
Protone
Neutrone
Protoni e neutroni sono formati da quark up e down che hanno carica
elettrica frazionaria di 2/3 e -1/3 rispettivamente e sono tenuti insieme
dalla forza forte (gli atomi sono tenuti insieme dalla forza
elettromagnetica)
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Le antiparticelle
• Oltre all’elettrone e ai quark up e down esistono delle altre particelle!
• Per esempio le antiparticelle: anti-elettrone (o positrone, e + ),
¯
anti-quark up (ū) e anti-quark down (d)
• Le antiparticelle sono identiche alle particelle ma hanno carica
elettrica opposta (semplificando parecchio le cose!) e possono
formare stati legati
anti-Protone
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anti-Neutrone
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Le antiparticelle
• Oltre all’elettrone e ai quark up e down esistono delle altre particelle!
• Per esempio le antiparticelle: anti-elettrone (o positrone, e + ),
¯
anti-quark up (ū) e anti-quark down (d)
• Le antiparticelle sono identiche alle particelle ma hanno carica
elettrica opposta (semplificando parecchio le cose!) e possono
formare stati legati
anti-Protone
anti-Neutrone
Pensate che è possibile fabbricare degli anti-atomi, aggiundendo degli
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Barioni e mesoni
• Particelle formate da tre quark (o tre anti-quark), come protone e
neutrone, si chiamano genericamente barioni
• Particelle formate da un quark e un antiquark sono chiamate
mesoni
• Un esempio di mesone è il pione (π)
π+
Esiste anche l’antiparticella π − ,
formata da ū e d!
Secondo voi esiste anche il π 0 ? E da
cosa è composto?
Sembra che abbiamo fatto tutte le combinazioni di quark, e vi ho detto
che il D 0 è un mesone. Può essere una combinazione di u e d?
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Il Modello Standard
Esistono molte altre particelle “elementari” che fanno parte del Modello
Standard della fisica delle particelle
• Costituenti della materia
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Il Modello Standard
Esistono molte altre particelle “elementari” che fanno parte del Modello
Standard della fisica delle particelle
• Costituenti della materia
• Quark
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Il Modello Standard
Esistono molte altre particelle “elementari” che fanno parte del Modello
Standard della fisica delle particelle
• Costituenti della materia
• Quark
• Leptoni
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Il Modello Standard
Esistono molte altre particelle “elementari” che fanno parte del Modello
Standard della fisica delle particelle
• Costituenti della materia
• Quark
• Leptoni
• 3 “Famiglie”
Prima famiglia, materia ordinaria
Particelle descritte finora
+ νe (neutrino elettronico)
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Il Modello Standard
Esistono molte altre particelle “elementari” che fanno parte del Modello
Standard della fisica delle particelle
• Costituenti della materia
• Quark
• Leptoni
• 3 “Famiglie”
Seconda famiglia
simile alla prima
ma un po’ più “pesante”
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Il Modello Standard
Esistono molte altre particelle “elementari” che fanno parte del Modello
Standard della fisica delle particelle
• Costituenti della materia
• Quark
• Leptoni
• 3 “Famiglie”
Terza famiglia
ancora più pesante
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Il Modello Standard
Esistono molte altre particelle “elementari” che fanno parte del Modello
Standard della fisica delle particelle
• Costituenti della materia
• Quark
• Leptoni
• 3 “Famiglie”
• Particelle mediatrici di forza
• Fotone (γ): forza elettromagnetica
• W ± e Z : forza elettrodebole
(responsabile della radioattività)
• Gluone g : forza forte, tiene insieme
barioni e mesoni
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Il Modello Standard
Esistono molte altre particelle “elementari” che fanno parte del Modello
Standard della fisica delle particelle
• Costituenti della materia
• Quark
• Leptoni
• 3 “Famiglie”
• Particelle mediatrici di forza
• Fotone (γ): forza elettromagnetica
• W ± e Z : forza elettrodebole
(responsabile della radioattività)
• Gluone g : forza forte, tiene insieme
barioni e mesoni
• Sapete cosa è il bosone di Higgs?
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