Vi scrivo dopo lunga riflessione …. Ho letto con attenzione quanto

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Vi scrivo dopo lunga riflessione …. Ho letto con attenzione quanto
Vi scrivo dopo lunga riflessione ….
Ho letto con attenzione quanto pubblicato nei giorni scorsi sui giornali e proprio su questa scia intendo
portare il mio contributo …
Sono un infermiere laureato nel 2014.
Ho scelto di essere infermiere ai tempi del liceo. In famiglia ho assistito, quando ero più piccolo, al ricovero
dei miei nonni in una struttura … in quanto era impossibile prendersi carico di loro, a domicilio, vista la
complessità del loro quadro clinico. Ho sofferto vedendoli seduti tutto il giorno a guardarsi l’un l’altro. Li ho
visti invecchiare in poco tempo. Ho pensato: “No!”. Anche nelle strutture si possono creare le condizioni in
cui avvenga una reale presa in carico della persona. E invece… purtroppo, nonostante siano passati anni, in
talune strutture nulla è cambiato, a parte l’estetica.
Da pochi giorni sono senza lavoro. Ma non perché non abbia trovato una collocazione ma perché non ho
accettato di lavorare in quelle condizioni.
L’assistenza infermieristica non può diventare uno “sgusciamento” di terapie dai blister, alienante.
Se un assistito rigurgita la terapia è un mio dovere (oltreché di norma anche e soprattutto deontologico)
domandarmi il perché. Valutare se riprovarci. Verificare se è accaduto anche nei giorni scorsi … parlare con
la persona, con i colleghi .... Ebbene non si ha il tempo.
Se devo somministrare la terapia (e credetemi non è poco…) a sessanta persone, il tempo è veramente
poco, posto che poi in parallelo vi sono altre attività da porre in essere! Se la prescrizione della terapia
prevede la somministrazione di 5 mg di un farmaco che si presenta in compressa da 25 mg, è ovvio che
devo dividere la pastiglia in 5 parti … Un quarto non è la stessa cosa… Non è la stessa cosa per l’assistito, ma
non è la stessa cosa nemmeno per me Infermiere. Amo la professione che ho scelto. Amo stare accanto alle
persone … io sono un infermiere! Ma sono un infermiere con un grande conflitto interno: accetto di
voltarmi dall’altra parte quando un assistito rigurgita il farmaco e somministro un quarto al posto di un
quinto della pastiglia o mi spendo in un altro settore? Ad oggi propendo per la seconda soluzione. Non
voglio imbruttirmi… non voglio essere responsabile del dolore di “altri nonni” …
Voglio stare bene con me stesso … in attesa che qualcosa possa cambiare.
Credo che se riusciremo ad unirci, a guardare tutti verso la “pastiglia rigurgitata” recuperando i nostri valori
professionali (e umani), forse potremo tornare ad essere quelli per cui abbiamo lottato per diventare!
Un infermiere in crisi.