ASS/PREVENZIONE PORTO, AL LAVORO PER LA SICUREZZA A

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ASS/PREVENZIONE PORTO, AL LAVORO PER LA SICUREZZA A
ASS/PREVENZIONE
PORTO, AL LAVORO PER LA SICUREZZA
A breve sarà attivato nell’area un presidio sanitario fisso che
collaborerà con tutti i soggetti presenti
La sicurezza sul lavoro tra poco vivrà in porto una svolta importante. Entro l’autunno,
proprio nell’area portuale, vedrà infatti la luce un apposito presidio dell’Azienda per i
Servizi Sanitari. In campo uno staff di tecnici della prevenzione e assistenti sanitari, che
saranno operativi due o tre giorni la settimana.
La presenza sul posto degli operatori del servizio di Prevenzione e sicurezza negli
ambienti di lavoro (Sppa) del Dipartimento di prevenzione ASS - questa la struttura che si
occuperà della questione - consentirà di avere il polso della situazione giorno per giorno e
di operare in stretta collaborazione con l’Autorità portuale e con tutte le altre realtà che si
occupano di sicurezza in quest’area che, come tutti i porti del mondo, presenta rischi
lavorativi molto importanti.
L’ACCORDO TRIESTINO – La nascita di questo nuovo presidio sanitario è uno dei frutti
del Protocollo per la sicurezza nel porto di Trieste sottoscritto il 16 aprile di quest’anno da
tutti i soggetti coinvolti nella problematica: Azienda sanitaria, Autorità portuale,
Capitaneria di porto, Prefettura, sindacati, imprese, Inail, Inps, Ispesl e Vigili del fuoco.
L’accordo per il porto triestino è il quinto a essere firmato dopo quelli di Napoli, Ravenna,
Genova e Marghera. Per aggredire il fenomeno degli infortuni nei porti, in aumento
costante in tutto il mondo, e rendere più efficaci le norme di prevenzione vigenti, dal
secondo semestre del 2007 alcuni porti italiani hanno infatti iniziato a stipulare protocolli
d'
intesa in materia di sicurezza del lavoro, che si sono poi in parte concretizzati nel Testo
unico sulla sicurezza (D.lgs. 81/2008).
QUALI SOLUZIONI - “Dopo il grave incidente avvenuto nel porto di Genova lo scorso
febbraio – spiega Valentino Patussi, responsabile della Struttura prevenzione sicurezza
ambienti di lavoro - tutte le parti sociali hanno chiesto un maggiore e migliore
coordinamento tra le istituzioni pubbliche preposte al controllo della sicurezza in ambito
portuale”. “A queste istanze – prosegue – si è dato risposta in alcune realtà portuali con
accordi e protocolli d’intesa che cercano di affrontare due punti che presentano particolari
critici: la formazione degli operatori e il coordinamento tra i diversi soggetti che lavorano in
porto”.
L'
accordo triestino prevede l'
elezione di rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza nelle
diverse aree portuali; la formazione professionale per i lavoratori; il monitoraggio delle
aree maggiormente a rischio di infortuni e l'
attivazione del presidio di prevenzione e
vigilanza nello scalo. Sono previsti momenti di coordinamento e confronto tra i responsabili
della sicurezza dei lavoratori del sito produttivo e i responsabili del servizio di Prevenzione
e protezione dell’ASS per favorire la comunicazione ed elaborare comuni valutazioni per la
costruzione di un sistema generale di sicurezza.
CON I LAVORATORI - Sarà inoltre costituito il Comitato di igiene e sicurezza previsto
dall'
articolo 7 D. Lgs. 272/99 per analizzare le criticità delle diverse attività e realizzare
una serie di protocolli tecnici. Tutte le attività a favore della sicurezza prevedono il
massimo coinvolgimento dei lavoratori e una particolare valorizzazione del ruolo dei
rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls).
Per rafforzare e rendere più efficaci e integrate le attività di prevenzione e vigilanza in
materia di salute e sicurezza sul lavoro, Azienda sanitaria, Inail, Inps, Ispesl e Vigili del
Fuoco si costituiranno in un Coordinamento degli organi ispettivi che assumerà tutte le
iniziative di supporto, orientamento e facilitazione per la realizzazione delle azioni di
prevenzione e potenzierà il sistema di sorveglianza degli eventi infortunistici portuali
ottimizzando i flussi informativi tra gli enti, con l'
Autorità portuale ed il Comitato di igiene e
sicurezza.
LE PROSPETTIVE – Le novità previste dal Protocollo triestino sono tante. E ulteriori
innovazioni potrebbero arrivare dai decreti sulle attività portuali e marittime previste dal
Testo unico sulla sicurezza (D. lgs. 81/08) definendo con criteri nuovi la situazione di una
categoria che tante volte nel passato ha dovuto dare i conti con numerose deroghe alle
norme di tutela più generale, anche di origine comunitaria. “Non bisogna però aspettarsi –
dice Valentino Patussi - che la norma di legge e i controlli degli organi di vigilanza
risolvano da soli il problema degli infortuni e delle malattie professionali”. “E’ necessario
invece – sottolinea - un cambiamento profondo di mentalità che metta al centro delle
attività economiche le persone che producono il lavoro e riveda, in questo senso, le attuali
prassi lavorative”.
PROGRESSO E PERICOLO – La realtà dei porti dimostra che il progresso tecnologico
non ha portato con sè quel miglioramento delle condizioni di lavoro che ci si poteva
attendere. Anzi, i porti sono ovunque divenuti via via sempre più pericolosi. Le mansioni
degli operatori sono cambiate in modo radicale, con un diffuso utilizzo di attrezzature e
mezzi di trasporto. E ad aumentare i rischi congiurano le stesse caratteristiche del lavoro
portuale, che muta di giorno in giorno a seconda dei carichi, richiede ritmi elevati e mette a
confronto i lavoratori del posto con quelli delle navi di altri paesi con lingue e formazione
diverse. Il risultato è drammatico. Il porto è ormai al terzo posto nei primati statistici degli
infortuni sul lavoro nel nostro Paese, dopo le costruzioni e la metallurgia. Un primato che
richiede soluzioni e interventi ben mirati per garantire al lavoratore il pieno diritto
all’incolumità, alla sicurezza e a una dignitosa qualità di vita.