Il giorno della (poca) memoria
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Il giorno della (poca) memoria
Febbraio 2010 Anno scol. 2009/2010, Numero 2 Numero Speciale: LEGALITA’ Diritto di Parola Notiziario dell’ Istituto GIORDANI di Caserta Shoah Siamo la coscienza senza dimora, vaghiamo oltre il buio senza dimensioni, le nostre ossa separano i binari che ci hanno trascinato fin qui, Il giorno della (poca) memoria Per il decimo anno consecutivo il 27 gennaio, giorno della liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz da parte dell'esercito russo, ricorreva il “Giorno della Memoria”, istituito nel 2000 dal Parlamento italiano per "ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati". Lo sterminio nazista del popolo ebraico in Europa costituisce una ferita profonda ed inguaribile, che sconvolge per l’estrema vicinanza geografica, per la sua pianificazione compiuta nel segno della razionalità e della normalità, e per la sistematica violazione dei diritti umani più basilari ai danni di milioni di uomini, donne, bambini ebrei, oppositori politici, zingari, omosessuali, testimoni di Geova, religiosi, disabili psichici e fisici, mendicanti, senza fissa dimora, prigionieri di guerra e normali cittadini. Fenomeno talmente estremo, da trasformare l'esclusione e lo sterminio in categorie politiche della contemporaneità. Il senso di un “Giorno della Memoria”, esistente anche in molti altri paesi europei, è di imprimere nella coscienza collettiva italiana l'idea della responsabilità nell'immane violazione dei diritti di chi ha proposto, deciso, organizzato, approvato per convinzione, opportunismo, conformismo, nella complicità o nel semplice silenzio. E, come scriveva il filosofo Hans Jonas, “devono insomma scendere in campo tutte le forze dell'educazione morale insieme a una vigile attenzione politica contro questa bestia mai sopita che si nasconde nella nostra imperfetta condizione umana". (cfr. Il concetto di Dio dopo Auschwitz, Genova, Il Melangolo, 1993) Perché oggi c'è anche chi nega che tutto questo sia mai avvenuto, o si sforza di dimostrare che la cosiddetta "soluzione finale" non fu esattamente quello che in tanti ci hanno raccontato, che i morti furono un po' meno dei quasi 6 milioni finora documentati. Ed è innegabile che siano soprattutto i giovani a lasciarsi suggestionare, per obiettiva mancanza di strumenti critici, da queste teorie negazioniste o revisioniste ammantate di apparente buonismo, in cui tutto è uguale a tutto. Il che rende necessaria una costante azione di contrasto centrata soprattutto sulla trasmissione di una memoria viva, proiettata sul presente e sulla storia di oggi che, se da un lato deve puntare all’annullamento della lontananza dei ricordi, dall’altro deve evitare le secche della banalizzazione e della sacralizzazione sempre in agguato, segue a pag.3 Ciro Rocco eppure il fumo condensato nelle nuvole che ricade pioggia, raggela ancora i ricordi, rammenta i nostri nomi LA MAFIA IN ITALIA Di Ronza, Mazzarella, Tonziello Pag. 2 Diario sms dal treno della memoria Giorgio, Di Nunzio pag. 3 trasformati in numeri, Impressi a fuoco sulla pelle solo per ricordarti che noi siamo esistiti, oltre il tempo, la luce, lo spazio, per questo osiamo perdonarti. PERICOLO: L’ ITALIA LEGATA AD ALTO TASSO DI OBESITA’ Spisto A. Nando Taccogna pag. 6 DISPERATI IN DIFESA DEL LAVORO a pag.7 Pasquale Cavallo. Dal Principio di Legalità al Rispetto della Legalità pag. 2 di A.Petrillo, M.Abbate LA PENA DI MORTE OGGI A pag. 5 Jean Carlos Plascencia Blu: Abolita per tutti i crimini Verde: Abolita eccetto per crimini commessi in circostanze eccezionali (es: in tempo di guerra) • Arancione: Abolita in pratica • Rosso: Pena legale • • da Wikipedia 21 Febbraio 2010 Pagina 2 Diritto di Parola L A L E G A L I T A’ Con il termine legalità si intende l'osservanza delle leggi, cioè il rispetto delle norme democratiche che regolano la vita civile. Lo stato deve essere il primo garante della legalità, praticando quei comportamenti corretti che poi si esigono dai cittadini, assicurando alla giustizia i criminali. La legalità ha bisogno di ragioni più profonde per affermarsi e, tra queste, una delle più importanti è che essa conviene alla società. Nella società attuale ci sono molte regole da rispett a r e . Purtroppo abbiamo la testimonianza che le leggi non si rispettano; negli anni ‘80 l'uccisione di Pier Santi Mattarella, suscitò il forte desiderio di partire nella lotta contro la mafia. La mafia è un atteggiamento, una malattia dell’animo umano che, in determinate condizioni economiche e culturali, diventa una malattia sociale. Tra le diverse origini del termine “mafia”, sembra che le ipotesi più attendibili siano quelle che lo fanno risalire a 2 vocaboli di origine araba: Mu'afah (protezione ) o Mahyas (garantire qualcuno da qualcosa). La mafia, come fenomeno, ebbe origine in una particolare zona della Sicilia compresa tra Palermo, Trapani e Agrigento dove, fin dal tempo dei Normanni, si era diffuso il latifondo. La mafia, dopo qualche anno, assumeva il carattere di associazione per delinquere con l'uso incontrastato della violenza e si andò affermando il principio fondamentale del codice mafioso, in base al quale la vera legge è quella degli " amici degli amici "; la legge dello stato non serve e, davanti a un magistrato che la rappresenta, bisogna stare zitti. Con l'Unità d'Italia, la mafia si inserì nel gioco politico, contribuendo all'elezione di questo o quel candidato. Il primo vero capo mafioso fu don Vito Cascio Ferro, il quale perfezionò quella pratica mafiosa per cui ogni commerciante, se non voleva vedere il proprio negozio distrutto, doveva pagare la protezione, versando un tributo periodico all'esattore mafioso. La mafia si diffuse anche in America prendendo il nome di "mano nera". Nel 1909 venne ucciso a Palermo Joe Petrosino, un poliziotto Italo-Americano, venuto per fare indagini sui dirigenti della "mano nera". Nel frattempo la mafia subì una battuta d'arresto, ma tornò a far sentire la sua influenza nel 1943, quando favorì lo sbarco anglo americano in Sicilia. Gli anni ‘50 segnarono una svolta qualitativa nei metodi delle attività mafiose. L'onorata società si dedicò ad altre attività , alla riscossione di imposte ; si inserì nelle strutture degli enti bancari, conquistò il mercato del pesce e arrivò allo spaccio di stupefacenti. Nel 1956 si scontrarono all'improvviso la nuova e la vecchia mafia. Con la vittoria delle nuove cosche più rapide e sbrigative nei metodi, nacque il fenomeno della nuova mafia. Durante la lunga lotta delle istituzioni contro "Cosa nostra", si sono Dal Principio di Legalità al Rispetto della Legalità Il pensiero politico, nella sua storia millenaria, ha costantemente avvertito l’importanza fondamentale del problema della legge. La prima preoccupazione è sicuramente la più antica; essa è presente nel dilemma, già posto dalla speculazione greca, se sia preferibile un governo di uomini o un governo di leggi, quel dilemma che il Platone della Repubblica risolveva a favore del governo dei filosofi liberi dall’impiccio delle leggi e che poi Platone del Politico e delle Leggi e Aristotele risolveranno a favore del governo di leggi. La tematica non ha molta fortuna nel pensiero medioevale per cui bisogna attendere la formazione degli Stati moderni perché la legge sia considerata fonte del diritto in senso moderno, per poi arricchirsi, grazie all’illuminismo giuridico (Locke, Montesquieu, Rousseau) dell’elemento democratico che sarà introdotto, sul piano delle istituzioni, dalla Rivoluzione Francese. Infatti il principio di legalità si afferma dopo la Rivoluzione Francese e sorge come risposta al potere e all'oppressione dell'Ancien Régime, come rigetto della funzione giurisdizionale nella maniera in cui veniva concepita a quel tempo. Il principio di legalità diventa, pertanto, espressione di una scelta politica in base alla quale la libertà viene limitata nella misura essenziale per assicurare la pace. Ma oggi nel nostro paese, che non regge il confronto con altri paesi europei sulla quantità e qualità dei servizi e della formazione, in cui i partiti sembrano divenuti comitati d’affari tesi più alla salvaguardia dei propri interessi che al buon governo della comunità, che cosa significa legalità? Dovrebbe significare dialogo, perché dovrebbe consentire di escludere il ricorso alla violenza nei rapporti tra le persone; dovrebbe significare libertà, perché le regole comuni dovrebbero assicurare lo spazio in cui ogni individuo può agire senza essere sottoposto al potere altrui; dovrebbe significare democrazia, perché non è possibile nessuna partecipazione politica quando si è posti sotto la minaccia criminale; dovrebbe significare sviluppo economico, perché la mafia soffoca la concorrenza e impedisce l’iniziativa di chi lavora e di chi dà lavoro. Essa dovrebbe essere garantita da cittadini maturi e consapevoli, in grado di comprendere e governare la complessità dei nostri tempi. Purtroppo, nella nostra terra così martoriata, da tempo ci sono allarmanti segnali che fanno pensare ad un imbarbarimento della vita sociale. Ne sono testimonianza l’indifferenza dei cittadini verso il bene comune, la difesa di interessi individuali o di gruppo, la litigiosità e l’insipienza della classe politica , i nuovi partiti vecchi nei metodi e negli uomini, i giovani cresciuti all’ombra della vecchia classe politica privi di ideali e di sogni. Allora, cosa fare? Poichè una comunità ha bisogno, come diceva Montaigne, di “teste ben fatte” e non di “teste ben piene”; il nostro riscatto può avvenire solo attraverso il sapere: la cultura rappresenta, infatti, un’ottima terapia contro la superficialità e l’indifferenza egoistica e si rivela non solo uno strumento efficace di sviluppo ma anche un importante fattore di coesione sociale. Non bisogna dimenticare che la denutrizione culturale produce il sonno della ragione e questo, com’è ben noto, genera mostri. Anna Petrillo e Mariarita Abbate registrate molte perdite tra i poliziotti , i giudici , i testimoni e tutti coloro che si sono messi contro la mafia. Bisogna tra l'altro aggiungere che i giovani, hanno spesso rimproverato alle generazioni che si sono susseguite dal dopoguerra in poi, di essersi adattate a vivere in un'Italia in cui la logica del favore soppiantava sempre più quella del diritto. A mettere in crisi la cultura del favore è esploso infatti, nel '92, lo scandalo di Tangentopoli che, con l'inchiesta Mani Pulite, ha finalmente fatto emergere l'immoralità e l'arroganza di un potere politico di cui sono state denunciate, in non pochi casi, la corruzione se non le connivenze col potere mafioso. In questo clima di legittima indignazione contro partiti e uomini politici corrotti e impudenti, il ruolo che i giovani possono svolgere è importantissimo. Essi, infatti, non contaminati dalla rassegnazione che talvolta ha caratterizzato l'atteggiamento degli adulti, sono meglio in grado di ribellarsi con intransigenza, senza cedere a ricatti nè a comode meditazioni. L'individuo può cioè reclamare i propri diritti quando ha assolto i suoi doveri di cittadino. E' anzi la colpevolezza di aver rispettato la legge, trascurando il proprio angusto interesse, che può renderlo deciso nel pretendere la stessa osservazione da parte di tutta la collettività. Luciano Coniglio, Simone Palumbo, Vincenzo Scala LA MAFIA IN ITALIA In Italia, secondo le statistiche, siamo i primi nel G5 delle mafie. I gruppi mafiosi che affliggono il nostro Paese sono: ’Ndrangheta, Camorra , Cosa nostra, Sacra Corona Unita. Queste organizzazioni si sono originate nel Sud del nostro Paese e ad esso sono associate nell’immaginario di tutti, perché il Sud è stato sempre più svantaggiato rispetto alle altre aree geografiche del Paese. Col passare del tempo però, le maggiori opportunità occupazionali e globalmente una maggiore ricchezza distribuite nel Nord hanno attirato gli interessi delle organizzazioni malavitose, con il risultato che ora la mafia in doppiopetto si infiltra come un sottile veleno in una miriade di attività. Ogni anno le mafie italiane gestiscono 112 miliardi di dollari, solo gli Stati Uniti fatturano di più, 310,6 miliardi di dollari all’anno. Il capitale mafioso è alimentato da crimini finanziari, contraffazioni, droghe e prostituzione. Le voci di bilancio più attive sono le droghe e la pirateria, che sono a loro volta fonte di finanziamento di molti altri affari illeciti ,nella corruzione, nel finanziamento del terrorismo e di altri affari illeciti. Mafia, Camorra ‘Ndrangheta hanno il monopolio dell’importazione di stupefacenti in Italia (stretti i rapporti tra le mafie italiane e quelle sud-americane) e sono leader nella distribuzione di prodotti contraffatti in Europa, settore in cui hanno messo in piedi un’organizzazione reticolare che si caratterizza per la complessità della rete distributiva e grandi capacità di collegamento tra i produttori e i mercati. Le contraffazioni “perfette” sono di così alta qualità che spesso nemmeno i produttori degli originali riescono a distinguerle dai loro prodotti. Il riciclaggio di denaro sporco avviene tramite investimenti in affari leciti spesso immobiliari o commerciali, in Italia e all’estero. Un’altra consistente fonte di guadagno per le mafie italiane è il “pizzo”, che è una forma di estorsione praticata che consiste nel pretendere il versamento di una percentuale sull'incasso o di una quota fissa da parte di negozianti e imprenditori, in cambio di una "protezione" dell'attività commerciale. Le vittime del pizzo vengono costrette al pagamento con intimidazioni e minacce di danni morali, fisici ed economici che vengono effettivamente attuati in caso di mancato o ritardato pagamento, e che possono, in alcuni casi, arrivare fino all'uccisione dell'imprenditore o di uno dei suoi familiari. Il fenomeno è ampiamente diffuso, e si calcola che colpisca circa 160.000 imprese con un movimento di più di 10 miliardi di euro. Secondo dati della Fondazione Rocco Chinnici, in Sicilia il pizzo ha un giro d'affari che supera il miliardo di euro, pari cioè a 1,3 punti percentuali del PIL regionale. Pochi giorni fa il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia ha annunciato che chi pagherà il pizzo ,come pure chi non denuncerà le pressioni esercitate dalle mafie sulla propria attività imprenditoriale , sarà espulso da Confindustria. L’obiettivo è quello di punire il silenzio omertoso e di incentivare le azioni contro le mafie che danneggiano il mercato italiano,in sintonia con l’impegno del governo di combattere contro la criminalità delle cosche malavitose. La mafia è un problema oramai globale e sarà estremamente difficile sanare questa piaga che affligge la società, a meno che non ci sia un movimento, anch’esso globale ,di risveglio,di recupero dell’onestà, del lavoro serio e leale,con l’obiettivo di far soldi senza danneggiare nessuno…ma questa è un’altra storia…. Di Ronza V., Mazzarella G., Tonziello G. Anno scol. 2009/2010, Numero 2 Pagina 3 Per condividere un’ esperienza … Il progetto Treno della memoria nasce nel 2005 grazie all'iniziativa di un gruppo di giovani appartenenti all'associazione torinese Terra del Fuoco. Da allora circa 9.000 giovani provenienti da quasi tutta l’Italia hanno ripercorso i binari della deportazione alla volta di Cracovia, per visitare i campi di Auschwitz-Birkenau. Quest'anno per la prima volta hanno aderito al progetto anche giovani provenienti da tutte le provincie della Regione Campania. In tutto 100, studenti, docenti ed educatori di “Libera – Associazioni- Nomi e numeri contro le mafie”, i partecipanti campani che il 27 gennaio a Torino sono saliti sul II Treno che li ha condotti nei luoghi della memoria, le terre della Shoah! Diario sms dal treno della memoria 28 gennaio 2010 21 ore in treno. Arrivo a Cracovia 28 gennaio 2010 ore 15.30. Un viaggio estenuante ma al tempo stesso carico di emozioni, di entusiasmo e di tanti momenti di riflessione. Inevitabile pensare a quei binari. La lancetta del tempo inizia a muoversi a ritroso e si ferma a 70 anni fa, agli anni della deportazione. Il viaggio verso l’impensabile rappresenta per noi il primo passo nella memoria. 29 gennaio 2010 Visita della città di Cracovia, bianca, fredda e suggestiva. Nel percorrere le vie del centro storico lo sguardo si perde, scruta i maestosi palazzi e il paesaggio innevato… così lontano dalle calde città del Sud. Diverso, ricco di fascino! Ma un pò più in là ... il muro… il ghetto! Il luogo che rese l'uomo prigioniero nella propria casa ... il luogo dei non vivi....Quella prigionia per noi insensata… il secondo passo nella memoria. 30 gennaio 2010 Visita ai campi di Auschwitz e Birkenau. Il giorno più difficile anche da racchiudere in un pensiero. Molte, troppe domande si affollano nella mente, ma non vi è una sola risposta che riesca ad attenuare il senso di sgomento e d'impotenza che si prova ripercorrendo i luoghi della Shoah. Quella lucida e programmata "follia": per noi una pagina di storia da non replicare. Una memoria da custodire e tramandare. 31 gennaio 2010. Restituzione dell'esperienza. Il giorno delle riflessione, del confronto, della rielaborazione di quanto vissuto, ma soprattutto il momento di passare dalle parole ai fatti. Il momento di trasformare la nostra esperienza in impegno. Impegno a non stare in silenzio: impegno ad osservare e capire. Impegno ad agire, a non rimanere nella "zona grigia" della cecità, della sordità, della passività e dell'insensibilità. Il momento di uscire dall'indifferenza! Marina Di Nunzio—Associazione “Libera” Angela Giorgio ed i suoi compagni di Caiazzo e Marcianise Il giorno della (poca) memoria che spesso rischiano di trasformare il processo me- di raccogliere circa 50.000 testimonianze audio/video morialistico in vero e proprio monumento. dei sopravvissuti e di creare la "Survivors of the Shoah Visual History Foundation" (http:// E siamo al punto. Perché il pericolo maggiore, a mio www.vhf.org/). Non a caso, alcune centinaia di esse, modo di vedere, è quello di ridurre tali vicende in tutte in lingua italiana, sono state visionate dal regipezzi di storia, in mere nozioni, tralasciando il ruolo attivo, fondamentale svolto dalla memoria. Storia e sta Mimmo Calopresti che, selezionandone nove, ha memoria –anche in ambito educativo- non sono affat- potuto realizzare il documentario “Volevo solo vivere. Gli italiani di Auschwitz raccontano la Shoah” (2006). to elementi contrapposti. Semplicemente, si muovono Ma va soprattutto ricordato il bellissimo “Memoria. I su due piani diversi, ma complementari: il sapere e la sopravvissuti raccontano” di Ruggero Gabbai (1987), coscienza. Pertanto, la memoria riguarda tutti, indiuna discesa nell’inferno della persecuzione italiana stintamente. Non è affatto necessario essere vittime con ricchi e poveri, colti ed incolti che fa pensare e neppure anagraficamente vicini agli avvenimenti per attivarla. Anzi, più si è giovani, più la memoria diventa alla considerazione di Primo Levi sulla maggiore capainsostituibile per la comprensione del passato e –in un cità di resistenza degli incolti perché “si adattavano sottile gioco di specchi- del presente. Essa costitui- prima a quel cercare di non capire che era il primo detto sapienziale da impararsi nel Lager”. Su queste sce, quindi, un dovere morale, un obbligo di coscienza basi, la memoria resterà disponibile ancora a lungo, ed che una collettività, un paese civile non dovrebbe mai è un bene. Ma va ribadito che si tratta di un ricordo ignorare. orribile, difficile da accettare senza una comune conCerto, il tempo è passato per tutti, anche per i so- divisione dei principi di libertà, giustizia e pace sancipravvissuti alla Shoah, e molti di essi sono stati por- ti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uotati via dall'età. Ma rimangono tante testimonianze mo, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni scritte. Inoltre, la tecnologia è venuta in soccorso, Unite il 10 dicembre 1948. consentendo per esempio al regista statunitense Steven Spielberg, l'autore di “Schindler's List” (1997), Mai più brutalità, orrore ed odio, fu detto allora con dalla prima pagina forza e determinazione: logico atteggiamento da parte di chi quelle cose aveva visto e vissuto sulla propria ed altrui pelle. Ma la memoria degli uomini è breve ed i ricordi, per quanto traumatici, tendono col tempo a mitigarsi o ad essere rimossi, consentendo ai singoli individui ed alla collettività di riprendere, ancorché faticosamente, il proprio cammino, come argomentava Primo Levi nel suo libro più bello e sofferto, sorta di testamento spirituale che anticipava di poco la sua tragica morte: “il ricordo di un trauma, patito o inflitto, è esso stesso traumatico, perché richiamarlo duole o almeno disturba: chi è stato ferito tende a rimuovere il ricordo per non rinnovare il dolore; chi ha sofferto ricaccia il ricordo nel profondo, per liberarsene, per alleggerire il suo senso di colpa” (cfr. I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi, 1986). Così, le persecuzioni, i conflitti –grandi e piccoli- sono continuati e continuano, nell'indifferenza comune o, al più, nella routine diplomatico-umanitaria di chi li considera cinicamente inevitabili. E ci si accorge, con profonda tristezza, che non sono tutti uguali: quello che verrà sarà sempre il peggiore, perché dimenticando il passato si appresta a violentare il futuro. Ciro Rocco Pagina 4 Diritto di Parola Diritto alla salute: influenza H1N1 La pioggia di dati sull'influenza da virus H1N1, la Nuova A, che ogni giorno ci invade ormai da molti mesi è sacrosanta, ma rischia di non rispondere alla domanda della gente, che invece è una sola: dobbiamo avere paura oppure o no? Siamo di fronte ad una pandemia mortale, una peste del ventunesimo secolo, o si tratta di un'altra influenza dal nome e l'origine più fantasiosi? Noi pensiamo che il panico è da escludere, la prudenza no. Tutti i virus influenzali, quelli che definiamo "stagionali", causano una lieve mortalità, in media intorno all'1 per mille dei contagiati. Al momento questo nuovo virus non sembra discostarsi sostanzialmente da questa percentuale, anche se dobbiamo tenere conto che, in caso di dati mondiali, i numeri relativi ai contagi sono di difficile interpretazione, perché in molti Paesi, con strutture sanitarie meno avanzate, numerosi casi non vengono identificati e neppure segnalati. In Italia, dove il sistema si è mosso con indubbia efficienza come nel resto d'Europa, siamo in linea con una normale influenza, che però ha, per il resto, caratteristiche nuove. Ciò che possiamo infatti dedurre con ragionevole certezza dai dati internazionali sono il tipo di virus e le sue tendenze di diffusione. Prima di tutto va precisato che le notizie provenienti dall’estero sono rassicuranti perché il virus, pur essendo mutato, non è diventato più pericoloso per la salute rispetto all'esordio. La malattia ha mostrato due caratteristiche: una grande velocità di contagio e una "predilezione" per i più giovani, tratto che la rende peculiare rispetto alle altre forme e che ha messo in speciale allarme i pediatri. Va detto anche che non appare fra le sue caratteristiche la gravità: la regola è la guarigione, non le complicanze e tantomeno la morte. Che fare però per evitare di ammalarsi? Il periodo di diffusione durerà molti mesi e dunque ci sembra inutile stravolgere le proprie abitudini di vita e farsi ossessionare dall'incubo del contag i o . È più utile prestare attenzione particolare ai sintomi tipici influenzali e segnalarli subito al proprio medico, oltre che seguire le norme igieniche preventive che si applicano a tutti i contagi. Pensiamo che in realtà dobbiamo tutti abituarci gradualmente all'idea che paradossalmente sulla diffusione dei nuovi virus il mondo moderno appare più fragile del mondo antico. Nell'era della globalizzazione non ci sono più, a farci da barriera, gli oceani e le grandi distanze. E anche il concetto di "cordone sanitario" si è di conseguenza, indebolito: l'allarme si diffonde più tardi rispetto alla velocità dei viaggi e il gran numero di viaggiatori nel mondo. Esiste, dall'altra parte, un "sistema di salvataggio" (controlli, terapie, vaccini) più efficiente, che rischia di incepparsi, però, se la popolazione non segue razionalmente le raccomandazioni di comportamento, perdendosi nelle proprie ansie. Nel caso di un nuovo allarme di malattia, l'emotività può creare fragilità nelle strutture sanitarie e indurle ad adottare misure sproporzionate, con l'obiettivo di debellare più la paura che il virus. Questo è il rischio che possiamo e dobbiamo evitare. Vincenzo Avallone, Maria Pappadia, Maura Pontoriero Si sta svolgendo in istituto il Progetto “Di Costituzione ….si vive”, nell’ambito della sperimentazione nazionale della nuova disciplina: Cittadinanza e Costituzione. Intervento del dott. Geppino Fiorenza, Coordinatore Regionale di LIBERA, durante la manifestazione del 14 dic 2009 EUTANASIA Periodicamente in Italia si parla di Eutanasia, la cosiddetta “dolce morte” . Esistono vari tipi di eutanasia: attiva quando la morte è provocata con la somministrazione di farmaci; passiva con l’interruzione del trattamento medico; volontaria quando è eseguita su richiesta del soggetto; non volontaria quando sono gli altri a decidere per conto della persona malata. Nel nostro Paese ha fatto notizia il caso di Pier Giorgio Welby, che nel Settembre del 2006 inviò una lettera al presidente della Repubblica Napolitano per chiedergli che gli fosse riconosciuto il diritto all’eutanasia. Welby, ammalato di Sclerosi Laterale Amiotrofica morì il 20 Dicembre 2006 con l’aiuto di un medico di Cremona che staccò il respiratore che lo teneva in vita. Prima della sua morte Welby disse:<<Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiato notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. Purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita , è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche…”. Un altro caso tristemente penoso è quello di Eluana Englaro, che in seguito ad un incidente avvenuto il 18 Gennaio 1992 ,è vissuta in stato vegetativo per 17 anni. Secondo le dichiarazioni della sua famiglia, la sospensione dell’alimentazione artificiale fu richiesta quasi subito, appena ci si rese conto della irreversibilità della malattia. La Corte di Cassazione respinse la richiesta nel Marzo del 2006 . Il padre di Eluana non si è arreso, ha alimentato l’informazione su tutto il territorio nazionale, partecipando a trasmissioni televisive a tema, rispondendo a interviste, suscitando reazioni discordanti, scuotendo gli animi di tutti. Con il decreto del 9 luglio 2008 la Corte D’Appello ha autorizzato il padre di Eluana ad interrompere il trattamento di idratazione e così, nel mattino del 6 febbraio 2009, l’equipe medica che aveva seguito il trattamento farmacologico di Eluana, annunciò l’avvio della progressiva riduzione di alimento alla giovane. Il 9 febbraio 2009 alle ore 19:35 Eluana cessò di vivere. La vicenda di Eluana Englaro ha alimentato in Italia un ampio dibattito, mediatico prima, politico-istituzionale poi, sul diritto di decidere liberamente se cessare di vivere in caso di gravi malattie . Una parte dell’opinione pubblica, prevalentemente cattolica, si è dichiarata contraria all’interruzione della nutrizione artificiale (mediante sondino nasogastrico),considerata equivalente all’ eutanasia. Un’altra parte dell’opinione pubblica, prevalentemente laica, ma anche ambienti vicini ad altre professioni religiose, si sono dichiarati favorevoli al rispetto della volontà espressa dalla diretta interessata (che avrebbe dichiarato quando era sana di preferire la morte ad una vita … da vegetale), pur in assenza di un formale testamento biologico. Oggi l’attualità ci porta il caso di Salvatore Crisafulli, che ha preso la decisione, per fortuna rientrata, di incontrare la morte in Belgio, Paese che ammette l’eutanasia, dichiarandosi abbandonato da parte dello stato italiano, solo nella sua sofferenza e senza un progetto assistenziale capace di sollevare i familiari da un onere troppo gravoso da sopportare, rappresentato da cure e terapie da praticare per 24 ore al giorno. Salvatore Crisafulli fortunatamente ha cambiato idea e ora vuole vivere: lo rivela suo fratello, Pietro Crisafulli che spiega come a convincere l’operaio completamente paralizzato dopo un grave incidente stradale nel 2003, e di cui da tempo i familiari denunciano l’abbandono da parte delle istituzioni e del servizio sanitario, siano state le Iena televisive, in particolare Giulio Golia. Tutte le forze Politiche hanno deciso di impegnarsi purché si inizi a dibattere il caso dell’eutanasia ma gli animi sono molto combattuti. Un grande giornalista, Montanelli diceva:<< Ognuno di noi deve essere libero di scegliere della propria vita e della propria morte>>,ma è legittimo sostituirsi a Dio?..... Sacro A., Salzano C. Anno scol. 2009/2010, Numero 2 Pagina 5 LA PENA DI MORTE OGGI La pena di morte è l'attuazione del principio etico-giuridico in base al quale lo Stato può decidere legittimamente di togliere la vita ad una persona. La Repubblica Popolare Cinese è uno degli Stati che oggi applicano la pena di morte come sanzione prevista dal codice penale. Secondo molti osservatori, la Cina è il paese col maggiore numero assoluto di esecuzioni capitali. Questa fonte purtroppo non può essere attendibile visto il forte controllo del governo cinese sull’argomento, arrivando addirittura a censurarlo ,invocando il segreto di Stato. Molti di questi studi sono stati fatti da organizzazioni non governative, come l’associazione “Nessuno tocchi Caino” ed “Amnesty International”. Il codice penale cinese contiene un numero elevato di reati punibili con la pena capitale. Fonti non accertate dicono che ne siano circa un’ottantina. Tra questi spiccano reati violenti come la rapina e l’omicidio, ma ce ne sono anche di meno gravi come i reati fiscali ed economici ( frode fiscale, contrabbando, falsa fatturazione ecc…). Purtroppo nella lista compaiono anche reati molto meno gravi (se vogliamo chiamarli reati), quasi banali, come il gioco d’azzardo e la bigamia. A completare l’elenco, ci sono i reati sessuali (stupro, diffusione di materiali pornografici),reati contro il patrimonio dello stato (corruzione, furto di materiali di interesse archeologico) e reati marcatamente politici come la minaccia alla sicurezza nazionale. Vedendo questa lunghissima lista, non sorprende sapere che ogni anno in Cina ci siano più di 5.000 esecuzioni capitali. Vengono spesso organizzate manifestazioni di massa alla lettura di una sentenza di morte, ma l'esecuzione viene compiuta subito dopo : i condannati vengono mostrati al pubblico con la testa reclinata, le mani legate dietro la schiena ed un cartello con il nome e l'indicazione dei crimini commessi legato al collo. Vi è sicuramente una violazione dei diritti fondamentali dell’uomo in queste esecuzioni … legali. Appunto per questo in tutto il mondo sin dagli anni Ottanta si è attuata una campagna per l’abolizione della pena di morte. La prima proposta di moratoria universale della pena di morte fu presentata dall’ associazione italiana “Nessuno tocchi Caino” nel 1994 , ma non fu approvata per soli otto voti. Nel 1999 tutta l’Unione Europea si unì all’Italia per sostenere la moratoria che nel 2007 fu riproposta (sempre dall’Italia) alla Terza commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: l’approvazione fu seguita dalla ratifica con 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astenuti. Ed oggi? Ancora tanti, troppi Paesi continuano a praticare la sentenza capitale… Jean Carlos Plascencia Week– Week–endmortali endmortali Per ogni adolescente il fine settimana diventa un periodo di pausa e di riposo per riprendersi dallo stress dell’attiva settimana scolastica e per prepararsi alle fatiche della seguente. Ma più che per il riposo, il week-end diventa basilare per un adolescente soprattutto per divertirsi e per uscire con gli amici il sabato sera. E proprio durante la sera, nei week-end, i controlli sulla legalità che durante la settimana sono così severi e rigorosi, sembrano svanire per lasciare alla voglia di divertimento e di sballo dei giovani assoluta libertà. I dati sono chiari e preoccupanti: secondo una ricerca finanziata dal Ministero della Salute e condotta nelle discoteche dal Centro collaboratore dell’Oms per la promozione della salute e la ricerca sull’alcol, il 74%, e nello specifico il 67% dei 13-15/enni, beve il sabato sera. Di questi, il 20% si ubriaca nel fine settimana. Nel nostro Paese sono circa 700 mila i ragazzi e le ragazze al di sotto dei 16 anni che consumano alcol e questo dato è in forte aumento negli ultimi anni. A preoccupare sono soprattutto le adolescenti, vulnerabili, psicologicamente parlando, agli effetti negativi dell’alcol. Tra i teenagers risulta sempre più diffuso il fenomeno del ‘binge drinking’, cioè bere per ubriacarsi sei o più bicchieri in una volta, come anche l’abuso fuori pasto e le ‘happy hours’: queste abitudini incrementano del 70% il rischio del ricorso dei giovani al pronto soccorso. Le indagini di un noto settimanale rivelano che il sabato sera è il momento dedicato dai giovani all’alcol. In discoteca o nei pub beve il 74% dei ragazzi, e nel dettaglio l’83,4% dei giovani tra i 16 e i 18 anni, il 67% tra i 13 e i 15 anni, il 66,7% tra i 19 e 24 anni, il 64,2% dai 25 anni in su. Ma anche di venerdì e di domenica i consumi, seppure inferiori, non sono bassi: bevono il 34,6% dei ragazzi e il 19,2% delle ragazze il venerdì e, rispettivamente, il 19,8% e il 14,6% la domenica. Forse le poche conseguenze che vengono effetti mortali che può provocare l’alcol, soprattutto su organismi non molto trascurate dai giovani sono gli ancora sviluppati come i loro. Ogni anno in Italia circa 25 mila decessi sono associati all’alcol e riguardano più di 17 mila uomini e circa 7 mila donne. Il tasso di mortalità legato all’alcol e’ di 35 decessi su 100 mila abitanti per i maschi e di 8,4% decessi su 100 mila abitanti per le donne. Circa il 10% dei decessi registrati sono da ritenersi, secondo gli esperti, decessi prematuri causati dall’alcol (l’11% tra i maschi e il 5 , 2 % t r a l e d o n n e ) . Le condizioni che presentano la più elevata frequenza di mortalità alcol-attribuibile sono la cirrosi epatica e gli incidenti. Per i decessi da cirrosi epatica il 47,7% per i maschi e il 40,7% per le donne sono attribuibili all’alcol; analogamente, il 26,35% e l’11,4% di tutti i decessi che riconoscono la causa di morte in un incidente sono alcol correlati. Attribuibile all’alcol anche il 5,31% di tutti i tumori maligni maschili e il 3,01% di quelli femminili. Vincenzo Santonastaso Diritto alla casa …ingiustizia globale Haiti, 12 gennaio 2010, ore 16:53 (quasi le 23 in Italia), un terremoto di magnitudo 7 travolge l’isola caraibica di Haiti, il paese più povero dell’emisfero occidentale. Prima un boato, poi il mare si ingrossa, infine inizia a tremare la terra. Diverse scosse violentissime si sono abbattute sull’isola, provocando il crollo sia delle povere baracche dove è costretta a vivere gran parte della popolazione, sia gli edifici in muratura. Haiti non è costituita da una grande percentuale di edifici in muratura, ma quei pochi presenti sono riservati a qualche hotel, a quattro ospedali ,di cui tre sono crollati durante il terremoto, al quartier generale delle Nazioni Unite, che è stato raso al suolo e dal palazzo residenziale che si è afflosciato come un soufflé. Facile dedurre che anche gli edifici istituzionali in muratura presenti sull’isola, sono stati costruiti con materiali degradabili come la sabbia marina. Ora, a causa del terremoto, ci sono 370 mila terremotati accampati nei 300 accampamenti improvvisati nella capitale di Haiti ( Port-au-Prince ). Numeri grossi, ma anche dove i numeri sono più piccoli, non mancano le preoccupazione per la mancanza assoluta di sicurezza negli edifici. Il pensiero corre al crollo della palazzina a Favara (in Sicilia), dove sono morte due sorelline di 3 e 14 anni ed è rimasto ferito il fratellino di 12 anni. Dai primi riscontri sul luogo del crollo, pare che non ci siano evidenti segni di cedimento del terreno su cui era costruito l’edificio, né fattori esterni che abbiano potuto determinare il collasso strutturale; si tratta molto probabilmente di un cedimento delle strutture in muratura imputabile a fatiscenza e degrado. Lo dice il capo del Genio civile di Agrigento e presidente regionale degli architetti Rino La Mendola, che ha annunciato che l’Ordine ha messo a disposizione 40 volontari della Protezione Civile, attrezzati ed adeguatamente formati, per collaborare con le autorità preposte e con l’unità di crisi nella schedatura delle condizioni di stabilità degli edifici vicini a quello crollato, in un contesto urbano fortemente degradato, già oggetto, nell’ultimo decennio, di una serie di demolizioni di edifici pericolanti. A Favara sono stati realizzati 10 anni fa 56 alloggi popolari che,nonostante l’esistenza di una graduatoria degli aventi diritto,non sono stati assegnati e,per beffa ulteriore, nel corso degli anni, hanno subito atti di vandalismo,per cui per la loro sistemazione occorrerà altro danaro pubblico. La famiglia Bellavia,che aveva fatto domanda per ottenere una casa,non rientrava comunque,secondo il comune, tra i beneficiari di questi primi 56 alloggi; avrebbe dovuto aspettare la costruzione di nuovi appartamenti popolari. La palazzina crollata si trovava in una zona del centro storico di Favara particolarmente degradata e presentava numerosi segnali di pericolo e infiltrazioni di acqua: con la morte delle due sorelline Bellavia, la Procura di Agrigento ipotizza il reato di omicidio colposo plurimo. Favara comunque è piena di stabili fatiscenti,case pericolanti,vecchie catapecchie che rischiano di crollare da un momento all’altro, a testimoniare una politica urbanistica ed edilizia a dir poco discutibile. Il diritto alla casa, ad avere una dimora dignitosa e capace di garantire salute e qualità della vita ai suoi abitanti ha aspetti controversi ed inquietanti. Sempre in questi giorni abbiamo assistito alla demolizione per abusivismo di una casa a Casamicciola, nell’isola di Ischia. Ci sono stati episodi di guerriglia urbana : in una notte di scontri, sette poliziotti feriti fra cui un vicequestore , nove persone denunciate; poi, al termine di una trattativa andata avanti per dodici ore e terminata a mezzogiorno in punto, la macchina organizzativa destinata a buttare giù l´abitazione abusiva della famiglia Impagliazzo, in via Monte Cito a Casamicciola d´Ischia, ( settanta metri quadri dove da otto anni Luigi, manovale disoccupato, viveva con la moglie e la figlioletta di cinque anni) si è messa definitivamente in moto. E così, in un clima di forte tensione che si è andata via stemperando grazie alla paziente opera di mediazione dei dirigenti di polizia, la casa è stata svuotata e poi, gradualmente, smontata. Il resto del lavoro l’ha effettuato la ruspa quando ormai al buio sono andati via anche i curiosi. Dunque la linea della fermezza propugnata dalla magistratura napoletana ha fatto irruzione sull´isola verde trasformata negli anni nell´isola del cemento. Ma a cadere per primo, in esecuzione di una delle sentenze definitive che la Procura generale ha l´obbligo di eseguire, non è stato un "mostro" edificato da speculatori, ma un manufatto di un solo piano, la casa di una famiglia che adesso, passato il momento della rivolta, subentrata l´inevitabile rassegnazione, da dovuto ripiegare le proprie cose in mille fagotti prima di andare via:operazione compiuta con dolore e grande dignità. Queste sono le parole di Luigi Impagliazzo: «Avevo già perso il lavoro, ora ho perso anche la casa. Mi stanno uccidendo”. L´atmosfera a Ischia continua ad essere pesante ,la stagione della tolleranza zero è iniziata., ma qualcuno sostiene che buona parte delle costruzioni dell’isola, specie quelle a destinazioni turistica, siano abusive. Molti però continuano a non capire. E una donna, guardando la casa che ormai non c´è più, grida: «Mentre voi qua mandate tutto a terra, da qualche altra parte, su questa stessa isola, stanno costruendo ancora». Le più recenti stime ci dicono che nel nostro Paese in media il 17% degli edifici costruiti in un anno è abusivo. Il percorso delle illegalità è piuttosto variegato e ci si muove fra veri e propri abusivismi, abusivismi legalizzati, ed edilizia solo formalmente legale. L’ingiustizia è diffusa: lungo i quasi 8.000 chilometri di coste italiane vi sono migliaia e migliaia di edifici abusivi.; forse prima di demolire le case della povera gente ,la magistratura dovrebbe indagare con più celerità sugli amministratori poco corretti nella gestione del territorio . La casa è un diritto di tutti in qualunque parte del mondo ,ma dobbiamo registrare che anche la disonestà degli amministratori si è adeguata ai tempi ed ha assunto i caratteri della globalizzazione… Crispino M., Di Ronza V. Pagina 6 Diritto di Parola Pillole di antica saggezza: DISCORSO AGLI ATENIESI Pericle ,461 a.C. Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. Qui ad Atene noi facciamo così. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’ Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così. PERICOLO: L’ ITALIA LEGATA AD ALTO TASSO DI OBESITA’ Gli italiani dovrebbero essere educati a non eccedere con le porzioni abbondanti, i bis, i fuori-pasto (merendine, snack,dolciumi, patatine fritte)Il nostro compito è quello di eseguire correttamente i 5 pasti della giornata. In che modo? Innanzitutto è essenziale che si consumi, senza fretta, un'adeguata prima colazione a base di cereali integrali (pane, fiocchi di cereali, fette biscottate), yogurt intero naturale o latte intero fresco, frutta fresca o confettura di frutta. Lo spuntino di metà mattina e la merenda del pomeriggio sono poi momenti da non trascurare, in cui si può offrire all’organismo frutta fresca o yogurt intero naturale. Per il pranzo e per la cena è importante invece proporre pietanze diverse sia per i primi piatti (asciutti, in brodo, minestre di verdura, piatti unici con legumi), sia per i secondi (non mangiare la sera lo stesso alimento del pranzo), integrandoli sempre con una buona porzione di verdura fresca o cotta. Ma quali cibi preferire e quali invece andrebbero evitati? In generale sono da preferire le carni magre (pollo, tacchino, coniglio) e il pesce, mentre va limitato il consumo di carni grasse, di insaccati e di uova. Da limitare anche l'assunzione dei formaggi, preferendo comunque quelli meno grassi (crescenza, ricotta, caprino, mozzarella). Sarà bene aumentare il consumo dei legumi alternandoli tra loro (c'è molta scelta… dai fagioli ai piselli, alle lenticchie), utilizzandoli preferibilmente come piatto unico insieme a pasta o riso. La frutta e la verdura (sia cruda che cotta), poi, devono sempre accompagnare il pasto. Anche per i condimenti è necessario prestare la giusta attenzione. Meglio contenere l'uso dei grassi da condimento, preferendo quelli di origine vegetale (in particolare l'olio d'oliva) a quelli di origine animale (burro, panna, lardo, strutto).Bisogna salvaguardare la salute: attuando l’alimentazione consigliata,che segue le linee sempre valide della dieta mediterranea, è scientificamente provato che la vita è più lunga. Le regole per un sano mangiare dovrebbero essere rispettate anche nelle scuole, nei bar: anziché pizze, patatine e dolciumi, perché non privilegiare delle ottime…. proposte di frutta fresca? Spisto A. Mozzarella: indaga la Procura. I pirati della tavola hanno pensato di mettere le mani su una delle protagoniste della gastronomia italiana:la mozzarella di bufala. Il loro ultimo affare consiste nel mischiare il latte boliviano con quello locale casertano,che costa quattro volte tanto. Il latte che proviene dalla Bolivia costa solo 50 centesimi al chilo,contro quello originale venduto a 1,35 euro al chilo. Il "boliviano" arriva ogni settimana via Olanda,ai porti di Napoli e Salerno.Vittime di questo turpe mercato sono i consumatori. Mentre i taroccatori truffano i loro prodotti producendo un giro illegale da 1 miliardo di euro, i consumatori si trovano a dover fare i conti con prodotti mediocri,se non addirittura dannosi per la salute di chi li consuma,realizzati con materiali scadenti e messi sul mercato con il prezzo dei migliori prodotti. Secondo dati attendibili,mediamente la mozzarella di bufala costa 6 euro al chilo. Lino Martone,segretario del Siab ( il sindacato degli allevatori bufalini di Caserta),conferma l'allarme truffa,affermando che secondo le stime almeno la metà di 130 caseifici che hanno il marchio DOP,"modificano" le mozzarelle di bufala. Immediate le risposte del presidente del consorzio delle mozzarelle di bufala,Luigi Chianese,il quale afferma che il prodotto DOP viene assolutamente garantito ai consumatori. Queste discussioni crearono molte polemiche e alle fine portarono alla conclusione che il segretario Martone forse aveva ragione. Infatti sembra che un autorevole rappresentanted del Consorzio sia stato colto "con le mani nel sacco" dagli ispettori ministeriali intenti ad attuare una delle tante visite di ispezione e controllo,proprio mentre allungava il latte bufalino aggiungendo acqua! Ne è seguita una denuncia . A Napoli ,il 29 Ottobre,i carabinieri del Nas hanno eseguito 18 arresti,cinque misure cautelari (obbligo di dimora e sospensione dell'esercizio di professione),e sottoposto a sequestro 13 allevamenti bufalini della provincia di Caserta.Sotto accusa allevatori e veterinari,che secondo i militari eseguivano prelievi di sangue dai bufali sani sostituendoli a quelli degli animali infetti. In sostanza le mozzarelle di bufala non solo possono non essere di bufala,ma a volte vengono realizzate utilizzando latte di capi malati,nello specifico affetti da brucellosi. Insomma di male in peggio! Per fortuna almeno la nostra salute non dovrebbe comunque essere a rischio.Le alte temperature del procedimento d lavorazione sono infatti superiori a quelle necessaria per l'eliminazione del virus. Anche se in alcuni caseifici è stata rilevata presenza di diossina. Per Adoc (associazione nazionale per la difesa e l'orientamento dei consumatori, degli utenti, dei risparmiatori, dei malati, dei contribuenti),è importante che lo scandalo non sia sottovalutato; "questo scandalo dimostra,nel bene o nel male ,che i controlli nella filiera agroalimentare nel mercato interno della UE non sono sufficienti ed adeguati" commenta Carlo Pileri,presidente dell'Adoc. Comunque è severamente consigliato acquistare i prodotti che hanno il marchio di origine protetta DOP. Anche se nella gran parte dei casi la mozzarella attualmente prodotta non arreca danni,si tratta comunque di una magra consolazione per l’ Italia,conosciuta in tutto il mondo per i suoi ottimi prodotti di provenienza campana. Il responsabile economico della Coldiretti,Lorenzo Bazzana,ha dichiarato che sono i Paesi meta dell'emigrazione italiana a falsificare di più i nostri prodotti perché sono proprio i nostri ex-connazionali che si mettono a produrre il prodotto che una volta facevano a casa loro, ma spesso con metodologie poco oneste. A confondere il consumatore,spesso basta il solo tricolore riportato sulla confezione,simbolo,che per gli acquirenti vale qualità. Anche questa è l’Italia dei nostri giorni,ma per fortuna c’è chi indaga, chi controlla e si erge a difesa dei diritti legittimi di tutti i cittadini a vivere sani , ma è anche importante che ciascuno di noi viva consapevolmente,tenendosi aggiornato sui possibili rischi derivanti da un’alimentazione sbagliata… Esposito G. Altieri F. Castiello R. Anno scol. 2009/2010, Numero 2 Pagina 7 Il caro-taxi assedia gli aeroporti ARIA MALATA IN ITALIA “Costa meno un volo per l’Europa” Dal gennaio 2009, a causa dell’aria troppo inquinata, l’Italia è sotto accusa per non aver difeso la salute dei suoi cittadini : molte sono le denunce degli ambientalisti e degli istituti scientifici. Gli abitanti di 13 principali città italiane, le principali, respirano ogni giorno polveri dannose, inferiori a 10 millesimi di millimetro di diametro, che pare provochino così circa 8200 morti l’anno. Nonostante ciò né le autorità locali, né il Ministero dell’Ambiente, stanno provvedono al miglioramento delle condizioni ambientali. In base a delle ricerche fatte dal Ministro dell’Ambiente, si è arrivati alla conclusione che circa 57 città su 88 superano i limiti di legge per l’emissioni di polveri sottili ( PM 88 ). La città italiana con il più alto tasso d’inquinamento dell’aria è Napoli, che supera 5 volte il valore limite per le emissioni di polveri sottili ( valore che non dovrebbe essere superato per più di 35 giorni l’anno ), tra le altre città ricordiamo: Milano e Roma. Il Presidente della Lega Ambiente, Vittorio Cagliati Dezza, commenta : “ Il responsabile maggiore dell’inquinamento è il traffico.” Foto dal web Taxi sempre più cari, soprattutto per chi va in aeroporto dove scattano addirittura delle tariffe fisse. Secondo alcuni sondaggi una corsa in taxi per andare in aeroporto costa di più di un volo low cost per una qualsiasi capitale europea, per esempio una corsa in taxi da Milano all’aeroporto di Malpensa costa 85 euro, mentre un volo da Malpensa a Parigi, solo andata, costa solamente 21,99 euro con la compagnia Easy Jet. Ma questo fenomeno si verifica anche in molte altre città italiane come Napoli, Roma, Torino, Bari,per cui le compagnie aeree si sono subito ribellate a questo paradosso, accusando i tassisti di non fare un “gioco di squadra”; infatti le compagnie aeree e gli alberghi fanno di tutto per ridurre i prezzi agevolando turisti e ospiti mentre i tassisti applicano dei rincari che uccidono il turismo. Subito dopo lo scandalo accorre in difesa dei tassisti il coordinatore di Unica Taxi Cgil, Nicola Di Giacobbe, che dice <<E vero che i voli low cost hanno dei prezzi stracciati ma bisogna prenotarli con tantissimo anticipo. E poi sul taxi quando salgono a bordo quattro persone il prezzo resta invariato, e anche questa è un’offerta>>. In seguito giustifica questo rincaro affermando che la crisi c’è anche per i tassisti che hanno perso il 40% del lavoro e invita lo stato ad aiutarli salvaguardando le piccole imprese. Solo a Firenze il prezzo della corsa dal centro fino all’aeroporto è più basso del volo, ma questo perché da Firenze non partono voli low cost. Mentre a Genova le tariffe sono da record e in alcuni casi i prezzi sono stati gonfiati in seguito allo stop dei treni. A causa del blocco delle linee Genova-La Spezia, molti passeggeri hanno scelto di prendere il taxi per raggiungere la destinazione nello Spezzino, ma la scelta, si è rivelata per alcuni molto cara, come per il turista americano che ha denunciato di aver dovuto sborsare 250 euro per andare, insieme ai tre figli, da Santa a Bonassola. Questo è un ulteriore episodio della cattiva usanza di applicare tariffe rialzate per i turisti che vengono dall’estero. A Roma invece è previsto un rincaro dei taxi per fine febbraio. A deciderlo sarà il campidoglio insieme alla commissione consultiva che ha fatto una serie di proposte. Si prevede di abolire le tariffe 1(tariffe urbane) e la 2(tariffe extraurbane) a favore di un'unica tariffa, derivata dalle due. Saranno ritoccate anche le tariffe delle corse per Fiumicino: costeranno 45 euro anziché 40 euro. Per quello di Ciampino si sta ancora discutendo se aumentare i prezzi. Subito contraria all’aumento è l’associazione dei consumatori che afferma che così facendo il taxi diventerà un mezzo di lusso e non un supporto per il trasporto pubblico, e che più taxi a buon mercato migliorano la vita dei cittadini e fanno entrare più soldi nella tasche dei tassisti. Per evitare il caro taxi sono state elencate, dall’Associazione Altroconsumo, le regole che ogni buon tassista deve eseguire , e sono: 1)Il tariffario su carta deve essere visibile e consultabile sulla vettura; 2)Il tassametro deve essere ben visibile; 3)Il tassametro deve essere attivato all’inizio della corsa e disattivato alla fine; 4)Il prezzo da pagare e quello indicato a fine corsa dal tassametro(corsa+supplementi) 5)Il percorso deve essere quello più breve. Solo così il taxi smetterà di essere un servizio per pochi, a tutto vantaggio dell’equità sociale. Cecoro Enrico Siamo su Internet: www.giordanicaserta.it Il Sindaco di Milano, Letizia Moratti, dopo diciassette giorni di superamento ininterrotto dei livelli di polveri sottili nella sua città, ha dovuto affrontare il problema dell’inquinamento: domenica 31 gennaio c’è stato il blocco totale delle automobili e da lunedì per entrare nel centro di Milano, i cittadini dovranno pagare un ticket di 5 euro. Il sindaco, Inoltre, dice che un’ ulteriore soluzione al problema potrebbe essere l’utilizzo massiccio dei mezzi pubblici da parte dei cittadini. Il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, continua a negare l’emergenza, affermando che la situazione non è tragica, in quanto, negli ultimi anni sono stati fatti dei passi avanti . Il Sindaco di Sesto San Giovanni, Giorgio Oldrini del Pd, ritiene che è mancato un coordinamento a livello regionale, per risolvere il problema; difatti il blocco del traffico avverrà in orari differenti per ogni comune. In base a studi effettuati dal V MEETING internazionale di allergologia pediatrica in corso a Milano, le persone più esposte all’inquinamento atmosferico sono i bambini. In età infantile la media è di tre infezioni respiratorie all’anno, la cui causa principale è la presenza di anidride solforosa nell’aria. Nell’ultimo mese, molte sono state le manifestazioni di protesta, a cui hanno partecipato associazioni come la Lega Ambiente e l’Organizzazione Genitori Antismog, ma viene da chiedersi quanto ci vorrà ancora perché il problema dell’inquinamentro atmosferico sia affrontato in maniera sistemica, come globale politica in difesa del diritto alla salute di tutti. Mazzola e Fabozzi DISPERATI IN DIFESA DEL POSTO DI LAVORO Era il 17 novembre quando gli operai della FIAT occuparono per la prima volta il municipio di Termini Imerese, dicendo:”abbiamo paura”. Lo stabilimento FIAT di Termini è storico e glorioso ; lì nacque la Fiat Panda con 800 vetture prodotte al giorno e 3500 operai assunti. Secondo indiscrezioni, la fabbrica stava per essere spostata in Polonia. Il giorno seguente il sindaco di Termini e quelli dei paesi vicini raggiunsero il comune occupato, confrontandosi direttamente con gli operai, dicendo di avere una soluzione. La risposta stava negli ecoincentivi che avrebbero dovuto far aumentare la vendita di autovetture , così favorendo il mantenimento della produzione in Italia , sempre a patto che si riuscisse a ridurre i costi della mano d’opera. Ora ,tuttavia, molte famiglie sono disperate e continuano ancora a protestare perché non è stato neanche rispettato l’impegno assunto nel 2009 grazie all’intervento del ministro delle attività produttive, Claudio Scajola,che prevedeva l’arrivo a luglio 2009 della nuova autovettura (Ypsilon), un investimento di 500 milioni di euro e un incremento di 250 lavoratori: investimenti, posti di lavoro, futuro. La protesta continua ancora oggi in varie forme e si è spostata a Roma, davanti ai palazzi del potere. Secondo la FIAT a Termini Imerese ogni autovettura costa 1000 euro in più. Pasquale Cavallo segue in ultima Notiziario dell’ Istituto GIORDANI di Caserta dalla pag. 3 In queste prime settimane dell’anno il personale A.T.A. dell’Istituto ha subito la perdita di due colleghi, Giuseppina Mennillo e Pasquale Vetrella, che da anni prestavano il loro prezioso servizio per la nostra Scuola, una grande comunità, che tra alti, bassi e tanti problemi, porta avanti una delle realtà più grandi ed efficienti della città e di tutta la provincia casertana. I due colleghi ci hanno lasciato prematuramente perché affetti da un male incurabile, la prima combattendolo da più di un anno, il secondo durato solo due mesi. Un male che in questi ultimi decenni sta facendo tante vittime in molte delle nostre famiglie e comunità. A loro tutte va il nostro saluto più caro. matteo248 Dirigente Scolastico In distribuzione presso la Prof. Francesco Villari LIBRERIA GUIDA CASERTA Redazione: Prof. G. De Tata, Prof. C. Rocco, Alunni dell’ Istituto tel. 0823327359 Fax 0823325655 E-mail: [email protected] Le presenti indicazioni non hanno alcuna pretesa di esaustività. Intendono semplicemente fornire un primo orientamento per avvicinarsi alle complesse problematiche affrontate. Sulla Germania nazista è possibile cfr. E. Collotti, La Germania nazista, Torino, Einaudi, 1962; W. L. Shirer, Storia del Terzo Reich, ivi, 1965; W. S. Allen, Come si diventa nazisti. Storia di una piccola città (1930-35), ivi, 1968; E. Collotti, Nazismo e società tedesca (1933-1945), Torino, Loescher, 1982 (interessante antologia documentaria). Sui campi di concentramento nella loro globalità cfr. W. Shofsky, L’ordine del terrore. Il campo di concentramento, Bari, Laterza, 1995; A. Kaminsky, I campi di concentramento dal 1896 a oggi, Torino, Bollati Boringhieri, 1997. Sullo sterminio nazista degli ebrei cfr. I. Poliakov, Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, Torino, Einaudi, 1964; A. Nirenstajn, E’ successo solo 50 anni fa, Firenze, La Nuova Italia, 1983; A. Meyer, La soluzione finale, Milano, Mondadori, 1990; M. Gilbert, Atlante di storia ebraica, Firenze, La Giuntina, 1993; R. Hilberg, Carnefici, vittime, spettatori. La persecuzione degli ebrei (1933-1945), Milano, Mondadori, 1994; L. Meneghello, Promemoria, Bologna, Il Mulino, 1994; R. Hilberg, La distruzione degli ebrei d’Europa, Torino, Einaudi, 1995. Su Auschwitz cfr. R. Hoss, Comandante ad Auschwitz, Torino, Einaudi, 1966; O. Friedrich, Auschwitz. Storia del lager 1940-1945, Milano, Baldini & Castoldi, 1994; J.-C. Pressac, Le macchine dello sterminio. Auschwitz 1941-45, Milano, Feltrinelli, 1994; G. Gozzini, La strada per Auschwitz, Milano, Bruno Mondadori, 1996. Sui sopravvissuti cfr. M. Martini (a cura di), Il trauma della deportazione, Milano, Mondadori, 1983; A. Bravo – D. Jalla (a cura di), La vita offesa, Storia e memoria dei lager nazisti nei racconti di duecento sopravvissuti, Angeli, 1992. Sull’Italia fascista vanno segnalati alcuni romanzi e racconti particolarmente efficaci: Rosetta Loy, La parola ebreo, Einaudi, 1997; Giorgio Bassani, Gli occhiali d’oro, Einaudi, 1958 successivamente confluito, insieme ad altri sette racconti (Il muro di Editor: matteo248 DISPERATI IN DIFESA DEL LAVORO Il dialogo tra le parti in causa non si è mai interrotto ma nulla di positivo ne è emerso e gli operai sono ovviamente inferociti. Marchionne alla fine ha sentenziato che la FIAT ha deciso: nel 2011 i cancelli di Termini Imerese chiuderanno ; da lì non usciranno mai più auto FIAT confezionate in Sicilia. Successivamente il ministro ha dichiarato di avere 9 o 10 offerte che sta valutando e che saranno presentate il 5 marzo alla FIAT. Il presidente di Confidustria Emma Marcegaglia si mostra fiduciosa: alcune offerte le paiono degne di attenzione, ma riconosce che quello di Termini Imerese è uno stabilimento che per motivi logistici e di efficienza non riesce a stare in piedi. Tutte le parti in causa vorrebbero reimpiegare le persone e non far perdere posti di lavoro in un momento economico delicato come quello attuale. Anche il Riferimenti bibliografici essenziali Sul revisionismo cfr. P. Levi, I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi, 1986; G. E. Rusconi (a cura di), Germania: un passato che non passa, ivi, 1987; P. V. Naquet, Gli assassini della memoria, Editori Riuniti, 1993; T. Bastian, Auschwitz e la “menzogna su Auschwitz”, Torino, Bollati Boringhieri, 1995; J. Pisanty, L’irritante questione delle camere a gas, Milano, Bompiani, 1998. Per contatti e collaborazioni: da pag. 7 Il giorno della (poca) memoria presidente del Consiglio dichiara che il governo è pronto per gli incentivi, ma la FIAT non sembra interessata, ritenendo piuttosto necessaria una nuova politica di sostegno alle industrie, che non hanno bisogno di finanziamenti a pioggia bensì di piani di sviluppo a breve e lungo termine; una forte e seria politica industriale che miri ad un rafforzamento competitivo dell'industria dell'auto, un settore considerato trainante da tutti i governi del mondo, potrebbe far recedere la FIAT dall’intento di trasferire la produzione all’estero, dove produrre costa meno. E allora? Cosa aspettiamo? Agli operai di Termini Imerese interessano fatti non parole: hanno bisogno di lavoro e di un briciolo di programma per il futuro dei loro figli…ma questo chi gestisce la vita politica ed economica del nostro Paese lo sa? Pasquale Cavallo. cinta, Lida Mantovani, La passeggiata prima di cena, Una lapide in via Mazzini, Gli ultimi anni di Clelia Trotti, Una notte del ’43, In esilio) e romanzi, ne Il romanzo di Ferrara, Mondadori, 1974. Dello stesso autore va ricordato Il giardino dei FinziContini, Einaudi, 1962, da cui il regista Vittorio De Sica trasse l’omonimo film (1970). Un altro film da ricordare è quello di Florestano Vancini, La lunga notte del ’43 (1960), ispirato al racconto Una notte del ’43. Il “manifesto della razza”, pubblicato originariamente sul n. 1 de La difesa della razza (5 agosto 1938), è reperibile in La difesa della razza. A quarant’anni dalle leggi fasciste, numero speciale della rivista “Il Ponte” (novembre-dicembre 1978), unitamente ad una serie di validi contributi critici e ad un’ampia selezione della legislazione antiebraica fascista. Utili indicazioni ed analisi in M. Sarfatti, Mussolini contro gli ebrei. Cronaca dell’elaborazione delle leggi del 1938, Torino, Zamorani, 1994 e in Idem, Le “carte di Merano”: la persecuzione antiebraica nell’Italia fascista, in “Passato e Presente” n. 32, maggio – agosto 1994, pp. 119-128. Per un’analisi complessiva della questione ebraica sotto il fascismo è possibile ricorrere a R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Einaudi, 1961; un taglio invece più specifico in G. Mayda, Ebrei sotto Salò. La persecuzione antisemita 1943-1945, Milano, Feltrinelli, 1978 e L. Picciotto Fargion, Il libro della memoria. Gli ebrei deportati dall’Italia (1943-1945), Milano, Mursia, 1992. Sulla razzia nazista del ghetto ebraico di Roma del 16 ottobre 1943, che consentì la cattura di 1.022 persone (oltre 200 i bambini), tutte deportate ad Auschwitz nel giro di pochi giorni (soltanto 15 di esse ritorneranno: 14 uomini ed una donna) risulterà utile la lettura di G. Debenedetti, 16 ottobre 1943, Palermo Sellerio, 1993 (l’edizione originale risale al 1944) e F. Coen, 16 ottobre 1943. la grande razzia degli ebrei di Roma, Firenze, La Giuntina, 1991. Una puntuale analisi dell’armistizio italiano dell’8 settembre 1943 in E. Aga Rossi, Una nazione allo sbando. L’armistizio italiano del settembre 1943, Bologna, Il Mulino, 1993. Per le fasi successive è invece possibile ricorrere a L. Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia 1943-1945, Torino, Bollati Boringhieri, 1993 e a W. F. Deakin, Storia della Repubblica di Salò, Torino, Einaudi, 1963 (ripubblicato con il titolo La brutale amicizia. Mussolini, Hitler e la caduta del fascismo italiano, ivi, 1993).