“Valorizzare il talento nello sport di oggi”

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“Valorizzare il talento nello sport di oggi”
“Valorizzare il talento nello sport di oggi”
Predazzo 7 maggio 2010
Il talento sportivo può essere considerato quell’individuo che possiede una
particolare attitudine verso una specifica attività sportiva. L’identificazione di quei giovani
che possiedono queste caratteristiche rappresenta il punto di partenza per la “costruzione”
del futuro campione.
Lo sviluppo del talento sportivo è un processo di modificazione a lungo termine che
attraverso l’allenamento ha la finalità di sviluppare tutte quelle qualità necessarie per
raggiungere elevati livelli di prestazione in età evoluta. Questo processo può avvenire solo
se vengono considerate primarie le qualità sviluppabili nei diversi periodi della crescita.
Il percorso di crescita del talento sportivo solitamente inizia con l’avviamento
all’attività sportiva passando attraverso una corretta maturazione psico-fisica e dovrebbe
terminare con il raggiungimento di risultati di rilievo in un contesto dove hanno un ruolo
decisivo anche tutti quei soggetti che fanno parte della quotidianità dell’atleta (famiglia,
società sportiva, scuola, ambiente sociale).
Il convegno si propone, sulla base di studi scientifici ed attraverso il confronto fra
tecnici di diverse discipline sportive, di fornire delle indicazioni utili agli addetti ai lavori, per
contribuire ad ottimizzare le strategie di identificazione, promozione e sviluppo del talento
sportivo.
MODERATORI
Marcello Faina
Istituto Scienze dello Sport CONI Roma
Coordinatore rapporti tecnico scientifici FSN
Elio Locatelli
Direttore Dipartimento sviluppo IAAF
Consulente per la preparazione olimpica, CONI Roma
Carlo Morandi
Preside Facoltà Scienze Motorie Università di Verona
Dino Ponchio
Presidente CONI della Provincia di Padova
Maurizio Romano
Direttore Area Territorio e Promozione dello Sport CONI Roma
Federico Schena
Presidente Corso di Lauree specialistiche Tecnica dello Sport
Direttore CEBISM -Università di VeronaPresidente Scuola Regionale dello Sport CONI Trentino–Alto Adige
RELATORI
Walter Bolognani
Responsabile tecnico squadre nazionali giovanili Federazione Italiana
Nuoto
Dario Broccardo
Responsabile dell'Area Ricerca, Sviluppo e Sostegno delle Squadre
Nazionali della Federazione Ciclistica Italiana
Maurizio Costanzi
Responsabile settore giovani Chievo calcio
Rossana Ciuffetti
Direttore area sport e preparazione Olimpica del CONI
Simone Diamantini
Preparatore Atletico Squadra Juniores FISI sci fondo
Mario Gulinelli
Redattore capo della rivista del CONI “SdS”
Franco Impellizzeri
Coordinatore ricerca sport invernali CEBISM Rovereto
Antonio La Torre
Docente presso la Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Milano
Consulente per la preparazione Olimpica, CONI
Werner Margreiter
Sport Director YOG Insbruck 2012
Claudio Ravetto
Direttore tecnico FISI sci alpino
Luca Rivoira
Tecnico F.I.S.G.
Claudio Robazza
Docente presso l’Università di Chieti
Ivo Pertile
Direttore tecnico salto e combinata nordica FISI
Francesco Uguagliati
Direttore Tecnico delle Squadre Nazionali FIDAL
Werner Margreiter
Sport Director YOG Insbruck 2012
PROGRAMMA
8.00
Registrazione
8.45
SALUTI DI BENVENUTO
9.00-10.20
“CHI E’ IL TALENTO SPORTIVO”
moderatori – Federico Schena e Marcello Faina
Ereditarietà e talento – Franco Impellizzeri
Caratteristiche psicofisiche del talento – Claudio Robazza
Discussione
10.20-10.40
PAUSA CAFFE’
10.40-12.00
“RICERCA E SVILUPPO DEL TALENTO SPORTIVO”
moderatori – Romano Maurizio e Dino Ponchio
Identificazione e monitoraggio del talento – Antonio La Torre
Quale modello di competizioni per lo sviluppo psicofisico dei giovani – Mario Gulinelli
Discussione
12.00-13.00
“LE OLIMPIADI GIOVANILI” la prossima sfida per lo sport dei giovani
moderatore: Carlo Morandi
Le Olimpiadi estive di Singapore 2010 – Rossana Ciuffetti
Le Olimpiadi invernali di Insbruck 2012 – Werner Margreiter
Discussione
13.00-14.30
PAUSA PRANZO
14.30-17.30
“PROGETTI E STRATEGIE PER LA PROMOZIONE DEL TALENTO SPORTIVO”
moderatore: Elio Locatelli
Promozione del talento sportivo nel mondo. L’esperianza IAAF – Elio Locatelli
Federazione Italiana Giuoco Calcio – Maurizio Costanzi
Federazione Italiana di Atletica Leggera – Francesco Uguagliati
Federazione Italiana Nuoto – Walter Bolognani
Federazione Ciclistica Italiana – Dario Broccardo
Federazione Italiana Sport Ghiaccio – Luca Rivoira
Federazione Italiana Sport Invernali D.A. Sci Alpino – Claudio Ravetto
Federazione Italiana Sport Invernali D.A. Sci di Fondo – Simone Diamantini
Federazione Italiana Sport Invernali D.A. Salto e Combinata Nordica – Ivo Pertile
Discussione
17.30
CHIUSURA LAVORI
Ereditarietà e talento
Franco M. Impellizzeri
Centro Ricerche per lo Sport, Montagna e Salute (ex CeBiSM) di Rovereto, Università degli Studi di Verona,
Italia; Department of Research and Development, Schulthess Klinik (FIFA Centre of Excellence and Swiss
Olympic Medical Centre), Zurich, Switzerland
Nonostante sia diffusa l’idea che il talento sportivo sia legato prevalentemente a caratteristiche individuali
geneticamente predeterminate, dal punto di vista scientifico non è ancora chiaro quanto l’ereditarietà sia
importante nella determinazione del talento. Per comprendere il ruolo dell’ereditarietà occorre però capire
meglio il contesto (modello concettuale) del “talento sportivo”, sul quale c’è spesso confusione. Il primo
punto riguarda la definizione di talento, dalla quale dipende la prospettiva da cui vengono analizzati i dati
scientifici e quindi anche le strategie che si possono attuare. Per “talento” si deve intendere un individuo con
maggiore potenziale per eccellere in un particolare sport rispetto agli altri atleti già coinvolti nella disciplina.
Recentemente sono stati presentati nuovi e più completi modelli concettuali (Vaeyens et al, 2008) che
definiscono il talento in modo più preciso e cioè come l‘abilità di un individuo di saper utilizzare delle
capacità sviluppate in modo sistematico ad un livello tale da posizionarlo nel 10% migliore rispetto agli altri
partecipanti. Questa definizione mette in evidenza la popolazione di riferimento che è rappresentata da “altri
individui della stessa età GIA’ coinvolti nella disciplina specifica” e non la popolazione potenziale (come
spesso si pensa). Quindi quando si parla di identificazione del talento ci si riferisce (o ci si dovrebbe riferire)
a quel processo di selezione di talenti tra atleti della stessa età o categoria già praticanti. Quando ci si
riferisce all’identificazione di nuovi talenti, cioè selezionati dalla popolazione di non praticanti, si dovrebbe
utilizzare il termine “reclutamento di talenti” o “scoperta di talenti (talent detection)”. Altre nazioni come
l’Australia hanno anche sviluppato sistemi di trasferimento del talento. In generale, tuttavia, la maggior parte
delle strategie e politiche sportive attuate a livello internazionale sono state rivolte all’identificazione del
talento nell’accezione di cui sopra. Il secondo concetto base è quello dello “sviluppo del talento (talent
development)”, cioè quel processo che trasforma individui dotati in talenti (prodotto finale del processo di
sviluppo). In questo caso per dotati si intende individui con doti innate (genetiche) che li posizionano nel
miglior 10% di tutta la popolazione potenziale (simile per età).
Con la pubblicazione nel 2001 del genoma umano da parte dell’International Genome Consortium, gli studi
e l’interesse scientifico sugli aspetti genetici della performance fisica hanno avuto una spinta notevole. Se si
deve discutere, quindi, del ruolo dell’ereditarietà genetica nel contesto del talento sportivo, si deve affrontare
la tematica del ruolo delle caratteristiche genetiche nel determinare le perfomance di eccellenza. Così come
per le malattie, si è pensato fosse possibile arrivare ad identificare singoli geni responsabili di determinate
caratteristiche o malattie. Sfortunatamente le cose non sono così semplici e quello che è stato definito “il
santo Graal della biologia” (determinismo biologico) si è rivelato un approccio troppo semplificato (forse
troppo ottimistico) e senza riscontri nelle evidenze accumulate fino ad oggi. Uno dei geni più noti per i
legami con la perfomance fisica è l’ACE. Vari studi hanno esaminato l’influenza delle varianti dell’ACE
(polimorfismi Inserzione/Delezione: II, ID, DD). Queste ricerche mostrano che gli atleti di endurance hanno
una frequenza maggiore di ACE II mentre gli atleti di potenza di ACE DD. Tuttavia, come sottolineato da
Jones et al (2002) esistono ed esisteranno sempre atleti di endurance top level con ACE DD e di potenza con
ACE II. Questo perché l’ACE è solo uno (e non l’unico) dei geni potenzialmente associati alle differenze
inter-individuali di performance (Rankinen et al, 2005; Jones et al, 2002). Inoltre l’associazione tra
prestazione di endurance e polimorfismi dell’ACE non è mai stata trovata in soggetti non allenati (sedentari).
Questo sottolinea l’importanza degli stimoli ambientali sullo sviluppo del talento e mette in discussione
l’idea apparsa su qualche rivista divulgativa di poter reclutare talenti in base a screening genetici (almeno per
il momento e per diversi anni). Per quanto gli studi genetici stiano portando all’identificazione di nuovi geni
associati alla performance, è ormai opinione comune tra gli scienziati che il talento è dato dalla
combinazione di doti genetiche e vincoli ambientali, ma si ritiene anche che un atleta con “minor doti
genetiche” possa raggiungere livelli di eccellenza attraverso l’esposizione agli stimoli appropriati (Davids et
al, 2007). Un individuo più dotato ha ovviamente più probabilità di raggiungere livelli di eccellenza, ma
SOLO SE sottoposto a stimoli adeguati. E’ anche vero che le doti innate possono favorire risultati positivi in
età precoce e quindi offrire più opportunità di essere esposti ai fattori ambientali necessari per sviluppare il
talento (staff migliore, più allenamento, più supporto sociale, più motivazione, etc.). In ogni caso è chiaro
che le doti genetiche da sole non bastano.
Un altro modello molto diffuso e noto è quello della cosiddetta pratica deliberata, che nega il ruolo delle
doti innate rispetto a quelle acquisite. Secondo Ericsson et al (1993) è necessaria una quantità minima di
pratica deliberata (attività effettuate con lo scopo di migliorare la perfomance: i.e. allenamento)
corrispondente a circa 10 anni (o circa 10 000 ore) per poter raggiungere livelli di eccellenza. Questa teoria
che trova qualche riscontro (ma anche no) nella letteratura scientifica si applica a tutti gli individui e
attribuisce alle doti genetiche un ruolo marginale se non addirittura nessuno. Una lettura secondo la teoria
della pratica deliberata (molto allenamento specifico sin da giovani) può essere data ai successi sportivi
ottenuti dai cinesi, così come le abilità dei giocatori brasiliani, la maggior capacità prestativa nella corsa
degli africani, o il dominio nell’half pipe dello snowboarder statunitense Shaun White. Anche essere “figli
d’arte” può essere visto non come vantaggio genetico (o non solo), ma come un vantaggio per l’ambiente
favorevole alla pratica deliberata in cui i figli crescono (più opportunità). E’ da notare questo modello trova
più riscontri negli sport di abilità con una maggiore componente tecnica, e meno in quelli definiti “chiusi” o
più “fisici/fisiologici” come ciclismo, corsa, canottaggio, etc. Se da un alto la pratica deliberata è una
posizione estrema che se applicata in modo intransigente porta alla specializzazione precoce e a carichi di
lavoro elevati in età molto giovane, è assolutamente riconosciuto come la pratica deliberata sia essenziale
nello sviluppo del talento. In altre parole, una volta identificato il talento, il suo sviluppo avviene attraverso
quantità elevate di allenamento. Secondo Bullock dell’AIS e responsabile di alcuni progetti di identificazione
e sviluppo del talento, per evitare i carichi eccessivi e le esagerazioni della pratica deliberata, lo sviluppo
dovrebbe procedere secondo il modello della programmazione deliberata (Bullock et al, 2009) ovvero una
programmazione a lungo termine di varie componenti che vanno dai carichi di lavoro a tutti i servizi di
supporto per l’atleta. Altro punto a favore della pratica deliberata programmata è il tempo necessario perché
le doti si manifestino. Le doti, infatti, non necessariamente si manifestano al momento della valutazione del
“candidato”, ma possono anche emergere nel tempo o essere intese come grado (velocità) di apprendimento
e miglioramento. Anche in questo caso senza pratica e programmazione deliberata le doti possono non essere
identificate (con il rischio di escludere o perdere l’atleta).
Dal punto di vista pratico capire il ruolo dell’ereditarietà è importante perché può influenzare la decisione di
come spendere le risorse, di per se già limitate: spendere i soldi per scovare talenti (talent detection) in un
particolare sport o spendere soldi per identificare i talenti all’interno della popolazione che si ha disposizione
e/o svilupparne le doti così che si manifesti il talento? In base alle conoscenze attuali è difficile capire come
trovare nuovi talenti e di conseguenza converrebbe impiegare le risorse per l’identificazione ma soprattutto
per lo sviluppo ed eventualmente il trasferimento dei talenti. Il trasferimento è concettualmente difficile da
accettare per motivi culturali, ma consentirebbe di non sprecare le risorse spese per un individuo che si rivela
non competitivo come previsto, indirizzandolo in un’altra disciplina. E’ anche possibile utilizzare atleti che
sono già di eccellenza in altri sport per introdurli in altre discipline verso cui c’è un interesse più strategico
(ad esempio in ottica medaglie Olimpiche). Questo è quello che ha fatto e fa l’Australia nel progetto
Skeleton e calcio femminile, o spostando i ciclisti della bmx (magari già di altissimo livello) sulla pista.
Queste strategie avrebbero ovviamente più efficacia aumentando l’inserimento di nuovi partecipanti nel
sistema sportivo, in modo da aumentare il numero di giovani tra cui identificare i talenti; questo è
sicuramente complesso ma più realistico che tentare di scovare un potenziale talento nella popolazione
normale e successivamente introdurlo ed indirizzarlo in specifiche discipline. Inoltre, se da un lato è
possibile che caratteristiche genetiche possano determinare il talento, è anche vero che la sua identificazione
può avvenire attraverso anni di pratica e programmazione deliberata. Esempi da altri nazioni hanno mostrato
che i programmi di identificazione e sviluppo dei talenti sono possibili. Essendo un periodo di crisi
economica, le nazioni sportivamente più evolute riallocano le risorse nei programmi di sviluppo dei talenti, e
spostano le risorse nelle discipline dove è più facile ottenere risultati. Infine è essenziale attuare un approccio
scientifico alla programmazione (il buon senso va bene ma non basta), in modo da generare processi
controllati e quindi riproducibili. Questo è anche fondamentale per sapere, nel caso, dove si è sbagliato così
da non ripetere gli stessi errori ed ottimizzare i successivi interventi. In conclusione, l’ereditarietà è
probabilmente un fattore importante ma non essenziale (almeno in alcune discipline) e sicuramente non
sufficiente per sviluppare ed identificare un talento.
CARATTERISTICHE PSICOFISICHE DEL TALENTO
Claudio Robazza
La ricerca sul talento nello sport si è rivolta allo studio delle caratteristiche dell’individuo e
dell’ambiente seguendo sostanzialmente due direzioni: da una parte ponendo l’accento sulla
valutazione dei prerequisiti alla base dell’eccellenza, per identificare il talento e quindi consentire
alle organizzazioni sportive di selezionare precocemente i giovani in possesso delle potenzialità per
eccellere; dall’altra enfatizzando lo sviluppo del talento e quindi considerando la qualità e la
quantità dell’allenamento necessario per conseguire l’expertise e quindi prestazioni di massimo
livello. Ciò ha dato origine al dibattito nature-nurture, tuttora in atto, che vede da una parte i fautori
del talento come dote innata e, dall’altra, i sostenitori del talento come qualità acquisita. Secondo
una prospettiva intermedia, è ragionevole sostenere che, nonostante per certi aspetti il talento sia
innato e quindi fondato su caratteristiche determinate geneticamente, la prestazione di eccellenza
nello sport si acquisisca attraverso anni di pratica sistematica e si manifesti con livelli di prestazione
atletica superiori, costanti e prolungati nel tempo. Per conseguire lo status di esperto, l’atleta deve
eccellere ad almeno quattro livelli: fisiologico/condizionale (composizione delle fibre muscolari,
caratteristiche antropometriche, capacità condizionali, flessibilità, ecc.), tecnico (abilità,
coordinazione sensomotoria), cognitivo (conoscenze tattiche e strategiche, abilità percettive e di
decision-making) e psicologico (abilità mentali, di autoregolazione, di gestione delle emozioni e di
coping di fronte alle difficoltà). Accanto a questi aspetti, nello sviluppo del talento va riconosciuto
il ruolo di sostegno motivazionale che può derivare dall’ambiente sociale, in particolare dalle
persone che esercitano un influsso rilevante sul giovane, quali l’allenatore, l’insegnante, i genitori
ed i compagni.
IDENTIFICAZIONE E MONITORAGGIO DEL TALENTO
1
Antonio La Torre- 2Maria Francesca Piacentini
Dipartimento di Scienza dello Sport, Nutrizione e Salute-Università degli Studi di Milano
2
Dipartimento di Scienze del Movimento Umano e dello Sport - Università degli Studi di Roma Foro Italico
1
E ormai teoria diffusa che l’identificazione e lo sviluppo del talento giochino un ruolo cruciale nella
ricerca dell’eccellenza sportiva (Russel K. Et al 1989; Williams et al 2000). In tutto il mondo
infatti, sono già molti i progetti che hanno mirato o mirano tutt’ora a trovare futuri campioni,
partendo dai semplici studi di piccole federazioni sparse per il mondo, fino ad arrivare (come il caso
dell’ Indonesia o l’Australia) a grossi programmi nazionali che prevedono la partecipazione di 9000
giovani studiati. Oltre al numero di progetti, naturalmente, sono sicuramente considerevoli anche le
risorse investite verso un obbiettivo che ormai sembra essere diventato prerogativa non solo dei
tecnici ma anche di tutte le maggiori istituzioni sportive: creare strutture “sistematiche” in grado di
trovare il prima possibile giovani eccezionalmente dotati per poi essere in grado di accelerare il
processo di sviluppo del loro talento (Williams et al 2000, Abbot et al 2004).. Se pensiamo nello
specifico all’Italia non possiamo certo ignorare che un' analisi dell'attuale situazione sociale e
demografica del nostro Paese evidenzia come lo sport italiano ha vissuto e sta vivendo una fase di
sviluppo ed un processo di trasformazione senza precedenti. I 17 milioni (dato Istat, 2006) di
praticanti infatti, pongono serie problematiche che bisogna affrontare con progetti originali ed
improntati a proposte di elevata qualità. Soprattutto il bacino di utenza giovanile impone quindi
inizialmente due scelte strategiche precise da attuare assolutamente a questo punto della nostra
“storia sportiva”:
a)
b)
Programmare un reclutamento mirato e più ampio possibile;
Non disperdere le risorse umane acquisite.
Oltre ai vantaggi sopra elencati un reclutamento anticipato permetterebbe inoltre di concentrare
subito gli investimenti verso un numero più ristretto di atleti al fine di risparmiare preziose risorse.
A questo proposito è curioso sottolineare come Hogan e Nortan (2000) abbiano stabilito come la
relazione tra soldi spesi e medaglie vinte nelle Olimpiadi sia linearmente proporzionale; hanno
inoltre calcolato che per il Governo Australiano una medaglia olimpica corrisponde ad un
investimento che si aggira intorno ai 24 milioni di euro per l’oro e 5 milioni di euro per una
medaglia in generale.
Definire un "talento" comunque non è cosa da poco, poiché non esiste ancora una teoria
(scientifica) adatta a definirlo; infatti la tematica del talento sportivo ci porta a conoscenze, dette
"scientifiche", basate solo sulla evidenza della pratica, ossia sul risultato finale. Tale risultato è
l'unità di misura che viene preso in considerazione e a cui ci si affida per capire quale ragazzo/a è o
sarà un "talento" . Parlando di uno sport specifico come il calcio, ad esempio, possiamo constatare
come Pearson et al.(2006) sostengano infatti come con protocolli scientifici sia possibile
determinare un talento nello sport con un'affidabilità accettabile
Spesso nella selezione del talento ci si sofferma innanzitutto sulla prestazione momentanea del
ragazzo/a, poi sulle qualità fisiche e fisiologiche per poi passare allo sviluppo tecnico. Vengono
molto spesso trascurati gli aspetti mentali che sono quantificabili e misurabili così come lo sono i
parametri fisici. Eppure molti centri di eccellenza hanno investito anche sul mental coaching che
può trasformare un ottimo atleta in un atleta vincente (Gould et al 2001). Anche questi aspetti sono
monitorabili nel tempo e benché si sappia come differiscano fra loro atleti di elite da subelite,
(Williams and Krane 2001) poco si sa su come queste capacità si possono coltivare e sviluppare nel
tempo.
Identificare il prima possibile il potenziale di giovani atleti sarebbe sicuramente molto vantaggioso
sia per i tecnici sia per le federazioni visto che si presenterebbe poi la possibilità di “intervenire”
anticipatamente sulla specializzazione degli allenamenti, accelerando quindi i processi di sviluppo
verso lo sport professionistico con tutto quello che di positivo ne consegue. Il processo di
identificazione però non può essere solo frutto del caso ma deve invece essere realizzato con
estrema competenza ed organizzazione tramite una stretta collaborazione tra tecnici, scienziati e
organi federali a comporre una struttura ben definita che accompagni il giovane a partire dalle
prime esperienze sportive che esso compie. Questo modello di lavoro porterebbe in futuro a svariati
vantaggi tra i quali il miglioramento delle chance di successo nella selezione, l’aumento del
guadagno in relazione alle risorse investite ed una minor incertezza nell’identificazione stessa dei
talenti. Inoltre, nel caso venga prevista anche una inter-collaborazione tra le federazioni, i grossi
problemi relativi al drop-out (di grande attualità in questi ultimi tempi) verrebbero sostanzialmente
diminuiti vista la varietà di proposte e le possibilità che un giovane sportivo si potrebbe trovare di
fronte. Qui di seguito proponiamo per intero una proposta di Strategia del talento che naturalmente,
anche se ricca di fasi e dati, non deve spaventare un tecnico alla ricerca del potenziale dei suoi
atleti.
Una volta trovato il talento comunque non è possibile pensare che il lavoro sia concluso, anzi a
questo punto inizia il vero e proprio lavoro del tecnico nel cercare una vera a propria strategia per
far “fruttare” il talento, invece di disperderlo
Il Lavoro del tecnico come detto deve essere organizzato come una vera e propria strategia che non
può far altro che passare attraverso varie fasi (obiettivi intermedi), che toccano in modo più o meno
determinante la carriera di un atleta:
Reclutamento e Ricerca del talento;
Sviluppo del talento (Allenamento di Base: Formazione di base multilaterale e indirizzo sportivo
specifico per preparazione delle basi della prestazione che permettono di costruire le
massime prestazioni sportive; Allenamento di Costruzione: Sviluppo multilaterale della
capacità specifica di prestazione, creazione di basi specifiche per la costruzione a lungo
termine delle massime prestazioni sportive)(G. Frohner);
Conservazione del talento;
Conseguimento delle massime prestazioni individuali;
Mantenimento delle massime prestazioni individuali;
Teniamo a premettere comunque, che vista la “natura dinamica” dei soggetti (i bambini) che
stiamo trattando, non esiste ancora la “formula magica” per trovare una futura medaglia
olimpica o il prossimo campione mondiale, anzi la percentuale di successo nei programmi di
TID e TDE è difficilmente valutabile e la validità dei vari modelli applicati rimane comunque
discutibile (Reigner et al 1993; Abbot et al 2004); ma dopo un’attenta valutazione dei più
importanti studi presenti in letteratura scientifica, possiamo comunque affermare che scovare e
poi “accompagnare” verso l’eccellenza un giovane è sicuramente possibile purché si
percorrano le giuste “strade” si mettano in pratica i protocolli scientifici ormai validati (è
quindi necessario porre l’accento su fattori determinanti quali, naturalmente, la forte
componente genetica, la sistematicità degli allenamenti e lo sviluppo di programmi di lavoro).
C’è da sottolineare infatti che questo duro lavoro di identificazione, monitoraggio e
costruzione non può essere frutto solo della casualità come è finora successo. Per avere dei
validi risultati è infatti necessaria una vera e propria “Strategia del Talento” (che accompagni il
bambino dalle prime esperienze fino alla piena maturazione), messa in atto in primo luogo dai
tecnici, ma con la collaborazione di persone scientificamente qualificate a valutare i risultati
man mano ottenuti
La selezione, lo sviluppo ed il controllo dei giovani talenti deve essere quindi una priorità per i club
di alto livello, che devono sicuramente investire in questo senso se vogliono identificare e far poi
crescere dei campioni. Gli allenatori debbano essere in grado di interpretare i criteri necessari ad
identificare particolari attitudini predisponenti al successo (Wiliams e Reilly, 2000), la soluzione
ideale sarebbe quella che gli “scienziati dello sport” abbiano l’opportunità di lavorare assieme a
tecnici, scout e dirigenti, per un fine comune (Williams and Franks, 1998)..
Come già detto in precedenza devono comunque esserci due condizioni: buon livello professionale
dell’allenatore e alto numero di ore dedicate alla disciplina
Troppe volte si è data una spiegazione di natura “genetica” alla grande abilità dei brasiliani di
giocare a calcio o dei cubani di giocare a pallavolo (Bene: in Brasile innanzitutto si gioca a calcio.
Non c’è un metodo scientifico, una via studiata a tavolino per “costruire” talenti; ci sono la strada, il
gioco libero, la creatività. E nella strada c’è una componente fondamentale troppo spesso trascurata
nelle analisi intellettuali occidentali: la quantità. Perché è indiscutibile che meglio un atleta lavora e
più è facile che si migliori, ma se quella qualità è concentrata in un numero di ore irrisorio, rischia
di diventare inutile). La componente genetica è fondamentale nella formazione di un talento
sportivo, ma non si dimentichi che nella formazione e nello sviluppo del sistema nervoso, l’apporto
genetico è relativo e soprattutto è condizionato fortemente dagli input provenienti dall’ambiente
esterno nei primi anni di vita. Quindi è difficile che senza una base genetica un bambino diventi un
talento, ma è altrettanto difficile che con una base genetica sufficiente, un bambino possa diventare
tale senza le sollecitazioni adeguate provenienti dal mondo in cui cresce e vive. Gli allenatori
sportivi dovrebbero comunque cercare di intervenire sulla motricità dei loro allievi in modo da
aiutarli a migliorare multilateralmente. Come detto quindi il livello professionale dell’allenatore e
un alto numero di ore da dedicare alla disciplina. La ricerca dovrebbe volgere nella direzione di
comprendere il ruolo del “deliberate practice” anche sullo sviluppo e la modificazione delle
caratteristiche psicologiche.
Bibliografia
Williams, A.M. and Franks, A. (1998). Talent identication in soccer. Sports, Exercise and Injury, 4, 159± 165.
Williams AM, Reilly T., Talent identification and development in soccer, Research Institute for Sport and Exercise Sci,
Liverpool John Moores University, UK, Journal of Sports Sciences, 18:9, 657 - 667
Abbott A., Collins D., Eliminating the dichotomy between theory and practice in talent identification and development:
considering the role of psychology, J Sports Sci, Volume: 22, Issue: 5 (2004), pp. 395—408
Hogan K., Norton K., (2000) The price of Olimpic Gold; Journal of science and medicine in sport., 3, 203-218
Reigner G., Salmela j, Russel S. (1993). Talent detection and development in sport. Handbook on research on sport
psycohology (290-313)
QUALE MODELLO DI COMPETIZIONI PER LO SVILUPPO PSICOFISICO DEI
RAGAZZI
Il ruolo delle competizioni nell'allenamento giovanile
Mario Gulinelli
Secondo le ricerche condotte su atleti che ottengono risultati elevati a livello nazionale e
internazionale per la loro costruzione sono necessari circa dieci anni e alcune migliaia di ore di
pratica di allenamento. In dipendenza dall’età di inizio di questa pratica di allenamento tale periodo
di dieci anni comprende parte dell’età prebuberale e l’età puberale. Esposti alcuni modelli di
divisione in tappe di tale preparazione a lungo termine e illustrati brevemente gli obiettivi di
allenamento che le caratterizzano e il ruolo che vi assumono le competizioni, occorre analizzare e
discutere se mentre la concezione dei soggetti in età evolutiva come “piccoli adulti” sembra essere
superata per quanto riguarda il loro allenamento, tale concezione non continui ad essere presente nel
sistema delle gare giovanili, se cioè esso non sia altro che la “riduzione” di ciò che viene proposto
nelle competizioni degli adulti. Per quanto riguarda il sistema delle gare in età giovanile occorre
fare il punto per vedere se esso tenga conto delle caratteristiche fisiologiche e psicologiche di
bambini e adolescenti, se non continuino a persistere i rischi legati alla specializzazione precoce, e
se non resti la necessità di armonizzare il sistema delle competizioni giovanili con gli obiettivi e i
contenuti dell’allenamento giovanile. Si propongono alcune proposte di carattere generale su come
si potrebbe essere modificato in questo senso il sistema delle competizioni giovanili.
STRATEGIE DELLA” IAAF “PER IL REPERIMENTO E LO SVILUPPO DEL TALENTO
IN ATLETICA LEGGERA
Elio Locatelli
Direttore del Dipartimento dello Sviluppo della IAAF
Nel 2003, il Congresso della IAAF ha approvato all’unanimità il: “Piano Mondiale dell’Atletica
Leggera” (AWP). Lo scopo principale dell’ ”Athletic World Plan” (AWP), è quello di aumentare la
“Partecipazione” verso il nostro Sport a tutti I livelli.
Tuttavia è chiaro che lo sforzo principale è stato quello di creare un Progetto per una globale pratica
dello Sport nella Scuola Primaria e Secondaria.
Nel 2005, dopo un anno di “standby” del AWP, il Presidente della IAAF mi ha chiesto di disegnare
un Programma da proporre alle Nostre Federazioni, che sono ben 213.
Partendo da un Progetto che avevo scoperto nel 1996, ideato dall’inglese George Bunner :”Fun in
Athletics”, ho cercato di adattarlo e migliorarlo per renderlo applicabile in turtto il Mondo; si tratta
dell’ormai noto:” Kids’Athletics”, un programma che si adatta molto bene agli adolescenti ( 7 – 12
anni), quindi di grande interesse per la Scuola Primaria.
Ho disegnato uno schema (fig 1), che ho poi riproposto al CONI nel 2009 per cercare di farlo
approvare prima dal Consiglio Nazionale e poi dal Ministero della Pubblica Istruzione.
PROGETTO SPORTIVO per la
Scuola Elementare
Medie
14
12
Kids’ Athletics II
12-14 anni
Tecniche di Base
11
6
Camp. del Mondo
Camp. Continentali
Camp. Nazionali
Camp. a Squadre
Gruppi di Specialitá
Gruppi Sportivi
Scolastici
Scuole Superiori
Programma di Competizioni
Superiori
17
16
15
Elementari
Etá
Clubs
Federazioni
(clubs, etc…)
Gruppi Sportivi
Scolastici & Clubs
Scuola
Kids’ Athletics I
6-11 anni
Abilitá Motorie di Base
10-11 anni
Gozzoli / Locatelli / El Hebil
La scommessa è partita, nel senso che il “Progetto Pilota” è stato approvato ed è in corso di
attuazione nelle Scuole Elementari di alcune Provincie Italiane.
I risultati della diffusione della pratica di “Kids’Athletics, nelle Federazioni di Atletica Leggera, è
stata eccezzionale ed è in continua crescita: ad oggi, 72 Paesi hanno firmato un accordo con la
IAAF ed hanno ricevuto un “KIT” in regalo.
Ecco quindi la spiegazione del titolo di questa mia presentazione: “Reperimento del Talento”, che
non vuole essere sinonimo di “Ricerca del Talento”, ma piuttosto come e dove reperire potenziali
talenti per poi predisporre un piano per il loro sviluppo.
Di queste strategie tratta questa presentazione proponedo altresí un Programma adatto per
mantenere questa massa di giovani praticanti quando passano alla Scuola Secondaria (13-15 anni).
VALORIZZARE IL TALENTO NELLO SPORT DI OGGI
Maurizio Costanzi
Responsabile settore giovani Chievo calcio
Importanza della selezione precoce nella scelta del talento nel gioco del calcio
Criteri di selezione in relazione all'evoluzione del calcio
- Richieste fisiologiche
- Predisposizioni antropometriche per calcio di alto livello
- Aspetti sociologici e culturali
Specializzazione degli osservatori
Programmi didattici
- Monitoraggio fisico - atletico
- Programmi generali ed individuali
- Programma Tecnico
- Programma Tattico
Aspetti psicologici
- Famiglia
- Percorso: GIOCO - SOGNO - LAVORO
- Razionalità del percorso formativo
DA ATENE A LONDRA
Lo sviluppo dell’attività tecnica – L’evoluzione del “Talento”
FIDAL – Federazione Italiana di Atletica Leggera
Francesco Uguagliati – Direttore Tecnico
Il Progetto Talento della FIDAL è nato nel 2005 subito dopo i Giochi Olimpici di Atene; l’obiettivo
era la ricerca, la selezione e preparazione del talento sportivo per favorire il suo passaggio
nell’ambito dell’alta specializzazione tutelandone la crescita con attività agonistiche e tecniche
programmate.
La crescita del Talento diviene una scelta di vita, aiutata e condivisa dalla famiglia, organizzando lo
studio in funzione dell’attività sportiva.
E’ necessario indagare, oltre che sulle capacità fisiche e prestative, sulla continuità dei risultati,
sulle motivazioni e sul loro ruolo nella scelta della disciplina sportiva. L’incidenza che le
motivazioni hanno sulle capacità applicative e sulla crescita complessiva dell’atleta, è molto alta,
anzi, decisiva.
Le predisposizioni genetiche combinate con l’inizio dell’allenamento precoce e mirato portano ad
avere risultati di altissimo livello. Serve quindi individuare precocemente un talento e di seguito
inserirlo precocemente nel processo di allenamento.
Tutto ciò è in contrasto con anni di discussione sui rischi di una specializzazione precoce e ci
costringe a riflettere sulle tematiche del talento in modo più approfondito.
I progetti della Federazione di Atletica:
• Il progetto azzurro
• L’attività Territoriale
• Il progetto Tutor
• Il College Nazionale
L’analisi dei dati raccolti dal 2005 al 2010 e la ricerca.
PROGETTI E STRATEGIE PER LA PROMOZIONE DEL TALENTO SPORTIVO
Walter Bolognani
Federazione Italiana Nuoto
Responsabile Squadre Nazionali Giovanili
Da attività sportiva di nicchia, paradossalmente poco conosciuta e praticata, il nuoto ha sviluppato il
suo appeal nei confronti dei grandi numeri della popolazione in tempi recenti e con modalità anche
diverse rispetto ad altre discipline.
In un tempo piuttosto breve si è assistito ad una vera impennata numerica che ha le chiavi di lettura
in alcuni fattori che hanno determinato direttamente e indirettamente la possibilità di far uscire dal
relativo anonimato questa pratica sportiva. Il tutto ha consentito la realizzazione di una attività
agonistica di buona qualità e l’affermazione di una “scuola” natatoria italiana.
Chiudere la ideale “cerniera” tra la pratica ricreativa e quella più prettamente agonistica con una
particolare attenzione alla individuazione, valorizzazione e supporto al talento è stato possibile
soprattutto in virtù dei punti qui elencati:
• L’impiantistica e quindi il numero delle piscine ad utilizzo pubblico aumentato
esponenzialmente negli ultimi 20/30 anni e distribuito su tutto il territorio nazionale.
• Un calendario agonistico coordinato e finalizzato ai maggiori appuntamenti giovanili
Nazionali consentendo una valutazione di immediata lettura grazie al vantaggio (rispetto ad
altri sport di squadra o abilità ad es.) del rilevamento delle prestazioni con il cronometro.
• Un programma Federale di formazione dei tecnici articolato, uniformato ed all’avanguardia
(4 livelli di specializzazione tecnica affiancati da altri corsi dedicati alla gestione, direzione,
organizzazione e management).
• Una significativa attenzione a quanto posto in essere nella programmazione dei Paesi leader
nella nostra disciplina ed in tutte le Federazioni straniere.
• Un notevole feedback tra Federazione e Clubs. Tra Staff Federale (di consulenza medica,
tecnica, logistica etc.) e tecnici societari.
• L’attivazione di progetti di monitoraggio per le diverse categorie (giovani, gruppi di
specialità con obiettivi Olimpici, altri gruppi di interesse nazionale ed in età ancora
giovanile).
IL PROGETTO GIOVANI
della Federazione Ciclistica Italiana
Dario Broccardo
La ricerca del talento, effettuata con il Progetto Giovani della FCI allo scopo di individuare
possibili talenti da indirizzare alle specialità della pista (velocità ed inseguimento), si è sviluppata
dal settembre 2006 al settembre 2009 coinvolgendo circa 650 atleti (500 maschi e 150 femmine) dai
15 ai 18 anni di età, mediante semplici test effettuati ad inizio stagione presso i velodromi di quasi
tutte le regioni d’Italia. I migliori (o presunti tali) allievi sono stati riconvocati a fine stagione per un
test più approfondito tramite l’analisi del VO2max e del lattato, mentre per gli altri allievi sono stati
ripetuti i test di base.
Questo progetto ci ha consentito di raccogliere una mole di dati che sono stati analizzati e
classificati in 2 database: un database di 1° livello con circa 500 test di ciclisti dai 15 ai 18 anni di
età, distribuiti in tutte le regioni d’Italia.
Un secondo database che contiene i dati di tutti i ciclisti di interesse nazionale delle categorie
giovanili fino agli juniores (cioè il 2° livello di selezione, in cui vengono effettuate le prove con la
misurazione del lattato); attualmente è formato da 271 maschi e 82 femmine (487 test per i maschi e
139 test per le femmine)
Naturalmente il database prevede che i dati di ogni atleta vengano aggiornati nei test successivi, in
modo da poter valutare le variazioni indotte dalla crescita e dall’allenamento.
In pratica questo è il database di tutti ciclisti che sono stati nel giro delle nazionali giovanili ed
under 23 negli ultimi 3 anni: abbiamo molti ciclisti che sono stati testati 5/6 volte.
Ad esempio abbiamo la possibilità di visualizzare per qualche ciclista di alto livello la propria storia
passata, il che ci consente di effettuare valutazioni interessanti.
Tutte le prove sono state effettuate su cicloergometri OLMA muniti di kisciotte (misuratore di
potenza), che consentono rilevazioni precise e ripetibili delle caratteristiche fisiologiche e muscolari
del ciclista, mediante una batteria di test che è stata modificata nel corso dei tre anni per poter
consentire la valutazione anche senza il ricorso al prelievo dell’acido lattico, almeno per il primo
livello selettivo degli allievi.
I test proposti sono stati i seguenti:
• Misure antropometriche e massa grassa
• Curva potenza/frequenza rpm
• Test di Mader modificato
• Test per la determinazione del MLSS (5’ + 5’ abbinato al Mader)
• Test a carichi crescenti, ad esaurimento (in sostituzione del Mader)
• Test wingate
• Test di salto su ergojump
• Test di VO2 max con il Mader (per i migliori atleti – test di secondo livello)
L’obiettivo del progetto era di riuscire ad individuare precocemente gli atleti da poter indirizzare
alle specialità della pista in base alle loro caratteristiche metaboliche e muscolari, in considerazione
del fatto che l’attività ciclistica è organizzata in modo da privilegiare l’attività su strada a scapito
della pista e che la selezione naturale nel passaggio alle categorie superiori avviene esclusivamente
in funzione della competitività nelle gare su strada.
Nel corso dei tre anni siamo riusciti ad individuare i soggetti potenzialmente adatti alla pista.
Non sempre però è stato possibile indirizzarli a queste specialità, per diversi motivi: geografici,
economici e societari.
VALORIZZARE IL TALENTO NELLO SPORT DI OGGI
Federazione Italiana Sport ghiaccio
Luca Rivoira
Non è un caso che la Fisg,sia stata invitata ad un Simposio riguardante lo sport della montagna, in
quanto, l’hockey su ghiaccio e le altre discipline di questa Federazione: il pattinaggio di figura,il
pattinaggio di velocità, il curling,lo stock sport, sono praticati per la gran parte in siti montani
ubicati nel nord Italia (Trentino Alto Adige,Veneto, Friuli, Piemonte e Lombardia). Questo
purtroppo è uno dei limiti degli Sport del Ghiaccio,che non trovano per il momento grande spazio
nel resto dell’Italia. Un altro limite è il numero dei praticanti che limita chiaramente la selezione
dei giovani talenti e la loro valorizzazione. Si pensi che gli atleti tesserati per l’hockey su ghiaccio
in Italia sono circa 7000, mentre per dare un idea,in Canada, sono oltre 80.000 le donne atlete
tesserate che praticano l’hockey su ghiaccio, immaginate a livello maschile.
La Fisg, sta lavorando in tal senso e da alcuni anni, promuove un progetto di valorizzazione del
talento giovanile, che attraverso un opera di scouting allargata in tutta Italia, recluta i più talentuosi
giovavi atleti, presso il centro Federale di Vipiteno (BZ). I giovani atleti, vengono convocati in
estate (progetto denominato “l’accademia dell’hockey”), e sono allenati da tecnici federali Italiani,
coadiuvati da tecnici stranieri di altissimo livello (vedi ad esempio Gym Corsi oriundo
canadese,preparatore dei portieri del Buffalo Sabres, squadra militante nel campionato NHL
Canadese). In Piemonte, si sta portando avanti un analogo progetto di valorizzazione dei giovani.
Con cadenza mensile, viene seguito un gruppo di atleti delle categorie under 13 e under 15, che si
ritrovano un paio di volte al mese e si preparano ed allenano insieme,disputando nella stagione vari
tornei nazionali ed internazionali di alto livello. Inoltre,sempre con cadenza mensile, un tecnico
federale specializzato nell’allenamento dei portiei, svolge degli allenamenti specifici per questo
delicato ruolo dell’hockey. Sempre in Piemonte il”Centro di Medicina dello Sport” di Torino, sta
seguendo da alcuni anni dei giovani atleti ,monitorandone con cadenza trimestrale la crescita
fisiologica e tecnica, seguendo gli stessi anche dal lato della preparazione fisica e
dell’alimentazione.
Per quanto concerne la valorizzazione dei giovani talenti,sono dell’idea che un ruolo molto
importante sia quello dei “genitori”: nello sport di punta,la famiglia funge da importante punto di
appoggio.La dedizione di un talento implica lo stesso impegno da parte dei suoi genitori e famigliari
che investono tempo e denaro per il loro figlio,svolgendo anche diversi tipi di compiti.
autista,sponsor cuoco,ecc. Il ruolo dell’allenatore e della Società sportiva: il talento di mio figlio
viene coltivato correttamente’? un interrogativo che si pongono molti genitori,che tendono ad
influenzare l’allenatore ed i responsabili della società. Chi invece collabora con l’allenatore lo fa
invece nell’interesse del figlio e gli facilita anche il compito quando si tratta di prendere delle
decisioni sgradevoli. Scuola e sport: un doppio impegno: La maggior parete delle volte,nonostante i
numerosi allenamenti settimanali,i giovani talenti sportivi,sono motivatissimi a scuola e se la
cavano senza problemi in entrambi i settori. Anche se siamo lontani dagli esempi esteri,l’offerta di
scuole che promuovono lo sport si è infittita. Chi intraprende una carriera sportiva ha la possibilità
di essere accettato in un Istituto conforme alle sue pecularietà (purtroppo in Italia attualmente
questo tipo di scuole sono ancora troppo poche).
La promozione ottimale dei talenti, di solito viene effettuata dalle società e dalle Federazioni
sportive. Di regola i talenti vengono beneficiati di una prima promozione a livello di società, in
seguito si prosegue verso i quadri regionali o nazionali.Dove trovare aiuto: Consulenza all’interno
della Fisg: consultando le Società sportive e la Federazione, queste potranno consigliare gli atleti ed
i genitori,fornendo loro indicazioni ed indirizzi.
PROGETTI E STRATEGIE PER LA PROMOZIONE DEL TALENTO SPORTIVO
Il caso dello Sci Alpino Italiano
Claudio Ravetto
Direttore Tecnico Sci Alpino
Stefano Maldifassi
Direttore Centro Ricerche FISI
Il bacino naturale del talento italiano dello sci alpino è costituito dai 1400 sci club che arricchiscono
la Federazione Italiana Sport Invernali. In questa realtà nascono e si formano gli atleti del futuro.
L’attività di base che supporta ed abbraccia la crescita del talento può contare su numeri importanti
come quello dei 13.000 maestri di sci che operano nelle scuole sci, così come i 2.300 tecnici
federali che nei club, nei comitati regionali e nelle squadre nazionali, garantiscono il messaggio
tecnico che la federazione approfondisce e divulga grazie alla Scuola Tecnici Federali.
La selezione del talento individuato segue due strade parallele. La prima si affidata ad una serie
oggettiva di tabelle di valutazione basate su risultati, classifiche assolute e di categoria; mentre la
seconda rimanda ai tecnici federali dei diversi comitati regionali la capacità di riconoscere quelle
doti tecniche ritenute fondamentali per lo sci di alto livello. In questo quadro si inserisce la
necessità di investire coscientemente sugli aspetti formativi dei tecnici che si trovano ad operare nei
comitati e nelle squadre giovanili, con il fine di tradurre nel modo più immediato e risolutivo i
nuovi indirizzi ed i nuovi orientamenti che nascono e maturano nelle squadre di vertice.
Il grande investimento della federazione nelle squadre giovanili permette che il talento sia seguito
da vicino in tutta la sua fase di maturazione, fornendo un supporto tecnico ed organizzativo che
eredita il modello delle squadre nazionali maggiori, garantendo così un percorso coerente e
monitorabile in tutti i suoi passaggi.
La preservazione del talento è uno dei temi a cui la federazione sta prestando molta attenzione.
L’obiettivo è quello di limitare e controllare i tanti infortuni a cui sono soggetti i nostri giovani
atleti.
FISI (FEDERAZIONE ITALIANA SPORT INVERNALI)
D.A. SCI FONDO
VALORIZZARE IL TALENTO NELLO SPORT DI OGGI
Predazzo 7/5/2010
Un'attenta analisi dell'attuale situazione sociale e demografica del nostro Paese evidenzia che, in
questi ultimi 10 anni, lo sport italiano ha vissuto e sta vivendo una fase di sviluppo, soprattutto
amatoriale, e viceversa di assoluta involuzione a livello giovanile con un processo di trasformazione
senza precedenti.
I 15 milioni di praticanti, suddivisi fra tesserati a Federazioni sportive, partecipanti ai Giochi della
Gioventù, C.A.S. ecc. ed altre attività promozionali (5 milioni), unitamente all'aumento della vita
media ed al calo demografico, pongono nuove problematiche che bisogna affrontare con progetti
originali ed improntati a proposte di elevata qualità.
Questo accade perché si assiste ad una spiccata concorrenza fra le varie Federazioni, le quali
tentano di attuare un reclutamento sempre più ampio e precoce, nella convinzione che dai "grandi
numeri" possano nascere i "campioni". Il bacino di utenza giovanile è in costante diminuzione, sia
per calo demografico, sia per l'aumentata concorrenza di altre discipline sportive, sia perché
parliamo di una disciplina di endurance e di fatica. Questo impone tre scelte strategiche precise:
a) programmare un reclutamento mirato e più ampio possibile;
b) non disperdere le risorse umane acquisite (tecnici, collaboratori) che, a qualunque titolo, si sono
avvicinate a detto sport;
c) avere pianificato in modo pluriennale l’attività futura dei nostri atleti.
D'altro canto il conseguimento di affermazioni e prestazioni di prestigio nelle più importanti
manifestazioni internazionali rappresenta uno degli obiettivi prioritari delle Federazioni. La
simultanea e costante concomitanza di fattori esterni (il contesto internazionale in cui si svolgono le
singole manifestazioni) ed interni (riferito ai livelli organizzativi degli Sci Club e dei Comitati)
accresce in modo importante la complessità del panorama in cui si deve agire e rende quanto mai
difficile la strada per ottenere risultati di rilievo.
Si rende pertanto necessaria porre l’attenzione sullo sviluppo delle attività tecniche periferiche, sia
per quanto riguarda l'evoluzione della carriera dei singoli atleti, sia per ciò che concerne
l'accrescimento delle conoscenze tecniche, metodologiche e didattiche degli allenatori sociali
interessati.
Quindi in buona sostanza accentrare con le squadre nazionali mentre si eleva, ai massimi livelli, l’
“alfabetizzazione” tecnica delle periferie.
DEFINIZIONE DEL TALENTO
Definire un "talento" non è facile, poiché non esiste ancora una teoria (scientifica o statistica) adatta
a definirlo; infatti la tematica del talento sportivo ci porta a conoscenze, dette "scientifiche", basate
solo sulla evidenza della pratica, ossia purtroppo solo sul risultato finale. Tale risultato è spesso,
purtroppo, l'unità di misura che viene preso in considerazione e a cui ci si affida per capire se quel
ragazzo possa essere un atleta di valore selezionabile dai G.S. Militari.
Il risultato è un valore sufficiente per capire se un atleta è o sarà un "talento" ?
Dalle statistiche delle varie federazioni anche straniere, degli ultimi dieci anni si evince che ragazzi/
e che "vantavano" buoni risultati in un dato periodo, in un periodo successivo non riuscivano più a
emergere come prima; addirittura molti hanno abbandonato il loro sport.
I RISCHI
1)Eccessiva rilevanza data alla prestazione giovanile;
2)Logica non formativa di dirigenti, tecnici e genitori, ma esclusivamente
“prestativa”;
3)Rischio di selezionare sui risultati delle competizioni;
4)Rischio di selezionare dei giovani in anticipo rispetto all’età cronologica e non talentuosi.
Ma cos’è il talento?
CARATTERISTICHE STATICHE DEL TALENTO
Talento sportivo può definirsi una persona che dispone di premesse – principalmente di carattere
genetico e psicologico- per raggiungere elevate prestazioni.
E' una persona che raggiunge risultati che testimonino la sua attitudine, ma ha bisogno anche di
trovare un ambiente idoneo che renda l'impresa possibile.
1)Predisposizione, che presuppone una capacità;
2)Disponibilità, che mette in luce la volontà;
3)Ambiente sociale (scuola, famiglia), che offre le possibilità;
4)Risultati,(da interpretare) che documentano la prestazione raggiunta;
5)Ambito sportivo (allenatori, compagni);
6)Processo di allenamento in cui il giovane potrà evolvere.
D.A. Sci Fondo - F.I.S.I.
RICERCA E VALORIZZAZIONE DEL TALENTO SPORTIVO
L’esperienza del settore Salto e Combinata Nordica
Ivo Pertile
Nella presentazione si evidenziano gli aspetti nodali per la valorizzazione dei talenti
sportivi nel Settore analizzato. L’analisi parte da una breve panoramica sulle
caratteristiche delle discipline ed evidenzia alcuni spunti interessanti che accomunano
i mercati del lavoro sportivo e artistico, le cui caratteristiche sono molto diverse da
quelle del mercato del lavoro generalmente inteso.
Il focus si sposta poi sull’individuazione delle aree d’intervento su cui si è agito per
cercare di migliorare il rendimento degli atleti. Il punto di partenza è stato quello di
analizzare in profondità i punti di forza e di debolezza del contesto: l’analisi ha
permesso di definire una buona strategia d’intervento, soprattutto ordinando le aree
su cui intervenire in base alla loro incidenza sul risultato finale.
Lo sviluppo di relazioni costruttive tra le persone che compongono il gruppo è un
aspetto molto importante per aumentare le probabilità di successo; potrebbe apparire
una considerazione banale, ma riuscire a compattare il gruppo verso gli obiettivi
individuati è un buon viatico per generare valore nel medio/lungo periodo.