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30 FDS 189 • Il Regno degli Ascolti • S.I. AUDIO CULT – i
L’entusiasmo in musica
di Andio Morotti
L’ i n g e g n e r
Julius Futterman, il padre della
circuitazione OTL, non poteva forse prevedere,
negli anni ’50, che il boom dei transistor avrebbe presto relegato
in un angolo del mercato la topologia circuitale da lui messa a punto. Ma io credo che,
se anche l’avesse previsto, non avrebbe certo deviato dai suoi propositi, perché l’orecchio gli avrebbe detto che ne valeva la pena.
li OTL, come sappiamo, sono
amplificatori a valvole senza
trasformatore d’uscita (Output Transformer Less). Questo trasformatore è da
sempre considerato uno dei punti cruciali della classica amplificazione a tubi,
anche se indispensabile come adattatore
di impedenza.
Così i trasformatori d’uscita, pur con
tutti i loro intrinseci limiti, sono effettivamente determinanti per la resa sonica dell’amplificatore. La topologia
OTL, con l’accoppiamento diretto ai
diffusori, taglia via tutti questi problemi e consente l’ottenimento di una
G
risposta in frequenza molto estesa, di
una bassa distorsione e di un elevato
slew-rate; in più, elimina le perdite di
potenza e le rotazioni di fase tipicamente legate alla presenza del trasformatore d’uscita. Rimangono,
come è ovvio, il basso rendimento, proprio delle circuitazione a tubi, e la necessità di
alimentazioni generose e ad
alta tensione, ancora più curate che nei valvolari tradizionali. Va
da sé che la progettazione e l’ingegnerizzazione di un OTL sono più delicate
e complesse di quelle di un normale
ampli a tubi. Perciò, anche se viene a
mancare il costo dei trasformatori
d’uscita (che, almeno quelli di qualità,
non sono certo a buon mercato), il
prezzo si mantiene necessariamente
alto. E la necessità di una sezione di
alimentazione più che robusta, infine, non aiuta sicuramente a contenerlo. Così gli
amplificatori OTL continuano
a costituire una nicchia a
parte, anche se molto blasonata, nella nicchia dei valvolari. Se poi
pensiamo che l’intero mercato dell’alta
fedeltà ben suonante è già esso stesso
un mercato di nicchia, ci rendiamo facilmente conto di quale aristocratico ed
“Un suono
che ha
un’anima”
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esclusivo circolo facciano parte gli
OTL. E, secondo me, hanno tutte le ragioni per andarne fieri.
Però il prezzo di un buon OTL non è,
di regola, più elevato di quello di un
tradizionale ampli a tubi di pari qualità. Perciò non è il prezzo a limitare la
diffusione degli OTL. Per quello che ne
so, sono convinto che i motivi della
loro scarsa diffusione siano da ricercare nel numero piuttosto ristretto dei
modelli presenti sul mercato e nel timore che valvolari così ricchi di tubi a
vuoto e direttamente accoppiati con il
carico possano presentare diversi inconvenienti. Primo, l’avaria di qualche
valvola, con le nefaste conseguenze
dovute alla rottura dell’equilibrio dell’intero apparecchio; secondo, l’eventuale danneggiamento degli
altoparlanti, non più protetti dal trasformatore d’uscita; terzo, il possibile
rapido consumo dei tubi con il relativo
esborso di soldi per la loro sostituzione; quarto, la reperibilità delle valvole sul mercato. Sono timori forse
esagerati, ma che, fino a un po’ di
tempo fa, avevano qualche fondamento. Oggi però i progressi compiuti
nella progettazione e nella realizzazione degli OTL rendono questi timori
decisamente infondati. La S.I. Audio,
per esempio, li prende apertamente in
considerazione per illustrare le soluzioni da lei adottate.
Contro la possibile avaria di una o più
valvole, l’intero circuito di amplificazione – sostiene la casa - svolge
un’azione di servocontrollo che garantisce un costante bilanciamento dei
due rami del push-pull in qualunque
condizione, tanto che è possibile
estrarre una valvola di uscita e reinserirla nello zoccolo mentre l’apparecchio sta suonando, senza che si
verifichino rumori né udibili cambiamenti del suono. Allo scopo di rendere
impossibile l’eventualità del danneggiamento degli altoparlanti, si utilizza
una circuitazione a massa flottante
che, in tempo reale, impedisce ai picchi di tensione e alla corrente continua derivanti da eventuali scariche
nelle valvole di giungere ai diffusori.
Per quanto riguarda la durata dei tubi
– continua l’S.I. Audio -, è evidente
che, se vengono costantemente superati gli standard di impiego di una o
più valvole d’uscita, queste non potranno avere una vita lunga. E ciò vale
per qualunque amplificatore a tubi. Per
garantire una lunga durata, occorre
che le valvole poste in parallelo siano
accuratamente selezionate, in modo
che abbiano parametri pressoché
Come è fatto
È un integrato di impostazione “audiophile”,
caratterizzato da purismo e da una buona
dose di essenzialismo. Ha l’alimentazione separata, che, per le esigenze della topologia
OTL, è massiccia e pesante. Due cavi multipolari portano la corrente all’apparecchio.
Questo, da parte sua, si presenta con il ripiano superiore gremito di valvole: 2 ECC83
n.o.s. HQ, 2 E88CC, 2 ECC82 e 8 6C33. Dietro le valvole fanno bella mostra di sé cinque
grossi condensatori BHC. Il grande numero
dei tubi è dovuto all’opportunità di utilizzare
molte valvole in parallelo in modo da realizzare la gestione degli alti livelli di corrente tipici della topologia OTL in tutta tranquillità.
Nel caso della versione “Cult” del nostro integrato, che è quella che mi è stata inviata e
che ho ascoltato, la potenza erogata è di 75
Watt per canale in classe A. L’apparecchio è
altresì caratterizzato dalla configurazione
dual-mono e dalla totale assenza della controreazione ingresso-uscita. La componentistica utilizzata è di alta qualità: il circuito
stampato ha piste in rame a doppio spessore e dorate e il dielettrico è in vetronite a
bassa perdita; il selettore degli ingressi è a
relè blindati con contatti in oro; le valvole
sono selezionate e accoppiate con bassissimi livelli di tolleranza.
Già queste caratteristiche la dicono lunga
sull’accuratezza della progettazione e della
costruzione e sugli accorgimenti adottati per
uguali, cosicché una valvola non sia
costretta a un superlavoro per compensare il minore guadagno della
compagna e trovarsi così a superare
costantemente i suoi limiti di impiego.
Inoltre la S.I. Audio dota i suoi amplificatori di un circuito di ottimizzazione del bias, che viene così regolato
in fabbrica una volta per sempre e non
garantire la migliore resa sonica possibile.
Un’occhiata al pannello anteriore, poi, è un’ulteriore conferma dell’impostazione “audiophile” di cui vi accennavo. È questa una
connotazione che assai spesso va di pari
passo con l’essenzialità dei comandi, perché
meno intralci e meno deviazioni ci sono sul
percorso del segnale, tanto più integro quest’ultimo arriverà ai morsetti dei cavi di potenza. E qui veramente i comandi sono ridotti
al minimo. Mediante tre manopole cupoliformi, che si contornano di un bell’azzurro
all’atto dell’accensione, possiamo accendere
e spegnere l’apparecchio, selezionare l’ingresso e regolare il volume. Nell’integrato in
prova il potenziometro del volume è motorizzato e si regola mediante un telecomando da
cancello automatico a due pulsanti. È una soluzione semplice, economica e funzionale che
– semmai ce ne fosse bisogno – conferma
ancora una volta la filosofia della S.I. Audio,
che sa come risparmiare là dove il risparmio
non ha alcuna ripercussione sul suono. Il pannello posteriore, infine, ospita quattro ingressi, di cui uno bilanciato XLR e tre
sbilanciati RCA, e un’uscita REC, ovviamente
sbilanciata. Non mancano, naturalmente, le
due coppie di morsetti per il collegamento
coi diffusori. Tutto qui: nessun display, nessun
menù, nessuna possibilità di programmazione. È una macchina da musica allo stato
puro.
ha più bisogno di essere verificato e
ritoccato. Il problema della reperibilità
delle valvole sul mercato, infine, viene
risolto alla radice con l’utilizzazione di
tubi attualmente in produzione in Russia. Tra l’altro, sono di nuova concezione ed espressamente nati per
circuitazioni con alte correnti, come
sono quelle degli OTL.
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Le connessioni di potenza
e di segnale (tra queste ve
ne è anche una XLR, a
conferma della versatilità
del prodotto) sono tutte di
ottima qualità. Anche le
prese che connettono l’alimentatore con la sezione
amplificatrice sono molto
curate, essendo selezionate tra i componenti professionali della Neutrik.
ASCOLTO
Il pregio che, per ammissione quasi generale, caratterizza da sempre i valvolari senza trasformatore d’uscita è la
resa sonica. Era un pezzo che non
ascoltavo così a lungo un amplificatore
di questa topologia circuitale e devo
dire che il suono del nostro 6C33/60/I
versione Cult non mi ha davvero deluso,
rivelandosi ancora migliore di quanto
mi aspettassi. E, in base alle precedenti
esperienze, mi aspettavo tanto. Le prove
si sono svolte nella mia solita sala di
100 mc dall’acustica ottimizzata per
mezzo di DAAD, Tube Traps e (purtroppo solo momentaneamente) risonatori Polifemo. Come sorgenti ho
utilizzato, in varie riprese, sia il sistema
192 della North Star, sia il giradischi
TW Acoustic Raven AC con testina Lyra
Helikon e il pre phono Unison Phono
One; come diffusori non potevano mancare i miei soliti Sigma Acoustics Image
e come cablaggio l’altrettanto solito
White Gold.
La prima scoperta, che poi non è assolutamente una scoperta, è l’opportunità
di lasciare scaldare a dovere il S.I.
Audio prima di giudicarne il suono. Ci
vogliono più di venti minuti perché l’integrato raggiunga la temperatura di
funzionamento ideale. Non che durante
questo tempo non suoni, sia chiaro, ma
il risultato va via via migliorando fino a
raggiungere lo standard qualitativo che
gli è proprio. Vale la pena aspettare.
Perché è un suono che ti entra nel
cuore. E lo fa senza usare mezzucci né
blandizie, senza edulcorare e senza sussurrare. Al contrario, pur mettendo in
chiaro da subito la sua natura valvolare,
si presenta con una solidità, una matericità e una concretezza degne di uno
stato solido di altissima qualità. Nonostante il suo spessore, però, il suono
non diventa mai pesante, ma si mantiene brioso, lucido e vivace ad ogni
frequenza. E poi ha aria, molta aria. Ma
l’ariosità non lo rende diafano, tendente
al chiaro. È un’ariosità che si trasforma
in trasparenza, una bella trasparenza
ricca e muscolosa, con la carne sopra le
ossa e quindi lontana anni luce da qualunque forma di radiografia. Anche le
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Interno dell’amplificatore: si nota la valida ingegnerizzazione che prevede fondamentalmente un
grosso circuito stampato (in vetronite e con piste dorate) che ospita ordinatamente la quasi totalità
dei componenti.
alte frequenze, che pure sono chiaramente presenti ed estese e che, con ogni
probabilità, sono le responsabili dell’ariosità generale, hanno una loro solidità e un loro spessore, che comunque
si sposano perfettamente con la raffinatezza e la rifinitura. E poi c’è la dinamica, caratterizzata da grande velocità
ed accuratezza, sia a livello di macrodinamica che di microdinamica: la velocità si accoppia alla pulizia e così tutto
acquista movimento e naturalezza. Davvero il suono di questo OTL ha un’articolazione eccellente, una mobilità e un
brio che si accompagnano, inusitatamente, a una lucida levigatezza: tutto è
mosso, ma non graffia, non urta, non
punge. Eppure ha sempre la forza che ci
vuole. Anche la scena acustica è davvero straordinaria per solidità, dimensioni e, soprattutto, accuratezza.
Il Cult - i nella sala d’ascolto dell’autore.
L’eccellente messa a fuoco può dare
l’impressione che gli strumenti in prima
fila siano un pochino più vicini del solito; ma è un’impressione passeggera,
perché presto ci si accorge che il palcoscenico virtuale è solidamente al suo
posto, con tutta la sua profondità che
sembra perdersi oltre la parete di fondo,
e i piani sonori sono definiti con assoluta precisione e senza alcuna forma di
schiacciamento. Per chi, come me, ritiene la credibilità della scena acustica
uno dei principali ingredienti della vera
alta fedeltà, qui siamo davanti a un
vero godimento dello spirito.
Mi accorgo che sto facendomi prendere
la mano dall’entusiasmo, cosa che nelle
recensioni è, di regola, da evitare. Ma
questo è un amplificatore integrato da
4000 euro e non un finale da 20000, e
allora un po’ di entusiasmo mi pare più
che giustificato. È vero che il giudizio di
un apparecchio hi-fi non può prescindere dal rapporto suono/prezzo, ma il
suono di questo OTL è un grande suono
anche prescindendo dal prezzo. Personalmente non ho dubbi nel considerare
il nostro S.I. Audio un apparecchio HiEnd. D’altra parte, come ho già avuto
occasione di scrivere, non è certo il
costo che rende Hi-End un apparecchio,
ma lo spirito con cui è progettato e costruito e, soprattutto, il suo suono. Il
6C33/60/I, per esempio, oltre ai pregi
già descritti, ha un equilibrio tonale ec-
cellente, che, in unione con la dinamica
e la trasparenza, rende la riproduzione
musicale di una naturalezza davvero
rara. L’accuratezza della timbrica è un
vero toccasana per chi ama ascoltare la
musica prodotta dagli strumenti non
amplificati. C’è tutto: vibrazioni, risonanze, armoniche… e tutto è porto con
grande naturalezza e senza sforzo apparente. La gamma bassa risulta decisamente più autorevole rispetto a quella
della maggior parte dei valvolari tradizionali. Anche la capacità di smorzamento, spesso uno dei punti deboli
dell’amplificazione a tubi, ha delle ottime caratteristiche di naturalezza, a testimonianza del controllo che questo
OTL, pur privo di controreazione, sa
esercitare sui woofer dei diffusori. La
gamma media è, a mio avviso, uno dei
punti di forza del nostro S.I. Audio: giustamente luminosa, estremamente intelligibile, liquida quanto basta per non
rinunciare alla propria solidità, e ottimamente articolata. La gamma alta,
come vi dicevo, si fa notare per la sua
estensione e la sua ariosità, oltre che
per le sue capacità di rifinitura.
Insomma, è un suono che ha un’anima
e per questo mi è piaciuto molto. È vero
che l’integrato che ho avuto in prova è
la versione Cult del 6C33/60/I, quella
top, che tra l’altro eroga 75 Watt su 8
Ohm anziché i 60 delle altre versioni,
ma costa pur sempre solo 4000 euro (a
dire il vero, mi vergogno un po’ a dire
“solo” a proposito di 4000 euro, ma i
prezzi dell’alta fedeltà, piaccia o non
piaccia, sono alti). Comunque, guardatevi attorno e ditemi che cosa trovate a
questo prezzo che suoni a questo livello.
Poca roba. Se poi volete risparmiare, ricordate che la versione base di questo
integrato costa 1100 euro in meno. Ed è
disponibile anche in kit. FDS
CARATTERISTICHE TECNICHE
Tipo: amplificatore integrato due telai
Potenza: 2x75 Watt RMS
Ingressi/uscite: linea:
1 XLR + 3 Rca + Rec Out Rca
Risposta in freq.: 5-100.000 hz +/- 1dB
THD: 0.4%
Sens. imp.Linea / Ingresso: 250mV/47Kohm
Rapporto S/N: 86 dB
Valvole segnale: 2 ECC83 + 2 E88CC
+ 2 ECC82
Valvole finali: 8 6C33 Sovtek selezionate
Circuito con piste dorate, doppio spessore.
Componenti selezionati di primarie aziende.
Dimensioni (lxpxh): 460x400x250 mm
Peso: 40 kg senza imballo
Note: Trasformatore di alimentazione progettato
per uso audio - CE/ISO 1728 VA + 100 VA - schermo
primario/secondari per eliminare interferenze di rete.
Dual Mono. Condensatori di alimentazione
audiograde BHC HQ. Finitura Wood o Plex.
Prezzo IVA inclusa: 3.900,000 euro
Distributore: S.I. Audio
Tel. 081 55.80.270 - Web: www.siaudio.it