Procura Generale della Repubblica presso la Corte d`Appello di
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Procura Generale della Repubblica presso la Corte d`Appello di
1 Relazione 2011 Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Roma Relazione sull’amministrazione della giustizia. Anno 2011 Parte Seconda 2 Relazione 2011 A) – Funzionamento della giustizia penale nel Distretto di Roma Nella relazione dello scorso anno si è già avuto modo di segnalare le gravi disfunzioni che affliggono l‘amministrazione della giustizia penale nel Distretto di Roma dovute principalmente alla cronica carenza delle risorse materiali e personali e alla cronica lentezza nella definizione dei procedimenti penali, in spregio al principio della ragionevole durata del processo, sancito dall‘art. 111 della Costituzione. Si è avuto modo, in particolare, di rilevare l‘insufficienza delle strutture, anche edilizie, e del personale amministrativo che si va sempre più assottigliando, senza che si provveda alla sostituzione del personale collocato a riposo o comunque non più disponibile, sottolineando che da circa due lustri il Ministero della Giustizia non opera assunzioni, e che nel frattempo molti funzionari ed impiegati sono andati in pensione, altri sono transitati in amministrazioni diverse e i posti lasciati vacanti non sono stati ricoperti. Significativo il ―vuoto‖ d‘organico verificatosi in questo Ufficio a seguito del pensionamento di ben 10 Sostituti Procuratori Generali. Nell‘arco di pochi mesi l‘organico dei magistrati in servizio si è praticamente dimezzato. Permangono, pertanto, le gravi difficoltà nell‘espletamento delle funzioni anche a causa della continua crescente mole di lavoro in tutti gli uffici. Risultano sempre più numerosi i procedimenti penali che sostano nelle segreterie in attesa degli adempimenti connessi all‘art. 415 bis C.P.P. e agli atti necessari per il regolare andamento del processo nella fase delle indagini preliminari. Le notifiche e i controlli relativi comportano "blocchi del processo" che possono raggiungere la durata di 8 - 10 mesi. V‘è una serie infinita di notifiche la cui nullità travolge non solo la fase investigativa in cui si è verificata, ma anche i successivi stadi giurisdizionali, benché in tali fasi il fascicolo investigativo non sia più utilizzabile. Ciò consente di attuare una strategia processuale meramente defatigatoria e strumentale con l‘effetto ―premiale‖ dell‘annullamento del processo e della prescrizione dei reati. Meritano di essere segnalate a questo proposito le osservazioni del Procuratore della Repubblica di Cassino il quale ha fatto presente che nell'attuale formulazione dell'art. 415-bis c.p.p., il diritto di difesa, garantito dagli artt. 24 e 111 Cost. in ogni stato e grado del procedimento, presenta una strutturazione complessa ed inadeguata alla sua finalizzazione. La fase terminale delle indagini presenta, infatti, la seguente serie di attività: redazione dell'avviso di conclusione delle indagini; sua notifica a mezzo di ufficiali giudiziari (con esclusione della possibilità di avvalersi della P.G.) all'indagato e al suo difensore; eventuale richiesta dell'indagato al P.M. per rilasciare dichiarazioni spontanee per essere sottoposto ad interrogatorio; redazione di invito a rendere l'interrogatorio; delega del P.M. alla P.G. per l'interrogatorio; notifiche di tale invito all'indagato e al suo difensore; effettuazione dell'interrogatorio da parte della P.G. delegata; restituzione 3 Relazione 2011 degli atti al P.M.. Una tale complessa mole di attività ritarda la definizione del procedimento ed appesantisce l'attività degli ufficiali giudiziari e della P.G. delegata. Un rimedio di una siffatta disfunzione, secondo il Dr. Mercone, può consistere, a livello legislativo, nella modifica dell'art. 415-bis c.p.p. nel senso di unificare le due finalità dell'atto, configurandolo contemporaneamente e contestualmente (con un unico atto-documento), sia come avviso di conclusione delle indagini, sia come invito a rendere dichiarazioni spontanee o interrogatorio in una data già prefissata. In tal modo basterebbe procedere una sola volta alla sua notifica all'indagato e al suo difensore. Alla notifica ed all'interrogatorio potrebbe essere delegato il medesimo organo di P.G., in quanto trattandosi di atto contenente anche la delega per il contestuale interrogatorio, esso appare delegatile alla P.G. ex art. 370 c.p.p. Si eliminerebbe la necessità per l'indagato di rivolgere al P.M. una espressa richiesta di interrogatorio, nonché la redazione da parte del P.M. dell'invito a comparire per l'interrogatorio e la trasmissione della delega alla P.G.. Si ridurrebbe, altresì, l'andirivieni degli atti del procedimento tra il P.M. e la P.G.. Una siffatta modifica normativa non ridurrebbe le garanzie difensive, ma anzi le aumenterebbe in quanto l'atto plurimo - contenente l'Avviso di conclusione delle indagini preliminari e l'invito a rendere, ove lo si voglia, l'interrogatorio o le dichiarazioni spontanee per una data prefissata - non sacrifica nessuna esigenza di difesa, fermo restando che all'indagato resta pur sempre la facoltà di scegliere se aderire o non aderire a quell'invito ed inoltre l'indagato è sgravato dell'onere di presentare al P.M. la susseguente richiesta di volere rendere interrogatorio (o dichiarazioni spontanee). Con riguardo alla fase del giudizio, le udienze vengono fissate, in media, non prima di un anno dalla data della richiesta. E ciò è determinato prevalentemente dal fatto che i ruoli si presentano già carichi per la necessità di smaltire il cospicuo numero dei processi che raggiungono la fase del dibattimento, considerato anche il modesto ricorso ai riti alternativi, per cui sarebbe opportuno rivisitare legislativamente il sistema di detti riti per renderli più agili e comunque più ―appetibili‖. Un‘altra riforma opportuna sarebbe quella di dimezzare i numerosi adempimenti burocratici che pesano sull'attività giudiziaria, di guisa ché una diminuzione quanto meno degli adempimenti di segreteria potrebbe comportare una significativa riduzione dei tempi cosiddetti "morti" ed un più sollecito andamento del procedimento penale. E‘ amaro constatare come le recenti riforme che costituiscono indubbiamente un ―trend‖ positivo nel funzionamento della giustizia, quali quella del giudice unico e quella del giudice di pace con competenza penale, hanno dovuto segnare il passo per l‘inadeguatezza delle strutture di supporto. Bisogna dare atto che il Ministero della Giustizia ha comunque fornito nuove attrezzature materiali, informatiche e telematiche per rendere attuabile nella pratica il principio della ragionevole durata del processo. Tuttavia non si può fare a meno di rilevare che le ―spese di giustizia‖, nel bilancio dello Stato, anche a causa della crisi economica, risultano ancora non adeguate al raggiungimento dell‘obiettivo che ci si è prefissi attraverso la riforma sul giusto processo. Le condizioni della giustizia nel nostro Paese sono paragonabili a quelle di un 4 Relazione 2011 ―ammalato in fase terminale‖, con sussulti di vitalità per ripiombare, poi, nel guado delle spaventose pendenze, delle attese snervanti e delle prescrizioni. In tale stato non è più ammissibile perseguire la politica dei ―piccoli passi‖, ma è necessaria una terapia d‘urto di coraggioso spessore. Occorre adottare i provvedimenti necessari per eliminare le ―pastoie o tele di ragno‖ che hanno solo la parvenza di garanzie, e che non hanno alcuna incidenza sugli interessi sostanziali dei cittadini. B) – Caratteristiche della criminalità nel distretto e sue linee di tendenza 1. Delitti contro la personalità dello Stato: terrorismo interno e internazionale. Nel periodo 1° luglio 2009 – 30 giugno 2010 è proseguito l'impegno del gruppo di lavoro istituito presso la Procura della Repubblica di Roma per i delitti contro la personalità dello Stato e in particolare, per i delitti con finalità di terrorismo anche internazionale. Nell'organizzazione interna dell'ufficio, ha avuto attuazione la disposizione estensiva della competenza del gruppo di lavoro ai reati previsti dalle leggi speciali e assegnati alla competenza esclusiva della Procura di Roma: reati commessi dallo straniero nei territori in cui si svolgono gli interventi e le missioni internazionali, a danno dello Stato o di cittadini italiani partecipanti ad interventi e alle missioni stesse; reati attribuiti alla giurisdizione dell'autorità giudiziaria ordinaria commessi, nel territorio e per il periodo in cui si svolgono gli interventi e le missioni internazionali dal cittadino che partecipa agli interventi e alle missioni medesime; reati previsti dagli artt. 1135 e 1136 del c.d.n. e quelli ad essi connessi ai sensi dell'art. 12 del codice di procedura penale commessi a danno dello Stato o di cittadini o beni italiani, in alto mare o in acque territoriali altrui e accertate nelle aree in cui si svolge la missione denominata "Atalanta". (cfr. D.L. 30/12/2008 nr. 209, art. 5, convertito con modifiche nella Legge 24/2/2009 nr. 12, con le ulteriori modifiche di cui al D.L. 15/6/2009 121'. 61 convertito in Legge 22 luglio 2009 nr.100) Altresì operativa è stata l'estensione ai reati con finalità di razzismo di cui alla Legge 654/75 e alla Legge 205/93, ai reati di cui alla Legge 962/67 (prevenzione e repressione del reato di genocidio), ai reati di cui alla Legge 645/52 (attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, ai reati previsti dall'art. 18 T.U.L.L.P.S. (in tema di riunioni non autorizzate), ai reati di violenza e resistenza aggravata a pubblico ufficiale connessi a manifestazioni sportive o a violazione dell'ordine pubblico. Il gruppo di lavoro si è occupato altresì di tutte le attività di competenza dell'Autorità Giudiziaria previste dal D.L. 144/2005 convertito in Legge 155/2005 e di tutte le attività di competenza dell'Autorità Giudiziaria in tema di prevenzione del terrorismo (intercettazioni preventive). Le attribuzioni ex lege della Procura di Roma sono state evidentemente improntate e, di fatto, nel periodo di riferimento, hanno attuato il criterio di concentrare in 5 Relazione 2011 un unico ufficio requirente la competenza per quei reati commessi all'estero obiettivamente riconducibili alla Personalità dello Stato e, comunque, a quegli aspetti della sicurezza coinvolti dall'impegno militare e civile dello Stato nelle missioni internazionali, così individuandosi un unico interlocutore per gli uffici di Polizia Giudiziaria, per le Istituzioni e per le Autorità Giudiziarie degli Stati esteri interessati. L' assetto organizzativo del gruppo, con le relative nuove competenze, si è altresì rivelato idoneo ad attuare un efficiente trattazione delle indagini e dei processi in tema di sicurezza pubblica, mediante un continuo rapporto di consultazione con il Procuratore Capo e con il Procuratore Aggiunto che ne coordinano l'attività e con il continuo scambio informativo tra i Sostituiti che ne fanno parte, assicurandosi, nella particolare materia, affinamento delle strategie investigative e approfondimento delle specifiche questioni di diritto. Con specifico incarico ad un componente del gruppo di lavoro, in ausilio con il Procuratore Aggiunto, è proseguito l'impegno per la realizzazione della banca dati per i procedimenti di competenza di terrorismo, utilizzando la struttura riservata di Via Triboniano; i risultati non possono tuttavia ritenersi soddisfacenti sia per la definizione del software idoneo, sia per le dotazioni informatiche della sede riservata, sia per i collegamenti telematici con gli uffici di piazzale Clodio e con le altre Procure distrettuali; non si è ancora raggiunto il risultato auspicato, né sembra prossimo, di costituire una efficace e fruibile memoria storica e dinamica delle indagini distrettuali in tema di terrorismo, tantomeno nell'ottica di un proficuo scambio informativo con le altri Procure Distrettuali competenti ai sensi dell'art. 51 comma 3 quater c.p.p.. Proseguono pertanto le condizioni di sostanziale carenza anche dei necessari strumenti informatici e telematici per la sedimentazione e lo scambio informativo delle acquisizioni di indagini tra loro potenzialmente collegate, condizioni sicuramente penalizzanti ove si consideri la perdurante mancanza di un ufficio centrale di coordinamento analogo a quello istituito per i procedimenti di criminalità organizzata. A questo proposito si segnala che oltre alle esigenze di coordinamento delle indagini tra le diverse Procure Distrettuali, rischiano di essere frustrate le opportunità di collaborazione con i Paesi dell'Unione Europea e a livello internazionale. Si richiama in proposito la decisione GAI 20 settembre 2005 (2005/671/GAI), che prevede che ciascuno Stato membro designi un'Autorità centrale per questioni legate al terrorismo, quale corrispondente nazionale di Eurojust. Questa Autorità, nel rispetto della legislazione nazionale, deve avere accesso a tutte le informazioni pertinenti in merito ai procedimenti in corso riguardanti reati di terrorismo e deve avere la capacità di elaborarle a livello centrale e in maniera informatica, individuando il collegamento con altri casi pertinenti. L'evoluzione della minaccia terroristica, a livello internazionale, comporta che la condivisione delle informazioni da parte degli organi di indagine sia ancora più rilevante che per il passato; una strategia di indagine efficace e tempestiva non potrà prescindere dalla costituzione di una banca dati nazionale, analoga a quella realizzata per la criminalità mafiosa, così da andare oltre la mera sommatoria delle informazioni di un ufficio con quelle di altro ufficio, e ottenere il valore aggiunto dell'elaborazione contestuale e complessiva. 6 Relazione 2011 La dimensione e la gravità dei fenomeni di interesse implicano profonde trasformazioni nella collaborazione tra Stati, da un lato, e nell'approccio investigativo dall'altro (basti pensare alla rilevanza delle fonti informative e alla difficoltà di penetrazione meramente investigativa all'interno delle strutture e delle aree di sostegno delle organizzazioni terroristiche). Si osserva inoltre che elemento significativo, ai fini delle previsioni ordinamentali necessarie per adeguare alla minaccia gli strumenti di indagine, è costituito dalla difficoltà di attribuire alle nuove formazioni terroristiche una stretta fondazione territoriale. Gli elementi fin qui raccolti anche sulle formazioni riconducibili alle Brigate Rosse indicano una notevole mobilità sul territorio e l'assenza di articolazioni territoriali. Questa problematica è ancora più evidente in tema di terrorismo di matrice islamica, per il quale può parlarsi di una vera e propria "delocalizzazione" e rispetto al quale i risultati delle investigazioni indicano l'estrema difficoltà di individuare organizzazioni e gruppi territorialmente fondati. Già tale esigenza giustificherebbe l'istituzione di un organismo centrale - o autonomo o da individuarsi nella stessa DNA mediante estensione al terrorismo delle competenze - per la concentrazione, l'elaborazione e la redistribuzione agli uffici inquirenti sul territorio delle informazioni di cui il complessivo sistema può disporre. Se la maggior efficacia e il coordinamento non possono prescindere dalla condivisione delle informazioni, l'evoluzione del terrorismo interno e internazionale pone seri problemi nel concreto svolgersi della competenza territoriale, prospettandosi in alcuni casi l'esigenza del superamento dello stesso coordinamento, verso meccanismi di risoluzione preventiva dei contrasti positivi tra uffici - individuazione immediata della Procura territoriale che deve procedere - se non, in casi eccezionali, di concentrazione delle indagini a livello centrale. In questo senso appare sintomatica la scelta operata dal Legislatore per i delitti connessi alle missioni internazionali e per i fatti di pirateria; a prescindere dalla specifica soluzione adottata - competenza esclusiva della Procura di Roma, - è evidente come si sia individuata nella concentrazione delle indagini la soluzione di maggior efficienza e adeguatezza per i rapporti interni e internazionali. La Procura di Roma adotta le procedure previste dall'Ufficio in tema di "visti" sui provvedimenti definitori delle indagini e sulle richieste di misure cautelari e di intercettazione; in questo senso si riscontra una fattiva adesione dei colleghi del gruppo che si traduce in un continuo scambio informativo con l'Aggiunto coordinatore e con il costruttivo confronto sulle problematiche emergenti in fatto e in diritto nei singoli procedimenti di maggiore rilevanza.. La specifica materia di questo gruppo di lavoro, più frequentemente coinvolgente posizioni di imputati detenuti, impone particolare celerità nell'esercizio dell'azione penale e nell'introduzione della fase dibattimentale. Nonostante l'attenzione dedicata ai tempi di conclusione delle indagini, di esercizio dell'azione penale e di introduzione e svolgimento della fase dibattimentale deve rimarcarsi il notevole aggravio di tempi discendente dalle procedure di notifica, affidate prevalentemente agli ufficiali giudiziari . Di notevole vantaggio permane la procedura di preventiva scansione informatizzata e conseguente possibilità di rilascio di copie in formato elettronico, adottata da tempo presso questo Ufficio per tutti i procedimenti al momento del 7 Relazione 2011 deposito degli atti ex 415 bis c.p.p..; in alcuni casi, la procedura è stata adottata opportunamente per l'esecuzione di misure cautelari personali, con notevole beneficio in vista dei ristretti tempi di celebrazione dell'udienza innanzi al Tribunale per il riesame. Deve auspicarsi la prosecuzione e l'incentivazione dell'impiego di risorse in questa direzione, indispensabile per assicurare un reale e tempestivo contraddittorio nell'accesso agli atti e il più rapido svolgimento delle fasi in cui è richiesto il rilascio di copie. Sinteticamente si evidenziano le più significative attività di indagine che hanno impegnato il gruppo di lavoro per i delitti contro la Personalità dello Stato, l'ordine pubblico e il terrorismo della Procura di Roma. Il terrorismo di matrice jihadista resta una minaccia di prima grandezza per la sicurezza degli interessi italiani sia all‘estero che entro i confini nazionali. Infatti, insieme ad altri Paesi europei, l‘Italia resta inclusa tra gli obiettivi del <<jihadismo globale>>, con un indice di rischio medio-alto, anche se dalle attività investigative e d‘intelligence non sono emersi riscontri sul concreto sviluppo di operazioni offensive nel nostro territorio. Viceversa, elevato è il rischio con riferimento ai nostri contingenti militari nelle aree di crisi che, proprio a causa della loro missione, restano potenziali obiettivi di disegni terroristici destabilizzanti. Nel periodo di riferimento il Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo (CASA) ha vagliato molteplici minacce riferibili al nostro Paese, provvedendo ad assumere le opportune iniziative preventive. Inoltre, esso ha pianificato attività di controllo nei confronti di cittadini stranieri noti per la loro contiguità con ambienti radicali, nonché di verifica dei flussi di finanziamento verso le organizzazioni terroristiche internazionali e di monitoraggio della rete internet, relativamente ai siti fondamentalisti islamici, per una tempestiva analisi dei profili di rischio connessi alla messaggistica jihadista. Internet resta, infatti, uno strumento importante nella strategia complessiva del movimento jihadista, che trova nel web uno spazio di espansione sempre più illimitato, come dimostra la moltiplicazione dei siti destinati alla diramazione dei comunicati dei gruppi dirigenti di Al Qaida e alla propalazione dei messaggi propagandistico-minatori. Un aspetto importante del fenomeno è la tradizionale <<vocazione logistica>> dei gruppi integralisti presenti sul territorio nazionale. Le inchieste giudiziarie avviate nei confronti di cellule legate all‘ex Gruppo Salafista per la Predicazione e il Combattimento algerino (GSPC) hanno confermato la rilevanza delle attività di supporto logistico, ideologico, assistenziale e finanziario che restano tuttora il tratto distintivo dei gruppi estremisti operanti in Italia. Insidiosa è l‘attività di indottrinamento e di reclutamento che viene svolta nelle carceri da <<veterani>> condannati per appartenenza ad organizzazioni terroristiche nei confronti di connazionali detenuti per spaccio di droga o reati minori. Al riguardo va segnalato il coinvolgimento nel settore del narcotraffico di estremisti maghrebini, operanti sulla base della legittimazione religiosa che taluni ideologi radicali forniscono ad attività criminose, pur contrarie ai dettami coranici, a condizione che i relativi proventi siano in parte devoluti a sovvenzionare il Jihad. Ma il fenomeno più inquietante riguarda i cosiddetti ―lone terrorist‖ (terroristi solitari), che al di fuori di qualsiasi vincolo associativo si autopromuovono al Jihad, 8 Relazione 2011 seguendo dettami ideologici e indicazioni tecnico-operative di cui internet resta la fonte principale. Il collegamento ―genetico‖ degli sviluppi della minaccia in territorio nazionale con quelli che si registrano nello scenario internazionale ha sollecitato una mirata attività di intelligence sull‘eventuale presenza in Italia di gruppi collegati alla organizzazione jihadista algerina Al Qaida nel Maghreb Islamico (AQ-MI), di sostenitori del movimento sciita Hizballah, nonché di militanti di gruppi jihadisti pakistani, stante l‘avvenuta internalizzazione della loro attività terroristica, manifestatasi di recente con gli eclatanti attentati di Mumbai. Fortunatamente la ricerca informativa non ha rilevato entro i confini nazionali gruppi organici ad AQMI, che resta peraltro un potenziale elemento di attrazione specie per soggetti ed ambienti già vicini al Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento. Per quel che riguarda la minaccia eversiva interna, si segnala l'approdo alla fase dibattimentale, in Corte di Assise, del procedimento nei confronti di FALLICO Luigi e altri, responsabili della costituzione di una nuova formazione denominata "per il Comunismo BRIGATE ROSSE", mediante la quale è stato concretamente operato il tentativo di ripresa della lotta armata, con un ambito soggettivo radicato in più regioni. Per quel che riguarda formazioni ed elementi anarchici non si sono verificati episodi di rilievo, se non modestissimi danneggiamenti a mezzo di petardi o rudimentali ordigni incendiari che non hanno mai provocato alcun danno a persone o sono risultati inidonei ad esplodere; in ogni caso proseguono indagini, anche in raccordo con altre Procure, per accertare e perseguire nuove iniziative violente. Dai servizi tecnici in atto, sia di natura giudiziaria che preventiva sono emersi tentativi di radicalizzare la protesta a seguito di accadimenti internazionali, come la morte in Grecia di uno studente anarchico, cui sono seguiti gravissimi disordini in quel Paese. E' stata registrata la partecipazione agli scontri di militanti italiani, ma i tentativi di riproporre in Italia analoghe e violente forme di protesta, non hanno avuto esito positivo. Nell'ambito della stessa materia della lotta armata di matrice marxista leninista, si è proceduto con esecuzione di ordinanza cautelare e con numerose perquisizioni nei confronti di soggetti accusati di aver effettuato un molteplicità di attentati esplosivi in danno di strutture pubbliche e private, senza vittime, con rivendicazione ad opera delle "Cellule per la formazione del partito comunista combattente”. Nell'ambito dei fatti delittuosi riconducibili al cosiddetto antagonismo sociale, sono state avviate indagini sulle condotte ascrivibili alla formazione di estrema destra "Militia " e alle manifestazioni violente di gruppi di estrema sinistra, nell'ambito di iniziative di illegalità violenta. Sul versante dell‘eversione e del terrorismo interno il dato più significativo che emerge è la stasi operativa della Federazione Anarchica Informale (FAI), che ha rappresentato negli ultimi anni la principale minaccia terroristica di matrice anarcoinsurrezionalista a livello nazionale. Le indagini sull'area dell'anarco-insurrezionalismo consentono di ipotizzare una coesione operativa e ideologica tra gruppi anarchici presenti nel territorio, in particolare tra quelli attivi nella provincia di Viterbo. Ogni azione è finalizzata a contestare l'esistenza delle strutture penitenziarie. 9 Relazione 2011 Nel periodo di riferimento, di fronte a un significativo aumento dell‘iniziative intimidatorie si è registrata una flessione nel numero degli attentati veri e propri, in ragione anche della efficace azione di contrasto svolta sul terreno della prevenzione e della repressione. Si tratta di azioni da non sottovalutare, anche in relazione alla perdurante presenza di un‘area di consenso verso programmi eversivi che non escludono il ricorso alla lotta armata. Comunque, l‘area eversiva più vitale si è confermata quella anarcoinsurrezionalista con una serie di attentati non rivendicati, compiuti in danno di obiettivi simbolo delle campagne libertarie contro la ―repressione‖ e contro lo sfruttamento ambientale. Il ritorno alla tradizionale strategia offensiva basata sulla ―azione diretta‖, quale unica via di opposizione al sistema compatibile con gli attuali rapporti di forza potrebbe testimoniare propositi di rilancio dell‘opzione violenta clandestina, in sintonia con quanto verificatisi in altri Paesi, come la Grecia. Meritevoli di interesse sono anche numerosi accadimenti correttamente riconducibili alla gestione dell'ordine pubblico più che ad attività di lotta armata; numerose sono state infatti le iniziative di protesta su base violenta e gli scontri in ambito universitario e tra gruppi provenienti dai centri sociali di diverso orientamento politico. 2. Associazioni per delinquere di tipo mafioso. E‘ noto che il Lazio e in particolare Roma sono zone in cui la criminalità organizzata (camorra, n‘drangheta, mafia siciliana) investa somme ingenti per l‘acquisizione di rilevanti attività economiche soprattutto nel campo alberghiero e della ristorazione. Sono stati al riguardo iniziati numerosi procedimenti penali di particolare rilievo e complessità, che hanno portato a numerosi arresti e a sequestri preventivi patrimoniali. Si sta sviluppando in modo consistente l'attività tendente all'applicazione di misure di prevenzione sia personali che patrimoniali, soprattutto in seguito alle possibilità offerte dalla nuova normativa. Sono stati così eseguiti sequestri di rilevanti patrimoni per diverse centinaia di milioni di euro collegati alla criminalità organizzata di stampo mafioso sia a Roma che nelle zone sud del Lazio. Per quanto riguarda la Direzione Distrettuale Antimafia si sottolinea come la sua composizione risulti palesemente sottodimensionata per un territorio quale quello romano, crocevia di importanti interessi, soprattutto finanziari della criminalità organizzata. Sotto il profilo organizzativo, nel periodo di riferimento si è proceduto ad una "ristrutturazione" della DDA, stabilendo una ripartizione di competenze tra i magistrati che tiene conto dei criteri della specializzazione e della concentrazione, in modo da favorire una maggiore comprensione dei fenomeni criminali ed una effettiva conoscenza delle realtà criminali presenti nei vari circondari. 10 Relazione 2011 Inoltre, al fine di favorire una maggiore efficacia dell'azione della DDA, i magistrati componenti sono stati sollevati - a partire da gennaio 2010 - da alcune incombenze, quali in particolare le supplenze e le udienze con rito direttissimo. Peraltro, il loro compito è stato comunque, anche per l'anno trascorso, molto gravoso, essendo stati essi impegnati simultaneamente nello svolgimento di complesse indagini, nella partecipazione a molte udienze dibattimentali presso i Tribunali del distretto e in altre incombenze ―ordinarie‖ quali il turno arrestati e il turno esterno. Il gruppo ha operato sempre con grande impegno, conseguendo nel periodo di riferimento, importanti risultati nell'attività di contrasto alla criminalità mafiosa, così compendiati nei significativi dati numerici di seguito indicati, riferiti ai reati di cui all'art. 51 comma 3 bis C.P.P.: sono stati iscritti 354 nuovi procedimenti; sono state emesse misure di custodia cautelare a carico di 356 persone; sono state avanzate richieste di rinvio a giudizio nei confronti di 377 imputati; sono state disposte 23 misure cautelari reali; sono stati gestiti, per i piani provvisori e per i programmi speciali di protezione, 13 collaboratori di giustizia; sono state avanzate nuove proposte di misure di protezione per 4 collaboratori. All'inizio del 2009 è stato costituito presso la Procura di Roma l'ufficio ―Misure di Prevenzione", che malgrado le scarse risorse è riuscito ad assicurare importanti risultati. Nel periodo in esame sono state avanzate 16 proposte di applicazione di misure di prevenzione patrimoniale ex legge n.575/1965. Ma ciò rappresenta solo in parte l'attività dell'Ufficio nell'attività di contrasto patrimoniale alla criminalità, posto che l'ordinamento pone a disposizione dell'autorità giudiziaria altri strumenti normativi che consentono più agevolmente l'aggressione dei beni di illecita provenienza. Il riferimento più diretto è all'ipotesi di confisca "allargata" prevista dall'art.12 sexies della L. n.356 del 1992 che consente, ai sensi dell'art. 321 c.p.p., la possibilità di procedere al sequestro dei beni di provenienza illecita, anche in assenza del vincolo di pertinenzialità tra i medesimi ed il reato per il quale si procede. Lo strumento normativo del 12 sexies ha trovato presso la DDA di Roma una frequente applicazione, tant'è che ogni richiesta di misura cautelare personale è accompagnata, quando le indagini evidenziano la disponibilità di beni da parte degli indagati, da una misura cautelare reale finalizzata alla confisca penale o alla confisca ex art. 12-sexies. Le organizzazioni di stampo mafioso sono sempre state interessate alla provincia di Roma per le opportunità economiche e commerciali che la capitale offre. A Roma in particolare, snodo essenziale per tutti gli affari leciti ed illeciti, le organizzazioni criminali acquisiscono, anche a prezzi fuori mercato, immobili, società e attività commerciali nelle quali impiegano i capitali illecitamente acquisiti. In tal modo esse acquisiscono il controllo di rilevanti attività commerciali e imprenditoriali e nello stesso tempo si dotano di fonti di reddito importanti e lecite. La scelta di effettuare investimenti a Roma viene privilegiata in quanto si tratta di un territorio che non è caratterizzato da quelle forme di allarme sociale tipiche di altre realtà territoriali, e in cui non vi è necessità di contendersi i comparti economicoimprenditoriali. per il semplice motivo che ―c'è posto per tutti". In questo modo le 11 Relazione 2011 organizzazioni mafiose riescono ad infiltrarsi silenziosamente e a consolidarsi senza generare particolare tensione. A riprova di tale tesi basta considerare i numerosi sequestri di immobili, di esercizi commerciali di rilievo, di attività che hanno interessato - anche quest'anno - il territorio del Lazio e quello di Roma in particolare. La presenza sul territorio laziale delle rappresentanze di tutte le mafie è anche attestata dal livello dei personaggi arrestati sul territorio. In definitiva a Roma sono presenti, con investimenti nel settore commerciale immobiliare e finanziario, gli esponenti di tutte le mafie, in una sorta di "convivenza" sia tra loro che con la tradizionale criminalità laziale, principalmente interessata alle rapine, al traffico di stupefacenti e soprattutto all'usura. Su altro versante va segnalato come la posizione geografica e la presenza di scali aerei e marittimi internazionali, favoriscano un elevato e costante flusso di stupefacenti, in cui sempre più spesso intervengono organizzazioni straniere. Ma le criminalità straniere presenti a Roma sono anche fortemente impegnate nel controllo dell'immigrazione clandestina e nella tratta di esseri umani, con caratteristiche di transnazionalità sempre più estese. Gravi fatti di sangue si sono poi verificati, anche quest'anno, nel territorio romano. Come si è detto, rimane quanto mai alto per le organizzazioni mafiose l'interesse a costituire articolazioni logistiche nel Lazio e soprattutto a Roma per il reinvestimento di profitti illecitamente accumulati e per l'avvio di attività imprenditoriali. I settori d'interesse sono soprattutto l'edilizia, le società finanziarie e, nell'ambito del commercio, la ristorazione, l'abbigliamento, le concessionarie di auto, nonché recentemente i punti vendita in franchising per il noleggio dei film. La dimensione del fenomeno traspare nei dati elaborati dall'ufficio del Commissario Straordinario per la gestione dei beni confiscati, secondo cui al 31 dicembre 2009 risultano confiscati alla criminalità organizzata, nel Lazio 363 beni immobili di cui 187 a Roma, e 101 aziende di cui 86 a Roma. Si conferma anche per il periodo in esame la grande espansione del traffico degli stupefacenti, controllato dalla criminalità organizzata sia italiana che straniera (soprattutto colombiana e nigeriana). Il Lazio, a riprova della diffusione delle sostanze stupefacenti, detiene il triste primato di aver avuto, nel 2009, il maggior numero di decessi per droga (66 casi). Il contrasto al narcotraffico ha fortemente impegnato la DDA in numerosi procedimenti che hanno consentito di effettuare numerosi arresti, ingenti sequestri di sostanze stupefacenti, di ricostruire rotte internazionali del traffico, di utilizzare agenti sotto copertura e scoprire complicità di agenti all'interno di aeroporti. Per quanto riguarda la tratta di persone, si conferma la presenza in tale settore della criminalità rumena a fianco peraltro della mafia nigeriana. Autori di tali gravissimi reati sono cittadini rumeni e italiani a carico dei quali sono state disposte misure cautelari nel luglio 2010. Le vittime, anche giovanissime, hanno fornito ampia collaborazione disegnando un quadro estremamente allarmante del fenomeno della tratta di minori dalla Romania e dello sfruttamento della prostituzione minorile che avveniva in particolare in alcune zone di Roma e in Ostia. Le ragazze venivano reclutate in Romania con le solite promesse di lavoro regolare e, in caso di 12 Relazione 2011 diniego, venivano drogate o sequestrate con la forza. Venivano poi mantenute sotto stretta sorveglianza, trasferite in Italia e avviate, con violenza, alla prostituzione. E' stata anche accertata l'esistenza di una associazione di natura tipicamente mafiosa, denominata ―Kurts‖, che con sistemi intimidatori e violenti, gestisce il traffico di giovani donne dalla Nigeria per essere destinate alla prostituzione. L'organizzazione in questione è presente oltre che a Roma anche in altre località del territorio nazionale (Torino, Napoli e Bologna) ed europeo (Inghilterra e Spagna). L'organizzazione si impone non soltanto con metodi violenti ma anche con l'impiego di pratiche wodoo e con la minaccia di gravissime ritorsioni nei confronti dei familiari delle vittime in Nigeria, ove l'organizzazione è operante, riconosciuta e temuta dalla generalità dei cittadini. L'organizzazione agisce con particolare crudeltà come è evidenziato dal tentato omicidio di un nigeriano a cui erano state provocate, con un macete, gravi ferite su tutto il corpo risultate non letali solo per l'intervento dei Carabinieri. La criminalità straniera nel Lazio si atteggia su 2 direttrici : la prima - che interessa i gruppi organizzati serbo-montenegrini, nigeriani, albanesi, rumeni e sudamericani opera soprattutto nei crimini "tradizionali" quali il traffico di stupefacenti, il racket della prostituzione, le rapine. La seconda - costituita essenzialmente dai cinesi - agisce all'interno del circuito commerciale e finanziario connesso alla contraffazione e al contrabbando delle merci. Per la criminalità cinese, si segnalano le indagini che hanno riguardato due agenzie Money Transfert che si prestavano ad inviare in Cina rilevanti somme di denaro depositate da cinesi, con mittenti e destinatari di fantasia, e con frazionamento degli importi sotto la soglia della segnalazione obbligatoria. Durante le perquisizioni effettuate sia negli uffici dei commercianti cinesi che spedivano le somme, sia in quelli degli intermediari finanziari, veniva sequestrata numerosa documentazione contabile, extracontabile ed informatica che veniva interfacciata con i dati fiscali e doganali acquisiti presso le agenzie doganali interessate dalle importazioni di merce dalla Repubblica Popolare Cinese. Tale accertamento conduceva ad individuare alcune fattispecie delittuose, quali il contrabbando aggravato, l'evasione fiscale, l'introduzione e il commercio di prodotti con segni falsi. Tali fattispecie rappresentano il "reato presupposto" del riciclaggio ascritto agli intermediari finanziari. Quanto alla sussistenza dell'elemento soggettivo del reato di riciclaggio, è stato valorizzato il dato relativo al frazionamento di rilevanti importi movimentati ogni giorno in innumerevoli operazioni ―sotto soglia" (tutte registrate a pochi minuti l'una dall'altra e tutti per l'importo di curo 12.499) eseguite occultando le generalità del reale ordinante e registrando in sua vece false generalità prelevate da una lista di "sender" fittizi e inesistenti, ovvero registrando generalità reali ma relative a soggetti cinesi completamente ignari delle operazioni loro attribuite. Del resto altro riscontro alla piena consapevolezza, da parte degli intermediari finanziari, di operare in modo illecito per impedire l'identificazione degli ordinanti e la provenienza delle somme trasferite, deriva dalle intercettazioni telefoniche. Altra indagine di rilievo è quella scaturita dal rinvenimento, nel febbraio 2010 presso in alcuni capannoni della periferia romana, di 500.000 tonnellate di merce estera, soprattutto capi di abbigliamento calzature e occhiali proveniente dalla Cina. 13 Relazione 2011 Gran parte della merce risultava contraffatta, altra di contrabbando. In un gran numero di prodotti è stata riscontrata una quantità rilevante di cromo esavalente, altamente tossico. E' stato disposto il sequestro preventivo di 8 capannoni commerciali contenenti 30 magazzini. La proprietà dei capannoni è riferibile a 2 cinesi, titolari delle società proprietarie degli stessi. I vari lotti in cui sono suddivisi i capannoni sono assegnati ciascuno ad una società gestita da cinesi, per un totale di 32 società su cui sono in corso accertamenti di natura fiscale e doganale. L'indagine ha evidenziato l'esistenza di una organizzazione a carattere transnazionale che gestisce dalla Cina a Roma e da Roma in varie località europee l‘import-export di merce contraffatta o di contrabbando. Quanto alla criminalità rumena, si rileva che essa continua ad avere caratteristiche altamente "predatorie", mentre la criminalità nigeriana, continua ad essere dedita alla tratta di esseri umani e al traffico di sostanze stupefacenti. Molto presente sulla capitale sono anche i gruppi della criminalità serbomontenegrina che gestiscono l'acquisto, il trasporto, lo stoccaggio e la distribuzione di grosse quantità di cocaina, destinate ai mercati dell'Europa centrale e occidentale. Anche nei circondari, in particolare Latina e Frosinone, si registra un elevato grado di penetrazione della criminalità mafiosa nel tessuto economico. In tali zone l'inserimento della mafia nelle attività imprenditoriali è stato agevolato dai progressivi trasferimenti, nel tempo, di personaggi della criminalità organizzata di grosso spessore che si sono spostati nel contesto laziale per sfuggire alle guerre per bande in atto nei territori di origine o al contrario per riorganizzarsi e continuare lo scontro con i clan antagonisti. Tali fenomeni hanno fatto si che oggi, sul territorio laziale persistano, oltre al ceppo originario dei "trasferiti", i loro familiari, che vantano ampio margine di movimento e consolidati contatti con la criminalità locale. Altro aspetto sottolineato è quello delle collusioni tra elementi della criminalità organizzata ed esponenti delle amministrazioni locali: emblematico il caso del comune di Fondi in cui le indagini hanno evidenziato forme di ingerenza della criminalità mafiosa. La provincia dì Latina è grandemente esposta alle infiltrazioni mafiose. I gruppi criminali sono sempre stati attratti dalla ricchezza degli insediamenti produttivi, ed hanno mirato al controllo di quelle attività commerciali, quali gli stabilimenti balneari e le attività ricettive del litorale, che generano elevati proventi. Anche per la sua particolare collocazione geografica la zona ha sempre suscitato l'attenzione dei clan criminali campani e calabresi. Infatti la vicinanza delle provincie di Caserta e Napoli ha favorito rilevanti investimenti immobiliari da parte delle famiglie camorriste, mentre è proprio su questo territorio che spesso soggetti appartenenti a clan camorristi si nascondono durante la latitanza. Quanto al circondario di Velletri ed in particolare alla zona di Nettuno ed Anzio dove da anni operano consorterie legate alla mafia calabrese, ed in particolare quella dei Gallace, si segnala il procedimento che deriva dalle attività di indagine convenzionalmente denominate ―Appia 2" e "Alithos". 14 Relazione 2011 In tali procedimenti, per i quali è attualmente in corso il dibattimento di fronte al Tribunale di Velletri, era stata accertata l'esistenza, nel territorio di Anzio e Nettuno, di una cellula della cosca "ndranghetista denominata (all'epoca) Gallace-Novella e riconducibile alle omonime famiglie di Guardavalle. Le nuove indagini sulla ‗ndrina di Nettuno, che pur mantenendo costanti collegamenti con la cosca madre godeva di ampi margini di autonomia, hanno accertato che, dopo la rottura della storica alleanza tra le famiglie Gallace e Novella, la cosca Gallace stava tentando di riorganizzarsi nel litorale romano grazie ai supporto delle famiglie Andreacchio di Nettuno e Romagnoli-Cugini di Roma. Per quanto riguarda la provincia di Frosinone, si sottolinea che la stessa, sia per la sua posizione baricentrica tra Roma e Napoli, sia per la presenza dello strategico asse autostradale che la attraversa e degli importanti insediamenti industriali, genera particolare interesse nella criminalità camorrista. La vicinanza dei territori direttamente controllati dai casalesi e lo scarso radicamento della criminalità locale, pongono l'esponente di un clan camorrista che si insedia su tale territorio, in una posizione di assoluta egemonia. In tali "tranquille" realtà territoriali, l'assoggettamento si realizza automaticamente, senza necessità di inutili minacce, cosicché l'organizzazione camorrista si atteggia con una presenza meno invasiva, assumendo iniziative violente e clamorose solo nei rari casi in cui ciò è indispensabile. Nelle stesse zone si delineano traffici di stupefacenti ma esse vengono privilegiate dalle organizzazioni casalesi per i loro investimenti. Il territorio di Tivoli presenta un tessuto criminale di spessore in cui la gestione degli affari illeciti viene ripartita pacificamente tra criminalità italiana e criminalità straniera. I gruppi criminali italiani hanno sviluppato un particolare interesse nel settore dell'usura e delle estorsioni, prendendo di mira soprattutto gli imprenditori del settore ittico, ortofrutticolo e agroalimentare che operano nella zona per la presenza del CAR. Un'importante rappresentanza di soggetti di etnia rom, soprattutto nell'area di Tivoli terme, si dedica prevalentemente a furti e rapine in villa. Altri gruppi albanesi e rumeni gestiscono invece sul territorio lo sfruttamento della prostituzione e il traffico di stupefacenti. Infine nell'area industriale di Guidonia sono presenti gruppi cinesi che amministrano capannoni di deposito e stoccaggio di merce sovente contraffatta o di contrabbando. Quanto al circondario di Civitavecchia, la presenza nel distretto dell'aeroporto di Fiumicino comporta un netto interessamento del territorio al traffico di stupefacenti di cui sopra si è dato conto. Peraltro, nel territorio, emergono gravi infiltrazioni camorristiche. Meritano di essere segnalate, oltre che le notizie apprese dalla DDA di Roma, le informazioni avute in materia da altri Procuratori del distretto. Nel periodo di riferimento nel territorio di Latina dal gennaio 2010 si sono registrati più episodi delittuosi riconducibili a fatti di criminalità organizzata, conseguenza dello scontro fra due organizzazioni criminali, quella dei CIARELLI – DI SILVIO in contrapposizione a quella riconducibile a MORO Massimiliano. 15 Relazione 2011 Quanto al Circondario di Cassino viene segnalato che la esposizione ad infiltrazioni della criminalità organizzata, soprattutto nel settore economico delle attività imprenditoriali e, secondariamente, degli appalti pubblici, è favorita dalla situazione economica-sociale del Cassinate e, soprattutto, dalla sua posizione geografica di zona di frontiera soprattutto tra la Campania, ove domina il Clan dei Casalesi, e il Lazio. Inoltre, la sua posizione geografica rende il Cassinate territorio agevole di transito e lo configura come traiettoria ineludibile di attraversamento lungo la fascia tirrenica nella dorsale Sud-Nord. Emblematica, sotto tale riguardo, è la circostanza che il noto esponente del Clan dei Casalesi, Giuseppe Setola, con suoi accoliti, fu catturato il 14 gennaio 2009 con ben altre 4 persone, in Mignano Monte Lungo (territorio compreso nel Circondario di Cassino) e dovrà essere processato anche a Cassino. Infine, la progettata realizzazione della nuova superstrada destinata a collegare l'Adriatico al Tirreno, congiungendo Termoli, sulla sponda adriatica molisana, all'innesto nel Cassinate, con il casello di San Vittore sulla Autostrada del Sole, non farà che accrescere la appetibilità criminale della zona. Tale posizione geografica spiega la apparente anomalia di una serie dì procedimenti contro la Criminalità organizzata dedita al traffico di stupefacenti anche su rotte internazionali, che lambiscono la Ciociaria. Per quanto attiene al versante criminogeno con radici interne, il dinamismo economico dell'area del Cassinate e lo sviluppo dell'area industriale e commerciale della Ciociaria costituiscono poli di attrazione, almeno in nuce, della criminalità organizzata in misura cronologicamente crescente, con involuzione in senso negativo, con ritmo moderato, ma progressivo. Lungo l'intero perimetro dei suoi confini, meridionali, il Cassinate è in contatto con zone della Campania caratterizzate da densità e capacità criminali certamente maggiori e più raffinate. Dalle Regioni contigue la criminalità organizzata non di rado sconfina in Ciociaria ed ivi in qualche modo si installa, alla ricerca di ripari, in zone ove la caratura delinquenziali di quei soggetti non à adeguatamente nota. Saltuaria, ma non meno pericolosa (per il rischio di propagazione ed attecchimento in loco) è la comparsa nel Cassinate di soggetti, soprattutto campani, ma talvolta anche stranieri, qualificati sotto il profilo della criminalità organizzata ed operanti in Italia ed all'estero principalmente nel lucroso campo del traffico di stupefacenti. Non é mancata l'importazione in Ciociaria di talune iniziative economiche illegali dai facili guadagni, quali lo smaltimento di rifiuti solidi anche pericolosi. Emblematicamente significativa è la scelta di numerosi pregiudicati delle Regioni contigue, quando sono sottoposti a misure di prevenzione. Costoro optano per la permanenza in Ciociaria come luogo di soggiorno obbligato, non già per la salubrità dei suoi monti e la purezza delle sue acque, ma per la sua vicinanza alle loro zone di origine e di operatività criminosa e per la scorrevolezza delle vie di comunicazione, non di rado esportando in queste nuove terre i riflessi delle loro scelte criminose ed inevitabilmente qui intessendo nuovi legami. Per quanto riguarda il Circondario di Tivoli, dalle attività investigative e di monitoraggio relative alla criminalità viene registrata la presenza di alcuni soggetti inquisiti per fatti di mafia od appartenenti ad organizzazioni di considerevole capacità 16 Relazione 2011 criminale (famiglie camorristiche e ‗ndranghetiste o collegate a Cosa Nostra ed alla Stidda ), dimoranti o residenti nel territorio del circondario anche seguito a misure di prevenzione. La presenza di soggetti affiliati alla criminalità organizzata và ricollegata alla presenza di numerose attività ed interessi economici connessi con la vicinanza alla Capitale, che rendono il territorio appetibile per le organizzazioni criminali in specie per attività di riciclaggio o, comunque, per il reimpiego dei capitali di provenienza illecita. Al fine di tenere sotto controllo le attività economiche della criminalità organizzata nel settore delle cave è stato disposto un monitoraggio sulle società e sulle persone interessate alle attività estrattive minerali, costituendo un archivio investigativo per successivi ulteriori approfondimenti. In particolare nella zona di Tivoli e Palestrina si è riscontrata la presenza di alcune famiglie calabresi, legate alla ―ndrina‖, attiva nella zona di Sinopoli (RC). Tali famiglie non pongono in atto comportamenti criminali nella zona nella quale vivono, ma fungono da punto di riferimento per le attività economiche della "ndrina‖, e danno occasionalmente supporto a soggetti provenienti dalla terra di origine. Anche i comuni a nord di Roma, registrano la presenza di elementi collegati a formazioni criminali di origine calabrese della zona di Reggio Calabria (Africo, Melito Porto Salvo, Bruzzano Zeffirio), alcuni dei quali pregiudicati per reati in materia associativa. Si tratta di famiglie tra loro legate da rapporti di parentela e residenti nei Comuni di Rignano Flaminio, Castelnuovo di Porto, Morlupo e Campagnano di Roma. 3. Delitti di omicidio sia volontari che colposi; delitti di furto, rapina estorsione e sequestro di persona. I delitti di omicidio sia volontari che colposi sono aumentati in alcuni Circondari, mentre sono diminuiti in altri. Nel Circondario di Latina vengono riscontrati 44 omicidi volontari (42 nel periodo precedente); 228 omicidi colposi (200 nel periodo precedente); 315 rapine; 12.660 furti (aggravati e non); 5 sequestri di persona Analoga situazione nel circondario di Rieti vengono riscontrati 10 omicidi volontari (4 in più rispetto al periodo precedente); 52 omicidi colposi (7 in più rispetto al periodo precedente). E‘ diminuito viceversa il numero delle rapine 48 rispetto alle 61 del periodo precedente. Anche le estorsioni sono diminuite: da 25 a 14. Diminuiti altresì, i sequestri di persona (nessuno dei quali a scopo di estorsione o di rapina) da 11 a 7. Nel periodo di riferimento alla Procura di Roma sono stati iscritti n. 74 procedimenti per lesioni colpose (art. 590 C.P.) e n. 66 procedimenti per omicidio colposo (art. 589 C.P.). Il dato non sembra sostanzialmente variato rispetto a quanto evidenziato nell'anno precedente con riferimento al quale emerge soltanto un maggior numero di iscrizioni per omicidio colposo ( 60 iscrizioni nell'anno precedente contro le 66 di quest'anno) ed un minor numero di lesioni colpose (96 iscrizioni nell'anno precedente contro le 74 di quest'anno). L'aumento degli uni e la diminuzione degli altri non sembra di fatto modificare l'incidenza sociale e giudiziaria di tale tipologia di reato. 17 Relazione 2011 Nel circondario di Tivoli i reati di omicidio hanno avuto una leggera diminuzione 12 procedimenti iscritti (7 omicidi tentati e 5 consumati) rispetto ai 19 dell‘anno precedente; sono stati iscritti, inoltre, 56 procedimenti per omicidio colposo (60 nell‘anno precedente); i reati di rapina sono stati 86 (3 in meno dell‘anno precedente); mentre sono aumentati i reati di estorsione da 55 a 71. Anche nel Circondario di Viterbo vi è stata una diminuzione dei reati di omicidio volontario (da 13 a 4), omicidio tentato (da 11 a 4), rapina (-36%) e quelli di furto (12%); stabile il numero di estorsioni. In molti casi gli omicidi colposi sono stati causati nell'ambito di incidenti stradali, determinati dall'assunzione di bevande alcoliche e di sostanze stupefacenti. Si tratta di un fenomeno allarmante per la tutela del cittadino ed è auspicabile che le modifiche di alcune norme del codice della strada e dello stesso articolo 589 c.p. riducano progressivamente il numero dei predetti reali. 4. Reati contro la Pubblica Amministrazione. Il numero dei reati contro la pubblica amministrazione è in aumento rispetto agli anni precedenti. I Procuratori del Distretto segnalano la prevalenza dei reati di abuso d‘ufficio ex art. 323 c.p. e di rifiuto e omissione di atti d‘ufficio ex art. 328 c.p.. La Procura di Roma, evidenzia, in particolare che nel periodo di riferimento sono stati iscritti, in materia di reati contro la Pubblica Amministrazione, complessivamente 4.210 nuovi procedimenti, con un incremento rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente nel quale vi erano state 4.105 nuove iscrizioni. In particolare, risultano iscritti 1428 nuovi procedimenti relativi a reati commessi da pubblici ufficiali (818 nei confronti di noti e 610 nei confronti di ignoti) e 2.782 nuovi procedimenti relativi a reati commessi da privati (2.520 nei confronti di noti e 262 nei confronti di ignoti). Viene segnalano un progressivo aumento, nella materia, delle nuove iscrizioni, passate, per quanto riguarda i procedimenti nei confronti di noti, da 2.796, registrate nel periodo 1.7.2005/30.6.2006, alle attuali 3.348. Con riferimento alle singole fattispecie di reato, risultano iscritti complessivamente 73 nuovi procedimenti per il delitto di peculato di cui all'art. 314 c.p. (di cui 60 nei confronti di noti e 13 nei confronti di ignoti), 82 nuovi procedimenti per i delitti di cui agli artt. 316, 316 bis, 316 ter c.p. (di cui 76 nei confronti di noti e 6 nei confronti di ignoti), 45 nuovi procedimenti per il delitto di concussione (di cui 32 nei confronti di noti e 13 nei confronti di ignoti), 90 nuovi procedimenti per fatti di corruzione di cui agli artt. 318, 319, 319 ter, 322 c.p. (di cui 75 nei confronti di noti e 15 nei confronti di ignoti), 572 nuovi procedimenti per il delitto di abuso d'ufficio di cui all'art. 323 c.p. (di cui 261 nei confronti di noti e 311 nei confronti di ignoti), 432 nuovi procedimenti per i reati di rifiuto di atti d'ufficio di cui all'art. 328 c.p. (di cui 122 nei confronti di noti e 310 nei confronti di ignoti). Si sono poi registrate complessivamente 51 nuove iscrizioni per il reato di rivelazione di segreti di ufficio di cui all'art. 326 c.p. (di cui 26 nei confronti di noti e 25 nei confronti di ignoti) e 49 per il reato di interruzione di 18 Relazione 2011 un pubblico servizio di cui all'art. 331 c.p. (di cui 13 nei confronti di noti e 36 nei confronti di ignoti). L'incremento delle iscrizioni riguarda uniformemente tutte le fattispecie oggetto della materia ad eccezione dei fatti di corruzione per i quali si è registrato, rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente, un decremento. Per quanto riguarda la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e degli enti privi di personalità giudica di cui al d.l.vo 8 giugno 2001 n. 231, limitatamente alle ipotesi di concussione e corruzione previste dall'art. 25, vi sono state, come risulta dal prospetto statistico allegato (all. 2), 9 nuove iscrizioni, con un modesto incremento, anche in questo caso, rispetto agli analoghi periodi degli anni precedenti. Alla Procura di Tivoli sono stati iscritti nr. 3 procedimenti per il reato ex Art. 317 C.P., nr. 6 procedimenti per il reato ex Art. 314 C.P., nr. 76 procedimenti per il reato ex Art. 323 C.P. (in sensibile aumento rispetto al dato dell'anno precedente nr. 55) e nr. 54 procedimenti per il reato ex Art. 328 C. P. (nr.37 l'anno precedente). Si tratta di dati in leggero aumento rispetto all'anno precedente e che testimoniano dato lo scarso numero dei procedimenti per fatti di corruzione una diffusa cultura di omertà e l'insufficienza di anticorpi al fenomeno presenti nell'ambito degli stessi uffici amministrativi. Gli indagati sono principalmente funzionari della Pubblica Amministrazione che nello svolgimento della loro attività hanno commesso un abuso d'ufficio, soprattutto in connessione alla lottizzazione abusiva e alla violazione di vincoli paesaggistici ambientali o relativamente a gare d'appalto o a concorsi pubblici. Data l'insufficienza dei reparti di polizia giudiziaria presenti nel circondario in poche indagini, partendo dal contestato reato di abuso in atti d'ufficio, si riescono ad acquisire elementi circa l'esistenza dei reati più gravi di corruzione o concussione che sono molto più difficili da dimostrare e che hanno bisogno di investigazioni lunghe e complesse e di personale specializzato in indagini tecniche. Alla Procura di Viterbo in lieve aumento, risultano i reati commessi da pubblici ufficiali contro la Pubblica Amministrazione (+8%) ; e in significativo aumento i reati di analoga natura commessi dai privati (+11%). In aumento anche nel Circondario di Latina i reati contro la P.A. (da 165 a 215) e di Velletri dove in particolare il reati di abuso d‘ufficio e di omissione di atti di Ufficio sono passati rispettivamente da 202 a 214 e da 51 a 73. Meritano di essere segnalati alcuni procedimenti per associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d'asta ed alla corruzione per gli appalti del Comune di Velletri; corruzione e turbativa d'asta per gli appalti all'interno della nona regione aerea aeroporto Pratica di Mare, entrambi in fase dibattimentale. Cosi pure i procedimenti relativi alla corruzione degli amministratori del Comune di Nettuno per gli appalti del trasporto pubblico locale nonché i procedimenti relativi alla associazione a delinquere finalizzata alla truffa in materia di sanità, a carico della struttura Tosinvest e Villa dei Pini e alla lottizzazione abusiva Tor Palazzi e all‘ ampliamento del porto turistico di Nettuno, attualmente in sequestro. 5. Reati commessi da cittadini stranieri. 19 Relazione 2011 La notevole presenza nel territorio del distretto di cittadini stranieri, in particolare extracomunitari, si traduce non solo nella consumazione di un elevato numero di reati di media gravità (furti, spaccio di droga e rapine) ma anche nella commissione di reati più gravi, come i reati connessi al traffico di stupefacenti, i reati di riduzione e mantenimento in schiavitù o in servitù ex art. 600 c.p. relativi allo sfruttamento della prostituzione minorile. Di particolare rilevanza è stata l‘attività delle Forze dell‘ordine volta a reprimere i diffusi casi di presenza sul territorio di cittadini extracomunitari sprovvisti di permesso di soggiorno, con conseguente adozione di provvedimenti di espulsione dei clandestini. Presso la Procura di Roma, nel periodo 1 agosto 2009- 1 settembre 2010, sono stati iscritti: - n. 1682 procedimenti penali per violazione dell'art. 14 comma 5 ter D. Lg.vo 286/98 e successive modifiche (straniero che, espulso dal territorio dello Stato, vi si trattiene illegalmente); - n. 254 procedimenti penali per violazione dell'art. 12 comma 5 ter D. Lg.vo 286/98 e successive modifiche (favoreggiamento dell'immigrazione clandestina). n. 4245 procedimenti penali per violazioni varie del Testo Unico sull'immigrazione. Tali dati sono complessivamente superiori a quelli dell'anno precedente (n. 248 per art. 12, n. 3880 per generiche violazioni al D. Lg.vo 286/98), e rappresentano un notevole incremento di tali tipologie di reato. Soltanto il reato di cui all'art. 14 comma 5 ter ha fatto registrare un lieve decremento numerico; da n. 1764 a 1682 reati. In aumento appare anche il dato relativo ai procedimenti per delitti di induzione, avviamento, favoreggiamento e/o sfruttamento della prostituzione: 151 iscrizioni a fronte delle 137 dell'anno precedente. Stazionario (1 iscrizione nel 2009, 1 iscrizione nel 2010) appare poi il dato relativo ai procedimenti per induzione favoreggiamento e/o sfruttamento della prostituzione minorile (art. 600 bis C.P.). Nel Circondario di Frosinone le difficoltà produttive o, addirittura, la chiusura di importanti stabilimenti industriali e il conseguente incremento delle situazioni di disoccupazione/inoccupazione (in uno con la sostanziale riduzione delle possibilità di risparmio e di accesso al credito delle famiglie) hanno, da un lato, creato condizioni favorevoli all'incremento dei casi di usura (già tradizionalmente rilevanti nel territorio) e, da altro lato, hanno fornito materiale umano per i reati di spaccio di stupefacenti e per quelli contro il patrimonio (preoccupante, soprattutto, l'incremento delle rapine a mano armata in case private). Peraltro i reati sopraddetti appaiono, in molti casi, collegati sia alla tradizionale presenza in provincia di stanziali famiglie di origine rom (attive soprattutto nell'usura e nelle, connesse, estorsioni) sia alla saldatura fra alcuni nuovi residenti di origine albanese e/o rumena ed esponenti della criminalità locale (ciò soprattutto con riguardo allo spaccio di stupefacenti e alle rapine). Le espressioni criminali delle comunità albanesi e rumene sono attive, oltre che nei reati violenti contro il patrimonio e nel traffico degli stupefacenti, anche nello sfruttamento della prostituzione: è proprio nell'ambito della concorrenza criminale nel 20 Relazione 2011 settore che sembra trovar ragione il più grave fatto di sangue (omicidio volontario e lesioni personali del 18.4.2009) per cui è attualmente in corso processo presso la locale Corte d'Assise a carico di esponenti della famiglia albanese dei Kaloti. Nel circondario di Latina i reati commessi da stranieri comportano spesso l'uso di violenza, determinando lesioni e rapine, prevalentemente in danno di connazionali. Sono stati iscritti n. 186 procedimenti per violazione al D.L.vo 286/1998 , contro i 188 del periodo precedente. La criminalità più attiva sul territorio è quella rumena. Si tratta di un fenomeno criminale in rapida espansione. Gli elementi criminali rumeni sono dediti prevalentemente allo sfruttamento della prostituzione di connazionali, spesso minorenni, la cui gestione sta progressivamente sottraendo alla criminalità albanese. La criminalità rumena utilizza modalità di comportamento sempre più aggressive come emerge dal racconto fatto da giovani donne rumene sottoposte con violenza all'esercizio della prostituzione. Una particolare "leadership" di tali soggetti provenienti dalla Romania si è registrata nella clonazione delle carte di credito e delle tessere bancomat, con il concorso di ingegneri informatici che rimangono in Romania. Un altro fenomeno illecito in relazione al quale è stato possibile riscontrare il coinvolgimento di cittadini romeni e, più in generale, dell'est europeo è il contrabbando di tabacchi lavorati che, negli ultimi anni, ha fatto registrare una graduale crescita. 6. Reati di violenza sessuale e pedofilia. I reati di violenza sessuale risultano in aumento in alcuni Circondari, in diminuzione in altri anche se le differenze rispetto all‘anno precedente sono minime. Si conferma quanto segnalato lo scorso anno a proposito della utilità costituita sia dall'ausilio della presenza di personale dei Servizi sociali in sede di assunzione delle deposizioni, sia dal contributo offerto da consulenti tecnici medico-legali e neuropsichiatrici, ai quali si è fatto sovente ricorso. Sul piano organizzativo, si conferma l‘opportunità della trattazione dei procedimenti relativi da parte di magistrati appartenenti a gruppi specialistici, vista la maggiore incisività che si è determinata in questi casi, sia nella fase delle indagini preliminari sia nella successiva fase processuale. E‘ poi necessario il concreto coordinamento fra le Procure ordinarie, la Procura e il Tribunale per i Minorenni, sia nei casi di concorso di maggiorenni e minorenni nello 21 Relazione 2011 stesso delitto di violenza sessuale, sia nei casi di reati commessi nell‘ambito della stessa famiglia. Recenti episodi consigliano anche un più stretto raccordo fra le autorità giudiziarie inquirenti e i responsabili delle istituzioni scolastiche. In adesione anche allo spirito dei principi informatori del protocollo d'intesa con il Tribunale si conferma l'opportunità di delegare le indagini di abusi sessuali in danno di minori a Nuclei di P.G. composti da personale specializzato in grado di procedere all'escussione del minore con la cosiddetta audizione protetta e con l'ausilio di un neuropsichiatra infantile o psicologo di comprovata esperienza. Gli atti di violenza, specie quelli di natura sessuale, spesso sono preceduti da atti persecutori che fino a un anno fa sfuggivano ad ogni sanzione. Con il decreto legge n. 11 del 23 febbraio 2009, convertito con modificazioni nella Legge 23 aprile 2009, n. 38, in materia di sicurezza pubblica, tra i delitti contro la libertà morale è stato introdotto il nuovo reato di <<atti persecutori>>, previsto e punito dall‘art. 612 bis del c.p., che ha lo scopo di sanzionare episodi di minacce o di molestie insistenti e reiterate, prima che queste possano degenerare in condotte ancora più gravi, quali le violenze sessuali o addirittura l‘omicidio. L‘inedita fattispecie di <<atti persecutori>> trae origine da un‘analoga figura dei Paesi anglosassoni dove viene indicata con il termine <<Stalking>>, che letteralmente significa <<fare la posta alla preda>>. Secondo l‘Osservatorio nazionale sul fenomeno, le persecuzioni hanno per vittime soprattutto le donne e sono normalmente attuate da ex mariti, ex conviventi o ex fidanzati, ma possono essere compiute anche da conoscenti, colleghi o estranei: almeno il 20 per cento degli italiani ne sono stati vittime. La nuova legge, si prefigge di dare una risposta pronta e adeguata alla domanda di sicurezza e di giustizia proveniente da più parti, lanciando un segnale di forza e di rigore nei confronti di coloro che si rendono colpevoli di delitti così gravi e infamanti e nello stesso tempo di riconoscimento e di attenzione per le vittime, meritevoli di tutela da parte dello Stato, più incisiva rispetto a quella finora prestata dall‘ordinamento giuridico. Di qui l‘introduzione di nuove norme finalizzate ad un più severo trattamento penale, processuale e penitenziario nei confronti degli autori di tali reati, tra i più odiosi del firmamento criminale. Nel campo penale oltre l‘introduzione del nuovo reato di cui si è già parlato, l‘innovazione più importante riguarda la riformulazione dell‘aggravante <<sessuale>> dell‘omicidio volontario, prevista dal‘art. 576 bis c.p. che disciplina le circostanze aggravanti dell‘omicidio, che comporta la comminatoria dell‘ergastolo nell‘ipotesi in cui il delitto venga realizzato in occasione della commissione di reati sessuali con minori e di violenza sessuale di gruppo. Allo stesso rigore sono improntate le modifiche all‘art. 275 del c.p.p. in materia di applicazione di misure coercitive. La nuova norma estende l‘obbligatorietà della detenzione in carcere - fino ad oggi riservata ai soli imputati di mafia - alle persone indagate per reati di violenza sessuale nei confronti di un minorenne, ovvero di violenza sessuale di gruppo, quando emergono nei loro confronti gravi indizi di colpevolezza, salvo che siano acquisiti elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari. 22 Relazione 2011 D‘ora in avanti chi commette uno stupro non potrà più essere messo agli arresti domiciliari, ma dovrà restare in carcere. A tal riguardo, occorre però tener presente che la Corte Costituzionale con la sentenza del 21 luglio 2010 n. 265 ha dichiarato la illegittimità Costituzionale dell‘art. 275 c.p.p. nella parte in cui, nel prevedere che quando sussistono gravi indizi di colpevolezza in ordine ai delitti di cui all‘art. 600 bis, 1° comma, 609 bis e 609 quater del codice penale è applicabile la custodia cautelare in carcere, salvo che siano acquisiti elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari, non fa salva, altresì, l‘ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure. La previsione di cui all‘art. 275 c.p.p. è estesa ai reati di omicidio, induzione alla prostituzione minorile, pornografia minorile e iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione dei minori. Parallelamente è previsto l‘obbligo, per le forze di polizia, di procedere all‘arresto immediato in flagranza di reato delle persone che si rendono colpevoli dei suddetti reati salvi i casi di minore gravità. La modifica che integra l‘articolo 380 del c.p.p., sancendo l‘obbligatorietà dell‘arresto in flagranza di reato, consente di celebrare celermente i relativi processi con le forme del rito direttissimo. Il maggiore rigore nella risposta del legislatore ai fatti di violenza sessuale trova completamento nella estensione della speciale disciplina prevista dall‘articolo 4 bis della L. 354/1975 sull‘ordinamento penitenziario anche ai condannati per i delitti in esame. In particolare, la nuova normativa è finalizzata ad impedire l‘applicazione dei benefici previsti dalla suddetta legge (permessi premio, assegnazione di lavoro esterno e misure alternative alla detenzione), ai condannati per i delitti di violenza sessuale, a meno che i soggetti in questione non collaborino con la giustizia ai sensi dell‘art. 58 ter della medesima legge. Ulteriori limitazioni che circoscrivono la concessione dei benefici all‘onere da parte del detenuto di dimostrare la sua completa estraneità alle organizzazioni criminali sono state inoltre previste per la distribuzione, divulgazione, anche in via telematica, di immagini o fotomontaggi pornografici di minori o di informazioni utilizzabili ai fini del loro adescamento. Con l‘entrata in vigore della nuova legge l‘esecuzione della pena detentiva non superiore ai tre anni non può essere più sospesa a favore dei condannati per i reati di violenza sessuale. Ciò significa che a tali condannati è preclusa la richiesta al Tribunale di Sorveglianza delle misure alternative alla detenzione quali l‘affidamento in prova a servizio sociale, la detenzione domiciliare e la semilibertà La nuova legge estende, infine, il beneficio dell‘ammissione al patrocinio a spese dello Stato alle vittime dei reati di violenza sessuale, anche qualora i loro redditi superino le soglie previste dalla legislazione vigente. Con l‘ammissione al gratuito patrocinio sono posti a carico dello Stato i compensi per il difensore, per il consulente tecnico e per l‘investigatore privato: tale beneficio è assicurato anche alla persona offesa straniera. 23 Relazione 2011 Dalla relazione del Procuratore della Repubblica di Roma emerge che nel periodo di riferimento le denunce sono state 670, con un lieve aumento rispetto all'anno precedente che ne aveva registrate 648. I dati statistici evidenziano una significativa diminuzione delle denunce per violenza sessuale di gruppo (da 36 dell'anno precedente si è passati a 27 nel 2010), ed un evidente aumento nelle denunce di violenza sessuale individuale: da 502 del 2009 si è passati a 530 nel 2010 con un incremento di 28 denunce pari al 5,57 %. Con riguardo ai delitti di "pedofilia", nello stesso periodo in esame si è registrato un significativo aumento delle denunce che sono passate da 327 a 395, con un incremento percentuale di circa il 21%. In tale ambito l'ipotesi di reato più diffusa è stata quella di diffusione e divulgazione di materiale pedopornografico con n. 198 procedimenti, cui segue quella di detenzione di materiale pedopornografico con ben 184 procedimenti. Il fenomeno criminoso che tuttavia è il più diffuso è quello della violenza domestica, atteso che per il delitto di maltrattamenti in famiglia - art. 572 - nel 2009 sono stati iscritti n. 733 e nell'anno successivo sono aumentati a 794, quindi si è registrato un incremento pari al 7,68 % . Nel medesimo contesto criminoso si collocano le denunce per sottrazione di minore (art. 574 c.p.) che hanno registrato un significativo aumento essendo passate da 161 a 183, quindi con un incremento del 12,2 % Il citato fenomeno della criminalità domestica si caratterizza anche per l‘altissima conflittualità di natura "economica", quella cioè che deriva dall'inadempimento degli obblighi di assistenza familiare, inquadrabile nella violazione dell'art. art. 570 c.p. che del disposto dell'art. 12 sexies L. 898/70 e dell'art. 3 L. n.54 del 2006. Nel periodo in esame i procedimenti iscritti sono stati n. 1.010 a fronte dei 920 del periodo precedente, quanto al delitto di cui all'art. 570. Complessivamente i procedimenti iscritti per entrambe le ipotesi di reato sono stati 1377 (1010+367) rispetto a 1332 ( 920 + 412) del periodo precedente. L'elevata conflittualità di alcuni nuclei familiari determina continue denunce anche reciproche, spesso con sovrapposizione di procedimenti e, talvolta con definizione degli stessi in contrasto tra loro. Vi sono nuclei familiari le cui vicende impegnano l'attività della Procura, nella sola fase delle indagini preliminari, per diversi anni e la conflittualità, spesso, si traduce in una escalation di violenza che ha termine talvolta solo con l'adozione di misura cautelare. Nel primo semestre dell'entrata in vigore della legge che ha introdotto il reato di cui all‘art. 612 bis (atti persecutori), i procedimenti iscritti presso la Procura di Roma sono stati complessivamente 314 (di cui: 264 a carico di noti e 50 a carico di ignoti); nell'anno successivo le denunce sono state complessivamente 932 di cui 836 a carico di noti e 96 a carico di ignoti, con un incremento medio di circa il 50 %. Il fenomeno criminoso della violenza sessuale vede come vittime pressoché esclusive le donne ed i bambini, mentre il fenomeno degli atti persecutori si caratterizza per il fatto che interessa anche soggetti non legati da vincoli familiari o da relazioni affettive. 3 24 Relazione 2011 Notevole è l'impegno dei magistrati assegnati al ―gruppo specializzato‖, considerata la complessità dei procedimenti che sfociano normalmente in richieste di misure cautelari, nonché la necessità di espletare incidenti probatori finalizzati all'ascolto dei minori e delle vittime di violenza. La diffusione del fenomeno ha posto l'esigenza di valutare iniziative idonee anche ad assicurare alle forze dell'ordine che operano sul territorio ogni più opportuno coordinamento, anche informativo, con i magistrati appartenenti al gruppo. Nello stesso tempo sono state avviate le iniziative più opportune per rendere effettivo ed efficace il necessario coordinamento con gli altri uffici giudiziari con competenze concorrenti nella tutela dei minori e della famiglia, particolarmente nell'ambito del contrasto alla "violenza sui minori ed alla violenza domestica". A tal fine la Procura di Roma è stata parte attiva nella predisposizione di un "protocollo di intesa" con le altre autorità giudiziarie interessate, con gli organi di polizia giudiziaria e con diversi enti pubblici coinvolti nella tutela delle vittime. Nel Circondario di Tivoli le violenze sessuali sono aumentate: 60 rispetto alle 53 dell'anno precedente, con episodi che per le loro particolari modalità hanno avuto un rilevante impatto mediatico. In tale ambito viene segnalato il procedimento nr. 4596/09 a carico di Speranza Danilo capo spirituale e carismatico della comunità "R. E. MAIA", arrestato per aver ripetutamente violentato due minori. Si segnala inoltre la violenza sessuale consumata in Arcinazzo Romano nella notte tra il 20 e 21 agosto 2009 nei confronti della minore Procaccianti Elisa, ad opera del romeno Ostache Gabriel Costei durante una sagra paesana. Le indagini immediatamente svolte hanno portato all'arresto dell'aggressore, salvato da un sicuro linciaggio ad opera della popolazione inferocita. Va ricordato per la gravità dei fatti e per la rilevanza dell'impatto mediatico l'esito del procedimento relativo al noto stupro di Guidonia avvenuto nel Gennaio 2009 ad opera di quattro cittadini romeni nei confronti di una giovane. All'esito del giudizio abbreviato è stata richiesta la pena di anni 16 di reclusione pena poi inflitta con la condanna del Giudice per l'udienza preliminare. Tale pena è stata recentemente confermata anche in appello. In aumento nel Circondario di Tivoli anche i casi di maltrattamenti in famiglia (nr. 169 procedimenti con aumento di 43 casi rispetto all'anno precedente). Appare elevata la conflittualità sia matrimoniale sia allorché sia cessata la convivenza tra coniugi che da anche origine a denunce per stalking. In particolare, si segnala come molti reati vengano commessi da soggetti appartenenti alla comunità rumena, ai danni di familiari e di minori. Si osserva, in proposito, l'intervento proficuo dei centri antiviolenza, ai quali spesso si rivolgono le vittime di maltrattamenti in famiglia ovvero di stalking, e soprattutto donne appartenenti a nuclei familiari di cittadini stranieri, che, non potendo contare, il più delle volte, sulla presenza di altri famigliari disponibili all'accoglienza in seguito alle denuncequerele, trovano un valido sussidio e supporto presso detti centri. Spesso la determinazione alla presentazione delle denunce-querele da parte delle vittime, proviene proprio dalla possibilità di accoglienza in dette strutture, soprattutto per le donne che non dispongono di autonome risorse economiche. 25 Relazione 2011 In detto ambito, la delicatezza delle indagini impone un primo ascolto delle vittime, la cui testimonianza, unitamente ai referti eventuali ed alle testimonianze delle persone informate sui fatti, rappresenta, nei casi di maggior gravità, il presupposto per la richiesta di misura cautelare dell'allontanamento dalla casa famigliare ovvero del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima. Nei casi di maggior gravità, ove vi sono evidenti ed oggettivi elementi per attribuire all'indagato gravi episodi di aggressioni fisiche, quali la presenza di ripetuti referti del pronto soccorso, ove si riscontrino lesioni personali, si procede alla richiesta di misura cautelare in carcere; detta richiesta risulta necessaria anche laddove il soggetto abbia reiteratamente mostrato indifferenza agli interventi delle forze dell'ordine. Con riguardo al noto procedimento per violenze sessuali e personali a minori della Scuola Materna "Olga Rovere" di Rignano Flaminio è stato disposto il rinvio a giudizio nei confronti di cinque indagati. Il dibattimento è attualmente in corso. Si è rilevata ]'opportunità di delegare le indagini per gli abusi sessuali in danno di minori a Nuclei di P.G. composti da personale specializzato ed idoneo ad affrontare siffatte problematiche e di procedere sempre all'escussione del minore con la cosiddetta audizione protetta e con l'ausilio di un neuropsichiatra infantile o psicologo di comprovata esperienza. 7. Reati contro l’incolumità pubblica e la salute, nonché in materia di tutela dell’ambiente e del territorio, di edilizia ed urbanistica. L‘intero territorio del Lazio è interessato da un vastissimo fenomeno di abusivismo edilizio sia nelle zone periferiche, attraverso la realizzazione di nuove costruzioni, sia nelle zone verdi di particolare rilievo ambientale, gravate da vincoli e comprese nei parchi (Veio, Appia Antica, Pigneto) e nelle riserve regionali. Ciò ha determinato un progressivo stravolgimento delle aree, interessate non solo da interventi di singoli soggetti che, acquistata un'area, vi realizzano un solo manufatto da destinare ad alloggio familiare, ma anche da imprenditori che, con diverse modalità, riescono a realizzare in tali aree complessi immobiliari di rilevante consistenza poi immessi sul mercato. Tale stato di cose è del tutto ignorato dalle amministrazioni comunali cui dovrebbe competere il controllo del territorio. Al rilascio di permessi di costruire al di fuori di ogni previsione normativa si affiancano l'assenza di controlli efficaci, la manifesta riluttanza al completamento delle procedure di acquisizione degli immobili abusivi e la quasi totale assenza di demolizioni che la legge impone al responsabile dell'UTC. In tale contesto inevitabilmente vengono alimentati altri fenomeni criminali quali l'evasione fiscale, lo sfruttamento di cittadini extracomunitari, l'inosservanza delle disposizioni sulla sicurezza dei lavoratori. Il condono edilizio, previsto dalla L. 326/2003, ha offerto una ulteriore possibilità di aggressione del territorio attraverso la sanatoria di manufatti inesistenti e realizzati dopo la scadenza del limite temporale fissato dalla legge o di altrettanto inesistenti modifiche di destinazione d'uso di manufatti agricoli in residenziali per i quali richiedere poi, opportunamente e rapidamente, il titolo abilitativo per la demolizione e ricostruzione. 26 Relazione 2011 L'effetto sospensivo del condono, prolungato nel tempo, la notevole durata dei tempi processuali con conseguente e frequente declaratoria di prescrizione dei reati ha inoltre impedito ed impedisce la definizione dei processi in materia urbanistica e la irrogazione delle relative sanzioni, rafforzando sempre più nel cittadino la convinzione di una sostanziale impunità. Il diffuso sentimento di impunità per gli illeciti in esame induce anche a molteplici condotte criminose di falsificazione della documentazione presentata a corredo dei necessari titoli abilitativi, allo scopo appunto di poter accedere ai vantaggi del "condono edilizio". Al riguardo, tuttavia, va segnalata la possibile incidenza positiva della L. 251/05 (c.d. Legge Cirielli sulle contravvenzioni previste dalla normativa di riferimento a seguito dell'aumento, pur minimo, dei relativi termini di prescrizione. Il diffuso sentimento di impunità per gli illeciti in esame induce anche a molteplici condotte criminose (constatate anche quest'anno ed implicanti spesso il concorso dei professionisti incaricati del profilo tecnico delle pratiche amministrative) anche per abusi commessi in epoca successiva a quella prevista dalla citata legge, ossia il 31/3/2003, oppure per legittimare in qualche misura, con il ricorso alle procedure semplificate, un intervento edilizio non consentito dallo strumento urbanistico, o soggetto al rilascio del più oneroso permesso di costruire rimesso alla pubblica amministrazione e subordinato ad una verifica di conformità rispetto allo strumento medesimo. Tali condotte illecite sono agevolate anche dalle difficoltà per le forze dell'ordine, connesse alla scarsità di personale e mezzi, di garantire un idoneo controllo di un territorio molto vasto e all'inadeguatezza degli uffici amministrativi nell'adottare, o nel farlo tempestivamente, i dovuti atti repressivi. Da ultimo la sospensione dei procedimenti per reati urbanistici e la lunghezza dei processi comportano oramai l'impossibilita' di perseguire domande di condono fondate su dichiarazioni false, in quanto oramai prescritto l'unico reato contestatile e cioè' l'art. 483 CP. E‘ continuata, comunque, anche quest'anno una proficua collaborazione con gli organi di Polizia Giudiziaria, che ha reso possibile l'accertamento di numerosi interventi edilizi ed urbanistici illeciti e il blocco di molti abusi con l'applicazione di misure cautelari reali e, nei casi più gravi, dove neppure tali misure apparivano efficaci, con l'adozione di misure cautelari personali (reiterate violazioni dei sigilli). Il gruppo urbanistica ed edilizia della Procura di Roma come di consueto, ha svolto periodiche riunioni per agevolare il confronto sulle questioni più rilevanti da esaminare, per consentire uno scambio di informazioni sugli orientamenti giurisprudenziali di legittimità più aggiornati così da garantire un'uniformità di trattamento nella definizione dei procedimenti. Le statistiche registrano una sensibile diminuzione dei reati edilizi e dei processi pendenti (sopravvenuti: da 1833 nel periodo giugno 2008-giugno 2009 a 1746 dal giugno 2009 al giugno 2010). Per quanto riguarda la salute pubblica sono in notevole aumento i sequestri e i verbali relativi alla conservazione degli alimenti, soprattutto con riferimento ai ristoranti "etnici" oramai diffusi nella città. Le notizie di reato dal luglio 2009 al luglio 2010 sono passate da n. 187 a 280. Si rileva anche il fenomeno della diffusione di farmaci stranieri, 27 Relazione 2011 soprattutto cinesi, per i quali, non essendone autorizzata la vendita in Italia, si deve precedere al loro sequestro e alla verifica della composizione. Al riguardo risultano in aumento le vendite di farmaci, ovviamente di incerta provenienza, tramite internet, ma risulta sempre difficile identificare il venditore. Sono in aumento anche i procedimenti per reati in materia di incolumità pubblica, passati da 336 a 622. Al riguardo occorre evidenziare che la Procura Antidoping del CONI trasmette alla Procura di Roma ogni notizia di reato acquisita nell'ambito sportivo, con la conseguenza che molti dei procedimenti penali iscritti vengono poi trasmessi per competenza ad altre Procure. In ogni caso il fenomeno del doping, anche con riferimento ai cavalli destinati alle competizioni pubbliche, è in aumento. E‘, altresì, in aumento la vendita di giocattoli con marchi contraffatti e privi delle certificazioni CE. Si tratta di giocattoli potenzialmente pericolosi per i bambini e per i quali occorre procedere al sequestro con difficoltà per la loro conservazione, stante la notevole quantità di quelli rinvenuti nei magazzini. Sotto il profilo normativo il nuovo T.U. (D. Lgs. 3.4.2006, n. 152) ha introdotto profonde modifiche nei tre settori dell‘inquinamento delle acque; della gestione dei rifiuti e connessa bonifica e della tutela dell'aria e riduzione delle emissioni. In materia di inquinamento delle acque una perspicua sentenza della Corte di Cassazione (n. 37279/08) ha ampliato la sanzionabilità dello scarico di acque reflue industriali. La già segnalata diminuzione della quantità e della qualità dei controlli relativi ali' accertamento delle violazioni delle norme di tutela ambientale e della salute pubblica è in parte dovuta alle carenze dell'apparato tecnico preposto, in sede istituzionale, a tale controllo. L' ARPA del Lazio non fa fronte neppure ai più elementari adempimenti di controllo per assoluta carenza di mezzi e di personale. Numerose sono state le segnalazioni di reati ambientali nel settore relativo all'inquinamento acustico su denunzia di privati. I più incisivi procedimenti penali nel settore sono stati instaurati in relazione alla attività della discarica di Malagrotta ed alla raffineria di Roma. Sul piano quantitativo vi è stato un ulteriore incremento dei reati commessi in violazione del nuovo T.U. in materia ambientale con specifico riferimento al settore dei rifiuti che sono passati da 211 a 227. Risultano numerose anche le denunzie (spesso con sequestri) per maltrattamenti di animali. Da ultimo occorre ricordare che la recentissima normativa in materia di sicurezza ha opportunamente previsto la comunicazione ai pubblici registri dei sequestri preventivi relativi a immobili e mobili registrati, provvedimenti costantemente richiesti ed ottenuti sui terreni e sui mezzi utilizzati nei casi di abusi nel campo dei rifiuti. I reati commessi ai danni dell'ambiente e del territorio nel Circondario di Latina comprendono varie fattispecie quali utilizzazioni boschive non autorizzate o condotte con modalità dannose per il soprassuolo boschivo, movimenti di terra e modificazioni del territorio, attività estrattive non autorizzate e soprattutto violazioni della normativa urbanistica. Tutte le fattispecie citate comprendono a loro volta il reato di piccola entità commesso dal singolo fino alla violazione collegata a grandi interessi economici. Quindi 28 Relazione 2011 si va dall'abusivismo di necessità fino alla lottizzazione abusiva, dal piccolo movimento di terra fino alla cava in area buscata, dal taglio non autorizzato di bosco ad uso familiare fino a sistematiche violazioni nella compravendita di boschi di proprietà pubblica. Le violazioni della normativa urbanistica e della tutela paesaggistica nel territorio del circondario risultano comunque una piaga di ampissime dimensioni. Va considerato che gli abusivismi c.d. di "necessità", che presi singolarmente risultano poco preoccupanti, sommati tutti insieme arrivano a compromettere intere ed estese aree del territorio. Ovviamente la distribuzione e la "forza" con le quali tali reati ricadono sul territorio sono dipendenti dalla pressione antropica, e quindi dall'entità di guadagno che si ottiene dalle violazioni della norma. Sono quindi sottoposti ad un'onda d'urto particolarmente intensa tutti quei comuni (ad esempio Tivoli, Guidonia, Mentana, Monterotondo, Riano, Sacrofano, Formello ecc) che si trovano più vicini alla Capitale, ove c'è maggiore richiesta abitativi, o comunque lungo le vie di trasporto (strade consolari e linee ferroviarie) che permettono più veloci spostamenti verso Roma. Nelle aree già urbanizzate o comunque a destinazione residenziale, l'abusivismo è caratterizzato da un progressivo aumento delle cubature oltre il massimo consentibile, attuato attraverso sistemi noti quali, ad esempio, la trasformazione di sottotetti ed altri vani indicati in progetto come non abitabili, la chiusura di piani piloty, porticati, "pompeiane" ed altre strutture fittizie destinate ad una successiva trasformazione. Il condono edilizio del 2003 ha offerto un'ulteriore possibilità di aggressione del territorio attraverso la sanatoria di manufatti inesistenti e realizzati dopo la scadenza del limite temporale fissato dalla legge o di altrettanto inesistenti modifiche di destinazione d'uso di manufatti agricoli in residenziali per i quali richiedere poi, rapidamente, il titolo abilitativo per la demolizione e ricostruzione. Tale stato di cose è del tutto ignorato, se non, in alcuni casi, addirittura incoraggiato, dalle amministrazioni comunali cui dovrebbe competere il controllo del territorio. A pochissime encomiabili eccezioni si affianca, infatti, la palese resistenza al rispetto di qualsiasi regola da parte di molti uffici tecnici comunali o, nel migliore dei casi, la più completa indifferenza a tali fenomeni. Se fino a pochi anni fa in tema di abusivismi edilizi gli indagati erano i proprietari dell'abuso e i rappresentanti legali della ditta esecutrice, è oramai consueto che le indagini coinvolgano i responsabili degli uffici tecnici, i progettisti e a volte intere commissioni edilizie. Altissima è la frequenza di casi di violazione di norme urbanistiche ove il reato non è la costruzione di strutture prive di permessi di costruire ma anzi, dai primi controlli risulta che la documentazione è regolare salvo poi scoprire che le concessioni in sanatoria non potevano essere rilasciate, che permessi di costruire vengono rilasciati facendo "sparire" vincoli vari, che intere lottizzazioni disattendono completamente le previsioni del Piano Regolatore nonché vincoli paesaggistici presenti. Tutti questi casi comportano indagini molto lunghe e molto tecniche ove vanno rivisitate una per una le carte che autorizzano illegittimamente quelle opere. A tali illeciti si affiancano la generalizzata assenza di controlli efficaci da parte delle amministrazioni comunali, la manifesta riluttanza al completamento delle procedure di 29 Relazione 2011 acquisizione degli immobili abusivi e la quasi totale assenza di demolizioni che la legge impone al responsabile dell'UTC. In tale contesto inevitabilmente vengono alimentati altri fenomeni criminali quali l'evasione fiscale, lo sfruttamento di cittadini extracomunitari, l'inosservanza delle disposizioni sulla sicurezza dei lavoratori. E' evidente che alcuni interventi di notevole entità, realizzati attraverso il rilascio illecito di titoli abilitativi potrebbero essere associati ad attività poste in essere da organizzazioni criminali. Le indagini in tema di tali reati evidenziano comunque che la diffusione dell'illegalità nel territorio è dilagante e risulta essere terreno fertile per la criminalità organizzata. La sistematica attività di controllo operata da quest'Ufficio anche con ripetute segnalazioni alla Corte dei Conti e l'apertura di procedimenti penali nei confronti di personale degli uffici tecnici comunali sta inducendo le amministrazioni comunali ad una maggiore attenzione, ma per quanto si faccia la sensazione è quella di contribuire a togliere le "gocce dal mare". Vi sono infine numerosi procedimenti di esecuzione relativi ad ordini di demolizione di immobili abusivi impartiti dal giudice con la sentenza di condanna. Si riscontrano comunque obiettive difficoltà nel procedere all'effettiva demolizione. Al fine di superare tali difficoltà la Procura ha stipulato in data 30.09.2009 uno specifico accordo con la Regione che dovrebbe consentire di individuare tramite gara con la collaborazione di una specifica struttura tecnico operativa della Regione Lazio le ditte private da incaricare per la demolizione tenendo conto dei criteri di economicità previsti dalla normativa. Più in particolare sono state nr. 686 (nr. 699 l'anno precedente) le violazioni urbanistiche, di cui numerose in zone vincolate, in buona parte commesse in un territorio a prevalente mappatura sismica e con impiego di conglomerati cementizi armati privi di denuncia e progettazione al Genio Civile cosi come numerose sono state le prosecuzioni dei lavori abusivi e le relative violazioni di sigilli accertate. Tra i procedimenti di maggiore rilievo in materia urbanistica può essere segnalato, in primo luogo, un complesso procedimento per lottizzazione abusiva nel comune di Riano. Detto procedimento riguarda la realizzazione in un'area classificata come agricola di numerosi complessi immobiliari a destinazione residenziale individuati, genericamente, come "borghetti agricoli" ed "atelier d'artista". Il procedimento, per il quale sono in corso di notifica gli avvisi di chiusura indagini, vede indagate circa 200 persone e riguarda la realizzazione, in aree contigue, di ben 6 lottizzazioni per complessivi 113 edifici e centinaia di unità immobiliari. E' stato richiesto ed ottenuto dal GIP il sequestro preventivo dell'area che ha trovato totale conferma in sede di riesame. L'articolato provvedimento del Tribunale del Riesame è stato ripetutamente confermato dalla Corte di Cassazione. Non meno rilevanti appaiono altri fenomeni di lottizzazione accertati nel comune di Guidonia. In tal caso si tratta di quattro distinte lottizzazioni effettuate richiedendo il condono edilizio per la modifica di destinazione d'uso di fabbricati agricoli attestando, con documentazione falsa o inesistente, che gli stessi erano stati trasformati entro i limiti temporali imposti dalla legge. Ottenuto permesso di costruire, si procedeva alla rapida demolizione dei manufatti richiedendo la ristrutturazione mediante demolizione e Il 30 Relazione 2011 successiva ricostruzione. L'assenza di documenti atti a consentire qualsiasi confronto tra le opere preesistenti e quelle ricostruite veniva utilizzata, unitamente alla sorprendente distrazione del personale dell'UTC, per realizzare opere del tutto difformi e trasformare definitivamente un'area agricola in residenziale. Il fenomeno ha interessato complessivamente 22 fabbricati per complessive 127 unità immobiliari quasi tutte già sottoposte a sequestro preventivo. Per quanto riguarda i reati ambientali (acque, rifiuti etc.) è stata promossa l'azione penale per n. 115 violazioni (nr. 165 l'anno precedente) ex d.lg.vo 152/2006 in materia di rifiuti, inquinamento idrico e atmosferico. Il personale di PG maggiormente specializzato effettua numerose segnalazioni riguardanti l'illecita gestione di rifiuti e l'apertura di scarichi non autorizzati. Estremamente limitati sono invece, stante la complessità degli accertamenti necessari, gli interventi in materia di inquinamento atmosferico e sui grossi insediamenti industriali. Altre indagini meritevoli di segnalazione sono quelle riguardanti i fenomeni di inquinamento idrico determinati dagli impianti di deputazione comunali. Tali impianti risultano spesso privi di valida autorizzazione e di adeguata manutenzione e forniscono un contributo non indifferente all'inquinamento del fiume Aniene e degli altri corsi d'acqua minori. Anche lo smaltimento dei fanghi di depurazione residui viene effettuato in modo irregolare. All'esito degli accertamenti, particolarmente complessi ed effettuati anche con l'ausilio di CT qualificati, viene spesso richiesto il sequestro preventivo dell'impianto che viene poi eseguito consentendo forme di smaltimento alternative. Anche per tali fatti viene data comunicazione alla Procura Regionale della Corte dei Conti. E' doveroso citare in tale parte della relazione in ragione della sua connessione con le violazioni urbanistiche un procedimento, per inondazione ed omicidio colposo, che riguarda la vicenda di una donna che ha perso la vita in data 11.12.200S intrappolata con la propria vettura in un sottopasso ferroviario sito a Monterotondo allagato in occasione di eventi climatici. Le indagini svolte hanno evidenziato precise responsabilità di diversi soggetti, collegabili con violazioni di natura urbanistico ambientale che hanno determinato o concorso a determinare l'evento a testimonianza di come il dissesto territoriale causato da macroscopiche responsabilità umane possa portare a conseguenze mortali. Per il procedimento è stato chiesto il rinvio a giudizio di sei indagati tra cui il sindaco del Comune di Monterotondo i responsabili del servizio opere pubbliche e del servizio di vigilanza e polizia locale dello stesso Comune, il procuratore speciale dell'ACEA, società che gestisce l'impianto fognario del Comune di Monterotondo e il responsabile dell'unità operativa tecnica del 40 Municipio del Comune di Roma competente per il controllo delle opere abusive realizzate dai proprietari frontisti. Sempre in campo ambientale altri procedimenti riguardano il fenomeno degli scarichi consortili degli impianti di cava che disperdono sul suolo materiali inquinanti. In relazione ai reati connessi al ciclo dei rifiuti lo scrivente è stato audito il 22.06.2010 dalla commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. 31 Relazione 2011 In diminuzione il numero degli incendi che sono stati registrati in numero di 6 (nr. 14 l'anno precedente) mentre si è verificato un solo incendio boschivo (nr. 3 l'anno precedente) e 11 risultano i danneggiamenti eseguiti dagli incendi (sempre nr. 11 l'anno precedente). Nel Circondario della Procura di Viterbo, la situazione risulta connotata, dalle note caratteristiche di allarme sociale conseguenti alla scoperta di ―discariche" che raccoglievano rifiuti tossici a causa della gestione anomala di rifiuti solidi urbani. Alla Procura di Latina per quanto attiene ai reati accertati in dispregio delle norme a tutela dell‘ambiente e del territorio, anche a seguito del notevole impulso dato da questo ufficio nel perseguire tale tipo di reati, numerosi sono stati i sequestri di aree adibite a discariche abusive. L'afflusso dei procedimenti relativi a violazioni in materia di edilizia e di urbanistica è risultato anche esso inferiore a quello del periodo precedente ne sono stati iscritti n. 1117 contro i 1284 del periodo precedente, mentre numerosi sono i sequestri di lottizzazioni ed immobili abusivi. 8. Reati societari, di bancarotta e di usura. Le modifiche legislative da tempo intervenute nella materia fallimentare hanno determinato una notevole riduzione del numero dei fallimenti e dei procedimenti penali per bancarotta: basti qui ricordare il dato relativo alla Procura di Roma, ufficio nel quale le nuove iscrizioni si sono ridotte di oltre due terzi negli ultimi anni. Analogo fenomeno è riscontrato nelle altre Procure. Quanto alle finalità della riforma, va approfondita l‘esigenza di tutela dei creditori, specialmente i più deboli; e altresì quella di evitare l‘elusione, da parte di imprenditori di pochi scrupoli, dell‘intervento sanzionatorio e di garanzia dell‘Autorità, grazie ad un uso spregiudicato degli istituti della nuova normativa. Lo sforzo della Procura della Repubblica di Roma si è in larga parte concentrato su alcuni procedimenti penali relativi a vicende di grande rilevanza per le dimensioni delle società e dei gruppi coinvolti, per l‘entità del danno, per l‘elevato numero delle parti lese. Nel periodo in esame è intensamente proseguita l'azione diretta a rendere il più possibile omogenea ed incisiva l'iniziativa delle Procure del Distretto sugli aspetti più insidiosi ed allarmanti della criminalità economica. In quest'ottica ha ricevuto piena e costante applicazione il protocollo operativo istituito per i fatti di bancarotta, che restano uno dei filoni principali dell'attività del gruppo anche in considerazione della relativa crescita dei casi di fallimento per effetto della crisi economica. In questo contesto è emerso, come tema di particolare rilievo e novità, l'applicazione all'amministratore di fatto delle norme in tema di confisca e sequestro previste per le violazioni della normativa tributaria, a seguito della legge finanziaria del 2007; applicazione richiesta della Procura di Roma ed oggetto di prime favorevoli decisioni da parte dei giudici. . 32 Relazione 2011 Va inoltre rilevato che le indagini sui fatti di bancarotta sono nella maggior parte dei casi rese particolarmente complesse, oltre che dal tradizionale ricorso come amministratori a "prestanome", anche da assetti societari caratterizzati dalla moltiplicazione e dagli intrecci delle società appartenenti ad un medesimo gruppo o costituenti gruppi di fatto; con la conseguenza che l'esigenza di ricostruire i reali organigrammi delle società e degli effettivi gruppi societari implica lo svolgimento di difficili investigazioni e rallenta notevolmente i tempi di definizione dei procedimenti. Un notevole impegno dei magistrati del gruppo è stato profuso nell'affrontare le peculiari problematiche riconducibili all'amministrazione di beni sottoposti a sequestro preventivo (beni mobili ed immobili e soprattutto beni organizzati per l'esercizio di imprese, azioni e quote sociali) nell'ambito di procedimenti caratterizzati da sequestri di rilevantissima entità. Problematiche che solo di recente hanno ricevuto una più chiara risposta con le norme della L. 15 luglio 2009 n. 94 che hanno tra l'altro novellato l‘art. 104 delle disposizioni di attuazione del c.p.p. ed introdotto il nuovo art. 104 bis disp. att. c.p.p.. Nell'ambito della propria sfera di competenza, magistrati del gruppo "reati economici" della Procura di Roma stanno trattando procedimenti estremamente delicati e forieri di sviluppi di grande interesse nei quali la violazione delle disposizioni antiriciclaggio risulta collegata a sistematiche violazioni della normativa in materia finanziaria, tributaria e societaria. Sono emersi collegamenti tra società fallite e società estere (soprattutto di partecipazione anglosassone), prive di consistenza economica, ove far confluire, prima delle pronunce di fallimento, le società italiane del gruppo, al fine di dissimulare, in ciascuna compagine del sodalizio, il rapporto tra l'organo gestorio di fatto e quello di diritto. Appare evidente la pericolosità di tali gruppi criminali che, grazie ad una sofisticata condotta, sono in grado di far letteralmente sparire dietro le cortine di società estere le tracce di società italiane, che, dichiarate fallite in Italia, privano i creditori di ogni possibilità di recupero. Trattasi di società, confluite nella fase di decozione in Inghilterra, costituite in Italia con falsi conferimenti, al sol fine di truffare numerosi operatori con richieste di forniture per migliaia di euro. Nel periodo di riferimento è intensamente proseguita l'azione diretta a rendere il più possibile incisiva ed omogenea l'iniziativa della Procura di Roma sugli aspetti più insidiosi ed allarmanti della criminalità economica. In quest'ottica ha ricevuto piena e costante applicazione il protocollo operativo istituito per i fatti di bancarotta, che restano uno dei filoni principali dell'attività del gruppo anche in considerazione del rilevante numero dei casi di fallimento dovuti alla crisi economica. Va inoltre rilevato che le indagini sui fatti di bancarotta sono state rese, nella maggior parte dei casi, particolarmente complesse, oltre che dal tradizionale ricorso come amministratori a "prestanome", anche da assetti societari caratterizzati dalla moltiplicazione e dagli intrecci delle società appartenenti ad un medesimo gruppo o costituenti gruppi di fatto; con la conseguenza che l'esigenza dì ricostruire i reali organigrammi delle società e degli effettivi gruppi societari ha implicato lo svolgimento di 33 Relazione 2011 difficili investigazioni ed ha rallentato notevolmente i tempi di definizione dei procedimenti. Un notevole impegno dei magistrati del gruppo è stato profuso nell'affrontare le peculiari problematiche riconducibili all'amministrazione di beni sottoposti a sequestro preventivo (beni mobili ed immobili e soprattutto beni organizzati per l'esercizio di imprese, azioni e quote sociali) nell'ambito di procedimenti caratterizzati da sequestri di rilevantissima entità. In particolare va segnalato, tra i procedimenti per fatti di bancarotta, che l'Ufficio ha richiesto ed ottenuto otto misure cautelari per la bancarotta della società Agile srl (procedimento penale n. 6368/10 RGNR) , individuando ingenti distrazioni ( tra cui la distrazione della somma complessiva di Euro 11.179.989 a favore di soggetti fisici e giuridici riconducibili al gruppo Omega S.p.A. e la distrazione di crediti della società, ceduti a garanzia di obbligazioni assunte da soggetti riconducibili al gruppo Omega senza corrispettivo, per un valore pari a 5.529.543 euro) ed una pluralità di operazioni dolose, tra loro coordinate e teleologicamente orientate alla spoliazione di Agile srl, consistenti nella cessione del ramo d'azienda IT da Eutelia S.p.A. ad .Agile srl , con rappresentazione nel relativo contratto di condizioni false, che sovrastimavano le attività e sottostimavano le passività; nella rinuncia a esigere crediti pertinenti al ramo di azienda IT ( dei quali al 15.6.2009 era divenuta titolare Agile srl, consentendone - anche attraverso l'omessa formale comunicazione ai debitori della modifica del soggetto attivo dell'obbligazione - la riscossione da parte di Eutelia S.p.A. , senza alcun corrispettivo a carico di Eutelia e senza accordi di restituzione, per un ammontare netto pari a Euro 7.691.933 fino al 23.10.09 e per un ammontare netto di Euro 1.904.521 nel periodo successivo); nella rinuncia a esigere la somma di circa 1.400.000 Euro, pari al 40% della restituzione del capitale sociale di Eunics Lab, deliberata in data 11.5.2009 ed eseguita successivamente alla cessione del ramo d'azienda, e nel consentire che tale somma fosse restituita a Eutelia S.p.A. – Le indagini dei magistrati del gruppo "reati contro l'economia" hanno consentito di individuare un fenomeno diffuso ed insidioso di evasione fiscale e di aggiramento della normativa penale in tema di bancarotta. Indagini tuttora in corso che, in alcuni procedimenti (ad es. il proc. n. 10287/10RGNR), hanno già determinato l'applicazione di numerose misure cautelari. Il meccanismo delinquenziale individuato si articola in diverse fasi. La prima fase consistente nello "svuotamento" delle società operative attraverso cessioni dei rami d'azienda costituiti da impianti, macchinari e rapporti di lavoro a titolo apparentemente oneroso e trasferimento dei beni immobili, opifici, altri fabbricati e terreni tramite scissione (senza oneri) a distinte società tra loro apparentemente terze ma di fatto tutte appartenenti al medesimo gruppo imprenditoriale d'origine. La seconda fase rappresentata dalla cessione delle quote rappresentative del capitale sociale delle imprese collettive sulle quali continuano a gravare i debiti tributari, mediante l'intestazione fittizia delle quote sociali e della carica di amministratore a soggetti non italiani (persone giuridiche e .fisiche) che dispongono il trasferimento all'estero della sede e di conseguenza determinano la cessazione della società sul territorio italiano. 34 Relazione 2011 La terza fase concretatesi nella ricollocazione del patrimonio immobiliare presso la capogruppo mediante fusione per incorporazione delle immobiliari neo-costituite. L'obiettivo perseguito attraverso il percorso sinteticamente tracciato è, da un lato, la sottrazione delle società al pagamento delle imposte e la garanzia per il gruppo familiare o societario di riferimento del godimento dei beni aziendali e la conseguente prosecuzione dell'attività d'impresa, e, dall'altro lato, la causazione dello stato di devozione delle società originarie, che, una volta "spogliate" del proprio patrimonio e della stessa attività di impresa (con la connessa aspettativa di generare in futuro profitto, il cd avviamento), non sono più in grado di soddisfare in alcun modo le obbligazioni assunte. Con il corollario del trasferimento all'estero di tali ultime società nel tentativo di sottrarle, dopo il decorso di un anno dalla cancellazione dal registro delle imprese, alla declaratoria di fallimento in Italia e di esentare gli amministratori dal procedimento per fatti dì bancarotta. Tentativo che potrà essere frustrato solo ove si affermi e si generalizzi una giurisprudenza che individua i trasferimenti all'estero del tipo sin qui descritto come atti posti in essere in frode alla legge, inidonei a scongiurare la dichiarazione di fallimento. Di particolare rilievo, nell'attività del gruppo di lavoro, le iniziative assunte in relazione al rilascio di 'false fideiussioni", che hanno dato vita a procedimenti ed a numerose richieste di misure cautelari adottate dal GIP. In particolare nel procedimento n. 59974/09 R.G.N.R., nei confronti di 20 persone, prendendo le mosse dal fallimento di una società, si è giunti ad individuare una realtà illecita assai più estesa di bancarotte pilotate che si sono ripetute secondo uno schema delittuoso articolato in diverse fasi: avvio di un'attività abusiva di rilascio di polizze fidejussorie da parte di società controllate mediante vari prestanome; costante drenaggio di risorse da tali società verso impieghi del tutto estranei agli interessi ed all'attività delle stesse; abbandono delle società fino al fallimento delle stesse. Del pari nel procedimento n. 44235/07 RGNR R.G.N.R. nei confronti di 36 indagati sono state individuate numerose società aventi quale scopo l'esercizio abusivo dell'attività di intermediazione finanziaria consistente nel rilascio e vendita di polizze fideiussorie; attività resa possibile da false comunicazioni all'organo di vigilanza concernenti società in realtà prive delle garanzie patrimoniali previste dalla legge, con fittizia tenuta della contabilità fiscale, e diretta, in definitiva, all'appropriazione del denaro così illecitamente ottenuto ed infine al reimpiego dello stesso mediante l'uso di false fatture e documentazione fiscale e contabile artefatte destinate ad occultarne la provenienza e renderne possibile il successivo reimpiego. Nell'ambito del procedimento n. 53687/07 RGNR nei confronti di 21 persone indagate per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e corruzione, sono state individuate una serie di condotte delittuose, connesse all'erogazione alle imprese di fondi destinati ad incentivare l'utilizzo e la diffusione di procedure informatiche e sono state richieste misure cautelari , poi adottate dal GIP. Il modello normativo - che prevedeva una erogazione di incentivi materialmente gestita dal Mediocredito Centrale, quale concessionario del Ministero dello Sviluppo Economico, già Ministero delle Attività Produttive, sulla base di parametri fissati dal Ministero stesso in apposite circolari - è risultato profondamente alterato, perché alcune 35 Relazione 2011 persone, collocate in posti-chiave, hanno sfruttato la loro posizione nell'ambito di MCC e del Ministero per gestire i fondi pubblici con finalità del tutto estranee a quelle previste dalla legge e ovviamente improntate al perseguimento di vantaggi privati. Con la conseguenza che lo stanziamento del Ministero - pari a circa 64 milioni (59 + 5 di compensi a MCC - è stato di fatto stato incamerato da specialisti dell'intermediazione (che in realtà sono i veri beneficiari dell'intera operazione) per il 30/35% delle somme stanziate, vale a dire circa 20 milioni mentre vi è stato uno sviamento doloso di fondi verso imprese che non avrebbero avuto diritto di fruire degli incentivi è stato (limitatamente alla "franche" di incentivi sinora oggetto di indagine ) di almeno altri 10 milioni. Ulteriori 20/25 milioni di Euro (10/15 al netto delle intermediazioni) sono stati infine erogati sulla base di dichiarazioni da ritenere largamente mendaci. Si è in definitiva realizzato un colossale sviamento di risorse pubbliche, reso possibile dalla collusione di un ex funzionario del Ministero e di alcuni responsabili di MCC con una serie di consulenti delle imprese, attraverso accordi finalizzati a massimizzare le erogazioni per le imprese assistite da quei consulenti, nonché attraverso la realizzazione di una copiosa serie di atti falsi. Particolare impulso ha ricevuto l'attività di contrasto dei reati di falsificazione ed utilizzazione fraudolenta di carte di credito. Reati che da un lato hanno fatto registrare una forte crescita e, dall'altro, risultano sempre più caratterizzati da modalità di esecuzione differenziate, insidiose e difficili da contrastare. Al fine di rendere più efficace e tempestiva l'attività della Procura di Roma su questo versante sono stati instaurati positivi rapporti di collaborazione con il Ministero dell'Economia (presso cui è stata avviata una banca dati delle operazioni sospette) ed è stato costituita, sempre nell'ambito del gruppo di lavoro, una unità particolare composta da tre magistrati con il compito di coordinare le indagini sui fenomeni più corposi e complessi e di intrattenere continui rapporti con le polizie specializzate in questa materia e segnatamente con il Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza . Va segnalata in questo contesto l'iniziativa della Procura di Roma e dei Carabinieri che ha consentito di giungere alla individuazione di una associazione a delinquere avente come programma criminoso la falsificazione ed utilizzazione fraudolenta di carte di credito. Programma realizzato attraverso una complessa triangolazione internazionale consistente nell'acquisizione in Inghilterra di codici di carte di credito utilizzate presso grandi magazzini, la successiva vendita di tali codici a soggetti operanti in paesi dell'Est europeo ed il trasferimento finale di essi a persone operanti in Italia che hanno provveduto alla materiale fabbricazione di false carte di credito ed hanno poi organizzato su vasta scala la spedita delle stesse in numerosi punti vendita. In questo contesto vanno segnalate le indagini su complessi casi di manipolazione del mercato che, per il tipo di società, coinvolte e l'entità degli interessi in gioco, hanno richiamato l'attenzione dell‘opinione pubblica. Ci si riferisce, in particolare, ai due procedimenti per attività di manipolazione del mercato compiute in occasione della procedura di vendita di Alitalia ( nei quali sono state presentate richieste di rinvio a giudizio degli indagati) ed al procedimento, tuttora in corso, relativo agli interventi effettuati in ordine alla società calcistica Roma. 36 Relazione 2011 Sempre nell'ottica dell'attenzione ai fatti-reato incidenti sul trasparente funzionamento del mercato e del contrasto ad illecite manovre speculative, è stato avviato un procedimento per il reato di cui all‘art. 501 bis c.p. (Manovre speculative su merci) in relazione ad un caso di costituzione di un "cartello" tra imprese per la fissazione del prezzo della pasta. Una segnalazione a sé stante merita anche il procedimento originato dalle dichiarazioni di insolvenza delle società del gruppo Alitalia che sta impegnando un pool di tre magistrati ed il Procuratore aggiunto coordinatore del gruppo " reati economici" . Grazie alla stretta collaborazione con il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza i magistrati impegnati nel procedimento stanno operando per ricostruire le complesse vicende economiche del gruppo nell'arco dell'ultimo decennio e per individuare eventuali condotte dissipative e/ o distrattive poste in essere dagli amministratori che si sono susseguiti nella direzione delle società del gruppo. Sono stati inoltre proseguiti gli incontri con i responsabili delle Autorità operanti nel settore dell'economia ( segnatamente la Consob e la UIF ) al fine di realizzare le forme di collaborazione operativa prevista dall'ordinamento e con i dirigenti delle diverse unità specializzate della Guardia di finanza ( Polizia valutaria, Polizia tributaria, Nucleo Speciale tutela Mercati) per garantire efficienza ed incisività dell'attività investigativa. Sotto il profilo interno va ricordato che tra i magistrati del gruppo specializzato si è verificato un costante e proficuo scambio di informazioni, di punti di vista e di esperienze professionali nelle periodiche riunioni del gruppo di lavoro convocate dal Procuratore aggiunto che coordina il gruppo. Infine l'apposizione del visto da parte del Procuratore aggiunto, su delega del Procuratore della Repubblica, sulle richieste di rinvio a giudizio e di archiviazione per tutti i reati c.d. specializzati ha consentito di verificare in concreto il rispetto delle linee di azione e delle determinazioni frutto della riflessione collettiva. Per quanto riguarda il Circondario Alla Procura di Tivoli sono stati riscontrati nel tessuto economico sociale del territorio variegati fenomeni attinenti la criminalità economica che costituiscono settori economici illegali di particolare rilevanza. Numerosi sono i procedimenti aventi ad oggetto bancarotte fraudolente "pilotate", effettuate previa acquisizione mirata di aziende idonee. Tramite queste vengono perpetrate truffe di ingentissimo ammontare utilizzando l'attività di società che al termine vengono irrimediabilmente portate a morte commerciale ed economica. Tali attività sono gestite da soggetti spesso non residenti o stanziali nel territorio ma che impiantano nella zona tiburtina (in area Guidonia Montecelio soprattutto), per un periodo strettamente necessario a perpetrare gli illeciti, la sede dei loro interessi criminali, per poi dileguarsi senza lasciare alcuna traccia. Spesso accade che tale genere di delitti contro il patrimonio ed i conseguenti reati fallimentari trovano idonea e fertile possibilità di attecchimento proprio per la presenza del Centro Agroalimentare dove nascono e sorgono ditte di comodo le quali, approfittando di circostanze di tempo e luogo e delle dinamiche commerciali legate all'import-export di prodotti agroalimentari, consumano truffe ai danni di fornitori internazionali, rendendosi poi insolventi e trasferendo le loro sedi all'estero. Significativo in questo ambito è il procedimento che riguarda l'attività dei responsabili di una ditta, presso i nuovi mercati generali di Guidonia Montecelio, che ha 37 Relazione 2011 consumato numerose ed ingenti truffe soprattutto nei confronti di imprese spagnole acquistando grosse partite di prodotti alimentari per poi rendersi insolvente e trasferire la sede in territorio ucraino rendendo di fatto impossibile richiederne il fallimento e la conseguente bancarotta. Per quanto riguarda l'usura il fenomeno dell'erogazione e gestione dei finanziamenti usurari interessa capillarmente la vita economica del territorio, soprattutto le fasce maggiormente urbanizzate come quelle di Tivoli, Guidonia e Monterotondo, tanto da generare un vero e proprio sistema alternativo del credito. Tale attività criminosa è diffusa, oltre che nell'ambito nelle imprese edili, in quelle commerciali, soprattutto nell'attività che viene svolta nel Centro Agroalimentare di Roma. La vastità del fenomeno può trovare spiegazione in diverse ragioni che vanno dalla sedimentazione storica del fenomeno, che data da tempi remoti e che vede un'offerta di mercato alla quale è possibile accedere con estrema facilità, o ancora nella presenza diffusa di piccole e medie artigiane e commerciali, sovente interessate da fenomeni di crisi di mercato, e comunque nella presenza di livelli di incultura economico-finanziaria, tali da ingenerare il convincimento che l'opzione di ricorrere al finanziamento da privati, pur a costi elevatissimi, sia una prospettiva sostanzialmente positiva ai fini della risoluzione di problemi finanziari legati sia alla gestione e alla sopravvivenza dell'impresa. Va ricordato che indagini effettuate negli anni passati hanno evidenziato l'operatività nei Comuni di Morlupo, Castelnuovo di Porto, Rignano Flarninio e Capena di un gruppo di soggetti segnalati quali attivi nel settore dell'usura del riciclaggio e del traffico di stupefacenti e ritenuti contigui alle organizzazioni criminali di origine calabrese, attive nel territorio di Reggio Calabria. Il relativo procedimento è attualmente nella fase dibattimentale. Nel contesto delle indagini avviate per fatti di usura va segnalato, per la potenzialità esplosiva dell'ordigno usato, l'attentato intimidatorio avvenuto in San Cesareo il 24.03.2009 all'interno di una palazzina dove abita un operatore finanziario le cui dichiarazioni all'inizio dell'attività di indagine avevano indotto gli organi inquirenti a formulare ipotesi di natura estorsiva ed usuraria. Invero dalla complessa attività investigativa è emerso che la presunta persona offesa ha scientemente cercato di indurre in errore gli organi investigativi simulando di essere una vittima di usura. Lo stesso al fine di realizzare i suoi scopi illeciti, presentandosi come promotore finanziario si faceva consegnare ingenti somme dì denaro liquido da clienti ai quali prospettava ed assicurava proficui rendimenti economici a seguito di ipotetici investimenti in realtà mai effettuati, ponendo in tal modo in essere varie truffe, appropriazioni indebite e falsità. Nel periodo di riferimento, presso la Procura di Tivoli sono stati iscritti nr. 144 procedimenti per violazioni delle disposizioni in materia tributaria. Sul fronte dei reati tributari si segnalano molti procedimenti per cosi dire "seriali" aventi ad oggetto omessi pagamenti di IVA o ipotesi di omesse o infedeli dichiarazioni dei redditi. Tipici sono alcuni procedimenti attinenti di ipotesi truffa IVA ai danni dell'erario c.d. carosello. Costante appare il flusso di notizie di reato provenienti dalla Guardia di Finanza e, in minor misura, dalle Agenzie delle Entrate. Non di rado ci si imbatte in "società cartiere", costituite solo per l'utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, soprattutto 38 Relazione 2011 nell'area di Monterotondo dove insiste tradizionalmente l'impresa edile. Da segnalare un procedimento che concerne una serie di società, una delle quali con sede in Monterotondo, apparentemente fantasma (sedi sociali inesistenti, nominativi e documenti di identità fasulli), che però risulterebbero aver fatto transitare sui conti correnti aperti con le false generalità denaro contante per svariate migliaia di euro. Non risultano esser state presentate dichiarazioni dei redditi ed i soggetti sarebbero pertanto qualificabili come evasori totali. In realtà non vi è stata alcuna attività commerciale sottesa ma l'operazione è servita per l'investimento di denaro che mediante emissione di una serie di false fatture e la creazione di questa apparenza di imprese, è stato in tal modo ripulito. Appare ricollegabile a tale sistema criminale finanziario l'esistenza una serie di bancarotte fraudolente a monte i cui proventi illeciti, frutto della mungitura delle casse sociali, sono confluiti sui conti delle imprese fantasma per poi essere definitivamente dirottati in contanti a beneficio di ignoti beneficiari. In virtù del combinato disposto dall'art. 52,1°, 2° e 3 ° comma del D.P.R. 26.10.1972, nr. 633, istitutivo dell'imposta sul valore aggiunto e dell'art. 33 del D.P.R. 29.09.1973 nr. 600 regolante l'accertamento delle imposte sui redditi, la Procura di Tivoli ha istituito dal 23.09.2009 un protocollo accessi fiscali. In aumento rispetto a quello evidenziato nella relazione per il 2009, il numero dei reati di bancarotta nel Circondario di Viterbo (+ 83 %). In generale, i procedimenti in materia di bancarotta e società vengono affrontati secondo il doppio strumento delle ricostruzioni tecnico-contabili e della raccolta di dichiarazioni di soggetti coinvolti. L'organizzazione dell'Ufficio ed il raccordo con la polizia giudiziaria della Sezione e dei Servizi esterni, nonostante l'oggettiva complessità dei procedimenti in questione e la mole della documentazione da valutare, ha reso possibile la tempestiva evasione delle indagini con apprezzabili riscontri nella fase di giudizio. Occorre, però, precisare che le denunce per il reato di usura, e i relativi procedimenti, per effetto della vigente disciplina del c.d. modello a tasso prefissato, si riferiscono a due fenomeni diversi fra loro. Parte dei procedimenti riguardano le denunce nei confronti di istituti bancari e di operatori finanziari abilitati; i profili penali attengono al superamento della soglia legale degli interessi: si tratta di ipotesi i cui esiti processuali sono in genere negativi, perché le operazioni vengono poi a risultare sostanzialmente conformi ai parametri legali. Altra e più significativa parte dei procedimenti si riferisce a fatti di usura tradizionale nell‘ambito dei quali, attraverso le usuali forme di prestito usuraio (prestito a fermo, cambio assegno, prestito a scalare) risultano praticati tassi nella misura del 10% con picchi sino al 20%. Il fenomeno può considerarsi in gran parte sommerso per i legami di sudditanza normalmente intercorrenti tra vittima e finanziatore che fanno da remora alla presentazione di denunce. Il fenomeno ha mantenuto, per quanto emerge dai fatti oggetto di denuncia, gli usuali caratteri: le attività di prestiti ad usura risultano esercitate, in modo diffuso sul territorio, da soggetti che normalmente operano in modo autonomo tra loro; risultano rari gli episodi che vedono coinvolti soggetti estranei al tessuto locale; l'usura è talvolta accompagnata di episodi di estorsione finalizzati alla riscossione 39 Relazione 2011 violenta dei proventi usurari; l'autore del reato è frequentemente un soggetto recidivo specifico, a conferma che il delitto tende a manifestarsi con caratteri di abitualità; le vittime sono generalmente operatori economici, per lo più commercianti. Il fenomeno può considerarsi presente nell'ambito delle comunità straniere, anche se le denunce provenienti da stranieri rimangono episodiche e poco significative. Si conferma l'utilità delle misure di sostegno delle vittime del reato previste dalla legge 108/1996 che, attraverso forme di elargizioni finanziarie, favoriscono la collaborazione delle vittime. E' risultato efficace, per la più fluida e rapida definizione delle richieste di sostegno da parte delle vittime dei reati di usura ed estorsione, il protocollo di intesa sottoscritto il 28.4.2008 tra la Procura della Repubblica e la Prefettura di Roma. Per quanto riguarda i profili patrimoniali rimane confermata l'efficacia degli strumenti della confisca per equivalente prevista dall'art. 644 ultimo comma C.P. e della speciale forma di confisca obbligatoria prevista dall'art. 12 sexies D.L. 8.6.1996 n. 306, convertito nella legge 7.8.1992 n. 356. 9. Frodi Comunitarie e criminalità informatica. Pressoché stabile è il dato concernente le frodi comunitarie. Per tali frodi si è dato corso allo strumento — particolarmente efficace — del sequestro per equivalente e, se commesse nell'ambito di società, anche all'iscrizione delle stesse per la responsabilità amministrativa ex D.Lgs. 231/2001. Da qualche anno la Procura di Roma ha organizzato un gruppo di lavoro specializzato nei reati sinteticamente denominati di ―illecita interferenza‖, attribuendovi, oltre all‘originario delitto di cui all‘art. 615 bis C.P. (interferenze illecite nella vita privata), le fattispecie previste dal testo unico sul trattamento dei dati personali e i reati di criminalità informatica (accessi abusivi, danneggiamenti, falsi e frodi sui sistemi informatici). Dal settembre 2008 - per effetto delle innovazioni legislative introdotte dalla legge 18 marzo 2008 n. 48 e della crescente mole e complessità dei reati informatici - il gruppo, allo stato composto da cinque magistrati e coordinato da un Procuratore Aggiunto, ha ricevuto la nuova e più comprensiva denominazione "Criminalità informatica e interferenze illecite nella vita privata". La competenza del gruppo è stata inoltre aggiornata e ridefinita prevedendo che ai suoi componenti spettino le indagini relative ai seguenti reati: a) reati previsti dalla legge 23 dicembre 1993 n. 547 e dalla legge 18 marzo 2008 n. 48 nonché in generale reati che hanno ad oggetto i sistemi di comunicazione e le interferenze nella vita privata; b) fattispecie ex artt. 392 ult. cpv., 420, 2^ e 3^ comma , 491 bis, 495 bis, da 615 bis 617 sexies (art. 623 bis), 619, 620, 635 bis, 635 ter, 635 quater, 635 quinquies , 640 ter, 640 quinquies c.p.; (sono però attribuite al gruppo "reati contro la personalità dello Stato" le ipotesi di accesso abusivo a sistemi 40 Relazione 2011 informatici o telematici riguardanti i sistemi di interesse militare o relativi all'ordine pubblico o alla sicurezza pubblica ex art. 615 ter , 3 comma, c.p.); c) reati previsti dal codice in materia di protezione dei dati personali di cui al d .lgs. 30 giugno 2003 n. 196, d) i reati dì " ingiuria, molestie , minacce, sostituzione di persona, diffama zione a mezzo di sistemi in/Omettici e telematici ( posta elettronica, Internet )''. Per tali fattispecie, infatti, si pone con frequenza l'esigenza di indagini specializzate rivolte ad individuare la fonte da cui promana l'attività illecita (indirizzi di posta elettronica, siti , relativi providers etcc), così come si pone l'esigenza di un'azione coerente e coordinata della Procura indirizzata a promuovere la formazione di indirizzi giurisprudenziali chiari su temi tuttora aperti e talora oggetto di pronunce di segno differente. In ordine alle ipotesi di immissione nelle rete Internet di frasi offensive e/o di immagini denigratorie si rileva che esse sono in linea di principio sicuramente riconducibili alla fattispecie del delitto di diffamazione commesso attraverso il peculiare "mezzo di pubblicità" della rete ( art. 595, comma 3, c.p.). L'astratta riconducibilità della diffusione tramite Internet di immagini e/o di messaggi offensivi della reputazione allo schema giuridico del reato di diffamazione non ha però significato ignorare né le specificità della comunicazione in rete né le differenze ravvisabili tra tale forma di comunicazione e quelle tradizionali. Specificità e differenze già più volte sottolineate dalla Suprema Corte, da ultimo nella sentenza n. 35511 del 16 luglio 2010 della V Sezione penale della Corte di Cassazione, che ha posto l'accento proprio sulla "eterogeneità della telematica rispetto agli altri media sinora conosciuti". In quest'ottica il gruppo di lavoro ha proceduto ad analizzare la circostanza che l'enorme mole di messaggi immessi in rete ha l'effetto di dar vita agli occhi degli utenti della rete una sorta di "desensibilizzazione oggettiva" dei messaggi stessi che impone un vaglio particolarmente penetrante all'atto di individuarne la reale valenza diffamatoria. Con la conseguenza che lo spazio della repressione penale in ordine ai messaggi internet appare dunque circoscritta a quei messaggi offensivi che - per essere connotati dalla precisa e dettagliata esposizione ed attribuzione di fatti determinati e per essere immediatamente attribuibili ad un soggetto determinato che non si nasconde dietro ad uno pseudonimo o ad un nomignolo di fantasia superino la soglia di elevata ―desensibilizzazione oggettiva" propria della comunicazione via internet e risultino perciò realmente in grado di ledere l'altrui reputazione. Inoltre il gruppo di lavoro ritiene utile favorire, attraverso adeguate argomentazioni ed eventualmente anche attraverso la proposizione di eccezione di legittimità costituzionale, un orientamento giurisprudenziale che, per le diffamazioni a mezzo della rete, individui la competenza territoriale con riferimento al luogo di residenza della persona offesa e non, come ora avviene, con riferimento ai criteri di cui all'art. 9, comma 2, c.p.p.. Come è noto le attribuzioni del Procuratore della Repubblica distrettuale nella materia dei reati informatici ex art. 615 ter, 615 quater, 615 quinquies, 617 41 Relazione 2011 bis, 617 ter, 617 quater, 640 ter, 640 quinquies del codice penale sono oggi regolate - a seguito delle leggi 18 marzo 2008, n. 48 e n. 125 del 2008 - dall'art. 51, comma 3 quinquies, c.p.p. (aggiunto dall'art. 11 della legge n. 48 del 2008) , norma che ha attribuito le funzioni di pubblico ministero nelle indagini preliminari e nei procedimenti di primo grado ai magistrati dell'ufficio del pubblico ministero presso il tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente. Alla c.d. distrettualizzazione delle indagini ha poi fatto seguito la nuova disciplina dettata dall'art. 328, comma 1 quater , c.p.p. comma aggiunto dal dl n. 92/2008 conv. nella legge n. 125 del 2008) che, in ordine ai reati di cui in oggetto, ha assegnato le funzioni di giudice per le indagini preliminari e le funzioni di giudice per l'udienza preliminare ad un magistrato del tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente. Con la conseguenza che, in tema di reati informatici, i magistrati della Procura di Roma sono chiamati a svolgere le indagini nell'intero distretto e che a Roma sono concentrate le funzioni di giudice per le indagini preliminari e quelle di giudice per l'udienza preliminare, mentre i procedimenti ordinari continueranno a svolgersi dinanzi al giudice del distretto competente per territorio secondo le normali regole sulla competenza per territorio. Al fine di adottare efficaci soluzioni per fronteggiare questa peculiare situazione e di evitare costose trasferte dei magistrati del gruppo nelle sedi del distretto ove si celebrano processi per reati informatici, si è stabilito: a) l'affidamento, ai sensi dell'art. 51 comma 3 ter c.p.p., delle funzioni di pubblico ministero di udienza nei procedimenti per i suindicati reati informatici ad un magistrato designato dal Procuratore della Repubblica presso il giudice competente, con la sola eccezione dei procedimenti di particolare complessità per i quali il Procuratore distrettuale abbia preventivamente segnalato l'opportunità della trattazione da parte di un magistrato di un gruppo specializzato operante presso la Procura di Roma; b) un protocollo relativo alla gestione delle citazioni davanti ai Tribunali del Distretto a norma dell'art. 51 co. 3 quinquies c.p.p.. Di particolare rilievo sono le indagini finalizzate alla repressione di casi di trattamento illecito di dati personali (art. 167 del D. L. 30 giugno 2003 , n. 196 " Codice in materia di protezione dei dati personali") nelle loro diverse forme di manifestazione: trattamento illeciti di dati personali, di dati identificativi, di dati sensibili e di dati giudiziari da parte di privati, acquisizione e trattamento illeciti dei suddetti dati da parte di pubblici ufficiali o di incaricati di pubblico servizio operanti al di fiori dei confini propri delle loro funzioni e dei loro compiti Su questo versante si è avuto modo di dedicare particolare cura nel seguire i diversi orientamenti emersi in seno al giudice di legittimità sull'applicabilità o meno della norma incriminatrice ex art. 615 ter c.p. all'ipotesi di funzionari infedeli addetti ad archivi informatizzati che abbiano indebitamente acquisito informazioni cui era loro vietato l'accesso. In quest'ambito, inoltre sono state affrontate anche problematiche particolari relative al caso di trattamento illecito di dati da parte dì ausiliari dell' autorità 3 42 Relazione 2011 giudiziaria indagati per aver varcato i limiti delle funzioni stabilite dalla legge ed i compiti fissati dai singoli incarichi loro assegnati. Specifica attenzione è stata e viene tuttora dedicata ad una serie di insidiose fattispecie truffaldine di ingiustificato addebito su utenze telefoniche private del costo di inesistenti e fittizi contatti telefonici con particolari "numerazioni" (destinate alla fornitura di servizi di varia natura) , anche se nella maggior parte dei casi la ridotta entità degli addebiti non giustifica le difficoltà tecniche e le spese proprie delle indagini ed induce a desistere dal compiere attività investigative di esito comunque incerto. Nella maggior parte dei casi si è scelto di raggruppare i procedimenti connotati da dati tecnici omogenei (tipologia delle numerazioni oggetto dei presunti contatti, soggetti gestori ecc.) affidando a ciascun Sostituto del gruppo di lavoro gruppi di procedimenti analoghi e confrontando, nel corso delle riunioni del gruppo di lavoro, le principali emergenze ed esigenze investigative. Lo sviluppo tecnico e la amplissima diffusione di strumenti di ripresa visiva e sonora hanno moltiplicato le possibilità di procurarsi indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata, svolgentesi nei luoghi indicati nell'art. 614 c.p., cosi come hanno moltiplicato le occasioni di rivelazione e diffusione delle notizie e delle immagini illecitamente ottenute. Inoltre l'attività informativa realizzata in forme e con modalità illecite rischia di sfociare in ulteriori e più gravi illeciti e di dar vita a forme di intimidazione, ricatto, diffamazione e calunnia capaci di inquinare e condizionare la vita privata e pubblica. Il contrasto e la repressione di tali illeciti ha assunto perciò oggettiva e crescente rilevanza ed ha comportato l'impegno dei magistrati del gruppo tanto nella discussione sui casi particolari quanto nell'iniziativa giudiziaria diretta alla repressione di tali fatti reato allo scopo di delineare valide linee di condotta dell'Ufficio. Nell'ambito del gruppo di lavoro sono stati diffusi modelli dei principali provvedimenti del pubblico ministero, aggiornati alla luce della legge 18 marzo 2008 n. 48 , in modo da garantire che l'Ufficio operi in termini coerenti , omogenei ed incisivi in un settore caratterizzato da complessi problemi tecnici e nel quale la salvaguardia della genuinità e validità della prova va realizzata unendo consapevolezza tecnica e competenza giuridica. Costante è inoltre la cura nel mantenere i contatti con i dirigenti delle diverse unità di polizia specializzate operanti nel settore della criminalità informatica e nel seguire l'attività ispettiva e di denuncia del Garante per la tutela dei dati personali, con il quale l'Ufficio della Procura di Roma ha in passato avviato e mantiene rapporti di collaborazione. 10. Estradizione ed assistenza giudiziaria; applicazione del mandato di arresto europeo. Casi di 43 Relazione 2011 In materia si è già avuto modo di rilevare, nella relazione dello scorso anno, che il settore dell‘attività internazionale di cooperazione ed assistenza giudiziaria ha assunto un sempre maggiore rilievo nell‘ambito del lavoro dell‘Ufficio, sia per quantità di casi trattati sia soprattutto per complessità degli stessi. L‘importanza assunta da tale materia già aveva indotto in passato l‘Ufficio a dotarsi di un gruppo specializzato di Sostituti Procuratori Generali, permanentemente delegati a trattare la stessa materia. Ma ora che l‘incidenza del lavoro di tale settore è cresciuta ed il trend appare destinato ad ulteriore incremento, si è ha anche ritenuto necessario creare uno specifico coordinamento del gruppo, designando all‘uopo un Sostituto Procuratore Generale e disponendo anche che all‘udienza dinanzi alla Sezione della locale Corte di Appello – alla quale sono devolute in via esclusiva le procedure in oggetto – vengano designati a partecipare, in rappresentanza dell‘Ufficio, solo i Sostituti Procuratori Generali del gruppo specializzato. Quanto sopra vale di per sé a testimoniare l‘impegno crescente che ha richiesto – e si ritiene richiederà vieppiù in futuro – la materia dell‘assistenza giudiziaria internazionale alla Procura Generale di Roma. Alle ragioni obiettive di crescita delle procedure – riscontrabili verosimilmente anche in altri Uffici di Procura Generale e legati essenzialmente alla sempre maggiore diffusione di indagini e procedimenti con implicazioni transnazionali, nonché alla più estesa padronanza di istituti nuovi quali il Mandato di Arresto Europeo - per la Procura Generale di Roma si aggiungono e si sommano motivi peculiari di incremento del lavoro. Ci si riferisce, a quest‘ultimo riguardo, a procedure di competenza proprie di quest‘Ufficio, quali quelle relative ad imputati e condannati dal Trib unale Internazionale per i crimini di guerra nei territori della ex Iugoslavia e in Ruanda, che hanno dato luogo a richieste rogatoriali ed a procedure di trasferimento di condannati. In particolare, con riguardo a questi ultimi si sono posti problemi di non facile soluzione, a legislazione vigente, per consentire al Tribunale Internazionale di poter ricevere – conformemente all‘obbligo assunto dall‘Italia con la ratifica dell‘Accordo – tempestive informative in ordine ai benefici di ordinamento penitenziario applicabili ai condannati trasferiti in Italia, al fine di poter eventualmente esercitare la facoltà di disporre il ritrasferimento dei medesimi condannati. Il problema è così complesso, da avere indotto l‘Ufficio – oltreché ad investire il Ministero della Giustizia per le valutazioni di competenza – anche a sollecitare la collaborazione delle altre Procure Generali relativamente ai condannati rientranti nella competenza territoriale dei rispettivi Tribunali di Sorveglianza. Oggi a distanza di un anno, deve rilevarsi, da un canto, che le previsioni formulate in quella sede erano del tutto fondate e, dall‘altro, che le risorse umane disponibili, condizionano fortemente la capacità di risposta a detta domanda di giustizia. 44 Relazione 2011 L‘incremento del lavoro in materia internazionale è un dato che va ben al di la del semplice dato statistico, pur di per sé eloquente. Si consideri, ad esempio, che le sole procedure di assistenza giudiziaria internazionale hanno fatto registrare una impennata dai 288 casi del 2009 ai 458 del 2010! Analogamente deve dirsi per quel che attiene alle procedure di estradizioni, che dalle precedenti 79 sono cresciute a ben 91 casi. Se, poi, si considera che tra le rogatorie sopra indicate si annoverano talune procedure di eccezionale rilievo, quali – per fare un solo significativo esempio – quelle connesse alle competenze del Tribunale penale internazionale per i crimini di guerra, ove è in corso come noto il processo Karadzic, è agevole comprendere come il dato statistico sia solo uno degli indici, e neanche il più significativo, da considerare. Solo in apparente controtendenza è il dato inerente i mandati di arresto europei (da 163 a 138, quelli passivi ; da 11 a 6 , quelli attivi), poiché la complessità delle singole procedure ( si vedano, in particolare, quelle inerenti reati di terrorismo ), l‘impegno connesso alla diffusione delle ricerche (aumentate da 70 a 95) ed agli altri adempimenti, gravano considerevolmente, ed in misura crescente sull‘Ufficio. Sull‘altro versante dianzi accennato, merita di essere segnalato come a questo crescente impegno deve farsi fronte con risorse umane sensibilmente ridotte, tanto che, di qui a breve, il gruppo di magistrati addetti alla materia in oggetto vedrà dimezzata la propria consistenza, per effetto dei numerosi pensionamenti. 11. Intercettazioni telefoniche e ambientali. Il necessario ricorso alle intercettazioni telefoniche e ambientali, la cui efficacia per l‘acquisizione delle prove è incontestabile, è stato limitat o ai casi più rilevanti soprattutto al fine di contenere i costi dei servizi. Riportandosi alle tabelle di spesa in materia di intercettazioni note al Ministero della Giustizia, il Procuratore della Repubblica di Roma nella segnalazione dello scorso anno aveva già avuto modo di sottolineare che ormai da anni il suo ufficio spende meno, a parità di numero di intercettazioni delle altre Procure d‘Italia, precisando che tra le regole organizzative interne è stato previsto che dopo 60 giorni dall‘inizio delle intercettazioni l‘eventuale richiesta di proroga deve essere sottoposta al ―visto‖ del Procuratore Aggiunto di riferimento . Va segnalato il dibattito sulle innovazioni della disciplina delle intercettazioni telefoniche e dell'acquisizione dei dati di traffico telefonico e, più in generale, dell'accesso alle banche dati a fini di indagine. L'evolversi delle concrete dinamiche criminali, particolarmente in tema di terrorismo, e la concreta esperienza delle investigazioni inducono ad esaltare la natura delle predette attività in termini di investigazioni ad alta tecnologia, come tali complesse e di svolgimento repentino, piuttosto che di tipizzate e statiche acquisizioni probatorie cui è sistematicamente preordinato il controllo diretto del Giudice; in questo senso 45 Relazione 2011 la massima garanzia del controllo da parte del Giudice per le Indagini Preliminari dovrebbe restare limitata ai controlli sui contenuti delle comunicazioni (intercettazioni di conversazioni telefoniche, telematiche, ambientali), lasciando alla corretta dialettica di legalità procedimentale tra il Pubblico Ministero e la Polizia Giudiziaria ovvero anche all'attività di indagine difensiva - lo svolgimento di quei veri e propri percorsi investigativi in cui consistono le interrogazioni di banche dati e quindi l'elaborazione e il raffronto dei dati stessi. Le più rigorose misure che si intendessero adottare a tutela dei dati personali e della stessa reputazione dell'indagato e dei terzi coinvolti nelle indagini non sono necessariamente da ricondurre al ruolo di garanzia del Giudice, primariamente deputato a governare l'acquisizione della prova e l'effettività del contraddittorio. Al contrario, ulteriori procedure autorizzatorie concentrate sul Giudice per le Indagini Preliminari, coinvolgendolo nelle scelte investigative, ne inquinerebbero il ruolo di terzietà, riducendo nel contempo la tempestività e l'agilità e quindi ancora l'efficacia delle investigazioni. L'esperienza consente in particolare di affermare che solo lo sviluppo incrociato di dati agilmente acquisiti in diversi compendi informatizzati può consentire di pervenire ad individuare un utile indirizzo investigativo, in fondo al quale potrà raggiungersi un concreto risultato probatorio. Valgano dunque le innovative norme della legge di ratifica della convenzione di Budapest sulle indagini informatiche a tutela della incontrovertibilità e verificabilità delle acquisizioni di dati e valgano le norme generali e specificamente previste dalle disposizioni in tema di tutela dei dati personali al fine di salvaguardare il diritto alla riservatezza e la reputazione, senza incidere nei meccanismi procedurali che regolano l'azione investigativa e la responsabilità del Pubblico Ministero in ordine ad essa. Alla Procura di Roma le intercettazioni per il periodo in riferimento sono state effettuate per i procedimenti Antimafia: utenze telefoniche 2697 - ambientali 250 – altri bersagli 27; per i procedimenti di terrorismo: utenze telefoniche 49 ambientali 7 – altri bersagli 0; per i procedimenti ordinari: utenze telefoniche 2334 - ambientali 121 – altri bersagli 66; Alla Procura di Velletri nel periodo dal 30.06.2009 al 30.06.2010 sono stati emessi n.344 decreti di intercettazione su 417 richiesti (nel precedente anno i decreti emessi furono 394 su 435 richiesti, e ancora nell'anno precedente i decreti emessi furono 443 su 501). Siffatti dati appaiono significativi della maggiore attenzione attribuita alla particolarità del mezzo investigativo in questione che ha in concreto determinato una sensibile riduzione delle attività di ascolto. Di conseguenza anche i relativi costi sono diminuiti. Per quanto concerne i costi del servizio d'intercettazione telefonica, l'arretrato considerevole nel pagamento delle intercettazioni degli anni precedenti è stato in parte smaltito. Per l'anno luglio 2009 - giugno 2010 risultano liquidate 1.211 fatture per intercettazioni, noleggi e tabulati, per complessivi euro 453.572,34 che incide del 18,15% sull'arretrato lamentato dai gestori. Appare pertanto significativo l'aumento delle liquidazioni rispetto all'anno precedente, aumento del doppio, 46 Relazione 2011 infatti nell'anno 2009 risultano liquidati decreti 390 relativi al periodo 1/7/08 30/6/09 per un totale di 226.017,00 euro. Le intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche sono svolte da quello ufficio, per decisione dei precedenti responsabili, con l'assegnazione del relativo servizio ad una sola azienda esterna la T.R.S.. Sono stati inoltre allestiti numerosi centri di ascolto remoto presso gli uffici esterni della polizia giudiziaria, consentendo un ulteriore risparmio delle risorse di personale della polizia giudiziaria. Si prevede a breve una nuova gara con invito ad un maggior numero di gestori proprio al fine di pervenire ad un ulteriore abbattimento dei costi. Per quanto attiene alle attività di intercettazione della Procura di Cassino, dopo che in data 19 novembre 2008, a seguito di ricerche di mercato, è stato stipulato il nuovo contratto quadro n. 1/2008, per la durata di mesi 26, con la società I.P.S. Intelligente & Public Security — S.P.A. con sede in Aprilia, ha disciplinato anche i costi per i servizi aggiuntivi. Dopo aver svolto una apposita gara informale ed avere acquisito preventivi ex art. 125 d. lgs. nr. 163/2006 ed ex art. 9 Reg. att. e dopo avere personalmente redatto l'apposito Capitolato Tecnico per acquisire l'offerta economica più conveniente, il Procuratore di Cassino ha sottoscritto, in data 10 febbraio 2009, un atto di proposta/accettazione con la stessa società Società I.P.S. in modo da "calmierare" i costi del servizio. Essendo prossima la scadenza di tale contratto, si è già attivata la procedura per due nuove gare di appalto, aventi ad oggetto rispettivamente le attività tipi che di intercettazione telefonica e quelle atipiche, in modo da potere scegliere per ognuna delle due tipologie di servizi l'offerta migliore nell'interesse della P.A.. Alla Procura di Latina è funzionante dal mese di marzo 2005 il nuovo sistema multimediale per le intercettazioni telefoniche che, tra l‘altro, ha consent ito un notevole risparmio di spesa. Nel periodo in considerazione (1/7/2009 – 30/6/2010) il movimento è stato il seguente : numero delle intercettazioni disposte (bersagli) nel periodo : 650 (442 nel periodo precedente) per un totale di gg. 18.289 di intercettazione; durata delle stesse : mediamente gg. 29 ; costi : € 522.687,52 (nel periodo precedente € 393.223,26); numero dei procedimenti nei quali sono state disposte : 63. Riguardo l'attività inerente le intercettazioni telefoniche ed ambientali della Procura di Viterbo i dati rilevati sono i seguenti: - numero: 114; - bersagli: 401; - durata: da gg. 15 a gg, 365; - costi: Euro 373185, 71 (comprensivo dei costi sostenuti per le attività di intercettazione ambientale, telefonica e di acquisizione tabulati); - numero dei procedimenti nell'ambito dei quali sono state disposte: 52. Sostanzialmente stabile risulta il dato relativo ai numero di intercettazioni disposte a dei relativi bersagli. 47 Relazione 2011 Inoltre, si segnala che, a seguito dell'espletamento di apposita gara e della correlativa aggiudicazione, tale Procura si avvale di un servizio integralmente informatizzato. 12. Misure cautelari personali. Quanto alle misure cautelari personali non sono emerse problematiche d i particolare rilievo. Le richieste delle misure sono state sempre elaborate nell‘assoluto rispetto dei principi costituzionali e in presenza delle condizioni richieste dal codice di procedura penale. Nella maggior parte dei casi le richieste sono state accolte dal G.I.P. e quasi sempre confermate dal Tribunale del Riesame, che talvolta ha dichiarato la perdita di efficacia della misura per ragioni connesse ad adempimenti di Cancelleria. Nel periodo in esame dalla Procura di Tivoli n. 252 (nei confronti di 325 persone) sono state le richieste di applicazione della custodia cautelare in carcere e nr. 43 le richieste di applicazione cautelare domiciliare o in luogo di cura, nr. 280 sono state le richieste di applicazione delle misure cautelari reali. Alla Procura di Latina sono state richieste n. 254 misure cautelari personali coercitive, n. 51 misure di applicazione o modifica della custodia cautelare domiciliare, mentre le misure cautelari personali reali sono state complessivamente n. 671. Alla Procura di Frosinone sono state richieste n. 58 misure cautelari personali coercitive, n. 17 misure di applicazione o modifica della custodia cautelare in carcere o in luogo di cura (artt. 284, 286), mentre le misure cautelari personali reali sono state complessivamente n. 446. Alla Procura di Cassino sono state richieste n. 93 misure cautelari personali coercitive, n. 28 misure di applicazione o modifica della custodia cautelare in carcere o in luogo di cura (artt. 284, 286) mentre le misure cautelari personali r eali sono state complessivamente n. 264. 13. I procedimenti speciali. Il ricorso ai riti alternativi, inizialmente concepito come forte strumento deflattivo rispetto al rito ordinario, è sempre inferiore alle previsioni e alle ottimistiche aspettative. Si è già avuto modo di rilevare che le recenti modifiche legislative, in particolare l‘introduzione del giudizio abbreviato condizionato, hanno finito per aggravare notevolmente il carico di lavoro del GUP, con la inevitabile conseguenza di un‘udienza preliminare, che va sempre più caratterizzandosi come un vero e proprio dibattimento anticipato. 48 Relazione 2011 Si è anche rilevato che la celerità del processo in appello, non è stata agevolata dall‘abrogazione dell‘art. 599 c.p.p., commi 4 e 5 (c.d. patteggiamento in appello), avvenuta con L. 24 luglio 2008, n. 125. Non v‘è dubbio però che tali riti abbiano avuto una incidenza considerevole nella contrazione dei tempi di definizione dei procedimenti. La percentuale di procedimenti definiti con riti alternativi, sebbene non trascurabile, è tuttavia lontana da quel 90% che, secondo la prevalente opinione, risulterebbe assolutamente indispensabile per il funzionamento del processo accusatorio. 14. Il Giudice di Pace Anche qui si è già avuto modo di rilevare che l‘applicazione del D.L.gs. n. 274 del 2000, sulla competenza penale del Giudice di Pace, ha dato discreti risultati in termini quantitativi, anche se da più parti si osserva che una seria depenalizzazione che riduca i reati di competenza di quell‘organo, consentirebbe di recuperare tempi ed energie umane ed economiche. Le modifiche normative apportate dalla legge 31.7.2005 n. 155, mentre concorrono ad aggravare i già molteplici adempimenti a carico dell‘ufficio giudiziario, contribuiscono ad allungare i tempi processuali. La Procura della Repubblica di Cassino evidenzia le difficoltà operative che ha comportato la applicazione del d.l. 27 luglio 2005, nr. 144, convertito, con modifiche, in legge 31 luglio 2005, nr 155, recante profonde modifiche in tema di procedimenti per reati di competenza del giudice di pace. Ora, il soggetto da cui promana la vocatio in jus, ossia l‘atto di citazione a giudizio, non é più la P.G., ma il procuratore della Repubblica o taluno dei soggetti da lui delegati (fra i quali non sono compresi gli ufficiali di P.G.). Le funzioni di P.M. di udienza, innanzi al giudice di pace, non sono più delegabili ad ufficiali di P.G.. Ciò ha provocato qual che difficoltà ad assicurare la presenza di un rappresentante del P.M. nei giudizi penali innanzi i Giudici di pace non aventi sede in Cassino e cioè innanzi a quelli di Bojano, Ricia, Civitacampomarano e Trivento, innanzi ai quali solitamente compaiono i V.P.O.. Nel Circondario di Rieti l‘attribuzione al giudice di pace di competenze penali non arreca alcun contributo alla funzionalità degli uffici requirenti; ha imposto l‘approntamento di appositi servizi di segreteria per la trattazione dei relativi procedimenti ed ha notevolmente aumentato il carico delle attività dibattimentali dal momento che l‘ufficio deve assicurare mensilmente la presenza del pubblico ministero a quasi 22 udienze, tenute nei 5 uffici del giudice di pace, taluni siti a notevole distanza dal capoluogo del circondario. Peraltro, in forza del disposto dell‘art. 6 del D.L.vo n. 274/2000, che limita la connessione tra procedimenti di competenza del giudice di pace e procedimenti di competenza di altro giudice alla sola ipotesi del concorso formale di reati, assai di frequente l‘acquisizione di notizie di reato determina l‘iscrizione di più procedimenti penali di competenza di giudici diversi. Del tutto ignorato risulta inoltre l‘istituto del ricorso immediato al 49 Relazione 2011 giudice previsto dall‘art. 21 D.L.vo n. 274/2000 e ristrettissimi sono i margini per l‘esclusione della procedibilità per la particolare tenuità del fatto. Ove poi si consideri che una percentuale elevatissima dei giudizi per reati di competenza del giudice di pace si conclude con sentenze di proscioglimento a seguito di remissione di querela, appare opportuna una riflessione sull‘urgenza di una depenalizzazione di quelle fattispecie, oggi attribuite alla competenza del giudice anzidetto, produttive di lesioni di beni giuridici che le persone offese dimostrano di essere quasi sempre pronte a monetizzare e che ben potrebbero trovare tutela in sede esclusivamente civile. Stessa situazione per il Circondario di Tivoli il quale la riforma del Giudice di Pace non sembra abbia raggiunto le finalità che ne suggerirono l'istituzione con D.L. 274/2000, né appare strumento idoneo a raggiungerle senza adottare, sul piano sostanziale e processuale, correttivi tali che ne assicurino l'efficienza e ne legittimino la sopravvivenza. E' necessario, sul piano sostanziale, una seria depenalizzazione che, riduca i reati di competenza del Giudice di Pace. Sul piano processuale è necessario che, facciano seguito mirati interventi correttivi della vigente normativa che, snellendo le procedure, consentano di pervenire, in tempi ragionevolmente brevi, alla fase dibattimentale ove l'accusa deve essere responsabilmente sostenuta da preparati e motivati V. P. O. Il totale delle sentenze dei 5 uffici del Giudice di Pace del Circondario è stata pari a n. 269 e le impugnazioni n. 20, pertanto la percentuale delle sentenze impugnate è pari al 7,09 %. I V.P.O., impiegati spesso nei giudizi davanti ai G. di P. ai Giudici Monocratici, alle udienze civili ed alle udienze camerali civili, hanno dato un contributo importante all'attività giudiziaria del circondario. Si rappresenta che allo stato sono presenti solo cinque V.P.O. e sono vacanti tre posti. Considerata tale numero esiguo Il Procuratore della Repubblica di Tivoli per le udienze del Giudice di Pace ha sovente delegato alcuni laureati in Giurisprudenza che frequentano il secondo anno della scuola biennale di specializzazione per le professioni legali dell'Università di Tor Vergata secondo la convenzione firmata con il rettore di tale istituto il 20.01.2009. Analoga delega è stata fatta per studenti del secondo anno della scuola di specializzazione dell'Università Luiss Guido Carli in base ad un accordo con i responsabili di tale istituto. A Velletri, nel periodo di riferimento, per i procedimenti dì competenza del giudice di pace, si è avuto il seguente movimento: Pendenti al 01.07.2009 n. 4021; Sopravvenuti nel periodo n. 1836; Esauriti nel periodo n. 2937; Pendenti al 30.06.2010 n. 2920. Dall'analisi di tale flusso si evince chiaramente che il numero delle pendenze ha subito una notevole diminuzione, quantificata in misura relativa al 28 % del complessivo periodo precedente, passando numericamente dai 4021 ai 2920 fascicoli. Va considerato però che solo con questo anno si è ottenuta una congrua tempistica delle iscrizioni relative al Giudice di Pace. Le udienze svolte sono state 242; le citazioni a giudizio n.893, i procedimenti inviati al Giudice di Pace con richiesta di archiviazione n. 1900. 50 Relazione 2011 I V.P.O. hanno svolto quasi tutti con regolarità il lavoro ad essi affidato, soprattutto nell'udienze del Giudice di Pace, per alcuni si sono determinati problemi nelle sostituzioni e nel rispetto dei turni programmati. C) GIUSTIZIA MINORILE Principio cardine del processo penale minorile è la prevalente esigenza di acquisire elementi sulla personalità dell'imputato e in particolare sulle condizioni e le risorse personali, familiari, sociali ed ambientali del minorenne, al fine di accertarne l'imputabilità ed il grado di responsabilità, valutare la rilevanza sociale del fatto e disporre le adeguate misure penali, nonché gli eventuali provvedimenti civili. Vanno inoltre ricordate la previsione di particolari formule decisionali indulgenziali (es. sentenza di non luogo a procedere per irrilevanza de l fatto, perdono giudiziale e positivo esito della messa alla prova), l'esclusione dell'obbligatorietà delle misure precautelari e cautelari (queste ultime specifiche del rito minorile) e la regola tendenziale della rapida uscita dal circuito penale del minore che delinque. La particolare natura del sistema penale minorile e la determinante partecipazione del pubblico ministero (specializzato al pari del giudice) all'elaborazione di tutte le decisioni consentono l'adozione di provvedimenti in gran parte condivisi e una notevole rapidità nella trattazione dei procedimenti, che risultano sempre esauriti in tempi ragionevoli, circostanza questa che costituisce un'eccezione rispetto alla situazione generale della giustizia. Dai prospetti statistici forniti dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei minori di Roma risulta un lievissimo decremento rispetto all'anno precedente del numero dei procedimenti penali contro noti pervenuti (mod. 52 — da 3265 a 3225: -1,23%). Per gli ignoti (mod. 44) si registra per contro un aumento (da 192 a 216: +12,50%). L'incremento dei modelli 45 (fatti non costituenti reato), nella misura del 7,32% (da 642 a 689), è ascrivibile soprattutto alla condivisibile prassi, secondo la quale la Polizia Giudiziaria di base e in genere le pubbliche autorità inviano, anche in copia, tutte le segnalazioni e notizie che riguardino, anche indirettamente, persone minori di età. In forza di direttive emanate da quello ufficio, la polizia di base ed i servizi sociali territoriali sono infatti tenuti a comunicare, ai fini dell'iscrizione a mod. 45, tutti i fatti costituenti o non costituenti reato (eventualmente anche ricadenti sotto la competenza penale di altra Procura della Repubblica del distretto) riguardanti un minore vittima o indirettamente coinvolto nella vicenda. Vengono svolte in alcuni casi indagini per fatti iscritti a mod. 45 che, per la peculiare funzione di questa Procura, sono soprattutto finalizzate a valutare la situazione con particolare riferimento al corretto esercizio della potestà genitoriale, in vista dell'eventuale promovimento da parte dell'ufficio dell'azione civile 51 Relazione 2011 nell'interesse del minore (procedimenti di adottabilità e de potestate): in tali casi il procedimento passa e viene iscritto al registro civile Sicam (mod.AC). Risulta, rispetto al periodo precedente, una diminuzione dei minori iscritti nel registro delle notizie di reato (mod. 52), che sono stati 4574 a fronte dei 5011 del periodo precedente, con una differenza di 437 minori, pari ad un decremento dell'8,72%; il decremento per i maschi è stato del 9,83% (da 4109 a 3705) e per le femmine del 3,66% (da 902 a 869). Risulta per contro un lieve aumento del numero degli indagati stranieri (da 1471 a 1490: +1,29%), risultato da un decremento dei maschi dell'1,99% (da 1103 a 1081) e di un aumento dell'11,14% delle femmine (da 368 a 409). Si registra una diminuzione per i minori italiani (da 3540 a 3084: -12,88%). Continua la significativa diminuzione delle iscrizioni dei minori non imputabili (-5,04%: da 674 a 640). La scomposizione dei dati rivela peraltro che detto decremento va riferito principalmente agli italiani, mentre rispetto agli stranieri va registrato un aumento dei nomadi non imputabili dell'8,73% (che si è verificato per l'aumento delle femmine nella misura del 33,33%, con una diminuzione dei maschi del 15%). Dall'esame dei prospetti statistici relativi agli ultimi quindici anni viene confermato un dato rilevante: la percentuale degli stranieri sul totale dei minori iscritti nei registro delle notizie di reato (mod. 52) che nel periodo 1999 — 2006 era andata progressivamente aumentando, ha subito un continuo calo, stabilizzandosi intorno al 30%: 32,58% nel periodo di riferimento 2009 — 2010, a fronte del 29,36% del periodo precedente e del 55,32% del periodo 2005 — 2006, massimo livello raggiunto. Il dato, estremamente significativo, conferma dunque la forte inversione di tendenza in atto negli ultimi anni: mentre fino al 2005 — 2006 il numero degli stranieri iscritti prevaleva su quello degli italiani; si è tornati ora alla percentuale di stranieri di dodici anni fa (periodo 1997 — 1998), che era dei 31,43%. Resta da verificare se si sia in presenza di un andamento costante o solo di un fenomeno transitorio, imputabile agli intermittenti flussi di stranieri e di extracomunitari nel distretto di Roma: per ora va registrato un calo di iscrizioni per le nazionalità (asiatici -13,46%, nordafricani -10,84%, est europei -10,53%, rumeni -12,97%, sudamericani -40,54%). Il calo relativo alle iscrizioni degli indagati stranieri è imputabile all'allontanamento dal Lazio di numerosi nuclei familiari, verosimilmente anche per l'effetto dissuasivo dei recenti provvedimenti legislativi e di una più penetrante azione delle forze di polizia. Si conferma la storica prevalenza dei reati contro il patrimonio. I minori denunciati per tali delitti sono stati 2570, per una percentuale del 56,19% . I reati contro il patrimonio costituiscono il 37,57% del totale dei reati denunciati. Quanto ai delitti di maggior allarme sociale non è stato iscritto alcun procedimento per omicidio (da 3 a 0), mentre è in calo il dato relativo ai tentati omicidi (da 12 a 7). 52 Relazione 2011 Nel periodo di riferimento è stato iscritto un procedimento per sequestro di persona a scopo di estorsione (630 c.p.) con due minorenni indagati (il reato non era stato oggetto di iscrizioni nel precedente periodo). Stabile è il preoccupante dato relativo alle iscrizioni per violenza sessuale (art. 609 bis c.p.): da 60 procedimenti (per 103 minori) a 58 procedimenti (per 113 minori). In forte aumento è anche il dato relativo alle estorsioni: da 13 procedimenti (per 27 minori) a 29 procedimenti (per ben 50 minori) e alle tentate estorsioni: da 10 procedimenti (per 28 minori) a 21 procedimenti (per 30 minori). Rispetto a tale categoria di reati va pertanto registrato un incremento superiore al 100%. Anche per le rapine va segnalato un notevole aumento (da 136 procedimenti per 255 minori a 161 procedimenti per 292 minori). Le denunce per tentata rapina sono, però, leggermente diminuite (da 46, per 96 minori a 38, per 56 minori). Le iscrizioni per i reati di violenza privata (art. 610 c.p.) e di minaccia (art. 612 c.p.) sono state complessivamente 120 (291 nel precedente periodo) e quelle per il reato di violazione di domicilio (art. 614 c.p.) 13 (37 nel precedente periodo). Si tratta di tipologie di reato che vanno collegate al cosiddetto fenomeno del "bullismo", cui va riferito anche il numero pressoché stabile delle iscrizioni per il reato di lesioni personali (ad. 582 c.p.), che è stato di 549 procedimenti per 786 minori a fronte dei 573 procedimenti per 840 minori del periodo precedente (i procedimenti per lesione personale sono trattati con criterio di priorità da questo ufficio). Significativo è il dato relativo ai delitti e alle contravvenzioni concernenti le armi, che ha registrato un incremento complessivo del 76,67% (400% per i delitti — da 6 procedimenti per 4 indagati a 30 procedimenti per 45 indagati — e 40,74% per le contravvenzioni — da 54 procedimenti per 167 indagati a 76 procedimenti per 96 indagati). Le iscrizioni per delitti connessi alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti sono aumentate del 2,36% (da 382 per 507 minori a 391 per 538 minori). Le iscrizioni per il delitto di omicidio colposo sono state 2 (6 nel precedente periodo). Dai dati statistici relativi al Centro di Prima Accoglienza di Roma risulta essersi stabilizzato il dato degli ingressi (410 minori in luogo dei 417 del periodo precedente): si è così arrestato il fenomeno del calo degli ingressi, iniziato dal picco di 1221 unità del periodo 2004 — 2005 (negli anni successivi che precedono il periodo di riferimento gli ingressi sono stati rispettivamente di 1073, 1078, 704 e, appunto 417 unità). Si è ora giunti al dato più basso degli ultimi quindici anni. Dall'analisi più approfondita dei suddetti dati risulta che il fenomeno della diminuzione degli ingressi va riferito solo marginalmente ai minori italiani e riguarda fondamentalmente i minori stranieri, il cui numero è progressivamente calato, con un particolare "salto" due anni fa (dai 511 del 2007 — 2008 ai 248 del 2008 — 2009, per giungere agli attuali 244); gli italiani entrati al C.P.A. nel periodo di riferimento sono stati 166. 53 Relazione 2011 Come si è già rilevato, la diminuzione degli ingressi di minori non italiani è attribuibile alla reazione delle istituzioni a episodi gravi di cui si sono resi protagonisti alcuni stranieri, e al maggiore controllo da parte delle forze di polizia: ma va anche considerato che il pieno ingresso della Romania nell'Unione Europea ha portato ad una regolamentazione del flusso migratorio. Né va trascurata la circostanza, sottolineata dai responsabili del C.P.A., della maggiore attenzione posta da questo ufficio al problema dei minori non imputabili. Gli ingressi di questi ultimi si sono ridotti, progressivamente, dai 172 del 2006 — 2007 agli 89 del 2007 — 2008, ai 22 del 2008 — 2009 e, da ultimo, ai 15 del 2009 — 2010, a seguito di opportune direttive alla Polizia Giudiziaria, a limitare al massimo gli arresti di minori non imputabili, talvolta in passato sottoposti a misura precautelare all'esito di sommari e non esaustivi accertamenti sull'età. Pressoché stabile è il dato delle liberazioni da parte del GIP (169 su 417 ingressi nel 2008 — 2009 e 152 liberazioni a fronte dei 410 ingressi del periodo 2009 — 2010). Stabile è anche il dato relativo al numero delle ordinanze di custodia cautelare del CP rapportato agli ingressi in C.P.A. (55 rispetto ai 410 ingressi, 50 rispetto ai 417 del periodo precedente). Altrettanto stabili sono i dati relativi al collocamento in comunità (53 sui 410 ingressi rispetto ai 58 sui 417 ingressi del periodo precedente) e alla permanenza in casa (100 sui 410 ingressi rispetto ai 106 su 417 ingressi del periodo precedente). La percentuale di accoglimento delle impugnazioni da parte del Tribunale per i Minorenni in funzione di Giudice del Riesame è stata, nel periodo di riferimento, del 47,69% (impugnazioni proposte 65 — accoglimenti 31) rispetto al 33,85% del periodo precedente (22 su 65). I dati statistici relativi all'istituto Penale per i Minorenni di Casal del Marmo registrano una lieve diminuzione degli ingressi: sono stati ospitati a Casal del Marmo 176 detenuti, 13 unità in meno rispetto al precedente periodo; la categoria stranieri ha rappresentato ancora la larga maggioranza della popolazione detenuta e il relativo dato è stabile (75,57% rispetto al 73,54 del periodo precedente). Nell'ambito degli stranieri si conferma la massiccia presenza dell'utenza nomade di origine slava e di quella rumena: il peso dei due gruppi è ormai stabile (Slavi 53,38% e Rumeni 33,83%; il contributo del gruppo dei nordafricani 6,76%). Nel periodo in esame, significativamente, non vi sono stati ingressi in istituto di infraquattordicenni. Rispetto al principio costituzionale della ragionevole durata dei procedimenti, va sottolineato che la Procura per i Minorenni di l'Ufficio si conforma rigorosamente nell'espletamento delle indagini preliminari a detto principio e le richieste di proroga delle indagini sono state limitate a pochi casi di assoluta necessità: in particolare nell'anno di riferimento le richieste di proroga sono state 23 (27 nel precedente periodo). 54 Relazione 2011 Significativo è altresì il dato relativo alle richieste di archiviazione per prescrizione ai sensi dell'art. 411 c.p.p.: nel periodo di riferimento questa Procura ha formulato solo una richiesta di archiviazione (due nel periodo precedente). Nel periodo di riferimento risultano disposte 5 intercettazioni telefoniche per 16 bersagli e una intercettazione ambientale (nessuna intercettazione nel periodo precedente); si è proceduto con una certa frequenza all'acquisizione di tabul ati. Nel rito minorile, che non prevede il patteggiamento e il procedimento per decreto, è tuttora scarsa l'utilizzazione del giudizio direttissimo: i motivi vanno ricercati nel disposto di cui all‘art. 25, 2° co. del D.P.R. n. 448 del 1988, a mente del quale si può procedere a giudizio direttissimo solo se è possibile compiere gli accertamenti sulla personalità ed assicurare al minorenne l'assistenza affettiva e psicologica (arti. 9 e 12 D.P.R. 448). Ne discende la quasi totale impraticabilità dei giudizio direttissimo entro le 48 ore dall'arresto previsto dall'art. 449, 1° co. c.p.p., mentre alle altre ipotesi è di ostacolo la recente limitazione nei confronti della polizia giudiziaria delle facoltà di notifica degli atti del pubblico ministero, con la conseguente necessità di affidarsi ai tempi più lunghi delle notifiche a mezzo degli ufficiali giudiziari, con i relativi inconvenienti. L'esperienza ha peraltro dimostrato che, quando è possibile procedere con il rito direttissimo, quest'ultimo presenta per il minore numerosi aspetti positivi: l'immediato confronto con la realtà che scaturisce con il pronto contratto con il giudice, la parte offesa, le istituzioni; la chiarezza dei messaggi che il minore riceve, sia nel caso di decisione sfavorevole che in quello di perdono o proscioglimento con altra formula; la possibilità di evitare attese non necessarie in stato di detenzione; la rispondenza dell'istituto alle aspettative delle persone offese e, spesso degli stessi genitori dell'imputato e, in definitiva, alle esigenze educative del minore. E' per contro in costante aumento il ricorso al giudizio immediato, rito speciale consentito nel procedimento minorile, che si è rivelato efficace: nel periodo di riferimento le richieste sono state 295 (234 nel periodo precedente). Meno frequente è il ricorso al giudizio abbreviato, attesa la struttura del rito minorile, che consente, all'udienza preliminare, di accedere anche alle formule più favorevoli del perdono giudiziale o dell'irrilevanza del fatto, rispetto alle quali è evidentemente non appagante la sola prospettiva di una diminuzione della pena (sono stati definiti con giudizio abbreviato 95 procedimenti a fronte dei 92 del periodo precedente). Quanto alla sentenza di non doversi procedere per irrilevanza del fatto ai sensi dell'art. 27 del D.P.R. n. 448, si tratta di una formula indulgenziale che può essere adottata solo nei casi in cui ricorrano congiuntamente i requisiti della tenuità del fatto e dell'occasionalità del comportamento. A tale rigoroso parametro normativo si sono conformate le richieste e le valutazioni dei provvedimenti del Tribunale per i Minorenni, ai fini di eventuali impugnazioni: ne è conseguito un notevole contenimento del numero dei procedimenti definiti con tale formula (397 rispetto ai 516 del periodo precedente). L'istituto della sospensione del processo con messa alla prova (art. 28 D.P.R. 448), che ben si attaglia a determinate ipotesi criminose e a determinati 55 Relazione 2011 minori, consentendo l'uscita degli stessi dal circuito penale all'esito di attività con fini di recupero ed educativi, è frequentemente utilizzato dal Tribunale per i Minorenni, sia in sede di udienza preliminare che in sede di dibattimento. All'elaborazione del progetto predisposto dai Servizi, che viene sottoposto al giudice per la decisione in ordine all'eventuale messa alta prova, partecipa sempre attivamente il pubblico ministero minorile, sia rispetto all'individuazione delle attività di osservazione, di trattamento e di sostegno sia rispetto alle prescrizioni da impartire al minorenne per la riparazione delle conseguenze del reato e la conciliazione con la persona offesa. Ai sensi dell'art. 28, 3° co. del D.P.R. n. 448, avverso l'ordinanza di sospensione del processo con messa alla prova del minorenne è ammesso solo il ricorso per Cassazione. Nel periodo di riferimento l'ufficio ha proposto un ricorso per Cassazione avverso un'ordinanza di messa alla prova del Tribunale per i Minorenni emessa in un procedimento relativo ad un grave episodio delittuoso, senza dar conto, nella motivazione, della doverosa comparazione tra le esigenze di tutela della collettività e della vittima e le finalità di recupero del minore proprie dell'istituto; la Suprema Corte ha annullato con rinvio la predetta ordinanza. Regolare è il funzionamento dell'Ufficio Esecuzione, che svolge la propria attività in tempi ragionevoli, come risulta dall'allegato prospetto statistico, che evidenzia anche un aumento delle sentenze pervenute ed iscritte a mod. 35. All'Ufficio del pubblico ministero presso il Tribunale per i Minorenni è attribuita, oltre alla competenza penale, la competenza civile in alcune specifiche materie del diritto di famiglia e dei minori, alla quale si è accennato nella premessa. Oltre ad alcune ipotesi previste da leggi speciali, vanno essenzialmente individuati i due principali filoni dell'adottabilità (legge 4 maggio 1983 n. 184, come modificata dalla legge 28 marzo 2001 n. 149, le cui disposizioni processuali, a seguito di numerose proroghe, sono entrate in vigore il 1° luglio 2007) e dei procedimenti finalizzati alla decadenza e alla limitazione della potestà genitoriale (artt. 330, 333 e 336 c.c., come modificati dalla citata legge n. 149 del 2001). La legge n. 149 del 2001, in applicazione dei nuovi principi costituzionali del giusto processo, ha in particolare previsto l'assistenza legale del minore, dei genitori e degli altri parenti fin dall'inizio del procedimento di adottabilità e nei procedimenti ablativi e limitativi della potestà genitoriale, attribuendo altresì al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni la titolarità esclusiva dell'azione, mediante ricorso, nel procedimento di adottabilità. Agli uffici requirenti minorili sono pertanto conferiti, come si è già ricordato, poteri di iniziativa in materia civile e, segnatamente, nei citati settori dell'accertamento della situazione di abbandono e del controllo sull'esercizio della potestà genitoriale. Collegati sono i poteri di controllo e di sorveglianza che il pubblico ministero minorile esercita mediante periodiche ispezioni negli istituti di assistenza pubblici o privati (art. 9 della citata legge 149 del 2001). Le problematiche connesse al crescente disagio delle famiglie e dei minori in alcuni contesti e in alcune realtà del territorio di Roma e del Lazio richiedono 56 Relazione 2011 pertanto un notevole impegno degli uffici requirenti minorili in vista dell'eventuale esercizio dell'azione civile. All'importanza di tale fase "preistruttoria", nel corso della quale il pubblico ministero svolge un'essenziale funzione di filtro rispetto alle segnalazioni provenienti dal territorio, si ricollega la necessità di adottare criteri predeterminati e automatici anche per l'assegnazione dei procedimenti civili. Sotto il profilo organizzativo va segnalato che i procedimenti civili sono assegnati con il criterio territoriale automatico della residenza dei minori, rapportato alle ASL di appartenenza di Roma e del Lazio. Tale criterio predeterminato ha l'importante finalità di favorire i necessari collegamenti con i servizi sociali dei territorio, anche rispetto all'attività ispettiva nei confronti degli istituti di assistenza, che la legge ha attribuito al pubblico ministero minorile. Attesa la ricorrente necessità di adottare nella materia provvedimenti urgenti (es. allontanamenti ovvero affidamenti eterofamiliari o in istituto di minori), è stato altresì previsto che la relativa valutazione spetti al Procuratore (al quale sono sottoposte tutte le informative), che in tale caso provvederà all'assegnazione del procedimento civile al magistrato di turno. In ossequio ai principio costituzionale di ragionevole durata le situazioni urgenti vengono risolte in tempi brevissimi, anche ad horas, investendo il Tribunale per i Minorenni. L'assoluta trasparenza dell'attività in materia civile dei pubblici ministeri minorili è invero auspicabile per la delicatezza delle procedure di dichiarazione di adattabilità e di controllo della potestà genitoriale, che incidono sui minori e sulle famiglie e toccano problemi di estrema gravità e rilevanza sociale (si pensi alle violenze e agli abusi sessuali in famiglia, all'evasione scolastica, alle situazioni di marginalità di minori, soprattutto stranieri). L'intervento preliminare del pubblico ministero minorile e l'eventuale successivo esercizio dell'azione civile costituiscono tra l'altro nella materia strumento essenziale di promozione di diritti dei minori, anche al di là del loro profilo strettamente giurisdizionale. Si verificano frequenti e delicate interferenze fra i procedimenti civili minorili e quelli di separazione o di divorzio riguardanti coniugi con figli minori. E' in particolare risalente, ma tuttavia sempre di attualità, la questione del riparto delle competenze fra il giudice ordinario e il giudice minorile specializzato in materia di provvedimenti che incidono sulla potestà: occorre di volta in volta stabilire (opera talvolta ardua) se ricorra la competenza del giudice minorile per il procedimento ex art. 336 c.c. ovvero quella del giudice della separazione o del divorzio, nell'ambito dei provvedimenti di affidamento della prole adottati in quella sede. Tale problematica riguarda direttamente l'Ufficio del pubblico ministero minorile nella fase pregiurisdizionale nelle segnalazioni civili riguardanti i minori, ma attiene anche al suo intervento in sede di formulazione dei pareri o di impugnazione. 57 Relazione 2011 Il periodo 2009 — 2010 ha fatto registrare un lieve decremento dei procedimenti civili, pari all'8,68 (3900 procedimenti rispetto ai 4378 del periodo precedente, per una differenza di 380 procedimenti). Permane, peraltro, il maggior carico dei procedimenti civili rispetto a quelli penali, che deriva dalle numerose segnalazioni della polizia, dei servizi sociali e dei privati nella materia. Di qui la maggiore attenzione verso il crescente disagio dei minori e delle famiglie, specie in alcuni contesti socio-economici (ivi compresi quelli degli stranieri e degli extracomunitari), che si traduce nell'attività del P.M.M., destinatario delle segnalazioni dalle quali emerga, anche indirettamente, una situazione di potenziale pregiudizio di un minore. Va ricordato l'intervento obbligatorio del pubblico ministero minorile in tutti i procedimenti civili aperti su ricorso dei genitori o di altri parenti dei minori. Tale importante attività, che afferisce spesso a vicende di elevata conflittualità e a procedimenti estremamente complessi, si traduce nella formulazione di pareri e nell'apposizione di visti sui provvedimenti adottati in camera di consiglio dal Tribunale per i Minorenni. Nel periodo 1° luglio 2009 — 30 giugno 2010 sono stati formulati 6725 pareri; i visti sui provvedimenti sono stati 7711. D) Esecuzione Gli Uffici esecuzione delle Procure del Distretto risultano ben organizzati e funzionano con discreta regolarità, nonostante le difficoltà connesse alla endemica carenza di personale, bilanciata da una buona informatizzazione dei registri. Alla Procura di Roma nel periodo di riferimento - 1 luglio 2009 - 30 giugno 2010 - sono stati iscritti complessivamente 7.561 nuovi procedimenti esecutivi, con un modesto incremento rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente (7.353 nuove iscrizioni). Sono stati emessi complessivamente 4.800 ordini per l'esecuzione di pene detentive di cui 2.321 con contestuale ordine di sospensione e 2.489 senza sospensione; il numero complessivo degli ordini di esecuzione registra un incremento rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente (complessivamente 4.309 ordini di esecuzione). Sono stati emessi complessivamente 1.714 provvedimenti di cumulo, anche in questo caso con un incremento rispetto all'anno precedente ( l.557 provvedimenti). I tempi tra passaggio in giudicato della sentenza di condanna ed emissione dell'ordine di esecuzione ai sensi dell'art. 656 c.p.p. sono riportati nell'allegato prospetto statistico. Rimane limitato il numero dei procedimenti esecutivi relativi alle pene della permanenza domiciliare e del lavoro di pubblica utilità, introdotte dal d.l.vo 28 agosto 2000 n. 274 - Disposizioni sulla competenza del Giudice di Pace — e previste, a seguito delle modifiche introdotte dal d.1.30 dicembre 2005 n. 272, convertito nella legge 21 febbraio 2006 n. 49, dell'art. 73 comma 5 bis D.P.R. 58 Relazione 2011 309/1990 (Testo Unico delle leggi in materia di stupefacenti). Ugualmente di limitata applicazione rimane la disposizione dell'art. 165 C.P. che — con la modifica apportata dalla legge 11.6.2004 n. 145 — consente al giudice di subordinare il beneficio della sospensione condizionale alla prestazione di attività non retribuite in favore della collettività. Nel periodo di riferimento sono state eseguite quattro condanne alla pena della permanenza domiciliare e due condanne alla pena del lavoro di pubblica utilità. Nello stesso periodo di riferimento sono stati emessi quattro mandati di arresto europeo per l'esecuzione di condanne definitive. Quanto a profili organizzativi e di informatizzazione, deve segnalarsi che nel corso dell'anno si è positivamente consolidato l'utilizzo del nuovo sistema informatico SIES (Sistema Informatico dell'Esecuzione Penale e della Sorveglianza), consentendo un migliore e più efficace scambio dei dati tra gli uffici di Procura e quelli di Sorveglianza. Non è stato, invece, ancora attuato il previsto allargamento del sistema attraverso il collegamento al Casellario, al Registro Generale delle Procure e ad agli uffici del Giudice dell'Esecuzione. In relazione ai tempi di esecuzione della Procura di Viterbo, si rappresenta che quest'Ufficio procede alle iscrizioni ed all'esecuzione delle sentenze entro e non oltre il termine di 10 giorni dal pervenimento dell'estratto esecutivo. I ritardi nelle esecuzioni materiali delle pene sono conseguenza dei tempi di decisione da parte del Tribunale di Sorveglianza. Si ribadisce che l'Ufficio Esecuzione Penale e stato investito del problema delle esecuzioni penali del Giudice di Pace, con apprestamento di procedure e relativi supporti del tutto peculiari rispetto alle altre questioni trattate, a fronte della specifica tipologia delle pene previste. L‘ ufficio esecuzione della Procura di Latina cura le iscrizioni nei registri 35 – 36 - 36 bis - 38 , informatizzati, nonchè le misure di prevenzione e le iscrizioni (in due registri di comodo informatizzati) delle pene sospese e delle sentenze di condanna che dispongono la demolizione di manufatti abusivi. Mod. 35 : Nel periodo in considerazione il movimento dei fascicoli di esecuzione è stato il seguente : - pendenti N. 119 al 30/6/2009 - iscritti N. 660 dall‘ 1/7/2009 al 30/6/2010 - definiti N. 719 dall‘ 1/7/2009 al 30/6/2010 - pendenti N. 60 al 30/6/2010 Nello stesso periodo sono stati istruiti ed emessi n. 89 provvedimenti di cumulo, n. 210 decreti di sospensione, n. 14 ordini di esecuzione e n. 25 provvedimenti di fungibilità. Le sentenze di condanna esecutive vengono trasmesse, dal passaggio in giudicato, mediamente in un lasso di tempo di circa un mese ed iscritte al massimo entro cinque giorni. L‘ Ufficio, in caso di condanna nei confronti di detenuti, emette immediatamente l‘ordine di esecuzione. Qualora occorra applicare la sospensione ai sensi dell‘art. 656 co. 7 c.p.p., previa acquisizione della documentazione relativa al presofferto, viene emesso 59 Relazione 2011 tale provvedimento nel più breve tempo possibile in relazione alla difficoltà di reperire i dati necessari e comunque, entro 30 giorni. Nel caso in cui sia, invece, necessario emettere provvedimento di cumulo, si provvede non appena viene acquisita tutta la documentazione, tempestivamente richiesta (copia di estratti, stati di esecuzione, posizione giuridica, ecc.). Mod. 36 : Nel periodo in esame risultano pervenute n. 1 richieste di conversione di pena pecuniaria, tutte tempestivamente trasmesse al Magistrato di Sorveglianza competente. Tutte le annotazione vengono effettuate con sollecitudine . Pene sospese : Le sentenze in cui viene disposta la sospensione condizionale della pena vengono iscritte in un registro di comodo informatizzato e, acquisito il certificato del casellario giudiziale, vengono archiviate qualora non occorra provvedere alla revoca del beneficio concesso. Nel periodo in esame ne sono pervenute ed iscritte n. 815. Misure di prevenzione : Sono state richieste n. 28 applicazioni di misure di prevenzione al Tribunale di Latina. Inoltre, nel periodo in esame sono stati emessi : n. 115 misure alternative alla detenzione; n. 311 provvedimenti di liberazione anticipata; n. 5 provvedimenti di rinvio dell‘esecuzione della pena; Demolizioni : Le sentenze di condanna a seguito di violazioni urbanistiche che dispongono la demolizione del manufatto abusivo vengono iscritte in un registro di comodo informatizzato. Nel periodo in esame il movimento è stato il seguente : pendenti N. 1319 al 30/6/2009 pervenute N. 96 dall‘ 1/7/2009 al 30/6/2010 definite N. 108 dall‘ 1/7/2009 al 30/6/2010 pendenti N. 1307 al 30/6/2010 di cui sospese per condono o sanatoria n. 734. Nel periodo in considerazione alla Procura di Velletri sono stati iscritti n. 361 estratti di sentenze di condanna, sono stati emessi n, 79 provvedimenti di cumulo e 191 ordini di esecuzione. Particolare attenzione viene prestata affinché il numero dei fascicoli per i quali vi è necessità di emettere un provvedimento di esecuzione pene concorrenti rimanga contenuto entro limiti ragionevoli. L'arretrato relativo agli anni precedenti è del tutto modesto. Per quanto attiene all'attività dell'ufficio esecuzione della Procura di Tivoli si segnala che sono stati emessi nel periodo in esame (1.7.2009/30.6.2010) 130 ordini di esecuzione (71 senza sospensione, 38 con sospensione, 21 con prosecuzione degli arresti domiciliari, oltre a numerosi provvedimenti in esecuzione delle decisioni del Tribunale di Sorveglianza (132 provvedimenti in esecuzione di liberazioni anticipate disposte dal Tribunale di Sorveglianza, 50 provvedimenti di esecuzione dell'affidamento in prova, 23 provvedimenti di esecuzione della detenzione domiciliare), nonché provvedimenti di cumulo (11), computo di custodia cautelare presofferta (10) ed altri. Sono state rivolte 60 Relazione 2011 numerose richieste al giudice dell'esecuzione (96 richieste di applicazione indulto, 21 richieste di revoca di sospensioni condizionali). Il lasso di tempo intercorrente tra l'iscrizione del fascicolo e l'emissione dell'ordine di esecuzione è stimato per la maggior parte dei casi dai 5-ai 90 giorni e in misura minore oltre i 90 giorni (questi casi relativi a soggetti non detenuti sono attribuibili alla carenza del personale amministrativo che non consente di provvedere entro il termine). Con riferimento ai tempi tra il passaggio in giudicato della sentenza e la ricezione dell'estratto esecutivo si rimanda al prospetto statistico accluso in copia precisando che il dato è riferibile all'attività della cancelleria del Tribunale in sede. Infine riguardo ai tempi intercorrenti tra la ricezione dell'estratto e l'iscrizione del fascicolo nella quasi totalità dei casi l'iscrizione avviene entro i 5 giorni. Si trasmettono, in allegato, i dati statistici inviati dalle Procure del distretto.