Procura Generale della Repubblica presso la Corte d`Appello di

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Procura Generale della Repubblica presso la Corte d`Appello di
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Relazione 2011
Procura Generale della Repubblica
presso la Corte d’Appello di Roma
Relazione sull’amministrazione della giustizia.
Anno 2011
Parte Seconda
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Relazione 2011
A) – Funzionamento della giustizia penale nel Distretto di Roma
Nella relazione dello scorso anno si è già avuto modo di segnalare le gravi
disfunzioni che affliggono l‘amministrazione della giustizia penale nel Distretto di Roma
dovute principalmente alla cronica carenza delle risorse materiali e personali e alla
cronica lentezza nella definizione dei procedimenti penali, in spregio al principio della
ragionevole durata del processo, sancito dall‘art. 111 della Costituzione.
Si è avuto modo, in particolare, di rilevare l‘insufficienza delle strutture, anche
edilizie, e del personale amministrativo che si va sempre più assottigliando, senza che
si provveda alla sostituzione del personale collocato a riposo o comunque non più
disponibile, sottolineando che da circa due lustri il Ministero della Giustizia non opera
assunzioni, e che nel frattempo molti funzionari ed impiegati sono andati in pensione,
altri sono transitati in amministrazioni diverse e i posti lasciati vacanti non sono stati
ricoperti.
Significativo il ―vuoto‖ d‘organico verificatosi in questo Ufficio a seguito del
pensionamento di ben 10 Sostituti Procuratori Generali. Nell‘arco di pochi mesi
l‘organico dei magistrati in servizio si è praticamente dimezzato.
Permangono, pertanto, le gravi difficoltà nell‘espletamento delle funzioni anche a
causa della continua crescente mole di lavoro in tutti gli uffici.
Risultano sempre più numerosi i procedimenti penali che sostano nelle segreterie
in attesa degli adempimenti connessi all‘art. 415 bis C.P.P. e agli atti necessari per il
regolare andamento del processo nella fase delle indagini preliminari.
Le notifiche e i controlli relativi comportano "blocchi del processo" che possono
raggiungere la durata di 8 - 10 mesi.
V‘è una serie infinita di notifiche la cui nullità travolge non solo la fase investigativa
in cui si è verificata, ma anche i successivi stadi giurisdizionali, benché in tali fasi il
fascicolo investigativo non sia più utilizzabile. Ciò consente di attuare una strategia
processuale meramente defatigatoria e strumentale con l‘effetto ―premiale‖
dell‘annullamento del processo e della prescrizione dei reati.
Meritano di essere segnalate a questo proposito le osservazioni del Procuratore
della Repubblica di Cassino il quale ha fatto presente che nell'attuale formulazione
dell'art. 415-bis c.p.p., il diritto di difesa, garantito dagli artt. 24 e 111 Cost. in ogni stato
e grado del procedimento, presenta una strutturazione complessa ed inadeguata alla
sua finalizzazione.
La fase terminale delle indagini presenta, infatti, la seguente serie di attività: redazione dell'avviso di conclusione delle indagini; sua notifica a mezzo di ufficiali giudiziari
(con esclusione della possibilità di avvalersi della P.G.) all'indagato e al suo difensore;
eventuale richiesta dell'indagato al P.M. per rilasciare dichiarazioni spontanee per
essere sottoposto ad interrogatorio; redazione di invito a rendere l'interrogatorio; delega
del P.M. alla P.G. per l'interrogatorio; notifiche di tale invito all'indagato e al suo
difensore; effettuazione dell'interrogatorio da parte della P.G. delegata; restituzione
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degli atti al P.M..
Una tale complessa mole di attività ritarda la definizione del procedimento ed
appesantisce l'attività degli ufficiali giudiziari e della P.G. delegata.
Un rimedio di una siffatta disfunzione, secondo il Dr. Mercone, può consistere, a
livello legislativo, nella modifica dell'art. 415-bis c.p.p. nel senso di unificare le due
finalità dell'atto, configurandolo contemporaneamente e contestualmente (con un unico
atto-documento), sia come avviso di conclusione delle indagini, sia come invito a
rendere dichiarazioni spontanee o interrogatorio in una data già prefissata. In tal modo
basterebbe procedere una sola volta alla sua notifica all'indagato e al suo difensore.
Alla notifica ed all'interrogatorio potrebbe essere delegato il medesimo organo di P.G.,
in quanto trattandosi di atto contenente anche la delega per il contestuale interrogatorio,
esso appare delegatile alla P.G. ex art. 370 c.p.p.
Si eliminerebbe la necessità per l'indagato di rivolgere al P.M. una espressa richiesta di interrogatorio, nonché la redazione da parte del P.M. dell'invito a comparire
per l'interrogatorio e la trasmissione della delega alla P.G.. Si ridurrebbe, altresì,
l'andirivieni degli atti del procedimento tra il P.M. e la P.G..
Una siffatta modifica normativa non ridurrebbe le garanzie difensive, ma anzi le
aumenterebbe in quanto l'atto plurimo - contenente l'Avviso di conclusione delle indagini
preliminari e l'invito a rendere, ove lo si voglia, l'interrogatorio o le dichiarazioni
spontanee per una data prefissata - non sacrifica nessuna esigenza di difesa, fermo
restando che all'indagato resta pur sempre la facoltà di scegliere se aderire o non
aderire a quell'invito ed inoltre l'indagato è sgravato dell'onere di presentare al P.M. la
susseguente richiesta di volere rendere interrogatorio (o dichiarazioni spontanee).
Con riguardo alla fase del giudizio, le udienze vengono fissate, in media, non
prima di un anno dalla data della richiesta. E ciò è determinato prevalentemente dal
fatto che i ruoli si presentano già carichi per la necessità di smaltire il cospicuo numero
dei processi che raggiungono la fase del dibattimento, considerato anche il modesto
ricorso ai riti alternativi, per cui sarebbe opportuno rivisitare legislativamente il sistema di
detti riti per renderli più agili e comunque più ―appetibili‖.
Un‘altra riforma opportuna sarebbe quella di dimezzare i numerosi adempimenti
burocratici che pesano sull'attività giudiziaria, di guisa ché una diminuzione quanto
meno degli adempimenti di segreteria potrebbe comportare una significativa riduzione
dei tempi cosiddetti "morti" ed un più sollecito andamento del procedimento penale.
E‘ amaro constatare come le recenti riforme che costituiscono indubbiamente un
―trend‖ positivo nel funzionamento della giustizia, quali quella del giudice unico e quella
del giudice di pace con competenza penale, hanno dovuto segnare il passo per
l‘inadeguatezza delle strutture di supporto.
Bisogna dare atto che il Ministero della Giustizia ha comunque fornito nuove
attrezzature materiali, informatiche e telematiche per rendere attuabile nella pratica il
principio della ragionevole durata del processo.
Tuttavia non si può fare a meno di rilevare che le ―spese di giustizia‖, nel bilancio
dello Stato, anche a causa della crisi economica, risultano ancora non adeguate al
raggiungimento dell‘obiettivo che ci si è prefissi attraverso la riforma sul giusto
processo.
Le condizioni della giustizia nel nostro Paese sono paragonabili a quelle di un
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―ammalato in fase terminale‖, con sussulti di vitalità per ripiombare, poi, nel guado delle
spaventose pendenze, delle attese snervanti e delle prescrizioni.
In tale stato non è più ammissibile perseguire la politica dei ―piccoli passi‖, ma è
necessaria una terapia d‘urto di coraggioso spessore.
Occorre adottare i provvedimenti necessari per eliminare le ―pastoie o tele di
ragno‖ che hanno solo la parvenza di garanzie, e che non hanno alcuna incidenza sugli
interessi sostanziali dei cittadini.
B) – Caratteristiche della criminalità nel distretto e sue linee di tendenza
1. Delitti contro la personalità dello Stato: terrorismo interno e internazionale.
Nel periodo 1° luglio 2009 – 30 giugno 2010 è proseguito l'impegno del gruppo di
lavoro istituito presso la Procura della Repubblica di Roma per i delitti contro la
personalità dello Stato e in particolare, per i delitti con finalità di terrorismo anche
internazionale.
Nell'organizzazione interna dell'ufficio, ha avuto attuazione la disposizione
estensiva della competenza del gruppo di lavoro ai reati previsti dalle leggi speciali e
assegnati alla competenza esclusiva della Procura di Roma:
reati commessi dallo straniero nei territori in cui si svolgono gli interventi e le
missioni internazionali, a danno dello Stato o di cittadini italiani partecipanti ad
interventi e alle missioni stesse;
reati attribuiti alla giurisdizione dell'autorità giudiziaria ordinaria commessi, nel
territorio e per il periodo in cui si svolgono gli interventi e le missioni internazionali
dal cittadino che partecipa agli interventi e alle missioni medesime;
reati previsti dagli artt. 1135 e 1136 del c.d.n. e quelli ad essi connessi ai sensi
dell'art. 12 del codice di procedura penale commessi a danno dello Stato o di
cittadini o beni italiani, in alto mare o in acque territoriali altrui e accertate nelle aree
in cui si svolge la missione denominata "Atalanta".
(cfr. D.L. 30/12/2008 nr. 209, art. 5, convertito con modifiche nella Legge
24/2/2009 nr. 12, con le ulteriori modifiche di cui al D.L. 15/6/2009 121'. 61
convertito in Legge 22 luglio 2009 nr.100)
Altresì operativa è stata l'estensione ai reati con finalità di razzismo di cui alla
Legge 654/75 e alla Legge 205/93, ai reati di cui alla Legge 962/67 (prevenzione e
repressione del reato di genocidio), ai reati di cui alla Legge 645/52 (attuazione della XII
disposizione transitoria e finale della Costituzione, ai reati previsti dall'art. 18
T.U.L.L.P.S. (in tema di riunioni non autorizzate), ai reati di violenza e resistenza
aggravata a pubblico ufficiale connessi a manifestazioni sportive o a violazione
dell'ordine pubblico.
Il gruppo di lavoro si è occupato altresì di tutte le attività di competenza
dell'Autorità Giudiziaria previste dal D.L. 144/2005 convertito in Legge 155/2005 e di
tutte le attività di competenza dell'Autorità Giudiziaria in tema di prevenzione del
terrorismo (intercettazioni preventive).
Le attribuzioni ex lege della Procura di Roma sono state evidentemente
improntate e, di fatto, nel periodo di riferimento, hanno attuato il criterio di concentrare in
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un unico ufficio requirente la competenza per quei reati commessi all'estero
obiettivamente riconducibili alla Personalità dello Stato e, comunque, a quegli aspetti
della sicurezza coinvolti dall'impegno militare e civile dello Stato nelle missioni
internazionali, così individuandosi un unico interlocutore per gli uffici di Polizia
Giudiziaria, per le Istituzioni e per le Autorità Giudiziarie degli Stati esteri interessati.
L' assetto organizzativo del gruppo, con le relative nuove competenze, si è altresì
rivelato idoneo ad attuare un efficiente trattazione delle indagini e dei processi in tema
di sicurezza pubblica, mediante un continuo rapporto di consultazione con il Procuratore
Capo e con il Procuratore Aggiunto che ne coordinano l'attività e con il continuo
scambio informativo tra i Sostituiti che ne fanno parte, assicurandosi, nella particolare
materia, affinamento delle strategie investigative e approfondimento delle specifiche
questioni di diritto.
Con specifico incarico ad un componente del gruppo di lavoro, in ausilio con il
Procuratore Aggiunto, è proseguito l'impegno per la realizzazione della banca dati per i
procedimenti di competenza di terrorismo, utilizzando la struttura riservata di Via
Triboniano; i risultati non possono tuttavia ritenersi soddisfacenti sia per la definizione
del software idoneo, sia per le dotazioni informatiche della sede riservata, sia per i
collegamenti telematici con gli uffici di piazzale Clodio e con le altre Procure distrettuali;
non si è ancora raggiunto il risultato auspicato, né sembra prossimo, di costituire una
efficace e fruibile memoria storica e dinamica delle indagini distrettuali in tema di
terrorismo, tantomeno nell'ottica di un proficuo scambio informativo con le altri Procure
Distrettuali competenti ai sensi dell'art. 51 comma 3 quater c.p.p..
Proseguono pertanto le condizioni di sostanziale carenza anche dei necessari
strumenti informatici e telematici per la sedimentazione e lo scambio informativo delle
acquisizioni di indagini tra loro potenzialmente collegate, condizioni sicuramente
penalizzanti ove si consideri la perdurante mancanza di un ufficio centrale di
coordinamento analogo a quello istituito per i procedimenti di criminalità organizzata.
A questo proposito si segnala che oltre alle esigenze di coordinamento delle
indagini tra le diverse Procure Distrettuali, rischiano di essere frustrate le opportunità di
collaborazione con i Paesi dell'Unione Europea e a livello internazionale.
Si richiama in proposito la decisione GAI 20 settembre 2005 (2005/671/GAI), che
prevede che ciascuno Stato membro designi un'Autorità centrale per questioni legate al
terrorismo, quale corrispondente nazionale di Eurojust. Questa Autorità, nel rispetto
della legislazione nazionale, deve avere accesso a tutte le informazioni pertinenti in
merito ai procedimenti in corso riguardanti reati di terrorismo e deve avere la capacità
di elaborarle a livello centrale e in maniera informatica, individuando il collegamento con
altri casi pertinenti.
L'evoluzione della minaccia terroristica, a livello internazionale, comporta che la
condivisione delle informazioni da parte degli organi di indagine sia ancora più rilevante
che per il passato; una strategia di indagine efficace e tempestiva non potrà prescindere
dalla costituzione di una banca dati nazionale, analoga a quella realizzata per la
criminalità mafiosa, così da andare oltre la mera sommatoria delle informazioni di un
ufficio con quelle di altro ufficio, e ottenere il valore aggiunto dell'elaborazione
contestuale e complessiva.
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La dimensione e la gravità dei fenomeni di interesse implicano profonde
trasformazioni nella collaborazione tra Stati, da un lato, e nell'approccio investigativo
dall'altro (basti pensare alla rilevanza delle fonti informative e alla difficoltà di
penetrazione meramente investigativa all'interno delle strutture e delle aree di sostegno
delle organizzazioni terroristiche).
Si osserva inoltre che elemento significativo, ai fini delle previsioni ordinamentali
necessarie per adeguare alla minaccia gli strumenti di indagine, è costituito dalla
difficoltà di attribuire alle nuove formazioni terroristiche una stretta fondazione
territoriale. Gli elementi fin qui raccolti anche sulle formazioni riconducibili alle Brigate
Rosse indicano una notevole mobilità sul territorio e l'assenza di articolazioni territoriali.
Questa problematica è ancora più evidente in tema di terrorismo di matrice islamica, per
il quale può parlarsi di una vera e propria "delocalizzazione" e rispetto al quale i risultati
delle investigazioni indicano l'estrema difficoltà di individuare organizzazioni e gruppi
territorialmente fondati.
Già tale esigenza giustificherebbe l'istituzione di un organismo centrale - o
autonomo o da individuarsi nella stessa DNA mediante estensione al terrorismo delle
competenze - per la concentrazione, l'elaborazione e la redistribuzione agli uffici
inquirenti sul territorio delle informazioni di cui il complessivo sistema può disporre. Se
la maggior efficacia e il coordinamento non possono prescindere dalla condivisione
delle informazioni, l'evoluzione del terrorismo interno e internazionale pone seri
problemi nel concreto svolgersi della competenza territoriale, prospettandosi in alcuni
casi l'esigenza del superamento dello stesso coordinamento, verso meccanismi di
risoluzione preventiva dei contrasti positivi tra uffici - individuazione immediata della
Procura territoriale che deve procedere - se non, in casi eccezionali, di concentrazione
delle indagini a livello centrale.
In questo senso appare sintomatica la scelta operata dal Legislatore per i delitti
connessi alle missioni internazionali e per i fatti di pirateria; a prescindere dalla specifica
soluzione adottata - competenza esclusiva della Procura di Roma, - è evidente come si
sia individuata nella concentrazione delle indagini la soluzione di maggior efficienza e
adeguatezza per i rapporti interni e internazionali.
La Procura di Roma adotta le procedure previste dall'Ufficio in tema di "visti" sui
provvedimenti definitori delle indagini e sulle richieste di misure cautelari e di
intercettazione; in questo senso si riscontra una fattiva adesione dei colleghi del gruppo
che si traduce in un continuo scambio informativo con l'Aggiunto coordinatore e con il
costruttivo confronto sulle problematiche emergenti in fatto e in diritto nei singoli
procedimenti di maggiore rilevanza..
La specifica materia di questo gruppo di lavoro, più frequentemente coinvolgente
posizioni di imputati detenuti, impone particolare celerità nell'esercizio dell'azione penale
e nell'introduzione della fase dibattimentale. Nonostante l'attenzione dedicata ai tempi di
conclusione delle indagini, di esercizio dell'azione penale e di introduzione e
svolgimento della fase dibattimentale deve rimarcarsi il notevole aggravio di tempi
discendente dalle procedure di notifica, affidate prevalentemente agli ufficiali giudiziari .
Di notevole vantaggio permane la procedura di preventiva scansione
informatizzata e conseguente possibilità di rilascio di copie in formato elettronico,
adottata da tempo presso questo Ufficio per tutti i procedimenti al momento del
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deposito degli atti ex 415 bis c.p.p..; in alcuni casi, la procedura è stata adottata
opportunamente per l'esecuzione di misure cautelari personali, con notevole beneficio
in vista dei ristretti tempi di celebrazione dell'udienza innanzi al Tribunale per il riesame.
Deve auspicarsi la prosecuzione e l'incentivazione dell'impiego di risorse in questa
direzione, indispensabile per assicurare un reale e tempestivo contraddittorio
nell'accesso agli atti e il più rapido svolgimento delle fasi in cui è richiesto il rilascio di
copie.
Sinteticamente si evidenziano le più significative attività di indagine che hanno
impegnato il gruppo di lavoro per i delitti contro la Personalità dello Stato, l'ordine
pubblico e il terrorismo della Procura di Roma.
Il terrorismo di matrice jihadista resta una minaccia di prima grandezza per la
sicurezza degli interessi italiani sia all‘estero che entro i confini nazionali.
Infatti, insieme ad altri Paesi europei, l‘Italia resta inclusa tra gli obiettivi del
<<jihadismo globale>>, con un indice di rischio medio-alto, anche se dalle attività
investigative e d‘intelligence non sono emersi riscontri sul concreto sviluppo di
operazioni offensive nel nostro territorio.
Viceversa, elevato è il rischio con riferimento ai nostri contingenti militari nelle aree
di crisi che, proprio a causa della loro missione, restano potenziali obiettivi di disegni
terroristici destabilizzanti. Nel periodo di riferimento il Comitato di Analisi Strategica
Antiterrorismo (CASA) ha vagliato molteplici minacce riferibili al nostro Paese,
provvedendo ad assumere le opportune iniziative preventive.
Inoltre, esso ha pianificato attività di controllo nei confronti di cittadini stranieri
noti per la loro contiguità con ambienti radicali, nonché di verifica dei flussi di
finanziamento verso le organizzazioni terroristiche internazionali e di monitoraggio
della rete internet, relativamente ai siti fondamentalisti islamici, per una tempestiva
analisi dei profili di rischio connessi alla messaggistica jihadista.
Internet resta, infatti, uno strumento importante nella strategia complessiva del
movimento jihadista, che trova nel web uno spazio di espansione sempre più illimitato,
come dimostra la moltiplicazione dei siti destinati alla diramazione dei comunicati dei
gruppi dirigenti di Al Qaida e alla propalazione dei messaggi propagandistico-minatori.
Un aspetto importante del fenomeno è la tradizionale <<vocazione logistica>> dei
gruppi integralisti presenti sul territorio nazionale.
Le inchieste giudiziarie avviate nei confronti di cellule legate all‘ex Gruppo
Salafista per la Predicazione e il Combattimento algerino (GSPC) hanno confermato la
rilevanza delle attività di supporto logistico, ideologico, assistenziale e finanziario che
restano tuttora il tratto distintivo dei gruppi estremisti operanti in Italia.
Insidiosa è l‘attività di indottrinamento e di reclutamento che viene svolta nelle
carceri da <<veterani>> condannati per appartenenza ad organizzazioni terroristiche nei
confronti di connazionali detenuti per spaccio di droga o reati minori.
Al riguardo va segnalato il coinvolgimento nel settore del narcotraffico di estremisti
maghrebini, operanti sulla base della legittimazione religiosa che taluni ideologi radicali
forniscono ad attività criminose, pur contrarie ai dettami coranici, a condizione che i
relativi proventi siano in parte devoluti a sovvenzionare il Jihad.
Ma il fenomeno più inquietante riguarda i cosiddetti ―lone terrorist‖ (terroristi
solitari), che al di fuori di qualsiasi vincolo associativo si autopromuovono al Jihad,
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seguendo dettami ideologici e indicazioni tecnico-operative di cui internet resta la fonte
principale.
Il collegamento ―genetico‖ degli sviluppi della minaccia in territorio nazionale con
quelli che si registrano nello scenario internazionale ha sollecitato una mirata attività di
intelligence sull‘eventuale presenza in Italia di gruppi collegati alla organizzazione
jihadista algerina Al Qaida nel Maghreb Islamico (AQ-MI), di sostenitori del movimento
sciita Hizballah, nonché di militanti di gruppi jihadisti pakistani, stante l‘avvenuta
internalizzazione della loro attività terroristica, manifestatasi di recente con gli eclatanti
attentati di Mumbai.
Fortunatamente la ricerca informativa non ha rilevato entro i confini nazionali
gruppi organici ad AQMI, che resta peraltro un potenziale elemento di attrazione specie
per soggetti ed ambienti già vicini al Gruppo Salafita per la Predicazione e il
Combattimento.
Per quel che riguarda la minaccia eversiva interna, si segnala l'approdo alla fase
dibattimentale, in Corte di Assise, del procedimento nei confronti di FALLICO Luigi e
altri, responsabili della costituzione di una nuova formazione denominata "per il
Comunismo BRIGATE ROSSE", mediante la quale è stato concretamente operato il
tentativo di ripresa della lotta armata, con un ambito soggettivo radicato in più regioni.
Per quel che riguarda formazioni ed elementi anarchici non si sono verificati
episodi di rilievo, se non modestissimi danneggiamenti a mezzo di petardi o rudimentali
ordigni incendiari che non hanno mai provocato alcun danno a persone o sono risultati
inidonei ad esplodere; in ogni caso proseguono indagini, anche in raccordo con altre
Procure, per accertare e perseguire nuove iniziative violente. Dai servizi tecnici in atto,
sia di natura giudiziaria che preventiva sono emersi tentativi di radicalizzare la protesta
a seguito di accadimenti internazionali, come la morte in Grecia di uno studente
anarchico, cui sono seguiti gravissimi disordini in quel Paese.
E' stata registrata la partecipazione agli scontri di militanti italiani, ma i tentativi di
riproporre in Italia analoghe e violente forme di protesta, non hanno avuto esito positivo.
Nell'ambito della stessa materia della lotta armata di matrice marxista leninista, si
è proceduto con esecuzione di ordinanza cautelare e con numerose perquisizioni nei
confronti di soggetti accusati di aver effettuato un molteplicità di attentati esplosivi in
danno di strutture pubbliche e private, senza vittime, con rivendicazione ad opera delle
"Cellule per la formazione del partito comunista combattente”.
Nell'ambito dei fatti delittuosi riconducibili al cosiddetto antagonismo sociale, sono
state avviate indagini sulle condotte ascrivibili alla formazione di estrema destra "Militia "
e alle manifestazioni violente di gruppi di estrema sinistra, nell'ambito di iniziative di
illegalità violenta.
Sul versante dell‘eversione e del terrorismo interno il dato più significativo che
emerge è la stasi operativa della Federazione Anarchica Informale (FAI), che ha
rappresentato negli ultimi anni la principale minaccia terroristica di matrice anarcoinsurrezionalista a livello nazionale.
Le indagini sull'area dell'anarco-insurrezionalismo consentono di ipotizzare una
coesione operativa e ideologica tra gruppi anarchici presenti nel territorio, in particolare
tra quelli attivi nella provincia di Viterbo. Ogni azione è finalizzata a contestare
l'esistenza delle strutture penitenziarie.
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Nel periodo di riferimento, di fronte a un significativo aumento dell‘iniziative
intimidatorie si è registrata una flessione nel numero degli attentati veri e propri, in
ragione anche della efficace azione di contrasto svolta sul terreno della prevenzione e
della repressione.
Si tratta di azioni da non sottovalutare, anche in relazione alla perdurante
presenza di un‘area di consenso verso programmi eversivi che non escludono il ricorso
alla lotta armata.
Comunque, l‘area eversiva più vitale si è confermata quella anarcoinsurrezionalista con una serie di attentati non rivendicati, compiuti in danno di obiettivi
simbolo delle campagne libertarie contro la ―repressione‖ e contro lo sfruttamento
ambientale.
Il ritorno alla tradizionale strategia offensiva basata sulla ―azione diretta‖, quale
unica via di opposizione al sistema compatibile con gli attuali rapporti di forza
potrebbe testimoniare propositi di rilancio dell‘opzione violenta clandestina, in sintonia
con quanto verificatisi in altri Paesi, come la Grecia.
Meritevoli di interesse sono anche numerosi accadimenti correttamente
riconducibili alla gestione dell'ordine pubblico più che ad attività di lotta armata;
numerose sono state infatti le iniziative di protesta su base violenta e gli scontri in
ambito universitario e tra gruppi provenienti dai centri sociali di diverso orientamento
politico.
2. Associazioni per delinquere di tipo mafioso.
E‘ noto che il Lazio e in particolare Roma sono zone in cui la criminalità
organizzata (camorra, n‘drangheta, mafia siciliana) investa somme ingenti per
l‘acquisizione di rilevanti attività economiche soprattutto nel campo alberghiero e della
ristorazione.
Sono stati al riguardo iniziati numerosi procedimenti penali di particolare rilievo e
complessità, che hanno portato a numerosi arresti e a sequestri preventivi patrimoniali.
Si sta sviluppando in modo consistente l'attività tendente all'applicazione di misure
di prevenzione sia personali che patrimoniali, soprattutto in seguito alle possibilità
offerte dalla nuova normativa.
Sono stati così eseguiti sequestri di rilevanti patrimoni per diverse centinaia di
milioni di euro collegati alla criminalità organizzata di stampo mafioso sia a Roma che
nelle zone sud del Lazio.
Per quanto riguarda la Direzione Distrettuale Antimafia si sottolinea come la sua
composizione risulti palesemente sottodimensionata per un territorio quale quello
romano, crocevia di importanti interessi,
soprattutto finanziari della criminalità
organizzata.
Sotto il profilo organizzativo, nel periodo di riferimento si è proceduto ad una
"ristrutturazione" della DDA, stabilendo una ripartizione di competenze tra i magistrati
che tiene conto dei criteri della specializzazione e della concentrazione, in modo da
favorire una maggiore comprensione dei fenomeni criminali ed una effettiva
conoscenza delle realtà criminali presenti nei vari circondari.
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Inoltre, al fine di favorire una maggiore efficacia dell'azione della DDA, i magistrati
componenti sono stati sollevati - a partire da gennaio 2010 - da alcune incombenze,
quali in particolare le supplenze e le udienze con rito direttissimo.
Peraltro, il loro compito è stato comunque, anche per l'anno trascorso, molto
gravoso, essendo stati essi impegnati simultaneamente nello svolgimento di complesse
indagini, nella partecipazione a molte udienze dibattimentali presso i Tribunali del
distretto e in altre incombenze ―ordinarie‖ quali il turno arrestati e il turno esterno.
Il gruppo ha operato sempre con grande impegno, conseguendo nel periodo di
riferimento, importanti risultati nell'attività di contrasto alla criminalità mafiosa, così
compendiati nei significativi dati numerici di seguito indicati, riferiti ai reati di cui all'art.
51 comma 3 bis C.P.P.: sono stati iscritti 354 nuovi procedimenti; sono state emesse
misure di custodia cautelare a carico di 356 persone; sono state avanzate richieste di
rinvio a giudizio nei confronti di 377 imputati; sono state disposte 23 misure cautelari
reali; sono stati gestiti, per i piani provvisori e per i programmi speciali di protezione, 13
collaboratori di giustizia; sono state avanzate nuove proposte di misure di protezione
per 4 collaboratori.
All'inizio del 2009 è stato costituito presso la Procura di Roma l'ufficio ―Misure di
Prevenzione", che malgrado le scarse risorse è riuscito ad assicurare importanti risultati.
Nel periodo in esame sono state avanzate 16 proposte di applicazione di misure di
prevenzione patrimoniale ex legge n.575/1965.
Ma ciò rappresenta solo in parte l'attività dell'Ufficio nell'attività di contrasto
patrimoniale alla criminalità, posto che l'ordinamento pone a disposizione dell'autorità
giudiziaria altri strumenti normativi che consentono più agevolmente l'aggressione dei
beni di illecita provenienza.
Il riferimento più diretto è all'ipotesi di confisca "allargata" prevista dall'art.12 sexies della L. n.356 del 1992 che consente, ai sensi dell'art. 321 c.p.p., la possibilità di
procedere al sequestro dei beni di provenienza illecita, anche in assenza del vincolo di
pertinenzialità tra i medesimi ed il reato per il quale si procede.
Lo strumento normativo del 12 sexies ha trovato presso la DDA di Roma una
frequente applicazione, tant'è che ogni richiesta di misura cautelare personale è
accompagnata, quando le indagini evidenziano la disponibilità di beni da parte degli
indagati, da una misura cautelare reale finalizzata alla confisca penale o alla confisca ex
art. 12-sexies.
Le organizzazioni di stampo mafioso sono sempre state interessate alla provincia
di Roma per le opportunità economiche e commerciali che la capitale offre.
A Roma in particolare, snodo essenziale per tutti gli affari leciti ed illeciti, le
organizzazioni criminali acquisiscono, anche a prezzi fuori mercato, immobili, società e
attività commerciali nelle quali impiegano i capitali illecitamente acquisiti.
In tal modo esse acquisiscono il controllo di rilevanti attività commerciali e
imprenditoriali e nello stesso tempo si dotano di fonti di reddito importanti e lecite.
La scelta di effettuare investimenti a Roma viene privilegiata in quanto si tratta di
un territorio che non è caratterizzato da quelle forme di allarme sociale tipiche di altre
realtà territoriali, e in cui non vi è necessità di contendersi i comparti economicoimprenditoriali. per il semplice motivo che ―c'è posto per tutti". In questo modo le
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organizzazioni mafiose riescono ad infiltrarsi silenziosamente e a consolidarsi senza
generare particolare tensione.
A riprova di tale tesi basta considerare i numerosi sequestri di immobili, di esercizi
commerciali di rilievo, di attività che hanno interessato - anche quest'anno - il territorio
del Lazio e quello di Roma in particolare.
La presenza sul territorio laziale delle rappresentanze di tutte le mafie è anche
attestata dal livello dei personaggi arrestati sul territorio.
In definitiva a Roma sono presenti, con investimenti nel settore commerciale
immobiliare e finanziario, gli esponenti di tutte le mafie, in una sorta di "convivenza" sia
tra loro che con la tradizionale criminalità laziale, principalmente interessata alle rapine,
al traffico di stupefacenti e soprattutto all'usura.
Su altro versante va segnalato come la posizione geografica e la presenza di scali
aerei e marittimi internazionali, favoriscano un elevato e costante flusso di stupefacenti,
in cui sempre più spesso intervengono organizzazioni straniere.
Ma le criminalità straniere presenti a Roma sono anche fortemente impegnate nel
controllo dell'immigrazione clandestina e nella tratta di esseri umani, con caratteristiche
di transnazionalità sempre più estese.
Gravi fatti di sangue si sono poi verificati, anche quest'anno, nel territorio romano.
Come si è detto, rimane quanto mai alto per le organizzazioni mafiose l'interesse a
costituire articolazioni logistiche nel Lazio e soprattutto a Roma per il reinvestimento di
profitti illecitamente accumulati e per l'avvio di attività imprenditoriali.
I settori d'interesse sono soprattutto l'edilizia, le società finanziarie e, nell'ambito
del commercio, la ristorazione, l'abbigliamento, le concessionarie di auto, nonché
recentemente i punti vendita in franchising per il noleggio dei film.
La dimensione del fenomeno traspare nei dati elaborati dall'ufficio del
Commissario Straordinario per la gestione dei beni confiscati, secondo cui al 31
dicembre 2009 risultano confiscati alla criminalità organizzata, nel Lazio 363 beni
immobili di cui 187 a Roma, e 101 aziende di cui 86 a Roma.
Si conferma anche per il periodo in esame la grande espansione del traffico degli
stupefacenti, controllato dalla criminalità organizzata sia italiana che straniera
(soprattutto colombiana e nigeriana).
Il Lazio, a riprova della diffusione delle sostanze stupefacenti, detiene il triste
primato di aver avuto, nel 2009, il maggior numero di decessi per droga (66 casi).
Il contrasto al narcotraffico ha fortemente impegnato la DDA in numerosi
procedimenti che hanno consentito di effettuare numerosi arresti, ingenti sequestri di
sostanze stupefacenti, di ricostruire rotte internazionali del traffico, di utilizzare agenti
sotto copertura e scoprire complicità di agenti all'interno di aeroporti.
Per quanto riguarda la tratta di persone, si conferma la presenza in tale settore
della criminalità rumena a fianco peraltro della mafia nigeriana.
Autori di tali gravissimi reati sono cittadini rumeni e italiani a carico dei quali sono
state disposte misure cautelari nel luglio 2010. Le vittime, anche giovanissime, hanno
fornito ampia collaborazione disegnando un quadro estremamente allarmante del
fenomeno della tratta di minori dalla Romania e dello sfruttamento della prostituzione
minorile che avveniva in particolare in alcune zone di Roma e in Ostia. Le ragazze
venivano reclutate in Romania con le solite promesse di lavoro regolare e, in caso di
12
Relazione 2011
diniego, venivano drogate o sequestrate con la forza. Venivano poi mantenute sotto
stretta sorveglianza, trasferite in Italia e avviate, con violenza, alla prostituzione.
E' stata anche accertata l'esistenza di una associazione di natura tipicamente
mafiosa, denominata ―Kurts‖, che con sistemi intimidatori e violenti, gestisce il traffico di
giovani donne dalla Nigeria per essere destinate alla prostituzione. L'organizzazione in
questione è presente oltre che a Roma anche in altre località del territorio nazionale
(Torino, Napoli e Bologna) ed europeo (Inghilterra e Spagna). L'organizzazione si
impone non soltanto con metodi violenti ma anche con l'impiego di pratiche wodoo e
con la minaccia di gravissime ritorsioni nei confronti dei familiari delle vittime in Nigeria,
ove l'organizzazione è operante, riconosciuta e temuta dalla generalità dei cittadini.
L'organizzazione agisce con particolare crudeltà come è evidenziato dal tentato
omicidio di un nigeriano a cui erano state provocate, con un macete, gravi ferite su tutto
il corpo risultate non letali solo per l'intervento dei Carabinieri.
La criminalità straniera nel Lazio si atteggia su 2 direttrici : la prima - che interessa
i gruppi organizzati serbo-montenegrini, nigeriani, albanesi, rumeni e sudamericani opera soprattutto nei crimini "tradizionali" quali il traffico di stupefacenti, il racket della
prostituzione, le rapine.
La seconda - costituita essenzialmente dai cinesi - agisce all'interno del circuito
commerciale e finanziario connesso alla contraffazione e al contrabbando delle merci.
Per la criminalità cinese, si segnalano le indagini che hanno riguardato due
agenzie Money Transfert che si prestavano ad inviare in Cina rilevanti somme di denaro
depositate da cinesi, con mittenti e destinatari di fantasia, e con frazionamento degli
importi sotto la soglia della segnalazione obbligatoria.
Durante le perquisizioni effettuate sia negli uffici dei commercianti cinesi che
spedivano le somme, sia in quelli degli intermediari finanziari, veniva sequestrata
numerosa documentazione contabile, extracontabile ed informatica che veniva
interfacciata con i dati fiscali e doganali acquisiti presso le agenzie doganali interessate
dalle importazioni di merce dalla Repubblica Popolare Cinese.
Tale accertamento conduceva ad individuare alcune fattispecie delittuose, quali il
contrabbando aggravato, l'evasione fiscale, l'introduzione e il commercio di prodotti con
segni falsi. Tali fattispecie rappresentano il "reato presupposto" del riciclaggio ascritto
agli intermediari finanziari.
Quanto alla sussistenza dell'elemento soggettivo del reato di riciclaggio, è stato
valorizzato il dato relativo al frazionamento di rilevanti importi movimentati ogni giorno in
innumerevoli operazioni ―sotto soglia" (tutte registrate a pochi minuti l'una dall'altra e tutti
per l'importo di curo 12.499) eseguite occultando le generalità del reale ordinante e
registrando in sua vece false generalità prelevate da una lista di "sender" fittizi e
inesistenti, ovvero registrando generalità reali ma relative a soggetti cinesi
completamente ignari delle operazioni loro attribuite. Del resto altro riscontro alla piena
consapevolezza, da parte degli intermediari finanziari, di operare in modo illecito per
impedire l'identificazione degli ordinanti e la provenienza delle somme trasferite, deriva
dalle intercettazioni telefoniche.
Altra indagine di rilievo è quella scaturita dal rinvenimento, nel febbraio 2010
presso in alcuni capannoni della periferia romana, di 500.000 tonnellate di merce
estera, soprattutto capi di abbigliamento calzature e occhiali proveniente dalla Cina.
13
Relazione 2011
Gran parte della merce risultava contraffatta, altra di contrabbando. In un gran numero
di prodotti è stata riscontrata una quantità rilevante di cromo esavalente, altamente
tossico. E' stato disposto il sequestro preventivo di 8 capannoni commerciali contenenti
30 magazzini. La proprietà dei capannoni è riferibile a 2 cinesi, titolari delle società
proprietarie degli stessi. I vari lotti in cui sono suddivisi i capannoni sono assegnati
ciascuno ad una società gestita da cinesi, per un totale di 32 società su cui sono in
corso accertamenti di natura fiscale e doganale.
L'indagine ha evidenziato l'esistenza di una organizzazione a carattere
transnazionale che gestisce dalla Cina a Roma e da Roma in varie località europee
l‘import-export di merce contraffatta o di contrabbando.
Quanto alla criminalità rumena, si rileva che essa continua ad avere caratteristiche
altamente "predatorie", mentre la criminalità nigeriana, continua ad essere dedita alla
tratta di esseri umani e al traffico di sostanze stupefacenti.
Molto presente sulla capitale sono anche i gruppi della criminalità serbomontenegrina che gestiscono l'acquisto, il trasporto, lo stoccaggio e la distribuzione di
grosse quantità di cocaina, destinate ai mercati dell'Europa centrale e occidentale.
Anche nei circondari, in particolare Latina e Frosinone, si registra un elevato grado
di penetrazione della criminalità mafiosa nel tessuto economico.
In tali zone l'inserimento della mafia nelle attività imprenditoriali è stato agevolato
dai progressivi trasferimenti, nel tempo, di personaggi della criminalità organizzata di
grosso spessore che si sono spostati nel contesto laziale per sfuggire alle guerre per
bande in atto nei territori di origine o al contrario per riorganizzarsi e continuare lo
scontro con i clan antagonisti.
Tali fenomeni hanno fatto si che oggi, sul territorio laziale persistano, oltre al
ceppo originario dei "trasferiti", i loro familiari, che vantano ampio margine di movimento
e consolidati contatti con la criminalità locale.
Altro aspetto sottolineato è quello delle collusioni tra elementi della criminalità
organizzata ed esponenti delle amministrazioni locali: emblematico il caso del comune
di Fondi in cui le indagini hanno evidenziato forme di ingerenza della criminalità
mafiosa.
La provincia dì Latina è grandemente esposta alle infiltrazioni mafiose. I gruppi
criminali sono sempre stati attratti dalla ricchezza degli insediamenti produttivi, ed
hanno mirato al controllo di quelle attività commerciali, quali gli stabilimenti balneari e le
attività ricettive del litorale, che generano elevati proventi.
Anche per la sua particolare collocazione geografica la zona ha sempre suscitato
l'attenzione dei clan criminali campani e calabresi.
Infatti la vicinanza delle provincie di Caserta e Napoli ha favorito rilevanti
investimenti immobiliari da parte delle famiglie camorriste, mentre è proprio su questo
territorio che spesso soggetti appartenenti a clan camorristi si nascondono durante la
latitanza.
Quanto al circondario di Velletri ed in particolare alla zona di Nettuno ed Anzio
dove da anni operano consorterie legate alla mafia calabrese, ed in particolare quella
dei Gallace, si segnala il procedimento che deriva dalle attività di indagine
convenzionalmente denominate ―Appia 2" e "Alithos".
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Relazione 2011
In tali procedimenti, per i quali è attualmente in corso il dibattimento di fronte al
Tribunale di Velletri, era stata accertata l'esistenza, nel territorio di Anzio e Nettuno, di
una cellula della cosca "ndranghetista denominata (all'epoca) Gallace-Novella e
riconducibile alle omonime famiglie di Guardavalle.
Le nuove indagini sulla ‗ndrina di Nettuno, che pur mantenendo costanti
collegamenti con la cosca madre godeva di ampi margini di autonomia, hanno accertato
che, dopo la rottura della storica alleanza tra le famiglie Gallace e Novella, la cosca
Gallace stava tentando di riorganizzarsi nel litorale romano grazie ai supporto delle
famiglie Andreacchio di Nettuno e Romagnoli-Cugini di Roma.
Per quanto riguarda la provincia di Frosinone, si sottolinea che la stessa, sia per la
sua posizione baricentrica tra Roma e Napoli, sia per la presenza dello strategico asse
autostradale che la attraversa e degli importanti insediamenti industriali, genera
particolare interesse nella criminalità camorrista.
La vicinanza dei territori direttamente controllati dai casalesi e lo scarso
radicamento della criminalità locale, pongono l'esponente di un clan camorrista che si
insedia su tale territorio, in una posizione di assoluta egemonia.
In tali "tranquille" realtà territoriali, l'assoggettamento si realizza automaticamente,
senza necessità di inutili minacce, cosicché l'organizzazione camorrista si atteggia con
una presenza meno invasiva, assumendo iniziative violente e clamorose solo nei rari
casi in cui ciò è indispensabile.
Nelle stesse zone si delineano traffici di stupefacenti ma esse vengono privilegiate
dalle organizzazioni casalesi per i loro investimenti.
Il territorio di Tivoli presenta un tessuto criminale di spessore in cui la gestione
degli affari illeciti viene ripartita pacificamente tra criminalità italiana e criminalità
straniera.
I gruppi criminali italiani hanno sviluppato un particolare interesse nel settore
dell'usura e delle estorsioni, prendendo di mira soprattutto gli imprenditori del settore
ittico, ortofrutticolo e agroalimentare che operano nella zona per la presenza del CAR.
Un'importante rappresentanza di soggetti di etnia rom, soprattutto nell'area di
Tivoli terme, si dedica prevalentemente a furti e rapine in villa.
Altri gruppi albanesi e rumeni gestiscono invece sul territorio lo sfruttamento della
prostituzione e il traffico di stupefacenti.
Infine nell'area industriale di Guidonia sono presenti gruppi cinesi che
amministrano capannoni di deposito e stoccaggio di merce sovente contraffatta o di
contrabbando.
Quanto al circondario di Civitavecchia, la presenza nel distretto dell'aeroporto di
Fiumicino comporta un netto interessamento del territorio al traffico di stupefacenti di cui
sopra si è dato conto. Peraltro, nel territorio, emergono gravi infiltrazioni camorristiche.
Meritano di essere segnalate, oltre che le notizie apprese dalla DDA di Roma, le
informazioni avute in materia da altri Procuratori del distretto.
Nel periodo di riferimento nel territorio di Latina dal gennaio 2010 si sono registrati
più episodi delittuosi riconducibili a fatti di criminalità organizzata, conseguenza dello
scontro fra due organizzazioni criminali, quella dei CIARELLI – DI SILVIO in
contrapposizione a quella riconducibile a MORO Massimiliano.
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Relazione 2011
Quanto al Circondario di Cassino viene segnalato che la esposizione ad
infiltrazioni della criminalità organizzata, soprattutto nel settore economico delle attività
imprenditoriali e, secondariamente, degli appalti pubblici, è favorita dalla situazione
economica-sociale del Cassinate e, soprattutto, dalla sua posizione geografica di zona
di frontiera soprattutto tra la Campania, ove domina il Clan dei Casalesi, e il Lazio.
Inoltre, la sua posizione geografica rende il Cassinate territorio agevole di transito
e lo configura come traiettoria ineludibile di attraversamento lungo la fascia tirrenica
nella dorsale Sud-Nord.
Emblematica, sotto tale riguardo, è la circostanza che il noto esponente del Clan
dei Casalesi, Giuseppe Setola, con suoi accoliti, fu catturato il 14 gennaio 2009 con ben
altre 4 persone, in Mignano Monte Lungo (territorio compreso nel Circondario di
Cassino) e dovrà essere processato anche a Cassino.
Infine, la progettata realizzazione della nuova superstrada destinata a collegare
l'Adriatico al Tirreno, congiungendo Termoli, sulla sponda adriatica molisana, all'innesto
nel Cassinate, con il casello di San Vittore sulla Autostrada del Sole, non farà che
accrescere la appetibilità criminale della zona.
Tale posizione geografica spiega la apparente anomalia di una serie dì
procedimenti contro la Criminalità organizzata dedita al traffico di stupefacenti anche su
rotte internazionali, che lambiscono la Ciociaria.
Per quanto attiene al versante criminogeno con radici interne, il dinamismo
economico dell'area del Cassinate e lo sviluppo dell'area industriale e commerciale
della Ciociaria costituiscono poli di attrazione, almeno in nuce, della criminalità
organizzata in misura cronologicamente crescente, con involuzione in senso negativo,
con ritmo moderato, ma progressivo.
Lungo l'intero perimetro dei suoi confini, meridionali, il Cassinate è in contatto con
zone della Campania caratterizzate da densità e capacità criminali certamente maggiori
e più raffinate. Dalle Regioni contigue la criminalità organizzata non di rado sconfina in
Ciociaria ed ivi in qualche modo si installa, alla ricerca di ripari, in zone ove la caratura
delinquenziali di quei soggetti non à adeguatamente nota.
Saltuaria, ma non meno pericolosa (per il rischio di propagazione ed
attecchimento in loco) è la comparsa nel Cassinate di soggetti, soprattutto campani, ma
talvolta anche stranieri, qualificati sotto il profilo della criminalità organizzata ed operanti
in Italia ed all'estero principalmente nel lucroso campo del traffico di stupefacenti.
Non é mancata l'importazione in Ciociaria di talune iniziative economiche illegali
dai facili guadagni, quali lo smaltimento di rifiuti solidi anche pericolosi.
Emblematicamente significativa è la scelta di numerosi pregiudicati delle Regioni
contigue, quando sono sottoposti a misure di prevenzione.
Costoro optano per la permanenza in Ciociaria come luogo di soggiorno obbligato,
non già per la salubrità dei suoi monti e la purezza delle sue acque, ma per la sua
vicinanza alle loro zone di origine e di operatività criminosa e per la scorrevolezza delle
vie di comunicazione, non di rado esportando in queste nuove terre i riflessi delle loro
scelte criminose ed inevitabilmente qui intessendo nuovi legami.
Per quanto riguarda il Circondario di Tivoli, dalle attività investigative e di
monitoraggio relative alla criminalità viene registrata la presenza di alcuni soggetti
inquisiti per fatti di mafia od appartenenti ad organizzazioni di considerevole capacità
16
Relazione 2011
criminale (famiglie camorristiche e ‗ndranghetiste o collegate a Cosa Nostra ed alla
Stidda ), dimoranti o residenti nel territorio del circondario anche seguito a misure di
prevenzione.
La presenza di soggetti affiliati alla criminalità organizzata và ricollegata alla
presenza di numerose attività ed interessi economici connessi con la vicinanza alla
Capitale, che rendono il territorio appetibile per le organizzazioni criminali in specie per
attività di riciclaggio o, comunque, per il reimpiego dei capitali di provenienza illecita.
Al fine di tenere sotto controllo le attività economiche della criminalità organizzata
nel settore delle cave è stato disposto un monitoraggio sulle società e sulle persone
interessate alle attività estrattive minerali, costituendo un archivio investigativo per
successivi ulteriori approfondimenti.
In particolare nella zona di Tivoli e Palestrina si è riscontrata la presenza di alcune
famiglie calabresi, legate alla ―ndrina‖, attiva nella zona di Sinopoli (RC). Tali famiglie
non pongono in atto comportamenti criminali nella zona nella quale vivono, ma fungono
da punto di riferimento per le attività economiche della "ndrina‖, e danno
occasionalmente supporto a soggetti provenienti dalla terra di origine.
Anche i comuni a nord di Roma, registrano la presenza di elementi collegati a
formazioni criminali di origine calabrese della zona di Reggio Calabria (Africo, Melito
Porto Salvo, Bruzzano Zeffirio), alcuni dei quali pregiudicati per reati in materia
associativa. Si tratta di famiglie tra loro legate da rapporti di parentela e residenti nei
Comuni di Rignano Flaminio, Castelnuovo di Porto, Morlupo e Campagnano di Roma.
3. Delitti di omicidio sia volontari che colposi; delitti di furto, rapina estorsione e
sequestro di persona.
I delitti di omicidio sia volontari che colposi sono aumentati in alcuni Circondari,
mentre sono diminuiti in altri.
Nel Circondario di Latina vengono riscontrati 44 omicidi volontari (42 nel periodo
precedente); 228 omicidi colposi (200 nel periodo precedente); 315 rapine; 12.660 furti
(aggravati e non); 5 sequestri di persona
Analoga situazione nel circondario di Rieti vengono riscontrati 10 omicidi volontari
(4 in più rispetto al periodo precedente); 52 omicidi colposi (7 in più rispetto al periodo
precedente).
E‘ diminuito viceversa il numero delle rapine 48 rispetto alle 61 del periodo
precedente. Anche le estorsioni sono diminuite: da 25 a 14. Diminuiti altresì, i sequestri
di persona (nessuno dei quali a scopo di estorsione o di rapina) da 11 a 7.
Nel periodo di riferimento alla Procura di Roma sono stati iscritti n. 74
procedimenti per lesioni colpose (art. 590 C.P.) e n. 66 procedimenti per omicidio
colposo (art. 589 C.P.). Il dato non sembra sostanzialmente variato rispetto a quanto
evidenziato nell'anno precedente con riferimento al quale emerge soltanto un maggior
numero di iscrizioni per omicidio colposo ( 60 iscrizioni nell'anno precedente contro le
66 di quest'anno) ed un minor numero di lesioni colpose (96 iscrizioni nell'anno
precedente contro le 74 di quest'anno). L'aumento degli uni e la diminuzione degli altri
non sembra di fatto modificare l'incidenza sociale e giudiziaria di tale tipologia di reato.
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Relazione 2011
Nel circondario di Tivoli i reati di omicidio hanno avuto una leggera diminuzione
12 procedimenti iscritti (7 omicidi tentati e 5 consumati) rispetto ai 19 dell‘anno
precedente; sono stati iscritti, inoltre, 56 procedimenti per omicidio colposo (60
nell‘anno precedente); i reati di rapina sono stati 86 (3 in meno dell‘anno precedente);
mentre sono aumentati i reati di estorsione da 55 a 71.
Anche nel Circondario di Viterbo vi è stata una diminuzione dei reati di omicidio
volontario (da 13 a 4), omicidio tentato (da 11 a 4), rapina (-36%) e quelli di furto (12%); stabile il numero di estorsioni.
In molti casi gli omicidi colposi sono stati causati nell'ambito di incidenti stradali,
determinati dall'assunzione di bevande alcoliche e di sostanze stupefacenti. Si tratta di
un fenomeno allarmante per la tutela del cittadino ed è auspicabile che le modifiche di
alcune norme del codice della strada e dello stesso articolo 589 c.p. riducano
progressivamente il numero dei predetti reali.
4. Reati contro la Pubblica Amministrazione.
Il numero dei reati contro la pubblica amministrazione è in aumento rispetto agli
anni precedenti. I Procuratori del Distretto segnalano la prevalenza dei reati di abuso
d‘ufficio ex art. 323 c.p. e di rifiuto e omissione di atti d‘ufficio ex art. 328 c.p..
La Procura di Roma, evidenzia, in particolare che nel periodo di riferimento sono
stati iscritti, in materia di reati contro la Pubblica Amministrazione, complessivamente
4.210 nuovi procedimenti, con un incremento rispetto al corrispondente periodo
dell'anno precedente nel quale vi erano state 4.105 nuove iscrizioni.
In particolare, risultano iscritti 1428 nuovi procedimenti relativi a reati commessi da
pubblici ufficiali (818 nei confronti di noti e 610 nei confronti di ignoti) e 2.782 nuovi
procedimenti relativi a reati commessi da privati (2.520 nei confronti di noti e 262 nei
confronti di ignoti).
Viene segnalano un progressivo aumento, nella materia, delle nuove iscrizioni,
passate, per quanto riguarda i procedimenti nei confronti di noti, da 2.796, registrate nel
periodo 1.7.2005/30.6.2006, alle attuali 3.348.
Con riferimento alle singole fattispecie di reato, risultano iscritti
complessivamente 73 nuovi procedimenti per il delitto di peculato di cui all'art. 314 c.p.
(di cui 60 nei confronti di noti e 13 nei confronti di ignoti), 82 nuovi procedimenti per i
delitti di cui agli artt. 316, 316 bis, 316 ter c.p. (di cui 76 nei confronti di noti e 6 nei
confronti di ignoti), 45 nuovi procedimenti per il delitto di concussione (di cui 32 nei
confronti di noti e 13 nei confronti di ignoti), 90 nuovi procedimenti per fatti di corruzione
di cui agli artt. 318, 319, 319 ter, 322 c.p. (di cui 75 nei confronti di noti e 15 nei
confronti di ignoti), 572 nuovi procedimenti per il delitto di abuso d'ufficio di cui all'art.
323 c.p. (di cui 261 nei confronti di noti e 311 nei confronti di ignoti), 432 nuovi
procedimenti per i reati di rifiuto di atti d'ufficio di cui all'art. 328 c.p. (di cui 122 nei
confronti di noti e 310 nei confronti di ignoti). Si sono poi registrate complessivamente
51 nuove iscrizioni per il reato di rivelazione di segreti di ufficio di cui all'art. 326 c.p. (di
cui 26 nei confronti di noti e 25 nei confronti di ignoti) e 49 per il reato di interruzione di
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Relazione 2011
un pubblico servizio di cui all'art. 331 c.p. (di cui 13 nei confronti di noti e 36 nei
confronti di ignoti).
L'incremento delle iscrizioni riguarda uniformemente tutte le fattispecie oggetto
della materia ad eccezione dei fatti di corruzione per i quali si è registrato, rispetto al
corrispondente periodo dell'anno precedente, un decremento.
Per quanto riguarda la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e
degli enti privi di personalità giudica di cui al d.l.vo 8 giugno 2001 n. 231, limitatamente
alle ipotesi di concussione e corruzione previste dall'art. 25, vi sono state, come risulta
dal prospetto statistico allegato (all. 2), 9 nuove iscrizioni, con un modesto incremento,
anche in questo caso, rispetto agli analoghi periodi degli anni precedenti.
Alla Procura di Tivoli sono stati iscritti nr. 3 procedimenti per il reato ex Art. 317
C.P., nr. 6 procedimenti per il reato ex Art. 314 C.P., nr. 76 procedimenti per il reato ex
Art. 323 C.P. (in sensibile aumento rispetto al dato dell'anno precedente nr. 55) e nr. 54
procedimenti per il reato ex Art. 328 C. P. (nr.37 l'anno precedente).
Si tratta di dati in leggero aumento rispetto all'anno precedente e che testimoniano
dato lo scarso numero dei procedimenti per fatti di corruzione una diffusa cultura di
omertà e l'insufficienza di anticorpi al fenomeno presenti nell'ambito degli stessi uffici
amministrativi.
Gli indagati sono principalmente funzionari della Pubblica Amministrazione che
nello svolgimento della loro attività hanno commesso un abuso d'ufficio, soprattutto in
connessione alla lottizzazione abusiva e alla violazione di vincoli paesaggistici
ambientali o relativamente a gare d'appalto o a concorsi pubblici.
Data l'insufficienza dei reparti di polizia giudiziaria presenti nel circondario in poche
indagini, partendo dal contestato reato di abuso in atti d'ufficio, si riescono ad acquisire
elementi circa l'esistenza dei reati più gravi di corruzione o concussione che sono molto
più difficili da dimostrare e che hanno bisogno di investigazioni lunghe e complesse e di
personale specializzato in indagini tecniche.
Alla Procura di Viterbo in lieve aumento, risultano i reati commessi da pubblici
ufficiali contro la Pubblica Amministrazione (+8%) ; e in significativo aumento i reati di
analoga natura commessi dai privati (+11%).
In aumento anche nel Circondario di Latina i reati contro la P.A. (da 165 a 215) e
di Velletri dove in particolare il reati di abuso d‘ufficio e di omissione di atti di Ufficio
sono passati rispettivamente da 202 a 214 e da 51 a 73.
Meritano di essere segnalati alcuni procedimenti per associazione a delinquere
finalizzata alla turbativa d'asta ed alla corruzione per gli appalti del Comune di Velletri;
corruzione e turbativa d'asta per gli appalti all'interno della nona regione aerea
aeroporto Pratica di Mare, entrambi in fase dibattimentale. Cosi pure i procedimenti
relativi alla corruzione degli amministratori del Comune di Nettuno per gli appalti del
trasporto pubblico locale nonché i procedimenti relativi alla associazione a delinquere
finalizzata alla truffa in materia di sanità, a carico della struttura Tosinvest e Villa dei Pini
e alla lottizzazione abusiva Tor Palazzi e all‘ ampliamento del porto turistico di Nettuno,
attualmente in sequestro.
5. Reati commessi da cittadini stranieri.
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Relazione 2011
La notevole presenza nel territorio del distretto di cittadini stranieri, in particolare
extracomunitari, si traduce non solo nella consumazione di un elevato numero di reati di
media gravità (furti, spaccio di droga e rapine) ma anche nella commissione di reati più
gravi, come i reati connessi al traffico di stupefacenti, i reati di riduzione e
mantenimento in schiavitù o in servitù ex art. 600 c.p. relativi allo sfruttamento della
prostituzione minorile.
Di particolare rilevanza è stata l‘attività delle Forze dell‘ordine volta a reprimere i
diffusi casi di presenza sul territorio di cittadini extracomunitari sprovvisti di permesso di
soggiorno, con conseguente adozione di provvedimenti di espulsione dei clandestini.
Presso la Procura di Roma, nel periodo 1 agosto 2009- 1 settembre 2010, sono
stati iscritti:
- n. 1682 procedimenti penali per violazione dell'art. 14 comma 5 ter D. Lg.vo
286/98 e successive modifiche (straniero che, espulso dal territorio dello Stato, vi si
trattiene illegalmente);
- n. 254 procedimenti penali per violazione dell'art. 12 comma 5 ter D. Lg.vo
286/98 e successive modifiche (favoreggiamento dell'immigrazione clandestina).
n. 4245 procedimenti penali per violazioni varie del Testo Unico
sull'immigrazione.
Tali dati sono complessivamente superiori a quelli dell'anno precedente (n. 248
per art. 12, n. 3880 per generiche violazioni al D. Lg.vo 286/98), e rappresentano un
notevole incremento di tali tipologie di reato. Soltanto il reato di cui all'art. 14 comma 5
ter ha fatto registrare un lieve decremento numerico; da n. 1764 a 1682 reati.
In aumento appare anche il dato relativo ai procedimenti per delitti di induzione,
avviamento, favoreggiamento e/o sfruttamento della prostituzione: 151 iscrizioni a fronte
delle 137 dell'anno precedente.
Stazionario (1 iscrizione nel 2009, 1 iscrizione nel 2010) appare poi il dato relativo
ai procedimenti per induzione favoreggiamento e/o sfruttamento della prostituzione
minorile (art. 600 bis C.P.).
Nel Circondario di Frosinone le difficoltà produttive o, addirittura, la chiusura di
importanti stabilimenti industriali e il conseguente incremento delle situazioni di
disoccupazione/inoccupazione (in uno con la sostanziale riduzione delle possibilità di
risparmio e di accesso al credito delle famiglie) hanno, da un lato, creato condizioni
favorevoli all'incremento dei casi di usura (già tradizionalmente rilevanti nel territorio) e,
da altro lato, hanno fornito materiale umano per i reati di spaccio di stupefacenti e per
quelli contro il patrimonio (preoccupante, soprattutto, l'incremento delle rapine a mano
armata in case private).
Peraltro i reati sopraddetti appaiono, in molti casi, collegati sia alla tradizionale
presenza in provincia di stanziali famiglie di origine rom (attive soprattutto nell'usura e
nelle, connesse, estorsioni) sia alla saldatura fra alcuni nuovi residenti di origine
albanese e/o rumena ed esponenti della criminalità locale (ciò soprattutto con riguardo
allo spaccio di stupefacenti e alle rapine).
Le espressioni criminali delle comunità albanesi e rumene sono attive, oltre che
nei reati violenti contro il patrimonio e nel traffico degli stupefacenti, anche nello
sfruttamento della prostituzione: è proprio nell'ambito della concorrenza criminale nel
20
Relazione 2011
settore che sembra trovar ragione il più grave fatto di sangue (omicidio volontario e
lesioni personali del 18.4.2009) per cui è attualmente in corso processo presso la locale
Corte d'Assise a carico di esponenti della famiglia albanese dei Kaloti.
Nel circondario di Latina i reati commessi da stranieri comportano spesso l'uso di
violenza, determinando lesioni e rapine, prevalentemente in danno di connazionali.
Sono stati iscritti n. 186 procedimenti per violazione al D.L.vo 286/1998 , contro i 188
del periodo precedente.
La criminalità più attiva sul territorio è quella rumena. Si tratta di un fenomeno
criminale in rapida espansione.
Gli elementi criminali rumeni sono dediti prevalentemente allo sfruttamento della
prostituzione di connazionali, spesso minorenni, la cui gestione sta progressivamente
sottraendo alla criminalità albanese.
La criminalità rumena utilizza modalità di comportamento sempre più aggressive
come emerge dal racconto fatto da giovani donne rumene sottoposte con violenza
all'esercizio della prostituzione.
Una particolare "leadership" di tali soggetti provenienti dalla Romania si è
registrata nella clonazione delle carte di credito e delle tessere bancomat, con il
concorso di ingegneri informatici che rimangono in Romania.
Un altro fenomeno illecito in relazione al quale è stato possibile riscontrare il
coinvolgimento di cittadini romeni e, più in generale, dell'est europeo è il contrabbando
di tabacchi lavorati che, negli ultimi anni, ha fatto registrare una graduale crescita.
6. Reati di violenza sessuale e pedofilia.
I reati di violenza sessuale risultano in aumento in alcuni Circondari, in
diminuzione in altri anche se le differenze rispetto all‘anno precedente sono minime.
Si conferma quanto segnalato lo scorso anno a proposito della utilità costituita sia
dall'ausilio della presenza di personale dei Servizi sociali in sede di assunzione delle
deposizioni, sia dal contributo offerto da consulenti tecnici medico-legali e
neuropsichiatrici, ai quali si è fatto sovente ricorso.
Sul piano organizzativo, si conferma l‘opportunità della trattazione dei
procedimenti relativi da parte di magistrati appartenenti a gruppi specialistici, vista la
maggiore incisività che si è determinata in questi casi, sia nella fase delle indagini
preliminari sia nella successiva fase processuale.
E‘ poi necessario il concreto coordinamento fra le Procure ordinarie, la Procura e il
Tribunale per i Minorenni, sia nei casi di concorso di maggiorenni e minorenni nello
21
Relazione 2011
stesso delitto di violenza sessuale, sia nei casi di reati commessi nell‘ambito della
stessa famiglia.
Recenti episodi consigliano anche un più stretto raccordo fra le autorità giudiziarie
inquirenti e i responsabili delle istituzioni scolastiche.
In adesione anche allo spirito dei principi informatori del protocollo d'intesa con il
Tribunale si conferma l'opportunità di delegare le indagini di abusi sessuali in danno di
minori a Nuclei di P.G. composti da personale specializzato in grado di procedere
all'escussione del minore con la cosiddetta audizione protetta e con l'ausilio di un
neuropsichiatra infantile o psicologo di comprovata esperienza.
Gli atti di violenza, specie quelli di natura sessuale, spesso sono preceduti da atti
persecutori che fino a un anno fa sfuggivano ad ogni sanzione.
Con il decreto legge n. 11 del 23 febbraio 2009, convertito con modificazioni nella
Legge 23 aprile 2009, n. 38, in materia di sicurezza pubblica, tra i delitti contro la libertà
morale è stato introdotto il nuovo reato di <<atti persecutori>>, previsto e punito dall‘art.
612 bis del c.p., che ha lo scopo di sanzionare episodi di minacce o di molestie
insistenti e reiterate, prima che queste possano degenerare in condotte ancora più
gravi, quali le violenze sessuali o addirittura l‘omicidio.
L‘inedita fattispecie di <<atti persecutori>> trae origine da un‘analoga figura dei
Paesi anglosassoni dove viene indicata con il termine <<Stalking>>, che letteralmente
significa <<fare la posta alla preda>>.
Secondo l‘Osservatorio nazionale sul fenomeno, le persecuzioni hanno per vittime
soprattutto le donne e sono normalmente attuate da ex mariti, ex conviventi o ex
fidanzati, ma possono essere compiute anche da conoscenti, colleghi o estranei:
almeno il 20 per cento degli italiani ne sono stati vittime.
La nuova legge, si prefigge di dare una risposta pronta e adeguata alla domanda
di sicurezza e di giustizia proveniente da più parti, lanciando un segnale di forza e di
rigore nei confronti di coloro che si rendono colpevoli di delitti così gravi e infamanti e
nello stesso tempo di riconoscimento e di attenzione per le vittime, meritevoli di tutela
da parte dello Stato, più incisiva rispetto a quella finora prestata dall‘ordinamento
giuridico.
Di qui l‘introduzione di nuove norme finalizzate ad un più severo trattamento
penale, processuale e penitenziario nei confronti degli autori di tali reati, tra i più odiosi
del firmamento criminale.
Nel campo penale oltre l‘introduzione del nuovo reato di cui si è già parlato,
l‘innovazione più importante riguarda la riformulazione dell‘aggravante <<sessuale>>
dell‘omicidio volontario, prevista dal‘art. 576 bis c.p. che disciplina le circostanze
aggravanti dell‘omicidio, che comporta la comminatoria dell‘ergastolo nell‘ipotesi in cui il
delitto venga realizzato in occasione della commissione di reati sessuali con minori e di
violenza sessuale di gruppo.
Allo stesso rigore sono improntate le modifiche all‘art. 275 del c.p.p. in materia di
applicazione di misure coercitive. La nuova norma estende l‘obbligatorietà della
detenzione in carcere - fino ad oggi riservata ai soli imputati di mafia - alle persone
indagate per reati di violenza sessuale nei confronti di un minorenne, ovvero di violenza
sessuale di gruppo, quando emergono nei loro confronti gravi indizi di colpevolezza,
salvo che siano acquisiti elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari.
22
Relazione 2011
D‘ora in avanti chi commette uno stupro non potrà più essere messo agli arresti
domiciliari, ma dovrà restare in carcere.
A tal riguardo, occorre però tener presente che la Corte Costituzionale con la
sentenza del 21 luglio 2010 n. 265 ha dichiarato la illegittimità Costituzionale dell‘art.
275 c.p.p. nella parte in cui, nel prevedere che quando sussistono gravi indizi di
colpevolezza in ordine ai delitti di cui all‘art. 600 bis, 1° comma, 609 bis e 609 quater del
codice penale è applicabile la custodia cautelare in carcere, salvo che siano acquisiti
elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari, non fa salva, altresì,
l‘ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali
risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure.
La previsione di cui all‘art. 275 c.p.p. è estesa ai reati di omicidio, induzione alla
prostituzione minorile, pornografia minorile e iniziative turistiche volte allo sfruttamento
della prostituzione dei minori.
Parallelamente è previsto l‘obbligo, per le forze di polizia, di procedere all‘arresto
immediato in flagranza di reato delle persone che si rendono colpevoli dei suddetti reati
salvi i casi di minore gravità.
La modifica che integra l‘articolo 380 del c.p.p., sancendo l‘obbligatorietà
dell‘arresto in flagranza di reato, consente di celebrare celermente i relativi processi
con le forme del rito direttissimo.
Il maggiore rigore nella risposta del legislatore ai fatti di violenza sessuale trova
completamento nella estensione della speciale disciplina prevista dall‘articolo 4 bis della
L. 354/1975 sull‘ordinamento penitenziario anche ai condannati per i delitti in esame.
In particolare, la nuova normativa è finalizzata ad impedire l‘applicazione dei
benefici previsti dalla suddetta legge (permessi premio, assegnazione di lavoro esterno
e misure alternative alla detenzione), ai condannati per i delitti di violenza sessuale, a
meno che i soggetti in questione non collaborino con la giustizia ai sensi dell‘art. 58 ter
della medesima legge.
Ulteriori limitazioni che circoscrivono la concessione dei benefici all‘onere da parte
del detenuto di dimostrare la sua completa estraneità alle organizzazioni criminali sono
state inoltre previste per la distribuzione, divulgazione, anche in via telematica, di
immagini o fotomontaggi pornografici di minori o di informazioni utilizzabili ai fini del loro
adescamento.
Con l‘entrata in vigore della nuova legge l‘esecuzione della pena detentiva non
superiore ai tre anni non può essere più sospesa a favore dei condannati per i reati di
violenza sessuale.
Ciò significa che a tali condannati è preclusa la richiesta al Tribunale di
Sorveglianza delle misure alternative alla detenzione quali l‘affidamento in prova a
servizio sociale, la detenzione domiciliare e la semilibertà
La nuova legge estende, infine, il beneficio dell‘ammissione al patrocinio a spese
dello Stato alle vittime dei reati di violenza sessuale, anche qualora i loro redditi
superino le soglie previste dalla legislazione vigente.
Con l‘ammissione al gratuito patrocinio sono posti a carico dello Stato i compensi
per il difensore, per il consulente tecnico e per l‘investigatore privato: tale beneficio è
assicurato anche alla persona offesa straniera.
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Relazione 2011
Dalla relazione del Procuratore della Repubblica di Roma emerge che nel periodo
di riferimento le denunce sono state 670, con un lieve aumento rispetto all'anno
precedente che ne aveva registrate 648.
I dati statistici evidenziano una significativa diminuzione delle denunce per
violenza sessuale di gruppo (da 36 dell'anno precedente si è passati a 27 nel 2010),
ed un evidente aumento nelle denunce di violenza sessuale individuale: da 502 del
2009 si è passati a 530 nel 2010 con un incremento di 28 denunce pari al 5,57 %.
Con riguardo ai delitti di "pedofilia", nello stesso periodo in esame si è registrato
un significativo aumento delle denunce che sono passate da 327 a 395, con un
incremento percentuale di circa il 21%.
In tale ambito l'ipotesi di reato più diffusa è stata quella di diffusione e divulgazione
di materiale pedopornografico con n. 198 procedimenti, cui segue quella di detenzione
di materiale pedopornografico con ben 184 procedimenti.
Il fenomeno criminoso che tuttavia è il più diffuso è quello della violenza
domestica, atteso che per il delitto di maltrattamenti in famiglia - art. 572 - nel 2009
sono stati iscritti n. 733 e nell'anno successivo sono aumentati a 794, quindi si è
registrato un incremento pari al 7,68 % .
Nel medesimo contesto criminoso si collocano le denunce per sottrazione di
minore (art. 574 c.p.) che hanno registrato un significativo aumento essendo passate da
161 a 183, quindi con un incremento del 12,2 %
Il citato fenomeno della criminalità domestica si caratterizza anche per l‘altissima
conflittualità di natura "economica", quella cioè che deriva dall'inadempimento degli
obblighi di assistenza familiare, inquadrabile nella violazione dell'art. art. 570 c.p. che
del disposto dell'art. 12 sexies L. 898/70 e dell'art. 3 L. n.54 del 2006.
Nel periodo in esame i procedimenti iscritti sono stati n. 1.010 a fronte dei 920 del
periodo precedente, quanto al delitto di cui all'art. 570.
Complessivamente i procedimenti iscritti per entrambe le ipotesi di reato sono stati
1377 (1010+367) rispetto a 1332 ( 920 + 412) del periodo precedente.
L'elevata conflittualità di alcuni nuclei familiari determina continue denunce anche
reciproche, spesso con sovrapposizione di procedimenti e, talvolta con definizione degli
stessi in contrasto tra loro.
Vi sono nuclei familiari le cui vicende impegnano l'attività della Procura, nella sola
fase delle indagini preliminari, per diversi anni e la conflittualità, spesso, si traduce in
una escalation di violenza che ha termine talvolta solo con l'adozione di misura
cautelare.
Nel primo semestre dell'entrata in vigore della legge che ha introdotto il reato di cui
all‘art. 612 bis (atti persecutori), i procedimenti iscritti presso la Procura di Roma sono
stati complessivamente 314 (di cui: 264 a carico di noti e 50 a carico di ignoti); nell'anno
successivo le denunce sono state complessivamente 932 di cui 836 a carico di noti e 96
a carico di ignoti, con un incremento medio di circa il 50 %.
Il fenomeno criminoso della violenza sessuale vede come vittime pressoché
esclusive le donne ed i bambini, mentre il fenomeno degli atti persecutori si caratterizza
per il fatto che interessa anche soggetti non legati da vincoli familiari o da relazioni
affettive.
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Relazione 2011
Notevole è l'impegno dei magistrati assegnati al ―gruppo specializzato‖,
considerata la complessità dei procedimenti che sfociano normalmente in richieste di
misure cautelari, nonché la necessità di espletare incidenti probatori finalizzati
all'ascolto dei minori e delle vittime di violenza.
La diffusione del fenomeno ha posto l'esigenza di valutare iniziative idonee anche
ad assicurare alle forze dell'ordine che operano sul territorio ogni più opportuno
coordinamento, anche informativo, con i magistrati appartenenti al gruppo.
Nello stesso tempo sono state avviate le iniziative più opportune per rendere
effettivo ed efficace il necessario coordinamento con gli altri uffici giudiziari con
competenze concorrenti nella tutela dei minori e della famiglia, particolarmente
nell'ambito del contrasto alla "violenza sui minori ed alla violenza domestica".
A tal fine la Procura di Roma è stata parte attiva nella predisposizione di un
"protocollo di intesa" con le altre autorità giudiziarie interessate, con gli organi di polizia
giudiziaria e con diversi enti pubblici coinvolti nella tutela delle vittime.
Nel Circondario di Tivoli le violenze sessuali sono aumentate: 60 rispetto alle 53
dell'anno precedente, con episodi che per le loro particolari modalità hanno avuto un
rilevante impatto mediatico. In tale ambito viene segnalato il procedimento nr. 4596/09 a
carico di Speranza Danilo capo spirituale e carismatico della comunità "R. E. MAIA",
arrestato per aver ripetutamente violentato due minori.
Si segnala inoltre la violenza sessuale consumata in Arcinazzo Romano nella
notte tra il 20 e 21 agosto 2009 nei confronti della minore Procaccianti Elisa, ad opera
del romeno Ostache Gabriel Costei durante una sagra paesana. Le indagini
immediatamente svolte hanno portato all'arresto dell'aggressore, salvato da un sicuro
linciaggio ad opera della popolazione inferocita.
Va ricordato per la gravità dei fatti e per la rilevanza dell'impatto mediatico l'esito
del procedimento relativo al noto stupro di Guidonia avvenuto nel Gennaio 2009 ad
opera di quattro cittadini romeni nei confronti di una giovane. All'esito del giudizio
abbreviato è stata richiesta la pena di anni 16 di reclusione pena poi inflitta con la
condanna del Giudice per l'udienza preliminare. Tale pena è stata recentemente
confermata anche in appello.
In aumento nel Circondario di Tivoli anche i casi di maltrattamenti in famiglia (nr.
169 procedimenti con aumento di 43 casi rispetto all'anno precedente). Appare elevata
la conflittualità sia matrimoniale sia allorché sia cessata la convivenza tra coniugi che da
anche origine a denunce per stalking.
In particolare, si segnala come molti reati vengano commessi da soggetti
appartenenti alla comunità rumena, ai danni di familiari e di minori.
Si osserva, in proposito, l'intervento proficuo dei centri antiviolenza, ai quali spesso
si rivolgono le vittime di maltrattamenti in famiglia ovvero di stalking, e soprattutto donne
appartenenti a nuclei familiari di cittadini stranieri, che, non potendo contare, il più delle
volte, sulla presenza di altri famigliari disponibili all'accoglienza in seguito alle denuncequerele, trovano un valido sussidio e supporto presso detti centri.
Spesso la determinazione alla presentazione delle denunce-querele da parte delle
vittime, proviene proprio dalla possibilità di accoglienza in dette strutture, soprattutto per
le donne che non dispongono di autonome risorse economiche.
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Relazione 2011
In detto ambito, la delicatezza delle indagini impone un primo ascolto delle vittime,
la cui testimonianza, unitamente ai referti eventuali ed alle testimonianze delle persone
informate sui fatti, rappresenta, nei casi di maggior gravità, il presupposto per la
richiesta di misura cautelare dell'allontanamento dalla casa famigliare ovvero del divieto
di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima.
Nei casi di maggior gravità, ove vi sono evidenti ed oggettivi elementi per attribuire
all'indagato gravi episodi di aggressioni fisiche, quali la presenza di ripetuti referti del
pronto soccorso, ove si riscontrino lesioni personali, si procede alla richiesta di misura
cautelare in carcere; detta richiesta risulta necessaria anche laddove il soggetto abbia
reiteratamente mostrato indifferenza agli interventi delle forze dell'ordine.
Con riguardo al noto procedimento per violenze sessuali e personali a minori della
Scuola Materna "Olga Rovere" di Rignano Flaminio è stato disposto il rinvio a giudizio
nei confronti di cinque indagati. Il dibattimento è attualmente in corso.
Si è rilevata ]'opportunità di delegare le indagini per gli abusi sessuali in danno di
minori a Nuclei di P.G. composti da personale specializzato ed idoneo ad affrontare
siffatte problematiche e di procedere sempre all'escussione del minore con la
cosiddetta audizione protetta e con l'ausilio di un neuropsichiatra infantile o psicologo di
comprovata esperienza.
7. Reati contro l’incolumità pubblica e la salute, nonché in materia di tutela
dell’ambiente e del territorio, di edilizia ed urbanistica.
L‘intero territorio del Lazio è interessato da un vastissimo fenomeno di abusivismo
edilizio sia nelle zone periferiche, attraverso la realizzazione di nuove costruzioni, sia
nelle zone verdi di particolare rilievo ambientale, gravate da vincoli e comprese nei
parchi (Veio, Appia Antica, Pigneto) e nelle riserve regionali.
Ciò ha determinato un progressivo stravolgimento delle aree, interessate non solo
da interventi di singoli soggetti che, acquistata un'area, vi realizzano un solo manufatto
da destinare ad alloggio familiare, ma anche da imprenditori che, con diverse modalità,
riescono a realizzare in tali aree complessi immobiliari di rilevante consistenza poi
immessi sul mercato. Tale stato di cose è del tutto ignorato dalle amministrazioni
comunali cui dovrebbe competere il controllo del territorio.
Al rilascio di permessi di costruire al di fuori di ogni previsione normativa si
affiancano l'assenza di controlli efficaci, la manifesta riluttanza al completamento delle
procedure di acquisizione degli immobili abusivi e la quasi totale assenza di demolizioni
che la legge impone al responsabile dell'UTC.
In tale contesto inevitabilmente vengono alimentati altri fenomeni criminali quali
l'evasione fiscale, lo sfruttamento di cittadini extracomunitari, l'inosservanza delle
disposizioni sulla sicurezza dei lavoratori.
Il condono edilizio, previsto dalla L. 326/2003, ha offerto una ulteriore possibilità di
aggressione del territorio attraverso la sanatoria di manufatti inesistenti e realizzati dopo
la scadenza del limite temporale fissato dalla legge o di altrettanto inesistenti modifiche
di destinazione d'uso di manufatti agricoli in residenziali per i quali richiedere poi,
opportunamente e rapidamente, il titolo abilitativo per la demolizione e ricostruzione.
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Relazione 2011
L'effetto sospensivo del condono, prolungato nel tempo, la notevole durata dei
tempi processuali con conseguente e frequente declaratoria di prescrizione dei reati ha
inoltre impedito ed impedisce la definizione dei processi in materia urbanistica e la
irrogazione delle relative sanzioni, rafforzando sempre più nel cittadino la convinzione di
una sostanziale impunità.
Il diffuso sentimento di impunità per gli illeciti in esame induce anche a molteplici
condotte criminose di falsificazione della documentazione presentata a corredo dei
necessari titoli abilitativi, allo scopo appunto di poter accedere ai vantaggi del "condono
edilizio".
Al riguardo, tuttavia, va segnalata la possibile incidenza positiva della L. 251/05
(c.d. Legge Cirielli sulle contravvenzioni previste dalla normativa di riferimento a seguito
dell'aumento, pur minimo, dei relativi termini di prescrizione.
Il diffuso sentimento di impunità per gli illeciti in esame induce anche a molteplici
condotte criminose (constatate anche quest'anno ed implicanti spesso il concorso dei
professionisti incaricati del profilo tecnico delle pratiche amministrative) anche per abusi
commessi in epoca successiva a quella prevista dalla citata legge, ossia il 31/3/2003,
oppure per legittimare in qualche misura, con il ricorso alle procedure semplificate, un
intervento edilizio non consentito dallo strumento urbanistico, o soggetto al rilascio del
più oneroso permesso di costruire rimesso alla pubblica amministrazione e subordinato
ad una verifica di conformità rispetto allo strumento medesimo. Tali condotte illecite
sono agevolate anche dalle difficoltà per le forze dell'ordine, connesse alla scarsità di
personale e mezzi, di garantire un idoneo controllo di un territorio molto vasto e
all'inadeguatezza degli uffici amministrativi nell'adottare, o nel farlo tempestivamente, i
dovuti atti repressivi. Da ultimo la sospensione dei procedimenti per reati urbanistici e la
lunghezza dei processi comportano oramai l'impossibilita' di perseguire domande di
condono fondate su dichiarazioni false, in quanto oramai prescritto l'unico reato
contestatile e cioè' l'art. 483 CP.
E‘ continuata, comunque, anche quest'anno una proficua collaborazione con gli
organi di Polizia Giudiziaria, che ha reso possibile l'accertamento di numerosi interventi
edilizi ed urbanistici illeciti e il blocco di molti abusi con l'applicazione di misure cautelari
reali e, nei casi più gravi, dove neppure tali misure apparivano efficaci, con l'adozione di
misure cautelari personali (reiterate violazioni dei sigilli).
Il gruppo urbanistica ed edilizia della Procura di Roma come di consueto, ha svolto
periodiche riunioni per agevolare il confronto sulle questioni più rilevanti da esaminare,
per consentire uno scambio di informazioni sugli orientamenti giurisprudenziali di
legittimità più aggiornati così da garantire un'uniformità di trattamento nella definizione
dei procedimenti.
Le statistiche registrano una sensibile diminuzione dei reati edilizi e dei processi
pendenti (sopravvenuti: da 1833 nel periodo giugno 2008-giugno 2009 a 1746 dal
giugno 2009 al giugno 2010).
Per quanto riguarda la salute pubblica sono in notevole aumento i sequestri e i
verbali relativi alla conservazione degli alimenti, soprattutto con riferimento ai ristoranti
"etnici" oramai diffusi nella città. Le notizie di reato dal luglio 2009 al luglio 2010 sono
passate da n. 187 a 280. Si rileva anche il fenomeno della diffusione di farmaci stranieri,
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Relazione 2011
soprattutto cinesi, per i quali, non essendone autorizzata la vendita in Italia, si deve
precedere al loro sequestro e alla verifica della composizione.
Al riguardo risultano in aumento le vendite di farmaci, ovviamente di incerta
provenienza, tramite internet, ma risulta sempre difficile identificare il venditore.
Sono in aumento anche i procedimenti per reati in materia di incolumità pubblica,
passati da 336 a 622. Al riguardo occorre evidenziare che la Procura Antidoping del
CONI trasmette alla Procura di Roma ogni notizia di reato acquisita nell'ambito sportivo,
con la conseguenza che molti dei procedimenti penali iscritti vengono poi trasmessi per
competenza ad altre Procure. In ogni caso il fenomeno del doping, anche con
riferimento ai cavalli destinati alle competizioni pubbliche, è in aumento.
E‘, altresì, in aumento la vendita di giocattoli con marchi contraffatti e privi delle
certificazioni CE. Si tratta di giocattoli potenzialmente pericolosi per i bambini e per i
quali occorre procedere al sequestro con difficoltà per la loro conservazione, stante la
notevole quantità di quelli rinvenuti nei magazzini.
Sotto il profilo normativo il nuovo T.U. (D. Lgs. 3.4.2006, n. 152) ha introdotto
profonde modifiche nei tre settori dell‘inquinamento delle acque; della gestione dei rifiuti
e connessa bonifica e della tutela dell'aria e riduzione delle emissioni.
In materia di inquinamento delle acque una perspicua sentenza della Corte di
Cassazione (n. 37279/08) ha ampliato la sanzionabilità dello scarico di acque reflue
industriali.
La già segnalata diminuzione della quantità e della qualità dei controlli relativi ali'
accertamento delle violazioni delle norme di tutela ambientale e della salute pubblica è
in parte dovuta alle carenze dell'apparato tecnico preposto, in sede istituzionale, a tale
controllo. L' ARPA del Lazio non fa fronte neppure ai più elementari adempimenti di
controllo per assoluta carenza di mezzi e di personale.
Numerose sono state le segnalazioni di reati ambientali nel settore relativo
all'inquinamento acustico su denunzia di privati.
I più incisivi procedimenti penali nel settore sono stati instaurati in relazione alla
attività della discarica di Malagrotta ed alla raffineria di Roma.
Sul piano quantitativo vi è stato un ulteriore incremento dei reati commessi in
violazione del nuovo T.U. in materia ambientale con specifico riferimento al settore dei
rifiuti che sono passati da 211 a 227.
Risultano numerose anche le denunzie (spesso con sequestri) per maltrattamenti
di animali.
Da ultimo occorre ricordare che la recentissima normativa in materia di sicurezza
ha opportunamente previsto la comunicazione ai pubblici registri dei sequestri preventivi
relativi a immobili e mobili registrati, provvedimenti costantemente richiesti ed ottenuti
sui terreni e sui mezzi utilizzati nei casi di abusi nel campo dei rifiuti.
I reati commessi ai danni dell'ambiente e del territorio nel Circondario di Latina
comprendono varie fattispecie quali utilizzazioni boschive non autorizzate o condotte
con modalità dannose per il soprassuolo boschivo, movimenti di terra e modificazioni
del territorio, attività estrattive non autorizzate e soprattutto violazioni della normativa
urbanistica.
Tutte le fattispecie citate comprendono a loro volta il reato di piccola entità
commesso dal singolo fino alla violazione collegata a grandi interessi economici. Quindi
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Relazione 2011
si va dall'abusivismo di necessità fino alla lottizzazione abusiva, dal piccolo movimento
di terra fino alla cava in area buscata, dal taglio non autorizzato di bosco ad uso
familiare fino a sistematiche violazioni nella compravendita di boschi di proprietà
pubblica.
Le violazioni della normativa urbanistica e della tutela paesaggistica nel territorio
del circondario risultano comunque una piaga di ampissime dimensioni. Va considerato
che gli abusivismi c.d. di "necessità", che presi singolarmente risultano poco
preoccupanti, sommati tutti insieme arrivano a compromettere intere ed estese aree del
territorio.
Ovviamente la distribuzione e la "forza" con le quali tali reati ricadono sul territorio
sono dipendenti dalla pressione antropica, e quindi dall'entità di guadagno che si ottiene
dalle violazioni della norma. Sono quindi sottoposti ad un'onda d'urto particolarmente
intensa tutti quei comuni (ad esempio Tivoli, Guidonia, Mentana, Monterotondo, Riano,
Sacrofano, Formello ecc) che si trovano più vicini alla Capitale, ove c'è maggiore
richiesta abitativi, o comunque lungo le vie di trasporto (strade consolari e linee
ferroviarie) che permettono più veloci spostamenti verso Roma.
Nelle aree già urbanizzate o comunque a destinazione residenziale, l'abusivismo è
caratterizzato da un progressivo aumento delle cubature oltre il massimo consentibile,
attuato attraverso sistemi noti quali, ad esempio, la trasformazione di sottotetti ed altri
vani indicati in progetto come non abitabili, la chiusura di piani piloty, porticati,
"pompeiane" ed altre strutture fittizie destinate ad una successiva trasformazione.
Il condono edilizio del 2003 ha offerto un'ulteriore possibilità di aggressione del
territorio attraverso la sanatoria di manufatti inesistenti e realizzati dopo la scadenza del
limite temporale fissato dalla legge o di altrettanto inesistenti modifiche di destinazione
d'uso di manufatti agricoli in residenziali per i quali richiedere poi, rapidamente, il titolo
abilitativo per la demolizione e ricostruzione.
Tale stato di cose è del tutto ignorato, se non, in alcuni casi, addirittura
incoraggiato, dalle amministrazioni comunali cui dovrebbe competere il controllo del
territorio. A pochissime encomiabili eccezioni si affianca, infatti, la palese resistenza al
rispetto di qualsiasi regola da parte di molti uffici tecnici comunali o, nel migliore dei
casi, la più completa indifferenza a tali fenomeni.
Se fino a pochi anni fa in tema di abusivismi edilizi gli indagati erano i proprietari
dell'abuso e i rappresentanti legali della ditta esecutrice, è oramai consueto che le
indagini coinvolgano i responsabili degli uffici tecnici, i progettisti e a volte intere
commissioni edilizie. Altissima è la frequenza di casi di violazione di norme urbanistiche
ove il reato non è la costruzione di strutture prive di permessi di costruire ma anzi, dai
primi controlli risulta che la documentazione è regolare salvo poi scoprire che le
concessioni in sanatoria non potevano essere rilasciate, che permessi di costruire
vengono rilasciati facendo "sparire" vincoli vari, che intere lottizzazioni disattendono
completamente le previsioni del Piano Regolatore nonché vincoli paesaggistici presenti.
Tutti questi casi comportano indagini molto lunghe e molto tecniche ove vanno rivisitate
una per una le carte che autorizzano illegittimamente quelle opere.
A tali illeciti si affiancano la generalizzata assenza di controlli efficaci da parte delle
amministrazioni comunali, la manifesta riluttanza al completamento delle procedure di
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Relazione 2011
acquisizione degli immobili abusivi e la quasi totale assenza di demolizioni che la legge
impone al responsabile dell'UTC.
In tale contesto inevitabilmente vengono alimentati altri fenomeni criminali quali
l'evasione fiscale, lo sfruttamento di cittadini extracomunitari, l'inosservanza delle
disposizioni sulla sicurezza dei lavoratori.
E' evidente che alcuni interventi di notevole entità, realizzati attraverso il rilascio
illecito di titoli abilitativi potrebbero essere associati ad attività poste in essere da
organizzazioni criminali. Le indagini in tema di tali reati evidenziano comunque che la
diffusione dell'illegalità nel territorio è dilagante e risulta essere terreno fertile per la
criminalità organizzata.
La sistematica attività di controllo operata da quest'Ufficio anche con ripetute
segnalazioni alla Corte dei Conti e l'apertura di procedimenti penali nei confronti di
personale degli uffici tecnici comunali sta inducendo le amministrazioni comunali ad una
maggiore attenzione, ma per quanto si faccia la sensazione è quella di contribuire a
togliere le "gocce dal mare".
Vi sono infine numerosi procedimenti di esecuzione relativi ad ordini di
demolizione di immobili abusivi impartiti dal giudice con la sentenza di condanna. Si
riscontrano comunque obiettive difficoltà nel procedere all'effettiva demolizione.
Al fine di superare tali difficoltà la Procura ha stipulato in data 30.09.2009 uno
specifico accordo con la Regione che dovrebbe consentire di individuare tramite gara
con la collaborazione di una specifica struttura tecnico operativa della Regione Lazio le
ditte private da incaricare per la demolizione tenendo conto dei criteri di economicità
previsti dalla normativa.
Più in particolare sono state nr. 686 (nr. 699 l'anno precedente) le violazioni
urbanistiche, di cui numerose in zone vincolate, in buona parte commesse in un
territorio a prevalente mappatura sismica e con impiego di conglomerati cementizi
armati privi di denuncia e progettazione al Genio Civile cosi come numerose sono state
le prosecuzioni dei lavori abusivi e le relative violazioni di sigilli accertate.
Tra i procedimenti di maggiore rilievo in materia urbanistica può essere segnalato,
in primo luogo, un complesso procedimento per lottizzazione abusiva nel comune di
Riano. Detto procedimento riguarda la realizzazione in un'area classificata come
agricola di numerosi complessi immobiliari a destinazione residenziale individuati,
genericamente, come "borghetti agricoli" ed "atelier d'artista".
Il procedimento, per il quale sono in corso di notifica gli avvisi di chiusura indagini,
vede indagate circa 200 persone e riguarda la realizzazione, in aree contigue, di ben 6
lottizzazioni per complessivi 113 edifici e centinaia di unità immobiliari.
E' stato richiesto ed ottenuto dal GIP il sequestro preventivo dell'area che ha
trovato totale conferma in sede di riesame. L'articolato provvedimento del Tribunale del
Riesame è stato ripetutamente confermato dalla Corte di Cassazione.
Non meno rilevanti appaiono altri fenomeni di lottizzazione accertati nel comune di
Guidonia. In tal caso si tratta di quattro distinte lottizzazioni effettuate richiedendo il
condono edilizio per la modifica di destinazione d'uso di fabbricati agricoli attestando,
con documentazione falsa o inesistente, che gli stessi erano stati trasformati entro i
limiti temporali imposti dalla legge. Ottenuto permesso di costruire, si procedeva alla
rapida demolizione dei manufatti richiedendo la ristrutturazione mediante demolizione e
Il
30
Relazione 2011
successiva ricostruzione. L'assenza di documenti atti a consentire qualsiasi confronto
tra le opere preesistenti e quelle ricostruite veniva utilizzata, unitamente alla
sorprendente distrazione del personale dell'UTC, per realizzare opere del tutto difformi
e trasformare definitivamente un'area agricola in residenziale.
Il fenomeno ha interessato complessivamente 22 fabbricati per complessive 127
unità immobiliari quasi tutte già sottoposte a sequestro preventivo.
Per quanto riguarda i reati ambientali (acque, rifiuti etc.) è stata promossa l'azione
penale per n. 115 violazioni (nr. 165 l'anno precedente) ex d.lg.vo 152/2006 in materia
di rifiuti, inquinamento idrico e atmosferico.
Il personale di PG maggiormente specializzato effettua numerose segnalazioni
riguardanti l'illecita gestione di rifiuti e l'apertura di scarichi non autorizzati.
Estremamente limitati sono invece, stante la complessità degli accertamenti necessari,
gli interventi in materia di inquinamento atmosferico e sui grossi insediamenti industriali.
Altre indagini meritevoli di segnalazione sono quelle riguardanti i fenomeni di
inquinamento idrico determinati dagli impianti di deputazione comunali. Tali impianti
risultano spesso privi di valida autorizzazione e di adeguata manutenzione e forniscono
un contributo non indifferente all'inquinamento del fiume Aniene e degli altri corsi
d'acqua minori.
Anche lo smaltimento dei fanghi di depurazione residui viene effettuato in modo
irregolare.
All'esito degli accertamenti, particolarmente complessi ed effettuati anche con
l'ausilio di CT qualificati, viene spesso richiesto il sequestro preventivo dell'impianto che
viene poi eseguito consentendo forme di smaltimento alternative. Anche per tali fatti
viene data comunicazione alla Procura Regionale della Corte dei Conti.
E' doveroso citare in tale parte della relazione in ragione della sua connessione
con le violazioni urbanistiche un procedimento, per inondazione ed omicidio colposo,
che riguarda la vicenda di una donna che ha perso la vita in data 11.12.200S
intrappolata con la propria vettura in un sottopasso ferroviario sito a Monterotondo
allagato in occasione di eventi climatici. Le indagini svolte hanno evidenziato precise
responsabilità di diversi soggetti, collegabili con violazioni di natura urbanistico
ambientale che hanno determinato o concorso a determinare l'evento a testimonianza
di come il dissesto territoriale causato da macroscopiche responsabilità umane possa
portare a conseguenze mortali. Per il procedimento è stato chiesto il rinvio a giudizio di
sei indagati tra cui il sindaco del Comune di Monterotondo i responsabili del servizio
opere pubbliche e del servizio di vigilanza e polizia locale dello stesso Comune, il
procuratore speciale dell'ACEA, società che gestisce l'impianto fognario del Comune di
Monterotondo e il responsabile dell'unità operativa tecnica del 40 Municipio del Comune
di Roma competente per il controllo delle opere abusive realizzate dai proprietari
frontisti.
Sempre in campo ambientale altri procedimenti riguardano il fenomeno degli
scarichi consortili degli impianti di cava che disperdono sul suolo materiali inquinanti.
In relazione ai reati connessi al ciclo dei rifiuti lo scrivente è stato audito il
22.06.2010 dalla commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse
al ciclo dei rifiuti.
31
Relazione 2011
In diminuzione il numero degli incendi che sono stati registrati in numero di 6 (nr.
14 l'anno precedente) mentre si è verificato un solo incendio boschivo (nr. 3 l'anno
precedente) e 11 risultano i danneggiamenti eseguiti dagli incendi (sempre nr. 11 l'anno
precedente).
Nel Circondario della Procura di Viterbo, la situazione risulta connotata, dalle note
caratteristiche di allarme sociale conseguenti alla scoperta di ―discariche" che
raccoglievano rifiuti tossici a causa della gestione anomala di rifiuti solidi urbani.
Alla Procura di Latina per quanto attiene ai reati accertati in dispregio delle norme
a tutela dell‘ambiente e del territorio, anche a seguito del notevole impulso dato da
questo ufficio nel perseguire tale tipo di reati, numerosi sono stati i sequestri di aree
adibite a discariche abusive.
L'afflusso dei procedimenti relativi a violazioni in materia di edilizia e di
urbanistica è risultato anche esso inferiore a quello del periodo precedente ne sono
stati iscritti n. 1117 contro i 1284 del periodo precedente, mentre numerosi sono i
sequestri di lottizzazioni ed immobili abusivi.
8. Reati societari, di bancarotta e di usura.
Le modifiche legislative da tempo intervenute nella materia fallimentare hanno
determinato una notevole riduzione del numero dei fallimenti e dei procedimenti penali
per bancarotta: basti qui ricordare il dato relativo alla Procura di Roma, ufficio nel quale
le nuove iscrizioni si sono ridotte di oltre due terzi negli ultimi anni. Analogo fenomeno è
riscontrato nelle altre Procure.
Quanto alle finalità della riforma, va approfondita l‘esigenza di tutela dei creditori,
specialmente i più deboli; e altresì quella di evitare l‘elusione, da parte di imprenditori di
pochi scrupoli, dell‘intervento sanzionatorio e di garanzia dell‘Autorità, grazie ad un uso
spregiudicato degli istituti della nuova normativa.
Lo sforzo della Procura della Repubblica di Roma si è in larga parte concentrato
su alcuni procedimenti penali relativi a vicende di grande rilevanza per le dimensioni
delle società e dei gruppi coinvolti, per l‘entità del danno, per l‘elevato numero delle parti
lese.
Nel periodo in esame è intensamente proseguita l'azione diretta a rendere il più
possibile omogenea ed incisiva l'iniziativa delle Procure del Distretto sugli aspetti più
insidiosi ed allarmanti della criminalità economica.
In quest'ottica ha ricevuto piena e costante applicazione il protocollo operativo
istituito per i fatti di bancarotta, che restano uno dei filoni principali dell'attività del gruppo
anche in considerazione della relativa crescita dei casi di fallimento per effetto della crisi
economica.
In questo contesto è emerso, come tema di particolare rilievo e novità,
l'applicazione all'amministratore di fatto delle norme in tema di confisca e sequestro
previste per le violazioni della normativa tributaria, a seguito della legge finanziaria del
2007; applicazione richiesta della Procura di Roma ed oggetto di prime favorevoli
decisioni da parte dei giudici.
.
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Relazione 2011
Va inoltre rilevato che le indagini sui fatti di bancarotta sono nella maggior parte
dei casi rese particolarmente complesse, oltre che dal tradizionale ricorso come
amministratori a "prestanome", anche da assetti societari caratterizzati dalla
moltiplicazione e dagli intrecci delle società appartenenti ad un medesimo gruppo o
costituenti gruppi di fatto; con la conseguenza che l'esigenza di ricostruire i reali
organigrammi delle società e degli effettivi gruppi societari implica lo svolgimento di
difficili investigazioni e rallenta notevolmente i tempi di definizione dei procedimenti.
Un notevole impegno dei magistrati del gruppo è stato profuso nell'affrontare le
peculiari problematiche riconducibili all'amministrazione di beni sottoposti a sequestro
preventivo (beni mobili ed immobili e soprattutto beni organizzati per l'esercizio di
imprese, azioni e quote sociali) nell'ambito di procedimenti caratterizzati da sequestri di
rilevantissima entità. Problematiche che solo di recente hanno ricevuto una più chiara
risposta con le norme della L. 15 luglio 2009 n. 94 che hanno tra l'altro novellato l‘art.
104 delle disposizioni di attuazione del c.p.p. ed introdotto il nuovo art. 104 bis disp. att.
c.p.p..
Nell'ambito della propria sfera di competenza, magistrati del gruppo "reati
economici" della Procura di Roma stanno trattando procedimenti estremamente delicati
e forieri di sviluppi di grande interesse nei quali la violazione delle disposizioni
antiriciclaggio risulta collegata a sistematiche violazioni della normativa in materia
finanziaria, tributaria e societaria.
Sono emersi collegamenti tra società fallite e società estere (soprattutto di
partecipazione anglosassone), prive di consistenza economica, ove far confluire, prima
delle pronunce di fallimento, le società italiane del gruppo, al fine di dissimulare, in
ciascuna compagine del sodalizio, il rapporto tra l'organo gestorio di fatto e quello di
diritto.
Appare evidente la pericolosità di tali gruppi criminali che, grazie ad una sofisticata
condotta, sono in grado di far letteralmente sparire dietro le cortine di società estere le
tracce di società italiane, che, dichiarate fallite in Italia, privano i creditori di ogni
possibilità di recupero.
Trattasi di società, confluite nella fase di decozione in Inghilterra, costituite in Italia
con falsi conferimenti, al sol fine di truffare numerosi operatori con richieste di forniture
per migliaia di euro.
Nel periodo di riferimento è intensamente proseguita l'azione diretta a rendere il
più possibile incisiva ed omogenea l'iniziativa della Procura di Roma sugli aspetti più
insidiosi ed allarmanti della criminalità economica.
In quest'ottica ha ricevuto piena e costante applicazione il protocollo operativo
istituito per i fatti di bancarotta, che restano uno dei filoni principali dell'attività del gruppo
anche in considerazione del rilevante numero dei casi di fallimento dovuti alla crisi
economica.
Va inoltre rilevato che le indagini sui fatti di bancarotta sono state rese, nella
maggior parte dei casi, particolarmente complesse, oltre che dal tradizionale ricorso
come amministratori a "prestanome", anche da assetti societari caratterizzati dalla
moltiplicazione e dagli intrecci delle società appartenenti ad un medesimo gruppo o
costituenti gruppi di fatto; con la conseguenza che l'esigenza dì ricostruire i reali
organigrammi delle società e degli effettivi gruppi societari ha implicato lo svolgimento di
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Relazione 2011
difficili investigazioni ed ha rallentato notevolmente i tempi di definizione dei
procedimenti.
Un notevole impegno dei magistrati del gruppo è stato profuso nell'affrontare le
peculiari problematiche riconducibili all'amministrazione di beni sottoposti a sequestro
preventivo (beni mobili ed immobili e soprattutto beni organizzati per l'esercizio di
imprese, azioni e quote sociali) nell'ambito di procedimenti caratterizzati da sequestri di
rilevantissima entità.
In particolare va segnalato, tra i procedimenti per fatti di bancarotta, che l'Ufficio
ha richiesto ed ottenuto otto misure cautelari per la bancarotta della società Agile srl
(procedimento penale n. 6368/10 RGNR) , individuando ingenti distrazioni ( tra cui la
distrazione della somma complessiva di Euro 11.179.989 a favore di soggetti fisici e
giuridici riconducibili al gruppo Omega S.p.A. e la distrazione di crediti della società,
ceduti a garanzia di obbligazioni assunte da soggetti riconducibili al gruppo Omega
senza corrispettivo, per un valore pari a 5.529.543 euro) ed una pluralità di operazioni
dolose, tra loro coordinate e teleologicamente orientate alla spoliazione di Agile srl,
consistenti nella cessione del ramo d'azienda IT da Eutelia S.p.A. ad .Agile srl , con
rappresentazione nel relativo contratto di condizioni false, che sovrastimavano le attività
e sottostimavano le passività; nella rinuncia a esigere crediti pertinenti al ramo di
azienda IT ( dei quali al 15.6.2009 era divenuta titolare Agile srl, consentendone - anche
attraverso l'omessa formale comunicazione ai debitori della modifica del soggetto attivo
dell'obbligazione - la riscossione da parte di Eutelia S.p.A. , senza alcun corrispettivo a
carico di Eutelia e senza accordi di restituzione, per un ammontare netto pari a Euro
7.691.933 fino al 23.10.09 e per un ammontare netto di Euro 1.904.521 nel periodo
successivo); nella rinuncia a esigere la somma di circa 1.400.000 Euro, pari al 40%
della restituzione del capitale sociale di Eunics Lab, deliberata in data 11.5.2009 ed
eseguita successivamente alla cessione del ramo d'azienda, e nel consentire che tale
somma fosse restituita a Eutelia S.p.A. –
Le indagini dei magistrati del gruppo "reati contro l'economia" hanno consentito di
individuare un fenomeno diffuso ed insidioso di evasione fiscale e di aggiramento della
normativa penale in tema di bancarotta. Indagini tuttora in corso che, in alcuni
procedimenti (ad es. il proc. n. 10287/10RGNR), hanno già determinato l'applicazione di
numerose misure cautelari.
Il meccanismo delinquenziale individuato si articola in diverse fasi.
La prima fase consistente nello "svuotamento" delle società operative attraverso
cessioni dei rami d'azienda costituiti da impianti, macchinari e rapporti di lavoro a titolo
apparentemente oneroso e trasferimento dei beni immobili, opifici, altri fabbricati e
terreni tramite scissione (senza oneri) a distinte società tra loro apparentemente terze
ma di fatto tutte appartenenti al medesimo gruppo imprenditoriale d'origine.
La seconda fase rappresentata dalla cessione delle quote rappresentative del
capitale sociale delle imprese collettive sulle quali continuano a gravare i debiti tributari,
mediante l'intestazione fittizia delle quote sociali e della carica di amministratore a
soggetti non italiani (persone giuridiche e .fisiche) che dispongono il trasferimento
all'estero della sede e di conseguenza determinano la cessazione della società sul
territorio italiano.
34
Relazione 2011
La terza fase concretatesi nella ricollocazione del patrimonio immobiliare presso la
capogruppo mediante fusione per incorporazione delle immobiliari neo-costituite.
L'obiettivo perseguito attraverso il percorso sinteticamente tracciato è, da un lato, la
sottrazione delle società al pagamento delle imposte e la garanzia per il gruppo
familiare o societario di riferimento del godimento dei beni aziendali e la conseguente
prosecuzione dell'attività d'impresa, e, dall'altro lato, la causazione dello stato di
devozione delle società originarie, che, una volta "spogliate" del proprio patrimonio e
della stessa attività di impresa (con la connessa aspettativa di generare in futuro
profitto, il cd avviamento), non sono più in grado di soddisfare in alcun modo le
obbligazioni assunte.
Con il corollario del trasferimento all'estero di tali ultime società nel tentativo di
sottrarle, dopo il decorso di un anno dalla cancellazione dal registro delle imprese, alla
declaratoria di fallimento in Italia e di esentare gli amministratori dal procedimento per
fatti dì bancarotta. Tentativo che potrà essere frustrato solo ove si affermi e si
generalizzi una giurisprudenza che individua i trasferimenti all'estero del tipo sin qui
descritto come atti posti in essere in frode alla legge, inidonei a scongiurare la
dichiarazione di fallimento.
Di particolare rilievo, nell'attività del gruppo di lavoro, le iniziative assunte in
relazione al rilascio di 'false fideiussioni", che hanno dato vita a procedimenti ed a
numerose richieste di misure cautelari adottate dal GIP.
In particolare nel procedimento n. 59974/09 R.G.N.R., nei confronti di 20 persone,
prendendo le mosse dal fallimento di una società, si è giunti ad individuare una realtà
illecita assai più estesa di bancarotte pilotate che si sono ripetute secondo uno schema
delittuoso articolato in diverse fasi: avvio di un'attività abusiva di rilascio di polizze
fidejussorie da parte di società controllate mediante vari prestanome; costante
drenaggio di risorse da tali società verso impieghi del tutto estranei agli interessi ed
all'attività delle stesse; abbandono delle società fino al fallimento delle stesse.
Del pari nel procedimento n. 44235/07 RGNR R.G.N.R. nei confronti di 36 indagati
sono state individuate numerose società aventi quale scopo l'esercizio abusivo
dell'attività di intermediazione finanziaria consistente nel rilascio e vendita di polizze
fideiussorie; attività resa possibile da false comunicazioni all'organo di vigilanza
concernenti società in realtà prive delle garanzie patrimoniali previste dalla legge, con
fittizia tenuta della contabilità fiscale, e diretta, in definitiva, all'appropriazione del denaro
così illecitamente ottenuto ed infine al reimpiego dello stesso mediante l'uso di false
fatture e documentazione fiscale e contabile artefatte destinate ad occultarne la
provenienza e renderne possibile il successivo reimpiego.
Nell'ambito del procedimento n. 53687/07 RGNR nei confronti di 21 persone
indagate per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e corruzione,
sono state individuate una serie di condotte delittuose, connesse all'erogazione alle
imprese di fondi destinati ad incentivare l'utilizzo e la diffusione di procedure
informatiche e sono state richieste misure cautelari , poi adottate dal GIP.
Il modello normativo - che prevedeva una erogazione di incentivi materialmente
gestita dal Mediocredito Centrale, quale concessionario del Ministero dello Sviluppo
Economico, già Ministero delle Attività Produttive, sulla base di parametri fissati dal
Ministero stesso in apposite circolari - è risultato profondamente alterato, perché alcune
35
Relazione 2011
persone, collocate in posti-chiave, hanno sfruttato la loro posizione nell'ambito di MCC e
del Ministero per gestire i fondi pubblici con finalità del tutto estranee a quelle previste
dalla legge e ovviamente improntate al perseguimento di vantaggi privati.
Con la conseguenza che lo stanziamento del Ministero - pari a circa 64 milioni (59
+ 5 di compensi a MCC - è stato di fatto stato incamerato da specialisti
dell'intermediazione (che in realtà sono i veri beneficiari dell'intera operazione) per il
30/35% delle somme stanziate, vale a dire circa 20 milioni mentre vi è stato uno
sviamento doloso di fondi verso imprese che non avrebbero avuto diritto di fruire degli
incentivi è stato (limitatamente alla "franche" di incentivi sinora oggetto di indagine ) di
almeno altri 10 milioni.
Ulteriori 20/25 milioni di Euro (10/15 al netto delle intermediazioni) sono stati infine
erogati sulla base di dichiarazioni da ritenere largamente mendaci.
Si è in definitiva realizzato un colossale sviamento di risorse pubbliche, reso
possibile dalla collusione di un ex funzionario del Ministero e di alcuni responsabili di
MCC con una serie di consulenti delle imprese, attraverso accordi finalizzati a
massimizzare le erogazioni per le imprese assistite da quei consulenti, nonché
attraverso la realizzazione di una copiosa serie di atti falsi.
Particolare impulso ha ricevuto l'attività di contrasto dei reati di falsificazione ed
utilizzazione fraudolenta di carte di credito. Reati che da un lato hanno fatto registrare
una forte crescita e, dall'altro, risultano sempre più caratterizzati da modalità di
esecuzione differenziate, insidiose e difficili da contrastare.
Al fine di rendere più efficace e tempestiva l'attività della Procura di Roma su
questo versante sono stati instaurati positivi rapporti di collaborazione con il Ministero
dell'Economia (presso cui è stata avviata una banca dati delle operazioni sospette) ed è
stato costituita, sempre nell'ambito del gruppo di lavoro, una unità particolare composta
da tre magistrati con il compito di coordinare le indagini sui fenomeni più corposi e
complessi e di intrattenere continui rapporti con le polizie specializzate in questa materia
e segnatamente con il Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza .
Va segnalata in questo contesto l'iniziativa della Procura di Roma e dei Carabinieri
che ha consentito di giungere alla individuazione di una associazione a delinquere
avente come programma criminoso la falsificazione ed utilizzazione fraudolenta di carte
di credito. Programma realizzato attraverso una complessa triangolazione
internazionale consistente nell'acquisizione in Inghilterra di codici di carte di credito
utilizzate presso grandi magazzini, la successiva vendita di tali codici a soggetti operanti
in paesi dell'Est europeo ed il trasferimento finale di essi a persone operanti in Italia che
hanno provveduto alla materiale fabbricazione di false carte di credito ed hanno poi
organizzato su vasta scala la spedita delle stesse in numerosi punti vendita.
In questo contesto vanno segnalate le indagini su complessi casi di manipolazione
del mercato che, per il tipo di società, coinvolte e l'entità degli interessi in gioco, hanno
richiamato l'attenzione dell‘opinione pubblica.
Ci si riferisce, in particolare, ai due procedimenti per attività di manipolazione del
mercato compiute in occasione della procedura di vendita di Alitalia ( nei quali sono
state presentate richieste di rinvio a giudizio degli indagati) ed al procedimento, tuttora
in corso, relativo agli interventi effettuati in ordine alla società calcistica Roma.
36
Relazione 2011
Sempre nell'ottica dell'attenzione ai fatti-reato incidenti sul trasparente
funzionamento del mercato e del contrasto ad illecite manovre speculative, è stato
avviato un procedimento per il reato di cui all‘art. 501 bis c.p. (Manovre speculative su
merci) in relazione ad un caso di costituzione di un "cartello" tra imprese per la
fissazione del prezzo della pasta.
Una segnalazione a sé stante merita anche il procedimento originato dalle
dichiarazioni di insolvenza delle società del gruppo Alitalia che sta impegnando un pool
di tre magistrati ed il Procuratore aggiunto coordinatore del gruppo " reati economici" .
Grazie alla stretta collaborazione con il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di
Finanza i magistrati impegnati nel procedimento stanno operando per ricostruire le
complesse vicende economiche del gruppo nell'arco dell'ultimo decennio e per
individuare eventuali condotte dissipative e/ o distrattive poste in essere dagli
amministratori che si sono susseguiti nella direzione delle società del gruppo.
Sono stati inoltre proseguiti gli incontri con i responsabili delle Autorità operanti nel
settore dell'economia ( segnatamente la Consob e la UIF ) al fine di realizzare le forme
di collaborazione operativa prevista dall'ordinamento e con i dirigenti delle diverse unità
specializzate della Guardia di finanza ( Polizia valutaria, Polizia tributaria, Nucleo
Speciale tutela Mercati) per garantire efficienza ed incisività dell'attività investigativa.
Sotto il profilo interno va ricordato che tra i magistrati del gruppo specializzato si è
verificato un costante e proficuo scambio di informazioni, di punti di vista e di
esperienze professionali nelle periodiche riunioni del gruppo di lavoro convocate dal
Procuratore aggiunto che coordina il gruppo.
Infine l'apposizione del visto da parte del Procuratore aggiunto, su delega del
Procuratore della Repubblica, sulle richieste di rinvio a giudizio e di archiviazione per
tutti i reati c.d. specializzati ha consentito di verificare in concreto il rispetto delle linee di
azione e delle determinazioni frutto della riflessione collettiva.
Per quanto riguarda il Circondario Alla Procura di Tivoli sono stati riscontrati nel
tessuto economico sociale del territorio variegati fenomeni attinenti la criminalità
economica che costituiscono settori economici illegali di particolare rilevanza.
Numerosi sono i procedimenti aventi ad oggetto bancarotte fraudolente "pilotate",
effettuate previa acquisizione mirata di aziende idonee. Tramite queste vengono
perpetrate truffe di ingentissimo ammontare utilizzando l'attività di società che al termine
vengono irrimediabilmente portate a morte commerciale ed economica.
Tali attività sono gestite da soggetti spesso non residenti o stanziali nel territorio
ma che impiantano nella zona tiburtina (in area Guidonia Montecelio soprattutto), per un
periodo strettamente necessario a perpetrare gli illeciti, la sede dei loro interessi
criminali, per poi dileguarsi senza lasciare alcuna traccia.
Spesso accade che tale genere di delitti contro il patrimonio ed i conseguenti reati
fallimentari trovano idonea e fertile possibilità di attecchimento proprio per la presenza
del Centro Agroalimentare dove nascono e sorgono ditte di comodo le quali,
approfittando di circostanze di tempo e luogo e delle dinamiche commerciali legate
all'import-export di prodotti agroalimentari, consumano truffe ai danni di fornitori
internazionali, rendendosi poi insolventi e trasferendo le loro sedi all'estero.
Significativo in questo ambito è il procedimento che riguarda l'attività dei
responsabili di una ditta, presso i nuovi mercati generali di Guidonia Montecelio, che ha
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Relazione 2011
consumato numerose ed ingenti truffe soprattutto nei confronti di imprese spagnole
acquistando grosse partite di prodotti alimentari per poi rendersi insolvente e trasferire
la sede in territorio ucraino rendendo di fatto impossibile richiederne il fallimento e la
conseguente bancarotta.
Per quanto riguarda l'usura il fenomeno dell'erogazione e gestione dei
finanziamenti usurari interessa capillarmente la vita economica del territorio, soprattutto
le fasce maggiormente urbanizzate come quelle di Tivoli, Guidonia e Monterotondo,
tanto da generare un vero e proprio sistema alternativo del credito.
Tale attività criminosa è diffusa, oltre che nell'ambito nelle imprese edili, in quelle
commerciali, soprattutto nell'attività che viene svolta nel Centro Agroalimentare di
Roma.
La vastità del fenomeno può trovare spiegazione in diverse ragioni che vanno
dalla sedimentazione storica del fenomeno, che data da tempi remoti e che vede
un'offerta di mercato alla quale è possibile accedere con estrema facilità, o ancora nella
presenza diffusa di piccole e medie artigiane e commerciali, sovente interessate da
fenomeni di crisi di mercato, e comunque nella presenza di livelli di incultura
economico-finanziaria, tali da ingenerare il convincimento che l'opzione di ricorrere al
finanziamento da privati, pur a costi elevatissimi, sia una prospettiva sostanzialmente
positiva ai fini della risoluzione di problemi finanziari legati sia alla gestione e alla
sopravvivenza dell'impresa.
Va ricordato che indagini effettuate negli anni passati hanno evidenziato
l'operatività nei Comuni di Morlupo, Castelnuovo di Porto, Rignano Flarninio e Capena
di un gruppo di soggetti segnalati quali attivi nel settore dell'usura del riciclaggio e del
traffico di stupefacenti e ritenuti contigui alle organizzazioni criminali di origine
calabrese, attive nel territorio di Reggio Calabria. Il relativo procedimento è attualmente
nella fase dibattimentale.
Nel contesto delle indagini avviate per fatti di usura va segnalato, per la
potenzialità esplosiva dell'ordigno usato, l'attentato intimidatorio avvenuto in San
Cesareo il 24.03.2009 all'interno di una palazzina dove abita un operatore finanziario le
cui dichiarazioni all'inizio dell'attività di indagine avevano indotto gli organi inquirenti a
formulare ipotesi di natura estorsiva ed usuraria. Invero dalla complessa attività
investigativa è emerso che la presunta persona offesa ha scientemente cercato di
indurre in errore gli organi investigativi simulando di essere una vittima di usura. Lo
stesso al fine di realizzare i suoi scopi illeciti, presentandosi come promotore finanziario
si faceva consegnare ingenti somme dì denaro liquido da clienti ai quali prospettava ed
assicurava proficui rendimenti economici a seguito di ipotetici investimenti in realtà mai
effettuati, ponendo in tal modo in essere varie truffe, appropriazioni indebite e falsità.
Nel periodo di riferimento, presso la Procura di Tivoli sono stati iscritti nr. 144
procedimenti per violazioni delle disposizioni in materia tributaria. Sul fronte dei reati
tributari si segnalano molti procedimenti per cosi dire "seriali" aventi ad oggetto omessi
pagamenti di IVA o ipotesi di omesse o infedeli dichiarazioni dei redditi. Tipici sono
alcuni procedimenti attinenti di ipotesi truffa IVA ai danni dell'erario c.d. carosello.
Costante appare il flusso di notizie di reato provenienti dalla Guardia di Finanza e,
in minor misura, dalle Agenzie delle Entrate. Non di rado ci si imbatte in "società
cartiere", costituite solo per l'utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, soprattutto
38
Relazione 2011
nell'area di Monterotondo dove insiste tradizionalmente l'impresa edile. Da segnalare un
procedimento che concerne una serie di società, una delle quali con sede in
Monterotondo, apparentemente fantasma (sedi sociali inesistenti, nominativi e
documenti di identità fasulli), che però risulterebbero aver fatto transitare sui conti
correnti aperti con le false generalità denaro contante per svariate migliaia di euro.
Non risultano esser state presentate dichiarazioni dei redditi ed i soggetti
sarebbero pertanto qualificabili come evasori totali.
In realtà non vi è stata alcuna attività commerciale sottesa ma l'operazione è
servita per l'investimento di denaro che mediante emissione di una serie di false fatture
e la creazione di questa apparenza di imprese, è stato in tal modo ripulito.
Appare ricollegabile a tale sistema criminale finanziario l'esistenza una serie di
bancarotte fraudolente a monte i cui proventi illeciti, frutto della mungitura delle casse
sociali, sono confluiti sui conti delle imprese fantasma per poi essere definitivamente
dirottati in contanti a beneficio di ignoti beneficiari.
In virtù del combinato disposto dall'art. 52,1°, 2° e 3 ° comma del D.P.R.
26.10.1972, nr. 633, istitutivo dell'imposta sul valore aggiunto e dell'art. 33 del D.P.R.
29.09.1973 nr. 600 regolante l'accertamento delle imposte sui redditi, la Procura di
Tivoli ha istituito dal 23.09.2009 un protocollo accessi fiscali.
In aumento rispetto a quello evidenziato nella relazione per il 2009, il numero dei
reati di bancarotta nel Circondario di Viterbo (+ 83 %).
In generale, i procedimenti in materia di bancarotta e società vengono affrontati
secondo il doppio strumento delle ricostruzioni tecnico-contabili e della raccolta di
dichiarazioni di soggetti coinvolti.
L'organizzazione dell'Ufficio ed il raccordo con la polizia giudiziaria della Sezione
e dei Servizi esterni, nonostante l'oggettiva complessità dei procedimenti in questione e
la mole della documentazione da valutare, ha reso possibile la tempestiva evasione
delle indagini con apprezzabili riscontri nella fase di giudizio.
Occorre, però, precisare che le denunce per il reato di usura, e i relativi
procedimenti, per effetto della vigente disciplina del c.d. modello a tasso prefissato, si
riferiscono a due fenomeni diversi fra loro.
Parte dei procedimenti riguardano le denunce nei confronti di istituti bancari e di
operatori finanziari abilitati; i profili penali attengono al superamento della soglia legale
degli interessi: si tratta di ipotesi i cui esiti processuali sono in genere negativi, perché le
operazioni vengono poi a risultare sostanzialmente conformi ai parametri legali.
Altra e più significativa parte dei procedimenti si riferisce a fatti di usura
tradizionale nell‘ambito dei quali, attraverso le usuali forme di prestito usuraio (prestito a
fermo, cambio assegno, prestito a scalare) risultano praticati tassi nella misura del 10%
con picchi sino al 20%.
Il fenomeno può considerarsi in gran parte sommerso per i legami di sudditanza
normalmente intercorrenti tra vittima e finanziatore che fanno da remora alla
presentazione di denunce. Il fenomeno ha mantenuto, per quanto emerge dai fatti
oggetto di denuncia, gli usuali caratteri: le attività di prestiti ad usura risultano esercitate,
in modo diffuso sul territorio, da soggetti che normalmente operano in modo autonomo
tra loro; risultano rari gli episodi che vedono coinvolti soggetti estranei al tessuto locale;
l'usura è talvolta accompagnata di episodi di estorsione finalizzati alla riscossione
39
Relazione 2011
violenta dei proventi usurari; l'autore del reato è frequentemente un soggetto recidivo
specifico, a conferma che il delitto tende a manifestarsi con caratteri di abitualità; le
vittime sono generalmente operatori economici, per lo più commercianti. Il fenomeno
può considerarsi presente nell'ambito delle comunità straniere, anche se le denunce
provenienti da stranieri rimangono episodiche e poco significative.
Si conferma l'utilità delle misure di sostegno delle vittime del reato previste dalla
legge 108/1996 che, attraverso forme di elargizioni finanziarie, favoriscono la
collaborazione delle vittime. E' risultato efficace, per la più fluida e rapida definizione
delle richieste di sostegno da parte delle vittime dei reati di usura ed estorsione, il
protocollo di intesa sottoscritto il 28.4.2008 tra la Procura della Repubblica e la
Prefettura di Roma.
Per quanto riguarda i profili patrimoniali rimane confermata l'efficacia degli
strumenti della confisca per equivalente prevista dall'art. 644 ultimo comma C.P. e della
speciale forma di confisca obbligatoria prevista dall'art. 12 sexies D.L. 8.6.1996 n. 306,
convertito nella legge 7.8.1992 n. 356.
9. Frodi Comunitarie e criminalità informatica.
Pressoché stabile è il dato concernente le frodi comunitarie. Per tali frodi si è
dato corso allo strumento — particolarmente efficace — del sequestro per equivalente
e, se commesse nell'ambito di società, anche all'iscrizione delle stesse per la
responsabilità amministrativa ex D.Lgs. 231/2001.
Da qualche anno la Procura di Roma ha organizzato un gruppo di lavoro
specializzato nei reati sinteticamente denominati di ―illecita interferenza‖,
attribuendovi, oltre all‘originario delitto di cui all‘art. 615 bis C.P. (interferenze illecite
nella vita privata), le fattispecie previste dal testo unico sul trattamento dei dati
personali e i reati di criminalità informatica (accessi abusivi, danneggiamenti, falsi e
frodi sui sistemi informatici).
Dal settembre 2008 - per effetto delle innovazioni legislative introdotte dalla
legge 18 marzo 2008 n. 48 e della crescente mole e complessità dei reati
informatici - il gruppo, allo stato composto da cinque magistrati e coordinato da un
Procuratore Aggiunto, ha ricevuto la nuova e più comprensiva denominazione
"Criminalità informatica e interferenze illecite nella vita privata".
La competenza del gruppo è stata inoltre aggiornata e ridefinita prevedendo
che ai suoi componenti spettino le indagini relative ai seguenti reati:
a) reati previsti dalla legge 23 dicembre 1993 n. 547 e dalla legge 18 marzo 2008
n. 48 nonché in generale reati che hanno ad oggetto i sistemi di comunicazione
e le interferenze nella vita privata;
b) fattispecie ex artt. 392 ult. cpv., 420, 2^ e 3^ comma , 491 bis, 495 bis, da 615
bis 617 sexies (art. 623 bis), 619, 620, 635 bis, 635 ter, 635 quater, 635
quinquies , 640 ter, 640 quinquies c.p.; (sono però attribuite al gruppo "reati
contro la personalità dello Stato" le ipotesi di accesso abusivo a sistemi
40
Relazione 2011
informatici o telematici riguardanti i sistemi di interesse militare o relativi
all'ordine pubblico o alla sicurezza pubblica ex art. 615 ter , 3 comma, c.p.);
c) reati previsti dal codice in materia di protezione dei dati personali di cui al d .lgs.
30 giugno 2003 n. 196,
d) i reati dì " ingiuria, molestie , minacce, sostituzione di persona, diffama zione a
mezzo di sistemi in/Omettici e telematici ( posta elettronica, Internet )''.
Per tali fattispecie, infatti, si pone con frequenza l'esigenza di indagini
specializzate rivolte ad individuare la fonte da cui promana l'attività illecita
(indirizzi di posta elettronica, siti , relativi providers etcc), così come si pone
l'esigenza di un'azione coerente e coordinata della Procura indirizzata a
promuovere la formazione di indirizzi giurisprudenziali chiari su temi tuttora aperti
e talora oggetto di pronunce di segno differente.
In ordine alle ipotesi di immissione nelle rete Internet di frasi offensive e/o di
immagini denigratorie si rileva che esse sono in linea di principio sicuramente
riconducibili alla fattispecie del delitto di diffamazione commesso attraverso il
peculiare "mezzo di pubblicità" della rete ( art. 595, comma 3, c.p.).
L'astratta riconducibilità della diffusione tramite Internet di immagini e/o di
messaggi offensivi della reputazione allo schema giuridico del reato di
diffamazione non ha però significato ignorare né le specificità della comunicazione
in rete né le differenze ravvisabili tra tale forma di comunicazione e quelle
tradizionali. Specificità e differenze già più volte sottolineate dalla Suprema Corte,
da ultimo nella sentenza n. 35511 del 16 luglio 2010 della V Sezione penale della
Corte di Cassazione, che ha posto l'accento proprio sulla "eterogeneità della
telematica rispetto agli altri media sinora conosciuti".
In quest'ottica il gruppo di lavoro ha proceduto ad analizzare la circostanza
che l'enorme mole di messaggi immessi in rete ha l'effetto di dar vita agli occhi
degli utenti della rete una sorta di "desensibilizzazione oggettiva" dei messaggi
stessi che impone un vaglio particolarmente penetrante all'atto di individuarne la
reale valenza diffamatoria.
Con la conseguenza che lo spazio della repressione penale in ordine ai
messaggi internet appare dunque circoscritta a quei messaggi offensivi che - per
essere connotati dalla precisa e dettagliata esposizione ed attribuzione di fatti
determinati e per essere immediatamente attribuibili ad un soggetto determinato
che non si nasconde dietro ad uno pseudonimo o ad un nomignolo di fantasia superino la soglia di elevata ―desensibilizzazione oggettiva" propria della
comunicazione via internet e risultino perciò realmente in grado di ledere l'altrui
reputazione.
Inoltre il gruppo di lavoro ritiene utile favorire, attraverso adeguate
argomentazioni ed eventualmente anche attraverso la proposizione di eccezione
di legittimità costituzionale, un orientamento giurisprudenziale che, per le
diffamazioni a mezzo della rete, individui la competenza territoriale con riferimento
al luogo di residenza della persona offesa e non, come ora avviene, con
riferimento ai criteri di cui all'art. 9, comma 2, c.p.p..
Come è noto le attribuzioni del Procuratore della Repubblica distrettuale
nella materia dei reati informatici ex art. 615 ter, 615 quater, 615 quinquies, 617
41
Relazione 2011
bis, 617 ter, 617 quater, 640 ter, 640 quinquies del codice penale sono oggi
regolate - a seguito delle leggi 18 marzo 2008, n. 48 e n. 125 del 2008 - dall'art.
51, comma 3 quinquies, c.p.p. (aggiunto dall'art. 11 della legge n. 48 del 2008) ,
norma che ha attribuito le funzioni di pubblico ministero nelle indagini preliminari e
nei procedimenti di primo grado ai magistrati dell'ufficio del pubblico ministero
presso il tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice
competente.
Alla c.d. distrettualizzazione delle indagini ha poi fatto seguito la nuova
disciplina dettata dall'art. 328, comma 1 quater , c.p.p. comma aggiunto dal dl n.
92/2008 conv. nella legge n. 125 del 2008) che, in ordine ai reati di cui in oggetto,
ha assegnato le funzioni di giudice per le indagini preliminari e le funzioni di
giudice per l'udienza preliminare ad un magistrato del tribunale del capoluogo del
distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente.
Con la conseguenza che, in tema di reati informatici, i magistrati della
Procura di Roma sono chiamati a svolgere le indagini nell'intero distretto e che a
Roma sono concentrate le funzioni di giudice per le indagini preliminari e quelle di
giudice per l'udienza preliminare, mentre i procedimenti ordinari continueranno a
svolgersi dinanzi al giudice del distretto competente per territorio secondo le
normali regole sulla competenza per territorio.
Al fine di adottare efficaci soluzioni per fronteggiare questa peculiare
situazione e di evitare costose trasferte dei magistrati del gruppo nelle sedi del
distretto ove si celebrano processi per reati informatici, si è stabilito:
a) l'affidamento, ai sensi dell'art. 51 comma 3 ter c.p.p., delle funzioni di pubblico
ministero di udienza nei procedimenti per i suindicati reati informatici ad un
magistrato designato dal Procuratore della Repubblica presso il giudice
competente, con la sola eccezione dei procedimenti di particolare complessità
per i quali il Procuratore distrettuale abbia preventivamente segnalato
l'opportunità della trattazione da parte di un magistrato di un gruppo
specializzato operante presso la Procura di Roma;
b) un protocollo relativo alla gestione delle citazioni davanti ai Tribunali del
Distretto a norma dell'art. 51 co. 3 quinquies c.p.p..
Di particolare rilievo sono le indagini finalizzate alla repressione di casi di
trattamento illecito di dati personali (art. 167 del D. L. 30 giugno 2003 , n. 196 "
Codice in materia di protezione dei dati personali") nelle loro diverse forme di
manifestazione: trattamento illeciti di dati personali, di dati identificativi, di dati
sensibili e di dati giudiziari da parte di privati, acquisizione e trattamento illeciti dei
suddetti dati da parte di pubblici ufficiali o di incaricati di pubblico servizio operanti
al di fiori dei confini propri delle loro funzioni e dei loro compiti
Su questo versante si è avuto modo di dedicare particolare cura nel seguire i
diversi orientamenti emersi in seno al giudice di legittimità sull'applicabilità o meno
della norma incriminatrice ex art. 615 ter c.p. all'ipotesi di funzionari infedeli
addetti ad archivi informatizzati che abbiano indebitamente acquisito informazioni
cui era loro vietato l'accesso.
In quest'ambito, inoltre sono state affrontate anche problematiche particolari
relative al caso di trattamento illecito di dati da parte dì ausiliari dell' autorità
3
42
Relazione 2011
giudiziaria indagati per aver varcato i limiti delle funzioni stabilite dalla legge ed i
compiti fissati dai singoli incarichi loro assegnati.
Specifica attenzione è stata e viene tuttora dedicata ad una serie di insidiose
fattispecie truffaldine di ingiustificato addebito su utenze telefoniche private del
costo di inesistenti e fittizi contatti telefonici con particolari "numerazioni"
(destinate alla fornitura di servizi di varia natura) , anche se nella maggior parte
dei casi la ridotta entità degli addebiti non giustifica le difficoltà tecniche e le
spese proprie delle indagini ed induce a desistere dal compiere attività
investigative di esito comunque incerto.
Nella maggior parte dei casi si è scelto di raggruppare i procedimenti
connotati da dati tecnici omogenei (tipologia delle numerazioni oggetto dei
presunti contatti, soggetti gestori ecc.) affidando a ciascun Sostituto del gruppo di
lavoro gruppi di procedimenti analoghi e confrontando, nel corso delle riunioni del
gruppo di lavoro, le principali emergenze ed esigenze investigative.
Lo sviluppo tecnico e la amplissima diffusione di strumenti di ripresa visiva e
sonora hanno moltiplicato le possibilità di procurarsi indebitamente notizie o
immagini attinenti alla vita privata, svolgentesi nei luoghi indicati nell'art. 614 c.p.,
cosi come hanno moltiplicato le occasioni di rivelazione e diffusione delle notizie e
delle immagini illecitamente ottenute.
Inoltre l'attività informativa realizzata in forme e con modalità illecite rischia di
sfociare in ulteriori e più gravi illeciti e di dar vita a forme di intimidazione, ricatto,
diffamazione e calunnia capaci di inquinare e condizionare la vita privata e
pubblica.
Il contrasto e la repressione di tali illeciti ha assunto perciò oggettiva e
crescente rilevanza ed ha comportato l'impegno dei magistrati del gruppo tanto
nella discussione sui casi particolari quanto nell'iniziativa giudiziaria diretta alla
repressione di tali fatti reato allo scopo di delineare valide linee di condotta
dell'Ufficio.
Nell'ambito del gruppo di lavoro sono stati diffusi modelli dei principali
provvedimenti del pubblico ministero, aggiornati alla luce della legge 18 marzo
2008 n. 48 , in modo da garantire che l'Ufficio operi in termini coerenti , omogenei
ed incisivi in un settore caratterizzato da complessi problemi tecnici e nel quale la
salvaguardia della genuinità e validità della prova va realizzata unendo
consapevolezza tecnica e competenza giuridica.
Costante è inoltre la cura nel mantenere i contatti con i dirigenti delle diverse
unità di polizia specializzate operanti nel settore della criminalità informatica e nel
seguire l'attività ispettiva e di denuncia del Garante per la tutela dei dati personali,
con il quale l'Ufficio della Procura di Roma ha in passato avviato e mantiene
rapporti di collaborazione.
10.
Estradizione ed assistenza giudiziaria;
applicazione del mandato di arresto europeo.
Casi di
43
Relazione 2011
In materia si è già avuto modo di rilevare, nella relazione dello scorso anno,
che il settore dell‘attività internazionale di cooperazione ed assistenza giudiziaria
ha assunto un sempre maggiore rilievo nell‘ambito del lavoro dell‘Ufficio, sia per
quantità di casi trattati sia soprattutto per complessità degli stessi.
L‘importanza assunta da tale materia già aveva indotto in passato l‘Ufficio a
dotarsi di un gruppo specializzato di Sostituti Procuratori Generali,
permanentemente delegati a trattare la stessa materia.
Ma ora che l‘incidenza del lavoro di tale settore è cresciuta ed il trend
appare destinato ad ulteriore incremento, si è ha anche ritenuto necessario
creare uno specifico coordinamento del gruppo, designando all‘uopo un Sostituto
Procuratore Generale e disponendo anche che all‘udienza dinanzi alla Sezione
della locale Corte di Appello – alla quale sono devolute in via esclusiva le
procedure in oggetto – vengano designati a partecipare, in rappresentanza
dell‘Ufficio, solo i Sostituti Procuratori Generali del gruppo specializzato.
Quanto sopra vale di per sé a testimoniare l‘impegno crescente che ha
richiesto – e si ritiene richiederà vieppiù in futuro – la materia dell‘assistenza
giudiziaria internazionale alla Procura Generale di Roma.
Alle ragioni obiettive di crescita delle procedure – riscontrabili
verosimilmente anche in altri Uffici di Procura Generale e legati essenzialmente
alla sempre maggiore diffusione di indagini e procedimenti con implicazioni
transnazionali, nonché alla più estesa padronanza di istituti nuovi quali il Mandato
di Arresto Europeo - per la Procura Generale di Roma si aggiungono e si
sommano motivi peculiari di incremento del lavoro.
Ci si riferisce, a quest‘ultimo riguardo, a procedure di competenza proprie di
quest‘Ufficio, quali quelle relative ad imputati e condannati dal Trib unale
Internazionale per i crimini di guerra nei territori della ex Iugoslavia e in Ruanda,
che hanno dato luogo a richieste rogatoriali ed a procedure di trasferimento di
condannati.
In particolare, con riguardo a questi ultimi si sono posti problemi di non
facile soluzione, a legislazione vigente, per consentire al Tribunale Internazionale
di poter ricevere – conformemente all‘obbligo assunto dall‘Italia con la ratifica
dell‘Accordo – tempestive informative in ordine ai benefici di ordinamento
penitenziario applicabili ai condannati trasferiti in Italia, al fine di poter
eventualmente esercitare la facoltà di disporre il ritrasferimento dei medesimi
condannati.
Il problema è così complesso, da avere indotto l‘Ufficio – oltreché ad
investire il Ministero della Giustizia per le valutazioni di competenza – anche a
sollecitare la collaborazione delle altre Procure Generali relativamente ai
condannati rientranti nella competenza territoriale dei rispettivi Tribunali di
Sorveglianza.
Oggi a distanza di un anno, deve rilevarsi, da un canto, che le previsioni
formulate in quella sede erano del tutto fondate e, dall‘altro, che le risorse umane
disponibili, condizionano fortemente la capacità di risposta a detta domanda di
giustizia.
44
Relazione 2011
L‘incremento del lavoro in materia internazionale è un dato che va ben al di
la del semplice dato statistico, pur di per sé eloquente. Si consideri, ad esempio,
che le sole procedure di assistenza giudiziaria internazionale hanno fatto
registrare una impennata dai 288 casi del 2009 ai 458 del 2010! Analogamente
deve dirsi per quel che attiene alle procedure di estradizioni, che dalle precedenti
79 sono cresciute a ben 91 casi.
Se, poi, si considera che tra le rogatorie sopra indicate si annoverano
talune procedure di eccezionale rilievo, quali – per fare un solo significativo
esempio – quelle connesse alle competenze del Tribunale penale internazionale
per i crimini di guerra, ove è in corso come noto il processo Karadzic, è agevole
comprendere come il dato statistico sia solo uno degli indici, e neanche il più
significativo, da considerare.
Solo in apparente controtendenza è il dato inerente i mandati di
arresto europei (da 163 a 138, quelli passivi ; da 11 a 6 , quelli attivi), poiché la
complessità delle singole procedure ( si vedano, in particolare, quelle inerenti reati
di terrorismo ), l‘impegno connesso alla diffusione delle ricerche (aumentate da
70 a 95) ed agli altri adempimenti, gravano considerevolmente, ed in misura
crescente sull‘Ufficio.
Sull‘altro versante dianzi accennato, merita di essere segnalato come
a questo crescente impegno deve farsi fronte con risorse umane sensibilmente
ridotte, tanto che, di qui a breve, il gruppo di magistrati addetti alla materia in
oggetto vedrà dimezzata la propria consistenza, per effetto dei numerosi
pensionamenti.
11. Intercettazioni telefoniche e ambientali.
Il necessario ricorso alle intercettazioni telefoniche e ambientali, la cui
efficacia per l‘acquisizione delle prove è incontestabile, è stato limitat o ai casi più
rilevanti soprattutto al fine di contenere i costi dei servizi.
Riportandosi alle tabelle di spesa in materia di intercettazioni note al
Ministero della Giustizia, il Procuratore della Repubblica di Roma nella
segnalazione dello scorso anno aveva già avuto modo di sottolineare che ormai
da anni il suo ufficio spende meno, a parità di numero di intercettazioni delle altre
Procure d‘Italia, precisando che tra le regole organizzative interne è stato previsto
che dopo 60 giorni dall‘inizio delle intercettazioni l‘eventuale richiesta di proroga
deve essere sottoposta al ―visto‖ del Procuratore Aggiunto di riferimento .
Va segnalato il dibattito sulle innovazioni della disciplina delle intercettazioni
telefoniche e dell'acquisizione dei dati di traffico telefonico e, più in generale,
dell'accesso alle banche dati a fini di indagine. L'evolversi delle concrete
dinamiche criminali,
particolarmente in tema di terrorismo, e la concreta
esperienza delle investigazioni inducono ad esaltare la natura delle predette
attività in termini di investigazioni ad alta tecnologia, come tali complesse e di
svolgimento repentino, piuttosto che di tipizzate e statiche acquisizioni probatorie
cui è sistematicamente preordinato il controllo diretto del Giudice; in questo senso
45
Relazione 2011
la massima garanzia del controllo da parte del Giudice per le Indagini Preliminari
dovrebbe restare limitata ai controlli sui contenuti delle comunicazioni
(intercettazioni di conversazioni telefoniche, telematiche, ambientali), lasciando
alla corretta dialettica di legalità procedimentale tra il Pubblico Ministero e la
Polizia Giudiziaria ovvero anche all'attività di indagine difensiva - lo svolgimento di
quei veri e propri percorsi investigativi in cui consistono le interrogazioni di banche
dati e quindi l'elaborazione e il raffronto dei dati stessi. Le più rigorose misure che
si intendessero adottare a tutela dei dati personali e della stessa reputazione
dell'indagato e dei terzi coinvolti nelle indagini non sono necessariamente da
ricondurre al ruolo di garanzia del Giudice, primariamente deputato a governare
l'acquisizione della prova e l'effettività del contraddittorio. Al contrario, ulteriori
procedure autorizzatorie concentrate sul Giudice per le Indagini Preliminari,
coinvolgendolo nelle scelte investigative, ne inquinerebbero il ruolo di terzietà,
riducendo nel contempo la tempestività e l'agilità e quindi ancora l'efficacia delle
investigazioni. L'esperienza consente in particolare di affermare che solo lo
sviluppo incrociato di dati agilmente acquisiti in diversi compendi informatizzati
può consentire di pervenire ad individuare un utile indirizzo investigativo, in fondo
al quale potrà raggiungersi un concreto risultato probatorio.
Valgano dunque le innovative norme della legge di ratifica della convenzione
di Budapest sulle indagini informatiche a tutela della
incontrovertibilità e
verificabilità delle acquisizioni di dati e valgano le norme generali e specificamente
previste dalle disposizioni in tema di tutela dei dati personali al fine di
salvaguardare il diritto alla riservatezza e la reputazione, senza incidere nei
meccanismi procedurali che regolano l'azione investigativa e la responsabilità del
Pubblico Ministero in ordine ad essa.
Alla Procura di Roma le intercettazioni per il periodo in riferimento sono
state effettuate per i procedimenti Antimafia: utenze telefoniche 2697 - ambientali
250 – altri bersagli 27; per i procedimenti di terrorismo: utenze telefoniche 49 ambientali 7 – altri bersagli 0; per i procedimenti ordinari: utenze telefoniche 2334
- ambientali 121 – altri bersagli 66;
Alla Procura di Velletri nel periodo dal 30.06.2009 al 30.06.2010 sono stati
emessi n.344 decreti di intercettazione su 417 richiesti (nel precedente anno i
decreti emessi furono 394 su 435 richiesti, e ancora nell'anno precedente i decreti
emessi furono 443 su 501).
Siffatti dati appaiono significativi della maggiore attenzione attribuita alla
particolarità del mezzo investigativo in questione che ha in concreto determinato
una sensibile riduzione delle attività di ascolto. Di conseguenza anche i relativi
costi sono diminuiti.
Per quanto concerne i costi del servizio d'intercettazione telefonica,
l'arretrato considerevole nel pagamento delle intercettazioni degli anni precedenti
è stato in parte smaltito.
Per l'anno luglio 2009 - giugno 2010 risultano liquidate 1.211 fatture per
intercettazioni, noleggi e tabulati, per complessivi euro 453.572,34 che incide del
18,15% sull'arretrato lamentato dai gestori. Appare pertanto significativo
l'aumento delle liquidazioni rispetto all'anno precedente, aumento del doppio,
46
Relazione 2011
infatti nell'anno 2009 risultano liquidati decreti 390 relativi al periodo 1/7/08 30/6/09 per un totale di 226.017,00 euro.
Le intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche sono svolte da quello
ufficio, per decisione dei precedenti responsabili, con l'assegnazione del relativo
servizio ad una sola azienda esterna la T.R.S.. Sono stati inoltre allestiti numerosi
centri di ascolto remoto presso gli uffici esterni della polizia giudiziaria,
consentendo un ulteriore risparmio delle risorse di personale della polizia
giudiziaria.
Si prevede a breve una nuova gara con invito ad un maggior numero di
gestori proprio al fine di pervenire ad un ulteriore abbattimento dei costi.
Per quanto attiene alle attività di intercettazione della Procura di Cassino,
dopo che in data 19 novembre 2008, a seguito di ricerche di mercato, è stato
stipulato il nuovo contratto quadro n. 1/2008, per la durata di mesi 26, con la
società I.P.S. Intelligente & Public Security — S.P.A. con sede in Aprilia, ha
disciplinato anche i costi per i servizi aggiuntivi. Dopo aver svolto una apposita
gara informale ed avere acquisito preventivi ex art. 125 d. lgs. nr. 163/2006 ed ex
art. 9 Reg. att. e dopo avere personalmente redatto l'apposito Capitolato Tecnico
per acquisire l'offerta economica più conveniente, il Procuratore di Cassino ha
sottoscritto, in data 10 febbraio 2009, un atto di proposta/accettazione con la
stessa società Società I.P.S. in modo da "calmierare" i costi del servizio.
Essendo prossima la scadenza di tale contratto, si è già attivata la procedura
per due nuove gare di appalto, aventi ad oggetto rispettivamente le attività tipi che
di intercettazione telefonica e quelle atipiche, in modo da potere scegliere per
ognuna delle due tipologie di servizi l'offerta migliore nell'interesse della P.A..
Alla Procura di Latina è funzionante dal mese di marzo 2005 il nuovo sistema
multimediale per le intercettazioni telefoniche che, tra l‘altro, ha consent ito un
notevole risparmio di spesa.
Nel periodo in considerazione (1/7/2009 – 30/6/2010) il movimento è stato il
seguente :
numero delle intercettazioni
disposte (bersagli) nel periodo : 650 (442
nel periodo precedente) per un totale di gg. 18.289 di intercettazione;
durata delle stesse : mediamente gg. 29 ;
costi : € 522.687,52 (nel periodo precedente € 393.223,26);
numero dei procedimenti nei quali sono state disposte : 63.
Riguardo l'attività inerente le intercettazioni telefoniche ed ambientali della
Procura di Viterbo i dati rilevati sono i seguenti:
- numero: 114;
- bersagli: 401;
- durata: da gg. 15 a gg, 365;
- costi: Euro 373185, 71 (comprensivo dei costi sostenuti per le attività di
intercettazione ambientale, telefonica e di acquisizione tabulati);
- numero dei procedimenti nell'ambito dei quali sono state disposte: 52.
Sostanzialmente stabile risulta il dato relativo ai numero di intercettazioni disposte
a dei relativi bersagli.
47
Relazione 2011
Inoltre, si segnala che, a seguito dell'espletamento di apposita gara e della
correlativa aggiudicazione, tale Procura si avvale di un servizio integralmente
informatizzato.
12. Misure cautelari personali.
Quanto alle misure cautelari personali non sono emerse problematiche d i
particolare rilievo.
Le richieste delle misure sono state sempre elaborate nell‘assoluto rispetto
dei principi costituzionali e in presenza delle condizioni richieste dal codice di
procedura penale.
Nella maggior parte dei casi le richieste sono state accolte dal G.I.P. e quasi
sempre confermate dal Tribunale del Riesame, che talvolta ha dichiarato la
perdita di efficacia della misura per ragioni connesse ad adempimenti di
Cancelleria.
Nel periodo in esame dalla Procura di Tivoli n. 252 (nei confronti di 325
persone) sono state le richieste di applicazione della custodia cautelare in carcere
e nr. 43 le richieste di applicazione cautelare domiciliare o in luogo di cura, nr. 280
sono state le richieste di applicazione delle misure cautelari reali.
Alla Procura di Latina sono state richieste n. 254 misure cautelari personali
coercitive, n. 51 misure di applicazione o modifica della custodia cautelare
domiciliare,
mentre le misure cautelari personali reali sono state
complessivamente n. 671.
Alla Procura di Frosinone sono state richieste n. 58 misure cautelari
personali coercitive, n. 17 misure di applicazione o modifica della custodia
cautelare in carcere o in luogo di cura (artt. 284, 286), mentre le misure cautelari
personali reali sono state complessivamente n. 446.
Alla Procura di Cassino sono state richieste n. 93 misure cautelari personali
coercitive, n. 28 misure di applicazione o modifica della custodia cautelare in
carcere o in luogo di cura (artt. 284, 286) mentre le misure cautelari personali r eali
sono state complessivamente n. 264.
13. I procedimenti speciali.
Il ricorso ai riti alternativi, inizialmente concepito come forte strumento
deflattivo rispetto al rito ordinario, è sempre inferiore alle previsioni e alle
ottimistiche aspettative.
Si è già avuto modo di rilevare che le recenti modifiche legislative, in
particolare l‘introduzione del giudizio abbreviato condizionato, hanno finito per
aggravare notevolmente il carico di lavoro del GUP, con la inevitabile
conseguenza di un‘udienza preliminare, che va sempre più caratterizzandosi
come un vero e proprio dibattimento anticipato.
48
Relazione 2011
Si è anche rilevato che la celerità del processo in appello, non è stata
agevolata dall‘abrogazione dell‘art. 599 c.p.p., commi 4 e 5 (c.d. patteggiamento
in appello), avvenuta con L. 24 luglio 2008, n. 125.
Non v‘è dubbio però che tali riti abbiano avuto una incidenza considerevole
nella contrazione dei tempi di definizione dei procedimenti. La percentuale di
procedimenti definiti con riti alternativi, sebbene non trascurabile, è tuttavia
lontana da quel 90% che, secondo la prevalente opinione, risulterebbe
assolutamente indispensabile per il funzionamento del processo accusatorio.
14. Il Giudice di Pace
Anche qui si è già avuto modo di rilevare che l‘applicazione del D.L.gs. n.
274 del 2000, sulla competenza penale del Giudice di Pace, ha dato discreti
risultati in termini quantitativi, anche se da più parti si osserva che una seria
depenalizzazione che riduca i reati di competenza di quell‘organo, consentirebbe
di recuperare tempi ed energie umane ed economiche.
Le modifiche normative apportate dalla legge 31.7.2005 n. 155, mentre
concorrono ad aggravare i già molteplici adempimenti a carico dell‘ufficio
giudiziario, contribuiscono ad allungare i tempi processuali.
La Procura della Repubblica di Cassino evidenzia le difficoltà operative che
ha comportato la applicazione del d.l. 27 luglio 2005, nr. 144, convertito, con
modifiche, in legge 31 luglio 2005, nr 155, recante profonde modifiche in tema di
procedimenti per reati di competenza del giudice di pace. Ora, il soggetto da cui
promana la vocatio in jus, ossia l‘atto di citazione a giudizio, non é più la P.G., ma
il procuratore della Repubblica o taluno dei soggetti da lui delegati (fra i quali non
sono compresi gli ufficiali di P.G.). Le funzioni di P.M. di udienza, innanzi al
giudice di pace, non sono più delegabili ad ufficiali di P.G.. Ciò ha provocato qual che difficoltà ad assicurare la presenza di un rappresentante del P.M. nei giudizi
penali innanzi i Giudici di pace non aventi sede in Cassino e cioè innanzi a quelli
di Bojano, Ricia, Civitacampomarano e Trivento, innanzi ai quali solitamente
compaiono i V.P.O..
Nel Circondario di Rieti l‘attribuzione al giudice di pace di competenze penali
non arreca alcun contributo alla funzionalità degli uffici requirenti; ha imposto
l‘approntamento di appositi servizi di segreteria per la trattazione dei relativi
procedimenti ed ha notevolmente aumentato il carico delle attività dibattimentali
dal momento che l‘ufficio deve assicurare mensilmente la presenza del pubblico
ministero a quasi 22 udienze, tenute nei 5 uffici del giudice di pace, taluni siti a
notevole distanza dal capoluogo del circondario. Peraltro, in forza del disposto
dell‘art. 6 del D.L.vo n. 274/2000, che limita la connessione tra procedimenti di
competenza del giudice di pace e procedimenti di competenza di altro giudice alla
sola ipotesi del concorso formale di reati, assai di frequente l‘acquisizione di
notizie di reato determina l‘iscrizione di più procedimenti penali di competenza di
giudici diversi. Del tutto ignorato risulta inoltre l‘istituto del ricorso immediato al
49
Relazione 2011
giudice previsto dall‘art. 21 D.L.vo n. 274/2000 e ristrettissimi sono i margini per
l‘esclusione della procedibilità per la particolare tenuità del fatto.
Ove poi si consideri che una percentuale elevatissima dei giudizi per reati di
competenza del giudice di pace si conclude con sentenze di proscioglimento a
seguito di remissione di querela, appare opportuna una riflessione sull‘urgenza di
una depenalizzazione di quelle fattispecie, oggi attribuite alla competenza del
giudice anzidetto, produttive di lesioni di beni giuridici che le persone offese
dimostrano di essere quasi sempre pronte a monetizzare e che ben potrebbero
trovare tutela in sede esclusivamente civile.
Stessa situazione per il Circondario di Tivoli il quale la riforma del Giudice di
Pace non sembra abbia raggiunto le finalità che ne suggerirono l'istituzione con
D.L. 274/2000, né appare strumento idoneo a raggiungerle senza adottare, sul
piano sostanziale e processuale, correttivi tali che ne assicurino l'efficienza e ne
legittimino la sopravvivenza.
E' necessario, sul piano sostanziale, una seria depenalizzazione che, riduca i
reati di competenza del Giudice di Pace. Sul piano processuale è necessario che,
facciano seguito mirati interventi correttivi della vigente normativa che, snellendo
le procedure, consentano di pervenire, in tempi ragionevolmente brevi, alla fase
dibattimentale ove l'accusa deve essere responsabilmente sostenuta da preparati
e motivati V. P. O.
Il totale delle sentenze dei 5 uffici del Giudice di Pace del Circondario è stata
pari a n. 269 e le impugnazioni n. 20, pertanto la percentuale delle sentenze
impugnate è pari al 7,09 %.
I V.P.O., impiegati spesso nei giudizi davanti ai G. di P. ai Giudici
Monocratici, alle udienze civili ed alle udienze camerali civili, hanno dato un
contributo importante all'attività giudiziaria del circondario. Si rappresenta che allo
stato sono presenti solo cinque V.P.O. e sono vacanti tre posti. Considerata tale
numero esiguo Il Procuratore della Repubblica di Tivoli per le udienze del Giudice
di Pace ha sovente delegato alcuni laureati in Giurisprudenza che frequentano il
secondo anno della scuola biennale di specializzazione per le professioni legali
dell'Università di Tor Vergata secondo la convenzione firmata con il rettore di tale
istituto il 20.01.2009. Analoga delega è stata fatta per studenti del secondo anno
della scuola di specializzazione dell'Università Luiss Guido Carli in base ad un
accordo con i responsabili di tale istituto.
A Velletri, nel periodo di riferimento, per i procedimenti dì competenza del
giudice di pace, si è avuto il seguente movimento: Pendenti al 01.07.2009 n.
4021; Sopravvenuti nel periodo n. 1836; Esauriti nel periodo n. 2937; Pendenti al
30.06.2010 n. 2920.
Dall'analisi di tale flusso si evince chiaramente che il numero delle pendenze
ha subito una notevole diminuzione, quantificata in misura relativa al 28 % del
complessivo periodo precedente, passando numericamente dai 4021 ai 2920
fascicoli. Va considerato però che solo con questo anno si è ottenuta una congrua
tempistica delle iscrizioni relative al Giudice di Pace.
Le udienze svolte sono state 242; le citazioni a giudizio n.893, i procedimenti
inviati al Giudice di Pace con richiesta di archiviazione n. 1900.
50
Relazione 2011
I V.P.O. hanno svolto quasi tutti con regolarità il lavoro ad essi affidato,
soprattutto nell'udienze del Giudice di Pace, per alcuni si sono determinati
problemi nelle sostituzioni e nel rispetto dei turni programmati.
C) GIUSTIZIA MINORILE
Principio cardine del processo penale minorile è la prevalente esigenza di
acquisire elementi sulla personalità dell'imputato e in particolare sulle condizioni e
le risorse personali, familiari, sociali ed ambientali del minorenne, al fine di
accertarne l'imputabilità ed il grado di responsabilità, valutare la rilevanza sociale
del fatto e disporre le adeguate misure penali, nonché gli eventuali provvedimenti
civili.
Vanno inoltre ricordate la previsione di particolari formule decisionali
indulgenziali (es. sentenza di non luogo a procedere per irrilevanza de l fatto,
perdono giudiziale e positivo esito della messa alla prova), l'esclusione
dell'obbligatorietà delle misure precautelari e cautelari (queste ultime specifiche
del rito minorile) e la regola tendenziale della rapida uscita dal circuito penale del
minore che delinque.
La particolare natura del sistema penale minorile e la determinante
partecipazione del pubblico ministero (specializzato al pari del giudice)
all'elaborazione di tutte le decisioni consentono l'adozione di provvedimenti in
gran parte condivisi e una notevole rapidità nella trattazione dei procedimenti, che
risultano sempre esauriti in tempi ragionevoli, circostanza questa che costituisce
un'eccezione rispetto alla situazione generale della giustizia.
Dai prospetti statistici forniti dal Procuratore della Repubblica presso il
Tribunale dei minori di Roma risulta un lievissimo decremento rispetto all'anno
precedente del numero dei procedimenti penali contro noti pervenuti (mod. 52 —
da 3265 a 3225: -1,23%).
Per gli ignoti (mod. 44) si registra per contro un aumento (da 192 a 216:
+12,50%).
L'incremento dei modelli 45 (fatti non costituenti reato), nella misura del
7,32% (da 642 a 689), è ascrivibile soprattutto alla condivisibile prassi, secondo
la quale la Polizia Giudiziaria di base e in genere le pubbliche autorità inviano,
anche in copia, tutte le segnalazioni e notizie che riguardino, anche
indirettamente, persone minori di età.
In forza di direttive emanate da quello ufficio, la polizia di base ed i servizi
sociali territoriali sono infatti tenuti a comunicare, ai fini dell'iscrizione a mod. 45,
tutti i fatti costituenti o non costituenti reato (eventualmente anche ricadenti sotto
la competenza penale di altra Procura della Repubblica del distretto) riguardanti
un minore vittima o indirettamente coinvolto nella vicenda.
Vengono svolte in alcuni casi indagini per fatti iscritti a mod. 45 che, per la
peculiare funzione di questa Procura, sono soprattutto finalizzate a valutare la
situazione con particolare riferimento al corretto esercizio della potestà genitoriale,
in vista dell'eventuale promovimento da parte dell'ufficio dell'azione civile
51
Relazione 2011
nell'interesse del minore (procedimenti di adottabilità e de potestate): in tali casi il
procedimento passa e viene iscritto al registro civile Sicam (mod.AC).
Risulta, rispetto al periodo precedente, una diminuzione dei minori iscritti nel
registro delle notizie di reato (mod. 52), che sono stati 4574 a fronte dei 5011 del
periodo precedente, con una differenza di 437 minori, pari ad un decremento
dell'8,72%; il decremento per i maschi è stato del 9,83% (da 4109 a 3705) e per le
femmine del 3,66% (da 902 a 869).
Risulta per contro un lieve aumento del numero degli indagati stranieri (da
1471 a 1490: +1,29%), risultato da un decremento dei maschi dell'1,99% (da 1103
a 1081) e di un aumento dell'11,14% delle femmine (da 368 a 409).
Si registra una diminuzione per i minori italiani (da 3540 a 3084: -12,88%).
Continua la significativa diminuzione delle iscrizioni dei minori non imputabili
(-5,04%: da 674 a 640).
La scomposizione dei dati rivela peraltro che detto decremento va riferito
principalmente agli italiani, mentre rispetto agli stranieri va registrato un aumento
dei nomadi non imputabili dell'8,73% (che si è verificato per l'aumento delle
femmine nella misura del 33,33%, con una diminuzione dei maschi del 15%).
Dall'esame dei prospetti statistici relativi agli ultimi quindici anni viene
confermato un dato rilevante: la percentuale degli stranieri sul totale dei minori
iscritti nei registro delle notizie di reato (mod. 52) che nel periodo 1999 — 2006
era andata progressivamente aumentando, ha subito un continuo calo,
stabilizzandosi intorno al 30%: 32,58% nel periodo di riferimento 2009 — 2010, a
fronte del 29,36% del periodo precedente e del 55,32% del periodo 2005 — 2006,
massimo livello raggiunto.
Il dato, estremamente significativo, conferma dunque la forte inversione di
tendenza in atto negli ultimi anni: mentre fino al 2005 — 2006 il numero degli
stranieri iscritti prevaleva su quello degli italiani; si è tornati ora alla percentuale di
stranieri di dodici anni fa (periodo 1997 — 1998), che era dei 31,43%.
Resta da verificare se si sia in presenza di un andamento costante o solo di
un fenomeno transitorio, imputabile agli intermittenti flussi di stranieri e di
extracomunitari nel distretto di Roma: per ora va registrato un calo di iscrizioni per
le nazionalità (asiatici -13,46%, nordafricani -10,84%, est europei -10,53%, rumeni
-12,97%, sudamericani -40,54%).
Il calo relativo alle iscrizioni degli indagati stranieri è imputabile
all'allontanamento dal Lazio di numerosi nuclei familiari, verosimilmente anche per
l'effetto dissuasivo dei recenti provvedimenti legislativi e di una più penetrante
azione delle forze di polizia.
Si conferma la storica prevalenza dei reati contro il patrimonio. I minori
denunciati per tali delitti sono stati 2570, per una percentuale del 56,19% . I reati
contro il patrimonio costituiscono il 37,57% del totale dei reati denunciati.
Quanto ai delitti di maggior allarme sociale non è stato iscritto alcun
procedimento per omicidio (da 3 a 0), mentre è in calo il dato relativo ai tentati
omicidi (da 12 a 7).
52
Relazione 2011
Nel periodo di riferimento è stato iscritto un procedimento per sequestro di
persona a scopo di estorsione (630 c.p.) con due minorenni indagati (il reato non
era stato oggetto di iscrizioni nel precedente periodo).
Stabile è il preoccupante dato relativo alle iscrizioni per violenza sessuale
(art. 609 bis c.p.): da 60 procedimenti (per 103 minori) a 58 procedimenti (per 113
minori).
In forte aumento è anche il dato relativo alle estorsioni: da 13 procedimenti
(per 27 minori) a 29 procedimenti (per ben 50 minori) e alle tentate estorsioni: da
10 procedimenti (per 28 minori) a 21 procedimenti (per 30 minori). Rispetto a tale
categoria di reati va pertanto registrato un incremento superiore al 100%.
Anche per le rapine va segnalato un notevole aumento (da 136 procedimenti
per 255 minori a 161 procedimenti per 292 minori). Le denunce per tentata rapina
sono, però, leggermente diminuite (da 46, per 96 minori a 38, per 56 minori).
Le iscrizioni per i reati di violenza privata (art. 610 c.p.) e di minaccia (art.
612 c.p.) sono state complessivamente 120 (291 nel precedente periodo) e quelle
per il reato di violazione di domicilio (art. 614 c.p.) 13 (37 nel precedente periodo).
Si tratta di tipologie di reato che vanno collegate al cosiddetto fenomeno del
"bullismo", cui va riferito anche il numero pressoché stabile delle iscrizioni per il
reato di lesioni personali (ad. 582 c.p.), che è stato di 549 procedimenti per 786
minori a fronte dei 573 procedimenti per 840 minori del periodo precedente (i
procedimenti per lesione personale sono trattati con criterio di priorità da questo
ufficio).
Significativo è il dato relativo ai delitti e alle contravvenzioni concernenti le
armi, che ha registrato un incremento complessivo del 76,67% (400% per i delitti
— da 6 procedimenti per 4 indagati a 30 procedimenti per 45 indagati — e 40,74%
per le contravvenzioni — da 54 procedimenti per 167 indagati a 76 procedimenti
per 96 indagati).
Le iscrizioni per delitti connessi alla detenzione e allo spaccio di sostanze
stupefacenti sono aumentate del 2,36% (da 382 per 507 minori a 391 per 538
minori).
Le iscrizioni per il delitto di omicidio colposo sono state 2 (6 nel precedente
periodo).
Dai dati statistici relativi al Centro di Prima Accoglienza di Roma risulta
essersi stabilizzato il dato degli ingressi (410 minori in luogo dei 417 del periodo
precedente): si è così arrestato il fenomeno del calo degli ingressi, iniziato dal
picco di 1221 unità del periodo 2004 — 2005 (negli anni successivi che precedono
il periodo di riferimento gli ingressi sono stati rispettivamente di 1073, 1078, 704
e, appunto 417 unità). Si è ora giunti al dato più basso degli ultimi quindici anni.
Dall'analisi più approfondita dei suddetti dati risulta che il fenomeno della
diminuzione degli ingressi va riferito solo marginalmente ai minori italiani e
riguarda fondamentalmente i minori stranieri, il cui numero è progressivamente
calato, con un particolare "salto" due anni fa (dai 511 del 2007 — 2008 ai 248 del
2008 — 2009, per giungere agli attuali 244); gli italiani entrati al C.P.A. nel periodo
di riferimento sono stati 166.
53
Relazione 2011
Come si è già rilevato, la diminuzione degli ingressi di minori non italiani è
attribuibile alla reazione delle istituzioni a episodi gravi di cui si sono resi
protagonisti alcuni stranieri, e al maggiore controllo da parte delle forze di polizia:
ma va anche considerato che il pieno ingresso della Romania nell'Unione Europea
ha portato ad una regolamentazione del flusso migratorio. Né va trascurata la
circostanza, sottolineata dai responsabili del C.P.A., della maggiore attenzione
posta da questo ufficio al problema dei minori non imputabili. Gli ingressi di questi
ultimi si sono ridotti, progressivamente, dai 172 del 2006 — 2007 agli 89 del 2007
— 2008, ai 22 del 2008 — 2009 e, da ultimo, ai 15 del 2009 — 2010, a seguito di
opportune direttive alla Polizia Giudiziaria, a limitare al massimo gli arresti di
minori non imputabili, talvolta in passato sottoposti a misura precautelare all'esito
di sommari e non esaustivi accertamenti sull'età.
Pressoché stabile è il dato delle liberazioni da parte del GIP (169 su 417
ingressi nel 2008 — 2009 e 152 liberazioni a fronte dei 410 ingressi del periodo
2009 — 2010).
Stabile è anche il dato relativo al numero delle ordinanze di custodia
cautelare del CP rapportato agli ingressi in C.P.A. (55 rispetto ai 410 ingressi, 50
rispetto ai 417 del periodo precedente).
Altrettanto stabili sono i dati relativi al collocamento in comunità (53 sui 410
ingressi rispetto ai 58 sui 417 ingressi del periodo precedente) e alla permanenza
in casa (100 sui 410 ingressi rispetto ai 106 su 417 ingressi del periodo
precedente).
La percentuale di accoglimento delle impugnazioni da parte del Tribunale per
i Minorenni in funzione di Giudice del Riesame è stata, nel periodo di riferimento,
del 47,69% (impugnazioni proposte 65 — accoglimenti 31) rispetto al 33,85% del
periodo precedente (22 su 65).
I dati statistici relativi all'istituto Penale per i Minorenni di Casal del Marmo
registrano una lieve diminuzione degli ingressi: sono stati ospitati a Casal del
Marmo 176 detenuti, 13 unità in meno rispetto al precedente periodo; la categoria
stranieri ha rappresentato ancora la larga maggioranza della popolazione
detenuta e il relativo dato è stabile (75,57% rispetto al 73,54 del periodo
precedente). Nell'ambito degli stranieri si conferma la massiccia presenza
dell'utenza nomade di origine slava e di quella rumena: il peso dei due gruppi è
ormai stabile (Slavi 53,38% e Rumeni 33,83%; il contributo del gruppo dei
nordafricani 6,76%).
Nel periodo in esame, significativamente, non vi sono stati ingressi in istituto
di infraquattordicenni.
Rispetto al principio costituzionale della ragionevole durata dei procedimenti,
va sottolineato che la Procura per i Minorenni di l'Ufficio si conforma
rigorosamente nell'espletamento delle indagini preliminari a detto principio e le
richieste di proroga delle indagini sono state limitate a pochi casi di assoluta
necessità: in particolare nell'anno di riferimento le richieste di proroga sono state
23 (27 nel precedente periodo).
54
Relazione 2011
Significativo è altresì il dato relativo alle richieste di archiviazione per
prescrizione ai sensi dell'art. 411 c.p.p.: nel periodo di riferimento questa Procura
ha formulato solo una richiesta di archiviazione (due nel periodo precedente).
Nel periodo di riferimento risultano disposte 5 intercettazioni telefoniche per
16 bersagli e una intercettazione ambientale (nessuna intercettazione nel periodo
precedente); si è proceduto con una certa frequenza all'acquisizione di tabul ati.
Nel rito minorile, che non prevede il patteggiamento e il procedimento per
decreto, è tuttora scarsa l'utilizzazione del giudizio direttissimo: i motivi vanno
ricercati nel disposto di cui all‘art. 25, 2° co. del D.P.R. n. 448 del 1988, a mente
del quale si può procedere a giudizio direttissimo solo se è possibile compiere gli
accertamenti sulla personalità ed assicurare al minorenne l'assistenza affettiva e
psicologica (arti. 9 e 12 D.P.R. 448).
Ne discende la quasi totale impraticabilità dei giudizio direttissimo entro le 48
ore dall'arresto previsto dall'art. 449, 1° co. c.p.p., mentre alle altre ipotesi è di
ostacolo la recente limitazione nei confronti della polizia giudiziaria delle facoltà di
notifica degli atti del pubblico ministero, con la conseguente necessità di affidarsi
ai tempi più lunghi delle notifiche a mezzo degli ufficiali giudiziari, con i relativi
inconvenienti. L'esperienza ha peraltro dimostrato che, quando è possibile
procedere con il rito direttissimo, quest'ultimo presenta per il minore numerosi
aspetti positivi: l'immediato confronto con la realtà che scaturisce con il pronto
contratto con il giudice, la parte offesa, le istituzioni; la chiarezza dei messaggi
che il minore riceve, sia nel caso di decisione sfavorevole che in quello di perdono
o proscioglimento con altra formula; la possibilità di evitare attese non necessarie
in stato di detenzione; la rispondenza dell'istituto alle aspettative delle persone
offese e, spesso degli stessi genitori dell'imputato e, in definitiva, alle esigenze
educative del minore.
E' per contro in costante aumento il ricorso al giudizio immediato, rito
speciale consentito nel procedimento minorile, che si è rivelato efficace: nel
periodo di riferimento le richieste sono state 295 (234 nel periodo precedente).
Meno frequente è il ricorso al giudizio abbreviato, attesa la struttura del rito
minorile, che consente, all'udienza preliminare, di accedere anche alle formule più
favorevoli del perdono giudiziale o dell'irrilevanza del fatto, rispetto alle quali è
evidentemente non appagante la sola prospettiva di una diminuzione della pena
(sono stati definiti con giudizio abbreviato 95 procedimenti a fronte dei 92 del
periodo precedente).
Quanto alla sentenza di non doversi procedere per irrilevanza del fatto ai
sensi dell'art. 27 del D.P.R. n. 448, si tratta di una formula indulgenziale che può
essere adottata solo nei casi in cui ricorrano congiuntamente i requisiti della
tenuità del fatto e dell'occasionalità del comportamento.
A tale rigoroso parametro normativo si sono conformate le richieste e le
valutazioni dei provvedimenti del Tribunale per i Minorenni, ai fini di eventuali
impugnazioni: ne è conseguito un notevole contenimento del numero dei
procedimenti definiti con tale formula (397 rispetto ai 516 del periodo precedente).
L'istituto della sospensione del processo con messa alla prova (art. 28
D.P.R. 448), che ben si attaglia a determinate ipotesi criminose e a determinati
55
Relazione 2011
minori, consentendo l'uscita degli stessi dal circuito penale all'esito di attività con
fini di recupero ed educativi, è frequentemente utilizzato dal Tribunale per i
Minorenni, sia in sede di udienza preliminare che in sede di dibattimento.
All'elaborazione del progetto predisposto dai Servizi, che viene sottoposto al
giudice per la decisione in ordine all'eventuale messa alta prova, partecipa
sempre attivamente il pubblico ministero minorile, sia rispetto all'individuazione
delle attività di osservazione, di trattamento e di sostegno sia rispetto alle
prescrizioni da impartire al minorenne per la riparazione delle conseguenze del
reato e la conciliazione con la persona offesa.
Ai sensi dell'art. 28, 3° co. del D.P.R. n. 448, avverso l'ordinanza di
sospensione del processo con messa alla prova del minorenne è ammesso solo il
ricorso per Cassazione.
Nel periodo di riferimento l'ufficio ha proposto un ricorso per Cassazione
avverso un'ordinanza di messa alla prova del Tribunale per i Minorenni emessa in
un procedimento relativo ad un grave episodio delittuoso, senza dar conto, nella
motivazione, della doverosa comparazione tra le esigenze di tutela della
collettività e della vittima e le finalità di recupero del minore proprie dell'istituto; la
Suprema Corte ha annullato con rinvio la predetta ordinanza.
Regolare è il funzionamento dell'Ufficio Esecuzione, che svolge la propria
attività in tempi ragionevoli, come risulta dall'allegato prospetto statistico, che
evidenzia anche un aumento delle sentenze pervenute ed iscritte a mod. 35.
All'Ufficio del pubblico ministero presso il Tribunale per i Minorenni è
attribuita, oltre alla competenza penale, la competenza civile in alcune specifiche
materie del diritto di famiglia e dei minori, alla quale si è accennato nella
premessa.
Oltre ad alcune ipotesi previste da leggi speciali, vanno essenzialmente
individuati i due principali filoni dell'adottabilità (legge 4 maggio 1983 n. 184, come
modificata dalla legge 28 marzo 2001 n. 149, le cui disposizioni processuali, a
seguito di numerose proroghe, sono entrate in vigore il 1° luglio 2007) e dei
procedimenti finalizzati alla decadenza e alla limitazione della potestà genitoriale
(artt. 330, 333 e 336 c.c., come modificati dalla citata legge n. 149 del 2001).
La legge n. 149 del 2001, in applicazione dei nuovi principi costituzionali del
giusto processo, ha in particolare previsto l'assistenza legale del minore, dei
genitori e degli altri parenti fin dall'inizio del procedimento di adottabilità e nei
procedimenti ablativi e limitativi della potestà genitoriale, attribuendo altresì al
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni la titolarità
esclusiva dell'azione, mediante ricorso, nel procedimento di adottabilità.
Agli uffici requirenti minorili sono pertanto conferiti, come si è già ricordato,
poteri di iniziativa in materia civile e, segnatamente, nei citati settori
dell'accertamento della situazione di abbandono e del controllo sull'esercizio della
potestà genitoriale. Collegati sono i poteri di controllo e di sorveglianza che il
pubblico ministero minorile esercita mediante periodiche ispezioni negli istituti di
assistenza pubblici o privati (art. 9 della citata legge 149 del 2001).
Le problematiche connesse al crescente disagio delle famiglie e dei minori in
alcuni contesti e in alcune realtà del territorio di Roma e del Lazio richiedono
56
Relazione 2011
pertanto un notevole impegno degli uffici requirenti minorili in vista dell'eventuale
esercizio dell'azione civile.
All'importanza di tale fase "preistruttoria", nel corso della quale il pubblico
ministero svolge un'essenziale funzione di filtro rispetto alle segnalazioni
provenienti dal territorio, si ricollega la necessità di adottare criteri predeterminati
e automatici anche per l'assegnazione dei procedimenti civili.
Sotto il profilo organizzativo va segnalato che i procedimenti civili sono
assegnati con il criterio territoriale automatico della residenza dei minori,
rapportato alle ASL di appartenenza di Roma e del Lazio. Tale criterio
predeterminato ha l'importante finalità di favorire i necessari collegamenti con i
servizi sociali dei territorio, anche rispetto all'attività ispettiva nei confronti degli
istituti di assistenza, che la legge ha attribuito al pubblico ministero minorile.
Attesa la ricorrente necessità di adottare nella materia provvedimenti urgenti
(es. allontanamenti ovvero affidamenti eterofamiliari o in istituto di minori), è stato
altresì previsto che la relativa valutazione spetti al Procuratore (al quale sono
sottoposte tutte le informative), che in tale caso provvederà all'assegnazione del
procedimento civile al magistrato di turno.
In ossequio ai principio costituzionale di ragionevole durata le situazioni
urgenti vengono risolte in tempi brevissimi, anche ad horas, investendo il
Tribunale per i Minorenni.
L'assoluta trasparenza dell'attività in materia civile dei pubblici ministeri
minorili è invero auspicabile per la delicatezza delle procedure di dichiarazione di
adattabilità e di controllo della potestà genitoriale, che incidono sui minori e sulle
famiglie e toccano problemi di estrema gravità e rilevanza sociale (si pensi alle
violenze e agli abusi sessuali in famiglia, all'evasione scolastica, alle situazioni di
marginalità di minori, soprattutto stranieri).
L'intervento preliminare del pubblico ministero minorile e l'eventuale
successivo esercizio dell'azione civile costituiscono tra l'altro nella materia
strumento essenziale di promozione di diritti dei minori, anche al di là del loro
profilo strettamente giurisdizionale.
Si verificano frequenti e delicate interferenze fra i procedimenti civili minorili
e quelli di separazione o di divorzio riguardanti coniugi con figli minori.
E' in particolare risalente, ma tuttavia sempre di attualità, la questione del
riparto delle competenze fra il giudice ordinario e il giudice minorile specializzato
in materia di provvedimenti che incidono sulla potestà: occorre di volta in volta
stabilire (opera talvolta ardua) se ricorra la competenza del giudice minorile per il
procedimento ex art. 336 c.c. ovvero quella del giudice della separazione o del
divorzio, nell'ambito dei provvedimenti di affidamento della prole adottati in quella
sede.
Tale problematica riguarda direttamente l'Ufficio del pubblico ministero
minorile nella fase pregiurisdizionale nelle segnalazioni civili riguardanti i minori,
ma attiene anche al suo intervento in sede di formulazione dei pareri o di
impugnazione.
57
Relazione 2011
Il periodo 2009 — 2010 ha fatto registrare un lieve decremento dei
procedimenti civili, pari all'8,68 (3900 procedimenti rispetto ai 4378 del periodo
precedente, per una differenza di 380 procedimenti).
Permane, peraltro, il maggior carico dei procedimenti civili rispetto a quelli
penali, che deriva dalle numerose segnalazioni della polizia, dei servizi sociali e
dei privati nella materia.
Di qui la maggiore attenzione verso il crescente disagio dei minori e delle
famiglie, specie in alcuni contesti socio-economici (ivi compresi quelli degli
stranieri e degli extracomunitari), che si traduce nell'attività del P.M.M.,
destinatario delle segnalazioni dalle quali emerga, anche indirettamente, una
situazione di potenziale pregiudizio di un minore.
Va ricordato l'intervento obbligatorio del pubblico ministero minorile in tutti i
procedimenti civili aperti su ricorso dei genitori o di altri parenti dei minori.
Tale importante attività, che afferisce spesso a vicende di elevata
conflittualità e a procedimenti estremamente complessi, si traduce nella
formulazione di pareri e nell'apposizione di visti sui provvedimenti adottati in
camera di consiglio dal Tribunale per i Minorenni.
Nel periodo 1° luglio 2009 — 30 giugno 2010 sono stati formulati 6725 pareri;
i visti sui provvedimenti sono stati 7711.
D) Esecuzione
Gli Uffici esecuzione delle Procure del Distretto risultano ben organizzati e
funzionano con discreta regolarità, nonostante le difficoltà connesse alla
endemica carenza di personale, bilanciata da una buona informatizzazione dei
registri.
Alla Procura di Roma nel periodo di riferimento - 1 luglio 2009 - 30 giugno
2010 - sono stati iscritti complessivamente 7.561 nuovi procedimenti esecutivi,
con un modesto incremento rispetto al corrispondente periodo dell'anno
precedente (7.353 nuove iscrizioni).
Sono stati emessi complessivamente 4.800 ordini per l'esecuzione di pene
detentive di cui 2.321 con contestuale ordine di sospensione e 2.489 senza
sospensione; il numero complessivo degli ordini di esecuzione registra un
incremento rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente (complessivamente
4.309 ordini di esecuzione). Sono stati emessi complessivamente 1.714
provvedimenti di cumulo, anche in questo caso con un incremento rispetto
all'anno precedente ( l.557 provvedimenti).
I tempi tra passaggio in giudicato della sentenza di condanna ed emissione
dell'ordine di esecuzione ai sensi dell'art. 656 c.p.p. sono riportati nell'allegato
prospetto statistico.
Rimane limitato il numero dei procedimenti esecutivi relativi alle pene della
permanenza domiciliare e del lavoro di pubblica utilità, introdotte dal d.l.vo 28
agosto 2000 n. 274 - Disposizioni sulla competenza del Giudice di Pace — e
previste, a seguito delle modifiche introdotte dal d.1.30 dicembre 2005 n. 272,
convertito nella legge 21 febbraio 2006 n. 49, dell'art. 73 comma 5 bis D.P.R.
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Relazione 2011
309/1990 (Testo Unico delle leggi in materia di stupefacenti). Ugualmente di
limitata applicazione rimane la disposizione dell'art. 165 C.P. che — con la
modifica apportata dalla legge 11.6.2004 n. 145 — consente al giudice di
subordinare il beneficio della sospensione condizionale alla prestazione di attività
non retribuite in favore della collettività. Nel periodo di riferimento sono state
eseguite quattro condanne alla pena della permanenza domiciliare e due
condanne alla pena del lavoro di pubblica utilità.
Nello stesso periodo di riferimento sono stati emessi quattro mandati di
arresto europeo per l'esecuzione di condanne definitive.
Quanto a profili organizzativi e di informatizzazione, deve segnalarsi che nel
corso dell'anno si è positivamente consolidato l'utilizzo del nuovo sistema
informatico SIES (Sistema Informatico dell'Esecuzione Penale e della
Sorveglianza), consentendo un migliore e più efficace scambio dei dati tra gli uffici
di Procura e quelli di Sorveglianza. Non è stato, invece, ancora attuato il previsto
allargamento del sistema attraverso il collegamento al Casellario, al Registro
Generale delle Procure e ad agli uffici del Giudice dell'Esecuzione.
In relazione ai tempi di esecuzione della Procura di Viterbo, si rappresenta
che quest'Ufficio procede alle iscrizioni ed all'esecuzione delle sentenze entro e
non oltre il termine di 10 giorni dal pervenimento dell'estratto esecutivo.
I ritardi nelle esecuzioni materiali delle pene sono conseguenza dei tempi di
decisione da parte del Tribunale di Sorveglianza.
Si ribadisce che l'Ufficio Esecuzione Penale e stato investito del problema
delle esecuzioni penali del Giudice di Pace, con apprestamento di procedure e
relativi supporti del tutto peculiari rispetto alle altre questioni trattate, a fronte della
specifica tipologia delle pene previste.
L‘ ufficio esecuzione della Procura di Latina cura le iscrizioni nei registri 35 –
36 - 36 bis - 38 , informatizzati, nonchè le misure di prevenzione e le iscrizioni
(in due registri di comodo informatizzati) delle pene sospese e delle sentenze di
condanna che dispongono la demolizione di manufatti abusivi.
Mod. 35 : Nel periodo in considerazione il movimento dei fascicoli di
esecuzione è stato il seguente :
- pendenti
N. 119 al 30/6/2009
- iscritti
N. 660 dall‘ 1/7/2009 al 30/6/2010
- definiti
N. 719 dall‘ 1/7/2009 al 30/6/2010
- pendenti
N. 60 al 30/6/2010
Nello stesso periodo sono stati istruiti ed emessi n. 89 provvedimenti di
cumulo, n. 210 decreti di sospensione, n. 14 ordini di esecuzione e n. 25
provvedimenti di fungibilità.
Le sentenze di condanna esecutive vengono trasmesse, dal passaggio in
giudicato, mediamente in un lasso di tempo di circa un mese ed iscritte al
massimo entro cinque giorni.
L‘ Ufficio, in caso di condanna nei confronti di detenuti, emette
immediatamente l‘ordine di esecuzione.
Qualora occorra applicare la sospensione ai sensi dell‘art. 656 co. 7 c.p.p.,
previa acquisizione della documentazione relativa al presofferto, viene emesso
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Relazione 2011
tale provvedimento nel più breve tempo possibile in relazione alla difficoltà di
reperire i dati necessari e comunque, entro 30 giorni.
Nel caso in cui sia, invece, necessario emettere provvedimento di cumulo, si
provvede non appena viene acquisita tutta la documentazione, tempestivamente
richiesta (copia di estratti, stati di esecuzione, posizione giuridica, ecc.).
Mod. 36 : Nel periodo in esame risultano pervenute n. 1 richieste di
conversione di pena pecuniaria, tutte tempestivamente trasmesse al Magistrato di
Sorveglianza competente. Tutte le annotazione vengono effettuate con
sollecitudine .
Pene sospese : Le sentenze
in cui viene disposta la sospensione
condizionale della pena vengono iscritte in un registro di comodo informatizzato
e, acquisito il certificato del casellario giudiziale, vengono archiviate qualora non
occorra provvedere alla revoca del beneficio concesso. Nel periodo in esame ne
sono pervenute ed iscritte n. 815.
Misure di prevenzione : Sono state richieste n. 28 applicazioni di misure di
prevenzione al Tribunale di Latina.
Inoltre, nel periodo in esame sono stati emessi :
n. 115 misure alternative alla detenzione;
n. 311 provvedimenti di liberazione anticipata;
n. 5 provvedimenti di rinvio dell‘esecuzione della pena;
Demolizioni : Le sentenze di condanna a seguito di violazioni urbanistiche
che dispongono la demolizione del manufatto abusivo vengono iscritte in un
registro di comodo informatizzato. Nel periodo in esame il movimento è stato il
seguente :
pendenti
N. 1319 al 30/6/2009
pervenute N.
96 dall‘ 1/7/2009 al 30/6/2010
definite
N.
108 dall‘ 1/7/2009 al 30/6/2010
pendenti N. 1307 al 30/6/2010 di cui sospese per condono o sanatoria n.
734.
Nel periodo in considerazione alla Procura di Velletri sono stati iscritti n. 361
estratti di sentenze di condanna, sono stati emessi n, 79 provvedimenti di cumulo
e 191 ordini di esecuzione.
Particolare attenzione viene prestata affinché il numero dei fascicoli per i
quali vi è necessità di emettere un provvedimento di esecuzione pene concorrenti
rimanga contenuto entro limiti ragionevoli.
L'arretrato relativo agli anni precedenti è del tutto modesto.
Per quanto attiene all'attività dell'ufficio esecuzione della Procura di Tivoli si
segnala che sono stati emessi nel periodo in esame (1.7.2009/30.6.2010) 130
ordini di esecuzione (71 senza sospensione, 38 con sospensione, 21 con
prosecuzione degli arresti domiciliari, oltre a numerosi provvedimenti in
esecuzione delle decisioni del Tribunale di Sorveglianza (132 provvedimenti in
esecuzione di liberazioni anticipate disposte dal Tribunale di Sorveglianza, 50
provvedimenti di esecuzione dell'affidamento in prova, 23 provvedimenti di
esecuzione della detenzione domiciliare), nonché provvedimenti di cumulo (11),
computo di custodia cautelare presofferta (10) ed altri. Sono state rivolte
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Relazione 2011
numerose richieste al giudice dell'esecuzione (96 richieste di applicazione indulto,
21 richieste di revoca di sospensioni condizionali).
Il lasso di tempo intercorrente tra l'iscrizione del fascicolo e l'emissione
dell'ordine di esecuzione è stimato per la maggior parte dei casi dai 5-ai 90 giorni
e in misura minore oltre i 90 giorni (questi casi relativi a soggetti non detenuti sono
attribuibili alla carenza del personale amministrativo che non consente di
provvedere entro il termine).
Con riferimento ai tempi tra il passaggio in giudicato della sentenza e la
ricezione dell'estratto esecutivo si rimanda al prospetto statistico accluso in copia
precisando che il dato è riferibile all'attività della cancelleria del Tribunale in sede.
Infine riguardo ai tempi intercorrenti tra la ricezione dell'estratto e l'iscrizione del
fascicolo nella quasi totalità dei casi l'iscrizione avviene entro i 5 giorni.
Si trasmettono, in allegato, i dati statistici inviati dalle Procure del distretto.