3.18. La sala n. 12 : `900 italiano

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3.18. La sala n. 12 : `900 italiano
3.18. La sala n. 12 : ’900 italiano
Questa sala
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abbandona la distinzione regionale e ospita dipinti di vari autori eseguiti nel primo
trentennio del ’900 ( ad eccezione dei due dipinti di Zandomeneghi, che furono eseguiti nel 18801890). Si è già detto che Ricci Oddi non apprezzava le avanguardie né raccolse mai gli inviti del
suo collaboratore Leandro Ozzola ad acquistare opere di Decamps, Turner o degli impressionisti 2,
ma ciò non gli impedì di formare una discreta raccolta di opere di artisti a lui contemporanei (molti
quadri collocati in questa sala furono eseguiti tra il 1926 e il 1929, quindi negli anni
immediatamente precedenti l’apertura della galleria al pubblico).
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Fornisco qui l’elenco completo delle opere presenti in sala contenuto nel catalogo di G. Sidoli del 1931:
1) Funi- Donna alla finestra
2) Tosi- Agro di Rovetta
Ipotesi di ricostruzione della sala 12
(I numeri del disegno corrispondono a quelli dell’elenco)
3) Spadini- Bambino in culla
4) Carpi- Marina
5) Carena- La pergola
6) Carena- Quiete
7) Carena- Cavallaro
8) Moro- Lago del Segrino
9) Spadini- Famiglia del pittore De Carolis
10) Carrà- Pagliai
11) Zandomeneghi- Bambina dal colletto bianco
12) Campigli- Ritratto del signor Barilli
13) Zandomeneghi- Place d’Anvers
14) Gaudenzi- Effetto di sole
15) Boccioni- Ritratto della madre
“Donna che legge” di Rietti (16) è elencata solo nel catalogo di Rapetti e nell’articolo di Berzolla.
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Vedi Capitolo 1, p. 11.
Sulla parete corta, a destra della porta d’accesso che comunica con la sala 11, troviamo “Donna alla
finestra” di Funi, che oggi non è più visibile perché, per volontà dell’artista, fu sostituito nel 1958
con “Donna con violino” dipinto nel 1957; seguono “Agro di Rovetta” di Tosi che si stacca dalla
tradizione lombarda per una visione più sintetica dove “Le luci che toccano le case e gli alberi sono
amalgamate nel colore, entro il quale si perde anche il segno, forte di bruni, tipico del ‘900” 3, e
“Bimbo in culla” di Spadini, opera di piccole dimensioni ma preziosa nel colore steso in pennellate
lisce. Nella porzione angolare della parete è collocato “Marina” di Carpi, eseguito su commissione
per servire da compagno al Tosi (le dimensioni sono identiche: 1,00×1,20 m) 4, fatto che testimonia
l’importanza del formato nell’allestimento delle opere in sala. Da una parte un paesaggio campestre
dai colori caldi che offre un angolo di pace, dall’altra una marina dai colori freddi che dà una
leggera sensazione di panico perché l’occhio non sa dove fermarsi in questa distesa di mare.
La parete di fronte alle due porte è dedicata ai tre dipinti di Carena: in “Quiete”, del 1921, l’artista è
ancora legato a un classicismo eclettico che comprende anche influssi di Gauguin, soprattutto nelle
larghe campiture di colore piatto, e armonizza la scena con una luce tranquilla 5; invece in
“Pergola” del 1928 e in “Cavallaro” del 1927 si nota un’evoluzione verso il vero, visto sempre,
però, con accenti personali e l’influsso di Manet. La porzione angolare di parete ospita “Lago
Segrino” di Moro che rinnova la tradizione amalgamando segno sommario e colore. Segue, sulla
parete successiva, “Donna che legge” di Rietti, i cui colori spenti e trasparenti, vicino al
monocromo, contrastano con l’adiacente “Famiglia del pittore De Carolis” di Spadini dal
cromatismo prezioso ma non ancora perfettamente riuscito ( questo è un esempio della prima
maniera di Spadini che giungerà a maturazione nel 1910- 1920, periodo rappresentato da “Bimbo in
culla” presente sulla parete opposta). Sempre su questa parete troviamo “Pagliai” di Carrà, che
ormai ha abbandonato il futurismo (il dipinto è del 1929) ma che conserva un gran dinamismo nella
pennellata, e “Ragazza dal colletto bianco” di Zandomeneghi, che rivela un chiaro riferimento a
Renoir (l’artista è a Parigi dal 1974) ma che mantiene una solida plasticità nel volto. Sulla parete
successiva, dopo “Ritratto di Bruno Barilli”, dal cromatismo spento e dal segno vigoroso, troviamo
la seconda opera di Zandomeneghi, vanto della galleria, “Place d’Anvers”, in cui l’artista anticipa il
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Cfr. F. Arisi, op. cit. , p. 426.
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Cfr. Lettere di Carpi dal 18 gennaio al 18 settembre 1929, conservate presso l’archivio della galleria.
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Si tratta di opera molto interessante ricca di rimandi, che “da una parte si propone una ripresa classicistica (il tema
idilliaco, già giorgionesco e tizianesco, dei nudi nel paesaggio), dall’altra rende omaggio a una pittura impressionista
(ovvio il riferimento al Déjeuner sur l’herbe di Manet) e postimpressionista, con la contadinella esotica che deriva dal
Gauguin tahitiano” (Cfr. S. Fugazza, Galleria Ricci Oddi, Skira editore 2003, p. 67).
divisionismo di Seurat 6. Dopo la porta d’accesso alla Rotonda sono collocati “Effetto di sole” di
Gaudenzi, che offre una pennellata sommaria ed essenziale e una superficie grumosa, e “Ritratto
della madre” di Boccioni, che, lontana dall’astrattismo futurista del 1906- 1911, annuncia un ritorno
al vero, pur sempre in polemica con i dettami accademici (basti notare le pennellate verdi sul volto).
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Il dipinto venne esposto nel 1881 alla sesta mostra degli impressionisti, dove venne aspramente criticato dallo scrittore
Joris- Karl Huysmans che lo definì “solo ordinario”, comunque la sua fama venne ampiamente riscattata dalle parole di
Roberto Longhi che scrisse: “la singolare meditazione delle forme, calibrate entro la visione impressionistica, sembra
quasi anticipare certi pensieri del divisionismo seuratiano” (Cfr. R. Longhi, L’impressionismo e il gusto degli italiani,
prefazione a Storia dell’Impressionismo di J. Rewald, Firenze 1949, p. 15 dell’introduzione).