Martigny (Svizzera), 22 marzo 2003 Chiara Lubich al congresso per

Transcript

Martigny (Svizzera), 22 marzo 2003 Chiara Lubich al congresso per
Martigny (Svizzera), 22 marzo 2003
Chiara Lubich al congresso per politici:
"La sfida di una politica autentica - Dialogo"
Prima di cominciare, vorrei metterli al corrente di un piccolo particolare, ma che è
importante, mi sembra. Dobbiamo avere un pensiero per Baghdad. Perché? Perché
qualcuno che sta a Baghdad in questo momento è qui presente spiritualmente. Noi
abbiamo lì un bel gruppo del Movimento dei Focolari, un centinaio di persone e un
focolare con due focolarine, le quali non hanno voluto allontanarsi, pur potendolo, per
essere di aiuto e di incoraggiamento a tutti i presenti. Sono ancora salve, stamattina
abbiamo avuto le ultime notizie, anche se i bombardamenti sono arrivati fino alla
periferia di Baghdad, dove sono presenti anche loro, non sono state ancora colpite.
Speriamo che non lo siano neanche in futuro. Ebbene, stamane mi hanno fatto sapere,
conoscendo questo nostro incontro, volevano offrire le loro paure per il buon successo
di questo incontro. (Applausi)
Allora, signore e signori politici impegnati a livello comunale, cantonale e
nazionale, signori e signore e amici, esprimo anzitutto la gioia nel trovarmi qui con tutti
i presenti, dopo aver incontrato e conversato cordialmente, l’estate scorsa, con alcuni di
loro partecipanti ad Innsbruck nel novembre 2001, al congresso "Mille città per
l'Europa". E ringrazio per l'occasione che mi hanno dato di fare un intervento su un
argomento che tanto appassiona me e politici in più parti del mondo. Esso recita così:
“La sfida di una politica autentica”, intendendo quella arricchita dalla fraternità come
nuova categoria politica.
Un argomento attraente che immette fiducia e alimenta speranze. Eppure poche
volte, forse, come nel tempo presente, il nostro pianeta è stato ed è attraversato dalla
sfiducia, dal timore, dal terrore persino. Mai il nostro mondo, specie quello civile e
politico, è stato così profondamente scosso; basta accennare ai due terribili avvenimenti:
l’affacciarsi di un terribile terrorismo, l’11 settembre 2001 e lo scoppio d’una guerra
aborrita dai più, il 20 marzo scorso.
Tutto nero, dunque? Tutto senza speranza? Può sembrare, ma non è così. Infatti,
contemporaneamente a questi tristissimi avvenimenti, non si può negare un fatto - anche
se oggi è messo senza dubbio in ombra -, un fatto reale: il mondo, il nostro mondo, in
questi ultimi decenni, va verso l’unità. “Questa – è stato detto autorevolmente – sembra
la prospettiva che emerge dai molteplici segni del nostro tempo: la prospettiva di un
mondo unito. E’ la grande attesa degli uomini di oggi (…) e, nello stesso tempo, la
1
grande sfida del futuro” . Molti fattori religiosi, sociali e politici lo stanno a dimostrare.
Lo affermano, nel mondo cristiano, le varie Chiese e Comunità ecclesiali spinte verso la
riconciliazione e la piena comunione dopo secoli di indifferentismo e di lotta. Lo
afferma la realtà del Consiglio Ecumenico delle Chiese, che rappresenta più di 300
Chiese; come lo ha sottolineato il Concilio Vaticano II. Lo dice ancora, nel mondo
1
Giovanni Paolo II, discorso ai Giovani per un mondo unito, in occasione del Genfest 1990, in “L’Osservatore
Romano”, 2-3 aprile 1990.
2.
religioso, ad esempio, la Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace, che unisce
rappresentanti delle più varie tradizioni religiose in un comune impegno ricco di
iniziative a favore della pace.
Nel mondo politico, poi, dicono che il mondo va verso l’unità, gli Stati che
lavorano, in modi diversi, alla loro unificazione, come quelli dell’Unione Europea. Un
caso recente è anche l’Unione Africana, che ha visto la luce nel luglio 2002, chiamata a
modellarsi intorno al concetto africano di “cooperazione comune solidale”, così da
garantire, accanto all’integrazione economica, una coesione sociale ed umana tra le
diverse anime di quel continente. Un altro caso sono le Conferenze ibero-americane, che
periodicamente indicano obiettivi comuni all’azione dei Paesi dell’America Latina,
della Spagna e del Portogallo. E ancora le riunioni tra i Paesi che sono parte dell’APEC,
il sistema di cooperazione economica tra l’Asia e il Pacifico, che vede unirsi intorno ad
obiettivi comuni i Paesi del continente asiatico e di quello americano.
Evidenzia ancora la tendenza del nostro mondo all’unità l’affermarsi di
numerosi enti e organizzazioni internazionali come l’ONU. E fanno capire questa
tendenza situazioni, esigenze, aspetti importanti della realtà contemporanea. I mezzi di
comunicazione rendono presenti gli uni agli altri persone e popoli materialmente
lontanissimi. La globalizzazione economica e finanziaria ha intrecciato tutti i nostri
interessi, per cui ciò che accade in un Paese può avere ripercussioni materiali immediate
in molti altri Paesi. Esistono problemi che interessano l'umanità nel suo insieme, basta
pensare alla questione ambientale e in particolare l'ecologia umana, lo sviluppo e
l'alimentazione, le problematiche riguardanti il patrimonio genetico dei diversi gruppi
umani.
Viviamo in un mondo che davvero è diventato un villaggio. L'umanità vive oggi
come fosse un piccolo gruppo che, se non è riuscito ancora a sviluppare
sufficientemente un pensiero capace di rispettare le distinzioni, comprende però la sua
fondamentale unità. Sì, anche se oggi tutto può dire il contrario, anche se altre nere
previsioni lasciano l’uomo moderno col cuore sospeso, il mondo va verso l’unità, anzi,
verso l’unità globale. Ed è in questo quadro che va collocato anche il Movimento che
indegnamente rappresento: il Movimento dei Focolari; occorre vederlo così perché il
suo obiettivo è proprio l’unità, è la fratellanza universale. Non solo, occorre vederlo
così, e quindi come elemento di speranza nel mondo d’oggi, perché una delle riprove
che Dio, se lo si ama, sa sempre trarre dal male, da qualsiasi male, anche dai terribili
mali moderni, un bene.
Il Movimento dei Focolari è nato durante la guerra, una guerra, la seconda
guerra mondiale, quando, di fronte ai nostri occhi e al nostro giovane cuore pieno di
idealità, tutto crollava sotto le bombe e ogni nostro sogno si spegneva sotto le macerie.
Ma ecco che la grazia di un carisma dello Spirito Santo ci fece capire che uno solo è
l’Ideale che non passa: Dio, e con lui il suo piano sull’umanità: fare di essa una famiglia
attraverso la fratellanza universale.
Si è cominciato con grande slancio. Ora siamo presenti in 182 nazioni e
contiamo milioni e milioni di persone, due milioni quelle più vicine, ma con le altre
siamo milioni e milioni, più di quelle dell’intera Confederazione svizzera.
Se amiamo Dio, possiamo attenderci, dunque, anche dalle attuali circostanze un
bene. Naturalmente occorre fare la nostra parte. Quale? Cooperare al disegno di Dio e
cioè alla fratellanza universale; è la sfida che dobbiamo affrontare.
3.
La fratellanza universale, anche prescindendo dal cristianesimo, non è stata
assente dalla mente di forti spiriti. Diceva il Mahatma Gandhi: "La regola d'oro è di
2
essere amici del mondo e considerare 'una' tutta la famiglia umana" . Ed è presente
tuttora in qualche grande personalità come il Dalai Lama che, a proposito di quanto era
successo l’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, scriveva ai suoi: "Per noi le ragioni degli eventi di questi giorni - sono chiare. (...) Non ci siamo ricordati delle verità umane
basilari. (...) Siamo tutti uno. Questo è un messaggio che la razza umana ha
grandemente ignorato. Il dimenticare questa verità è l'unica causa dell'odio e della
guerra (...)".
Ma anche altre voci stimolano l’umanità ad amare; così Augusto Comte propone
una religione tutta terrena che abbia come morale l’altruismo e una regola
3
fondamentale: “Vivere per l’altro” ; così Feuerbach, uno dei padri dell’ateismo
moderno, afferma: “La legge prima e suprema deve essere l’amore dell’uomo per
4
l’uomo” .
Ma chi ha portato la fraternità come dono essenziale all'umanità, è stato proprio
Gesù, che ha pregato così prima di morire: "Padre..., che tutti siano uno" (cf Gv 17,21).
Egli, rivelando che Dio è Padre, e che gli uomini, per questo, sono tutti fratelli, abbatte
le mura che separano gli "uguali" dai "diversi", gli amici dai nemici, che isolano una
città dall’altra; e scioglie ciascun uomo dai vincoli che lo imprigionano, dalle mille
forme di subordinazione e di schiavitù, da ogni rapporto ingiusto, compiendo in tal
modo un'autentica rivoluzione esistenziale, culturale e politica.
L’idea della fraternità iniziò così a farsi strada nella storia, e tutti vi sono
chiamati, anche coloro che lavorano in politica; lo ha detto, ad esempio, la Rivoluzione
francese, che nel suo motto: "Libertà, uguaglianza, fraternità", ha sintetizzato il grande
progetto politico della modernità, anche se questo progetto è stato inteso da essa in
modo assai riduttivo. La Rivoluzione francese, nonostante le sue contraddizioni, aveva
però intuito quel che le esperienze successive hanno dimostrato: i tre princìpi stanno o
cadono insieme; solo il fratello può riconoscere piena libertà e uguaglianza al fratello.
Inoltre, se numerosi Paesi, arrivando a costruire regimi democratici, sono riusciti
a dare una certa realizzazione alla libertà e all’uguaglianza, la fraternità è stata più
annunciata che vissuta. La fraternità, dunque, come ideale da recuperare, come ideale di
oggi. Ma come suscitare fraternità?
Per dare al mondo la fraternità che generi un'unità spirituale, garanzia dell'unità
politica, economica, sociale e culturale, non mancano gli strumenti, basta saperli
individuare. Uno, la cui efficacia non è ancora del tutto scoperta, è quello dell'apparire
nel mondo cristiano, dopo i primi decenni del '900, di decine e decine di Movimenti,
simili al nostro già menzionato, e che, come tante reti, collegano i popoli, le culture e le
diversità, quasi un segno che il mondo potrebbe diventare una casa delle Nazioni perché
5
esso lo è già attraverso queste realtà , pur se ancora a livello di laboratorio. Sono
Movimenti meritevoli di grande ed alta stima perché effetto non di progettualità umane,
2
3
4
5
In buona compagnia, a cura di Claudio Mantovano, Roma, 2001, p. 11.
A.COMTE, Système de politique positive ou Traité de sociologie instituant la religion de l’humanité, 1851-1854.
L.Feuerbach, L’essenza del cristianesimo, 1841, tr.it.Milano 1960, p.320-321.
Cf ALDO GIORDANO, intervista rilasciata in occasione del Convegno teologico-pastorale sul tema: "I Movimenti
ecclesiali per la nuova evangelizzazione", Castel Gandolfo 26-28 giugno 2001.
4.
ma anch’essi di carismi dello Spirito di Dio, che conosce meglio di qualsiasi uomo e
donna della terra i problemi del nostro pianeta ed è desideroso di concorrere a risolverli.
Ora questi Movimenti, perché fondati o prevalentemente composti da laici,
veicolano un sentito e profondo interesse per il vivere umano con ricadute nel campo
civile, cui offrono concrete realizzazioni politiche, economiche, e così via. Sono venuti
in piena luce appena cinque anni fa, quando la Chiesa cattolica si è riscoperta e
ripresentata al mondo costituita oltre che dall'aspetto istituzionale anche da quello
carismatico, atto a riportare il popolo cristiano, spesso secolarizzato dal contatto col
mondo, alla radicalità del Vangelo, sempre capace di dare un volto nuovo anche alla
città terrena.
Questi Movimenti, seguendo ciascuno il proprio carisma, concretizzano l'amore
in tante forme. Qualcuno fra questi, in particolare, manifesta la forza dello Spirito nella
capacità che ha di aprire uomini e donne del nostro pianeta a un dialogo profondo e dare
così origine a brani di umanità affratellata.
Per quanto riguarda il Movimento dei Focolari, quattro sono i dialoghi che, da
quasi mezzo secolo, esso ha messo in atto. Il dialogo all’interno della Chiesa, che l'aiuti
ad essere sempre più "comunione", quella comunione in cui la fraternità e la pace sono
assicurate. Il dialogo ecumenico nella sua forma di "dialogo del popolo", che coinvolge,
vivissimo, cristiani di 350 Chiese, trasformati tutti in una sola "famiglia cristiana", quasi
un pezzo d'anima di quell'unica Chiesa di Cristo che verrà. Il dialogo con persone di
altre religioni: musulmani, ebrei, buddisti, indù, sikhs, ecc., oggi presenti un po'
dovunque per le ondate migratorie; dialogo possibile per la cosiddetta "regola d’oro",
comune a tutte le principali religioni della terra. Essa dice: “Fai agli altri ciò che vorresti
fosse fatto a te" (cf Lc 6,31). E' in tutti i Libri sacri delle più grandi religioni. "Regola
d'oro" che in fondo domanda di amare il prossimo: "Fai agli altri…"; cosicché se noi,
perché cristiani, amiamo, ed essi, pure, come indù, musulmani, ebrei, amano, ecco
l'amore reciproco da cui fiorisce la fraternità.
Questo dialogo ha già fruttato, per il nostro Movimento, una fraternità piena e
sentita con un Movimento buddista moderno di Tokyo, la Rissho Kosei-kai, che conta
sei milioni di membri; e con un altro Movimento musulmano afroamericano,
l’Associazione dei musulmani americani, di due milioni di membri, il quale, per lo
scambio dei doni che si effettua nel dialogo, ha, ad esempio, aperto a noi 40 moschee
negli USA, dove possiamo annunciare le nostre esperienze evangeliche, da loro tanto
desiderate, e la nostra finalità: la fratellanza universale.
Dialogo, infine, con i nostri fratelli che non professano una fede religiosa, ma
hanno iscritto pure essi, nel DNA della loro anima, la spinta ad amare; e sono, forse, i
più.
Ma ecco ciò che qui più particolarmente interessa. Il Movimento dei Focolari,
pur essendo primariamente religioso, ha avuto sin dal 1948 - mezzo secolo fa e più -, e
poi durante gli anni, un'attenzione particolare al mondo politico, sino a veder nascere
dal suo seno, a Napoli nel 1996, il cosiddetto "Movimento politico per l'unità",
Movimento che ora sta diffondendosi e organizzandosi su tutto il pianeta; vi fanno parte
politici, amministratori, funzionari, studiosi e cittadini appartenenti ai più diversi
orientamenti politici. Ne parlerà oggi l’on. Lucia Fronza, deputato al Parlamento
italiano per due legislature ed ora presidente del “Movimento politico per l’unità”.
Della genesi e sviluppo di detto Movimento ho potuto parlare anch’io più volte
come, per esempio, fra il resto, ai parlamentari italiani, a Strasburgo, al Centro Europeo
5.
di Madrid e all’ONU. Non è un nuovo partito, ma il portatore di una cultura e di una
prassi politica nuove. Cambia il metodo della politica. Pur rimanendo fedele alle proprie
idealità, il politico dell'unità ama non solo i politici del suo partito, ma tutti gli altri
politici, cercando di vivere in comunione con ognuno; fa questo nei consigli comunali,
nei partiti, nei diversi gruppi di iniziativa civica e politica, nei Parlamenti regionali o
cantonali, nei Parlamenti nazionali. L'unità, così vissuta, è portata come fermento anche
tra i partiti stessi, nelle istituzioni, in ogni ambito della vita pubblica, nei rapporti fra gli
Stati.
Lo scopo specifico del "Movimento politico per l'unità" è, dunque, aiutare ed
aiutarsi a vivere sempre nella fraternità; con essa alla base, credere nei valori profondi,
eterni dell'uomo e solo dopo muoversi nell'azione politica.
Ed ecco alcune idee-forza del Movimento politico. Anzitutto, per il politico
dell’unità, la scelta dell’impegno politico è un atto d’amore, con il quale egli risponde
ad un'autentica vocazione, ad una chiamata personale. Egli vuol dare risposta ad un
bisogno sociale, ad un problema della sua città, alle sofferenze del suo popolo, alle
esigenze del suo tempo. Chi è credente avverte che è Dio stesso a chiamarlo attraverso
le circostanze; il non credente risponde ad una domanda umana che trova eco nella sua
coscienza; ma è sempre l’amore che entrambi immettono nella loro azione. E gli uni e
gli altri, questi politici, hanno la loro casa nel "Movimento politico per l’unità".
In secondo luogo, il politico dell'unità prende coscienza che la politica è, nella
sua radice, amore; e ciò porta a comprendere che anche l’altro, colui che a volte è
chiamato avversario politico, può avere compiuto la propria scelta per amore, e questo
esige che lo si rispetti. Anzi, il politico dell’unità ha a cuore che anche l’altro realizzi il
disegno buono di cui è portatore, che, se risponde ad una chiamata, ad un bisogno vero,
è parte integrante di quel bene comune che solo insieme si può costruire. Il politico
dell’unità ama, dunque, non solo coloro che gli danno il voto, ma quelli che lo danno ad
altri; non solo il proprio partito, ma anche quello altrui.
Un altro aspetto della fraternità in politica è la capacità di saper ascoltare tutti,
anche i “diversi”, e in tal modo ci si “fa uno” con tutti, ci si apre alla loro realtà; e il
farsi uno aiuta a superare i particolarismi, rivela aspetti delle persone, della vita, della
realtà che ampliano anche l’orizzonte politico. Il politico che impara a farsi uno con tutti
diventa più capace di capire e di proporre. Il farsi uno è un vero realismo politico.
Ancora, il politico dell’unità non può rimanere passivo davanti ai conflitti,
spesso aspri, che scavano abissi tra i politici e tra i cittadini; al contrario, egli compie il
primo passo per avvicinarsi all’altro e riprendere la comunicazione interrotta. Creare la
relazione personale dove essa non c’è, o dove ha subito un'interruzione, può significare,
a volte, riuscire a sbloccare lo stesso processo politico.
La fraternità, ancora, trova piena espressione nell’amore reciproco, di cui la
democrazia, se rettamente intesa, ha una vera necessità: amore dei politici fra loro, e fra
i politici e i cittadini. Il politico dell’unità non si accontenta di amare da solo, ma cerca
di portare l’altro, alleato o no, all’amore, perché la politica è relazione, è progetto
comune.
Un’ultima delle nostre idee-forza è che la patria altrui va amata come la
propria; la più alta dignità per l'umanità sarebbe quella non di sentirsi un insieme di
popoli spesso in lotta fra loro, ma, per l'amore vicendevole, un solo popolo arricchito
dalla diversità di ognuno e per questo custode nell'unità delle differenti identità. E'
quanto il Movimento ha cercato di vivere in momenti anche drammatici, attraverso gesti
6.
di amicizia e di pace attuati tra i nostri dell'una e dell'altra nazione, gesti che avevano un
profondo significato politico. Ma tutti questi aspetti dell’amore politico, che realizzano
la fraternità, richiedono sacrificio. Quante volte l’attività politica fa conoscere la
solitudine, l’incomprensione da parte anche dei più vicini! E a quante divisioni,
spaccature, ferite della propria gente il politico deve rimediare. E’ questo il prezzo della
fraternità che a lui è richiesto: prezzo altissimo, ma altissimo è anche il premio. La
fedeltà alla prova farà, infatti, del politico un modello, un punto di riferimento per i suoi
concittadini, orgoglio della sua gente.
6
Questi sono i politici che il "Movimento politico dell'unità " desidera, con l'aiuto
di Dio, generare, nutrire, sostenere. E non è utopia, lo dicono alcuni dei nostri che ci
hanno preceduti in Cielo: Jozef Lux, già vice-primo ministro della Repubblica Ceca, che
seppe conquistare l’ammirazione dei colleghi e degli altri; o Domenico Mangano, che
visse la politica nell’amministrazione comunale di Viterbo, in costante servizio ai suoi
concittadini; o il deputato nazionale Igino Giordani, modello non solo di virtù religiose,
ma anche di virtù civile: segno, questo, che ci si può realizzare come cristiani non solo
“nonostante la politica”, ma “attraverso la politica”.
Questi uomini hanno risposto alla loro chiamata. E la risposta alla vocazione
politica è anzitutto un atto di fraternità; non si scende in campo, infatti, solo per
risolvere un problema, ma si agisce per qualcosa di pubblico, che riguarda gli altri,
volendo il bene loro come fosse il proprio. Il vivere così permette ai sindaci, ad
esempio, di ascoltare fino in fondo i cittadini, di conoscerne i bisogni e le risorse; li
aiuta a comprendere la storia della propria città, a valorizzare il patrimonio culturale e
associativo; in tal modo arrivano a cogliere, un po’ alla volta, la sua vera vocazione e a
guardare ad essa - alla città - con sicurezza per tracciarne il cammino.
Il compito dell’amore politico è quello di creare e custodire le condizioni che
permettono a tutti gli altri amori di fiorire: l’amore dei giovani che vogliono sposarsi e
hanno bisogno di una casa e di un lavoro; l’amore di chi vuole studiare e ha bisogno di
scuole e di libri; l’amore di chi si dedica alla propria azienda e ha bisogno di strade e di
ferrovie, di regole certe… La politica è perciò l’amore degli amori, che raccoglie
nell’unità di un disegno comune la ricchezza delle persone e dei gruppi, consentendo a
ciascuno di realizzare liberamente la propria vocazione; ma fa pure in modo che
collaborino tra di loro, facendo incontrare i bisogni con le risorse, le domande con le
risposte, infondendo in tutti fiducia gli uni negli altri.
La politica si può paragonare allo stelo di un fiore, che sostiene e alimenta il
rinnovato sbocciare dei petali della comunità.
Ma allora, parlando più in particolare ai signori sindaci, viene spontaneo
chiedersi: che cosa significa e comporta l'ideale della fraternità per la vita della città?
Esso non si aggiunge dall’esterno alla riflessione e alla pratica politica, ma si può
considerare l’anima con la quale affrontare i problemi di oggi. Noi sappiamo, infatti,
che anche oggi ci sono cittadini per i quali la città è come non esistesse, cittadini per i
cui problemi le istituzioni cercano con difficoltà le risposte. C'è anche chi si sente
escluso dal tessuto sociale e separato dal corpo politico, a causa della mancanza di
lavoro o di casa o della possibilità di curarsi adeguatamente. Sono questi, e molti altri, i
problemi che quotidianamente i cittadini pongono a chi ha il governo della città, e la
risposta che ricevono è determinante perché anch'essi si sentano a pieno titolo cittadini e
6
Per l'unità.
7.
avvertano l'esigenza e abbiano la possibilità di partecipare alla vita sociale e politica. E
perciò, da questo punto di vista il Comune è la più importante delle istituzioni, perché
più vicina alle persone, di cui incontra direttamente tutti i tipi di bisogni; ma è pure
attraverso il rapporto con il Comune, nelle sue varie articolazioni, che il cittadino
sviluppa la gratitudine - o il rancore - verso l'insieme delle istituzioni, anche quelle più
lontane, quali lo Stato.
Nel "Movimento politico per l’unità" si è sperimentato che il Comune riesce a
rispondere bene alle esigenze dei cittadini se colui che governa, o che in qualche modo
ha una responsabilità nell'amministrazione della città, ha, alla base del suo impegno
politico, l'esigenza di vivere la fraternità con tutti, e guarda anche al cittadino come a un
fratello. E si sa che per un fratello i problemi si risolvono più facilmente, perché si
pensa e si ripensa al suo problema, si bussa a tutte le porte, si cercano tutte le
opportunità, si mettono insieme tutte le risorse; e, infine, quando tutte le forze fossero
state impiegate, ci si rivolge, se si ha fede, pure a Dio perché provveda.
Il "Movimento politico per l’unità" in generale vede l’umanità come un unico
corpo nel quale tutti gli uomini possono essere affratellati. L’umanità è prima di tutto
una cosa sola.
Unità, sempre nella diversità, nella libertà, costruita da persone e da popoli che
siano veramente sé stessi, portatori di una propria identità e di una propria cultura aperte
e dialoganti con gli altri. E quando sarà così, si potrà conoscere finalmente la pace;
infatti, a mano a mano che a ciò ci si avvierà, vedremo realizzarsi particolari sogni di
grandi della nostra storia, come quello di Martin Luther King: "Oggi ho (...) sognato che
(...) gli uomini muteranno le loro spade in aratri, (...) e che la guerra non sarà neppure
più oggetto di studio. (...) Con questa fede noi saremo capaci di affrettare il giorno in
cui vi sarà pace sulla terra e buona volontà verso tutti gli uomini. Sarà un giorno
7
glorioso, e le stelle canteranno tutte insieme, e i figli di Dio grideranno di gioia" .
Che il Signore e il nostro agire politico facciano in modo che quel giorno non sia
troppo lontano.
Ringrazio tutti dell’ascolto. (Applausi)
7
Martin Luther King, Discorso alla Vigilia di Natale 1967, Atalanta, cit. in "Il fronte della coscienza", Torino
1968.