046_53 Seychelles_PM

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046_53 Seychelles_PM
I T I N E R A R I O
E S T E R O
Scoperte da Vasco de Gama nel 1502, questo un piccolo gruppo di isole appena sfiorate dalla colonizzazione,
Testo e foto di Antonio Varcasia
natura incontaminata, sia sopra che sotto la superficie del mare.
STEFANO NAVARRINI
Andiamo alla scoperta del Southern Coral Group, l’angolo più dimenticato delle Seychelles.
sono oggi tornate al loro magico isolamento conservando la straordinaria bellezza di una
N
ote al mondo intero
come luoghi paradisiaci dalle spiagge
bianchissime e le acque turchesi, le Seychelles sono un
gruppo di ben 115 isole poste
nel bel mezzo dell’Oceano Indiano, a circa 800 miglia a
nord del Madagascar e quasi
1500 dalla costa africana.
Nell’arcipelago, si è soliti di-
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stinguere due gruppi principali di isole: quelle vicine, o
Inner Islands, di tipo granitico, che insieme a Mahè, l’isola
che ospita Victoria, la capitale
più piccola del mondo, sono
le isole più conosciute, come
Praslin, la Digue, Silhouette,
Felicitè, Curieuse, e quelle che
si trovano invece ad una distanza compresa fra 150 e 400
miglia, spostate verso sudovest, sorgono invece le più
lontane, che formano le Outer Islands, di natura corallina
e molto diverse fra loro. Colonie prima inglesi e poi francesi, le Seychelles sono a ragione della loro storia una vera e
propria mescola di razze, tradizioni e sapori, che loro stessi amano definire “Creole Sty-
le”. Per questo, non sono soltanto un luogo ricco di patrimoni naturali incredibili, ma
anche un angolo di terra ricco
di storia e tradizione, in cui il
governo locale investe decisamente e con lungimiranza sul
turismo, principale business
del paese, motivo per cui fin
da bambini si viene educati all’ospitalità, al rispetto ed alla
conservazione delle risorse.
Nonostante la vicinanza con
ben due continenti molto poveri (quello africano, di cui fa
parte, e l’asiatico), alle Seychelles, accanto ad un’estrema pulizia non si vede accattonaggio, si gira per strada anche di notte con la macchina
fotografica in spalla, e si percepisce forte un rispetto per
le proprie risorse invidiabile.
Dopo il turismo ecco che, un
po’ a sorpresa, la pesca è la seconda fonte di reddito del
paese… ciò ha scatenato la
fantasia per un viaggio intrigante alla ricerca di forti emozioni alieutiche, per cui, dopo
aver studiato un po’ la situazione a tavolino, c’era una sola cosa da fare… le valigie!
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Un mare di pesci
Alle Seychelles, salvo che in alcune zone a riserva integrale, è
possibile praticare qualsiasi tecnica di pesca: dalla mosca nelle
flat e nelle lagune, allo spinning
sul reef, al vertical jigging ed alla
traina d’altura sui drop off. Inoltre, fuori dal reef, specie dopo il
tramonto, sono presenti diverse
specie di squali che è possibile
insidiare a drifting notturno, ingaggiando combattimenti emozionanti con veri e propri giganti del mare, che poi è sempre bene liberare come la maggior
parte dei pesci. Questo atteggiamento è molto apprezzato dai
locali e dall’ente del turismo
che, come detto, appoggia una
politica ferrea per la conservazione delle risorse.
Ma, se è vero che si possono
praticare tutte le tecniche menzionate, è altrettanto vero che
spesso non è possibile praticarle tutte nello stesso posto (leggi
isola), per la diversa conformazione dei fondali e delle batimetriche. Per il popping estremo
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Titolettone 60-65 battute
Titolettone 60-65 battute
destinato a GT e tonni dente di
cane, ad esempio, sono rinomate Cosmoledo e Farquart, per la
pesca a mosca Desroches e Alphonse (anche le Inner Islands
costituiscono però un ottimo
spot per questa tecnica). Per il
vertical e la traina d’altura bisogna cercare delle belle cadute e
in genere i posti più interessanti
sono quelli che si avvicinano allo shelf continentale: le Inner Islands, sorgono infatti su un plateau granitico che si mantiene
costante fra i 25 ed i 35 metri, in
cui non esistendo barriere coralline e grandi salti di batimetrica,
la fauna è molto interessante
per la pesca a mosca ed il light
spinning sia da terra che dalla
barca, oltre che per il diving che
richiama molti appassionati, ma
non sono l’ideale per il big game
e altre tecniche più estreme.
Tuttavia, anche in questa zona
ci sono delle buone possibilità
di pesca attorno a Silohuette,
Bird e North Island, che di fatto
sono disposte più a nord, dove
il fondale degrada maggiormente ed i pelagici abbondano.
Le Outer Islands costituiscono
un paradiso per la pesca in conseguenza della loro distanza sia
dal continente che dal drop-off,
e soprattutto per la loro matrice
corallina. Alcune di queste isole
sono pressoché disabitate, altre
sono il rifugio dei pescatori a
mosca, che ne hanno fatto un
mondo quasi solo per loro. Tuttavia, avendo a disposizione
una barca in loco e potendo
spostarsi da Mahè preferibilmente in aereo (le distanze sono notevoli e 150/400 miglia sono tante, specie in oceano dove
si tiene una velocità di crociera
fra le 8 e le 12 miglia), le possibilità sono davvero notevoli e
l’unica cosa di cui dovete preoccuparvi è la scelta di un buon capitano, anche se a questo proposito sono evidenti professionalità e puntualità nel servizio
da parte degli addetti ai lavori.
Didascalia
dida per entrambe le foto
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Didascalia
Avendo poco tempo a disposizione, e come sempre preferendo una soluzione “wild” rispetto
ad una gita organizzata, grazie
all’efficienza dell’ente del turismo locale, per la nostra spedizione siamo stati messi in contatto con Bluewater Charter
(www.bluewatercharter.sc),
che per un bel po’ di giorni ha
trasformato un Riviera 42’ attrezzato per la pesca d’altura nella
casa della crew di “Reality fishing”, con destinazione Platte
Island, un’isola corallina che situata a 80 miglia a sud di Mahè,
in mezzo al niente, ma che dalla
carta nautica si presenta come
un lembo di terra, di circa 0,54
kmq, corrispondenti alla sommità di un sistema di montagne
sottomarine incredibili, in cui in
meno di un miglio ci si porta da 35 mt ad oltre -1800. Ile Platte (5°
Didascalia
Titolettone 60-65 battute
Titolettone 60-65 battute
52′ 0″ S, 55° 24′ 0″ E), insieme a
Coetivy Island fa parte del Southern Coral Group, ovvero le
isole più a sud dell’arcipelago.
Tecniche e attrezzature
Le tecniche maggiormente redditizie in questa zona, viste anche le caratteristiche dei fondali,
sono essenzialmente la traina di
superficie e il vertical jigging.
Per quanto riguarda la traina, la
maggior parte dei capitani opta
per un assetto con 6-8 canne:
generalmente si utilizzano le 50
libbre con mulinelli di taglia
proporzionata, mentre sugli ou-
trigger alcuni preferiscono le 80
libbre, lasciando quindi più
esterne due esche, in teoria riservate ai marlin. Questi, presenti sia con il blue che con il
black, sono ben rappresentati e
costituiscono insieme agli yellowfin le prede più ambite dalla
maggior parte dei capitani. Tuttavia, questa porzione dell’Oceano Indiano regala molte
soddisfazioni in quella classe di
pesci “medi” che è numerosissima, a volte così tanto da non lasciar tregua agli angler quando
si traina sul filo del drop off, in
cui le catture si susseguono ed
in cui pesci vela, wahoo, dogto-
oth tuna, barracuda, jobfish,
yellowfin tuna, lampughe, skipjack, rainbow runner ed altri pelagici, spesso si contendono le
esche e regalano doppi e tripli
strike.
A jigging il ventaglio di prede
possibili è davvero enorme, potendo spaziare da carangidi come black jack e giant trevally a
svariate specie di snapper e
grouper. Fra le prede più gettonate sicuramente i tonni dente
di cane sono fra i più combattivi,
pesci che gli skipper rispettano
molto facendo un catch & release integrale. Come attrezzatura
è consigliabile una 50 lbs accop-
piata con mulinello che possa
unire una buona potenza della
frizione, con un buon ratio di recupero e capacità di filo in bobina. Per quanto riguarda il filo,
parliamo di trecciati dalle 50 alle
80 libbre, con un finale in nylon
o fluorocarbon di alcuni metri:
la soluzione classica è una doppiatura con bimini twist, palomar o bristol knot per collegare
l’asola al leader, mentre se volete togliervi il pensiero una soluzione davvero interessante è
con i wind-on: simili a quelli che
vengono utilizzati per altre tecniche, come la pesca a mosca o
la traina d’altura, sono dei terminal leader già preconfezionati
con una estremità provvista di
asola costituita in kevlar che
permette un loop-to-loop con la
doppiatura del bimini twist e
quindi di avere un terminale
quasi privo di nodi che dà molta
sicurezza in pesca anche con
prede di grande taglia. Fra i
wind-on ne esistono diverse tipologie, molto interessanti
quelli della Sufix prodotti in diversi libbraggi dalle 30 alle 150
lbs (consigliate per il VJ tropica-
le le 80/100 e 120/150 nei casi in
estremi), sia in nylon che in
fluorocarbon. Fra i jig che hanno lavorato meglio, sicuramente i long più idrodinamici, data
la forte corrente che spesso si
trova sul drop-off e qualche
short sempre molto gradito dai
pesci bentonici.
Didascalia
Squali in notturna
Un problema della pesca sui
drop-off può essere costituita
dalla presenza di squali, che
possono rendersi protagonisti
non voluti di un “double” fra voi
e la vostra preda allamata, con il
risultato di portar su solo un
moncone del pesce allamato, o
proprio niente. Quando la situazione diventa non sostenibile,
meglio cambiare spot o cercare
di pescare più “alti”, magari
concentrandosi sui pelagici: tuttavia, la copiosa presenza degli
squali può essere un diversivo
molto interessante in questo angolo dell’Oceano Indiano. Lo
shark fishing in notturna è
un’esperienza davvero eccitante, resa ancor più appetitosa
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Didascalia
dalla varietà di specie catturabili: dai lemon shark, ai pinna
bianca, pinna nera, tiger, nutrice, martello e via dicendo.
La tecnica è normalmente quella della pesca a fondo ancorati,
con canne da 80 libbre, ami appositamente realizzati per questi predatori e terminale in robusto cavo d’acciaio. Come esche
si utilizzano quelle naturali, con
preferenza per tranci e teste da
innescare in grossi bocconi: fra
le migliori quelle di pesci abbastanza grassi, che alcuni capitani consigliano di far macerare
un po’ al sole per renderle decisamente fetide e puzzolenti, e
quindi maggiormente adescanti
per questi pesci dotati di recettori olfattivi molto sviluppati.
Anche per i giganti del mare, di
scarso o nullo valore commerciale (sebbene lo shark finning
sia diffuso anche qua per il commercio con i paesi orientali), è
sempre bene dopo aver fatto le
fotografie di rito, restituire la libertà ai bellissimi animali.
Oltre la pesca
sono ritenuti unici al mondo,
magari in crociera (VPM:
www.vpm.fr). A circa un paio
d’ore da Mahè, sull’isola di Curieuse, esiste una vera e propria
oasi per le tartarughe giganti di
Aldabra (Dipsochelys elephantina), che vivono solo qua ed alle
Galapagos (sebbene siano due
specie differenti e quelle delle
Seychelles leggermente più
grandi), animali che possono
superare i tre quintali di peso ed
i duecento anni di età. Un’altra
meta interessante, a poche miglia da Curieuse, è il Coco Marine Reserve, dove potete fare
snorkeling fra pesci coloratissimi, ma soprattutto nuotare e
giocare insieme alle tartarughe
marine. Infine, un altro “must” è
visitare la Vallée de Mai a Praslin, iscritta dall’Unesco patrimonio dell’umanità fin dal
1983. L’unicità di questo posto è
data dalla presenza del Coco de
Mer, una palma che raggiunge i
40 metri di altezza e supera gli
800 anni di età, e che produce
una noce di enormi dimensioni:
la conformazione del frutto
(che assomiglia vagamente al
bacino di una donna, motivo
per cui gli sono state attribuite
proprietà “magiche”), privo di
mallo che ne sostenga il galleggiamento, impedisce la diffusione naturale dei semi (che sono fra l’altro i più grandi del
mondo) tra le isole, e quindi la
pianta è presente solo qui.
PUBBLICITA’
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Sebbene la pesca sia davvero
coinvolgente, sarebbe un peccato andare alle Seychelles e
non visitare alcuni luoghi che
Notizie utili
Le Seychelles sono facilmente raggiungibili dall’Italia con la
compagnia di bandiera delle isole, Air Seychelles (www.airseychelles.it), con voli diretti da Roma e Milano su Mahè a cadenza bisettimanale. Da Mahè è possibile spostarsi sulle altre
isole sia in barca (alle Inner Islands), o in aereo verso le isole più
lontane (Outer Islands). Sebbene considerate una tipica meta
di vacanze honeymoon o destinate a budget no limits, le Seychelles hanno negli ultimi anni attuato una politica interessante, per cui sono ora presenti un po’ dappertutto delle
strutture ricettive ottime ma con prezzi modici (parliamo di €
50,00-60,00 giornaliere, a salire), in maniera da favorire il turismo anche di fascia media. Il consiglio è quello di visitare l’ottimo sito dell’ente del turismo delle Seychelles (www.seychelles.com), in italiano, dove sono riportare oltre a tutte le
mete “highlights” anche tutte le strutture turistiche e, soprattutto, anche tutti i charter che si occupano di pesca sportiva, a
seconda della tipologia di tecnica che si vuol fare e la destinazione prescelta.
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