Felice Anno Nuovo - Centro Servizi Socio
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Felice Anno Nuovo - Centro Servizi Socio
Periodico di informazione del ‘Centro Servizi Socio sanitari e residenziali Malè’ N. 2/2015 Felice Anno Nuovo 1 La redazione de “Il Grillo”, unitamente al Presidente e al Consiglio di Amministrazione del Centro Servizi Socio-Sanitari Residenziali di Malè, porge i più cordiali Auguri per un 2016 di pace, speranza e serenità. La redazione Gabriella Borzaga - Adelina Cavallari - Nazzarena Ciarla - Ettore Dallago - Alberto Graifenberg - Ida Iachelini - Natalia Stablum Luciano Zanella – Giampaolo Zanon - Giuseppe Webber APPUNTAMENTI IN CASA Ogni ultimo venerdì del mese, a partire dalle ore 15.00, FESTA DEI COMPLEANNI del mese, nel salone al 5° piano. Ogni sabato, alle ore 16.00 celebrazione della S. MESSA in chiesa. Il calendario mensile delle ATTIVITÀ DI INTRATTENIMENTO è esposto sulle bacheche dei soggiorni dei piani e sulla porta dell’ufficio di animazione in bouvette. 2 SOMMARIO Appuntamenti in casa pag. 2 Poesia pag. 4 Barzelletta pag. 4 Festa di Natale 2015 pag. 5 Allegria autunnale pag. 9 Calde serate in compagnia pag. 11 Al tempo non si comanda pag. 17 La ricetta di stagione pag. 19 Angolo della preghiera pag. 20 3 POESIA 31 DE DICEMBRO (di Edoardo Redolfi) Col tempo che va ‘n pressa se scorta la vita ‘l par quasi na gita che tuti nteressa! Pensando ai mei afari al càot en cosina, vedi sul fianch, dela vedrina, enriciolà ‘l veclo lunari; L’è l’ultem dì, l’è San Silvestro sòn avilì, no gh’è n’hai estro, en aotro an l’è già finì. Destachi dal ciodo ‘l veclo lunari, meti quel nof al prim de genài, con la speranza, che no mor mai, de trovarme ala fin, con tut i mei cari! Con na orazion ringrazi ‘l Signor Che la sò man sora ‘l me tegn, sperando che anca per l’an che vegn, el me dàghia quel che me ocor! TRATTA DA “DRE AL FOGLAR- POESIE DIALETTALI” – CENTRO STUDI VAL DI SOLE BARZELLETTA La mattina di Natale una famiglia con tanti bambini è tutta riunita. Allora Babbo Natale chiede: “Chi di voi ha sempre ubbidito alla mamma?” E i bimbi in coro: “Il papà!” 4 FESTA DI NATALE 2015 Domenica 20 dicembre si è tenuta la tradizionale Festa di Natale del Centro Servizi di Malè. Ci siamo ritrovati numerosissimi nel salone al 5° piano, tra Residenti, familiari, volontari e amici dove abbiamo ascoltato con interesse e stupore i meravigliosi canti del coro Gospel – Comunità Viva, che ci ha accompagnati per un’ora e mezza in melodie allegre, calorose, toccanti ed emozionanti. Il nostro Presidente Antonio Daprà ha aperto la festa portando i saluti del Consiglio di Amministrazione, ringraziando tutto il Personale della struttura e augurando a tutti un Buon Natale e un sereno Anno Nuovo, così come hanno fatto il Sindaco di Malè Bruno Paganini e l’Assessora della Comunità di Valle Luciana Pedergnana. A conclusione del bellissimo concerto, che ci ha tenuti incollati alle poltrone, il Presidente ha consegnato una targa di ringraziamento alla carissima Ester Gentilini, da qualche mese approdata all’agognata pensione dopo essere stata per molti anni un’operatrice attenta, disponibile e ricca di umanità all’interno di questa casa. Lungo e caloroso l’applauso per lei!! A seguire una prelibata cena, in ottima compagnia!! E anche quest’anno è stata un’occasione speciale di convivialità e serenità! Così come il periodo natalizio è stato piacevolmente caratterizzato dallo scambio di Auguri e saluti da parte di diverse persone e gruppi del territorio! Riportiamo di seguito qualche foto a titolo di ringraziamento a tutti! 5 6 7 8 ALLEGRIA AUTUNNALE Spesso, con la fine dell’estate e l’arrivo dei mesi freddi il sentimento diffuso è quello della malinconia. Ecco che oggi vogliamo invece far rivivere a tutti sensazioni belle e ricordi positivi legati a questo periodo dell’anno. Innanzitutto non possiamo non pensare all’autunno come il momento di vita dei raccolti: è questo il momento di raccogliere e gustare noci, patate, mele, uva, segale, orzo, nocciole, castagne… che bontà!! Gabriella racconta i momenti in cui si andava nel bosco, in compagnia con un bel gruppo, e si raccoglievano le nocciole che crescevano selvatiche: una volta a casa le si allargavano su di un tavolo e potevano durare tutto l’inverno. Ida, Natalia e Giuseppe invece, le noci andavano a raccoglierle sulla strada che porta da Malè a Croviana oppure nella zona attorno a Castel Caldes dove c’erano le piante comunali, accessibili a tutti. Il trucco era portare con sé la latta, un bastone lungo anche cinque metri e grazie al quale si poteva battere sulla pianta e far cadere le noci dai rami. Natalia ci dice come altrimenti sarebbe stato impossibile: i frutti erano davvero troppo alti! Adelina invece, le noci le aveva direttamente nel suo giardino: c’erano infatti a casa della sua famiglia molte piante. E come non collegare l’autunno alla vicina Val di Non ed alla raccolta delle sue ottime mele… che soddisfazione per i contadini poter vedere il frutto del loro duro lavoro durato un intero anno! Ida ci fa venire l’acquolina in bocca parlando delle ambrosine che vanno raccolte nei boschi proprio in questa stagione e da cui se ne può trarre una squisita marmellata: conservata in cantina in un’otre di terracotta rimane 9 ottima tutto l’inverno. Luciano ricorda anche la gran fatica del periodo… andava raccolta la legna per l’inverno! E ce ne era bisogno davvero di tanta, si riscaldava la casa solo con quella. Non è possibile pensare all’arrivo del freddo non abbinandolo alle grandi mangiate! Tutti ricordiamo il momento della preparazione dei crauti: tutto iniziava con la raccolta dei cavoli capusi che andavano tagliuzzati con uno speciale attrezzo, la crautara. Non era facile possederne una ed Ettore ci racconta che a casa sua la si prendeva a prestito. Da Alberto invece, a Terzolas, si passava di casa in casa, mentre Ida ricorda che c’era una persona che passava nelle abitazioni a prestare il proprio lavoro, tagliuzzando capusi e rape. Una volta pronti, i capusi andavano riposti in un mastel di legno, mettendo il sale ad ogni strato. Il contenitore andava poi coperto e sopra vi si poneva un grosso sasso in modo tale che rimanesse chiuso e premuto per bene. Quando era il momento di mangiarli, i crauti andavano tolti dal contenitore, strizzavati e cucinavati. La zia di Alberto proponeva una gustosa alternativa: faceva uno strato di crauti e uno di capusi mescolati alle rape. 10 Luciano ricorda la bontà delle rave mangiate con la pancetta, Ida quella della carne di maiale, dei cotechini e delle costine. L’autunno era il periodo dell’affumicatura: salami, pancette, ossi, coppe, grassina…. Hm!!!! Impossibile non farsi venire l’acquolina in bocca!! Ettore ci confida come i rami del ginepro dessero quel sapore ideale alla carne. Ida riporta ai nostri ricordi un’altra bontà: la minestra d’orzo, cotta lentamente per molte ore, sulla stufa accesa. Dentro ci si metteva della carne di maiale, in particolare ci dice Luciano, il peot del maiale che a lui però proprio non piaceva: molto meglio le cotiche della pancetta! Gabriella ed Ettore ricordano volentieri le citole (o ciciole, a seconda della zona) mangiate con le patate rostite. Ultimo ricordo culinario: le castagne. Fatte a casa, o nella stufa o lessate; oppure acquistate in paese, come succedeva a Cles: il fruttivendolo davanti al suo negozio le cucinava direttamente lì ci dice Alberto. E ad Ettore quando le acquistava, gli venivano riposte direttamente nella tasca della giacca! Autunno è anche periodo di funghi: i nostri preferiti sono i cantarelli, le ombrelle, i finferli, le ciate dell’ors, le brise e le morette. Il modo migliore per conservarli ci viene svelato da Ettore: i funghi vanno curati, posti al sole in modo da farli seccare ed in seguito, prima di consumarli, vanno posti nell’acqua tiepida 11 in modo che si possano “riprendere”; ultimo accorgimento: vanno strizzati bene dall’acqua prima di essere cucinati. Vogliamo concludere i nostri ricordi felici dell’autunno con le feste e le sagre paesane tipiche di questo periodo. Partiamo dalla Val di Non: a Cles vi era la festa dell’uva, in cui erano coinvolti i gruppi sportivi e si mangiava tutti assieme; a Cavareno per Santa Cecilia venivano offerte le castagne al coro della parrocchia (ma solo a quello maschile!!); a Coredo prima dell’inizio della raccolta delle mele c’era la benedizione dei trattori e, una volta concluso il lavoro, c’era la festa del ringraziamento, simile anche a Malè e Campodenno. Tornando a Cavareno, nel mese di novembre c’era anche la sagra paesana con banchetti e bestiame. Ida ci ricorda come la prima festività di ottobre era diffuso festeggiare la Madonna del Rosario: a San Bernardo la statua andava portata a braccio in processione. Tutti ricordiamo il periodo autunnale come felice per il rientro a casa di tutti quei lavoratori che svolgevano la propria professione in malga o in posti lontani: in 12 occasione della festività di Ognissanti essi rientravano in valle ed era una gran gioia per le famiglie poterli riabbracciare. A Terzolas cadeva in novembre “la Ferrata”, la tipica fiera paesana e a Malè vi era la caratteristica sagra di San Simone, in cui si vendevano e si compravano le bestie. Natalia ricorda divertita come per concludere la trattazione, venditore e compratore si battevano le mani l’un con l’altro. Le bestie venivano portate a piedi, anche dalla Val d Rabbi e spesso, ci dice Ida, si incontravano dei compratori bresciani lungo il tragitto che volevano acquistare gli animali prima di arrivare alla sagra, per poterne ottenere un prezzo migliore. Il momento della sagra era davvero una gioia per tanti, che la aspettavano come una festa! In autunno si iniziava anche a trovarsi alla sera, nelle stalle, per il caldo filò. Le notizie venivano raccontate in questo modo ed era l’occasione per tenersi aggiornati ma anche per condividere, ridere e rilassarsi assieme. Un ultimo e poetico pensiero in merito alle tinte di questa splendida stagione: Ettore parla del colore dei larici d’oro… un vero incanto. Con il nostro racconto speriamo di aver portato un pieno di gioia autunnale in ognuno dei nostri lettori!! 13 CALDE SERATE IN COMPAGNIA Un tempo, fino a qualche anno fa, era usanza trovarsi alla sera in compagnia a fare quello che veniva chiamato “filò”. Alberto ci racconta come ci si trovava per chiacchierare, per stare insieme e l’argomento non lo si preparava, saltava fuori da solo. La compagnia non mancava: in famiglia erano ben otto fratelli!! Da Gabriella a Cavareno era usanza accogliere tutti i cuginetti e si recitava assieme la Corona. Poi il papà, bravissimo narratore, raccontava loro delle storie e si concludeva cantando. Anche da Adelina ci si ritrovava alla sera, con qualche amico e compaesano, per la recita delle preghiere e il racconto di ricordi passati. Le serate di Luciano erano invece meno rilassanti: a lui toccava svolgere i compiti per la scuola, chiedendo consiglio ai fratelli che però giocavano spesso alla morra o a carte, disturbandolo e non insegnandogli le regole per farlo partecipare con loro! Nella famiglia di Ettore ci si trovava spesso nella stalla di un vicino per fare filò, mentre negli anni del collegio con i frati, dopo le preghiere, ci si divertiva giocando a calcetto. 14 Nelle serate invernali, durante questi ritrovi, gli uomini erano soliti giocare a carte mentre le donne lavoravano a maglia o filavano la lana, come racconta Ida: quest’ultimo era proprio “un mister da done”! Gli uomini potevano poi, come facevano sia Ettore che Luciano, aiutare a tenere le matasse, da cui fare il gomitolo. Ida condivide con noi una curiosità che non tutti conoscevamo: per colorare la lana venivano usati dei cubetti apposta, oppure dei materiali naturali come radici. Nel caso di Natalia il filò lo si faceva nella casa dei vicini, mentre in altre zone come a San Bernardo a casa di Ida, il luogo di ritrovo era nella stalla: la prima porta era proprio destinata al ritrovo, non c’erano gli animali ma anzi le pareti erano state foderate di legno, c’era un tavolo, si chiacchierava, si pregava, si giocava a carte, si cantava. Quello che contava davvero era ritrovarsi e stare assieme, valore che spesso ai giorni di oggi abbiamo perso. Da Nazzarena la famiglia si radunava per fare due chiacchierare, bere un caffè o mangiare (perché no?) anche un dolcetto. Adelina riflette dicendo che la gente si voleva più bene, che vi era più 15 unione fra i compaesani e le famiglie e le persone erano lasciate meno sole. Gabriella ci dice che oggi sono tutti di corsa e di fretta. Noi pensiamo che sia un gran peccato aver perso il prezioso valore dello stare bene insieme, del condividere e dell’aiutarsi a vicenda. 16 AL TEMPO NON SI COMANDA Un vecchio detto popolare recita così: “al tempo non si comanda” … ed effettivamente nessuno è in potere di farlo. Eppure, negli anni il tempo, le stagioni, le temperature sono indubbiamente cambiati. Autunno ed inverno, in particolare, erano generalmente più freddi di quelli attuali. Natalia ed Ida ricordano il profondo freddo tipico di queste stagioni, che cominciava già sul finire del mese di ottobre. Adelina aggiunge anche la presenza della pioggia autunnale, mentre Gabriella la forte neve che, per alcuni anni, iniziava già per il giorno dei Santi. Basti pensare che Natalia ricorda ancora l’annata in cui di neve ne sono venuti addirittura tre metri e per poter passare sulle strade si era costretti ad usare la slitta!! Menomale che nelle case c’erano fogolar e fornel per scaldarsi. La legna non mancava mai, nei mesi precedenti andava raccolta, tagliata e messa via in modo da poterne avere grande riserva per i mesi freddi. Un caldo sorriso ci viene ricordando il fornel con la panca attorno, su cui si poteva sedersi stando al calduccio della stufa. Adelina racconta che a casa sua la stufa era posta anche in camera da letto: neve ne veniva tanta davvero e portava un gran 17 freddo. Una curiosità che tutti ricordiamo con un sorriso: il letto matrimoniale era più piccolo di quelli di adesso, era grande una piazza e mezza. Giuseppe racconta che lui e i suoi fratelli dormivano tutti assieme in un’unica camera, scaldata da una stufa a legna per sentire meno il forte freddo invernale. Nelle nottate più gelate si usava la scaudina, una bacinella di rame che serviva a scaldare il letto. Ettore ricorda come da lui si usasse prendere un sasso ed in seguito un mattone, messi in forno a scaldare e poi, avvolti in un panno, venivano usati per scaldare. Un altro ricordo, commovente, viene narrato da Ettore: quando era piccino lo avevano riposto in una cesta per raccogliere i funghi e custodito al caldo, nella stua, perché il non prendesse freddo e non si ammalasse. L’allegria di Luciano gli fa ricordare gli inverni come molto divertenti grazie alle scampagnate fatte con la slitta: la tratta andava da Arnago a Magras! Insomma, degli inverni davvero diversi da quelli di adesso, sicuramente più difficili da vivere al caldo e senza le tante comodità della vita di oggi ma … la neve fa tanto festa! Ida ricorda un solo Natale di bambina e ragazza senza neve. E chissà che non manchi poco che la neve torni a trovarci anche quest’anno: rosso tramonto, bianca brina, nevica prima di domattina, ci recita Ettore. E per concludere, una saggia frase di Alberto: non si può fidarsi del tempo: crediamo proprio abbia ragione!! 18 LA RICETTA DI STAGIONE Il Zelten Gli ingredienti essenziali per un buon Zelten sono: Fichi secchi Noci Nocciole Mandorle Canditi (se si vuole!) L’impasto in cui aggiungere tutta la frutta secca è composto da: uova, zucchero, burro, farina e lievito. E’ importante che il Zelten non sia troppo alto: pieno com’è di cose buone risulterebbe troppo pesante! Sopra, va guarnito con altra frutta secca a mo’ di decorazione: un buon Zelten deve essere anche buono!! Va poi infornato e cotto al forno; si ricorda una caratteristica positiva di questo dolce invernale: una volta preparato si conserva bene per giorni. E’ possibile anche cucinarlo e tagliarlo poi dopo alcune giornate. 19 Angolo della PREGHIERA di buon auspicio e speranza per tutti!!! E’ NATALE (Madre Teresa di Calcutta) E’ Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. E’ Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro. E’ Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società. E’ Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale. E’ Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza. E’ Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri. 20