renzi a porta a porta rilancia lʼazzardo: «soldi a
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d’Italia RENZI A PORTA A PORTA RILANCIA LʼAZZARDO: «SOLDI A MAGGIO O SONO UN BUFFONE» ANNO LXII N.60 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Redazione Il giorno dopo la conferenza stampa della “svolta buona” Matteo Renzi è ospite a Porta a Porta e ribadisce i suoi intendimenti. A cominciare dallʼintenzione di non accettare come oro colato i diktat europei. ”I soldi non si possono spendere per il patto di stabilità che è un patto di stupidità”. Sarà un cavallo di battaglia di questo governo, un leit motiv che serve al premier per fronteggiare le tante voci critiche con lʼEuropa di Bruxelles: dai grillini, alla sinistra radicale, dalla lega a Fratelli dʼItalia. “Noi dobbiamo rispettare tutti gli impegni, compresi quelli che abbiamo discusso. Noi il 3% lo rispettiamo ma facciamo una battaglia perché Ue veda unʼItalia autorevole”. E aggiunge: “LʼEuropa ha più bisogno dellʼItalia di quanto lʼItalia ha bisogno dellʼEuropa” e questo “me lo ha detto anche la Merkel in modo molto chiaro”. Rivendica un piglio decisionista che, per molti osservatori, lo avvicina al Berlusconi dellʼesordio: ”Il presidente del Consiglio deve ascoltare Confindustria e sindacati? Sì. Ma i soggetti che stanno intorno ai famosi e favolosi tavoli di palazzo Chigi, non possono pensare che le WWW.SECOLODITALIA.IT cose le decidono loro. Le cose le decidiamo noi. Ci pagano per questo. Poi se sbaglio, pago io”. Si difende dalle critiche, anche da quelle giunte da Forza Italia: Brunetta dice che sono peggio di Tremonti? “Nella scala di insulti ʻtremontianoʼ venga subito dopo ʻstalinistaʼ…”. E ancora: ”Basta leggere le paginate che scrive Brunetta che dice ʻRenzi non è Mandrakeʼ. Lo so anche io, per il resto non sono, come dice qualcuno, il figlio adottivo di Berlusconi. Ognuno ha il babbo che ha…”. Difende lʼaccordo sulla legge elettorale fatto con Berlusconi senza il quale, spiega, sa- remmo ancora allʼimpasse: invece quel patto avrebbe dato lo sprint finale al percorso delle riforme anche se la nuova legge elettorale di innovativo ha poco o nulla. ”Se riusciamo entro il 25 maggio, come vogliamo, a fare la prima lettura della riforma del Senato e chiudere la legge elettorale – è il suo auspicio – dimostriamo che riusciamo a cambiare la politica”. Torna sulle consultazioni con Grillo (“Ho fatto una grandissima fatica a mordermi la lingua, avessi fatto ciò che sentivo sarei saltato sul tavolo e avrei detto non ho tempo da perdere, ho un governo da fare”) e sullʼavvi- venerdì 14/3/2014 cendamento con Letta che ha lasciato strascichi, anche personali, pesanti (“Le questioni personali sono in secondo piano. Dal punto di vita politico ho totale certezza che il percorso fatto è stato assolutamente condiviso da chi lo doveva condividere, non servono retroscena”). È sicuro di durare: quando si tornerà a votare? “Nel 2018. Sono convinto che questa classe politica in Parlamento ha lʼultima chance per dimostrare che può fare le cose”. Ribadisce che cercherà voti anche nel centrodestra, ma alle politiche e non alle europee: ”Credo che alle europee sia difficile andare a scardinare i voti degli altri, la partita vera è alle politiche ed è lì che provo a conquistare lʼelettore del centrodestra”. Sulla manovra annunciata dice che è pronto a giocarsi la faccia: “Se il 27 maggio i soldi non arrivano, vuol dire che Matteo Renzi è un buffone”. Esclude la patrimoniale e anche prelievi sulle pensioni da 2500 euro: “Lʼidea che uno che guadagna 23mila euro di pensione sia chiamato a dare un contributo forse cʼè per Cottarelli, ma io la escludo”. I margini per far scende le aliquote fiscali? Ci sono, avverte, ma solo se il governo durerà. Ancora attacchi a Simone Cristicchi: ha raccontato la verità sulle foibe e quindi “è amico dei fascisti” Francesco Signoretta «Il mestiere dellʼartista non è fare politica, non è fare lotta. Molto più semplicemente è quello di raccontare delle storie, limitandosi a constatare anche lʼesistenza di alcune “zone grigie” di una storia molto complicata e intricata, per poi lasciare al pubblico la libertà di farsi unʼopinione in merito, o di approfondire lʼargomento una volta fuori dal teatro. Se i contestatori, magari mossi dalle ragioni della propria ideologia, non lo capiscono, non è un problema nostro». Con queste parole Simone Cristicchi, sulla sua pagina Facebook, mette un punto fermo sulla incredibile vicenda delle contestazioni al suo spettacolo, “Magazzino 18″, che non è gradito dalla sinistra radicale e dalla sinistra snob perché parla della tragedia delle Foibe, una tragedia che porta la firma dei partigiani comunisti di Tito. Lʼartista è costretto a dare ancora una rispiosta allʼennesima recensione sempre «in perfetta linea con altre provenienti da analoghe penne e le provocazioni alla “le foibe sono ancora aperte per voi” che mi becco da un poʼ di tempo a questa parte». Stavolta la recensione è firmata da Piero Purini, “storico” di area rossa, tanto da essere ripreso da tutti i siti dellʼantifascismo militante come la prova dellʼinganno di Cristicchi. La tesi di Purini arriva a dire che sullʼesodo «abbia giocato molto di più la paura di un sistema economico-politico demonizzato dal fascismo, dalla chiesa e dallʼinfluente DC che di là dal confine spingeva per la partenza del maggior numero di persone». La risposta di Cristicchi è forte: «Peccato che gli storici ne danno un quadro del tutto di- verso, per non dire opposto. E non solo gli storici italiani. Ecco infatti cosa dice in proposito la relazione mista di storici italiani e sloveni sui rapporti tra i rispettivi popoli tra il 1880 e il 1956: “Fra le ragioni dellʼesodo vanno tenute soprattutto presenti lʼoppressione esercitata da un regime la cui natura totalitaria impediva anche la libera espressione dellʼidentità nazionale, il rigetto dei mutamenti nellʼegemonia nazionale e sociale nellʼarea”…». E non solo, ricorda Cristicchi, citando fonti storiche e studiosi autorevoli: «A ciò si aggiunse il deteriorarsi delle condizioni di vita, tipico dei sistemi socialisti, ma legato pure allʼinterruzione coatta dei rapporti con Trieste, che innescarono il timore per gli italiani dellʼIstria di rimanere definitivamente dalla parte sbagliata della “cortina di ferro”…». Parole queste che a una certa sinistra negazionista danno molto fastidio. «Ma Purini – aggiunge Cristicchi – non si ferma alle nostre dimenticanze. Dice di più. Nello specifico che “Magazzino 18″ sarebbe unʼoperazione teatrale molto furba con uno scopo politico più che evidente. E che tale scopo consisterebbe nella “costruzione della memoria condivisa pseudo-pacificatrice” per imporre una sorta di “uguaglianza tra i morti”. Insomma, “Magazzino 18″ parlando degli infoibati di nazionalità italiana e degli esuli giuliani e dalmati sarebbe per lui (come per gli altri sulla sua stessa lunghezza dʼonda) uno dei sintomi “più che evidenti” di una riabilitazione del fascismo». E qui si torna ai fantasmi, alle solite motivazioni di una sinistra che non sa crescere e che perciò tenta di mettere il bavaglio agli artisti liberi, come Simone Cristicchi. La Bce gela subito lʼottimismo renziano: «Il deficit è ancora troppo alto, lʼItalia non ha fatto progressi» 2 Secolo d’Italia VENERDì 14 MARZO 2014 Desiree Ragazzi Allʼindomani della presentazione alla Camera della sua ricetta economica, a Matteo Renzi arriva la doccia fredda. A gelare i suoi entusiasmi ci pensa la Bce che, scrivendo a Roma, chiede di fare “i passi necessari” per rientrare nel deficit e assicurare che il debito sia messo “in traiettoria discendente”. La Bce scrive che finora lʼItalia «non ha fatto tangibili progressi rispetto alla raccomandazione della Commissione Ue» di far scendere il deficit, rimasto al 3% nel 2013 contro il 2,6% raccomandato dallʼEuropa. Cʼè anche qualche piccola previsione ottimistica: in Italia, Spagna e Malta il bilancio strutturale questʼanno dovrebbe migliorare «in qualche misura più di quanto atteso nellʼautunno 2013, anche se pur sempre meno dei requisiti posti dal Patto di stabilità». La Bce rifacendosi ai dati della Commissione europea nota però che, nel complesso dellʼEurozona, il miglioramento strutturale sarà pari «solo allo 0,13% del Pil», appena un quarto dello 0,5% previsto dal Patto. In altri sette Paesi (Belgio, Germania, Estonia, Francia, Lussemburgo, Olanda e Slovenia) il bilancio strutturale «dovrebbe migliorare meno o peggiorare più» di quanto atteso in autunno. Nel bottino mensile la Bce scrive poi che gli Stati membri dellʼEurozona dovrebbero risanare il bilancio «con una composizione dellʼaggiustamento favorevole alla crescita». E spiega che sarebbe «opportuno che le autorità nazionali procedano nella risoluta attuazione di riforme strutturali» mirate «ad agevolare lʼattività imprenditoriale e promuovere lʼoccupazione, affinché aumenti il potenziale di crescita». Eurotower poi lima la stima dellʼinflazione in Eurolandia allʼ1% per questʼanno e si dice “de- terminata” a mantenere i tassi bassi ed intervenire se necessario. Riviste al rialzo le stime di crescita dellʼEurozona, a 1,2% per il 2014 (dallʼ1,1% precedente), a 1,5% per il 2015 e 1,8% per il 2015. LʼIstat conferma lʼinflazione in Italia allo 0,5% a febbraio, ai minimi dal 2009. Ma il carrello della spesa cresce il doppio dellʼinflazione e si attesta allʼ1%. Il tasso annuo dʼinflazione risulta così quasi dimezzato a confronto con appena cinque mesi fa. A settembre infatti era ancora allo 0,9%. Inoltre, guardando le serie dellʼIstat, emerge come la frenata di febbraio arrivi dopo tre mesi di stallo, con lʼindice annuo, fermo allo 0,7%; mentre non si registrava un calo congiunturale da novembre. LʼIstat sottolinea come la decelerazione, che ha portato il tasso ai minimi da due anni e quattro mesi, sia stata provocata dalle ”componenti più volatili”, come appunto energia e cibo fresco (al netto dei quali lʼinflazione di fondo resta stazionaria allʼ1%). Redazione Sì unanime dellʼaula della Camera allʼordine del giorno bipartisan per “realizzare tutte le iniziative utili per ottenere nel più breve tempo possibile il rientro in Patria con onore di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, assicurando nel contempo a loro e alle loro famiglie tutto il sostegno e la assistenza dovuti in ogni sede, in coerenza con il principio dellʼimmunità funzionale”. Lʼodg è riferito al decreto legge di proroga delle missioni internazionali. In base al testo approvato, il governo risulta poi impegnato “a definire come una priorità della propria politica estera e delle sue relazioni internazionali, la rapida soluzione della vicenda dei nostri due Fucilieri di Marina; ad assumere, sia a livello internazionale, sia presso le autorità indiane, tutte le iniziative politiche, diplomatiche e giudiziarie, incluso il sollecito avvio della procedura finalizzata allʼarbitrato internazionale, che si rendano necessarie per una soluzione rispettosa del diritto internazionale e dei diritti dei due Marò e del nostro Paese, con il convinto coinvolgimento dellʼOnu, della Nato e dellʼUnione europea, in coerenza con la competenza internazionale sulla vicenda”. Anche il ministro della Difesa Roberta Pinotti, che si è recata a New Delhi per incontrare Latorre e Girone, ha parlato della necessità di uno “sforzo unitario” che faccia “sentire il più possibile la forte voce di tutta lʼItalia”. Pinotti ha sottolineato il carattere privato della visita in India che si conclu- derà oggi, frutto essenzialmente della necessità di conoscere personalmente i due militari. “Oltre a leggere il dossier sulla vicenda – ha spiegato – era importante farmi raccontare da chi vive questa terribile storia da due anni la situazione, il loro pensiero, se concordavano con le decisioni che il governo sta prendendo, perché su questo è fondamentale che ci sia unità di intenti”. E da Delhi il ministro ha ricordato un caposaldo della strategia governativa, quello legato allʼinternazionalizzazione del caso, di cui è stata investita lʼUnione europea (Ue), e che eʼ stato da lei stessa sollevato una decina di giorni fa anche nella riunione interministeriale della Nato a Bruxelles. La visita del ministri Pinotti ai due marò è stata giudicata “apprezzabile” dal vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. “Bisogna esigere – ha aggiunto – un immediato rientro in Italia dei nostri militari e lʼiniziativa parlamentare di qualche settimana fa puntava a questo obiettivo, convinta nellʼunire tutte le forze per raggiungere il giusto scopo e imporre allʼIndia lʼabbandono di un atteggiamento inaccettabile”. “I marò tornino in Patria con onore”: sì della Camera a un odg bipartisan. Il ministro Pinotti a New Delhi Guerra Usa-Ue sui prodotti tipici: e di mezzo ci va il finto parmigiano prodotto in America VENERDì 14 MARZO 2014 Redazione Non chiamatelo Parmigiano o meglio Parmesan come dicono gli americani. E basta usare il nome Feta per un prodotto che non viene dalla Grecia. E così via per Gorgonzola, Asiago, Fontina, Grana. Una guerra tra chi difende la tipicità dei prodotti europei e che invece vorrebbe commercializzarli con lo stesso nome, ma con una fattura meno "nobile". Gli Stati Uniti si ribellano dunque all'Europa e alla sua intenzione di proibire la stessa denominazione per prodotti che non hanno le caratteristiche tipiche richieste. La battaglia sarà all'ultima fetta di formaggio, che prodotto in Usa potrà chiamarsi allo stesso modo del blasonato rivale prodotto nei luoghi europei che ne danno la denominazione tipica. La contesa nasce dal fatto che sugli scaffali americani finiscono formaggi prodotti in loco che passano invece come provenienti dall'Europa perché il nome è lo Secolo d’Italia stesso. Ma d'altronde come scrive un giornale "un po' di formaggio grattato sulla pasta? Non suona esattamente come del Parmigiano sulla pasta". "Non avrei idea di come chiamare il mio parmigiano se fossi costretto a trovare un nuovo nome" commenta Errico Auricchio, presidente del gruppo con sede in Wisconsin BelGioioso Cheese Inc., e che 30 anni fa decise di iniziare a commercializzare il suo formaggio negli Stati Uniti. In realtà la questione è molto più complicata e va ben oltre il semplice utilizzo di un nome. In ballo c'è un giro d'affari da quattro miliardi di dollari e l'intenzione dell'Unione Europea andrebbe ad affossare la produzione interna di formaggio oltre a confondere i consumatori. "È sorprendente - ha detto Jim Mulhern, presidente della federazione dei produttori nazionali di latte - che gli Europei stiano cercando di riprendersi prodotti diventati popolari negli altri paesi". Per ora l'Unione Europea ne sta solo discutendo ma appare chiaro che vuole portare in Usa la stessa politica messa in atto in Canada e in America centrale dove è proibito usare alcuni nomi di formaggi a meno che non siano stati prodotti in Europa. Secondo gli accordi in vigore con il Canada, per i formaggi prodotti localmente si deve aggiungere il prefisso 'simil', ad esempio 'Simil-feta'. E la battaglia dei nomi non si fermera' solo al formaggio, presto nuovi provvedimenti potrebbero interessare anche il prosciutto, le arance valenziane, il salame, lo yogurt greco. che può dare lʼassenso alla sperimentazione, oppure avviarne una a proprie spese, oppure opporsi «sic et simpliciter» alla sperimentazione e in tale ultimo caso, del dissenso dellʼazienda viene data pubblicità sul sito dellʼAifa. In caso di esito positivo, il far- maco viene autorizzato a carico del Ssn ma nel frattempo il farmaco può essere utilizzato «off label» sin dallʼavvio della sperimentazione. Se i dati anche parziali della sperimentazione fossero negativi ovvero facessero emergere la non sicurezza del farmaco Aifa, ha spiegato Lorenzin, potrà con immediatezza cancellare il farmaco dallʼelenco, vietandone definitivamente lʼutilizzo «off label». ''La mia proposta - ha spiegato il ministro - è rispettosa del parametro dell'esistenza di studi di livello secondo, posto a tutela dei pazienti ma anche del diritto di privativa industriale delle aziende (quindi i brevetti) poiché queste possono non dare il consenso alla sperimentazione, ma in tal caso subiscono una sorta di gogna. Ma è anche efficace nel permettere ad AIFA di permettere provvisoriamente l'utilizzo 'off label' di un farmaco anche prima della conclusione delle sperimentazioni di secondo livello''. Lorenzin: pronto il ddl per i farmaci fuori registrazione per evitare altri casi come il cartello Novartis-Roche Redazione Il ministro della salute Beatrice Lorenzin porterà nel prossimo consiglio dei ministri di una norma che ha l'obiettivo di evitare altri casi come quello del cartello Novartis-Roche a danno del servizio sanitario nazionale. La norma regolamenterà l'uso fuori registrazione (off label) dei farmaci ''garantendo la ricerca ma anche la sicurezza dei pazienti''. La disciplina attuale, a tutela dei pazienti, vieta lʼutilizzo «off label» di un farmaco se non sussistano sperimentazioni cliniche almeno di fase seconda (secondo la legge 244 del 2007). Per non rimuovere questo vincolo, ma permettere di avviare anche dʼufficio sperimentazioni cliniche su farmaci da utilizzare «off label», la proposta della Lorenzin prevede, in presenza di un farmaco utilizzato «off label» in altri Paesi, la possibilità per lʼAifa di iniziare dʼufficio la sperimentazione clinica, finanziandola con propri fondi. LʼAifa possiede circa 3 milioni di euro annui per bandi nel campo dei test. LʼAifa contatta lʼazienda titolare di brevetto 3 Gaza, la reazione israeliana all'aggressione costringe la Jihad a chiedere il cessate il fuoco 4 Secolo d’Italia Antonio Pannullo Dopo l'aggressione dei terroristi islamici di mercoledì sul territorio israeliano, l'aviazione di Gerusalemme ha colpito in risposta al lancio di razzi nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha detto l'esercito. «Abbiamo risposto e continueremo a rispondere - ha spiegato il portavoce militare Peter Lerner - in modo da eliminare le minacce che ci circondano». Fonti locali hanno confermato l'attacco dell'aviazione israeliana a Rafah nel sud della Striscia, dove si avrebbero tre feriti, di cui uno in modo serio. Altre fonti palestinesi, citate dai media israeliani, sostengono che tra i siti colpiti si sarebbe un tunnel di contrabbando e una postazione nascosta per il lancio dei razzi. Poco fa, un razzo lanciato da Gaza è esploso nell'area di Ashqelon, dove sono risuonate le sirene di allarme. Dei razzi lanciati da Gaza, almeno uno - secondo l'esercito - è stato intercettato dal sistema di difesa Iron Dome. Altri razzi sono invece caduti in aree aperte tra Ashqelon e Ashdod. Al momento non ci sono notizie di feriti. Per precauzione il comune di Ashdod ha deciso di spostare classi di studenti in scuole attrezzate con rifugi. Alla fine la Jihad islamica e le altre fazioni presenti nella Striscia hanno raggiunto una tregua con Israele grazie alla mediazione egiziana. Lo dicono fonti locali che citano un comunicato della stessa Jihad secondo il quale la tregua sarebbe già in atto. Le fazioni si sono impegnate nel cessate il fuoco a patto che non ci siano più attacchi da parte di Israele. «Se abbiamo pace, Gaza avrà pace», hanno fatto sapere fonti israeliane, citate da Ynet. Però l'ala militare della Jihad islamica - che ha rivendicato il lancio dei razzi su Israele - ha postato su YouTube un video con un messaggio in ebraico nel quale ammonisce l'esercito israeliano a non entrare a Gaza. «Le Brigate Al Quds sono pronte - è detto ai soldati nel messaggio, secondo quanto scrive il Jerusalem Post - alla vostra invasione e se arriverete non avrete altra opzione che morire o essere fatti prigionieri. Non avrete mai sicurezza nella "vostra" terra. Non sacrificate la vostra vita per i vostri capi. Vi invitiamo - è detto ancora da un uomo armato e mascherato - ad andare via dalla nostra terra e cercarvi una nuova patria». Subito dopo l'attacco della Jihad, gli Stati Uniti hanno condannato l'aggressione dei terroristi, ha affermato la portavoce del Dipartimento di Stato, aggiungendo che «non c'è alcuna giustificazione per tali attacchi». Gli Stati Uniti «chiedono la cessazione immediata di tali attacchi terroristici», ha aggiunto ancora la portavoce, sottolineando anche che «Israele, come ogni Nazione, ha il diritto di difendersi». Redazione Pieno sostegno del Parlamento Ue alle sanzioni contro la Russia se non si ritira immediatamente dalla Crimea. E quindi sì a congelamento dei beni, divieto di viaggio, embargo armi e tecnologie dual-use, ma anche stretta applicazione delle norme anti-riclaggio e giro di vite sulle società energetiche russe. La plenaria ha approvato la risoluzione bi-partisan che «condanna fermamente» quella che viene definita «l'aggressione russa e l'invasione della Crimea» definendo del tutto infondate le giustificazioni di Mosca. Il testo è firmato dai popolari del Ppe, i socialisti dello S&D, i liberal-democratici dell'Alde, dai Verdi e dai conservatori dell'Ecr. I parlamentari definiscono «autoproclamate e illegittime» le autorità in Crimea che hanno indetto un referendum che «viola le costituzioni di Ucraina e Crimea». Plauso dei parlamentari per il pacchetto di aiuti finan- ziari europei da 11 miliardi e raccomandazione ai 28 per rendere «la Ue meno dipendente dal petrolio e dal gas russi», chiedendo anche di prepararsi alle ritorsioni della Russia. All'offensiva contro Mosca si aggiunge, oltre la Ue, anche l'Ocse, che ha annunciato di aver sospeso momentaneamente il processo di adesione della Russia e di voler rafforzare la cooperazione con l'Ucraina. «Dopo una riunione del consiglio di governance il 12 marzo l'Ocse ha rinviato le attività legate al processo di adesione della Federazione Russa, per il momento». In una nota diffusa a Parigi, si aggiunge che il Consiglio ha convenuto che l'Ocse debba rispondere positivamente alla richiesta dell'Ucraina di rafforzare ulteriormente la cooperazione esistente. «Su richiesta dei membri dell'organizzazione - si legge ancora - il Segretario generale ha informato la Federazione russa». La Russia, che coopera con l'Ocse dal 1992, ha ufficialmente chiesto di diventare membro dell'organizzazione nel 1996. I Paesi Ocse hanno approvato l'avvio di negoziati di adesione con Mosca nel 2007. La Russia da parte sua ribadisce che se per la questione ucraina verranno decise sanzioni internazionali contro la Russia, Mosca «agirà in maniera simmetrica», ha scritto Interfax citando il vice ministro dell'Economia russo Alexei Likacev. VENERDì 14 MARZO 2014 Afghanistan, raffica di attentati e omicidi. Azioni criminali in aumento dall'anno scorso Ucraina, l'europarlamento lancia un ultimatum alla Russia, l'Ocse sospende i negoziati con Mosca Redazione La polizia afghana ha sventato un attacco suicida ai danni del consolato dell'India a Kandahar City, capoluogo della omonima provincia meridionale, riuscendo ad uccidere il terrorista prima che raggiungesse il suo obiettivo. Lo riferisce l'agenzia di stampa Pajhwok. Ahmad Zia Durani, portavoce della polizia provinciale, ha indicato che l'incidente è avvenuto verso le 13 quando gli agenti hanno localizzato l'attentatore che stava dirigendosi verso una strada su cui si trovano il consolato indiano e quello iraniano. Nello scontro a fuoco avvenuto ad alcune centinaia di metri di distanza dall'obiettivo, ha precisato il portavoce, l'autore dell'attacco è stato ucciso ed il giubbotto che indossava il militante non è esploso. Martedì nella stessa provincia di Kandahar tre terroristi suicidi sono stati uccisi mentre tentavano di attaccare la sede del Dipartimento nazionale per la sicurezza. Militanti armati, probabilmente talebani, hanno ucciso mercoledì nella provincia settentrionale afghana di Faryab tre attivisti impegnati nella campagna elettorale del candidato presidenziale Abdullah Abdullah. Secondo il portavoce del governo provinciale i tre sono stati presi di mira mentre ritornavano a casa dopo aver assistito ai funerali del vice-presidente afghano Mohammad Qasim Fahim. L'opposizione armata in Afghanistan ha fatto largo uso lo scorso anno di attacchi suicidi, con una casistica in aumento rispetto all'anno precedente. Emerge da un rapporto preparato dalla Missione delle Nazioni Unite di assistenza all'Afghanistan (Unama) per il Consiglio di Sicurezza. Nel 2013, si legge nel rapporto, gli incidenti con terroristi suicidi sono stati 107, di cui 18 a Kabul, rispetto ai 101 del 2012 (7 a Kabul). Aumentano i delitti nel Napoletano: arriva l'Antimafia VENERDì 14 MARZO 2014 Secolo d’Italia Redazione L'analisi della commissione parlamentare Antimafia è partita da un dato: in provincia di Napoli gli omicidi registrati dall'inizio del 2114 «sono il doppio rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno». Ore di confronto con magistrati e forze dell'ordine per capire cosa c'è dietro questi delitti, che il presidente della commissione, Rosy Bindi, non ha esitato a definire “inquietanti", soprattutto per le modalità con le quali sono stati compiuti. «Siamo venuti per capire cosa è accaduto», ha detto ai giornalisti l'onorevole Bindi. Una spirale di violenza con uomini uccisi e poi dati alle fiamme - dietro la quale vi sarebbe lo scontro tra «senatori e nuove leve della camorra» per il controllo dei «flussi finanziari» provenienti dalle molteplici attività controllate dalla malavita organizzata. «C'è una piena consapevolezza della situazione da parte delle forze dell'ordine e della magistratura - ha assicurato la Bindi - e abbiamo molto apprezzato il grande coordinamento che c'è, un coordinamento che può essere preso a modello». Allargando però l'esame delle attività della malavita organizzata – ha detto ancora la Bindi, «che ormai riguardano tutta Italia», bisogna prendere atto che è «in atto un salto di qualità dei poteri mafiosi che accanto ai tradizionali strumenti delle estorsioni e della droga»; mafie e camorre che sono sempre più capaci di infiltrarsi nell'economia legale «e nella pubblica amministrazione». Malavita che riceve un consenso sociale perché – ha aggiunto Rosy Bindi – «se lo Stato è presente nella repressione, con la magistratura e le forze dell'ordine, altrettanto non riesce ad esserlo nel riconoscere, assicurare e garantire i diritti-doveri di cittadinanza». Comunque da Napoli la commissione Antimafia ha ricordato che «l'efficacia dell'azione della magistratura e delle forze dell'ordine non può essere ricompensata con sottorganici e la mancanza di risorse adeguate per fare le indagini» ma c'è anche «la necessità di intervenire sul processo penale, sulle norme che riguardano reati spia. Nel nostro Paese abbiamo una prescrizione - ha concluso la presidente dell'Antimafia – per i reati di corruzione che non ci consente di aggredirli come sarebbe necessario». Redazione La minaccia è concreta. E i toni non lasciano spazio a dubbi. L'Europa lancia un altolà agli Usa: fermate, davvero, la Nsa e i suoi programmi di sorveglianza di massa, altrimenti il Parlamento europeo potrebbe decidere di non approvare l'accordo di libero scambio con gli Usa. E la Ue dovrebbe reagire sospendendo «immediatamente» gli accordi "Swift"e "Safe Harbour" che regolano lo scambio di dati di banche e imprese tra le due sponde dell'Atlantico. Il monito, messo sul tappeto dalla plenaria dell'Eurocamera che ha approvato a stragrande maggioranza (544 si', 78 no e 60 astenuti) la risoluzione a chiusura della sua inchiesta sul Datagate, difficilmente potrà essere igno- rato dagli Stati Uniti. Nel corso delle 16 audizioni che hanno dimostrato l'ampiezza dello spionaggio americano, con tanto di testimonianza scritta di Edward Snowden che ha denunciato le pressioni americane perché alcuni paesi europei modificassero le loro leggi per permettere la sorveglianza e perché nella Ue gli fosse negato l'asilo, è emerso il problema nella sua globalità. Così i parlamentari hanno deciso di scrivere che l'ok dell'Eurocamera al Ttip, l'accordo di libero scambio, «potrebbe essere minacciato fino a quando la coltre delle attività della sorveglianza di massa, le intercettazioni delle comunicazioni nelle istituzioni dell'Ue e le rappresentanze diplomatiche non saranno completamente fermate». Non solo. I parlamentari europei chiedono anche il lancio di un "Programma europeo per la protezione degli informatori", in pratica una rassicurazione per i futuri Snowden che decidessero di saltare il fosso e seguire le orme dell'illustre predecessore. La risoluzione sul caso Datagate arriva, peraltro, nello stesso giorno in cui la plenaria appoggia a larghissima maggioranza anche il progetto di riforma europea del sistema di protezione dei dati tuttora bloccato al Consiglio dalle resistenze di Londra, ma anche di Berlino. Il Parlamento ha comunque inserito la moltiplicazione delle sanzioni per chi volesse ignorare la “data protection“ Ue: multe fino a 100 milioni di euro o equivalenti al 5 per cento del fatturato mondiale. Altolà della Ue agli Usa: fermate lo spionaggio dell'Nsa o salta l'accordo di libero scambio 5 Dieci milioni di euro dalla vendita delle auto blu Redazione Vale 10 milioni di euro l'asta delle auto blu della Pubblica Amministrazione voluta da Renzi. A fare i calcoli è Carlo Flamment, presidente del Formez, l'istituto incaricato, tra l'altro, anche del cosiddetto "censimento" delle auto della pubblica amministrazione, secondo il quale la vendita «avrà un effetto esemplare, con un impatto sui costi delle pubbliche amministrazioni molto maggiore del ricavato in sé per sé». Complessivamente le auto blu utilizzate dalla Pubblica Amministrazione a livello centrale e locale sono 6.2006.300, un numero dimezzato rispetto al 2010, anno in cui è iniziato il monitoraggio. «Questa diminuzione spiega Flamment - ha permesso nei quattro anni al 2013 un risparmio di circa 260 milioni l'anno, dovuto non solo alla dismissione delle auto, ma ai risparmi soprattutto in termini di personale». Il costo di un'auto blu è ad oggi compreso tra i 70.000 e i 100.000 euro l'anno, ma di questi il 20 per cento dipende dalla benzina, dalla gestione e dalla manutenzione, mentre il restante 80 per cento dipende dal costo degli autisti. «Il risparmio grosso è nel personale», insiste Flamment. Finora le vendite non sono state molte, anche perché mancava una procedura seppur indicativa. Più che altro la diminuzione del numero è stata determinata da restituzione di noleggi. Ora però una procedura esiste, l'asta indicata dal presidente del Consiglio, quindi molte delle auto in proprietà, circa il 75 per cent0 delle oltre 6.000, potranno essere effettivamente vendute. Regione Puglia: sì unanime contro la chiusura dello Sportello di Equitalia a Barletta 6 Secolo d’Italia Redazione Il Consiglio regionale della Puglia ha approvato allʼunanimità l'ordine del giorno, di cui è primo firmatario il vicepresidente Nino Marmo (consigliere di Pdl-Forza Italia) e sottoscritto anche da tutti gli altri consiglieri della Bat (Barletta, Andria, Trani) – Giovanni Alfarano, Filippo Caracciolo, Ruggiero Mennea, Francesco Pastore – in cui «fa voti perché il presidente della Giunta e il presidente del Consiglio intervengano sui vertici di Equitalia e la Direzione regionale affinché si receda dalla decisione della programmata chiusura dello Sportello di Barletta, che danneggerebbe anche i numerosi vicini centri urbani della provincia Bat, evitando di arrecare un considerevole danno ai cittadini utenti che sareb- bero costretti a onerosi spostamenti; di considerare urgente, al contrario, lʼiniziativa di potenziamento dei servizi forniti ai cittadini e dei dipendenti, dotando e completando la sede di Barletta, già attualmente adeguata e funzionale, con lʼimplementazione di strumenti di maggiore sicurezza e postazioni per lʼesame riservato di determinate pratiche al fine di favorire e non complicare la reciproca interlocuzione». Di forte rilievo la premessa che così recita: «Equitalia, la società pubblica - 51% Agenzia delle Entrate e 49% Inps - incaricata della riscossione nazionale dei tributi, attraverso le “cartelle esattoriali”, di norma da pagare entro cinque giorni, ha provocato, in tutta Italia, un clima di tensione sociale che raramente si era per- cepito così rilevante e omogeneo nel territorio. Per attuare il recupero dei crediti e colpire i contribuenti morosi ricorre allo strumento delle procedure esecutive quali ipoteche immobiliari, pignoramenti di stipendi e conti bancari, fermi amministrative (le cosiddette “ganasce fiscali”) sui beni mobili registrati (ad esempio autovetture), senza ricorrere al giudice, ma direttamente come stabilito dal legislatore. Attraverso tali procedure non si determina alcuna distinzione tra chi volutamente evade le imposte da chi, invece, a causa della difficile situazione economica, è in situazione di oggettiva difficoltà. Questa situazione ha provocato ai malcapitati senso di fallimento, paura, impotenza, disperazione, causando suicidi di imprenditori e lavoratori, costringendo commercianti a licenziare finanche i propri figli, oppure costringendoli a chiudere lʼattività perché non in grado di pagare le famose “cartelle” soggette alle suddette procedure vessatorie ed ulteriormente gravate da elevati interessi moratori, aggi (fino al 9%), compensi, sanzioni e diritti vari. Ciò nonostante, la riscossione dei tributi riguarda soprattutto i cittadini ed è necessaria per contrastare quanti vogliono sottrarsi ai doveri fiscali». Redazione «Sono trascorsi diciotto anni dallʼultima volta che il Consiglio regionale del Lazio ha affrontato il tema della gestione delle risorse idriche. Prendo atto con soddisfazione delle risultanze del movimento referendario che ci ha fornito uno stimolo in più, sottolineando quelle linee di principio che sono da noi tutti condivise e che non possono e non devono essere messe in discussione». Lo dichiara il consigliere di Forza Italia Giuseppe Simeone che così prosegue: «Il valore dellʼacqua, come sancito dalla stessa legge 6 del ʼ96, non è mai stato messo in discussione. Lʼacqua è un bene comune e nessuno lo ha mai negato. Ma allo stesso tempo non possiamo negare che per una maggiore efficienza ed efficacia del servizio fosse indispensabile procedere ad una razionalizzazione del sistema, ad una industrializzazione dellʼapparato di distribuzione, ad una suddivisione accurata dei bacini in base anche alle caratteristiche dei territori, ad una razionalizzazione della gestione. Basti pensare che prima del 1996 avevamo 500 gestioni per 385 Comuni con una frammentazione che rendeva caotico il sistema. La proposta di legge referendaria, oggi arrivata in aula, si basa su principi generali che ci trovano pienamente concordi. Dobbiamo approvare questo testo ma è indispensabile apportare degli aggiustamenti normativi. Serve chiarezza su alcuni articoli che devono essere resi più attuali e comprensibili anche in combinato disposto con la legge nazionale. Ci auguriamo – conclude Simeone – che questa fase di confronto e partecipazione possa rendere più chiara e applicabile la proposta. Apprezzo lʼintervento di maggioranza e dellʼassessore per arrivare alla definizione di un testo unanime. Forza Italia vuole lavorare per arrivare alla redazione di un testo unico e condiviso ma soprattutto capace di garantire la sicurezza dei cittadini, che passa per un servizio efficiente e razionale». Risorse idriche nel Lazio: sì al referendum ma occorrono delle modifiche VENERDì 14 MARZO 2014 Droga a Milano: no alle “stanze del buco" Redazione «Stupisce che autorevoli esponenti della maggioranza arancione immaginino di affrontare il problema della tossicodipendenza e quelli ad essa legati, come il forte degrado della città, con lʼapertura di stanze del buco. Loro vogliono aprire narcosale o stanze salvavita». Lo dichiara Giulio Gallera, consigliere comunale di Milano e coordinatore cittadino di Forza Italia, nel commentare la mozione depositata in Consiglio comunale da Radicali, Sel e Pd, per l'istituzione di “stanze salvavita”. «La ricetta di Forza Italia, invece – continua Gallera – per salvare la vita di chi fa uso di stupefacenti è combattere in maniera decisiva e con tutti gli strumenti a nostra disposizione il grave fenomeno dello spaccio a Milano, e questo è possibile solo con un maggiore presidio del territorio. È evidente che a Milano stiamo assistendo ad una recrudescenza del fenomeno dello spaccio, i numerosi fatti di cronaca degli ultimi mesi lo dimostrano. È da qui che bisogna partire. Pisapia non ascolti i “cattivi” consiglieri della sua maggioranza che in nome dellʼideologia vogliono trasformare Milano nello “Zoo di Berlino”. Riporti, invece, i vigili a pattugliare le periferie con presidi mobili e chieda il ritorno dei militari nelle vie della nostra città. Rendiamo la vita difficile agli spacciatori, questa è la nostra prevenzione». Gigi Proietti di nuovo mattatore su RaiUno in autunno Secolo VENERDì 14 MARZO 2014 d’Italia Redazione Un “One man show” di Gigi Proietti prossimamente su Rai Uno? A darlo per possibile, anzi per probabile, è lo stesso mattatore: «Voglio vedere se è possibile fare un mio show in televisione, su Rai1, è tanto che me lo chiedono e questa volta penso di accettare», ha dichiarato alle agenzie che subito hanno diffuso l'annuncio che fa piacere a milioni di suo fan. «Sarebbero una, due, al massimo tre serate», preannuncia, «riprenderei cose del mio repertorio, prima che lo facciano altri, con elementi di attualità ma senza esagerare: non è che si debba fare solo satira sull'attualità, solo parodia politica, si può portare in scena anche altro», promette Proietti. La certezza arriverà entro un mese, presume Proeitti, «anche perché lo show andrebbe in onda in autunno inoltrato».«Caro Gigi Proietti per i Numero Uno come te, @RaiUno è sempre pronta. Sarà la volta buona?”: immediata la risposta via social di Giancarlo Leone. Di repertorio in cui pescare Proietti ne ha più che in abbondanza, basta elencare la lunga serie di successi sui palcoscenici ottenuti con questa formula: da “A me gli occhi, please” del 1976, riportato in scena a più riprese e sempre con lo stesso successo, a “Come mi piace” del 1983; da ”Leggero leggero” del 1991 a “Prove per un recital” del 1996 e “Io, Tòto e gli altri” del 2002. Del resto la formula in tv Proietti l'ha praticata già, sempre con la Rai, già nel 1982 con “Attore, amore mio”, primo “one man show” mandato in onda dalla televisione italiana. Aspettiamo con ansia la performance di un grande uomo di teatro, anhe se lo show in prima serata non sarà l'unica presenza di Proietti su Rai1 nel prossimo futuro: «Ho finito da poco di girare la fiction in quattro puntate con la regia di Luca Manfredi, con il quale eravamo reduci della miniserie “L'ultimo Papa Re”. Quattro mesi di la- 7 voro - sottolinea Proietti - per una fiction bella robusta (“Un cuore matto” in quattro puntate che andrà in onda all'inizio della stagione prossima su Rai1». Non bastasse Proietti debutta nei prossimi giorni, il 18 marzo, al romano Teatro Golden con la regia di “Remember me?”, commedia dell'americano Sam Bobrick: «È stato un bel giochino, è una commedia molto carina che ho diretto con piacere per dare una mano ai colleghi», spiega Proietti, riferendosi agli interpreti Sebastiano Somma e Sandra Collodel. A trent'anni dalla morte di Hergé in libreria esce un Tintin inedito Redazione Torna Tintin, il giovane reporter belga che insieme al suo cagnolino Milù è protagonista di avventure in ogni parte del globo. A trentʼanni dalla morte del suo ideatore, il disegnatore belga Hergé, esce in libreria un Tintin inedito. È la prima versione de "Le sette sfere di cristallo", le strisce in bianco e nero di un episodio de "Le Avventure di Tintin" pubblicate sul quotidiano belga Le Soir tra il 1943 e il 1944. Lʼalbo a colori di questa serie è uscito 1948 ma con qualche modifica rispetto alla versione originale. La nuova opera intitolata "La maledizione di Rascar Capac" presenta lʼintegralità della storia originale de "Le sette sfere di cristallo" del 1943 accompagnata da schizzi preparatori e documenti dellʼepoca che mettono in evidenza le ricerche di Hergé in particolare sulla civiltà Incas. Ci sono anche i commenti di Philippe Goddin, ex segretario generale della Fondazione Hergé, sul processo creativo e il contesto storico. Il libro è stato pubblicato dalle edizioni Casterman (del gruppo Gallimard), editore storico di Tintin, in partenariato con Moulinsart, società che è titolare dei diritti dellʼopera di Hergé. Un secondo capitolo dovrebbe uscire il prossimo autunno, insieme ad altre edizioni speciali in occasione dellʼ80esimo anniversario della prima edizione de "Le Avventure di Tintin", "I sigari del Faraone" del 1934. I diritti dʼautore del personaggio di Tintin (la cui fortunata serie ha venduto 230 milioni di copie in tutto il mondo) diventeranno di pubblico dominio nel 2053, a settantʼanni dalla morte del suo ideatore. Le storie di Tintin hanno appassionato milioni di ragazzi. Di lui non si conosce nulla, né famiglia né l'età; viene dichiarata solo la sua professione, quella appunto di reporter, anche se non lo vediamo mai a lavoro. Per "ovviare" alla Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi contraddizione data da un personaggio costantemente impegnato in viaggi attorno al mondo senza una evidente fonte di reddito, Hergé lo fa partecipare (nella sua prima avventura in due parti) a una fortunata caccia al tesoro, che (evidentemente) permette a lui e ai suoi soci di vivere di rendita. Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250