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Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, NE/VR settimanale diretto da luigi amicone anno 20 | numero 25 | 25 giugno 2014 | 2,00 EDITORIALE governo a gonfie vele, pAESE SENZA OSSIGENO I primi cento giorni di Renzi son stati un affare, ma la svolta ancora non c’è I l fatto che persino Grillo si sia piegato a trattare la dice lunga sulla salute politica del “rottamatore”. Matteo Renzi taglia il traguardo dei primi cento giorni di governo con il vento che gli gonfia le vele. Della legittimità (giornali proni, cancellerie internazionali in sollucchero, 40,8 per cento di elettori in brodo di giuggiole). E del comando (minoranza Pd ridotta alla marginalità). «Mentre qualcuno passa le giornate a ragionare di cosa fa un senatore – dice l’amato leader – cercando i famosi 15 minuti di celebrità, noi stiamo rivoluzionando l’Italia». Nei fatti, ad oggi, la rivoluzione si limita agli 80 euro arrivati in busta paga ai lavoratori dipendenti con redditi compresi tra 8 mila e 24 mila euro lordi l’anno. Mentre i contribuenti italiani restano il popolo europeo sottoposto al più alto incremento di pressione fiscale e con il debito pubblico che – non causa “mazzette” ma grazie ai costi dello Stato – continua la sua ascesa (siamo oramai alle soglie del 140 per cento del Pil) e in aprile ha raggiunto il livello record di 2.146,4 miliardi (più 26,2 miliardi rispetto a marzo). Fate conto che in base al fiscal compact, il patto finanziario europeo per il quale ci siamo impegnati ad abbattere il debito di tre punti ogni anno, per Il debito pubblico continua vent’anni, portandolo al 60 per cento a salire e si avvicina ormai al 140 PER CENTO del Pil. COSA del Pil, a partire dal 2015 i contribuenSignifica? significa Che ti italiani dovrebbero pagare ogni anoccorre cambiare lo stato no, per vent’anni, suppergiù il doppio dei 54,5 miliardi di euro, tra imposte, tasse e tributi, versati lo scorso 16 giugno. Impresa impossibile, dunque degna, direbbe la Merkel. Ma insomma, solo questo dato basta e avanza a ricordarci che l’unica rivoluzione sarebbe il rovesciamento come un calzino del modello di Stato incentrato su Roma e sulla pletora di corpaccioni che lo compongono. Sotto questo profilo Renzi sta ancora promettendo molto e facendo poco. In compenso, per arginare la campagna ideologica che si nutre delle inchieste di giornata, Renzi ha “personalizzato” la lotta alla corruzione, spingendo nuove leggi e inventandosi i Raffaele Cantone (Expo di Milano) facenti funzione di superprefetti, superdirettori di lavori pubblici, supermagistrati inquirenti. Una linea commissariale leguleia – come ammette quella parte di magistratura non corrotta da ambizioni di gloria e di carriera personali – che non è la soluzione ma è parte del problema sprechi, inefficienze, corruttele, che caratterizzano il “sistema Italia”. Dunque: perché Renzi non riprende il percorso della scomposizione e ricomposizione dello Stato italiano su basi federali? Perché non ritorna sulla via della definizione dei “costi standard”, specie in settori come la sanità che pesa per l’80 per cento sui bilanci pubblici? Perché non libera la scuola dal disastro dello statalismo? Perché, per dirla con Pierluigi Battista, «sta rottamando tutto, ma non la sudditanza al giustizialismo» che seguita ad attribuire alla magistratura una supplenza politica “salvifica”, soffoca la società e castra ogni ripresa di libertà e intraprendenza economica? MINUTI A tre metri dal crocefisso Roma. Una chiesa al quartiere Prati, una sera di giugno. Appena oltre il portone, sulla parete destra, c’è un crocefisso di legno. Molti di quelli che escono da Messa si avvicinano, guardano al volto di Cristo, ne accarezzano i piedi trafitti. Tante carezze nel tempo hanno corroso i piedi di legno, che ora sono ricoperti d’oro. Io osservo, da un angolo accanto a una colonna. La Messa è finita, la chiesa è quasi vuota ormai, si spengono le luci. Quando arriva una donna con i capelli grigi ma ancora forte, e massiccia. Lei non si accosta al crocefisso come gli altri, a capo chino. Ferma e diritta, a tre metri di distanza, lo guarda; con sul volto una espressione grave e fiera. Come una che ricordi a Dio: tu, lo sai, hai promesso. Promesso che il marito guarisca, forse, o che un figlio che se ne è andato ritorni. Ciò che mi colpisce è lo sguardo, non di supplica, ma come di profonda e battagliera certezza. Resta ferma la donna almeno un minuto in quel suo silenzioso apostrofare il Cristo in croce. Poi si segna e se ne va, sempre a testa alta, il passo lento e sicuro. Che sia così, mi chiedo, che bisogna pregare? Con la totale fermezza vista in faccia a questa sconosciuta: che nemmeno per un istante pareva dubitare che Dio la possa, se lo vuole, esaudire. Si tratta solo di ricordarglielo, a Dio, e di insistere. Si tratta solo, pazienti, certi, di aspettare. Marina Corradi | | 25 giugno 2014 | 3 SOMMARIO 08 PRIMALINEA DOVE CI PORTA MARE NOSTRUM? | BORSELLI, GROTTI NUMERO anno 20 | numero 25 | 25 giugno 2014 | 2,00 Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr settimanale diretto da luigi amicone 25 L’esercito del terrore islamista conquista metà Siria e Iraq. E ora lancia la sfida all’Occidente LA SETTIMANA 20 ESTERI LA “CROCIATA” ISLAMISTA Minuti Marina Corradi............................3 Foglietto Alfredo Mantovano...........7 Presa d’aria Paolo Togni..................................... 38 Mamma Oca Annalena Valenti............... 39 Acta Martyrum Emmanuele Michela.. 44 Sport über alles Fred Perri.......................................... 46 14 INTERNI NUOVE TASSE. QUANTO CI COSTANO? | RIGAMONTI Cartolina dal Paradiso Pippo Corigliano.................. 47 Mischia ordinata Annalisa Teggi........................50 RUBRICHE 26 ESTERI REPORTAGE DAL VENEZUELA 32 SOCIETÀ VIAGGIO NELLE PERIFERIE. AMAZZONIA | GHEDDO Stili di vita........................................... 38 Per Piacere.........................................41 Motorpedia........................................42 Lettere al direttore.......... 46 Taz&Bao................................................48 Foto: AP/LaPresse, Corbis, Pime Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994 settimanale di cronaca, giudizio, libera circolazione di idee Anno 20 – N. 25 dal 19 al 25 giugno 2014 DIRETTORE RESPONSABILE: LUIGI AMICONE REDAZIONE: Laura Borselli, Rodolfo Casadei (inviato speciale), Caterina Giojelli, Daniele Guarneri, Pietro Piccinini IN COPERTINA: Foto Corbis PROGETTO GRAFICO: Enrico Bagnoli, Francesco Camagna UFFICIO GRAFICO: Matteo Cattaneo (Art Director), Davide Viganò FOTOLITO E STAMPA: Elcograf Via Mondadori 15 – 37131 Verona DISTRIBUZIONE a cura della Press Di Srl SEDE REDAZIONE: Corso Sempione 4, Milano, tel. 02/31923727, fax 02/34538074, [email protected], www.tempi.it EDITORE: Tempi Società Cooperativa, Corso Sempione 4, Milano La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITà: Editoriale Tempi Duri Srl tel. 02/3192371, fax 02/31923799 GESTIONE ABBONAMENTI: Tempi, Corso Sempione 4 • 20154 Milano, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 tel. 02/31923730, fax 02/34538074 [email protected] Abbonamento annuale cartaceo + digitale 60 euro. 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In coerenza con l’annuncio, l’ultimo Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge presentato come la chiave di volta per un rapporto fra Stato e cittadino finalmente efficiente e celere. Mi fermo solo su un passaggio di una riforma ampia e ambiziosa: quello dedicato alle prefetture e alle articolazioni periferiche dei ministeri. Esso prevede che restino in vita le prefetture delle città capoluogo di regione, con qualche aggiunta qua e là (si parla in tutto di 40 prefetture sopravviventi), e che gli uffici delle altre amministrazioni siano accorpati, con la gestione unitaria dei servizi strumentali. Presumendo che il prefinora non sono mancate le riforme, sidente del Consiglio ma la loro applicazione: misure faccia sul serio e conimportanti varate da altri esecutivi dividendone lo sforzo sono rimaste sulla carta perché nelle linee di massima, è il caso però di riflettealcune burocrazie le hanno fermate re su qualche dettaglio. Ho trascorso al Viminale otto anni e le prefetture italiane invece che miglioramezzo. Incontrando centinaia di prefet- re il reclutamento e la formazione? Ogni ti, più volte mi sono chiesto come aves- prefettura svolge compiti che esigono una se fatto chi mi stava di fronte a ricevere distanza corta dal cittadino: si pensi alla quell’incarico; il “principio delle carte a cosiddetta depenalizzazione, cioè alle sanposto” prevale di frequente su quello del- zioni che una volta erano penali, ora sono la soluzione del problema sottoposto alla amministrative, e che vengono irrogate da loro attenzione; con tante lodevoli ecce- questi uffici; risponde a efficienza che il zioni, non sono e non si rendono simpa- diretto interessato che voglia far valere le tici, specializzati – come sembrano – a op- sue ragioni si sposti dal capoluogo di proporre l’inerzia rispetto a ogni novità, con vincia a quello di regione? Si pensi ai beni uno spirito di corpo che è più autoreferen- confiscati o alle pratiche di cittadinanza: è zialità che orgoglio di appartenenza. Tut- ragionevole un solo ufficio per un’intera to ciò però attiene alle modalità di reclu- regione? Siamo convinti che l’accorpamentamento, di avanzamento e di formazione: to cancelli lentezze e ritardi? Non viene il è ragione valida per sopprimere i 2/3 del- dubbio che un unico ufficio abbia una fi- Il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia la più lunga rispetto a quattro o cinque? Ci sono modi e mezzi per ridare efficienza alle amministrazioni, in particolare alle prefetture. Alle fine degli anni Novanta fu varato – con enfasi pari a quella attuale – l’Ufficio territoriale del governo, che riqualificava ogni prefettura in una sorta di sportello unico di tutti gli uffici periferici dello Stato, a cominciare da quelli finanziari: non è mai diventato operativo. È utile chiedersi come mai: intanto per evitare che, fra leggi dello Stato e decreti delegati, anche all’attuale riforma tocchi la stessa sorte; e poi per recuperare quel che si può di quell’impianto, che è ancora legge. Ciò che finora è mancato non sono state le riforme, ma la loro applicazione: misure importanti varate dagli esecutivi Letta, Monti e perfino Berlusconi sono rimaste sulla carta perché alcune burocrazie, cui non erano gradite, ne hanno rallentato, se non fermato, i decreti attuativi. Questo vuol dire che una decisa e paziente azione di governo con gli strumenti che si hanno a disposizione – che sono tanti – pesa incomparabilmente di più di una megariforma allo stadio iniziale. Il cui effetto rischia di essere solo la soppressione di larga parte della struttura amministrativa decentrata dello Stato, senza nulla che la sostituisca. A quel punto, sempre presumendo che il presidente del Consiglio faccia sul serio, non funzionerebbe neanche lo spot. | | 25 giugno 2014 | 7 I limiti di una missione che salva vite e mette all’angolo la politica. Incapace di gestire l’emergenza immigrazione e di farsi ascoltare in Europa | DI laura borselli Deriva Dove ci porta Mare Nostrum? 8 | 25 giugno 2014 | | MEDIterraneo Mare Nostrum è stata lanciata nell’ottobre scorso dopo che 300 persone hanno perso la vita nell’ennesima tragedia del mare. Costa oltre 9 milioni di euro al mese al nostro ministero della Difesa | | 25 giugno 2014 | 9 «I l fatto interessante è che da quando esiste questa operazione è diminuito molto il numero degli incidenti in mare». Chiedendo al capitano di vascello Vianello se gli sbarchi di immigrati salpati dalle coste libiche siano aumentati o diminuiti con l’operazione Mare Nostrum non si può che ricevere la risposta d’onore di un ufficiale. Il capitano parla di 56 mila persone tratte in salvo da quando è in corso l’operazione, circa 43 mila dalle navi della marina, le altre da mezzi che a vario titolo hanno cooperato, come mercantili e altre forze armate. Non è qui, non è su una delle navi che ogni giorno pattugliano le nostre coste e cercano di avvicinare i barconi di disperati scongiurandone il capovolgimento, che si deve veni- 10 | 25 giugno 2014 | | re a cercare l’eco della polemica che travolge Mare Nostrum, l’operazione iniziata il 13 ottobre scorso, dopo che circa trecento persone morirono nell’incendio e nel naufragio del barcone con cui cercavano di raggiungere l’Italia. Tornano vive le immagini raccapriccianti di quei giorni, le storie di madri incinte restituite dal mare giorni dopo la morte, bambini falciati dal fuoco o inghiottiti dall’acqua. Fino alla schiera ordinata e tragica dei corpi disposti sul molo e delle bare per un simbolico funerale. Un corredo iconografico terribile e toccante che condiziona enormemente il dibattito sull’immigrazione nel nostro paese e più ancora quello sulla gestione degli sbarchi. Sono passati nove mesi da quando è stata lanciata un’operazione che si prefiggeva il duplice scopo, come ricorda a Tempi ancora il capitano Vianello, di far fronte a un’emergenza umanitaria sorvegliando le acque dello stretto di Sicilia ma anche di offrire un contributo significativo al traffico di migranti. In pratica: salvare i disperati e catturare gli scafisti stroncandone gli affari. E nonostante il governo faccia sapere che dall’inizio dell’anno sono stati assicurati alla giustizia almeno un centinaio di delinquenti, ad oggi la seconda parte del messaggio sembra non funzionare a dovere, quanto meno in termini di deterrenza. Basti pensare che i prezzi per i biglietti dei viaggi della speranza sono addirittura diminuiti, arrivando anche a meno di mille euro. «Certo che i prezzi dei biglietti sono diminuiti», dice a Tempi Alfredo Mantici, ex direttore dell’ufficio analisi del Sisde oggi direttore del portale di geopolitica Lookout News. «I trafficanti vedono i nostri telegiornali e sentono che Mare Nostrum non è un’operazione conce- MEDIterraneo PRIMALINEA Secondo i dati della Marina sono circa 56 mila le persone tratte in salvo da quando è in corso l’operazione, circa 43 mila dalle nostre navi e le altre da mezzi che hanno cooperato fermare mare nostrum? è un po’ come minacciare uno sciopero delle ambulanze: inimmaginabile a meno di assumersi la responsabilità di centinaia di morti anni di carcere i prezzi aumenterebbero. Poi dobbiamo accettare che quando queste persone arrivano sulle nostre coste sono un nostro problema». Pochi giorni fa il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio ha ribadito l’importanza di Mare Nostrum, un’operazione che, secondo i numeri forniti dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, costa all’Italia poco più di 9 milioni di euro al mese. L’operazione non si chiude, come chiedevano la Lega e Forza Italia, ma occorre ragionare per superarla e migliorarla «nel senso di renderla pienamente europea e non più una missione emergenziale». pita per frenare le ondate migratorie clandestine e a metà del tragitto ci sono le navi italiane». Solo venerdì scorso la Marina ha intercettato un gommone affondato a circa 40 miglia dalle coste della Libia (il corrispondente di circa 60 km). Dieci corpi recuperati, 39 persone salvate e decine di dispersi. È il copione che si ripete ormai quotidianamente in un momento in cui la bella stagione favorisce la navigazione e in cui le guerre africane e mediorientali portano masse di disperati a premere sulle coste di una Libia ormai fuori controllo. «Se vogliamo incidere sul fenomeno – riprende pragmaticamente Mantici – dobbiamo colpire chi ha in mano il rubinetto dei flussi, ovvero i trafficanti di uomini. I quali impongono un prezzo da pagare per il biglietto che non è solo il corrispettivo di quanto vogliono guadagnare, ma anche di quello che rischiano. Se rischiassero 30 Le minacce di Alfano Pochi giorni dopo il ministro dell’Interno Angelino Alfano tornava a minacciare la sospensione dell’operazione. Che è un po’ come minacciare uno sciopero delle ambulanze: un’opzione inimmaginabile a meno di assumersi la responsabilità di centinaia di morti innocenti. La minaccia dovrebbe servire a scuotere un’Europa indiscutibilmente assente. Il governo italiano chiede che una sede dell’agenzia Frontex sia trasferita in Italia e che si occupi della missione (adeguatamente finanziata, perché ad oggi ha un budget di 80 milioni mentre Mare Nostrum costa trecentomila euro al giorno...). Insomma: il vertice europeo sull’immigrazione del 25-26 giugno si annuncia ricco di argomenti. Il semestre italiano di presidenza, in questo senso, condensa molte (fin troppo generose) speranze. L’Italia punta a una revisione della cosiddetta Convenzione di Dublino, quel regolamento europeo che stabilisce quale sia lo Stato competente a valutare la domanda di asilo di un migrante secondo la Convenzione di Ginevra, solitamente quello in cui il migrante ha raggiunto per la prima volta l’Unione Europea. «Difficile pensare che in un semestre di presidenza, tanto più come quello che si appresta a presiedere l’Italia con la gran parte delle direzioni ancora da assegnare dopo le elezioni del 26 maggio, si possano addirittura modificare delle Convenzioni. Però lo spazio per degli atti intermedi c’è e deve esserci», osserva Natale Forlani, direttore generale dell’Immigrazione del ministero del Lavoro. «Mare Nostrum ha dei limiti grandi – riprende Forlani –, che vanno al di là delle responsabilità italiane: il 90 per cento dei flussi migratori passa da una Libia senza governo e senza interlocutori istituzionali. C’è poi una lunga storia di responsabilità europea, che non si è mai preoccupata di controllare flussi migratori che hanno al loro interno elementi di pericolosità molto elevata, in cui non mancano le infiltrazioni criminali o terroristiche. Arrivano i disperati dell’Africa subsahariana e sull’arrivo di questi disperati in Libia non solo non si controlla, ma si lucra. Ci vuole una autorevolezza persuasiva di intervento che non può che essere europea». «Se non governiamo il fenomeno – riprende Mantici – siamo destinati a subirlo. Occorre ostacolare le partenze con accordi con i governi dei paesi di partenza. Non è impossibile fare un accordo con la Tunisia, coi banditi delle milizie libiche usando i nostri servizi segreti». La storia di Klodiana Klodiana Cuka è albanese. È arrivata in Italia nel 1992 con la legge Martelli. Per una decina di anni, mentre passava dal lavoro di sarta, cameriera fino a quello di studentessa universitaria e poi dottoranda, ha avuto scritto “collaboratrice domestica” sulla carta di identità. La sua vocazione l’ha trovata come fondatrice e direttrice di Integra, una Onlus titolare di servizi per favorire l’integrazione degli immigrati. Dopo l’emergenza seguita alla cosiddetta primavera araba, Integra vince la gestione per il triennio 2014-2016 di alcuni progetti per l’assistenza ai richiedenti l’asilo | | 25 giugno 2014 | 11 Forlani (ministero del lavoro): «Parliamo ancora di immigrazione come se fossimo fermi a dieci anni fa. l’incidenza dei flussi via mare sul totale è minima» secondo i fondi Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Nelle piccole strutture di accoglienza gestite da Integra nei dintorni di Lecce (appartamenti con al massimo otto persone) stanno immigrati che per sei mesi vengono assistiti nella procedura di richiesta di asilo dopo la permanenza nei grandi centri di accoglienza come Mineo e Bari. In loro Klodiana rivede spezzoni della sua storia, quando erano lei e i suoi connazionali a scappare per inventarsi un futuro. Qui, in questo periodo cruciale che segue la fase di emergenza, qualcuno impara a scrivere un curriculum, a cercare un lavoro; gli altri, la maggior parte, si preparano ad andarsene. L’esperienza di Klodiana e dei suoi colleghi conferma infatti quello che mostrano i dati: la gran parte dei migranti che arriva in Italia (l’80 per cento di essi ha le caratteristiche per ottenere l’asilo) punta a stabilirsi nel Nord Europa. «Queste persone devono essere considerate profughi dell’Europa», osserva Klodiana auspicando anche lei la revisione della convenzione di Dublino. Un anno fa la visita del Papa L’8 luglio prossimo sarà passato un anno esatto dalla visita di papa Francesco a Lampedusa. Un evento eccezionale, con la Messa celebrata usando una barca come altare e un’omelia sferzante, nei confronti dell’indifferenza («quanti di noi hanno pianto vedendo quelle immagini di naufragi?», chiedeva il pontefice) e dei mercanti di uomini che sfruttano la sofferenza e le speranze dei propri fratelli. «La rete internazionale dei trafficanti di uomini – riprende Mantici – è pericolosa quanto quella dei trafficanti di droga e come tale va colpita. Dobbiamo liberarci dall’immagine “romantica” delle famiglie con bambini che stanno sulle spiagge libiche ad aspettare le barche verso una vita migliore. La realtà è che ci sono persone e intere famiglie, deportate, e buttate su dei barco12 | 25 giugno 2014 | | ni da cui non si sa se usciranno vivi». Ancora oggi, a un anno dalla visita del Papa a Lampedusa, e nel corso dell’ennesima estate di sbarchi la linea la detta sempre l’emergenza, così ha spazio il gioco delle parti in cui si nasconde colpevolmente la politica, con da un lato quelli che paventano una “invasione” da cui difendersi e dall’altra i profeti di un buonismo che è tutto fuorché una politica seria di accoglienza. «Il dibattito sull’immigrazione in Italia è un po’ datato – conclude Natale Forlani. Si tende a identificare l’immigrazione con le barche, ma l’incidenza dei flussi via mare sul complesso dell’immigrazione che interessa il nostro paese è minima. L’Italia è un paese che ha i numeri di una comunità matura di accoglienza, con quasi 5 milioni di residenti di origine straniera, di cui la metà sono europei, ossia il prodotto della libera circolazione. I bisogni di queste persone sono diversi. Sono persone che hanno i requisiti di welfare che abbiamo noi, a cui garantiamo cure mediche, sostegno al reddito. Ecco, gli altri paesi europei si stanno ponendo il problema della sostenibilità dei neocomunitari. Noi parliamo ancora di immigrazione come se fossimo fermi a dieci anni fa, quando c’era il lavoro e una domanda di professionalità che erano proprio gli immigrati a soddisfare». n parla padre mussie zerai Dall’inferno si può solo scappare Il sacerdote eritreo “angelo dei profughi” spiega cosa spinge i suoi connazionali a imbarcarsi. «Per chi chiede asilo occorre un corridoio umanitario» «M Nostrum è costata molto ma ha anche salvato più di 30 mila vite umane. Ovvio che questa non è la risposta definitiva al problema dei disperati che salgono sui barconi né è la migliore che si potesse dare». Padre Mussie Zerai sa quel che dice quando parla di barconi, profughi e salvataggi in mare. Sacerdote cattolico che vive tra Roma e Svizzera, è soprannominato “l’angelo dei profughi”, perché chi sale sugli scafi nella speranza di raggiungere l’Euroare pa come prima cosa chiama lui per chiedere aiuto quando i bastimenti rischiano di affondare. Essendo di nazionalità eritrea, come la maggior parte di coloro che sbarcano sulle nostre coste (sono 16 mila quelli arrivati dall’inizio dell’anno, seguiti da siriani, cittadini del Mali e del Gambia), sa perché centinaia e centinaia di giovani rischiano la vita pur di arrivare nel nostro paese e conosce anche un modo migliore «per impiegare le risorse destinate a Mare Nostrum e alla sicurezza in Libia». MEDIterraneo PRIMALINEA La gran parte dei migranti che sbarcano sulle coste italiane ha le caratteristiche per ottenere l’asilo e poi prosegue il proprio viaggio verso i paesi del Nord Europa una volta sbarcati, ma di solito queste persone non vogliono restare in Italia: tentano di proseguire il loro cammino verso il nord Europa. L’Italia ha varato l’operazione Mare Nostrum nell’ottobre scorso. Molti però sono critici sulla sua efficacia. Mare Nostrum è costata molto, è vero, ma ha anche salvato più di 30 mila vite umane. Ovvio che non è la risposta migliore che si potesse dare. È da molto tempo infatti che noi chiediamo di attuare una soluzione migliore. Quale? Padre Zerai, cosa spinge tanti eritrei a rischiare la vita pur di venire in Europa? In Eritrea manca qualsiasi tipo di libertà. Ai giovani viene rubato il futuro perché li si obbliga a intraprendere un servizio militare infinito, che è diventato di fatto una schiavitù legalizzata. Si spieghi meglio. In Eritrea per colpa del regime non c’è libertà di stampa, di movimento, di organizzarsi in associazioni o movimenti o partiti politici, non c’è libertà di niente. Puoi solo aderire all’unico partito che sorregge il regime, è vietato anche pensarla diversamente, non c’è libertà di espressione o di dissenso. Neanche di coscienza. Perché scelgono i barconi che salpano dalla Libia? Non li scelgono: non è possibile lasciare il paese legalmente perché il regime non rilascia passaporti o visti. La gente è costretta a scappare ma anche durante la fuga verso il Sudan o l’Etiopia rischia la vita. In passato tanti sono stati uccisi al confine e se non muoiono per mano dei militari, muoiono di fame o di sete o sbranati da animali feroci. Una volta arrivati in Sudan, poi, c’è il pericolo di essere rapiti dai trafficanti di esseri umani: esistono bande in combutta con alcuni poliziotti corrotti che li sequestrano per chiedere riscatti. Se superano questi pericoli devono attraversare il deserto della Libia, un’altra enorme insidia, e non farsi prendere dai militari libici. Tanti muoiono nel deserto. I barconi sono solo l’ultima fatica. Perché il regime permette che scappino così tante persone? Perché ci guadagna. Ogni cittadino eritreo che vive al di fuori dei confini nazionali, e che per un qualunque motivo ha a che fare con l’ambasciata, come per avere un certificato, è costretto prima a pagare il 2 per cento del suo stipendio al regime, anche se è disoccupato. C’è dell’altro: spesso ad organizzare il viaggio dall’Eritrea sono proprio membri del regime corrotto, che accompagnano fuori i profughi anche con le auto di Stato. È un vero affare per loro. Quando si avvicinano all’Italia sui barconi, poi, chiamano lei. Sì. L’unica cosa che posso fare per chi mi chiama è avvertire la Guardia costiera italiana, come successo anche ieri e l’altro ieri, per evitare che i barconi affondino. Cerco di dare loro una mano, anche Aprire un corridoio umanitario per le persone che richiedono asilo. Chi arriva da noi, infatti, cerca di ottenere lo status di rifugiato. Perché allora non risparmiamo loro le avversità e il rischio di morire organizzando convogli umanitari con la responsabilità della comunità europea per smistare i richiedenti asilo in tutta Europa? Questo corridoio potrebbe partire in Sudan o in Etiopia o anche in Libia attraverso le ambasciate, dove esaminare le richieste di asilo. Così si impedirebbe che tutto il peso dei rifugiati ricada sull’Italia e gli altri paesi del Mediterraneo e si permetterebbe a queste persone di non rischiare la vita. Spenderemmo meno soldi e avremmo più sicurezza: per noi e per i profughi. I vescovi eritrei hanno da poco pubblicato una lettera pastorale il cui succo è che non ci sarebbe bisogno di emigrare se si vivesse in un paese decente. È chiaro che la soluzione migliore per tutti i rifugiati sarebbe la possibilità di vivere in pace e tranquillità nel proprio paese d’origine. Questo è il sogno di tutti ma finché non si avvera ci devono essere soluzioni intermedie. Noi speriamo che la comunità internazionale aiuti l’Eritrea a mettere fine allo stato di guerra con l’Etiopia per il problema dei confini. Quando si risolverà questo punto, speriamo che il regime cambi qualcosa. [lg] | | 25 giugno 2014 | 13 INTERNI 14 | 25 giugno 2014 | MANO AL PORTAFOGLIO | Foto: Agf La stangata alle porte La legge di stabilità 2014 ha rivoluzionato per la terza volta in tre anni l’imposizione locale su rifiuti e casa. È pronta per il debutto assoluto l’Imposta unica comunale. E il verdetto degli esperti è unanime. Costa molto di più delle precedenti e a farne maggiormente le spese sono le famiglie numerose | DI MATTEO RIGAMONTI | | 25 giugno 2014 | 15 INTERNI MANO AL PORTAFOGLIO Il premier Renzi ha ammesso che «sulla Tasi ci ho capito poco. Sembra si faccia di tutto per rendere tutto più complicato» sono state approvate 629 nuove norme fiscali. In pratica una norma alla settimana. Come se la certezza del diritto in questo paese fosse destinata a non trovare mai pieno ed effettivo riconoscimento. L’ultimo capitolo in ordine di tempo dell’interminabile elenco di nuove leggi e leggine che hanno a più riprese sconvolto la serenità dei contribuenti italiani è rappresentato dalla Legge di stabilità 2014, che ha rivoluzionato per la terza volta negli ultimi 3 anni l’imposizione locale sui rifiuti e sulla casa. Due tasse che garantiscono allo Stato un gettito di oltre 30 miliardi di euro l’anno. Per la precisione: l’Imu, l’Imposta municipale unica voluta dal governo Monti, nel 2012 ha assicurato all’erario 23,7 miliardi di euro, ha certificato il ministero delle Finanze (qualcosa meno nel 2013). Secondo la Cgia gno gli italiani avrebbero dovuto pagardi Mestre, nel 2013 dalla Tassa comunale ne la prima tranche, un acconto pari al sui rifiuti e sui servizi (Tares) sono arriva- 50 per cento dell’importo totale, ma non ti altri 8 miliardi. Quest’anno farà il suo è stato possibile per tutti. Molti Comudebutto assoluto un nuovissimo balzello. ni, infatti, complici i rinnovi delle giunÈ la Iuc, acronimo di Imposta unica comu- te amministrative del maggio scorso non nale, che si regge su tre gambe: la Tassa sui hanno fatto in tempo a deliberare le aliquote entro il termine preservizi indivisibili (Tasi), quelvisto per legge (23 maggio). la sui rifiuti (Tari), che sostiRisultato: solo 2.251 amminituirà la Tares, e l’Imu, che nel su 8.057 l’hanno fatfrattempo è rimasta solo per le PER CENTO strazioni to, praticamente una su quatprime case di lusso. La Tasi serdei Comuni che tro, di cui il 40 per cento ve a finanziare i pubblici servihanno già deliberato nel Nord del paese. In totazi come la pulizia e l’illuminale aliquote hanno le 7,1 milioni di contribuenzione delle strade, il trasporto deciso (è loro diritto) di non adottare ti su 17.9 che avrebbero dovuscolastico o l’anagrafe. Devono detrazioni o correttivi to pagare. pagarla tutti i proprietari di per aiutare le famiIl condizionale è d’obbliimmobili, prime case compreglie in difficoltà go, perché nemmeno tutti se. Sulla carta, non è un’imposta patrimoniale come l’Imu, ma di fatto questi Comuni hanno predisposto per così è vista dai contribuenti italiani. E non tempo gli appositi bollettini di pagamena torto, se si considera che la Tasi replica le to da spedire via posta. Lo faranno, assicumodalità di calcolo, ma anche le sperequa- ra una nota del Consiglio dei ministri, ma a «decorrere dal 2015». Tra un anno. Quezioni, dell’Imu. Le scadenze: la tassa è nuova ma c’è sti sono i tempi “normali” per lo Stato itagià una prima eccezione. Entro il 16 giu- liano. Al momento l’unica possibilità per 58 16 | 25 giugno 2014 | | fare il versamento della prima rata della Tasi è stata tramite modello F24 direttamente in banca. Nessuna sanzione. Per il momento E per chi sbaglia quali sono le sanzioni? Non sono previste, rassicurano dal ministero dell’Economia. Perlomeno non fino al 30 giugno. Ma i sindacati chiedono più tempo. Vogliono che i Comuni concedano un differimento di 30 giorni per il pagamento di quanto dovuto, come ha già fatto, per esempio, Vicenza. Nel caso della Tasi, infatti, sono evidenti le «obiettive condizioni di incertezza delle norme fiscali», che legittimano il rinvio. Talmente «obiettive» che anche il premier Renzi ha dovuto ammettere che «sulla Tasi ci ho capito poco. Oggi in Italia sembra si faccia di tutto per rendere tutto più complicato. Sembra che tutto sia finalizzato a rendere il pagamento delle tasse un incubo. L’anno prossimo vi renderò più semplice pagarle». Per i sindaci appena eletti ci sarà tempo fino al 31 luglio per deliberare le nuove aliquote; i cittadini dei 5.806 Foto: AP/LaPresse T ra il 2008 e il 2014, in Italia, Quanto costano Tasi e Tari? Single (50 mq) Famiglia (un figlio, 108 mq) Famiglia (tre figli 120 mq) Imu 2012 Tasi 2014 Differenza (in euro) 35,20 116,04 80,84 110 +1,6% +19,8% 321,20 421,24 100,04 302,4 +2,1% +15,8% 573,60 620,72 47,12 384 +3,4% +24,4% Fonte: Caf Cisl Lombardia su un comune della provincia di Milano Foto: AP/LaPresse PER MASSIMILIANO CASTO Il problema è che «nel calcolo della Tasi non è mai considerato il reddito», ma solo i metri quadrati della Abitazione e il numero di persone che vi risiedono Comuni dove pagare la Tasi non è ancora stato possibile potranno farlo con scadenza della prima tranche il 16 ottobre. Ma quanto costerà la Tasi sulla prima casa alle famiglie italiane? Qualcuno ha provato a fare i conti e gli esiti sono stati dei più disparati. Basti pensare che c’è chi afferma che la Tasi sulla prima casa aumenterà rispetto all’Imu e chi afferma il contrario. Banca d’Italia ha stimato un possibile aumento fino al 60 per cento della tassazione sulla casa, se i comuni dovessero scegliere l’aliquota del 2,5 per mille. Il ministro dell’Economia commentando questa stima ai microfoni di Radio 24 ha dichiarato: «L’aumento era atteso». E ha aggiun- Tari Differenza Differenza 2014 2013 2010 Fonte: Ref Ricerche, media dei capoluoghi di provincia che hanno già deliberato le aliquote se il conto sarà più salato dell’Imu oppure no. Il computo è stato fatto su uno dei tanti comuni dell’hinterland milanese che ha adottato l’aliquota massima del 3,3 per mille con delle detrazioni. Il risultato lascia pochi dubbi e sembrerebbe confermare le stime della Banca d’Italia. Un single in un’abitazione di 50 metri quadrati oggi paga 116,04 euro di Tasi a fronte dei 35,20 di Imu del 2012: 80,84 euro in più. Una famiglia con un figlio a carico in un appartamento di 108 metri quadrati ne paga 421,24, rispetto ai 321,20 di Imu: 100,04 euro in più. In un appartamento di 120 metri quadrati, una famiglia con tre figli a carico paga 620,72 euro di Tasi rispetto ai 573,60 euro dell’Imu: 47,12 euro in più. Aumenti che in certi casi inizierebbero a rosicchiare percentuali significative del famoso bonus da 80 euro al mese che Renzi ha messo in busta paga a maggio. Per chi l’ha ricevuto. «Conti alla mano sembrerebbe che si vada verso un inasprimento della pressione fiscale sulle abitazioni principali», spiega Vincenzo Addio alle detrazioni Vita a Tempi. «Speriamo almeno che non Il motivo di maggiore incertezza nello sti- tutti i sindaci applichino le aliquote più mare la Tasi è rappresentato dal fatto che, elevate». Secondo il coordinatore «molto dipenderà dall’evoluzione delmentre l’Imu sulla prima casa la situazione economica itaprevedeva una detrazione fisliana». Ma se il paese non torsa di 200 euro più 50 euro per na a crescere è facile attenderogni figlio a carico con meno MILIARDI si batoste dalla Tasi. di 26 anni fino a un massimo di euro è il gettito di 400 euro, la Tasi lascia libegarantito alla Stato Oggettiva ingiustizia ri i Comuni di stabilire da sé dalle due tasse sui rifiuti e sulla casa: eventuali detrazioni. Il timoInoltre, prosegue Vita, ci sono per la precisione 23,7 re è che queste detrazioni posComuni che hanno già abbasmiliardi dall’Imu sano essere inferiori a quelle sato l’importo della detrazioe altri 8 miliardi previste in passato. E il Sole ne sui figli a carico «da 50 dalla Tares a 40, 30 o anche 20 euro, 24 Ore lo ha confermato: dei 2.251 Comuni che hanno deliberato le restringendo l’età per goderne da 26 a 18 aliquote, nel 58 per cento dei casi si può anni». I più penalizzati, spiega il coorditranquillamente parlare di totale assen- natore dei Caf Cisl, sono i proprietari delza di detrazioni. Tempi ha chiesto a Vin- le abitazioni con rendite catastali inferiocenzo Vita, coordinatore dei Caf Cisl in ri agli 800 euro, quindi quegli appartaLombardia, di provare a fare un calcolo di menti non di lusso che offrono un tetto quanto costerà la Tasi sulla prima casa e a larga parte del ceto medio italiano. E, to: «Starà ai Comuni stabilire quale aliquota adottare». Già, e qui casca l’asino: moltissimi Comuni che hanno già deliberato le aliquote hanno optato per quelle più elevate. Qualcuno ha addirittura superato il 2,5 per mille con una ulteriore maggiorazione dello 0,8 come consentito dalla legge, a patto di introdurre delle detrazioni. È il caso, per esempio, dei capoluoghi di provincia come Torino, Bergamo, Venezia, Rimini, Reggio Emilia, Bologna, Parma, Piacenza, La Spezia, Genova e Napoli che hanno spinto l’aliquota fino al 3,3 per mille. Con la premessa che il progressivo taglio dei trasferimenti statali ai Comuni è inarrestabile, la logica conseguenza è che per far quadrare i bilanci ai sindaci non resta che inasprire le aliquote per assicurarsi gettiti maggiori o perlomeno in linea con quelli degli anni passati. Soprattutto, perché quei soldi servono per pagare servizi indispensabili alla comunità. Per inciso, l’aliquota minima è del 1 per mille, ma è difficile credere che qualcuno l’adotterà. 31,7 | | 25 giugno 2014 | 17 INTERNI MANO AL PORTAFOGLIO naturalmente, le famiglie numerose che hanno tanti figli a carico. «Un’oggettiva ingiustizia che non tiene conto della realtà», sentenzia Giuseppe Butturini, presidente dell’Associazione nazionale famiglie numerose. Il problema, spiega a Tempi il commercialista Massimiliano Casto, è che «nel calcolo della Tasi non è mai considerato il reddito», ma solo i metri quadrati dell’abitazione e il numero di persone che vi risiedono. «C’è però una bella differenza se a vivere sotto lo stesso tetto, in un appartamento di 100 metri quadrati, sono una coppia con due redditi e un solo un totale di 110 euro. Il conto è più salato per chi ha figli a carico: la famiglia con un figlio paga 2,8 euro al metro quadrato, che fanno 302,4 euro in un appartamento di 108 metri quadrati. Quella con tre figli ancora di più: 3,2 euro al metro quadrato per un appartamento di 120 metri quadrati, che fanno 384 euro in totale. Il rincaro, dunque, è nel primo caso dell’1,6 per cento rispetto al 2013, l’anno in cui la Tares ha fatto il suo debutto, del 2,1 per cento nel secondo e del 3,4 nel terzo. Ma se andiamo a paragonare il conto rispetto al 2010, gli aumenti lievitano, esasperando le diseguaglianze: più 19,8 per cento TASI O TARI, A PAGARE DI PIù SONO LE FAMIGLIE NUMEROSE. LE VECCHIE DETRAZIONI SONO DIMINUITE NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI; PIù REALISTICAMENTE SONO PROPRIO SPARITE figlio, piuttosto che una famiglia numerosa che può fare affidamento su un solo reddito». Ma su questo il fisco italiano ci sente solo da un orecchio. Chi inquina paga Anche per la tassa sui rifiuti (Tari) la situazione è analoga. Non tutte le amministrazioni hanno già deliberato le aliquote. Una volta decise stabiliranno le scadenze di pagamento della Tari prevedendo almeno due rate a scadenza semestrale in modo differenziato rispetto alla Tasi. Secondo un primo studio di Ref Ricerche condotto tra i comuni capoluogo di provincia, quello che è certo è che gli aumenti rispetto alla Tares ci sono e sono maggiori soprattutto per i nuclei familiari più numerosi. Che, ancora una volta, pagano dazio più di tutti a una fiscalità che si conferma particolarmente miope di fronte ai redditi reali e ai carichi familiari. Ecco qualche esempio: l’importo della Tari per un appartamento da 50 metri quadrati posseduto da un single è mediamente pari a 2,2 euro al metro quadrato, per 18 | 25 giugno 2014 | | per il single, più 15,8 per la famiglia composta di tre persone e più 24,4 per cento per quella composta da cinque. Sono i risultati di una tassa che è stata confezionata per soddisfare il principio europeo del “chi inquina paga” e le famiglie numerose, ancora una volta, pagano più di tutte le altre. In attesa della riforma del fisco La possibilità di applicare «riduzioni e agevolazioni», almeno in linea teorica, «esiste e la normativa che disciplina l’applicazione della Tari riserva agli enti locali un ampio margine di discrezionalità», spiega a Tempi Francesca Signori di Ref Ricerche. Ma, come nel caso della Tasi, i margini di manovra delle amministrazioni comunali, provate dai tagli ai trasferimenti, sono il più delle volte esigui. In questo caso ancor di più perché il gettito della Tari deve assicurare, per legge, la copertura integrale dei costi del servizio di trattamento dei rifiuti. Con tanti saluti a ogni serio tentativo da parte dei sindaci di introdurre correttivi significa- tivi, specie per le famiglie numerose e il ceto medio. Fortunatamente, prosegue Signori, non mancano esempi di Comuni virtuosi, che approfittano della libertà concessa loro per configurare riduzioni e agevolazioni «in modo da tener conto del reddito familiare o della capacità contributiva come risulta dall’indicatore della situazione economica equivalente (Isee)». Anche se il più delle volte si tratta di un’asticella sotto la quale non sono in molti a poter passare. Il caso che colpisce più in positivo è forse quello di Cremona, «dove è riconosciuta una riduzione del 20 per cento ad anziani e famiglie numerose, a patto però, che abbiano un reddito Irpef al di sotto di una determinata soglia», che è di 90.684 euro per chi ha più di due figli fiscalmente a carico, aumentato di 2.738 euro per ogni figlio successivo. A Cremona l’esenzione è concessa anche «ai nuclei familiari composti da soli pensionati e familiari fiscalmente a carico con reddito derivante esclusivamente da pensioni, assegni sociali, invalidità civile e reversibilità. Nel comune di Macerata, invece, la riduzione – il cui costo è coperto dalla fiscalità generale – è riconosciuta in generale alle famiglie in disagio economico, individuato in un livello di Isee inferiore o uguale a 7.500 euro, valore raddoppiato nel caso di nuclei familiari con quattro o più componenti: l’ammontare della riduzione è pari rispettivamente al 30 e al 20 per cento. Infine, nel caso di Savona le riduzioni sono concesse alle utenze domestiche di residenti con un indicatore Isee non superiore all’importo annuo del trattamento minimo di pensione Inps (maggiorato di 1.500 euro nel caso l’occupante sia pensionato)». È per questo che l’Associazione famiglie numerose ha invitato i cittadini dei comuni che non hanno ancora deliberato su Tasi e Tari a chiedere di introdurre detrazioni e correttivi. È sempre qualcosa, in attesa che il fisco italiano sia finalmente riformato. n ESTERI COPERTINA Il califfato che avanza Prima Fallujah, poi Mosul e presto «marceremo su Baghdad». L’Isil controlla un vastissimo territorio che va dall’Iraq alla Siria. Non più cellule terroriste ma un vero e proprio esercito di islamisti pronto ad affrontare l’Occidente | DI LEONE GROTTI Il califfato islamico sognato dall’Isi per l’Iraq fin dal 2006 oggi è realtà. Sotto la guida di Abu Bakr Al Baghdadi, a quel primo progetto si è aggiunta la Siria, e il gruppo si è evoluto nell’Isil, Stato islamico dell’Iraq e del Levante. L’Isil ha in mano un territorio che si estende per almeno 500 chilometri, dall’Iraq alla Siria settentrionale senza soluzione di continuità ESTERI COPERTINA L a scorsa settimana, quando i terroristi islamici hanno conquistato la seconda città più grande dell’Iraq, Mosul, rubato alle banche centinaia di milioni di dollari, liberato dalle carceri 2.500 persone, confiscato i mezzi e le armi dell’esercito iracheno, almeno 500 mila cittadini sono fuggiti terrorizzati. Molti, invece, sono rimasti. Hanno lanciato pietre contro i 40 mila soldati dell’esercito iracheno che hanno battuto in ritirata dalla sera alla mattina, senza preavviso, e hanno appeso questo cartello su un ponte di Mosul: «Il governatorato di Ninive vi accoglie». A fianco sventolava il manifesto che ritrae la bandiera nera degli islamisti e la scritta: «Non c’è altro Dio al di fuori di Allah». Il califfato islamico sognato fin dal 2006 dall’allora nascente Stato islamico dell’Iraq (Isi), oggi è realtà sotto la guida di Abu Bakr Al Baghdadi, che lo guida dal 2010 e a quel primo progetto ha aggiunto la Siria, trasformando il gruppo in Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil). Con la presa di Mosul, l’Isil è ormai in possesso di un vastissimo territorio che si estende per almeno 500 chilometri e che va dall’Iraq alla Siria settentrionale senza soluzione di continuità: il confine nazionale tracciato da Sykes e Picot, i diplomatici inglese e francese che nel 1916 divisero il vecchio Medio Oriente ottomano in Stati arabi controllati dall’Occidente, non ha più alcun senso ed esiste soltanto sulla carta. L’esercito jihadista, perché di vere e proprie truppe militarizzate si tratta, torna così alle origini: dall’Iraq era entrato in Siria e ora dalla Siria invade l’Iraq. Cogliendo al volo l’occasione fornita dalla cosiddetta “Primavera araba” che nel 2011 ha colpito Damasco, tramutata in guerra civile dalle tante milizie finanziate principalmente da Arabia Saudita e Qatar che vorrebbero vedere il governo filo-sciita di Assad cadere, l’Isil ha conquistato una dopo l’altra importanti città del nord come Raqqa e Deir Ezzor. Approfittando dell’immobilismo di Barack Obama, che da anni discute se armare i ribelli “buoni” dando di fatto il tempo ai terroristi di diventare ancora più forti, l’Isil ha consolidato il suo potere in Siria. E sfruttando l’incapacità di governare del premier iracheno Al Maliki, che ha favorito gli sciiti in ogni modo a danno dei sunniti, ha preso prima Fallujah, a gennaio, e ora Mosul. Esercito iracheno e jihadisti si contendono diverse città, ma questo non è che l’inizio perché già il portavoce dei terroristi Abu Mohammed Al Adnani ha promesso: «Marceremo su Baghdad». 22 | 25 giugno 2014 | | Per sapere che cosa significhi nella realtà di tutti i giorni il califfato islamico non è necessario tornare indietro al VII secolo, ai tempi del primo califfo Abu Bakr o del quarto (primo per gli sciiti), Ali, cugino e genero del profeta Maometto. Già dal 2013, infatti, l’Isil ha trasformato in un califfato Raqqa e le testimonianze che giungono dalla città I luoghi degli scontri sono tutt’altro che rassicuranti. I cittadini devono rispettare un rigido decalogo Zone completamente islamico: le donne non possono portare o parzialmente controllate i pantaloni, ma devono vestire il burqa e da Al Qaeda l’abaya. Truccarsi è vietato, fumare è vietato, esporre nelle vetrine dei negozi abiti Zone ancora contese femminili è vietato. Gli uomini non possono portare i jeans, non possono fumare sigarette, non possono acconciarsi i capelli in modo moderno, gli imprenditori che hanno assunto nel loro negozio delle donne devono chiudere. Infine, chiunque citi il nome dell’“Esercito islamico dell’Iraq e Egitto del Levante” riceve 70 frustate. La legge dello Stato viene sostituita dalla sharia, amministrata da corti islamiche. Secondo il quotidiano Al Rai Al Youm, a febbraFonte: Corriere della sera io in città è stata lapidata a morte una ragazza: era iscritta a Facebook, un atto immorale «di granLa legge dello Stato viene de malvagità». sostituita dalla sharia Il tributo umiliante e per i cristiani non c’è Le cose non vanno meglio per i cristiani. Come previsto dal possibilità di salvezza. Corano, a febbraio i terroristi Ma anche i musulmani hanno fatto loro questa proposta pubblicando un editto: moderati rischiano: o vi convertite all’islam o ve ne andate dal paese o paga«viviamo nel terrore» te il tributo umiliante (gizya) per mantenere la vostra religione ed esse- vava su una di queste e saccheggiato l’inre protetti dallo Stato islamico. Così, i più terno dei luoghi di culto. Inoltre, la chiericchi sono ora costretti a versare ai loro sa greco-cattolica dedicata a Nostra signo«protettori» 13 grammi d’oro puro (cir- ra dell’annunciazione è stata simbolicaca 400 euro), i meno abbienti 200 euro mente trasformata nel quartiere generae i poveri 100. Chi non può pagare deve le degli islamisti. Il califfato, però, non è un incubo solo convertirsi, andarsene o morire. I cristiani inoltre devono evitare «di portare per i cristiani ma anche per i musulmani. la croce o altri simboli legati alla Bibbia Almeno tre uomini, secondo quanto prenei mercati e nelle piazze dove ci siano visto dalla sharia, sono già stati crocifisdei musulmani». Non possono suonare le si in piazza per avere «ucciso dei musulcampane delle chiese, «utilizzare altopar- mani». La prima crocifissione, avvenuta lanti per far sentire la preghiera» e «cele- a marzo, è stata giustificata così: «Giudibrare i loro riti fuori dalle chiese». Allo chiamo le persone e le puniamo seconstesso modo «devono obbedire alle rego- do la sharia, che ci guida nel portare le imposte dall’Isil, come a quelle legate la responsabilità di preservare i genuialla discrezione nel modo di vestirsi». Infi- ni insegnamenti dell’islam». I musulmane, le chiese distrutte dagli stessi terrori- ni di Raqqa hanno descritto a un giorsti «non potranno essere restaurate». Que- nalista del Guardian la loro nuova vita: sta annotazione finale dell’editto non è «Oggi viviamo in uno stato di paura e terdi poco conto se si considera che dal 2013 rore. Noi siamo musulmani ma la nostra gli islamisti hanno attaccato due chie- religione guida la vita delle persone, non se a Raqqa, distrutto la croce che si tro- può essere imposta con la forza». E anco- T Turchia Hasakah Aleppo Mosul Raqqa Hama Erbil Iran Kirkuk Kirkuk Milizie curde Peshmerga schierate “a protezione” della città irachena Deir Ezzor Homs Tikrit Samarra SIRIA Damasco IRAQ Provincia di Baiji Jihadisti starebbero prendendo il controllo dell’area petrolifera Baghdad Giordania Arabia Saudita Bassora Frontiera Giordania/Iraq Forze dell’esercito giordano ammassate lungo il confine Tikrit Centinaia di poliziotti iracheni catturati dai miliziani qaedisti Mosul Postazioni dei jihadisti bombardate dalle forze aeree irachene Samarra La città principale della provincia di Salah al-Din accerchiata dai guerriglieri Baghdad I miliziani qaedisti dell’Isil in marcia verso la capitale. Ormai a meno di 70 km Le principali organizzazioni terroriste e il “loro” impero Al Qaeda centrale Affiliati diretti Alleati Nelle pagine precedenti foto: Corbis ra: «L’Isil ha bandito la musica, ora si può ascoltare solo il Corano. Anche le sigarette sono state bandite: se trovano un locale dove vengono vendute lo bruciano, imprigionano il negoziante e lo frustano». Anche chi non partecipa alla preghiera del venerdì viene frustato in piazza. «Voglio diventare un mujaheddin» Questi echi di un mondo che credevamo finito molti secoli fa non riguarda però solo la Siria e l’Iraq. I gruppi affiliati o legati ad Al Qaeda, che sembravano deboli e sconfitti fino a pochi anni fa, sono tornati in auge in tutto il mondo. Basta citare qualche nome: Boko Haram in Nigeria, Al Shabaab in Somalia e Kenya, Aqmi nel Maghreb, Ansar Dine in Mali, i talebani in Afghanistan e Pakistan. L’Isil non fa parte di questi perché si è staccato da Al Qaeda, ha rifiutato la leadership di Al Zawahiri (successore di Bin Laden) e in diverse province siriane combatte attivamente la fazione qaedista di Al Nusra. In questi scontri “fratricidi” sono già morti migliaia di miliziani. Frizioni e divergenze tra i gruppi islamisti non fermeranno però l’avanzata di questa internazionale jihadista, perché l’obiettivo non è semplicemente Baghdad o Damasco, come dichiarato a tempi. it dal giornalista della Stampa Domenico Quirico: «Il califfato non è il frutto della visione di un imam svitato che arringa in una moschea, ma una strategia che l’Occidente non riesce a capire. Da una parte è la creazione di un vero e proprio Stato fondato sulle regole dell’islam più radicale, dall’altra una base logistica per sfidare gli Stati islamici confinanti (che loro definiscono traditori) e poi affrontare l’Occidente. Non hanno paura del confronto militare e confermano di essere in grado di porci una sfida globale». Questo è proprio quello che l’Occidente non vuole vedere: «La nuova Al Qaeda ha alza- to il livello del confronto e i suoi obiettivi. Non siamo più di fronte a cellule di terroristi ma a eserciti che si muovono dal Sahara alla Mesopotamia. L’Occidente però non li capisce – continua Quirico –, non riesce a comprendere che loro non hanno interessi economici o politici. A muovere la storia infatti non c’è solo questo: c’è anche la religione. Purtroppo gli occidentali, e gli americani per primi, non vogliono capirlo». Eppure basterebbe ascoltare le loro parole. Un religioso sunnita dell’Isil educava così i bambini della provincia siriana di Idlib nel 2013: «I cristiani sono infedeli. Obama è infedele. Chi dice che Gesù è figlio di Maria è un miscredente e va scannato». Un altro imam faceva ripetere a bambini di dieci anni: «Allah è il nostro maestro, loro invece non hanno maestri. Il loro cattivo maestro è l’America e malvagio è il loro destino. Da grande voglio diventare un mujaheddin». n | | 25 giugno 2014 | 23 ESTERI COPERTINA | DI RODOLFO CASADEI E l’America spera negli ayatollah Obama non farà nulla per difendere Baghdad. Anzi, lascerà all’Iran il compito di salvare il paese. Con tutti i rischi che gli Stati Uniti ben conoscono N un governo amico dell’Iran e molto fredo, gli Stati Uniti non interverranno massicciamente in difesa del do nei confronti di Washington. Da qui governo iracheno di Al Maliki sot- la necessità di cambiare strategia: piutto assedio, tutt’al più faranno l’indispen- tosto che lasciar scivolare l’Iraq, con tutsabile perché lo Stato islamico dell’Iraq te le sue armi e il suo petrolio, nella sfee del Levante (Isil) non vinca completa- ra d’influenza iraniana, per l’America è mente la partita. Per una ragione che molto meglio veder realizzato quel “pia- Le strategie di Washington pochi sono disposti a confessare e che no B” di cui molti parlarono negli anni Dall’Ucraina alla Siria all’Iraq, la politila retorica anti-jihadista dell’ammini- più caldi della crisi interna irachena, ca estera americana appare sempre più strazione americana occulta accurata- quelli fra il 2005 il 2007. Cioè la sparti- basata sulla lezione imparata dagli erromente: l’avanzata dei terroristi sunniti zione del paese fra sunniti, sciiti e cur- ri del passato: impantana i tuoi nemici è funzionale alla politica (Russia, Iran) come tu fosti degli Stati Uniti in Medio impantanato (Vietnam, la politica estera americana appare Oriente dopo il ritiro delle Afghanistan, Iraq). Che Isil sempre più basata sulla lezione imparata loro truppe dall’Iraq, connon sia isolato come si vuol dagli errori del passato: impantana i tuoi cluso nel dicembre 2011. far credere lo si può capire nemici (Russia, Iran) come tu fosti Sul posto sarebbero dovuda molti indizi. Mentre si te restare alcune migliascontrano sanguinosamenimpantanato (Vietnam, Afghanistan, Iraq) ia di unità a garantire la te con le truppe di Baghstabilità del paese e a far progredire l’ad- di, le tre componenti etno-religiose tenu- dad, i suoi uomini hanno solo scaramucdestramento delle forze locali, ma il pri- te insieme con la forza da Saddam Hus- ce minori coi curdi, che grazie all’offensimo ministro sciita, anche per le pres- sein. Non essendo più possibile esercita- va in corso si sono impadroniti di Kirkuk sioni di Teheran, non raggiunse alcun re sull’Iraq la propria influenza, gli Sta- e di altre posizioni strategiche da metaccordo con Obama e l’esodo americano ti Uniti puntano sul piano B per assesta- tere al servizio di un Kurdistan indipenfu totale. Otto anni di occupazione mili- re all’Iran un doppio colpo: non solo sot- dente. Gli ostaggi turchi sono stati rilatare, una guerra costata 139 mila mor- traggono agli ayatollah un alleato strate- sciati e Ankara non ha nessuna intenzioti (di cui 4.400 americani) e 130 miliardi gico, ma li spingono verso un intervento ne di intervenire, mentre i ribelli del vecdi dollari spesi per armare e addestrare militare diretto per salvare tale alleato, chio Baath e alcune milizie tribali sunl’esercito iracheno post-Saddam hanno con tutti i rischi di impantanamento che nite combattono a fianco degli uomini prodotto l’ascesa al potere a Baghdad di gli americani ben conoscono. dell’Isil. Su Washington splende il sole. 24 | 25 giugno 2014 | | Foto: AP/LaPresse Obama non può dire queste cose ad alta voce, ma le dicono per lui gli editorialisti del New York Times. Scrive Thomas Friedman: «È stato l’Iran ad armare le milizie sciite con gli ordigni esplosivi che hanno ucciso e ferito tanti soldati americani. L’Iran voleva che ce ne andassimo. Ed è stato ancora l’Iran a fare pressioni su Maliki perché non firmasse l’accordo che avrebbe dato copertura legale alla presenza delle nostre truppe. L’Iran voleva essere l’egemone regionale. Bene, generale Suleimani (il comandante delle truppe speciali iraniane, ndr), “Questa birra è per te”. Ora sono le tue forze a essere sovraesposte in Siria, Libano e Iraq, mentre le nostre sono tornate a casa. Buona fortuna. Con l’Iran ancora sottoposto a sanzioni e le sue forze impegnate a combattere insieme a quelle di Hezbollah in Siria, Libano e Iraq, beh, diciamolo: vantaggio per l’America». ESTERI REPORTAGE Il declino funesto di un mezzo Chávez I beni di prima necessità scarseggiano, i market sono presi d’assalto, la criminalità è triplicata. «Non parliamo di incapacità di Maduro. Questa è una strategia per tenere sottomesso il popolo alla sua volontà». Viaggio tra le vie di Caracas | DI ALESSIO FALSAVILLA ESTERI REPORTAGE O cchi azzurri violentemente bistrati di nero. Un ovale da madonna fiorentina. La bocca piccola ma le labbra tumide da vera miss. Unica concessione all’informalità: i lunghi capelli castani chiari portati lisci e poco curati. Che ci fa una foto come questa fra i 44 ritratti di giovani sorridenti, mestamente allineati nelle loro lapidi di cartone ricoperte di cellophane, nel simbolico cimitero di Plaza Altamira dedicato ai caduti delle manifestazioni che dal febbraio scorso chiedono le dimissioni del presidente chavista Nicolas Maduro? Prima di Hugo Chávez (salito al potere nel 1999 e passato a miglior vita, ancora presidente, nel marzo 2013) il Venezuela era il paese del petrolio scialacquato, delle donne più belle del pianeta (è il paese col maggior numero di Miss Mondo e il secondo dietro agli Stati Uniti per Miss Universo), delle masse diseredate (è venezuelana la più grande agglomerazione urbana informale di tutta l’America latina, Petare, alle porte di Caracas, che ha più di un milione di abitanti), della corruzione endemica. Dopo Chávez e con l’eredità del suo operettistico “socialismo bolivariano” il Venezuela è il paese in cui la gestione politicizzata, assistenzialistica e incompetente della rendita petrolifera farà letteratura per secoli a venire; dove i poveri sono poveri come prima ma più fanatizzati, manipolati e moralmente corrotti di prima; dove la corruzione si è ingrassata in parallelo all’aumento del prezzo del barile di petrolio, (il paese è classificato al 160esimo posto su 177 stati da Transparency International); dove la criminalità è triplicata in 15 anni e le donne più belle del mondo muoiono assassinate: è successo a Monica Spear Moots, Miss Venezuela nel 2004, uccisa a gennaio da rapinatori durante una vacanza. E alla donna della foto in piazza Altamira: Génesis Carmona, Miss Turismo Carabobo 2013, ferita a morte in febbraio da un pistolero filogovernativo mentre partecipava a una manifestazione per le dimissioni di Maduro nella città di Valencia. Così un volto che doveva stare sui megacartelloni della pubblicità o nelle pagine delle riviste glamour, emblema seriale della perfezione effimera e disimpegnata, è diventato un vero viso di persona, consegnato alla memoria come tutti i volti di coloro che si sacrificano per una causa: come quelli di Bassil, di Delia, di Wilmer, di Giselle e di tutti gli altri qui ricordati. «Cristo ha dato la vita per noi, noi abbiamo dato la vita per il Venezue- 28 | 25 giugno 2014 | | la», sta scritto su un cartello che sovrasta Ci sono 44 ritratti le lapidi cartonate. Poco più in là una Ver- di giovani sorridenti, gine Maria a grandezza naturale, protet- mestamente allineati nelle loro lapidi di ta da una copertura in plexiglass, guarda cartone ricoperte afflitta una croce formata con le foto dei di cellophane, nel simbolico cimitero caduti posta ai suoi piedi. Le manifestazioni sono cominciate il di Plaza Altamira 4 febbraio nelle università per protestare dedicato ai caduti delle manifestazioni contro episodi di criminalità nei campus, che dal febbraio scorso hanno coinvolto in breve tempo i partiti di chiedono le dimissioni opposizione e spesso sono diventate “gua- del presidente Nicolas rimbas”, episodi insurrezionali a base di Maduro (a destra) barricate di legname vario e pneumatici incendiati, talvolta con lancio di oggetti contundenti o incendiari contro la guardia nazionale. A parte gli scontri di piazza e gli arresti di manifestanti, il governo ha reagito accusando di cospirazione volta ad assassinare il presidente i leader dell’opposizione, che venLA MAGISTRATURA È gono arrestati di settimana in SUBORDINATA ALL’ESECUTIVO. settimana. In Venezuela funziona così: Maduro va in tivù NON ESISTE LIBERTà DI e accusa di “magnicidio”, cioè attentato mortale al capo dello INFORMAZIONE E I MEDIA Stato, qualche avversario poliDELL’OPPOSIZIONE SONO tico; nel giro di 48 ore al massimo il Procuratore generale STATI CHIUSI UNO A UNO. della Repubblica, l’ineffabile L’INFLAZIONE? ALLE STELLE signora Luisa Ortega, emette un mandato di arresto contro le persone menzionate che ricalca esattamente le accuse del presidente. Una volta, al tempo di Chávez, ci fu una donna giudice che non si sottomise all’uso politico della giustizia: la signora Maria Luisa Afiuni liberò un accusato che era in carcerazione preventiva da tre anni, in violazione della legge. Fu fatta arrestare e incarcerata in una prigione comune, dove venne violentata. Dopo l’esproprio dei negozi La subordinazione della magistratura all’esecutivo, così come la museruola messa alla libertà di informazione con la chiusura di radio e tv vicine all’opposizione e una legge sulla “responsabilità sociale” dell’informazione fatta per intimidire i giornalisti, erano pratica corrente già al tempo di Chávez. Cos’ha fatto in più Maduro, eletto fra contestazioni e ricorsi nel marzo 2013, per meritarsi la richiesta di dimissioni? In un anno di presidenza la situazione economica è peggiorata drammaticamente. L’inflazione ha toccato il 56,7 per cento, la più alta del mondo, e quest’anno andrà ancora peggio. L’indice di penuria di molti beni di prima necessità è arrivato al 30 per cento: latte, pane, zucchero, caffè, farina di mais, carne bovina, carta igienica, tovaglioli di carta, mancano spessissimo. Anche in centro città molti hotel non includono più la prima colazione fra i servizi offerti, perché non hanno la certezza di disporre quotidianamente del necessario. Lunghe file si formano davanti ai supermercati, per lo più gestiti dallo Stato dopo gli espropri degli anni scorsi, quando arriva la notizia che un prodotto è apparso sui banconi. Poi c’è il tasso di povertà, che dopo essere diminuito negli anni passati l’anno scorso ha ripreso a salire: l’Istituto nazionale di statistica ha reso noto che la povertà relativa è passata dal 21,2 per cento del 2012 al 27,3 e quella assoluta dal 7,1 al 9,8 per cento. In un paese dove il salario mini- Foto: Rodolfo Casadei, Ansa, nelle due pagine precedenti foto Corbis le donne più belle del mondo muoiono assassinate: Miss Venezuela 2004 l’hanno uccisa dei rapinatori; Miss Turismo Carabobo 2013 È stata ammazzata da un pistolero filogovernativo mentre lei manifestava per le dimissioni di Maduro mo è fissato in 4.200 bolivares mensili, il costo del paniere dei prodotti alimentari di base ammonta a 10.444 bolivares. Sulle responsabilità delle due dilaganti crisi, quella economica e quella della sicurezza, non tutti a Caracas la pensano allo stesso modo. Nei pressi di piazza Venezuela, nel centro della capitale, alle 10 di mattina di un sabato si snoda una coda di 200 metri di aspiranti acquirenti di generi di prima necessità. L’entrata al cortile che porta al grande magazzino è sorvegliata da militari che imbracciano armi automatiche. Paulo viene da La Dolorita, una frazione dell’immenso barrio di Petare. Nel suo borgo il consenso al chavismo si aggira sul 70 per cento: «La colpa è dell’opposizione, che incoraggia gli studenti universitari a fare queste proteste violente per screditare il presidente. Poi c’è la guerra economica degli imprenditori contro il governo che li obbliga a servire il popolo: investono nella finanza i dollari anziché usarli per produrre le merci o per importare, accaparrano i prodotti in attesa che il prezzo aumenti o li vendono di contrabbando e al mercato parallelo». È esattamente, parola per parola, quello che la propaganda governativa ripete tutti i giorni. Ma basta spostar- si un po’ più in giù nella fila e si incontra Marta, un’impiegata di Chacao, la municipalità storicamente antichavista dove si trova anche piazza Altamira (il nome con cui è conosciuta quella che ufficialmente si chiamerebbe piazza Francia), per ascoltare un discorso diametralmente opposto al primo: «Questa penuria è tutta colpa del governo, della sua politica di controllo dei prezzi e dei cambi. Non concedono alle imprese abbastanza dollari per importare le merci, perché se li sono rubati tutti loro, e coi prezzi troppo bassi i produttori hanno smesso di produrre, perché non hanno più margini di profitto. | | 25 giugno 2014 | 29 ESTERI REPORTAGE «Quella di Maduro è una strategia deliberata per sottomettere la società e realizzare il totalitarismo», ha affermato con coraggio l’arcivescovo emerito di Los Teques e di Maracaibo Ovidio Perez Morales do Chávez salì al potere nel 1999 il barile di petrolio si pagava 9 dollari, oggi il suo epigono Maduro beneficia di un barile a 107 dollari, eppure le finanze pubbliche sono in rovina. Il fatto è che il numero dei dipendenti della Pdvsa, la società di Stato per gli idrocarburi, è passato dai 45 mila di allora ai 115 mila di oggi, ma nello stesso periodo la produzione è scesa da 3,4 milioni di barili al giorno a 2,5. Inoltre alcune centinaia di migliaia di barili di petrolio venezuelano vengono ceduti a prezzi di favore a Cuba e a paesi dei Caraibi e dell’America centrale per ragioni politiche. Pdvsa ha accumulato debiti per 48,3 miliardi di dollari e ha costi di produzione fra i più alti della regione. Poi c’è il buco nero rappresentato dai sussidi al prezzo della benzina: in Venezuela costa NEL 1999 IL BARILE DI PETROLIO SI PAGAVA 9 DOLLARI. OGGI 107 DOLLARI. E NONOSTANTE QUESTO LE FINANZE PUBBLICHE SONO IN ROVINA quantità inferiori a quelle richieste dalle imprese. Il risultato è che sul mercato arriva una quantità ridotta di prodotti, che vengono subito accaparrati: la gente teme che per molto tempo non li rivedrà. Le imprese non accaparrano nulla, i controlli statali sono asfissianti. Il problema che si è aggiunto dall’ottobre scorso è che i dollari veri arrivano sempre più raramente: anche quando la transazione è approvata e l’impresa opera a partire dall’“assegno” che si ritrova in mano, lo Stato tarda a versare la cifra approvata». Per questa ragione molte compagnie aeree straniere hanno sospeso i voli nelle ultime settimane: sono creditrici di una cifra che sta fra i 2 e i 3 miliardi di dollari. E come mai lo Stato non paga? Il Venezuela non è forse un grande produttore di petrolio, che costituisce il 96 per cento del suo export? Il problema sta proprio lì. Quan30 | 25 giugno 2014 | | circa 0,1 bolivar al litro, cioè 1,1 centesimi di euro al cambio ufficiale, 0,11 centesimi al cambio parallelo. Lo Stato finanzia il consumatore, e questo lo ricambia col contrabbando con gli stati confinanti, Colombia e Brasile. Si va dai “bachaqueros”, i piccoli contrabbandieri che di notte varcano il confine con la Colombia con una tanica a testa, ai grandi traffici organizzati dagli alti gradi dell’esercito e dalla guardia di frontiera. Infine, il grande sifone rappresentato dalle frodi nell’ambito del Cadivi: un’inchiesta parlamentare ha appurato che nel solo triennio 20112013 la bellezza di 20 miliardi di dollari sono stati sottratti da false imprese che con false richieste per importazioni (per quelle di medicinali salvavita si poteva scroccare il favoloso cambio di 1 dollaro ogni 6,3 bolivares) hanno ottenuto l’accesso alla valuta. La Procura generale della Repubblica, sempre molto sollecita quando si tratta di mandati di arresto contro gli oppositori, per questa gigantesca truffa non ha finora incriminato nessuno. Il che lascia capire molte cose. A un anno dalle elezioni Non tutti sono d’accordo che questi fatti dimostrino semplicemente l’incompetenza e la corruzione dominanti nel sistema del socialismo bolivariano. C’è chi afferma che questa sia una strategia deliberata per sottomettere la società e realizzare il totalitarismo. Fra loro un coraggioso presule come l’arcivescovo emerito di Los Teques e di Maracaibo Ovidio Perez Morales: «Io non ho mai creduto alla tesi dell’incapacità del governo», dichiara. «Quella che sembra inefficienza è la messa in pratica di un progetto che mira a distruggere l’impresa privata e ad assorbirla nello Stato. L’alta inflazione, la penuria, tutto è funzionale alla conquista del controllo dell’economia. Le code davanti ai supermercati non tolgono il sonno al governo: abituano il popolo a stare sottomesso e a dipendere completamente dal governo. Adesso introdurranno le tessere del razionamento, e tanta gente le accoglierà con sollievo. Diranno: “Ora non dobbiamo più fare la coda”». I chavisti, però, secondo i sondaggi non rappresentano più la maggioranza dei venezuelani. L’Instituto Venezolano de Analisis de Datos (Ivad) afferma che alla fine del marzo scorso solo il 36,7 per cento dei cittadini si dichiarava allineato col Partito socialista unito, che egemonizza il governo, mentre il 47,3 per cento appoggiava l’opposizione unita. Un anno prima, all’indomani della morte di Hugo Chávez i suoi eredi potevano contare sul 55,9 per cento del consenso, e l’opposizione solo sul 31,6. Le elezioni politiche sono previste per la fine dell’anno prossimo. Ma il Venezuela reggerà fino alla scadenza elettorale? Nessuno lo sa, nessuno osa fare previsioni. n Foto: Rodolfo Casadei Oppure producono per il mercato parallelo o per il contrabbando. In questo paese stiamo imparando tutti a vivere così». Ha ragione Marta e ha torto Paulo. Spiega Ignacio Gutierrez, economista del Centro Politica Publica: «In Venezuela il mercato dei cambi non è libero, un’impresa che ha bisogno di importare deve fare richiesta dei dollari necessari a un ente governativo che prima si chiamava Cadivi e adesso si chiama Cencoex. Esso alle imprese pratica un tasso di 50 bolivares per un dollaro, molto lontano dal tasso di cambio ufficiale, che è di 6,3 bolivares per un dollaro, ma migliore del cambio sul mercato parallelo, che è di 87 bolivares per un dollaro. Però le imprese che fanno richiesta sono tante, e l’ente approva solo alcune transazioni e spesso per società 32 | 25 giugno 2014 | periferie/3 | Foto: Pime | DI PIERO GHEDDO Ore di canoa per difendere i miei indios È l’unico sacerdote per 30 mila abitanti dispersi lungo i fiumi della foresta amazzonica. Pedro Belcredi del Pime insegna alla “sue” tribù l’agricoltura e la pastorizia. E un modo cristiano per combattere la guerra delle terre M no nelle “riserve” degli indios, per evandi cui parla papa Francesco gelizzare, iniziare scuole e opere di proquando invita la Chiesa e i cri- mozione sociale. Si sono spesso trovati di stiani a non rimanere chiusi nell’ovile di fronte alla deforestazione e occupazione Cristo, ma ad uscire per evangelizzare, di territori degli indios da parte di compasoprattutto i più poveri, isolati e abban- gnie multinazionali. Ecco come la Chiesa donati dalla società. Ecco un esempio, evangelizza e difende gli indios. Dal 1996 che ho visitato parecchie volte nei miei padre Pedro Belcredi è nello stato di Amaviaggi missionari. L’Amazzonia brasilia- zonas (con capitale Manaus), nella diocena è estesa 14 volte la nostra Italia, i mis- si di Parintins, fondata dai missionari del sionari sono presenti in modo sistemati- Pime nel 1955, estesa come l’Italia settenco solo da 50-60 anni. All’inizio del Nove- trionale con circa 250 mila abitanti, quacento, le diocesi dell’Amazzonia erano si tutti battezzati ma non ancora evangetre, Belem, Manaus e Santarem; oggi sono lizzati. Parintins ha un vescovo italiano, una cinquantina. Il popolo è battezzato monsignor Giuliano Frigeni (dal 1999), e credente perché il battesimo era diffu- ma ormai la diocesi ha un buon numero so dai “missionari itineranti”, che battez- di giovani sacerdoti locali (14 più altri 14 zavano tutti, istruivano, nominavano un missionari stranieri). L’immenso territorio è catechista locale e prosetutto foresta e fiumi, i tre guivano nelle loro visite in viaggio quarti sono “riserve” degli apostoliche. Il battesimo e Seguendo l’invito indios Sateré-Maué, dove si la devozione alla Madonna di papa Francesco entra solo con il permesso e al Santo protettore sono Continua il viaggio nelle periferie esidel governo. In queste sterdevozioni e segni che hanstenziali. Nel numero minate pianure amazzonino mantenuto la fede. 23 di Tempi Rodolfo che si combatte la “guerra I missionari del Pime Casadei ha raccontadelle terre”, che è stata la sono in Amazzonia dal to la vita della tribù africana dei tupurì; prima “battaglia” di padre 1948, vi hanno fondanel numero 24, Pedro. L’ho intervistato a to due diocesi (Macapà e Monica Mondo Milano nell’autunno 2013, Parintins) e 18-19 parrocha raccontato le mentre stava ritornando chie a Manaus. Col perperiferie di Roma. in Amazzonia dopo una messo del governo entraolte sono le “periferie esistenziali” | | 25 giugno 2014 | 33 breve vacanza in Italia. Padre Belcredi è parroco di Barreirinha, una cittadina con 10 mila abitanti e altri 20 mila dispersi lungo i fiumi e nelle foreste. Nella riserva degli indios Sateré-Maué ci sono 8-9.000 abitanti e la scuola tecnica e agricola di San Pedro (insegna l’agricoltura e la pastorizia per legare gli indios alla terra) con i due padri Enrico Uggé (il fondatore della scuola negli anni Settanta, spesso a Parintins per altri impegni) e il prete diocesano don Rivaldo da Costa. La “guerra delle terre” Ho visitato diverse volte Barreirinha: padre Pedro è l’unico sacerdote, con lui alcune suore di Madre Teresa che fanno un ottimo lavoro. La parrocchia è fra due fiumi affluenti del Rio delle Amazzoni, il Rio Ramos e l’Andirà, con in mezzo l’isola di Parintins, sede della diocesi, che dista da Manaus 7-8 ore di navigazione col battello statale. Poi c’è la riserva degli indios molto più estesa. La deforestazione sistematica in Amazzonia è iniziata dopo la Seconda Guerra mondiale e specialmente nel tempo della dittatura militare in Brasile (1964-1988), quando il governo di Brasilia affittava dei territori immensi alle ditte brasiliane o straniere, libere di sfruttare i terreni, che in teoria dovevano impegnarsi a rispettare le terre “riservate” alle varie tribù degli indios. Ma c’erano scarsi controlli di questi impegni, per cui nascevano spesso piccole guerre che coinvolgevano i missionari, quasi sempre gli unici stranieri a contatto con gli indios. La storia di padre Belcredi è comune a quella di tanti altri missionari. «Nei primi tempi che ero a Barreirinha – racconta padre Pedro – un bel giorno ho visto arrivare a Parintins una dimostrazione di popolo indio, che ha percorso le vie della cittadina e si è fermata davanti alla chiesa, agitando cartelli e striscioni: “Noi indios ringraziamo padre Pedro perché 34 | 25 giugno 2014 | | si interessa dei nostri problemi”. Venivano da Ariaù, un grosso villaggio indio (300 famiglie) a sei ore di barca, li avevo già visitati. Mi hanno detto che si era presentato nel villaggio un tale Manfredini (figlio di italiani da molto tempo in Brasile) accompagnato dalla polizia. Aveva mostrato al capo villaggio e ad altri l’atto del governo che lo rendeva proprietario di tutta la terra da lui comperata e pagata. Manfredini voleva mandar via gli indios e disboscare la foresta. Alle proteste degli indios, la polizia ha bruciato alcune case, distruggendone altre. La gente si era spaventata ed era venuta da me perché non si fidano di nessun altro, dato che le autorità avevano firmato quella vendi«LA DEFORESTAZIONE DI QUESTE TERRE ta. Sono venuti a chiederNON È SOLO UN PROBLEMA AMBIENTALE. mi cosa fare perché volevacrea problemi morali, culturali no difendersi con le armi». e psIcologici. SOLO CON L’AIUTO DI DIO Naturalmente padre Pedro ha subito escluso una resi- POTREMO RISOLVERE QUESTO PROBLEMA» stenza armata. È andato a Parintins a parlare con la Commissio- sono affermare le proprie ragioni senne diocesana per la pastorale della terra, za ricorrere alla violenza della polizia o che esiste anche a Manaus e in altre dio- alle armi di chi si ribella. Insomma, hancesi dove si verificano questi contrasti fra no visto che c’è un popolo pronto a ribelindios e nuovi proprietari delle loro ter- larsi, la Chiesa lo appoggia e fa propaganre. Padre Pedro ha fatto venire da Manaus da a livello locale e nazionale contro queanche due avvocati competenti e altri del- sta ingiustizia. La distruzione della forela Commissione. Insieme al sindaco di sta si è fermata, ma il problema non era Barreirinha sono andati tutti nella fore- risolto. Le autorità avevano riconosciuto sta dove si trova il villaggio di Ariaù, han- che il nuovo proprietario non poteva fare no fatto una riunione durata ore e ore quello che voleva, ma gli indios avevano e hanno scoperto che anche il sindaco e dovuto riconoscere che Manfredini era il altre autorità statali erano d’accordo con legittimo proprietario delle loro terre. Gli Manfredini, che aveva comperato il ter- indios di Ariaù sono rimasti nel loro vilreno degli indios e dato soldi a questo e laggio e nelle loro terre, ma la deforestaquello per le loro campagne politiche. zione è continuata in modo più nascosto, cioè in terre più lontane e isolate che gli La denuncia della Chiesa brasiliana indios attualmente non usano. Quasi un Continua padre Pedro: «Manfredini ha anno dopo, siamo venuti a conoscenza di comperato legalmente la terra, ma gli questo, abbiamo chiamato le autorità e le indios hanno il diritto di occupare la abbiamo portate sul posto a vedere, ma terra che hanno da sempre, quindi non secondo loro tutto era a posto e non hansi può mandarli via. Ragionando si pos- no nemmeno voluto vedere tutto il fron- Foto: Pime società periferie/3 Foto: Pime A lato, padre Pedro Belcredi il giorno della sua partenza per l’Amazzonia e, più a sinistra, insieme alle suore di Madre Teresa nella sua parrocchia di Barreirinha, nella diocesi di Parintins (Amazzonia, Brasile) te della deforestazione. A loro interessava solo che gli indios non piantassero più grane, per paura che i giornali ne avrebbero parlato. Allora, i nostri di Parintins sono andati con degli esperti di Manaus, hanno fotografato di nascosto la deforestazione col pericolo di buscarsi una fucilata, hanno fatto anche un filmino, poi trasmesso dalla televisione cattolica e da altre, dove si vede un fronte di vari chilometri con decine di motoseghe che stanno tagliando gli alberi della foresta; c’erano circa 200 montagnette di tronchi già pronti per essere portati via. Ci sono molti fiumi e affluenti e loro sanno come far arrivare questi tronchi in un porto attrezzato per caricarli sulle navi che li portano fuori del Brasile o nel Brasile del sud senza pagare niente. Hanno dei grandi trattori che portano via i tronchi con tutti i rami, poi tagliano e buttano via il materiale inutile, mettono i tronchi su chiatte e di notte li fanno passare in questi fiumi. Noi ci siamo dati da fare – continua padre Belcredi – e abbiamo fatto un documentario nel quale si dimostra che la distruzione è totale, tagliano anche alberi protetti che non si potrebbero tagliare. E così facendo lasciano il deserto, una terra fragile che causerà inondazioni e altri mali. Un altro crimine è che chiudono gli igarapè, piccoli affluenti dei fiumi, da dove passano i pesci per andare a deporre le uova; buttano olio bruciato e altro veleno nei fiumi. Abbiamo filmato tutto questo con molti rischi e lo abbiamo presentato alle autorità provando le nostre accuse». Una nuova coscienza di popolo La storia è poi continuata con altre denunzie e lanci di notizie a livello nazionale da parte di radio e tv cattoliche e non solo. Le autorità nazionali e locali sono intervenute diverse volte per frenare questa deforestazione, ma al massimo hanno ottenuto che i villaggi degli indios potessero rimanere nelle terre attorno. Il fenomeno va avanti, ed è dimostrato dal fatto che negli ultimi cinquant’anni la foresta amazzonica che occupava il 95-96 per cento del territorio amazzonico, oggi è ridotta a circa l’82-84 per cento e questo non preoccupa quasi più l’opinione pubblica brasiliana. E poi, la corruzione nelle amministrazioni nazionali e locali del Brasile è sempre tanta e, con il boom economico degli scorsi anni, pare addirittura in crescita. Chiedo a padre Pedro se è sempre impegnato per difendere indios e foreste. «Sì, sono impegnato perché, se die- tro tutto questo non ci fosse la Chiesa, nessuno là nelle foreste amazzoniche avrebbe la fiducia del popolo, l’autorità e il peso mediatico di fare quello che facciamo noi missionari. Certo non posso fare tutti i passi e le azioni necessarie, ma ci sono i laici che si impegnano e anche molti volontari. Un esempio è il dottor Renato Soto di Manaus, un medico che da quando si interessa dei diritti degli indios è stato minacciato di morte e gli hanno mitragliato la casa dicendogli: “O smetti di interessarti a loro oppure ti ammazziamo”. È una persona semplice e come lui ce ne sono tante altre che sanno di rischiare la vita, ma continuano a difendere questa popolazione. Ma solo con l’aiuto di Dio si potrà giungere a vere soluzioni. Io cerco di mantenere in me lo spirito di Gesù Cristo, di perdonare le offese, di vivere in pace, di voler bene anche ai peccatori, ma anche di denunziare il peccato. Però il delitto rimane. Tra l’altro, l’irruzione violenta e disumana del mondo moderno in un ambiente tradizionale come quello del popolo amazzonico, crea anche altri problemi morali, culturali e psicologici. Lo stato brasiliano del Parà che confina con il nostro e con il mare, ha permesso di distruggere gran parte della sua foresta. Adesso tocca al nostro stato di Amazonas. Dopo aver distrutto le foreste, vogliono fare coltivazioni sterminate di soia, che impoveriscono il fragile terreno. In 50 anni l’Amazzonia potrebbe essere il nuovo deserto del Sahara». «Le battaglie fatte dalla Chiesa nell’ultimo mezzo secolo in difesa del territorio amazzonico hanno dato coscienza a questo popolo delle gravi ingiustizie che si compiono contro il loro futuro. Ma il nostro compito è anche e soprattutto quello di educarli a mantenere uno spirito evangelico di pace, affinché non diventino a loro volta violenti e incomincino a odiare e a pensare che con le armi si possano risolvere tutti i problemi». n | | 25 giugno 2014 | 35 PAGINA A CURA DI ETD LO SCUDETTO DELLA QUALITà Cogetech e Genoa in prima fila nella lotta al match fixing con una certificazione antifrode perseguibile da ogni squadra. Che renderà più sicuro il modo di giocare D Mondiali di calcio sono cominciati. Le polemiche sui ritardi, gli scioperi e i moti di piazza che hanno occupato le cronache sportive fino a pochi giorni fa, hanno lasciato spazio ai risultati delle nazionali. E per gli appassionati scommettitori cambierà qualcosa? Fabio Schiavolin, amministratore delegato di Cogetech spa, ha risposto a qualche domanda. opo tanta attesa i Dottor Schiavolin, che risultati vi aspettate da questo Mondiale? I Mondiali sono uno degli eventi sportivi più attesi in grado di catalizzare l’attenzione di sportivi e appassionati di scommesse e di far registrare pertanto un incremento apprezzabile della raccolta di scommesse. Le ultime due edizioni (2006 e 2010) hanno generato un aumento delle puntate INTEGRITY TOUR È UN PROGETTO DI rispettivamente del 19 e del 10 INFORMAZIONE E PREVENZIONE AL per cento. Quest’anno la nostra aspettativa è quella di restaMATCH FIXING CHE HA L’OBIETTIVO re in linea con il dato di quatDI TUTELARE LO SPORT. IL GENOA tro anni fa, con un potenziale È LA PRIMA SQUADRA DI SERIE A CHE incremento grazie a un palinHA PARTECIPATO ALL’INIZIATIVA sesto più ampio e considerato che Brasile 2014 sarà un Mondiale da “second screen” con match visibili condotto in collaborazione con Sportradar non solo in tv ma anche su tablet o smar- (società leader mondiale nel monitoraggio tphone per essere sempre aggiornati in delle quote e dei flussi di gioco) e Genoa. tempo reale su tutte le partite. L’obiettivo principale è la tutela dello sport e degli sportivi penalizzati dalle frodi sia Qualche settimana fa il New York Times in termini finanziari sia di immagine. Il ha evidenziato la facilità con cui i giorischio della perdita di fiducia da parte catori d’azzardo professionisti siano in degli scommettitori è sempre più reale. Per grado di “aggiustare” i match. Sotto inquesti motivi è fondamentale raggiungechiesta sono finite alcune gare di Sudare una consapevolezza del fenomeno, una frica 2010 e l’allerta è calata su Brasile corretta informazione e una sempre più 2014. Cogetech spa è stata la prima sodiffusa abitudine a riconoscere, e quindi a cietà italiana a coinvolgere una squadra combattere, ogni comportamento “sospetdi serie A (Genoa Cfc di cui è sponsor to” che possa danneggiare la credibilità del di maglia con il brand iZiplay) su questo calcio e dei suoi protagonisti. tema. Ci racconta quest’esperienza? L’“Integrity Tour” è un progetto di inforIn cosa consiste questa “Certificazione mazione e prevenzione al match fixing antifrode”? È uno strumento realmente utile ed estendibile ad altre squadre di Serie A? Possiamo considerarlo una sorta di “Scudetto della qualità” che certifica la messa in sicurezza del club rossoblu contro i rischi del match fixing, ponendo il Genoa in prima fila nella lotta alle frodi sportive e nelle campagne promosse dai massimi organismi sportivi a livello nazionale e internazionale (Fifa, Uefa e Figc). È un punto di partenza di un modello perseguibile da altri club interessati a intraprendere lo stesso percorso. Questione ludopatie. Per molte persone l’unico modo per “salvare” gli utenti del gaming dall’ossessione del gioco è quello di vietarlo. Come rispondete a questo e come vi rivolgete ai giocatori? La storia insegna che il proibizionismo non ha mai giovato a nessuno. Piuttosto è necessario lavorare insieme su legalità e comunicazione. Nelle nostre campagne pubblicitarie siamo stati i primi a enfatizzare l’aspetto ludico e social puntando tutto sull’ironia e sulla schiettezza affermando che la fortuna non esiste. Il settore deve impegnarsi per una costante cooperazione tra Operatori e Monopoli che devono partecipare costruttivamente alla riforma dell’intero settore. Ora attendiamo i decreti della delega fiscale approvata nel febbraio scorso dal Parlamento: dal prelievo erariale unico sui singoli giochi a un ulteriore allargamento del palinsesto, fino a un’armonizzazione giuridica che non consenta a chi è privo di concessioni e autorizzazioni di aprire e chiudere continuamente agenzie di gioco, magari a pochi passi dai centri autorizzati e a condizioni di quota e di palinsesto migliore. | | 25 giugno 2014 | 37 STILI DI VITA CINEMA NECESSITà E URGENZA? I decreti legge di Renzi il furbo Edge Of Tomorrow – Senza domani, di Doug Liman PRESA D’ARIA di Paolo Togni L Costituzione (art. 77) rende legittima l’emanazione di decreti legge solo in casi di necessità e urgenza. L’articolo 15 della legge 400/88, comma 3, parla chiaro: il contenuto dei decreti legge «deve essere specifico, omogeneo». La Corte Costituzionale, con le sentenze 171/2007, 128/2008 e soprattutto con la 22/2012, ha affermato che è illegittimo (quindi nullo e non applicabile) il decreto legge qualora non ne sia esaurientemente documentata la necessità e l’urgenza, o il suo contenuto non sia omogeneo. Venerdì 13 il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge dal titolo “Disposizioni urgenti in materia di agricoltura e tutela dell’ambiente”, del quale appare assai difficile documentare la necessità e urgenza, ed è assolutamente inesistente l’omogeneità di contenuto. Sull’elaborazione della parte ambientale il ministro ha posto (per vergogna?) un assoluto embargo su qualunque informazione, tanto che le norme sono state elaborate non dal competente ufficio legislativo, ma dai collaboratori personali del capo di Gabinetto. Ma quello che più stupisce sono alcune norme inserite nel testo: per esempio la titolarità della nomina del direttore del Parco delle Cinque Terre da parte del ministro (in deroga; e dov’è l’urgenza? Nel fare una marchetta a Orlando? Certo il ministro della Giustizia è meL’ULTIMO DECRETO LEGGE DEL glio tenerselo buono); e alcuni piccoli, irragionevoli aggiustaGOVERNO TRA LE TANTE COSE menti delle autorità di bacino STABILIVA LA TITOLARITà fatti solo per meschine questioDELLA NOMINA DEL DIRETTORE ni di potere. Ci sono poi delle DEL PARCO DELLE CINQUE TERRE pecche più grosse nella proceAL MINISTRO. E QUESTA è UNA dura di requisizione di alcuni depositi di rifiuti: mi riservo di COSA URGENTE E NECESSARIA? tornare meglio sull’argomento una volta visto un testo pubblicato. Certo che Renzi scrive poco per quanto parli molto. Annunzi sì, ma testi niente: è proprio fiorentino! In questa vicenda, come in altre che sono in corso, sorprende la pochezza della squadra del leader: la presidenza ha un ufficio, il Dagl, che a parte qualche porcheria che si era voluta fare non è mai stato sorpreso, finora, in debito di qualità negli interventi. Quando era diretto da fior di giuristi. Le ultime voci provenienti dal ministero dell’Ambiente informano che il ministro sta procedendo verso lo spostamento della sede. Vi ragguaglierò. Narra una leggenda romana che il ministro che cambia sede non rientrerà mai più in alcun governo. La leggenda fino a oggi si è sempre avverata. Staremo a vedere: in caso di ulteriore conferma, dal trasferimento non verrà alcun bene al ministro. All’Italia sì. [email protected] a HUMUS IN FABULA CAR SHARING Il servizio Enjoy di Eni sbarca a Roma La capitale amplia l’offerta di car sharing, la soluzione di mobilità sostenibile che permette ai cittadini di condividere l’uso di un parco vetture distribuito sulla città. Dopo il servizio dell’amministrazione comunale e quello privato di car2go, arriva a Roma anche Enjoy, progetto realizzato dall’Eni in partnership con 38 | 25 giugno 2014 | | Fiat e Trenitalia. Il servizio ha preso il via ufficialmente il 5 giugno mettendo a disposizione una flotta di 300 Fiat 500 che passeranno a breve a 600. Le modalità e le caratteristiche del car sharing firmato Eni sono semplici: basta iscriversi gratuitamente al sito internet enjoy.eni.com, quindi visualizzare l’auto più vicina e prenotarla con l’app per smartphone (Android, iOS e a breve anche per Windows Phone) o tramite pc. E se non avete uno smartphone non preoccupatevi: basterà chiamare il numero verde 800.900.700 per cercare la vettura più comoda o acce- L’immortale Tom Cruise merita In guerra contro mostri alieni, un soldato è costretto a rivivere sempre la stessa giornata. Blockbuster un po’ caotico e fracassone ma nel complesso non malaccio. È stato castigato al botteghino ma un’occhiata la merita, per l’eterno trentacinquenne Tom Cruise in un ruolo d’azione che cita in più di un momento Mission Impossible ma soprattutto per Emily Blunt, novella Lara Croft che ha carisma e picchia duro. Confezio- HOME VIDEO C’era una volta a New York, di James Gray Film d’altri tempi Nella New York degli anni Venti, una giovane polacca arriva assieme alla sorella in cerca di fortuna. Duro melodramma diretto dal James Gray di Two Lovers. Messinscena perfetta e narrazione classica, ripropone il tema caro al regista di Little Odessa: il sogno americano inseguito dagli ultimi, spesso immigrati in cerca di fortuna. Film d’altri tempi: un grande affresco d’epoca dove convivono il racconto della miseria e l’ansia di riscatto. dere all’auto individuata tramite codice sul parabrezza e spie luminose che indicano lo stato: “in uso”, “prenotata” e “disponibile”. Come per i suoi concorrenti, anche le auto di Enjoy hanno libero accesso in zona Ztl e possono essere rilasciate al termine dell’utilizzo (oppure anche in modalità “sosta”) in qualsiasi parcheggio consentito all’interno dell’area coperta dal servizio (che per Roma è di circa 100 chilometri quadrati): sulle strisce blu, gratuitamente, e nei 50 parcheggi Enjoy riservati. Il costo dell’utilizzo della vettura? 25 centesimi al minuto per i primi 50 chilometri, dopo i quali si applica un ulteriore costo di 25 centesimi al chilometro, e 10 centesimi al minuto quando si decide di lasciare l’auto noleggiata in modalità sosta. «Sono molto soddisfatto dell’arrivo di Enjoy a Roma», ha affermato il sindaco Ignazio Marino. «A Roma ci sono 978 auto private ogni 1.000 adulti, numeri enormi se confrontati con quelli di capitali come Parigi, Londra o Berlino. L’obiettivo è ridurre il traffico e l’inquinamento mettendo a disposizione dei romani strumenti di mobilità condivisa e un trasporto pubblico in grado di soddisfare tutte le esigenze». IN VACANZA ne curata, ritmo forsennato e tante citazioni: la prima parte, in cui Tom rivive continuamente la stessa giornata, prende le mosse da Ricomincio da capo ed è assai spiazzante. Non si capisce se si è dentro un videogame, se l’azione è vera o virtuale. Poi la narrazione si normalizza e alcuni momenti sono sin troppo pre- vedibili. Tanti omaggi alla sci-fi moderna: dai mostri simili ad Alien (però non particolarmente furbi) a Starship Troopers, il bel film di Verhoeven in cui gli umani lottavano contro insettoni giganti. E ancora: Inception e Oblivion, l’immancabile Avatar. visti da Simone Fortunato SPORTELLO INPS In collaborazione con DOMANDA & RISPOSTA Tutto quello che bisogna sapere Requisiti per la pensione Si possono riscattare gli anni di Siss (Scuola di specializzazione all’insegnamento secondario)? Mi sono informata e ho avuto risposte totalmente discordanti. FlaviaV. Sì, anche i diplomi di specializzazione conseguiti dopo la lau- invia il tuo quesito a [email protected] Lezioni estive a Marinedda Il regista Doug Liman MAMMA OCA di Annalena Valenti E mentre il ministro Giannini pensa ai mesi estivi come «al buco nell’ozono che si crea tra il 9 giugno e il 5 settembre» minacciandoci con sogni di scuola aperta anche d’estate, noi viviamo il tempo estivo alla scuola di vita di Marinedda. Il buco dell’ozono a casa mia ha sempre coinciso con step di crescita accelerata, figli e nipoti hanno imparato a camminare, a scalare, a nuotare, a leggere libri mai aperti, a osservare e domandare del mondo e anche ad annoiarsi. Il Gio, che ha quasi tredici anni, questa estate vuole imparare a cucinare. Ha cominciato con sugo rosso al basilico e frittata. Con piccole digressioni dovute a parole magiche che quando le pronunci, «metti un velo d’olio», un adolescente maschio calciatore si fa largo tra i fornelli, «velo? Come il magico velo che ha fatto Pirlo per Marchisio, presa, stoccata, gooooal, e l’Italia passa in vantaggio!!!». Sugo comunque italianamente buono, frittata da perfezionare, zucchine taglio perfetto. Si impara, si cresce, con qualche fissa generazionale: «Ma se tutto quello che trovi in mare è tuo (leggenda familiare dovuta alla lettura di troppi romanzi d’avventura), vuoi dire che se trovo un Iphone 5s, ovviamente ben chiuso nella scatola, me lo posso tenere?». Si impara, si cresce, si lanciano messaggi, libertà d’azione e di creazione e qualcuno dedicato a te: questa è la ricetta del tempo estivo, creativo perché totalmente libero. mammaoca.com rea possono essere riscattati ai fini pensionistici, purché di durata non inferiore a due anni. La Siss rientra tra i corsi riscattabili ai fini previdenziali in base alle normative. all’Istituto. Tale comunicazione spetta al datore e può essere effettuata attraverso il Contact Center oppure utilizzando l’apposita procedura telematica disponibile su www.inps.it. Ho da poco assunto una lavoratrice domestica extracomunitaria e l’ho iscritta all’Inps. Pochi giorni fa mi ha comunicato di aver cambiato casa. Devo comunicarvelo? Daniela M. Sono nata il 2-10-1958. Ho lavorato 7 mesi durante il liceo con contributi Inps di cui ho chiesto la ricongiunzione. Sono stata assunta a tempo indeterminato come dirigente medico di II livello nel marzo 1988. Ho riscattato gli 8,5 anni di studi universitari. Posso usufruire dell’“Opzione donna” per la pensione? Elisa D. Solo nel caso in cui il lavoratore domestico risiede presso il datore e cambia domicilio è necessario effettuare la comunicazione Lei compie 57 anni nell’ottobre 2015 e quindi va oltre il termine previsto per il pensionamento che dovrebbe essere nel dicembre 2015 (finestra mobile + aspettativa di vita). Ad ogni buon conto, i fattori che influiscono sulla data di pensionamento sono molteplici e cambiano in base alla storia lavorativa personale e non solo. Le consigliamo, per una consulenza specifica, di fissare un appuntamento con un operatore della sede Inps di appartenenza, chiamando il Contact Center (803164 da rete fissa – 06164164 da rete mobile). | | 25 giugno 2014 | 39 Tempi Leggi il settimanale sul tuo tablet AT&T Aggiorna Beppe Grillo e Casaleggio? Meluzzi: «Il M5S è una setta messianica e millenarista» di Francesco Amicone Tempi.it Il quotidiano online di Tempi Tempi Mobile di Luigi Amicone Le notizie di Tempi.it sul tuo smartphone Bergomi e Spagna ’82: «La forza era il gruppo. Come nella Nazionale di quest’anno» di Luigi Amicone di Luigi Amicone Nazionale di quest’anno» era il gruppo. Come nella Bergomi e Spagna ’82: «La forza di Luigi Amicone per la famiglia» le magnifiche giornate milanesi Papa: «Come ho vissuto di Carlo Candiani Seguici su «Una follia anche economica» Bologna, referundum anti-paritarie. di Antonio Simone del nuovo compagno di cella Simone: Il segreto (rivoluzionario) TUTTI GLI ARTICOLI di Oscar Giannino di religione spread, ormai è una guerra Giannino: Altro che debiti e PER PIACERE Nisida – Cucina Partenopea Verace Sfizi e altre ghiottonerie napoletane. A Milano IN BOCCA ALL’ESPERTO AMICI MIEI libri Costanza Miriano e il buonumore senza nostalgia Costanza Miriano nel suo libro più recente, Obbedire è meglio (Sonzogno, 176 pagine, 15 euro), mette insieme le due tecniche di racconto che prediligo. La prima è di raccontare i fatti propri mescolandoli ai fatti degli altri. Sembra strano ma tanti ignorano quali sono i livelli di attenzione. Il primo livello è quando si raccontano i fatti propri (uno si chiede perché, ma è così). Il secondo livello è quando si raccontano i fatti degli altri. Il terzo è quando si usano immagini, parabole, metafore, fiabe. Il quarto livello, il più basso, è quando si fanno teorie: in genere chi scrive ha studiato all’università ed ha assimilato il metodo scientifico, crede di essere almeno un piccolo Aristotele e riesce a far stramazzare di noia anche il più volenteroso lettore. Costanza ti seduce raccontandoti tutti i guai che ha combinato lungo la giornata assieme alla descrizione pittoresca di ciò che fa e non fa una sua amica e poi… Questo è il punto: ciò che spunta alla fine. Siamo condotti alla conclusione portati da una corrente di buonumore, come se andassimo nel paese dei balocchi e invece ci si trova ai vertici di un trattato di ascetica e mistica ovvero di un corso di teoria e tecnica della spiritualità e santificazione. In fondo Costanza viene incontro ad un’esigenza forte e urgente che è la domanda di come ci si possa identificare con Cristo vivendo con molti figli, con l’orario d’ufficio, con le difficoltà del traffico, con i mille impegni necessari o superflui e dovendo pagare tante tasse. Se uno scorre nel messale le festività dei santi trova una sequenza di personaggi meravi- di Tommaso Farina A Milano, per la cucina partenopea verace, fermatevi qui. La Campania culinaria non è solo pizza, per quanto buona: è anche pesce, involtini, formaggi, sfizi da piluccare. La famiglia Matrone lo sa bene. A Milano da una vita, i Matrone sono imparentati con un bravissimo produttore di mozzarella di bufala campana della zona più tipica. Oltre al loro negozio di ghiottonerie napoletane, hanno cercato di mandare avanti un’attività di ristorazione. Questo ristorante si chiama Nisida, e ha due sedi: una al quartiere Isola, in via Porro Lambertenghi, e una più periferica, in via Salvatore Pianell (famoso patriota dal nome tronco), che è quella dove siamo stati. Il locale è moderno, simpatico, ben rinfrescato dall’aria condizionata. Da bere, una quindicina di vini campani, anche inusuali. Da mangiare, una carta di specialità tipiche e di pizze, anch’esse realizzate secondo la scuola napoletana. Non ci sono antipasti, ma “sfizi”, che poi sono la stessa cosa. Per esempio, c’è il “Fritto Italiano”: peperoni, zucchine e melanzane in pastella, con piccoli supplì alla provola, crocchette (anzi, crocché) e fettine di mozzarella impanate. Un piattarello sanculotto e popolare, realizzato con leggerezza. Se no, parmigianina di melanzane; melanzane a funghetto; rotolo di scarole. Di primo, monumentale la porzione degli spaghetti alla Nerano, coi fiori di zucca. Semplici e corretti i paccheri con pomodorini e ricotta. Elementare la napoletanissima, misconosciuta pasta con patate e provola. Coi secondi piatti, planiamo su un concreto, sodo polpo alla luciana, servito nella pignata di coccio. In alternativa, la tortiera di alici, l’hamburger con la provola, il baccalà o il fritto di pesce. Ci sono poi le pizze, e anche una monumentale scelta di panini, che si mangiano al tavolo e fanno da piatto unico, accompagnati da un contorno. Chiusura a base di pastiera napoletana e torta caprese, ortodosse entrambe. Spesa? Circa 40 euro a capoccia. Meno con la sola pizza. Un’esperienza divertente. Per informazioni Nisida – Cucina Partenopea Verace www.nisidaverace.it Via Salvatore Pianell, 43 – Milano Tel. 02 6428387 – Aperto tutti i giorni gliosi (fondatori, regnanti, monaci, papi…) nessuno dei quali ha condotto una vita simile alla nostra. E allora bisogna trovare la strada, occorre inventarsela e Costanza ci racconta come se la inventa lei e ti offre una pista senza farti faticare. Abbiamo un bel dire che la gente dovrebbe leggere di più, ma ci rendiamo conto qual è il genere di vita di un cittadino medio? Nell’800 si leggeva molto ma si aveva anche il tempo di un personaggio agreste di Tolstoj. Come si può pretendere che nei piccoli spazi di tempo disponibili uno si legga un mattone che forse leggerebbe volentieri se fosse in campagna su una sedia a dondolo? Perciò viva Costanza Miriano che ti seduce facendoti ridere e poi ti mette in testa lo stile di un vero mistico. Morale: quest’estate portatevi sotto l’ombrellone Obbedire è meglio. Imparerete ad essere contenti di ciò che avete e ad evitare la nostalgia del magari: magari non mi fossi sposato, magari avessi studiato ingegneria… Oggi, adesso ho davanti il quadro della mia vocazione: sta nella mia vita così com’è. Là imparo ad amare Dio e gli altri e posso farlo sorridendo. MUSICA Un Beethoven fresco e appassionato Il legame tra le Sinfonie beethoveniane e l’Auditorium Parco della Musica è forte e duraturo. Nel 2001 il ciclo completo con i Berliner Philharmoniker guidati da un Caudio Abbado i cui segni della malattia erano già molto evidenti. Altri grandi direttori si son succeduti negli anni e le Nove Sinfonie hanno edificato la musica nella Capitale. Cosi è stato per l’esecuzione della Seconda e Terza dirette dalla bacchetta di Georges Prêtre alla testa dell’Orchestra di Santa Cecilia, tratte da un’altra lunga “maratona Beethoven” del settembre 2007, sempre a Roma, e da poco immortalata in una splendida registrazione riproposta dagli archivi dell’Accademia. Una preziosa pubblicazione in tiratura limitata in cui è possibile ascoltare un Beethoven fresco, appassionato e mai retorico, diretto con intensità e vitalità dal direttore francese la cui vita musicale avanza in giovinezza. Mario Leone @maestroleone | | 25 giugno 2014 | 41 motorpedia WWW.RED-LIVE.IT A CURA DI DUE RUOTE IN MENO Yamaha MT-125 Arriva puntuale in periodo di pagelle, anche se per averla occorrerà attendere fino ad agosto, mese in cui la Yamaha MT-125 sarà nelle concessionarie. Nata da una costola della sportiva YZR-125, la MT-125 è una naked aggressiva e moderna, con soluzioni tecniche pregiate come la forcella a steli rovesciati o il computer di bordo azionabile direttamente dal manubrio, una chicca per la categoria. Ottimamente rifinita ed equipaggiata con un moderno motore monocilindrico raffreddato a liquido capace di 15 cavalli (limite di legge), la MT-125 ha tutte le carte in regola per far tornare la voglia di moto ai più giovani. Unica pecca: la mancanza dell’ABS. Costa 4.190 euro. [sc] 42 | 25 giugno 2014 | | LA S1 AUDI OFFRE I CONTENUTI PIù INTERESSANTI DEI MODELLI DI CILINDRATA E PREzzO SUPERIORI Il punto di partenza per gli amanti delle sportive I l mondo delle sportive Audi è considerato il punto di arrivo per molti automobilisti: con la S1 può diventare il punto di partenza. Dei modelli di cilindrata e prezzo superiori, infatti, la S1 ripropone i contenuti più interessanti, in primis le prestazioni: grazie al motore quattro cilindri in linea da 1984 cc con turbocompressore e ai suoi 170 kW (231 cavalli) di potenza massima, l’accelerazione da 0 a 100 km/h richiede soltanto 5,9 secondi, mentre la velocità massima di 250 km/h non rischia di deludere nemmeno chi porterà la S1 tra i cor231 CAVALLI DI doli di una pista. La tecnoloPOTENZA MASSIMA; gia TFSI, che associa iniezione ACCELERAZIONE DA 0 diretta e turbocompressione, A 100 IN 5,9 SECONDI; permette di ottenere consuVELOCITà MASSIMA mi ragionevoli (dichiarati 7,3 DI 250 KM/H E l/100 km nel ciclo combinaCONSUMO DI 7,3 LITRI to), pesi ridotti e prestazioni OGNI 100 CHILOMETRI molto interessanti. GRAZIE A PESI MINORI Della dotazione di serie fa parte la trazione integrale quattro, che agisce attraverso una frizione a lamelle con controllo idraulico, migliorando la stabilità e la gestione della potenza sulle ruote, oltre a ridurre i fenomeni di sovrasterzo e sottosterzo. La S1, che in versione Sportback offre anche la comodità delle cinque porte, ha L’Audi S1 un abitacolo relativamente spazioso e molin versione to ben fatto, con qualificanti tocchi sportiSportback vi che piaceranno soprattutto alla clientela offre anche la dei giovani adulti. Il cambio a 6 marce, l’unicomodità delle cinque porte ca opzione possibile, è preciso negli innesti, complemento adeguato del motore, punto di forza dell’auto: sornione ai bassi regimi, quindi adatto anche alla città, non è mai difficile da trattare, nemmeno quando sfodera tutti i 231 cavalli di potenza massima, che permettono alla S1 di sfidare senza timori reverenziali modelli di potenza e cilindrata ben superiori. La lista degli optional è come da tradizione Audi molto ricca e per tutti i gusti: il consiglio è di non rinunciare al pacchetto look quattro per gli esterni e per gli interni, né ai cerchi in lega da 18”. Edoardo Margiotta | | 25 giugno 2014 | 43 ACTA MARTYRUM I CRISTIANI GIAPPONESI “RIEMERSI” DAL NULLA Un popolo fedele sopravvissuto a due secoli di repressioni DI EMMANUELE MICHELA E rano increduli i padri missionari francesi quando nel 1865 entrarono nel porto di Nagasaki, e per le celebrazioni del Venerdì Santo si trovarono circondati da migliaia di fedeli con gli occhi a mandorla. Era da almeno due secoli che il Giappone non conosceva preti, una dura repressione aveva decimato la comunità cattolica fiorita a partire dall’arrivo di Francesco Saverio, nel 1549. Eppure qualcosa si era conservato: i “kakure kirishitan”, i cristiani nascosti, avevano difeso la loro fede dalle persecuzioni, e quando il paese fu riaperto agli stranieri, i credenti presero coraggio e uscirono dalla clandestinità. «Possiamo salutare Gesù e santa Maria?», chiesero alcuni contadini a uno stupito padre Petitjean, missionario raccolto in preghiera presso la chiesa di Oura: quegli agricoltori erano soltanto i primi fedeli a farsi riconoscere dai nuovi padri. Le cronache dell’epoca raccontano che per le celebrazioni pasquali di quell’anno, solo a Nagasaki c’erano 10 mila fedeli in attesa dei sacerdoti europei. La storia della Chiesa giapponese è fatta di dolore e sangue, quello dei tantissimi martiri che furono trapassati dalle spade del governo locale: gli shogun temevano che il cristianesimo potesse essere un braccio occidentale per sfondare nelle città nipponiche e quindi lo osteggiarono non appena iniziò a dif- 44 | 25 giugno 2014 | | fondersi. Le prime repressioni iniziarono a fine Cinquecento, quando nel paese si contava che i seguaci di Cristo fossero già 300 mila, ma l’ostracizzazione più terribile arrivò sotto lo shogunato Tokugawa, a inizio Seicento: ogni opera di evangelizzazione dei sacerdoti stranieri venne bloccata e i missionari espulsi, il culto cristiano venne dichiarato fuorilegge, alcune chiese vennero demolite. Iniziò lì l’epoca dei “kakure kirishitan”: qualcuno fuggì nelle isole nel sud del paese, i preti vennero uccisi, numerosi credenti iniziarono a vivere la fede in segreto. In alcuni santuari sono ancora visibili i cartelli che venivano affissi agli incroci delle strade, dove si assegnavano ricompense diverse a chi avesse denunciato un sacerdote o un cristiano. A questo faceva seguito la pratica del “fumi-e”: un credente veniva messo davanti a un’immagine sacra ed era costretto a calpestarla per aver salva la vita. Di padre in figlio Lo scorso gennaio papa Francesco, durante una catechesi sul battesimo, ha preso come esempio proprio la storia della comunità cristiana del Giappone: l’immersione nell’acqua santa era per loro il primo passo per trasmettere il legame con Cristo di padre in figlio, in un’epoca in cui non c’erano più sacerdoti. «Il popolo di Dio trasmette la fede, battez- ALL’INIZIO DEL CINQUECENTO ERANO IN 300 MILA. POI GLI SHOGUN LI HANNO UCCISI. NON TUTTI PERò. QUANDO NEL 1865 I PADRI MISSIONARI SBARCARONO NEL PORTO DI NAGASAKI, SI RITROVARONO CIRCONDATI DA MIGLIAIA DI FEDELI CHE FINO AD ALLORA ERANO RIMASTI NASCOSTI za i suoi figli e va avanti», diceva il Pontefice: i giapponesi «avevano mantenuto, pur nel segreto, un forte spirito comunitario, perché il battesimo li aveva fatti diventare un solo corpo in Cristo: erano isolati e nascosti, ma erano sempre membra del popolo di Dio, membra della Chiesa». C’erano anche altri gesti con cui la fede veniva alimentata nella segretezza: anzitutto il “kontatzu”, il rosario, officiato dal capofamiglia. Poi la preghiera di fronte ad alcune figure sacre: per Foto: Sintesi/Photoshot | Foto: Sintesi/Photoshot La dea Kannon, un simbolo del Buddha misericordioso dalle sembianze femminili. Era venerata dai cristiani come se fosse la figura della Madonna. non farsi scoprire, le croci venivano nascoste dietro alle effigi di Buddha, mentre tanti fedeli tenevano in casa una statuetta della dea Kannon, un simbolo del Buddha misericordioso dalle sembianze femminili sotto cui si celava la figura della Madonna. La fede, insomma, si tramandava anche attraverso gesti piccoli e silenziosi, perpetuati in segretezza. Ma le testimonianze più profonde arrivarono da coloro che divennero martiri, in una persecuzione che per efferatezza ricorda quella che colpì le prime comunità cristiane sotto l’Impero Romano. Il primo episodio particolarmente cruento avvenne nel 1597, quando 26 cristiani vennero crocifissi sulla collina di Tateyama: erano francescani e gesuiti, europei e giapponesi. Sono stati proclamati santi da Pio IX, nel 1862: secondo la Passio uno di loro, Paolo Miki, continuava a predicare anche quando era in croce. Qualche anno dopo la persecuzione s’avvicinò alla sua fase più dura e uno degli episodi che più spesso si racconta è quanto accadde nel 1603, anno in cui venne decapitato Simone Takeda, samurai convertito al servizio di un feudatario cristiano. La moglie, Agnese, fu costretta ad assistere alla scena e non abiurò, ma piena di amore raccolse la testa dell’uomo e l’abbracciò: la commozione che suscitò la scena non impedì però alla donna di essere martirizzata poco dopo. Il dono dello specchio magico Per seguire invece la sua vocazione a entrare nella Compagnia di Gesù, Pietro Kibe intraprese un lunghissimo viaggio verso Roma, passando per Gerusalemme: una volta ordinato, tornò clandestinamente in Giappone, ma nel 1639 venne catturato e condannato a morte «perché non voleva rinnegare la propria fede e incoraggiava i catechisti martoriati accanto a lui», recitano le cronache. Tra i 188 beati che nel 2008 vennero proclamati da Benedetto XVI, stupisce trovare tanto intere famiglie quanto esponenti della no- biltà, samurai che accettarono di morire pur di rimanere fedeli al Vangelo. L’avversione del Giappone verso i cristiani è proseguita fino al Novecento: solo con la riforma costituzionale succesiva alla Seconda Guerra mondiale è caduto del tutto l’editto. Il prossimo anno si ricorderanno i 150 anni dalla “riemersione” dei “kakure kirishitan” e nella città di Nagasaki nascerà un museo per raccontare le loro storie: sorgerà non lontano da un altro museo, quello che ricorda il bombardamento del 1945, scelta non casuale poiché tantissimi furono i cattolici morti a causa dell’atomica. E mentre i vescovi nipponici sperano che l’interesse di papa Francesco per l’Oriente lo porti presto anche in visita in Giappone, oggi il paese guarda ai cattolici con un occhio di riguardo: c’è un progetto per far riconoscere come “patrimonio dell’umanità” alcune delle chiese edificate tra il 16esimo e il 19esimo secolo, tra cui anche la cattedrale di Oura, quella della “riemersione”. E se lo scopo può essere prevalentemente turistico, inequivocabile è stata invece la visita del premier Abe in Vaticano. In dono al Santo Padre, il presidente ha portato uno “specchio magico”, copia di quelli in uso tra i cristiani perseguitati: dietro alla superficie lucida si nascondeva una croce e un’immagine di Gesù, visibile soltanto in controluce. | | 25 giugno 2014 | 45 LETTERE AL DIRETTORE Irriducibili nonni 2.0 e una rassegna di lettori intelligenti e grati H Francesco, parlando ai grandi amici del Rinnovamento nello Spirito allo stadio olimpico di Roma, ha osservato bonariamente che tra le belle testimonianze da lui ascoltate mancava quella dei NONNI. La cosa mi ha fatto particolarmente piacere perché, proprio in queste settimane, abbiamo dato vita, insieme a un gruppo di amici “nonni”, a una associazione che, con baldanza giovanilistica, abbiamo denominato “NONNI 2.0”. Nello statuto abbiamo scritto che desideriamo valorizzare il ruolo dei nonni «quali custodi della memoria e attivi testimoni delle virtù e delle esperienze che, alla prova del tempo e della vita, si sono dimostrate utili per affrontare la sfide personali e sociali del tempo presente. In tale prospettiva l’associazione è innanzitutto impegnata a vigilare affinché sia ovunque tutelata la libertà di educazione e venga assicurata ai nipoti e alle future generazioni una formazione» che tenga conto dei princìpi di realtà, natura e ragione. I primi passi di questa nuova intrapresa ci hanno fatto vedere che l’impegno educativo serve innanzitutto a noi, per tenerci giovani e capaci di una saggia presenza, memori di ciò che proclama il salmo 91: «Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano; piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atrii del nostro Dio. Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi, per annunziare quanto è retto il Signore». Per chi vuole saperne di più: [email protected]. Giuseppe Zola Milano o notato che papa Bella questa degli irriducibili nonni! Vi aspettiamo allo stand di Tempi al Meeting di Rimini, dove mi dicono vi incontrerete baldanzosi il giorno 27 agosto, ore 15. 2 Riguardo al caso di quel marito che tempo fa ha “cambiato sesso” e alla questione se il suo matrimonio sia ancora valido o meno, Avvenire ha pubblicato un articolo dal titolo “Ma quel matrimonio non c’è più”. Ma se una persona ha cambiato i genitali non significa che ha cambiato sesso; come io non divento un elefante se mi faccio mettere una proboscide. Il sesso biologico non si cambia mai; è qualcosa di determinato dalla natura che rimane per sempre. Altrimenti daremmo ragione ai propugnatori dell’ideologia del “gender”, che infatti stanno esultando. Marco Ceccarelli Roma di Fred Perri DA UN COLLEGA INVIATO Da un collega missing in action in Brasile, ricevo e volentieri pubblico. aro Fred P., sono da dieci giorni qui e mi è crollato un mito. Ci hanno ingannato per decenni con Vinicius de Moraes, quando la banda passò, la ragazza di Ipanema, i bambini che giocano a calcio agli angoli delle strade, le tope di Copacabana. Tutto falso. C 46 | 25 giugno 2014 | | Innanzitutto del calcio non gliene frega nulla. O meglio ci sono 50 milioni a cui frega, gli altri 150 non sono sintonizzati. A San Paolo, dove i taxisti non conoscono neanche la via all’angolo di quella dove stanno, nessuno mi ha chiesto qualcosa di calcio. Però neanche mi hanno fregato. Fossi un brasiliano a Roma non potrei dire la stessa cosa. Non ho ancora visto una bella topa locale. Foto: Ansa In Brasile nulla è come ce l’hanno venduto e sappiamo con chi bisogna prendersela [email protected] Logica inoppugnabile. E perciò estranea al relativista pensiero. 2 Ho deciso di investire 5 milioni di euri in remunerative attività i cui proventi mi faranno diventare ricco. È un mio diritto. Così potrò mantenere tre o quattro mogli alle quali darò una schiera di figli per almeno due squadre di calcio. Avere figli è un mio diritto (a proposito: come mai nessuno ancora ha mai pensato di rendere legale la poligamia? Nella patria del diritto non vedo come ciò non debba essere riconosciuto). Qualora poi, considerando la mia non più giovane età unita magari ad altri contrattempi, io non sia in grado di concretizzare il diritto di cui sopra, sarò lieto, pur senza soddisfazione alcuna, di ricorrere all’ultima sentenza dell’alta corte (rigorosamente minuscolo), usando la fecondazione eterologa. È un mio diritto. Chi disse che il giorno in cui ogni desiderio (lecito, per carità) si trasformerà in diritto, quel giorno segnerà l’inizio della fine? Alberto Inversetti Gallarate L’intelligenza dei nostri lettori è prova dell’adagio sul diavolo e sulle sue famose pentole senza coperchi. 2 Sono un’affezionata lettrice di Tempi, ma dopo aver letto l’ultimo numero, oggi, non ho resistito al fiotto di gratitudine che mi porta a ringraziare lei e tutti quelli della sua redazione, da Emanuele Boffi che vorrei conoscere di persona per abbracciare calorosamente ad Annalisa Teggi a Laura Borselli, a Marina Corradi, a Pippo Corigliano, Fred Perri e tutti gli altri per Le “conseguenze” dell’Incarnazione Tutti siamo chiamati a identificarci con Cristo. Anche io che sono niente CARTOLINA DAL PARADISO di Pippo Corigliano G rande Ratzinger. Ogni volta che leggo pagine scritte da lui c’è una freccia che mi colpisce. Scrive: «Nel Vecchio Testamento tra Dio e l’uomo non c’è comunione: la trascendenza del Creatore è insormontabile». Solo in seguito, con l’Incarnazione di Dio, l’uomo entra in comunione con Gesù. Il nostro punto d’arrivo è san Paolo quando dice: «Vivo, ma non sono più io che vivo: è Cristo che vive in me» (Gal 2,20). La legge, le tradizioni sono legate all’Antico Testamento, nel Nuovo si apre, in più, il grande spazio dell’interiorità, del dialogo con Dio che è diventato “Abbà”, Papà, Padre nostro e non più l’Innominabile. Ci colpiscono e stimiamo le tradizioni ebraiche e le preghiere musulmane. Noi abbiamo le parole del cuore con un Dio che si presenta come Sacro Cuore. La vocazione del cristiano è l’identificazione con Gesù, che avviene soprattutto col sacramento della Comunione. La comunione con Dio! Chi ha questo dono? In quale religione c’è qualcosa di simile? Dice Ratzinger: «Ricevere il Signore nell’Eucaristia significa entrare nell’essere di Cristo». Anch’io che non sono nulla, non ho nulla, non so nulla, sono chiamato a quest’identificazione ma l’iniziativa non è mia. È Gesù che pilota la barca, io sono un garzone che pulisce il ponte. La mia preghiera è il silenzio perché Gesù parli, perché Maria mi accudisca. Occorre gridare perché i cristiani ambiscano a quest’identificazione. Tutto il resto (la vita matrimoniale, professionale, civile, politica) ci viene dato in sovrappiù. l’acutezza, la scanzonata lieta ironia, il sano realismo che apre e non chiude la mente, ma soprattutto per l’aiuto grandissimo al giudizio sui fatti, che ci fa stare al mondo con cognizione di causa, ringraziando Dio per il dono della ragione e del cuore che ci fa essere uomini contenti di esserlo. Il suo è un settimanale unico, nessuno scrive così, è un miracolo poter leggere di cose belle e brutte sempre con un punto di fuga, sempre riaffermando la bellez- za del nostro essere «uomini ad immagine del creatore, fatti poco meno degli angeli». Sono una pianista, ho a che fare con la Bellezza di una delle forme d’arte più immediate ed esaltanti che ci siano, ma la lettura del suo giornale mi commuove a un livello altissimo, come una delle Polacche di Chopin. Grazie tantissimo di cuore. Cecilia Clemente via internet Commossa, la redazione ringrazia. Foto: Ansa SPORT ÜBER ALLES La più carina si è rivelata croata. Per me a Copacabana i bambini che giocano a pallone e le ragazze con i tanga li portano con i furgoni quando arrivano i turisti. Però malgrado tutto è un grande e affascinante paese, nelle sue contraddizioni e nelle sue diversità. Il problema è che sono arrivati i giornalisti italiani, specialmente i Grandi Inviati che hanno cominciato a menarla con le favelas, i disperati, i reietti, oppure con il folklore locale. Belin, mi è venuta l’ulcera. Mai una parola su quanto fa di buono tanta gente. Caro Fred P. è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo. Per cui vado avanti. Ti abbraccio forte. Comportati bene, vecchio bastardo. | | 25 giugno 2014 | 47 taz&bao Il mio calcio libero «Regolarmente ogni quattro anni il campionato mondiale di calcio si dimostra un evento che affascina centinaia di milioni di persone. Nessun altro avvenimento sulla terra può avere un effetto altrettanto vasto, il che dimostra che questa manifestazione sportiva tocca un qualche elemento primordiale dell’umanità e viene da chiedersi su cosa si fondi tutto questo potere di un gioco. Il pessimista dirà che è come nell’antica Roma. La parola d’ordine della massa era: panem et circenses, pane e circo. Il pane e il gioco sarebbero dunque i contenuti vitali di una società decadente che non ha altri obiettivi più elevati. Ma se anche si accettasse questa spiegazione, essa non sarebbe assolutamente sufficiente. Ci si dovrebbe chiedere ancora: in cosa risiede il fascino di un gioco che assume la stessa importanza del pane? Si potrebbe rispondere, facendo ancora riferimento alla Roma antica, che la richiesta di pane e gioco era in realtà l’espressione del desiderio di una vita paradisiaca, di una vita di sazietà senza affanni e di una libertà appagata. Perché è questo che s’intende in ultima analisi con il gioco: un’azione completamente libera, senza scopo e senza costrizione, che al tempo stesso impegna e occupa tutte le forze dell’uomo. In questo senso il gioco sarebbe una sorta di tentato ritorno al Paradiso: l’evasione dalla serietà schiavizzante della vita quotidiana e della necessità di guadagnarsi il pane, per vivere la libera serietà di ciò che non è obbligatorio e perciò è bello». Joseph Ratzinger testo raccolto nel libro Cercate le cose di lassù (Edizioni Paoline, 1986) 48 | 25 giugno 2014 | | Foto: Sintesi/Photoshot MISCHIA ORDINATA PREPARANDO LA MATURITà Quelle voci del passato che ci guidano in battaglia di Annalisa Teggi «Così vid’i’ adunar la bella scola» (Inferno, canto IV) C Mondiali del Brasile sono in pieno svolgimento; i cinque finalisti del premio Strega sono stati scelti; e Miss Italia ha aperto le selezioni. E tra tutte queste competizioni d’inizio estate, voi siete nel bel mezzo di un esame. Ma anche se sono in gioco dei voti e delle valutazioni, per voi non si tratta di una competizione: perché fare la maturità è una passeggiata. No, non sto dicendo che è facile e da prendere sotto gamba. Dico invece che è una marcia; al ritmo di tutta quel- PRIMA DELL’INFERNO DANTE VISITA IL LIMBO E INCONTRA la combriccola di grandi uomi- GLI SPIRITI DELL’ANTICHITà. Fa scorta di luce, parole ni che avete conosciuto in que- sagge. e SOLO DOPO PROSEGUE IL SUO LUNGO VIAGGIO sti anni. Dal sintetico Pitagora che enunciò verità chiare e tonde… come un in mente il film We were soldiers. Chi di voi triangolo; al più loquace Pirandello che mise non l’ha visto interromperà qui la lettura e si in scena verità non meno eclatanti, su quanto procurerà immediatamente il dvd. Mel Gibla nostra persona non sia affatto così chiara e son interpreta il comandante Hal G. Moore, tonda. Le scienze, la grammatica, la storia e che prima di partire per il Vietnam fa quela geografia vi hanno mostrato che questo no- sta promessa ai suoi soldati: «Non vi posso gastro mondo è un tumulto impetuoso di forze, rantire che vi riporterò tutti vivi a casa, ma attraversato da luci e ombre, in cui ognuno giuro solennemente davanti a voi e a Dio ondeve fare la sua parte e, soprattutto, scegliere nipotente che al momento di combattere io una parte. Occorre stringere alleanze. sarò il primo a scendere sul campo di battaPrima di tuffarsi appieno nell’Inferno, glia e sarò l’ultimo ad abbandonarlo. E non Dante visita il Limbo e incontra i grandi spi- mi lascerò nessuno di voi alle spalle. Vivi o riti dell’antichità: in loro compagnia si sen- morti, vi giuro, ritorneremo tutti insieme a te come dentro un recinto di luce che vince casa. E che Dio mi aiuti». le tenebre circostanti. Definisce quel gruppo La regia ci fa vedere che è proprio così: «la bella scola» e cammina con loro per un il piede del comandante Moore è il primo a po’. Dovrà scendere fin nel buio più profon- scendere dall’elicottero sul campo di guerra do, ma prima Dante fa questa passeggiata di ed è l’ultimo a risalire, solo dopo aver verifiricognizione, ascoltando attento le strategie cato che tutti i suoi uomini (feriti, morti o sodi chi ha già attraversato le prove del vive- lo sfiniti) sono con lui. A suo tempo, io ho fatre terreno. Fa scorta di luce e parole sagge. to l’esame di maturità come fosse una corsa a Poi esce da questo accampamento protetto e ostacoli; solo dopo, scontrandomi via via con prosegue il suo viaggio. Non so come vi sia circostanze che mi hanno fatto battere in ristata spiegata la scuola finora, ma certo è che tirata o tremare, ho intuito che tutte le voci l’illusione ottica più grave che possa nuocer- che avevo studiato sui libri erano come quel vi è pensare che tutto ciò che avete studiato piede che resta fino all’ultimo sul campo di (nomi, numeri, formule, filosofi, poeti) siano battaglia; sono voci che – pur del passato – dall’altra parte della barricata, cioè siano il non ci hanno abbandonato, perché sanno nemico da vincere. che noi siamo ancora in mezzo allo scontro. Uso la metafora della battaglia perché ho Non sono il nemico, loro sono il comandante. 50 | 25 giugno 2014 | | ari maturandi, i