Perversioni sessuali, manipolazione corporea e riti di iniziazione di
Transcript
Perversioni sessuali, manipolazione corporea e riti di iniziazione di
Perversioni sessuali, manipolazione corporea e riti di iniziazione di Roberta Federico 1. Perversioni sessuali Secondo una definizione di Umberto Galimberti (2000) la perversione sessuale è un comportamento psicosessuale che si esprime in forme atipiche rispetto alla norma. Krafft-Ebing (1953) definiva perversa ogni manifestazione dell‟istinto sessuale non corrispondente allo scopo della natura, che sarebbe unicamente quello riproduttivo. Mentre nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV) (1994) le perversioni sessuali sono definite con il termine di parafilie. Queste perversioni sono costituite da fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti sessualmente, che in generale possono riguardare oggetti inanimati, la sofferenza o l‟umiliazione di se stessi o del partner, o che coinvolgano persone non consenzienti o bambini. Le parafilie assumono carattere di patologia quando i comportamenti, i desideri sessuali o le fantasie diventano pervasive nella vita del soggetto provocando un disagio significativo sul piano dell‟adattamento sociale e lavorativo. Se talune fantasie erotiche dal carattere di superficiale perversione vengono vissute o agite sotto forma di gioco o in modo simulato e sempre nel rispetto reciproco tra i partners, non si può parlare di parafilia o di una perversione patologica, in quanto la relazione sessuale matura prevede la possibilità di esprimere in modo armonico ed integrato, nelle luci e nelle ombre ricercate della sensualità e nell‟intima reciprocità, i vari aspetti dell‟immaginario erotico. Per il DSM IV (1994) ogni parafilia deve durare per almeno sei mesi ed essere presenti fantasie, impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente che comportino le azioni di cui sopra. Ogni “condotta sessuale” per essere definita parafiliaca ha necessità di causare disagio clinicamente significativo o compromissione dell‟area sociale, lavorativa o di altre aree importanti del funzionamento. Le principali perversioni sessuali che sono prese in considerazione in ambito psicopatologico riguardano: • la pedofilia, • l‟esibizionismo, • il voyeurismo, • il masochismo, • il sadismo, • il frotteurismo, • il feticismo, • il travestitismo. Le perversioni sessuali coinvolgono primariamente, ed in alcuni casi in modo quasi esclusivo, il sesso maschile. Solo il masochismo ha un rapporto di 1 femmina su 20 maschi, rivelando come questa parafilia possa essere quella sicuramente presente nel sesso femminile. (DSM-IV 1994). Riassumiamo sinteticamente i caratteri salienti delle principali forme di perversione sessuale, di cui alcuni sono integrati da una brevissima descrizione della parafilia in questione vista dall‟ottica psicoanalitica: Pedofilia La Pedofilia è una perversione sessuale che comporta attività sessuale con bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli). Secondo il DSM IV (1994) per poter definire un soggetto pedofilo, questi deve avere almeno 16 o più anni, e deve essere di almeno 5 anni maggiore del bambino. I soggetti pedofili possono esprimere il loro disturbo commettendo abusi sui propri figli, o su figliastri o anche su bambini scelti al di fuori della cerchia familiare, per esempio nell‟ambito lavorativo, se il pedofilo svolge un‟attività relativa al mondo dell‟infanzia. Dal punto di vista psico-patologico, secondo G. O. Gabbard (1995) la pedofìlia è un tipo di sessualità definibile come narcisistica, nel senso che il pedofilo vedrebbe il bambino come una proiezione dell´immagine di sé. L‟ipotesi secondo la quale il pedofilo cerca i rapporti sessuali con i bambini per fronteggiare un problema di impotenza, sembra non essere sostenibile. L´idea che i pedofili soffrano di una patologia narcisistica è oggi l´ipotesi più accreditata, infatti l´attività sessuale con bambini prepuberi rafforzerebbe la fragile stima di sé del pedofilo. Esibizionismo L´esibizionismo è una perversione sessuale che comporta l´esposizione dei genitali ad un estraneo. Qualche volta il soggetto si masturba mentre si mostra (o mentre fantastica di mostrarsi). L´insorgenza del disturbo avviene di solito prima dei 18 anni, anche se il disturbo può cominciare in età più avanzata. Dal punto di vista psico-patologico le azioni esibizionistiche possono insorgere come conseguenza di un‟umiliazione subita da parte di una donna. Nell‟atto esibizionista il soggetto si vendicherebbe dell‟umiliazione subita scioccando delle sconosciute. Gli esibizionisti rivelerebbero una profonda insicurezza circa la propria virilità. Voyeurismo Il voyeurismo comporta l´atto di osservare soggetti ignari mentre sono nudi, si spogliano, o sono impegnati in attività sessuali. L´atto di guardare comporta l´eccitazione sessuale, e di solito non viene ricercata alcuna attività sessuale con la persona osservata. L´orgasmo, di solito indotto dalla masturbazione, può insorgere durante l´attività voyeuristica, o più tardi in risposta al ricordo di ciò a cui il soggetto ha assistito. L´esordio del comportamento voyeuristico avviene di solito prima dei 15 anni. Il decorso tende ad essere cronico (DSM-IV). Psico-patologia: Otto Fenichel (1951) ha associato il voyeurismo ad una fissazione inconscia al momento in cui il soggetto, da bambino, vide o sentì per la prima volta i propri genitori avere un rapporto sessuale. Tale evento, in psicanalisi, prende il nome di scena primaria. Masochismo Sessuale Il masochismo sessuale comporta l´atto (reale, non simulato) di essere umiliato, percosso, legato o di essere fatto soffrire in altro modo. Le pratiche masochistiche sono molteplici e possono prevedere l‟uso di oggetti o la messa in atto di condotte attraverso cui si subisce una sofferenza che viene sempre e comunque inflitta da un partner. La pratiche masochistiche possono condurre a morte per incidenti occasionali che si possono verificare nel corso delle pratiche stesse. Sadismo Sessuale Il sadismo è l‟altra faccia del masochismo, nel senso che a provocare l‟eccitamento sessuale sono azioni tese ad infliggere sofferenze ad un partner. Anche in questo caso, le pratiche sadiche prevedono l‟uso di mezzi che possono essere letali. Spesso le fantasie sadiche provocano profondi sensi di colpa che divengono disadattivi per il soggetto che ne soffre. Medard Boss (1998) si è occupato di perversioni sessuali in ambito analitico esistenziale. A proposito di sado-masochismo egli afferma che i soggetti vittime di questo disturbo, sono persone che a causa di specifici fattori traumatici intercorsi nell‟infanzia si ritrovano nell‟impossibilità di essere-nel-mondo amando. L‟atto sadomasochista scaturirebbe da un profondo bisogno di dare e ricevere amore, comune a tutti gli esseri umani, il cui soddisfacimento viene impedito da una sorta di insensibilità (fisica nel masochista e percettiva nel sadico) che si cerca di eliminare provocando il dolore, che serve a far sentire “emotivamente viva” ed umana la relazione tra un “Io” ed il “Tu” che altrimenti verrebbe vissuta come fredda, insensibile, inesistente. Frotteurismo Il Frotteurismo comporta il toccare e lo strofinarsi con i genitali contro una persona non consenziente. Si manifesta generalmente in posti affollati (per es., marciapiedi affollati o mezzi di trasporto pubblico). Mentre il soggetto mette in atto i toccamenti con i propri genitali (da vestito) al corpo di un‟ignara donna, di solito fantastica una relazione esclusiva di intimità con la vittima. Comunque, egli si rende conto che per evitare possibili procedimenti giudiziari, deve evitare di essere scoperto dopo aver toccato la sua vittima. Ciò comporta spesso forti stati d‟ansia che provocano sofferenze al soggetto. Feticismo Il feticismo comporta l´uso di oggetti inanimati (il “feticcio”) per ottenere eccitazione sessuale e piacere. Tra i più comuni oggetti feticistici vi sono mutande, reggiseni, calze, scarpe, stivali, o altri accessori di abbigliamento femminile. Di solito il feticcio è necessario per l´eccitazione sessuale, e si può comprendere come questa perversione possa comportare una limitazione alla libertà di gratificarsi attraverso l‟incontro amoroso se questo non viene mediato dall‟oggetto feticista. La Parafilia può esordire nell´adolescenza, sebbene il feticcio possa essere stato investito di significato particolare già nella prima fanciullezza. Una volta instauratosi, il Feticismo tende ad essere cronico. Travestitismo Il travestitismo comporta l´indossare abbigliamento del sesso opposto. Di solito il maschio colleziona indumenti femminili con cui di tanto in tanto si traveste. Quando è travestito, in genere prova piacere, immaginando di essere sia il maschio soggetto che la femmina oggetto della sua fantasia sessuale. Questo disturbo è stato descritto solo in maschi eterosessuali. Il travestitismo non viene diagnosticato quando il travestimento si manifesta esclusivamente nell´ambito del transessualismo, che è un disturbo dell‟identità di genere in cui il soggetto sente di appartenere al sesso opposto a quello genitale. Un maschio affetto da transessualismo si veste da donna perché si sente donna; un maschio affetto da travestitismo si veste da donna perché ciò lo eccita sessualmente. Il disturbo più spesso insorge con travestimenti già nella fanciullezza o nella prima adolescenza. Esistono, inoltre, delle forme di parafilia che, poiché non soddisfano i criteri diagnostici per nessuna delle precedenti perversioni, rientrano nella categoria diagnostica: Parafilia Non Altrimenti Specificata (NAS). Gli esempi includono, ma non si limitano a: Scatologia telefonica. Telefonate oscene. Necrofilia. Attrazione sessuale per i cadaveri. Parzialismo. Attenzione esclusiva per una parte del corpo. Zoofilia. Attrazione sessuale per gli animali. Coprofilia. Uso delle feci per l‟eccitazione sessuale. Urofilia. Uso delle urine per l‟eccitazione sessuale. Clismafilia. Uso dei Clisteri per l‟eccitazione sessuale. Dimensioni Psicopedagogiche La strutturazione delle perversioni sessuali, come insegna la psicologia, avviene in età infantile. Se vogliamo analizzare il problema delle perversioni, facendo un‟accurata riflessione sul tema, dobbiamo inquadrarlo in una dimensione più ampia: l‟educazione alla sessualità. I problemi relativi al corretto sviluppo psicosessuale non sono solo quelli che riguardano le perversioni sessuali, ma tutte quelle condizioni che impediscono all‟individuo di essere libero di amare in modo pieno, non condizionato da fattori subculturali, sessuofobici o psicopatologici che mortificano l‟essere che vuole amare pienamente, nel modo più maturo e più specificamente umano. Chi si occupa di formazione deve conoscere quale sia la strada che può favorire un corretto sviluppo psicosessuale nel bambino, evitando ciò che lo può predisporre a situazioni di anomalia della realizzazione sessuale nel suo futuro. Se, come afferma Medard Boss (1998), il soggetto perverso è una persona a cui nel corso della sua evoluzione psicosessuale è stato impedito di essere-nel-mondo-amando, si assume, innanzi tutto, la certezza che l‟essere umano, anche attraverso l‟atto perverso, ricerca l‟amore nella relazione. Riveste, quindi, un‟importanza fondamentale l‟educazione all‟amore. Educare all‟amore nel senso della psicologia umanistica significa educare alla relazione interpersonale, all‟espressione delle emozioni, al contatto empatico, allo scambio autentico. Solo chi saprà emozionarsi sentendosi dire “ti voglio bene” non cercherà alternative, spesso dolorose, per sentire di essere vivo. 2. Forme estreme di manipolazione corporea Per forme estreme di manipolazione corporea intendo quella gamma eterogenea di esperienze che, perseguendo il superamento del limite, attingono stati alterati di coscienza. E‟ il caso delle esperienze sciamaniche o di meditazione profonda, sulla cui liceità nessuno oserebbe pronunciarsi in quanto per così dire autogene; ma anche di tutte quelle modificazioni inflitte al corpo artificialmente, che vanno dalle perfomances di bodymodification (piercing, tatuaggi, scarificazioni1, marchiature a fuoco) alle pratiche di sesso La scarificazione consiste in incisioni, tagli della pelle (con coltelli, rasoi, conchiglie, pietre affilate, ecc.) bruciature, allo scopo di produrre cicatrici permanenti. Ogni cicatrice viene soffregata varie volte con polveri e prodotti coloranti e lasciata a lungo aperta, finché la particolare pelle cheloide dei popoli africani non si cicatrizzi con forte evidenza plastica. I motivi preferiti sono solitamente di tipo geometrico, ma a volte vengono incisi animali stilizzati. Ogni etnia aveva i propri simboli. Sovente le donne avevano imponenti scarificazioni sul ventre, che ne costituivano anche l'attrazione sessuale. Come il tatuaggio e la mutilazione, la scarificazione era considerata segno di qualificazione sociale, e parecchie donne affermavano che senza quei segni non si sarebbero mai sposate. Un'importante documentazione di questa pratica si trova nelle fotografie di Leni Riefenstahl, che eseguì vari servizi fotografici in Africa attorno agli anni Settanta del secolo scorso (Riefensthal, 2005). in particolare presso il popolo dei Nuba. Nonostante sembrino intollerabili agli occidentali, le scarificazioni femminili erano fortemente attrattive per i gli uomini dei vari clan, che non sopportavano la pelle liscia, ma preferivano accarezzarne le escrescenze. Lo testimonia un canto d'amore bantù: “Che meraviglia il seno di Lie, gonfio come frutti di papaia!/La loro pelle, prima muta, liscia e insipida/Ora ha scalini regolari/Che portano alla loro sommità!/Percorrerli con le dita e con la bocca/Vederli così rilevati/Come gradini di un tempio/È un piacere che esalta il desiderio e l’amore;” (Rovesti, 1977, pag.18). Impropriamente identificata con il tatuaggio, la scarificazione è diffusa soprattutto in Africa centrale ed in Nuova Guinea, sebbene molti governi locali le abbiano proibite. Questo processo venne utilizzato anche dalle popolazioni nordiche in epoca romana. Ad esempio gli storici romani affermavano che i Goti si incidessero le guance per non far crescere la barba. Questo fine rimane molto dubbio, ma di fatto testimonia la pratica della scarificazione anche in epoca romana. 1 estremo, che trattano il corpo come “la più ricca macchina da apprendimento sensoriale del mondo” (Cooper 1995, 6). In tutti questi casi, la disciplina corporea arriva a ridefinire le categorie di spaziotempo, esplorando opportunità sensitive e cognitive che mirano a percepire possibilità inesplorate del nostro campo energetico. Il punto di vista che intendo sostenere è che i processi trasformativi indotti dalle tecniche autogene, così come quelli derivati da pratiche che una psicologia normativa definirebbe perverse, appartengono alla medesima area; la comprensione di questo fatto è possibile soltanto a patto che una “psicologia delle buone opere” faccia posto a una psicologia perversa, se ci teniamo al significato del latino pervertere = sconvolgere, rivoltare completamente, mettere sottosopra. Allora le forme di manipolazione corporea appaiono come delle immagini pervertite che hanno la funzione di alterare il punto di vista del nostro campo di coscienza. Come scrive Thomas Moore, “un‟immagine pervertita può essere considerata uno dei „simboli della trasformazione‟” (Moore 1990, 107). Sotto questa luce, le immagini erotiche perverse costituiscono un‟evocazione dell‟Ombra, indispensabile per superare l‟innocenza, con la sua negazione degli aspetti ambivalenti della passione amorosa Nel cosiddetto sesso estremo, accezione larga che comprende esperienze sessuali che esplorano i limiti sensoriali attraverso quelli che potremmo chiamare rituali dell‟eccesso, alcuni dei temi citati vengono per così dire visti alla moviola. Si tratta certamente di comportamenti che sarebbe legittimo includere nel capitolo della psicopatologia sessuale. Ma sarebbe riduttivo e forse anche difensivo, se è vero – come sostiene Guggenbühl-Craig – che “l‟ombra, […] il lato oscuro e distruttivo, può essere sperimentato attraverso la sessualità” (Guggenbühl-Craig 1973, 549). Nel processo di individuazione, infatti, occorre prendere contatto con l‟Ombra e con le polarità Anima/Animus; e nella vita psichica tutto, anche la cosiddetta psicopatologia, concorre all‟individuazione. Così le immagini perverse mettono in contatto con l‟Ombra; mentre le fantasie sessuali e le pratiche sessuali non procreative, che giocano nella vita degli esseri umani una parte senza dubbio superiore a quella occupata dalle pratiche cosiddette normali, sono altrettanti modi di entrare in relazione con la fenomenologia Anima/Animus. Vista così, “la psicopatologia non significa più lo studio delle forme inferiori della vita psichica ma lo studio delle variazioni nel processo di individuazione” (Guggenbühl-Craig 1973, 555). Allora c‟è un telos in ogni sintomo, e non è azzardato riferire certi aspetti del sadomasochismo (S/M) al tentativo di esperire il lato oscuro di Dio. D‟altra parte, la resa è la vera essenza dell‟atteggiamento religioso; non per caso muslìm è “colui che si abbandona a Dio”, mentre Islàm significa “abbandono” e anche “sottomissione”. Sottomissione a Dio, certo; ma per estensione sottomissione alla vita. E azzardiamo che la sottomissione all‟altro, che ha tanta parte nei vincoli dell‟eros, muova dalla stessa area esperienziale che permette la sottomissione all‟Altro caratteristica del sentimento creaturale. La schiavitù fa parte del desiderio, qualunque ne sia l‟oggetto. Non fa meraviglia sapere che, nell‟antica Grecia, le statue delle dee venivano legate e liberate ritualmente dalla sacerdotessa del tempio. D‟altra parte, in certe esperienze di sesso estremo che implicano un certo grado di deprivazione sensoriale si giunge a percepire l‟abbandono e il superamento del guscio egoico. Anche il porsi come cosa nelle mani dell‟altro, aspetto centrale dell‟universo S/M, comporta uno svuotamento dell‟ego. Così come la sospensione dell‟atto sessuale in un perenne “presente eccitatorio”, tipico di certe esperienze S/M, ricorda l‟enfasi tantrica sulla ritenzione del seme e certe descrizioni del Vuoto del buddhismo Mahayana. Nel feticismo, poi, si realizzano una sospensione di tutti gli scopi e un annullamento della soggettività, il feticcio ponendosi come memento religionis o addirittura come memento dei (Perniola 1994). Non stiamo evidentemente facendo l‟apologia di una sessualità senza vincoli; al contrario, il fatto che le vette dell‟esperienza erotica rientrino nella fenomenologia del sacro e che comportino di conseguenza un pericoloso contatto con il mana implica che non si tratta di promuovere una nuova forma di liberazione sessuale. Non a caso il movimento che fa riferimento al sesso estremo parla di erotismo antagonista. Ritengo che si debba analizzare il fenomeno del neo-tribalismo, che spinge molti giovani verso una svariata gamma di modificazioni corporee: forme reversibili come i mehndi – decorazioni realizzate con l‟henné – e il body-painting; e forme estreme come tattoos, piercing, scaring, branding. Sono espressioni della Body Art, che “[…] sarebbe oggi […] l‟ultima frontiera per ritrovare l‟autenticità dell‟esperienza e, attraverso le sofferenze fisiche, riappropriarsi della spiritualità non mediata” (Calamandrei 2000). La Body Art comprende anche l‟attività della francese Orlan, le cui performances consistono nell‟esporre il proprio corpo chirurgicamente modificato; o del cipriota Stelarc, che si sospende nel vuoto appeso ad uncini conficcati nella pelle, ingoia sonde endoscopiche per mostrare l‟interno del proprio corpo e – vero cyborg – danza con una protesi robotica consistente in un braccio aggiunto. “Di fronte a questi scenari fantascientifici le teorie analitiche con le loro zone erogene, la libido, i sintomi somatici ecc… impallidiscono e appaiono tentativi ingenui di rincorrere una realtà più veloce delle fantasie stesse” (Liotta 1995, 160). 3. Riti di iniziazione Parlando di modificazioni corporee estreme, vere e proprie mutilazioni, si può fare un richiamo pertinente ai riti di iniziazione, che hanno lo scopo di rompere i legami primari mediante quelle che sono state definite cerimonie della seconda nascita (Bettelheim 1962). Golem è una rivista telematica che annovera tra i suoi fondatori Umberto Eco. Nel numero 21, gli psichiatri Franca Pezzoni e Giacinto Buscaglia hanno messo in rete un articolo dall‟eloquente titolo “Riti antichi, moderne usanze”. Vi si pone in relazione cybernavigazione e riti dionisiaci, confrontando criticamente le analogie tra quanto avviene nelle comunità virtuali e quanto avveniva nei riti dionisiaci. Gli Autori elencano alcuni punti di contatto, che riporto di seguito (Pezzoni e Buscaglia 1999): • Limitazioni dell‟esperienza sensoriale. • Anonimato e assunzione di altre identità. • Parificazione dello status sociale. • Ampliamento dei limiti spazio-temporali. • Alterazione dello stato di coscienza. • Accesso a relazioni multiple. • Dipendenza. • Proselitismo ed epidemia. • Trasgressione. • Resistenza. Come al solito, dunque, il (dio) rimosso ritorna. La gran parte dei fenomeni descritti nel presente lavoro rientra in effetti nella fenomenologia di Dioniso, con delle sfumature saturnine date dall‟ossessiva ritualità e da un certo sapore “dark”. Abbiamo visto come l‟erotismo promuova l‟uscita dal dall‟Io; allo stesso modo, Dioniso spersonalizza, assottigliando la cesura tra l‟Io e l‟ambiente. Dioniso, in verità, sfuma i confini che regolano la dialettica delle coppie polari: bene/male; maschile/femminile; piacere/sofferenza; conscio/inconscio; in ultima analisi vita/morte. Le droghe, soprattutto quelle allucinogene, gli appartengono, a cominciare da quella droga collettivamente accettata e pertanto addomesticata che è il vino. Ne deriva che ogni fenomenologia di Dioniso è toccata dalla mania. Come dice Socrate nel Fedro (244 D):“La mania che proviene dal dio è migliore dell‟assennatezza che proviene dagli uomini” (Platone 1991, 554). Tra le caratteristiche che apparentano i cybernauti e i dionisiaci, come abbiamo visto, c‟è l‟epidemia. Ora, epidemìa era detto il rumoroso ingresso con cui una combriccola di ragazzi ubriachi e travestiti da donna entrava nei villaggi durante le feste dedicate a Dioniso (Zolla 1998): l‟ebbrezza vi trovava posto insieme a una confusione di genere che richiama alla mente il moderno transgender (Helena Velena 1995). Feste segrete triennali celebravano Dioniso nell‟Ade. Era l‟occasione per flagellare le menadi, baccanti divine al seguito di Dioniso. Persistenze di queste cerimonie si ritrovano nel Medioevo e in particolare nel movimento dei flagellanti che dal „200 all‟inizio del „400 attraversò l’Europa in un fragile equilibrio tra ortodossia ed eresia. “Nel maggio del 1260 […] non si sentono più risuonare se non canti lugubri, scanditi dai colpi di frusta, che proseguono tutta la notte, alla luce delle torce” (Magli 1977, 81-82). Sembra veramente di assistere a una saturnizzazione di Dioniso. L‟accento sul sangue, equivalente del vino caro a Dioniso e simbolo di vita, è molto forte. D‟altra parte, la trasformazione dell‟acqua in vino (Giovanni 2, 1-11) è un miracolo dionisiaco, come attesta Pausania. La Festa dei Folli, il risus paschalis, molti aspetti del carnevale sono altrettante sopravvivenze dei culti dionisiaci. In Francia, all‟inizio del carnevale, veniva incoronato un Papa dei Folli e si svolgeva la Festa degli Innocenti, nel corso della quale, per di più in chiesa, venivano rappresentate parodie della liturgia ecclesiastica. All‟aperto, i giovani tagliavano rami freschi con i quali frustavano le ragazze: l‟iniziazione della puella, che attraverso una sofferenza non priva di valenze erotiche conosce un‟attenuazione dell‟innocenza, richiama fortemente l‟immagine della solenne iniziazione dionisiaca del celebre affresco pompeiano della “Villa dei misteri”. In generale, gli elementi erotici sono molto forti nel culto di Dioniso. “Le erme dionisiache recano un membro proteso e questo è esibito durante le processioni. Satiro (sathêritos) voleva dire membro gonfio […]. Si rammenti infine che tralcio di grappoli, oschos, vuol dire anche scroto” (Zolla 1998, XXXI). “La cristiana malizia di Clemente Alessandrino ricorda Dioniso come choiropsàles, „colui che tocca la vulva‟: anzi, che sa farla vibrare con le dita come le corde di una lira” (Calasso 1988, 60). Tuttavia, come d‟altra parte avviene nella vita, questa capacità non procede da un accentuato maschilismo bensì da una felice integrazione del femminile. “[…] Dioniso è il dio che ha suprema familiarità con le donne. […] Dioniso è l‟unico dio a cui non occorre mostrarsi virile, neppure in guerra. Quando il suo esercito muove verso l‟India, somiglia a un clamoroso corteo di ragazze” (Calasso 1988, 59-60). Non a caso “Dioniso fa della donna la guida del tìaso” (Zolla 1998, XXIII). BIBLIOGRAFIA Bettelheim, B., Ferite simboliche, (1962), Bompiani, Milano, 1996. Calamandrei, M., Quasi quasi mi faccio a fiori, Il Sole 24 ORE, Milano, 23/01/2000. Calasso, R., Le nozze di Cadmo e Armonia, Adelphi, Milano, 1988. Conru K., Bernatzik Africa, Continents editions, Milano, 2003. Cooper, R. W., Sesso estremo, Castelvecchi, Roma 1995. Fenichel O., Trattato di psicoanalisi delle nevrosi e delle psicosi, Astrolabio, Roma, 1951. Gabbard G.O., Psichiatria psicodinamica, Cortina, Milano, 1995. Galimberti U., Orme del sacro. Il cristianesimo e la desacralizzazione del sacro, Feltrinelli, 2000. Guggenbühl-Craig, A., Psicologia junghiana e psicopatologia sessuale, in Rivista di Psicologia Analitica, Marsilio, Padova 1973, n° 2. Helena Velena, Dal cybersex al transgender, Castelvecchi, Roma, 1995. Krafft – Ebing, Psychopathia Sexualis, Carlo Manfredi, 1953. Leiris M., Jaqueline Delanges, Africa nera, Rizzoli, 1967. Liotta, E., Tra mente e corpo: rispecchiamenti e risonanze nella creatività, in Rivista di Psicologia Analitica, Astrolabio, Roma, 1995. Magli I., Gli Uomini della Penitenza - Lineamenti antropologici del medioevo italiano, Cappelli, Bologna, 1967; (nuova ediz.) Garzanti, Milano, 1977; Muzzio, Padova, 1995. Medard Boss, Perversioni sessuali: significati e contenuti, La biblioteca di Vivarium, Milano, 1998. Moore, T., Il lato oscuro dell‟eros, (1990), Lyra libri, Como 1998. Perniola, M., Il sex appeal dell‟inorganico, Einaudi, Torino 1994. Pezzoni, F. – Buscaglia, G., Riti antichi, moderne usanze, in Golem, www.rivistagolem.com, 1999, n° 21. Platone, Fedro, in Tutti gli scritti (a cura di G. Reale), Rusconi, Milano, 1991. Riefensthal L., Africa, Taschen, 2005. Rifelli G., lezioni di “Psicologia e Psicopatologia del comportamento sessuale”, corso di laurea in Psicologia, anno 2000-2001, Università di Bologna. Rifelli G., Moro P., Sessuologia clinica. Vol. I: Sessuologia generale, Clueb, 1989. Rovesti P., Alla ricerca della cosmesi dei primitivi, Blow up, 1977. Zolla, E., Il dio dell‟ebbrezza, Einaudi, Torino 1998.