(SV) - Area archeologica adiacente alla chiesa romanica di S
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Noli (SV) - Area archeologica adiacente alla chiesa romanica di S. Paragorio La cittadina costiera di Noli è un importante centro del Finalese, nella Riviera di Ponente, noto in particolare per l'intatto borgo, il Castello e le torri medievali. Problematiche ne restano le origini, anche se l'ipotesi di un eventuale stanziamento in età imperiale ha trovato nuovo impulso con gli scavi più recenti, tuttora in corso, che hanno messo in luce, in un limitato sondaggio nell'area di S. Paragorio, dei livelli di I-II sec. d.C. (FRONDONI 1988, pp. 149-159). Accertata è comunque una presenza insediativa tardoantica, documentata da reperti rinvenuti in stratigrafia e databili tra III e VI secolo, nelle campagne archeologiche 1987-1990, svolte dalla Soprintendenza Archeologica della Liguria e dirette da chi scrive. Nella zona adiacente al fianco meridionale della chiesa romanica di S. Paragorio, in area suburbana, i primi scavi, effettuati nel 1972 dalla Soprintendenza Archeologica della Liguria in collaborazione con l'Istituto Internazionale di Studi Liguri e diretti da Marina Vavassori, misero in luce una vasta necropoli e un battistero paleocristiano ad aula absidata, in una ininterrotta sequenza stratigrafica dal Tardoantico al XVI secolo (VAVASSORI 1973, pp. 45-63; FRONDONI 1988, p. 125 e ss.). All'edificio battisteriale di V-VI secolo (fase VII) si sovrappone un riempimento (fase VI) con reperti ceramici tardomani e altomedievali databili entro la seconda metà-fine del secolo VIII, quando la chiesa altomedievale che precedette l'attuale fondazione romanica di S. Paragorio taglia e mette fuori uso i muri del battistero. Dallo strato VI di abbandono provengono due piccoli frammenti di invetriata piombifera, forse appartenenti ad uno stesso oggetto, che si è tuttavia preferito mantenere distinti nella schedatura, in mancanza di una prova certa della loro unità originaria. L'analisi minero-petrografica degli impasti dei frammenti di Noli (analisi 167 e 336) ha rivelato per i due campioni la medesima associazione mineralogica: dimagrante medio-grossolano, caratterizzato da granuli di origine metamorfica, quarzo, feldspati, selce, tracce di augite; la massa di fondo è ferrica. Tale associazione trova riscontro in aree campano-laziali e in alcune aree orientali; tipologicamente i frammenti a vetrina pesante di Noli sono accostabili alla ceramica “del Foro” rinvenuta negli scavi della Crypta Balbi a Roma e potrebbero datarsi entro la fine del secolo VIII, quando la produzione romana del tipo "Forum Ware" sembra diffondersi lungo le coste tirreniche (BONIFAY-PAROLI-PICON 1986, pp. 79-95).[81] In particolare, il frammento nolese con "pinolo" applicato è l'unico esemplare di fabbrica laziale con questa decorazione, databile all'Altomedioevo, sinora noto in Liguria, per quanto consta dagli scavi editi e dalle informazioni gentilmente fornitemi. Un frammento simile degli scavi del Priamàr a Savona (analisi n. 223) non è di sicura provenienza laziale ed ha un impasto differente (si veda infra il contributo di R. Lavagna e F. Benente). Più antichi (età bizantina) e pertinenti ad altre tipologie e a diversa area di produzione sono i frammenti di vasi con vetrina verde o marrone decorati con petali, ritrovati dal Lamboglia negli scavi di Albintimilium (LAMBOGLIA 1950, p. 174, fig. 100, nn. 3-5). Nella campagna archeologica successiva al seminario di Siena, che si è svolta tra il marzo e il luglio 1990 interessando una vasta area di scavo, è emersa—nei livelli più antichi—una notevole percentuale di ceramica invetriata tardoantica-altomedievale. Rimandando l'esame dettagliato dei reperti alla pubblicazione della relativa relazione di scavo, sembra comunque interessante segnalare in questa occasione che si sono potuti distinguere, in base alle analisi in sezione sottile, due distinti gruppi di materiali. Il gruppo I ha un impasto omogeneo, caratterizzato da quarzo cristallino, feldspati, calcari, massa di fondo ferrica; alcuni reperti provengono da livelli rimaneggiati, altri invece presentano una buona affidabilità stratigrafica e sono associati a materiali tardoantichi che rimandano all'età bizantina. Si è qui deciso di pubblicare due frammenti di probabile boccale del tipo "Forum Ware" di fabbrica laziale (US 364 e 494, schede 3-4), perché collegabili per produzione alle invetriate già rinvenute a Noli in passato (schede 1-2). Lo studio approfondito delle relazioni stratigrafiche e delle associazioni ceramiche e vitree si spera consentirà di meglio precisare la cronologia di tali reperti. Nel gruppo II, suddiviso a sua volta in due sottogruppi (il primo con impasto caratterizzato da scisti cristallini e massa di fondo ferrica; il secondo da scisti cristallini e filladi e massa di fondo carbonatica-ferrica) rientrano ceramiche invetriate provenienti da livelli tardoromani, stratigraficamente più antichi di quelli relativi al gruppo I. In questo caso le analisi hanno evidenziato un'area di provenienza locale (savonese) o della zona del basso Piemonte (analisi nn. 373-375).[82] SCHEDE 1. Frammento di parete di forma chiusa (brocchetta sferoide?), cm 2,2x2,4, con pinolo applicato in rilievo e lieve cenno di carenatura, del tipo "Forum Ware", di fabbrica laziale. Da S. Paragorio, scavi 1972, settore A, strato VI, Inv. 1569 bis. Impasto medio, ricco di ossidi di ferro, massa di fondo ferrica, clasti 0,30 mm con abbondanti granuli di origine metamorfica, augite, poca selce. Vetrina: sulla superficie interna tendente al marrone, spessa 0,18 mm; sulla superficie esterna verdastra, spessore 0,25 mm. L'analisi in sezione sottile (n. 167) ha indicato la probabile provenienza da aree appenniniche della media Valle del Tevere o da zone a Nord di Roma (Orbetello, Civitavecchia), non potendosi escludere alcune aree dell'Egeo Nord-Orientale. Bib1iografia: VAVASSORI 1973, pp.62-63, fig. 12; BLAKE 1981, p.32; FRONDONI 1988, pp. 144-145, fig. 100.[83] 2. Frammento di parete di forma chiusa, cm 3,5 x 1,8, del tipo "Forum Ware" di fabbrica laziale. Da S. Paragorio, scavi 1972, settore A, strato VI, Inv. 1569. Impasto e vetrina simili al frammento precedente (n. 1); l'analisi minero-petrografica in sezione sottile (n. 336) ha rilevato per questo esemplare la medesima associazione mineralogica del frammento decorato con "pinolo". Inedito. 3. Frammento di parete curva di forma chiusa (boccale), cm 3,5x1,8, con due pinoli applicati in rilievo, del tipo "Forum Ware" di fabbrica laziale. Da S. Paragorio di Noli, scavi 1990, area C Est, US 364. Impasto medio, caratterizzato da quarzo cristallino, feldspati, calcari; la massa di fondo è ferrica. Vetrina interna ed esterna tendente al marroncino; spessore mm 0,15. L'analisi in sezione sottile (n. 369) ha indicato la probabile provenienza dall'area laziale, in cui il frammento nolese trova confronti anche da un punto di vista tipologico. Il reperto proviene da uno strato di riempimento-disuso di una struttura in pietra tardoantica-altomedievale ed è associato con materiali vitrei e ceramici tardomani (anfore a pareti costolate, ceramica comune, sigillata chiara "D"). Inedito. 4. Frammento di attacco di ansa e avvio di parete di forma chiusa (boccale), diam. conservato all'attacco dell'ansa cm 7 circa, del tipo "Forum Ware", di fabbrica laziale. Da S. Paragorio di Noli, scavi 1990, area C Ovest, US 494. Impasto medio, caratterizzato da quarzo cristallino, feldspati, calcari; la massa di fondo è ferrica. Vetrina interna ed esterna tendente al marroncino; spessore mm 0,15. L'analisi in sezione sottile (n. 371) ha indicato la probabile provenienza dall'area laziale. Il reperto proviene da uno strato di crollo o disuso di una struttura muraria in pietre legate con argilla, tardoantica-altomedievale, lo strato è distinto da un basso rischio di contaminazione e da una notevole presenza di frustuli di carbone e di pietra ollare. Le scarse associazioni ceramiche rimandano all'età bizantina (anfore a pareti costolate o decorate a pettine). L'analisi minero-petrografica ha evidenziato l'identità dell'impasto e della vetrina con il frammento con pinoli US 364 (n. 3), tanto da far pensare a frammenti di uno stesso boccale. È sembrato peraltro azzardato proporre tale ipotesi in sede di schedatura del materiale, visto che i due frammenti provengono da diverse US e da differenti quadranti di scavo. Inedito. ALESSANDRA FRONDONI [84] Bibliografia H. BLAKE, 1981,Ceramica paleo-italiana. Studio in onore di Giuseppe Liverani, “Faenza”, LXVII, pp. 20-52. M. BONIFAY, L. PAROLI, M. PICON, 1986, Ceramiche a vetrina pesante scoperte a Roma e a Marsiglia: risultati delle prime analisi fisico-chimiche, “Archeologia Medievale”, XIII, pp. 79-95. A. FRONDONI (a cura di), 1988, S. Paragorio di Noli. Scavi e restauri (Quaderni della Soprintendenza Archeologica della Liguria), Genova. N. LAMBOGLIA, 1950, Gli scavi di Albintimilium e la cronologia della ceramica romana, Bordighera. M. VAVASSORI, 1973, Una lapide e un battistero paleocristiani a Noli, “Rivista di Studi Liguri”, XXXIX, 1, pp. 45-63. [85]