Genesi e caratteristiche della pedagogia
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Genesi e caratteristiche della pedagogia
GENESI E CARATTERISTICHE DELLA PEDAGOGIA LASALLIANA di Yves Poutet PARTE QUARTA QUALCHE PARTICOLARITÀ DELLA DIDATTICA LASALLIANA Per didattica lasalliana, intendiamo la pedagogia pratica messa in opera da San G. B. de La Salle. Essa riguarda gli orari e le vacanze, i programmi ed il materiale d'insegnamento, i premi e le correzioni, i locali scolastici, la ripartizione degli alunni e le classi formate secondo l'età, la metodologia propria di ciascuna materia insegnata, la scelta e la competenza dei maestri, come anche i rapporti tra loro, le norme pratiche dei rapporti con i genitori e col mondo extrascolastico. Questi mezzi concreti di usarla sono debitori dell'ambiente sociale, economico, politico e religioso in seno al quale ogni sistema educativo si evolve, più che della pedagogia propriamente detta,. La didattica dei Fratelli delle Scuole Cristiane diffusi oggi in più di ottanta paesi del mondo, benché sia qualificata come "lasalliana", non è più uniforme dovunque, né identica a quella che conosceva San G. B. de La Salle ai tempi di Luigi XIV. Resteremo dunque alla didattica lasalliana degli anni vicini al 1715. La Guida delle scuole cristiane, manoscritto del 1706, edito nel 1720, ne indica gli elementi principali. Essi riguardano più le scuole di città che quelle di campagna perché il La Salle destina i suoi Fratelli alle scuole urbane. CAPITOLO PRIMO L'ORGANIZZAZIONE DELLA SCUOLA Qualche fatto già segnalato presiede l'organizzazione di ogni scuola lasalliana. È bene approfondirne le motivazioni. 1 In ogni città importante, il progetto è di fare una sola comunità di maestri al servizio di più scuole, di solito quattro, disposte nei quattro quartieri della città. Con una sola comunità, si ha un'economia di personale perché basta un solo Direttore e un unico cuoco. Quest'economia è indispensabile all'epoca poiché l'obiettivo è di rendere la scuola gratuita per le famiglie. Benché vi siano le parrocchie (con le raccolte per il culto), o i municipi (con i fondi sociali) che sovvenzionano le scuole per gli artigiani ed i poveri, i loro proventi sono limitati anche quando dei generosi "benefattori" chiamati "fondatori", che oggi chiamano "sponsors", partecipano al finanziamento delle scuole e dei maestri. Questa medesima esigenza d'economia induce le stesse autorità a vietare ai Fratelli d'ammettere nelle loro scuole i figli di famiglie agiate, perché, aumentando il numero degli alunni, si rende di conseguenza indispensabile un maggior numero di maestri, il che accresce le spese pubbliche. Pertanto, coraggiosamente, nel nome del diritto dei poveri a non essere esclusi dal frequentare i compagni di ceti più istruiti del loro, il La Salle preferisce subire dei processi piuttosto che accettare denaro dalle famiglie "che hanno la possibilità di pagare dei maestri" e di imporre ai poveri l'umiliazione di dimostrare di essere iscritti nei registri dell'elemosina tenuti dagli Uffici dei poveri. Per contrastare la tendenza delle autorità che finanziano le scuole gratuite ad accrescere smisuratamente il numero degli alunni di ogni classe per diminuire quello dei maestri, il La Salle lo limita ad una sessantina, il che significa che occorrono tre classi per 180 ragazzi e quattro se ce ne sono 200 a scuola. Ma in questo caso, ai quattro maestri pagati dalle autorità, aiutate o no dai benefattori, egli ne aggiunge gratuitamente un quinto per tenere conto delle evenienze o sostituire un maestro malato. 1 Questo Fratello in "sovrannumero" serve nella sorveglianza generale e occasionale. Un tale sistema economico è possibile solo perché i Fratelli vivono in comunità, non hanno mogli e possiedono un vero amore per la povertà evangelica. 1 A.D. du Vauc1use, H I, Formazione dei nuovi maestri o terza parte della Guida delle scuole, ed. Fratel Anselme, Guida delle scuole cristiane, Parigi, Procura generale, 1951, pag. 318. 2 Dato che è difficile occuparsi nello stesso tempo di 60 alunni di diverse capacità, la didattica lasalliana comincia col dividere la classe in più gruppi a seconda delle materie insegnate, poiché alcuni sono ancora alla lettura mentre altri iniziano a scrivere. Ogni gruppo è composto da tre livelli. Ci sono dei "principianti", degli "intermedi" ed infine dei "provetti". Ogni mese, seguendo i progressi constatati negli alunni, si fa un cambiamento nella loro ripartizione. In questo modo, il maestro si occupa simultaneamente solo di una ventina di ragazzi, mentre controlla però che tutti gli altri siano occupati. La didattica propria di ciascuna disciplina (lettura, scrittura, calcolo) è adattata a questo modo di procedere, come vedremo. L'organizzazione della scuola si interessa anche della sua struttura e dell'arredamento. Entrambi devono essere funzionali da un punto di vista essenzialmente pedagogico, La Guida delle scuole non li trascura. Ogni alunno deve poter entrare in aula senza doverne attraversare un'altra. Per evitare distrazioni, le finestre che danno sulla via devono essere poste abbastanza in alto perché non si possa vedere dall'interno quello che vi accade. È bene inoltre "che le aule siano esposte alla luce e all'aria buona ed abbiano perciò due finestre ai due lati" di ciascuna (per il ricambio dell'aria, N.d.T.). Perché l'aria sia sufficiente le aule devono misurare, possibilmente, almeno da cinque a sette metri di lato, mai più di otto. Una porta di comunicazione tra una classe e l'altra facilita la sorveglianza se uno dei maestri è costretto ad assentarsi. I banchi degli alunni sono di cinque altezze diverse per essere adatti a ragazzi di varia statura. Nella classe superiore, gli scrivani hanno a disposizione dei tavoli con calamai per l'inchiostro. Anche questi tavoli sono di misure diverse con delle panche adatte a ragazzi più o meno alti. Sono più alti dietro che davanti per offrire un piano inclinato verso lo scolaro che facilita la scrittura. Sono indicate misure precise con disegno a titolo d'esempio. 2 La lavagna è "attaccata al muro", Il lato in basso è ad un metro e cinquanta da terra e la parte alta è inclinata in avanti perché il maestro possa scrivere facilmente col gesso su tutta la superficie e tutti gli alunni d'una stessa lezione vi leggano chiaramente. Le sedie dei maestri sono descritte minuziosamente. Sono sopraelevate (su di una pedana, 2 CL 24, pag. 218-220. 3 N.d.T.) per assicurare una perfetta visibilità di tutta la classe. Un armadio serve per riporre i fogli, le penne, temperini, modelli di scrittura, riserve d'inchiostro, libri, premi, manoscritti e registri per la lettura, oltre ai registri degli alunni, per seguire meticolosamente i progressi di ogni ragazzo. Qualche libro e qualche raccolta di sentenze completano l'insieme. "Un'immagine di carta del Crocifisso", delle immagini della S. S. Vergine, di san Giuseppe, dell'Angelo custode, sono incollate su di un supporto ed incorniciate. È una maniera visiva di ricordare ai ragazzi che Dio li vede continuamente, e, al momento delle preghiere, di concentrare la loro attenzione, facilitando il dialogo con le persone rappresentate. Una stessa intenzione di pedagogia visiva si traduce in cinque massime appese ai muri. Il maestro, in silenzio, indica (col segnale,N.d.T.) quella massima che il tale o il talaltro degli alunni dovrà osservare, dal momento che l'ha ignorata. Risparmia così anche la voce, non turba i presenti in classe, ma fissa l'attenzione dell'interessato obbligandolo a leggere secondo il caso: 1- Non bisogna assentarsi dalla scuola o giungervi in ritardo, senza autorizzazione. 2- In classe bisogna applicarsi nello studio. 3- Bisogna sempre scrivere senza perdere tempo. 4- Bisogna ascoltare attentamente il catechismo. 5- Bisogna pregare Dio con devozione sia in chiesa che in classe". 3 L'insegnamento è simultaneo durante il catechismo, ma per la lettura, la scrittura e l'aritmetica, si effettua a piccoli gruppi omogenei. CAPITOLO II LA RIPARTIZIONE DEI MAESTRI E DEGLI ALUNNI 3 Ibidem, pag. 226-227, 4 Nel 1716, ci sono in Francia solo 22 città provviste di una o più scuole lasalliane. Otto dispongono solo di una scuola con due classi, sperando di vedere rapidamente crescere il numero degli alunni per poter formare una comunità da tre fino a cinque maestri; una sola città ha soltanto una scuola di tre classi; sei hanno una scuola con quattro classi; sette altre hanno più di quattro classi ripartite in varie scuole. 4 Essendo diverse le condizioni iniziali, la didattica adoperata mostra necessari adattamenti, anche se gli obiettivi pedagogici perseguiti sono identici. È troppo semplicistico scrivere, come si fa spesso, che la ripartizione degli alunni delle scuole lasalliane in più classi separate corrisponde all'uso di un insegnamento simultaneo paragonabile a quello dei collegi dove subentra all’insegnamento individuale praticato dai Maestri scrivani e dai Maestri delle piccole scuole. In realtà, la didattica lasalliana è ora simultanea ed ora individuale e talvolta reciproca, perché è sempre rispettosa sia delle capacità molto diverse dei ragazzi, sia delle esigenze d'un insegnamento per gruppi di livello. I ragazzi di una stessa scuola sono ripartiti in gruppi che seguono la stessa "lezione", perché il maestro possa seguire ogni alunno separatamente. Il La Salle chiama ciascuno di questi gruppi col termine "lezione". È ogni "lezione" o gruppo a comportare dei "principianti", degli "intermedi" ed infine dei "provetti", come si è indicato precedentemente. Il La Salle distingue più "lezioni" per la lettura, poi per la scrittura ed il calcolo, ma la base dell' organizzazione appoggia sulla competenza in lettura. Quando una scuola ha solo due classi, la prima classe può contare a volte fino a cinque "lezioni" o gruppi di base. Per comodità si può rendere nota la descrizione 4 CL, 57, pag, 147 che verrà corretto dopo Rigault, t. I, pag. 409-410, mettendo "Arles" al posto di Alès, diocesi d'Usèz ed aggiungendo Fratel Barthélémy fra i componenti della comunità di SaintYon. Abbiamo così, nella diocesi di Reims, 13 Fratelli (9 a Reims, 4 a Rethel ); nella diocesi di Laon, 8 Fratelli (5 a Laon, 3 a Guisa); nella diocesi di Parigi, 13 Fratelli, (lI a Parigi, 2 a Saint- Denis ); nella diocesi di Versailles, 4 Fratelli; nella diocesi di Dijon, 2 Fratelli; nella diocesi di Moulins, 2 Fratelli; nella diocesi di Mende, 2 Fratelli; nella diocesi di Viviers (Les Vans) 2 Fratelli; nella diocesi di Uzès, 4 Fratelli (Alès); nella diocesi di Avignone, 4 Fratelli; nella diocesi di Boulogne 12 Fratelli, (6 a Calais, 6 a Boulogne); nella diocesi di Rouen, 22 Fratelli (2 a Damétal, lO a Rouen, lO a SaintYon nella parrocchia di Saint-Sever). Un totale di 100 Fratelli ai quali si deve aggiungere Fratel Drolin a Roma e il Fondatore, che non dirigeva né scuole né comunità. 5 che fornisce la Guida delle scuole, che redige uno schema di ripartizione degli alunni seguendo il loro grado di progresso: delle sigle permetteranno di orizzontarsi meglio. In lettura ci sono nove gradi: Ll=Cartellone con l'alfabeto per un mese, L2=Cartellone con le sillabe, L3=Sillabario, solo per compitare, L4=Sillabario per la lettura scandendo le sillabe, L5=Secondo libro, in lingua corrente, L6=Terzo libro con punteggiatura e numeri, L7=SaIterio, per la lettura del latino, L8=Galateo, in caratteri gotici, L9= Manoscritti e registri. Se la scuola ha tre classi, il maestro della prima ha di solito i livelli da L1 a L4, quello della seconda ha gli alunni da L5 a L7, e quello della terza insegna ai livelli L8 e L9. Al momento giusto, le lezioni di scrittura e di aritmetica sono inserite nell'orario di certe classi. La complessità è talvolta estrema. Seguiamo l'organizzazione di una settimana. Gli scolari che affrontano il "terzo libro" in lingua corrente studiano il lunedì, per una mezz'ora, il "tabellone" delle vocali, degli accenti, la punteggiatura e delle abbreviazioni latine consuete, e così si preparano alla lettura del Salterio. Il venerdì pomeriggio, prendono confidenza con il "tabellone" di numerazione, composto da numeri arabi e da numeri romani, e questo studio prepara alle lezioni d'aritmetica. La scrittura comincia solo quando gli alunni sanno "leggere perfettamente senza errori", il che presuppone che appartengono al gruppo dei "provetti" del latino (L 7). In pratica è meno semplice perché dei ragazzi grandi, che non frequenteranno a lungo la scuola, hanno bisogno di sapere scrivere, e dunque di cominciare a vergare i caratteri prima di sapere "leggere perfettamente senza errori". Al contrario le manine dei più piccoli - quelli minori dei dieci anni - rischierebbero di ferirsi nel tagliare le penne d'oca, ed anche di prendere l'abitudine di posizioni sbagliate delle dita, difficili da correggere in seguito. Di conseguenza, il maestro deve stare attento anche a questo. Così, gli alunni di 12 anni sono ammessi al gruppo degli "scrivani" anche se non sono ancora al terzo libro di lettura. 6 La Guida del 1706 comprende otto gradi nell'insegnamento della scrittura del carattere rotondo e sei per quello corsivo, mentre l'edizione del 1720 semplifica conservando solo sei livelli di scrittura per il rotondo, e cinque per il corsivo, chiamato anche carattere italiano. La scrittura "commerciale" è un rotondo di misura media o grossa, mentre la scrittura detta "finanziaria" è un rotondo piccolo. Il perfezionamento dei "provetti" consiste nel riuscire a fare uno scritto sciolto o "veloce" perfettamente leggibile. In pratica, i ragazzi più grandi che iniziano il loro ciclo scolastico sono dispensati dall'esercitarsi nella scrittura rotonda. Cominciano col carattere italiano, che, essendo pendente, è più vicino alla scrittura del corsivo. L'insegnamento dell'aritmetica comincia solo quando i ragazzi sono arrivati al uarto grado degli scrivani. La lezione si tiene il lunedì mattina "all'inizio della scrittura", ed anche il martedì ed il venerdì pomeriggio per una mezz'ora. Si può utilizzare le sigle seguenti per indicare le diverse lezioni di aritmetica: A l = addizione, A2=sottrazione, A3=moltiplicazione, A4=divisione, A5=regola del tre (che noi chiamiamo prova del 9, N.d.T.). Come per la lettura e la scrittura, ogni grado comporta tre categorie di alunni: i "principianti", gli "intermedi" ed i "provetti" che seguono tutti "una stessa lezione". L'ortografia si studia specialmente durante le lezioni di scrittura, corrispondenti al grado che associa lo studio della lettera corsiva a quello della scrittura tonda iniziando la lettura dei manoscritti. I ragazzi leggono e copiano "pegni, ricevute, contratti di mano d'opera, contratti di notai…contratti d'affitto" per imparare a "saperne fare di simili". Il maestro ne approfitta per fare osservare e rispettare l'ortografia. 5 I programmi delle scuole parrocchiali del tempo di San G. B. de La Salle non comprendono la storia, la geografia, il disegno lineare. I Fratelli delle Scuole Cristiane introdurranno queste materie qualche anno dopo cominciando dal disegno tecnico necessario a tanti artigiani, che aveva già esordito nelle scuole domenicali del tempo del Fondatore. Iniziato alla parrocchia di Saint-Sulpice di Parigi, il corso di disegno 5 CL 24, pag.16-18, e 69-75. 7 tecnico si era sviluppato, con nozioni di commercio, nel pensionato di Saint- Yon vicino a Rouen. Anche se i maestri sorvegliano le buone maniere degli alunni ad ogni momento, è attraverso la lettura che delle nozioni della convivenza civile completano il programma insieme ad un approfondimento delle conoscenze religiose acquisite nei catechismi ordinari. I Doveri di un cristiano in lingua corrente sono affrontati al livello L6 mentre le Regole di buona educazione e di cortesia cristiana sono date agli alunni del L8. La grande varietà dell' organizzazione interna delle scuole, dei cambiamenti da una classe all'altra degli alunni che non arrivano sempre alla fine di un anno scolastico, lasciano qualche domanda senza risposta, per esempio: a che età cominciava la scolarità? A che età terminava? A quanti anni di studio corrispondeva? Disponiamo tuttavia di alcuni esempi immaginati dall'autore della Guida delle scuole. Per non irritare nessuno, questi esempi sono fittizi, come provano le date che li accompagnano: un certo Mulot sarebbe entrato a scuola il 31 agosto del 1706 e ne sarebbe uscito lo stesso giorno. Questi esempi indicano, per l'inizio della frequenza in una scuola lasalliana, l'età di sei anni e mezzo, otto anni e mezzo, sedici anni. Térieux comincia i suoi studi a sei anni e mezzo. Due anni dopo li ha terminati con: Tabellone d'alfabeto, Tabellone delle sillabe, Sillabario, Secondo e Terzo libro di lettura ed anche il Salterio in latino. Inizia il terzo livello di scrittura (E3) e legge le Regole della buona educazione. Ha incominciato a scrivere prima dei nove anni e si trova in una classe di seri vani che iniziano a studiare l'aritmetica. È probabile che lascerà la scuola prima degli undici anni, perché gli resta solo da perfezionarsi nella scrittura e nell' aritmetica. Lambert è molto diverso. Aveva otto anni e mezzo quando è arrivato alla scuola lasalliana. A dodici anni e mezzo è tra i provetti della classe superiore e legge i manoscritti. Per la scrittura, accosta l'ultimo ciclo: la scrittura sottile. In aritmetica, studia la divisione e sta per affrontare la regola del tre. Si può pensare che lascerà la scuola alla fine dell' anno scolastico in corso, cioè verso i tredici anni. Mulot non è costante. Ha già sedici anni quando è iscritto nei registri della scuola lasalliana. Riceve la cresima dopo due anni, ma ha fatto la prima comunione solo dopo 8 qualche mese. Ha frequentato quattro scuole diverse tenute da maestri "delle piccole scuole e di pensionato": due anni in una, un anno nell'altra, solo sei mesi in ciascuna delle altre due. Sta assente due volte al mese, naturalmente con l'autorizzazione, per le necessità di famiglia. I Fratelli lo inseriscono nel gruppo che legge le Regole della buona educazione e che si esercita nel terzo grado di scrittura. Presto affronterà l'aritmetica,ma solo al livello dell'addizione. In via eccezionale, è autorizzato ad entrare in classe alle nove del mattino invece che alle otto ed alle tre dopo pranzo invece che all'una e mezzo. 6 François Richard non conosce la scuola dei Fratelli che a dodici anni. Non è tuttavia un ignorante. L'aver frequentato prima altri maestri gli permette di entrare nella classe superiore per perfezionarsi nella scrittura a caratteri rotondi, nell'ortografia e nell'aritmetica, in modo che frequenterà probabilmente solo per un anno la scuola lasalliana. Gribouval, al contrario, ha sei anni quando i Fratelli lo mettono nella classe elementare in compagnia di quelli che leggono solo il "tabellone dell'alfabeto". 7 Se è diligente si può ben pensare che finirà il suo ciclo di studi in quattro o cinque anni e che lascerà la scuola verso i dieci o undici anni sapendo leggere perfettamente il francese, il latino, il Galateo ed i manoscritti anche difficili da decifrare. Saprà scrivere in caratteri rotondi e in caratteri pendenti, nella sottile scrittura finanziaria e in quella piccola in corsivo. Scriverà bene e senza errori i testi della vita comune, senza fare dei grandi ragionamenti di grammatica e conoscerà abbastanza l'aritmetica per fare la regola del tre oltre le quattro operazioni con le loro prove. Il cambio delle monete (dalle livres ai soldi ed ai denari) insieme al calcolo dei pesi e delle misure non saranno più un problema per lui nonostante la loro complessità prima della legge del 1795 che imporrà i sistema decimale legato alla diffusione generale del metro e dei suoi derivati. Saprà leggere persino le cifre romane fino a molti milioni. Dipende dalla scuola che ha frequentato il poter determinare per quanto tempo sarà rimasto in ogni classe. Il numero di classi varia in effetti col numero totale degli alunni 6 CL 24, pag. 235, 237 e 263-269. 7 Ibidem, pag. 256-257. 9 della scuola perché nessuna classe deve oltrepassare la sessantina di ragazzi, almeno in teoria. Dato che i cambiamenti di gruppi si effettuano ogni mese, è raro che una classe corrisponda esattamente ad un anno di studi per la totalità degli alunni. In una scuola con due classi, ogni ragazzo può restare due o tre anni in ciascuna di esse. Se la scuola ha sei classi, dei ragazzi possono restare meno di un anno in alcune classi. D'altra parte, gli inizi della scolarità in una scuola lasalliana, del tempo di Luigi XIV, possono variare da un ragazzo all'altro e non cominciare obbligatoriamente al rientro usuale fissato di solito il 2 di ottobre, dato che le vacanze corrispondono in genere a "tutto il mese di settembre". Tra i sei e persino i sedici anni, come si è visto, un alunno può essere ammesso a scuola nel corso dell'anno scolastico. In questo caso è inserito nella classe e nel gruppo più corrispondenti al suo grado di istruzione, ma tenendo conto di altri due elementi legati al numero di ragazzi che non si deve ingigantire in ogni classe, all'età del nuovo venuto, come al suo sviluppo fisico ed alla sua maturità psicologica. Tutta questa organizzazione permette di mettere in opera non solo un insegnamento a gruppi di livello, ma anche di usare un metodo a volte simultaneo ed a volte individuale. In realtà, nelle scuole del La Salle alcuni alunni diventano talvolta collaboratori del maestro. Così si avvalgono non di un metodo di istruzione reciproca tra scolari, ma di una pedagogia particolarmente attiva. ELENCO DELLE PROGRESSIONI PER FACILITARE LA RIPARTIZIONE DEGLI ALUNNI L I =Cartellone con l' ALFABETO L 2 =Cartellone con le SILLABE L 3=SILLABARIO francese. - Principianti, intermedi, provetti. L 4= SECONDO LIBRO: Compitazione -Principianti, intermedi, provetti. L 5= SECONDO LIBRO: Lettura per sillabe -Dopo avere scandito le sillabe. -Senza compitare. L 6=TERZO LIBRO in lingua corrente. - Principianti, intermedi, provetti. L 7=SAL TERIO in latino. -Principianti, intermedi, provetti. 10 I provetti passano a L8 come principianti, intermedi, provetti. La scrittura comincia per i provetti in latino, tranne per gli alunni adulti che cominciano a scrivere mentre iniziano la lettura del latino. Ci sono sei gruppi di scrittura del rotondo e sei della scrittura italiana o corsivo da cui: S 1, S 2, S 3 S = scrittura a caratteri tondi S = scrittura in corsivo o italiana L 8= Regole della buona educazione in caratteri gotici. -Principianti, intermedi, provetti. S 4 e S b I, S b 2, S b 3, inizio dell'ARITMETICA: addizione sottrazione L 9= MANOSCRITTI e registri, classificati in sei livelli di difficoltà per la lettura: scrittura grossa - scrittura media - scrittura più sottile scrittura trascurata - scrittura difficile - scrittura molto difficile. SCRITTURA ED ORTOGRAFIA: S 5, S 6, Sc 4, Sc 5, Sc 6 con scrittura rapida ARITMETICA: moltiplicazione e prove- divisione e prove- regola del tre (prova del nove). In pratica, la ripartizione per classi di meno di sessanta alunni, non era così legata alla lettura come l’elenco sembra indicare. Tuttavia l'essenziale era di permettere a tutti gli alunni di uno stesso gruppo di lettura di seguire insieme la stessa lezione, come del resto uno stesso gruppo di alunni, facendo aritmetica seguiva una lezione nella quale erano riuniti ragazzi di diversi livelli. Per la scrittura, una scuola poteva avere in una classe degli S 3 che leggevano il latino (L 7), mentre altri S 3, che leggevano il Galateo e incominciavano l'aritmetica, erano riuniti in un'altra classe. CAPITOLO III L’INDIVIDUALIZZAZIONE DI UN INSEGNAMENTO SIMULTANEO 1. Un insegnamento individualizzato Il maestro lasalliano che si rivolge abitualmente sia all'insieme dei cinquanta - sessanta 11 alunni di una classe, sia al gruppo di una decina o di una ventina, non manca mai di individualizzare il suo insegnamento. Facendo domande un po' agli uni e un po' agli altri, prende nota delle qualità e dei difetti di ciascuno ed anche dei diversi gradi di progresso nello studio della materia insegnata. Più che cercare di manifestare la superiorità delle sue conoscenze su quelle dei ragazzi, preferisce interrogare prima quelli che hanno più possibilità di rispondere bene e di esserne soddisfatti, che di umiliare i più ignoranti. Questi ultimi sono interrogati soltanto più tardi, dopo cinque o sei ripetizioni di alunni mediamente preparati (intermedi) grazie a delle sotto domande più facili. Ma ci sono anche numerose occasioni, nelle diverse classi di un insegnamento elementare, che richiedono vere lezioni individuali. Così, per la scrittura, il maestro comincia con lo spiegare a tutti la posizione che gli alunni devono assumere, poi passa dietro a ciascuno per "mettere lui stesso lo scolaro nella posizione desiderata", 8 Dispone la mano di ogni principiante su di "un bastone della grossezza di una penna" d'oca, che ha tre intagli per collocare con precisione le dita al posto giusto. Evidentemente le tre tacche non sono disposte allo stesso modo perché bisogna tenere conto della taglia dei ragazzi. Lo stesso esercizio è eseguito molte volte da ciascuno con la penna vera. 9 Durante ogni lezione successiva, il maestro continua a passare dietro gli alunni per rettificare la posizione e i movimenti delle dita di ciascuno. Per molte settimane, per ottenere una corretta formazione delle lettere, egli non manca di "guidare qualche volta la loro mano". 10 Quando uno di loro è giudicato adatto a tagliarsi da solo le sue penne d'oca, gli mostra "come farlo, e per questo" se lo fa venire vicino, Ne approfitta allora per spiegargli tutti i termini tecnici, che servono a nominare le varie parti di una penna d'oca, termini che la nostra civiltà della stilografica e della biro non ha mantenuto nelle sue lezioni di tecnologia. Questo apprendimento individuale è ripetuto per tre giorni di seguito per ogni alunno. 11 La spiegazione di questo aspetto, chiamiamolo corporale, dell'insegnamento della 8 CL 24, pag. 54. 9 Ibidem, pag. 55. 10 Ibidem, pag. 56. 11 Ibidem, pag. 59.. 12 scrittura, occupa più di dieci pagine della Guida, contando quelle che riguardano il modo di "andare vicino a quelli che scrivono e di correggere la loro scrittura". 12 L'accompagnamento individuale non impedisce al maestro di delegare queste funzioni a determinati alunni, almeno in certi momenti. 1. Un insegnamento a volte reciproco Non si tratta qui dell'insegnamento reciproco di tipo lancasteriano che genererà una vera guerra dei metodi nella Francia degli anni 1815-1830 13 , ma solo della partecipazione d'alunni cosiddetti "provetti" all'istruzione dei loro compagni principianti". Da quando assegna agli scolari i posti nei banchi, il maestro bada che un alunno più istruito sieda accanto ad uno che lo è di meno. Ogni "nuovo arrivato" è vicino ad uno che è arrivato da più tempo, il quale ha la missione di "insegnargli a seguire con facilità" senza troppe parole. 14 Lo scolaro "del primo banco" deve di solito distribuire e raccogliere i fogli o le copie. Per la scrittura, un ragazzo che "ha difficoltà" ad imparare il movimento giusto per formare le lettere, si trova così vicino ad un altro "che lo sa fare senza sforzo". Quello che scrive mantenendo una posizione del corpo sbagliata e tiene male la penna è vicino ad un altro che invece le sa tenere correttamente, cosicché può prendere esempio da lui. 15 Durante la mezz'ora che precede, mattino e sera, l'inizio delle lezioni, "uno scolaro tra i più assennati", chiamato "ispettore", fa l'aiutante del maestro, quasi come fosse un supplente, benché sia tenuto a non intervenire ed a stare in silenzio. Deve solo notare i nomi di quelli che chiacchierano e dei distratti, perché questo tempo è riservato ad un 12 Ibidem, pag. 60-69. 13 Lo studio migliore su questa questione è la tesi di Robert- Raymond TRONCHOT, FSC, sostenuta alla Sorbona nel 1972, 3 volumi dattilografati in-4, editi in un volume dall 'Università di Lille. L'insegnamento reciproco nella Francia al 1815 al 1833. 14 CL 24, pag. 263. 15 lbidem, pag. 265. 13 ripasso delle lezioni che saranno recitate più tardi. Per evitare qualsiasi forma di delazione, l'alunno ispettore sa che altri due suoi compagni saranno interrogati in privato dal maestro per controllare la fondatezza delle loro osservazioni, in modo che non si dà alcun castigo senza una discreta inchiesta preliminare, ogni volta che si è verificato qualche disordine. Il silenzio, in questa mezz'ora, non è tuttavia assoluto, perché i ragazzi, a due a due, si aiutano a vicenda nel ripetersi l'un l'altro le lezioni. La classe è un alveare che ronza, ma a voce bassa. Nella classe elementare, un alunno di un gruppo più istruito aiuta quelli che non sanno leggere a decifrare sia la tabella dell' alfabeto sia quella delle sillabe, dato che sono entrambe visibili a tutti, come la lavagna. Per fare questo egli mostra, aiutando si con una bacchetta, lettere e sillabe. Le fa leggere prima da quelli che le sanno, poi le fa ripetere da altri per imprimerle nella memoria di tutti. Nelle varie classi, alcuni gruppi ripetono a due a due sia le preghiere del mattino e della sera che il maestro ha loro spiegato in precedenza, sia le domande e le risposte del catechismo diocesano. 16 Durante il resto della giornata, il maestro non opera da solo. Degli alunni chiamati "ufficiali" collaborano al perfetto ordine generale. I due "che recitano le preghiere", uno di mattino, l'altro di pomeriggio, vengono sostituiti ogni mese. Così una ventina di ragazzi possono avvalersi ogni anno di questa funzione. Un alunno che "porta l'aspersorio" ed un alunno che "porta il rosario" sono incaricati di guidare le file quando tutti i ragazzi vanno in chiesa per la Messa quotidiana. Il primo offre l'acqua benedetta perché ognuno la usi per farsi il segno della croce entrando. Il secondo distribuisce i rosari solo ai propri vicini che li spartiscono fra i ragazzi che non sanno leggere perché li usino per pregare durante la Messa mentre gli altri utilizzano le Istruzioni e preghiere per la santa Messa pubblicate nel 1705 o 1706.17 16 17 Ibidem, pag. 265. Cf. CL 17, le preghiere per la Messa occupano, in questa edizione riservata del 17;34, le pag. 43 - 96. 14 Un alunno è incaricato di suonare la campana per tutta la scuola per segnalare l'inizio e la fine delle lezioni. Ogni mezz'ora, la fa tintinnare per ricordare la Presenza di Dio. Nella classe degli scrivani, uno o due distributori o raccoglitori di carte e di modelli di scrittura stanno attenti che a nessuno manchi il necessario e che nessuno dimentichi di far seccare accuratamente il suo scritto prima di riporre il foglio. Un "portiere" apre e chiude la porta principale della scuola il mattino, il pomeriggio e la sera. Un alunno "custode delle chiavi" lo accompagna come responsabile della chiave e come incaricato di badare alla buona manutenzione di tutto il materiale che si trova nelle varie classi. Ogni sera, un alunno per classe ha l'incarico di scopare il locale dopo aver inumidito il pavimento per evitare la polvere. Tre funzioni segnalate nel 1706 spariscono nel 1720, perché da quel momento sono espletate o dallo stesso maestro, o affidate volta per volta a diversi alunni. Sono quelle di "visitare gli assenti", di annotare i loro nomi banco per banco (per il registro degli assenti) e di raccogliere i pezzi di pane avanzato, dopo la colazione fatta a scuola, perché il maestro li distribuisca ai ragazzi troppo poveri per portarsi il pane da casa. 18 Questa divisione abbastanza larga delle responsabilità del lavoro da fare per l'andamento regolare di una classe o di una scuola, grazie all'aiuto di un numero sufficientemente elevato d'alunni, contribuisce a creare un clima omogeneo e familiare che suscita un reale attaccamento a tutto quello che si fa nella scuola. Tuttavia ci sono dei momenti in cui il maestro si rivolge globalmente a tutta la classe, oppure a tutto un gruppo. Si può parlare allora d'insegnamento simultaneo. 3. Un insegnamento simultaneo per gruppi di livello Si sbaglierebbe strada a paragonare una classe lasalliana del XVII secolo con una classe di collegio di quel tempo o del nostro. Si sarebbe meno lontani dalla realtà pensando a queste scuole di campagna che avevano una classe sola per portare i ragazzi dall'analfabetismo alla fine del ciclo elementare. Pertanto, quando ci si interroga sui motivi che hanno indotto il La Salle ad escludere la campagna dalla sfera d'azione ordinaria dei Fratelli delle Scuole Cristiane, ci si accorge che bisogna aggiungere alla 18 CL 24, pag. 204-218. 15 volontà di rispondere ad un bisogno sociale più urgente la preoccupazione pedagogica di organizzare ogni scuola in una maniera più efficace. Avere, per quanto è possibile, scuole di più di tre o quattro classi, per costituire delle comunità di maestri più esperti, favorisce un insegnamento migliore, come anche la formazione progressiva dei nuovi maestri grazie all'appoggio dei loro confratelli. Con nove gradi o livelli di lettura, sei di scrittura, poi cinque gradi d'aritmetica, previsti dalla Guida delle scuole, s'immagina facilmente che occorre ripartire questi diversi gruppi in più aule. La conduzione di una scuola di campagna non potrebbe avvalersi delle stesse regole. Tutti gli alunni di uno stesso gruppo di livello, siano "principianti", "intermedi" o "provetti", seguono insieme la lezione condotta dal maestro. In questo caso, l'insegnamento può essere qualificato come simultaneo per gruppi di livello, ma questi gruppi si ricostituiscono ogni mese in funzione dei progressi degli alunni. Il gruppo degli analfabeti del primo giorno sparisce in effetti da quando gli alunni diventano capaci di leggere delle parole. Altri gruppi si costituiscono più tardi quando iniziano, nella stessa classe o in una superiore, la lettura del latino o del Galateo stampato in caratteri gotici, poi i vari livelli della scrittura e dell' aritmetica. Il maestro insegna simultaneamente alla totalità degli alunni della sua classe solo alla lezione quotidiana di catechismo. La difficoltà consiste dunque nell'assegnare del lavoro agli alunni che non appartengono al gruppo di livello al quale il maestro si rivolge durante una lezione. Mentre si dedica ad uno dei gruppi, gli altri si occupano a leggere in un altro libro o a scrivere o a fare dei conti. La correzione dei lavori scritti si effettua a volte in classe, nello stesso giorno, a volte il giorno dopo quando un "compito" è stato portato a casa per terminarlo. Questo metodo d'insegnamento esige un orario meticoloso, una preparazione della lezione particolarmente accurata. La ripartizione degli alunni in classi distinte ed in gruppi di livello omogenei esige molta esperienza. È responsabilità del Direttore o dell'Ispettore che seguono la scuola. Tuttavia la vita comunitaria dei Fratelli assicura, meglio di quanto potrebbero fare 16 delle riunioni di insegnanti, estranei gli uni agli altri, una coordinazione permanente in armonia con i bisogni reali di ogni ragazzo. S'impone una tabella per vedere più chiaramente in questa complessità. Non è possibile entrare nel dettaglio degli orari con la Guida del 1706, e nemmeno in quella del 1720, ma solo con la Terza parte della Guida delle scuole, restata manoscritta per tutto il periodo in cui è stata messa in pratica. Questa indica come regolare la durata delle lezioni che varia secondo il numero di classi della scuola e degli alunni di ciascun gruppo di livello. Nel caso più difficile di sole due classi, si ha la seguente ripartizione: 19 ESEMPIO DI UNA CLASSE ELEMENTARE DI 40 ALUNNI DI LIVELLO Ll, L2, L3, L4, L5 Ore 7, 30 Apertura del portone e raduno degli alunni in assenza del maestro. Un alunno di ogni classe sorveglia che tutti stiano quieti. Ore 8 Preghiera presieduta da un alunno e Riflessione cristiana del maestro. Colazione, mentre gli alunni ripetono a due a due le preghiere insegnate dal maestro al catechismo precedente. Il maestro fa ripetere ai lettori (L4-L5) una lezione che dovevano studiare del catechismo della diocesi o del Sunto. Ore 8,30 L I (12 alunni) il maestro fa leggere il Tabellone dell'alfabeto. L 2 (10 alunni), L 3 (8 alunni), L 4 (10 alunni), L 5 (10 alunni): tutti seguono e intervengono eventualmente per aiutare L I. 19 Questa Terza parte della Guida delle scuole, manoscritto edito nel 1706 (CL 24, pag.249-290) non è stata stampata prima del 1951 (ed. Fratel Anselme della Guida delle sClIole, Parigi,Ligel). Non c'è da stupirsi che si riscontrino delle contraddizioni e persino qualche impossibilità pratica, così non è sempre possibile ricostruire esattamente come un maestro operasse in presenza di gruppi di livello così diverso riuniti in una stessa aula. Il primo copista ha omesso alcune parole, certe spiegazioni indispensabili alla coesione del testo. La nostra ricostruzione s'è sforzata di rimediarvi tenendo conto dei vari passaggi sparsi nei testi del 1706 e del 1720. 17 Ore 9 L 1 gli alunni seguono la lettura dell' alfabeto. L 2 il maestro fa leggere il Tabellone delle sillabe. L 3, L 4, L 5: gli alunni seguono e intervengono eventualmente per aiutare L 2. Ore 9,30 L I, L 2, L 3 tutti gli alunni seguono. L 4, L 5 Il maestro fa compitare dal Sillabario. Questi alunni seguono e intervengono eventualmente per aiutare. Ore 10 Tutti gli alunni L I, L 2, L 3 seguono la lettura. L 4, L 5 Il maestro fa compitare e leggere il secondo libro Ore 10,30 Tutta la scuola si reca in Chiesa. Santa Messa (l'orario generale viene modificato se cambia l'ora della Messa). Rientro a casa, senza rompere le file se non per cambiare strada. DOPO PRANZO. L'insegnamento profano dura due ore e mezzo invece di due, così il lavoro è ripartito come il mattino, ma con un quarto d'ora in più per ogni sequenza: Ore 13,30 Tabellone dell'alfabeto per L I. Ore 14,10 Tabellone delle sillabe per L 2. Ore 14,45 Sillabario per L 3. Ore 15,30 Secondo libro Ore 16 Catechismo per tutta la classe. Ore 16,30 Rientro a casa in fila, fino al cambiamento di strade. per L 4, L 5. *Si noterà che la ripartizione oraria potrà essere un po' modificata dalle 9,30 alle 10,30 se L 4 + L 5 hanno 20 alunni invece di 10. Basterà che L 3 (8 alunni) sia ridotto in favore del L 4 e L 5. ESEMPIO DI UNA CLASSE SUPERIORE CON 50 ALUNNI DI LIVELLO L 6, L 7, L 8, L 9. 18 Ore 7,30 Apertura del portone e raduno degli alunni in assenza del maestro. Un alunno di ogni classe sorveglia che tutti stiano quieti. Ore 8 Preghiera presieduta da un alunno e Riflessione cristiana del maestro. Colazione, mentre gli alunni ripetono a due a due il catechismo diocesano dato da studiare (a voce bassa). Il maestro: - fa recitare la lezione. - Verifica i quaderni di scrittura e quelli di calcolo. Ore 8,30 L 6 (12 alunni).!l maestro fa leggere il terzo libro. L 7 (13 alunni). Gli alunni seguono la lettura del terzo libro. L 8 (15 alunni) e L 9 (10 alunni): questi alunni scrivono ed imparano così l'ortografia. Ore 9 L 6: gli alunni seguono. L 7: Il maestro fa leggere in latino il Salterio. Gli alunni del L 8 e L 9 scrivono ed imparano così l'ortografia. Ore 9,30 L 6 e L 7: questi alunni seguono. L 8: Il maestro fa leggere Le regole della buona educazione. L 9: questi alunni seguono. Ore 10 L 6 e L 7 Questi alunni si esercitano a leggere da soli il terzo libro o il Salterio. L 8 Il maestro fa leggere Le regole della buona educazione. L 9 Questi alunni seguono. Ore 10,30 Partenza per la chiesa e la S.Messa. Poi il maestro accompagna le file fino al cambiamento di strade. LUNEDI' MATTINA (ore8,30-9,30) L 9 scrivono e fanno esercizi di ARITMETICA sui loro quaderni. LUNEDI' E VENERDI' POMERIGGIO (ore 13,30-14) tutta la classe segue la stessa lezione. Il lunedì L 9 studia la Tabella delle vocali e delle consonanti, con gli accenti e le abbreviazioni latine grazie alle spiegazioni del maestro. Il venerdì L 9 il maestro spiega la tavola numerica. 19 PER GLI ALTRI GIORNI, LA DIVISIONE DEI CORSI DI POMERIGGIO, POTREBBE ESSERE: Ore 13,30 L 6 (12 alunni) e L 7(13 alunni): gli alunni leggono da soli il terzo libro o il SaIterio. L 8 (15 alunni): gli alunni scrivono. L 9 (10 alunni): il maestro fa leggere dei Manoscritti. Ore 13,45 L 6, L 7 ibidem L 8 : Il maestro fa leggere Le regole della buona educazione. L 9 : gli alunni leggono da soli dei manoscritti. Ore 14,45 L 6 : gli alunni seguono. L 7 Il maestro fa leggere il latino. L 8 e L 9: gli alunni si esercitano a scrivere. Ore 15 L 6 : Il maestro fa leggere il Salterio L 7: gli alunni seguono. L 8 e L 9: gli alunni si esercitano a scrivere. Ore 15,45 L 6 e L 7 : gli alunni leggono da soli il Salterio. L 8 : Il maestro fa leggere Le regole della buona educazione L 9 : Questi alunni scrivono. Ore 16 Tutta la classe: Catechismo spiegato dal maestro con l'aiuto di domande e sotto domande completate con racconti. MARTEDI'E VENERDI' il maestro non fa leggere il Salterio al gruppo L 7 perché corregge gli esercizi di calcolo (per L 7, L 8 , L 9) dalle ore 14,45 alle 15. Queste tabelle necessitano di qualche spiegazione complementare. Iniziamo col caso particolare del mercoledì. Ogni mercoledì, in effetti, il catechismo del pomeriggio dura un'ora intera invece di mezz'ora. È diviso in due parti: spiegazioni e domande sulle verità principali della fede e della morale cristiana, insieme ai "misteri principali" ricordati dalla liturgia, poi la solita istruzione religiosa sul programma del giorno. Nella classe elementare dell'esempio della tabella le scansioni orarie diventano: un'ora e mezzo, due ore, due ore e mezzo, tre ore, poi 20 catechismo. Nella classe superiore l'orario è un po' diverso: un'ora e mezzo, un'ora e mezzo, due ore e mezzo, tre ore, poi catechismo. È questa estrema complessità nella messa in opera di una pedagogia adattata ad una scuola di sole due classi, che il La Salle vuole risparmiare ai maestri esigendo che il maggior numero possibile di scuole possa disporre almeno di quattro classi. La sua intenzione di non aspettare la fine dell'anno scolastico per rimodellare la composizione dei gruppi e delle classi s'aggiunge alla complessità del sistema più preoccupato dell'interesse di ciascun alunno che della semplificazione del lavoro del maestro. 20 Dato che la lettura del Tabellone dell'alfabeto dura solo un mese per i più dotati, e due mesi per i più carenti, ci si accorge che il gruppo L 1 non dura a lungo, neppure quando tiene conto dei ragazzi iscritti tardi a scuola. Lo stesso, o quasi, accade per il gruppo L 1, mentre quelli di L 5 passano molto presto alla classe superiore accogliendo gli L 6. Nel caso di due sole classi, è evidente che un gran numero di ragazzi, se non tutti, restano vari anni nella stessa aula. I cambiamenti di banchi, in ogni aula, si effettuano ogni mese in seguito ai controlli di capacità effettuati dal direttore o dall'ispettore oppure dal "primo maestro". Contribuiscono all'emulazione ed anche ad una amalgama sociale di ragazzi di origini culturali differenti. In questo, la pedagogia, arte di educare e di socializzare, trova la sua utilità. Si sarà notato dalle tabelle orarie che non vi sono intervalli o ricreazioni. All'epoca, gli edifici utilizzati dai Fratelli non erano stati costruiti in maniera funzionale. Le cose cambieranno solo dopo il loro arrivo a Boulogne-sur-Mer e a Saint-Yon. Subito dopo che è stata esaminata l'organizzazione delle classi, s'impone di sapere quale didattica caratterizza l'insegnamento delle materie fondamentali. CAPITOLO IV 20 CL 24, pag. 273-290. 21 EDUCARE ATTRAVERSO LA SCRITTURA, L'ORTOGRAFIA, L'ARITMETICA Attraverso la lettura, il ragazzo si spalanca tutte le porte del sapere. Se la scrittura è un'arte più che una scienza, essa è, nella scuola lasalliana, la porta d'ingresso di molte scienze. Prepara la mano al disegno lineare che, cm le forme geometriche ed il calcolo delle superfici, diventerà familiare nei corsi di adulti ed anche nelle classi superiori delle case di pensione. Per il momento, è proprio la scrittura a servire da base allo studio dell' ortografia e delle regole elementari della grammatica. Copiando massime, sentenze, buoni testi, ed anche dei passi tratti dai Vangeli, dai Doveri di un cristiano, dalle Regole della buona educazione, o da manoscritti utili come le domande d'impiego, i contratti d'affitto, le corrispondenze familiari e commerciali, gli atti notarili, viene immesso tutto un insieme di nozioni sociali, professionali e religiose con la possibilità di aggiungervi delle conoscenze storiche, geografiche e persino degli elementi di cultura letteraria o filosofica, quando il maestro lo ritiene opportuno. È attraverso questa via indiretta, prima di tutto, che si sviluppano, nel XVII secolo, gli elementi culturali di cui approfitteranno i ragazzi degli ambienti meno favoriti.21 1. Attraverso la scrittura l'alunno impara l'ortografia Il maestro verifica la correttezza ortografica delle copie eseguite durante le lezioni di scrittura. Fa redigere a memoria dei testi simili. Chiede anche di rispondere per scritto a celie domande d'istruzione religiosa, oltre le recite orali quotidiane. C'è un quaderno apposta per questo lavoro di formazione all'ortografia. Ogni martedì e venerdì, gli alunni lo danno da correggere al maestro insieme a quello d'aritmetica. La correzione è individuale, dato che il maestro chiama vicino a turno uno per uno i ragazzi mentre gli altri si applicano nella scrittura. La copia, ormai corretta, è in seguito ricopiata a casa in bella forma. Questa seconda copia viene a sua volta verificata dal maestro mentre passa dietro ai banchi per controllare allo stesso tempo i 21 Guida delle scuole, CL 24, pag. 47- 69. 22 compiti a casa d'aritmetica e gli esercizi di scrittura che vengono eseguiti in classe secondo la lezione del giorno. Il dettato ha il suo posto in questo studio dell'ortografia. Viene fatto sempre con calma, per non compromettere la qualità della scrittura dei meno dotati. Il maestro legge una frase. Uno scolaro compita ogni parola che scrive sul suo quaderno. Tutta la classe la scrive così con gli accenti e la punteggiatura segnalati dal maestro e dall'alunno ripetitore. È arrivato allora il momento che un secondo alunno compiti tutto il testo dettato evidenziando accenti e punteggiatura. Se si sbaglia, interviene il maestro o fa intervenire un altro alunno in grado di correggere l'errore. Spesso nell'aula lasalliana un piccolo strumento chiamato "segnale" consente al maestro d'intervenire, in silenzio, cambiando gli scolari ogni volta che lo ritenga opportuno. Un intero capitolo della Guida delle scuole elenca nei particolari i vari segni o segnali utilizzabili. Durante questa rilettura del testo dettato, ognuno cerca di far scomparire anche il minimo errore dalla propria copia. Non è detto che gli errori debbano essere messi in conto. Quello che importa è la perfezione del risultato. Su questo si basa la verifica del maestro mentre correggerà la scrittura passando dietro ai banchi. La preoccupazione maggiore del maestro è di fare in modo che ogni copia sia senza errori, perché il La Salle non è del parere che dare occasioni di commettere numerosi errori d'ortografia possa condurre rapidamente a non farne più in seguito. Sa bene, e lo dice molto spesso, che ogni errore (anche morale) lascia delle tracce, mentre ogni atto può essere l'inizio di un'abitudine, buona o cattiva. Secondo lui, ci si abitua ad una scrittura ortograficamente corretta moltiplicando le occasioni di copiare o di trascrivere senza errori dei testi di vario genere. Le ripetizioni di parole e di frasi nel corso dei dettati migliorano la memoria e nutrono l'intelligenza. 22 Se la lettura e la scrittura forniscono occasioni per studiare l'ortografia, e persino per familiarizzarsi col vocabolario corrente e con dei comportamenti di buona educazione e di vita cristiana, l'insegnamento del calcolo e dell'aritmetica permette ai maestri di comunicare ai ragazzi delle nozioni pratiche 22 Guida delle scuole, CL 24, pag. 73-75. 23 indispensabili a tutti per i loro abituali acquisti ed ancora di più per i commercianti e gli artigiani. 2. Un'aritmetica pratica Ci si rende conto dell'estensione dei programmi d'aritmetica in un capitolo che tratta i Doveri del!'Ispettore delle scuole. Il livello superiore è il quinto. È composto dai ragazzi che "fanno facilmente ogni tipo di divisione" ed imparano non solo la regola del tre ( prova del nove), ma anche "le parti aliquote e le frazioni". 23 Sulla lavagna fissata al muro c'è solo quello che il maestro o gli alunni scrivono nel corso della lezione. 24 La difficoltà nel XVII secolo è maggiore che ai nostri giorni perché il sistema decimale non era in uso. La Guida esige che il maestro faccia conoscere il motivo del modo insegnato di contare, perché la "livre vale venti soldi" e bisogna parlare di "soldi quando si hanno dodici denari", Non si tratta di ripetere come dei pappagalli. Correggendo il lavoro di ogni alunno il maestro deve: "Far riconoscere tutti gli errori con la ragione, chiedendo per esempio perché si incomincia con i denari? perché si riducono i denari in soldi e i soldi in livre?..ed altre domande simili,..per farle capire perfettamente" 25 Col capitolo della Guida dedicato all'aritmetica, si capisce meglio come un maestro lasalliano del secolo di Luigi XIV si comporta per mantenere attivi tutti i sessanta ragazzi che seguono la lezione in una stessa aula, benché appartengano a gruppi di differente livello. 23 Guida delle scuole, CL 24, pag. 269. 24 Ibidem, pag. 69, 226-227. Nella biblioteca degli Archivi dei FSC di Talence ci sono due edizioni di un'opera preziosa dotata di un privilegio reale del 30 agosto 1706, registrata il 6 settembre 1706. Un esame attento mostra che il La Salle l'ha conosciuta ed utilizzata: Étienne de BLÉGNY, Gli elementi o prime istruzioni della gioventù ( ed. del 1712, un'altra del 1732) con dedica ai "padri di famiglia" ed ai "Giovani". Vi sono esposte in successione la scrittura in calligrafie come esempi, la pronuncia, l'aritmetica. Blégny era "Esperto giurato, Scrivano". 25 CL 24, pag. 71-72. 24 Il sabato, ultimo giorno di scuola della settimana, il maestro scrive alla lavagna un esercizio per ciascuno dei gradi di aritmetica tra cui sono ripartiti gli alunni. Il lunedì mattina, all'inizio della scrittura, ciascuno ricopia l'esercizio che gli compete su di un quaderno fatto da lui stesso, cucendo tra loro dei fogli di carta piegati in quattro. La lezione propriamente detta è spiegata dall'inizio della lezione del martedì pomeriggio, per una mezz'ora. Il maestro indica ad un alunno, per esempio, le cifre dell'addizione, ed un altro scrive sulla lavagna i risultati dell'operazione appena vengono enunciati, poi li cancella, un altro scolaro ancora prende il suo posto per scrivere sulla lavagna i risultati dell' operazione dettati da un quarto che viene a rifare la stessa operazione. Il maestro procede allo stesso modo per insegnare la sottrazione: interrogando prima i ragazzi del livello superiore, già molto abili, interviene solo per correggere i loro errori o quando inizia una nuova fase del programma per la quale nessun alunno è ancora in grado di eseguire l'operazione. Tutti i ragazzi seguono la spiegazione, anche quelli che non hanno ancora iniziato lo studio dell'aritmetica che però non saranno interrogati e non avranno esercizi da fare a casa. Essi si rendono conto a poco a poco del procedimento. Non si confonderanno nel sentire i propri genitori fare i conti in questo modo. Con questo metodo, i più istruiti si sentono utili perché partecipano all’istruzione dei meno progrediti. Il pomeriggio di ogni martedì e venerdì, il maestro approfitta del tempo dedicato alla scrittura per controllare le operazioni fatte dagli alunni a casa, sui loro quaderni. Il lunedì hanno eseguito il compito che il maestro ha avuto cura di scrivere sulla lavagna. Il giovedì, giorno di vacanza, gli alunni sono occupati a casa dalle operazioni assegnate a ciascuno "secondo la sua capacità", durante le correzioni del mercoledì. L'iscrizione nel programma della "regola del tre" è indispensabile, perché il calcolo dell'interesse, la divisione delle eredità in funzione del numero dei figli, come la trasformazione da "livres" in soldi, poi da soldi in denari, dato che una livre vale venti soldi ed un soldo equivale a dodici denari è continuamente necessario. Non è semplice. Altre trasformazioni relative alle diverse unità di misura sono ancora più difficili. La lega corrisponde a "un'ora di cammino", valutata in 1500 passi geometrici, e ciascuno di questi equivale a cinque piedi di re, mentre occorrono sei piedi per fare una tesa ed un piede si suddivide in 12 pollici o 144 linee. 25 Per le superfici, la tesa quadrata equivale a 36 piedi quadrati ecc. La stessa complicazione esiste per i volumi ed i pesi. La Guida delle scuole non entra nel dettaglio delle denominazioni e delle valutazioni, perché gli stessi termini non indicano delle misure identiche da una città all'altra. A Parigi, la livre poids de marc conta per due marc ed equivale a 16 once, mentre a Marsiglia bastano 13 once per fare una livre. Queste diversità sono accolte dai Fratelli in funzione delle città in cui vengono inviati, e li obbligano a fare delle acrobazie con questi numeri, multipli e sottomultipli e ad adattare i loro esercizi agli usi locali. Non solo i progressi culturali di una generazione rispetto alla precedente, ma la messa in opera del sistema metrico-decimale, esigeranno più tardi l'estensione dei programmi e l'evoluzione dei metodi. Ciò che importa dunque, oggi, è valutare gli elementi durevoli della pedagogia lasalliana, anche se il presente volume non ha lo scopo di seguire la sua evoluzione nel corso dei secoli. 26 GENESI E CARATTERISTICHE DELLA PEDAGOGIA LASALLIANA di Yves Poutet CONCLUSIONE ELEMENTI CADUCHI E PERMANENTI DI UNA PEDAGOGIA DEL XVIII SECOLO La Prefazione della Guida delle scuole indica con chiarezza che l'opera "non è come una Regola". Può variare nelle sue applicazioni in funzione dei tempi e dei luoghi, delle capacità dei maestri e degli alunni, dell' accumulo di conoscenze da generazione in generazione e, di conseguenza, dall'evoluzione dei programmi d'istruzione. Quando una società si organizza separando la Chiesa e lo Stato, vale a dire il sacro ed il profano, quando è contraddistinta dalla convivenza di religioni differenti e dalla proliferazione di sette o di aderenti al materialismo ed all'agnosticismo, la scuola aperta a tutti non può più funzionare come nella società del XVII secolo francese, governata da colui che la totalità degli Stati riconosceva "il re cristianissimo" come responsabile della Francia "figlia primogenita della Chiesa". L'organizzazione e la didattica hanno subito un'evoluzione. È un gran bene ed è molto lasalliano, perché il La Salle ha affidato ai Fratelli delle Scuole Cristiane la missione di fare approfittare le generazioni future delle loro esperienze, locali e temporali. Risale al 1903 l'ultimo aggiornamento della Guida delle scuole che non aveva mai smesso di perfezionarsi nel corso delle sue successive riedizioni, di cui molte, nella seconda metà del secolo XIX, conservavano quasi solo il titolo iniziale, tanto le modifiche apportate erano importanti. Un rimaneggiamento totale, deciso dal Capitolo generale dei Fratelli nel 1897 dette inizio ad una serie di volumi intitolati Elementi di pedagogia pratica che la legge francese del 1904 (legge Combes, N.d.T.), vietando l'insegnamento ai Fratelli, 27 impedì di far conoscere come meritano, benché costituiscano un vero trattato di pedagogia pratica, 1. Elementi caduchi Nelle diverse edizioni della Guida delle scuole conviene vedere una testimonianza di esperienze localizzate nel tempo e nello spazio, più che una metodologia rigida o una didattica. I principi che l'animano devono essi stessi essere adattati a nuove circostanze, senza dimenticare tuttavia che quelle di oggi lasceranno spazio un domani ad altre. Quest'evoluzione di metodi pedagogici obbliga alla riflessione perché certi principi d'altri tempi, ormai desueti, potrebbero anche rivelarsi ricchi d'efficacia in un avvenire difficile a prevedersi. La penna stilografica ha preso il posto della penna d'oca, ed ecco che la biro rivoluziona il modo d'imparare a scrivere. Le tecniche calligrafiche esposte nella Guida conservano tuttavia un certo valore per chiunque desidera insegnare ai propri alunni la scrittura artistica e preparare le loro mani, ancora docili, ad assumere delle posizioni corrette in previsione di movimenti sicuri, preludio ad esercizi di disegno di cui la vita quotidiana mostra l'utilità. Tuttavia, la sparizione della penna d'oca lascia libere lunghe ore d'insegnamento dedicate ad essa. Queste possono ormai essere destinate a nuove discipline. La dattilografia e l'informatica aprono degli orizzonti sconosciuti in passato. L'insegnamento d'entrambe possono ispirarsi alla Guida associandovi uno studio più accurato dell'ortografia, proprio come i maestri del passato utilizzavano gli esercizi di scrittura per insegnare ad evitare gli errori della lingua parlata e di grammatica. La moltiplicazione delle classi, la riduzione del loro numero di alunni per ottenere una maggior omogeneità, facilitano molto il lavoro dei maestri e semplificano le loro preparazioni alla lezione. Possono così svincolarsi da antichi metodi didattici troppo meticolosi per essere veramente utili. Ogni maestro, ogni alunno, può sentirsi più libero di prendere iniziative a seconda delle circostanze o persino secondo la sua fantasia. La Guida del 1720 richiede al maestro di stare in silenzio, di usare dei segni ed un piccolo strumento chiamato segnale per evitare di parlare. Questo silenzio del maestro favorisce quello degli scolari in una classe di sessanta ragazzi divisi in vari 28 gruppi di livello. La fatica del maestro che parla troppo, in un'epoca in cui la tubercolosi e le malattie polmonari facevano delle stragi, sta all'origine di questo sistema che non è più così necessario dopo i progressi della medicina ed il miglioramento dell'igiene delle aule. La volontà di risvegliare la curiosità dei ragazzi e di spronarli ad esprimersi personalmente lavorando in piccoli gruppi può sostituire il silenzio di una classe con un brusio continuo ma laborioso che non è percepito come un disordine inammissibile. I mezzi audiovisivi moderni sono più efficaci ed interessanti delle grandi immagini appese ai muri, benché si possano usare entrambi. Nella catechesi, l'approccio col Vangelo delle domeniche e delle feste ed anche con la Bibbia, senza limitarsi alle narrazioni bibliche, è diretto ed avviene attraverso semplici domande e risposte. Questo metodo di avvicinamento alle Sacre Scritture vale certamente più dello psittacismo catechetico (= ripetizione pappagallesca del catechismo N.D.T.), anche quando tutte le parole e le espressioni sono accuratamente spiegate, In un ambiente scolastico come il nostro, in cui si mettono insieme credenti e non credenti, la catechesi non può più procedere come al tempo di Luigi XIV. La presenza quotidiana alla Messa non costituiva una rara eccezione. Ogni ragazzo battezzato era considerato come detentore di una fede incrollabile nella divinità del Cristo e nella sua Resurrezione. L'educazione cristiana a scuola poteva appoggiarsi su delle certezze iniziali per sviluppare in seguito il complesso della dottrina cattolica. Oggi, non è più così. La morale vissuta generalmente in Francia non ha più lo stesso substrato. Il senso morale, le virtù civiche, devono essere sviluppate in tutti, cristiani e non cristiani, e questo esige un riferimento permanente a quella che si chiama la legge naturale, ossia la legge della coscienza che scaturisce dalla natura stessa dell'uomo, come spiegava Jules Ferry, presentando il suo progetto di scuola laica, accompagnata da corsi di morale e di educazione civica. Ma la dimensione religiosa non deve essere ignorata né dagli uni, né dagli altri. Essa è una realtà sociale non trascurabile anche per il non cristiano che ha tutto l'interesse a conoscerla e a saperla rispettare. Per lui, lo scoprire la cultura religiosa cristiana, prendere coscienza del ruolo della preghiera, dell'amore 29 di Dio, della natura della Rivelazione in cui crede il cristiano, facilita l'entrata in dialoghi fraterni senza i quali la parola tolleranza manca di calore umano. Invece di procedere come se l'adesione alle verità rivelate fosse scontata, sembra necessario, nel nostro contesto sociale, d'incominciare con l'informare sulla natura della fede cristiana, dono di Dio comunicato da Gesù Cristo trasmesso dalla Chiesa. Quelli che non credono possono tuttavia capire che ricevere la testimonianza evangelica ed entrare così in relazione personale con Dio non è cosa su cui si può scherzare, che la fede esige anche una libera adesione della nostra intelligenza e della nostra volontà. Lo svolgimento della catechesi si sdoppia allora in un'istruzione o cultura religiosa che può presentare le diverse religioni, ed in una catechesi propriamente detta che prepara alla vita cristiana con l'adesione del cuore e dello spirito ai dogmi, alla morale, al culto ed alla frequenza ai sacramenti. Questa vita cristiana non può essere imposta dall' esterno perché non deriva da una conoscenza, ma emana da convinzioni personali. Ci si può rammaricare che la storia, la geografia, le scienze d'osservazione e tutto ciò che si chiama "disciplina di risveglio", siano state messe in pratica da San G. B. de La Salle, esclusivamente per necessità di lettura o di scrittura, ma il mondo popolare del suo tempo, di solito poco istruito, doveva aspettare molte generazioni per arrivare a sentire un minimo di curiosità intellettuale. Le edizioni posteriori della Guida, destinate a nipoti e pronipoti dei contemporanei del La Salle, hanno permesso a costoro di distinguersi in questi nuovi ambiti. 2. Elementi permanenti della pedagogia lasalliana Credere che la Guida delle scuole del 1720 mirasse ad una uniformità completa da una regione all'altra sarebbe un errore. C'erano delle vacanze lasciate all'iniziativa delle parrocchie, delle città, delle regioni vinicole o rurali. L'ora della Messa quotidiana dipendeva dalla buona volontà dei curati più che dai desideri dei maestri. Quando il La SalIe si prende a carico delle scuole del sud, scrive al Fratel Gabriel Drolin che è a Roma ad organizzare la sua scuola come l'intendeva il Fondatore: "Mi sarà difficile mandarle un Fratello" finché non avrò organizzato a Marsiglia un noviziato "perché ci 30 vuole gente del posto per le differenze che ci sono tra la lingua provenzale e quella della Francia". 26 Allo stesso modo, le Regole della buona educazione, ben lontane dal presentarsi come direttive imperiose e immutabili, consigliano di tenere in gran conto “di ciò che si pratica nel paese in cui si abita” perché spesso ciò che è riprovevole in un paese è considerato educato in un altro”. 27 Il rimprovero fatto talvolta alla Guida delle scuole del 1720 di privilegiare i metodi logici invece di quelli psicologici, facendo notare che quelli sono più adatti a degli adulti che a dei ragazzi, forse, a rigore, non è fondato, Ciò sarebbe giusto se il ragazzo del popolo, ai tempi di Luigi XIV, Re dichiarato maggiorenne a 13 anni compiuti, fosse identico ad un ragazzo d'oggi, dal punto di vista psicologico e sociologico,. Ma non è così. Il XVII secolo considera il ragazzo come un "ometto". 28 Fra il popolo specialmente, il ragazzo di 10-12 anni comincia spesso ad aiutare i genitori: badare ai fratellini e sorelline a casa, vendere dei prodotti fabbricati in famiglia, rifornire la bottega del padre artigiano o il magazzino della madre andando dai fornitori. Con le ore di classe ridotte ed il giovedì completamente libero, ed anche le settimane di vendemmia o di raccolto dei prodotti essenziali, resta a disposizione del ragazzo un tempo libero considerevole perché incominci a "guadagnarsi da vivere" completamente o almeno in parte. Per le famiglie del popolo non esistono ferie pagate o viaggi di piacere. In queste condizioni, resta psicologicamente corretto usare una psicologia adatta a degli adulti incolti del giorno d'oggi, applicandola a dei giovani del XVII secolo. C'è di più. Al La Salle sta molto a cuore l'osservazione psicologica dei ragazzi. Lo studio del carattere di ognuno, di qualsiasi età è un' esigenza fondamentale della Guida delle scuole. Il maestro tiene conto di quest'analisi psicologica per regolare la sua condotta pedagogica. Non si sviluppa una teoria dell'infanzia, ma un mezzo 26 Le ettere di San G. B. de La Salle, ed. critica a cura di Fratel Fé]ix-Paul, Parigi, 1954, pag. 156 (luglio 1712). L 27 28 . CL 19, Prefazione, (pag.5) e pag. 62. Philippe ARlÈS, Il ragazzo e la vita familiare sotto il vecchio regime, Parigi, Plon, 1960, cap. I, le età della vita, pag. 369, "durata dell'infanzia". 31 psicologico di adattare una pedagogia generale a tanti casi particolari, quanti sono gli alunni. 29 Quest'osservazione sistematica dei ragazzi in età scolare non è restata senza conseguenze importanti. Mentre l'infanzia non è riconosciuta come un'età specifica all'epoca di San G. B. Battista de La Salle, è percepita in seguito, nel corso dei secoli XVIII e XIX, come un periodo di sviluppo caratteristico che non si può più trattare come l'età adulta. Questo è dovuto specialmente allo sviluppo della scolarizzazione del mondo popolare al punto che l'Ariès ha potuto dire che è la scuola ad aver prodotto l'infanzia. L'opera lasalliana non è estranea alla modificazione del comportamento degli adulti verso 1 ragazzI. Il La Salle è convinto che la virtù pedagogica è un giusto ambito, come i suoi maestri di latino gli hanno insegnato. Esiste veramente solo se la pratica si unisce alla teoria. Il buon maestro, insegna il La Salle, deve tenere legati lo zelo e la dolcezza, l'attenzione e la generosità. 30 Deve saper evitare altrettanto bene d'essere "troppo lento e troppo negligente" ma anche "troppo impulsivo e troppo frettoloso". 31 Nelle correzioni sa essere caritatevole, moderato, calmo. Vi ricorre solo dopo aver ottenuto che il recalcitrante abbia riconosciuto i suoi torti. 32 Fa in modo che il suo zelo per l'istruzione fana dei ragazzi non lo distolga dal suo dovere di consacrare a Dio un tempo di preghiera sufficiente per ottenere "la scienza dei Santi" e l'arte di procurarla ai suoi alunni. Lo sforzo inverso, in favore delle conoscenze profane, gli è ugualmente indispensabile perché il suo desiderio di perfezionare la propria vita spirituale non gli impedisca di riservare alle proprie preparazioni delle lezioni tutto il tempo necessario. 33 Quando la pedagogia lasalliana prevede di dividere ogni difficoltà da risolvere possibilmente in più parti distinte per comprendere meglio quello che bisogna studiare, resta conforme ad una regola del Discorso sul metodo di Cartesio di valore universale. È in questo modo che s'impara a leggere incominciando dapprima 29 CL 4, pag. 236, "Buone e cattive qualità degli scolari". 30 Raccolta di vari trattatelli, 1711, CL 15, pag. 6. 31 CL 15, pag. 96. Ibidem, pag. 6. 32 33 Ibidem, pag. 128-129, e Meditazioni per le festività. 32 col riconoscere bene ogni lettera, poi con l'identificare il suono esatto d'ogni sillaba ed infine quello delle parole. Si continua poi col distinguere i "periodi", cioè il ritmo delle frasi. Il ragazzo procede così dal semplice al complesso, dal particolare al generale, dal facile al difficile; ma l'analisi che s'impone prima di tutto è effettuata dal maestro che sceglie degli esercizi graduati che facilitano molto il lavoro del ragazzo, tutto contento di poter dire o pensare "è facile". La sintesi arriva solo dopo, senza essere mai dimenticata. Lo stesso avviene nella spiegazione del catechismo a domande e risposte, poiché ci sono delle sotto domande di tipo socratico che indirizzano l'alunno verso la gioia di scoprire la risposta giusta. Una storia, sviluppata in modo analitico, prepara l'ascoltatore a rispondere ad una domanda che esige la comprensione sintetica dell'idea essenziale che si vuoI fare ritenere. Infatti, il La Salle desidera che il maestro cominci annunciando il soggetto della lezione, vale a dire il tema generale che sarà spiegato. Gli chiede poi di interrogare i ragazzi sui punti conosciuti da qualcuno di loro, prima di fare ripetere le risposte giuste ad altri meno istruiti. La lezione termina con una ricapitolazione di sintesi che permette di suggerire un esercizio di pietà o di virtù da realizzare il giorno stesso o l'indomani, che verrà ricordato durante l'esame di coscienza della preghiera della sera. Certamente, si può preferire, oggi, l'uso di un altro procedimento, partendo per esempio dall'osservazione della vita corrente o da realtà profane per preparare una riflessione cristiana anche se trascende il mondo visibile. Se questo modo di procedere è adatto a dei ragazzi poco credenti o non credenti per i quali la Rivelazione divina resta a priori inaccessibile, sembra che il metodo di San G. B. de La Salle porti quelli cresciuti in una famiglia cristiana che l 'hanno già accolta, più rapidamente e con minori dubbi ad accostarsi all'amore di Dio di cui sono già coscienti. Nel primo caso, l'alunno procede dall'ignoranza alla conoscenza, mentre nell'altro va dall'amore alla conoscenza, poi ad un amore più grande. Questa è la differenza che esiste tra l'informazione religiosa e una formazione alla vita cristiana impregnata d'amore e di preghiera. 33 Figurano nei capitoli precedenti tanti altri elementi di valore permanente ai quali ciascuno può facilmente riferirsi, secondo i propri gusti e la propria esperienza. Tuttavia, sarebbe un peccato cercare nella pedagogia lasalliana solo un catalogo di dettagli pratici, ancora utilizzabili ai nostri giorni, quando il suo interesse principale sta nello sguardo nuovo rivolto alla vocazione del maestro cristiano, che condiziona il suo modo d'agire ed esige una formazione adatta alla grandezza della sua missione. POSTFAZIONE Una traccia profonda è stata impressa nel mondo dell'educazione con G. B. de La Salle e i primi Fratelli delle Scuole Cristiane: metodi pedagogici, adatti a delle classi numerose, attenzione a ciascun ragazzo ed esigenze per la formazione del maestro cristiano all'altezza del "ministero" che è chiamato ad esercitare. Nel XIX secolo, sono numerose le Congregazioni, femminili e maschili, che s'ispirano alla Guida delle scuole e al metodo d'insegnamento dei Fratelli. Questi non adottano l'insegnamento reciproco predicato dai "liberali" sotto Luigi XVIII: la relazione educativa sarebbe troppo diluita, senza contatto diretto tra il maestro e i suoi alunni. il che non impedisce loro di affidare piccoli gruppi di scolari che iniziano ad un alunno più avanzato, per un tempo limitato. La Scuola Normale della Senna-Inferiore debutta a Rouen nel 1829. L'internato di Béziers inizia timidamente nel 1830, sulle onne dei Convitti che i Fratelli avevano creato prima della Rivoluzione, dimostrando che potevano sviluppare la ricerca pedagogica oltre l'insegnamento elementare. Guizot alla Camera, il 2 maggio 1833, riconosce che le scuole dei Fratelli hanno "realizzato tanto bene, adottato i metodi migliori, in una parola, hanno avuto un ruolo importante nei progressi della educazione" (vedi Rigault, VI, 87). L'Istituto, ricostituito dopo la bufera rivoluzionaria, agli autori della legge del 28 giugno sembra possa garantire l'organizzazione dell'insegnamento elementare in Francia su delle basi solite. Dei Fratelli sanno cogliere i bisogni dei propri alunni e cercano localmente di dare 34 risposte, prima che i Capitoli generali della Congregazione modulino l'adattamento della loro pedagogia ad una società nuova. Il campo delle materie si estende e si diversifica, nel quadro delle scuole comunali ed anche in un gran numero di scuole libere originali: insegnamento della storia, della geografia e del disegno lineare nella scuola primaria (Comitato generale del 1834); corsi serali, di cui si occupa il Capitolo generale del 1844, e che, tra il 1830 e il 1848, accolgono 48.500 operai; convitti (come Passy nel 1838) che danno inizio all'insegnamento secondario "moderno"; insegnamento dell'agricoltura (il Likès di Quimper, con la sua cattedra d'agricoltura dal 1839); l'istituto d'agraria di Beauvais, aperto nel 1854; insegnamento tecnico a Parigi dopo il 1848, con un centro d'apprendistato in rue Neuve-Saint-Etienne, e una vera scuola commerciale ai FrancsBourgeois, mentre molte centinaia di Fratelli assicurano insegnamento, educazione e vigilanza in alcune prigioni dal 1842 al 1870. Occorrerebbe tanto tempo per elencare i nuovi campi nei quali procede l'Istituto e per i quali sono elaborati adatti manuali metodologici. Ma qui non si tratta di seguire quest'evoluzione nel corso di molti secoli e al tempo dell' espansione mondiale delle opere dei Fratelli, cominciata a metà del XIX secolo, molto accelerata dalla soppressione dell'Istituto, in Francia, nel 1904. La questione che c'interessa oggi è di sapere chi sono e che cosa fanno i Fratelli delle Scuole Cristiane in Francia e nel mondo alla fine del XX secolo. Questo secolo ha visto la mescolanza di maschi e femmine degli insegnanti e poi degli alunni espandersi progressivamente quasi ovunque. I 7.500 Fratelli d'oggi operano in 85 paesi a fianco di più di 50.000 insegnanti uomini e donne che non sono della congregazione. Più di 850.000 giovani, ragazzi e ragazze, sono passati in massa dalla "scuola dei Fratelli" alla "scuola lasalliana". I Fratelli non sono più i soli responsabili diretti dei vari istituti anche se l'Istituto conserva la responsabilità ultima del loro orientamento educativo e cristiano, ciò che si chiama in Francia "la tutelle", e in Belgio "i poteri organizzativi". Questa mutazione è stata resa possibile in seguito al numero crescente di persone che, nelle scuole lasalliane, condividono la corrente spirituale e pedagogica scaturita da San G. B. de La Salle: educatori, insegnanti uomini e donne, catechisti, genitori d'alunni o ex alunni. La loro formazione è 35 assicurata da incontri, da corsi e da pubblicazioni sulla storia e la pedagogia dell'Istituto lasalliano. Vi stanno lavorando gli Studi lasalliani fondati a Roma nel 1956, da dieci anni integrati da numerosi Centri lasalliani. Un certo numero di Fratelli sono così diventati formatori e accompagnatori d'adulti che desiderano essere educatori integralmente cristiani. In molti paesi, specialmente negli Stati Uniti, dei Fratelli sono specializzati nel "campus ministry" o distributori di fondi, borse di studio per gli studenti in Università lasalliane. Sebbene il termine "Università" non ricalchi esattamente la stessa realtà pedagogica in Francia come in altri paesi, è bene sapere che nell' aprile del 1992, il Bollettino dell’Istituto n° 236 elencava 73 istituzioni lasalliane come guide dei loro alunni fino all 'insegnamento superiore. Tra di esse, dieci hanno il titolo di Università. A fianco delle scuole superiori d'arte e di architettura del Belgio (Scuole Saint-Luc) di cui la prima è stata fondata a Gand nel 1863, citiamo l'Università di Betlemme aperta, nell'ottobre 1973, su sollecitazione del Papa per i Palestinesi, senza esclusiva religiosa, mentre scoppiava la guerra del Kippur. Numerose riviste, arricchite con articoli forniti dalla ricerca universitaria o dalle scuole normali, hanno un ruolo importante nella ricerca pedagogica e catechetica. In Francia: Catéchistes, Temps et Paroles (Parigi 1950-1979), Orientations (Parigi 1962 1975). In Belgio: Revue belge de pédagogie (Malonne 1945-1975). In Italia: Rivista lasalliana (Torino dal 1934), Sussidi per l'insegnamento della Religione (Milano dal 1936). In Spagna: Sinite (Università San Pio X a Salamanca dal 1960, poi a Madrid), Educatores (con la collaborazione della Federazione spagnola degli insegnanti religiosi, Madrid). Negli Stati Uniti: La Salle Catechist (St. Mary's College, Winona). In Australia: Our apostolate, A Catechical review. . . Il conferimento all 'Istituto lasalliano del premio NOMÂ, nel 1990, nel quadro dell' anno internazionale dell 'alfabetizzazione, ha sottolineato recentemente che la sua pedagogia continua a svilupparsi per rispondere ai bisogni primari nell'educazione (vedere il Bollettino dell’Istituto n°234). Dal 1982 al 1990, le "antenne scolastiche mobili", classi itineranti in camionette, ed il metodo di lettura Kiko, in Francia, hanno permesso la prescolarizzazione in loco di oltre 5.000 ragazzi negli accampamenti degli zingari. Oggi, ventun antenne scolastiche pattugliano giornalmente le periferie di 36 diverse città. Attraverso le onde sonare, Radio San Gabriele lavora in Bolivia all'educazione popolare e alla promozione integrale del popolo aymara che vive sugli altopiani delle Ande: programmi radiofonici e formazione dei leaders sono affidati ai Fratelli dal 1977. In Spagna e in Francia specialmente, un gran numero di m.segnanti lasalliani si sono formati col Programme d'Enrichissement Insrumental (P.E.I.) messo a punto dal professar Reuven Feuerstein di Gerusalemme per aiutare giovani e adulti a sviluppare le loro strategie cognitive. Si può segnalare anche i "Boys' towns", villaggi di giovani abbandonati che vengono per una formazione quadriennale e che, con qualche assistente, assicurano la vita della loro piccola città: colture di sostanze alimentari, funzionamento della centrale elettrica, amministrazione della giustizia! Queste istituzioni, lanciate nello Sri Lanka nel 1963 da un francese, Fratel Herménégilde, sono sciamate in India, in Australia... Il premio Ramon Magsaysay, nel 1976, gli fu attribuito "per servizi pubblici resi alla società, specialmente per questa gioventù considerata finora inutile" (UNESCO). Si sono sviluppati poi dei "Boys' Villages" più vicini al modo di vivere dei contadini. Con la richiesta del Concilio a tutti i religiosi di riscrivere la propria Regola di vita, sono cambiate molte cose nella vita dei Fratelli per cercare d'incarnare le intuizioni del loro Fondatore in un mondo così diverso dal suo. Questo processo ha portato alla Regola approvata nel 1987. Si legge nella Dichiarazione sui Fratelli nel mondo d'oggi: "Che cosa bisogna intendere, oggi, per scuole, per poveri? ... Che significato ha la consacrazione religiosa nel nostro mondo? Qual è il suo rapporto con l'apostolato e l’attività dei Fratelli? Come annunciare Gesù Cristo ad ascoltatori eterogenei dal punto di vista della fede? Come rispondere meglio agli appelli dei popoli in via di sviluppo e alle necessità delle missioni?" (lettera di presentazione del 16 dicembre 1967). Testi di questo genere non si possono riassumere facilmente, ma ispirano la vita dei Fratelli e il governo dell'Istituto. Il Capitolo generale, d'ora in poi, si tiene ogni sette anni invece di dieci, per seguire meglio la rapida evoluzione delle situazioni. Il Fratel Charles Henry, primo Superiore americano (1966-1976), ha preso l'abitudine, continuata dai suoi successori, di dare la forma di una lettera pastorale, meno ufficiale di una Circolare, ai suoi auguri di Buon 37 Natale, Buon Anno o per la festa di San G. B. de La Salle (il 15 maggio). Molte di queste lettere riguardano direttamente l'azione educativa dei Fratelli, come quella per esempio di Fratel Jose-Pablo (1976-1986), nel 1979, sul servizio educativo dei poveri (15 maggio) e sulla scuola cristiana (31 dicembre). L'animazione della totalità dell'Istituto è fatta specialmente con delle Circolari (come la Nostra missione, n° 408, Il servizio educativo ai poveri e la promozione della giustizia, n°412), con dei temi per l'annata, come quello della preghiera (1995), della sessione del Centro Internazionale Lasalliano (da quattro ad otto mesi), dell'incontro dei Fratelli Visitatori o dei Formatori di giovani Fratelli. Il governo dell'Istituto è molto più decentrato, per permettere un miglior adattamento alle realtà locali. Parallelamente, si assiste a vasti raggruppamenti omogenei per dare, in ogni zona geografica, una visibilità il più possibile completa della presenza dei Fratelli. In Francia, i quindici distretti (Province) del 1964, ora formano il Distretto di Francia, con la Svizzera, la Grecia, Gibuti e l’isola La Réunion. Altri settori dell'Istituto sono ad una tappa di crescita, come l'Africa: benché i 366 Fratelli che vivono là rappresentino solo il 5% dei Fratelli del mondo, un novizio su tre dell'Istituto è africano. Queste Giovani Chiese hanno bisogno della solidarietà degli altri distretti per rispondere ai bisogni dello sviluppo di un continente spesso dimenticato dalle istanze politiche del mondo. Il Servizio di Cooperazione Lasalliana Internazionale (SECOLI) facilita i gemellaggi ed i viaggi, che giovano agli insegnanti ed ai giovani desiderosi di diventare capaci d'inculturazione. Il 25° successore di San G. B. de La Salle, Fratel John Johnston, proviene dagli USA, il suo Vicario proviene dal Guatemala, i suoi consiglieri dalle Filippine, dall'Australia, dal Burkina Faso, dalla Spagna, dalla Svizzera, dalla Francia. Un'opera di catechisti ha dato inizio all'Istituto secolare, Unione dei catechisti di Torino, approvata nel 1948. Delle Suore Lasalliane sono nate in Messico (Suore della Guadalupe del La Salle, riconosciute per decreto pontificio nel 1976) e nel Vietnam (riconosciute per diritto diocesano nel 1974). Le Fraternità lasalliane Signum Fidei, un Terz'ordine lasalliano senza voti, occupano legittimamente un proprio posto nella Famiglia Lasalliana...: il dono che la Chiesa ha ricevuto in San G. B. de La Salle (Regola, art. 38 20), nella Francia del XVII-XVIII secolo, porta frutti inattesi. Come diceva il tema di un incontro lasalliano (Reims 1989): "L'avventura continua". Terminiamo questo giro d'orizzonte ricordando dei Fratelli beatificati o canonizzati che dimostrano il dinamismo di santità dell'eredità lasalliana. Santi: Fratel Miguel, Francesco Febres Cordero (Equator, 1854-1910), apprezzato scrittore, accademico e catechista dei ragazzi poveri. Fratel Mutien-Marie, Louis-Joseph Wiaux (Belgio, 1841-1917), umile Fratello che, dopo molti anni difficili, ebbe un notevole successo con gli alunni adulti convittori, di famiglie agiate; e Fratel Benildo, Pierre Romançon (Francia, 1805-1862). Direttore della prima scuola comunale di Saugues (Haute-Loire), educatore avveduto, saggio e meraviglioso stimolatore d'anime. Beati: Fratello Scubilion, Jean-Bemard Rousseau (1797-1867), nato vicino a Vézelay, per trentaquattro anni nell'isola La Réunion, catechista degli schiavi poi degli affrancati; Fratel Arnould, Jules Rèche (Francia, 1838-1890), insegnante notevole e formatore venerato dei giovani Fratelli. Fratelli martiri della Rivoluzione Francese e di quella spagnola…, senza contare quelli la cui causa di beatificazione è a buon punto come Exupérien, Adrien Mas (Francia, 1849-1898), professore di lettere e di religione che entusiasma gli alunni più grandi, rinnovatore spirituale dei Fratelli e per trentadue anni consigliere ammirato di quattro Superiori generali; Fratel Alpert, Chrétien Motsch (Francia, 1849-1898), che, come insegnante, sapeva imporsi ad alunni maggiori di lui, Direttore amatissimo della scuola parigina dell' Alsazia- Lorena, animatore sempre attivo nonostante una paralisi progressiva, ed anche Fratel Raphaël-Louis Rafiringa (1856-1919), primo Fratello del Madagascar, scrittore noto, membro dell'Accademia malgascia, unico religioso rimasto nella Grande isola quando i missionari ne furono scacciati nel 1883 e nel 1885, che visitava le comunità cristiane, le sosteneva ed animava le loro preghiere. La sua esperienza gli permise di scrivere alcune pagine che forniscono delucidazioni oggi sulla condotta da tenere quando si arriva come missionari in un paese straniero. È vero "l'avventura continua". Fratel Alain Houry, Direttore degli Studi lasalliani Pasqua 1995 39 ANNESSO I (Cf. Capitolo I della terza parte, nota 4) ALCUNE DATE RELATIVI ALL'OBBLIGO SCOLASTICO È utile ricordare che, dal 1560, gli Stati generali, riuniti ad Orléans, avevano saputo che la nobiltà richiedeva che "i genitori fossero obbligati, sotto pena d'ammenda, a mandare i propri figli a scuola" e persino" vi fossero costretti dal Signore e dai giudici ordinari". (F. BUISSON, Dizionario di pedagogia, t. II, pag. 2132). Così, dopo la revoca dell'Editto di Nantes, molti decreti di Luigi XIV che nominano specialmente i protestanti, mirano solo a far sottostare i figli di costoro alla legge generale, valida per tutti i bambini che dimorano in Francia. Dato che il documento è citato troppo raramente, eccone il testo: "Noi... ingiungiamo a tutti i padri, madri, tutori ed alle altre persone incaricate dell' educazione dei ragazzi, e specialmente a quelli che professano la religione che si considera riformata, di mandarli nelle dette scuole...fino all'età di quattordici anni, salvo che si tratti di persone d'una condizione sociale tale che possano, e che debbano farli istruire a casa propria da precettori... Ingiungiamo…ai nostri giudici…di punire coloro che saranno negligenti nel soddisfare questi obblighi... con delle condanne d'ammenda o con pene maggiori" (Dichiarazione del Re del 13 dicembre 1698, articolo X, citato nelle Memorie del clero, ed. 1771, t. I, col. 983). È proprio per prevenire queste sanzioni che il La Salle adotta una misura di lieve costrizione privando gli assenteisti, tramite le parrocchie, dell' elemosina versata ai poveri. Oggi, ha la stessa funzione la privazione di Case popolari. ANNESSO II (Cf. Capitolo III della terza parte, nota Il) MEMORIA SULLA LETTURA DEL FRANCESE All'origine di una Memoria di San G. B. de La Salle sui vantaggi pedagogici di avviare i ragazzi alla lettura iniziando col francese e non con dei testi latini, come si usava 40 allora, c'è Mons. Paul Godet des Marais, vescovo di Chartres, ben informato dei successi delle scuole parigine della parrocchia di Saint-Sulpice, che chiede dei Fratelli per le scuole maschili della sua città, che però si sente rispondere di dover aspettare che siano formati altri nuovi maestri. Per questo non crea difficoltà per benedire nel 1698 la Cappella del Noviziato dei Fratelli, appena aperta nel quartiere di Vaugirard. L'anno dopo, il 12 ottobre 1699, sette Fratelli sono inviati per aprire due scuole a Chartres, nella parrocchia Saint-Hilaire e Saint-Michel, ma che formano una sola comunità. Ogni scuola ha tre classi con un settimo Fratello che si occupa delle faccende pratiche e d'occasionali sostituzioni. Il Sillabario francese di G. B. de La Salle è molto noto dal 1698, i Fratelli di Chartres lo usano. I curati della città hanno delle riserve su questo testo ed il vescovo esprime il desiderio di vederli riprendere i sistemi precedenti delle scuole parrocchiali. Il La Salle gli espone le proprie ragioni di cui il biografo Blain ci ha conservato "la sostanza" (CL 7, pag. 375-376). Questa giustificazione, scritta od orale che fosse all'inizio, merita d'essere conosciuta integralmente: "1. La lettura del francese è di un 'utilità molto maggiore e più universale di quella del latino. 2. La lingua francese, poiché è quella naturale, è incomparabilmente molto più facile da imparare del latino per dei ragazzi che capiscono l'una e non capiscono l'altra. 3. Di conseguenza, occorre molto meno tempo per imparare a leggere il francese che per imparare a leggere il latino. 4. La lettura del francese prepara alla lettura del latino; al contrario, la lettura del latino non predispone a quella del francese, come insegna l'esperienza. La ragione sta nel fatto che, per leggere bene il latino, basta appoggiare l'accento su tutte le sillabe e pronunciare chiaramente tutte le parole, il che è facile quando si sa sillabare correttamente e leggere in francese: ne consegue che le persone che sanno leggere bene il francese imparano facilmente a leggere il latino, ma che al contrario ci vuole ancora molto tempo per imparare a leggere il francese, dopo che se n'è impiegato tanto per imparare a leggere il latino. 5. Perché occorre tanto tempo per imparare a leggere il latino? Si è detto, è perché le parole in questa lingua sono barbare per uomini che non ne afferrano il senso, e perché è difficile per costoro ricordarsi le sillabe e scandire bene delle parole di cui non comprendono il significato. 6. Di che utilità può essere la lettura del latino per gente che non l'userà mai in vita 41 sua? La gioventù dell'uno e dell'altro sesso che frequenta le scuole cristiane e gratuite, che uso può fare della lingua latina? Le religiose che recitano l'ufficio divino in latino hanno certamente bisogno di saperlo leggere molto bene, ma su cento ragazze che frequentano le scuole gratuite, ce n'è a stento una che possa entrare a far parte del coro in un monastero. Parallelamente, di cento ragazzi alunni delle scuole dei Fratelli, quanti ce ne sono che studieranno ancora la lingua latina? Ed anche se ce fossero alcuni, bisogna avvantaggiarli a discapito degli altri? 7. L'esperienza insegna che alunni ed alunne che frequentano le scuole cristiane non continuano a venirci per molto tempo, e che non ci restano abbastanza per imparare a leggere bene il latino e il francese. Appena sono in età per lavorare, sono ritirati o non possono più frequentare perché è necessario che si guadagnino da vivere. Stando così le cose, se si incomincia coll'insegnare loro il latino, ecco gli inconvenienti che ne derivano: Si ritirano prima di aver imparato a leggere il francese o di sapere leggere correttamente. Nel momento in cui si ritirano, sanno leggere il latino solo imperfettamente e dimenticano in poco tempo quello che sapevano, così non sapranno mai leggere né il latino, né il francese. Infine, l'inconveniente più dannoso è che non imparano quasi mai la dottrina cristiana. 8. Invece, quando s'inizia ad insegnare a leggere col francese, la gioventù sa almeno leggerlo correttamente quando lascia la scuola, e, sapendolo leggere correttamente, può istruirsi da sola nella dottrina cristiana: può impararla dai catechismi stampati, può santificare le domeniche e le feste con la lettura di buoni libri e con delle preghiere ben recitate in francese, mentre invece non sapendo leggere che il latino e molto male, quando si ritira dalle scuole cristiane e gratuite, resta tutta la vita ignorante dei doveri del cristianesimo. 9. Infine, l'esperienza insegna che quasi tutti quelli e quelle che non capiscono affatto il latino, che non ne conoscono le lettere e gli usi, specialmente la gente comune ed a maggior ragione i poveri che frequentano le scuole cristiane, non sanno mai leggerlo bene e fanno pietà quando lo leggono a quelli che capiscono questa lingua. Dunque è proprio inutile impiegare tanto tempo per insegnare a leggere correttamente una lingua a delle persone che non ]a useranno mai". Questo testo è ancora più importante perché mostra fino a che punto il La Salle continui ad interessarsi della pedagogia adoperata nelle scuole delle ragazze. 42 ANNESSO III (Cf. Capitolo IV della terza parte, nota 2) IL CASO PARTICOLARE DI SAINT-SEVER VICINO A ROUEN Durante il regno di Luigi XIV, le municipalità delle città, i comuni, perdono una parte dei loro antichi poteri in favore degli Intendenti. Nel caso di Saint-Sever, s'impone una distinzione importante. Non si tratta di un comune indipendente e nemmeno dè.la "Città di Rouen" che è divisa in quattro quartieri (Beauvoisine, Cauchoise, Martainville e Saint-Hilare), tutti situati sulla riva destra della Senna. Il muro che circonda la città propriamente detta, la separa dai sobborghi e "divide due universi". Saint-Sever, sulla riva sinistra, ha la sua chiesa parrocchiale a novecento metri a sud del muro di cinta. Un vasto spazio boschivo, occupato più da prati acquitrinosi che da case, gli conferisce un'aria rustica. È un tipico "sobborgo". Come tale, i suoi appartenenti non sono giudicati, in prima istanza, dalla giustizia reale come quelli della "città", ma da tribunali delle signorie. Così, tutto ciò che è collegato con i beni delle chiese, delle case religiose, delle confraternite di mestieri come lo sono i gruppi di maestri di scuola e persino i diritti civili degli ecclesiastici, dipende, per SaintSever, dall'alta giustizia che non è esercitata dal Parlamento di Rouen, ma dal Signore del luogo che, dal 1698 al 1712, è François di Rohan, primo principe di Soubise (1630-1712), fratello di Marie-Éléonore di Rohan, abbadessa della Trinité di Caen, poi del monastero della rue du Cherche-Midi a Parigi (dal 1669 alla sua morte nel 1681). Per quanto riguarda il diritto, il sobborgo gode dei diritti cittadini perché la maggior parte dei decreti del sindaco e degli scabini di Rouen riportano che questi diritti riguardano "la città e i sobborghi"; ma le zone di riscossione delle imposte sono fissate dai limiti delle parrocchie e quelle delle periferie non sono incluse nelle "parrocchie della città", perché i loro abitanti, clero compreso, "non partecipano completamente alla vita cittadina". Questa separazione era stata particolarmente riscontrata da Enrico IV che aveva sognato, nel 1596, di "creare una città nuova nel sobborgo di Saint-Sever" che sarebbe stata "cintata", come ogni città veramente indipendente, ma ciò esigeva lo spostamento di molti commerci e di fabbriche di 43 artigiani, cosicché il progetto restò lettera morta. Ai tempi di Luigi XIV, l'Intendente si limita dunque a domandare alla "città di Rouen" di finanziare dei traghetti per gli operai "che abitano dalle parti di Saint-Sever e che vengono a lavorare in città" . Cf. Y. POUTET, Il XVII secolo e le origini lasalliane, t. I, pag. 69-74 (Le municipalità e le scuole lasalliane); Gérard HURPIN, L'Intendenza di Rouen nel 1698, Parigi, 1985, pag. 69,85, n° 34; Jean-Pierre BARDET, Rouen nei secoli XVII e XVIII, Parigi, 1983, t. I, pag. 63, 79, 88, 145, 149, 246; citando il documento G 7367 degli Archivi di Seine-Maritime, l'autore constata che il curato di Saint-Sever non è mai stato considerato curato di città (pag. 81). 44 INDICE PREFAZIONE………………………………………………………pag. 1 INTRODUZIONE……………………………………………………… PRIMA PARTE G.B. DE LA SALLE DI FRONTE ALLA PEDAGOGIA DEL SUO TEMPO CAPITOLO PRIMO: RISCONTI BIOGRAFICI………………………… 1. Gli anni di formazione 2. L’approfondimento della vocazione pedagogica 3. Lo sviluppo dei Fratelli delle Scuole Cristiane 4. Le grandi difficoltà dopo il 1709 CAPITOLO SECONDO: L’EPOCA DI SAN GIOVANNI BATTISTA DE LA SALLE. 1. 2. Breve cronologia dell’epoca Qualche equivoco da evitare quando si parla di scuole del XVII secolo CAPITOLO TERZO: IL LA SALLE SI FORMA FACENDO DA TUTORE AI PROPRI FRATELLI E SORELLE CAPITOLO QUARTO: IL PATRIMONIO EDUCATIVO DEL CANONICO ROLAND 1. Le Figlie di Santa Geneviève 2. Le Figlie Secolari di Charonne (Unione Cristiana) 3. Le Suore della Croce 4. La scuola parrocchiale di Jacques de Batencour CAPITOLO QUINTO: L’APPORTO PEDAGOGICO DEL PADRE BARRÉ, DI ADRIANO NYEL, DI FRANÇOIS DUVAL E DI ANNE LECOEUR 45 1. Pratiche e principi pedagogici venuti da Rouen 2. Le “officières” scolastiche nel 1677 3. Emulazioni e sanzioni 4. Educazione alla pietà e avvisi per fare il catechismo 5. Qualche avviso alle maestre riguardo l’insegnamento CAPITOLO SESTO: IN RELAZIONE CON CHARLES DÉMIA CAPITOLO SETTIMO: LA SCUOLA LASALLIANA RISPONDE A DELLE ESIGENZE LOCALI SECONDA PARTE LA FORMAZIONE DEI MAESTRI CAPITOLO PRIMO: UNA NUOVA STRUTTURA PEDAGOGICA: I FRATELLI DELLE SCUOLE CRISTIANE 1. Le strutture pedagogiche del XVII secolo 2. La stabilità dei maestri 3. I Fratelli delle Scuole Cristiane, struttura pedagogica 4. I Fratelli delle Scuole Cristiane, struttura evolutiva CAPITOLO SECONDO: LA FORMAZIONE INIZIALE DEI MAESTRI 1. Il noviziato dei Fratelli 2. Il seminario dei Maestri per la campagna 3. Il tirocinio a scuola 4. Due casi tipici di formazione CAPITOLO TERZO: LA FORMAZIONE PERMANENTE DEI MAESTRI 1. Formatori competenti 2. La formazione da parte dei Superiori 3. Vacanze formative 4. La formazione quotidiana TERZA PARTE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLA PEDAGOGIA LASALLIANA 46 CAPITOLO PRIMO: IL MAESTRO COLLABORATORE DEI GENITORI 1. I Maestri sono mandatari dei genitori e della Chiesa 2. I ragazzi attraverso la scuola istruiscono i loro genitori CAPITOLO SECONDO: LE DODICI VIRTÙ DI UN BUON MAESTRO 1. Gravità e silenzio 2. Umiltà, prudenza e saggezza 3. Pazienza, autocontrollo e dolcezza 4. Zelo, pietà, vigilanza e generosità CAPITOLO TERZO: L’EQUILIBRIO TRA SACRO E PROFANO DEI MANUALI LASALLIANI 1. Laicizzazione della lettura 2. Il ruolo profano e cristiano del libro di galateo 3. I libri d'istruzione cristiana ed il clima religioso della scuola CAPITOLO QUARTO: L'ORTOPEDAGOGIA LASALLIANA 1. L'esempio di Saint-Yon, pensionato di correzione 2. Tenere conto della varietà dei caratteri 3. Principali cause di turbamenti dell'infanzia disadattata 4. Qualche pratica particolare di ortopedagogia QUARTA PARTE QUALCHE PARTICOLARITÀ DELLA DIDATTICA LASALLIANA CAPITOLO I: L'organizzazione della scuola CAPITOLO II : LA RIPARTIZIONE DEI MAESTRI E DEGLI ALUNNI CAPITOLO III: L’INDIVIDUALIZZAZIONE DI UN INSEGNAMENTO SIMULTANEO 1. Un insegnamento individualizzato 2. Un insegnamento a volte reciproco 3. Un insegnamento simultaneo per gruppi di livello CAPITOLO IV: EDUCARE ATTRAVERSO LA SCRITTURA, L'ORTOGRAFIA, L'ARITMETICA 1. Attraverso la scrittura l'alunno impara l'ortografia 47 2. Un'aritmetica pratica CONCLUSIONE: ELEMENTI CADUCHI E PERMANENTI DI UNA PEDAGOGIA DEL XVIII SECOLO POSTFAZIONE di Fratel Alain Houry: LA SITUAZIONE ATTUALE ANNESSI: I: Alcune date relative all’obbligo scolastico II: MEMORIA sulla lettura del francese III: Il caso particolare di Saint-Sever vicino a Rouen 48 49