imprevedibilità - Archeologia dello Sport

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imprevedibilità - Archeologia dello Sport
LA STORIA - MEMORIE DEL TROTTATORE
IMPREVEDIBILITÀ
DELLA VITA
Vogliamo ricordare ancora una volta Giorgio Tosatti, l’insigne giornalista
che ci ha lasciato lo scorso mese, ripubblicando un suo scritto (dedicato al Triossi
1969 e più segnatamente alle attitudini delle leve giovanili di allora) allorché,
già redattore capo del Corriere dello Sport, collaborò con il nostro periodico
Giorgio Tosatti
Ci piace immaginare, in un momento di pura fantasia, i primi
passi di Giorgio nella nuova dimensione ultraterrena: è bello
anche solo poter pensare che a dare il benvenuto alle illustri
personalità salite oltre la volta celeste ci siano grandi colleghi
che, per l’inesorabile passare del tempo o la imprevedibilità
della vita, hanno precedentemente varcato la fatidica soglia.
Prima naturalmente l’abbraccio con i familiari ed uno più sentito al padre Renato, perito nel 1949 nella sciagura di Superga del grande Torino (Giorgio aveva ricordato il modo assai
traumatico con cui aveva appreso la notizia della tragedia),
appena dopo un consesso di grandi giornalisti e telecronisti
lo salutano e lo accolgono. A rompere il ghiaccio Beppe Viola
(tra l’altro grande appassionato d’ippica) che ancora non ha
perso il brillante linguaggio che gli conoscevamo: “Caro Giorgio, guarda la fatalità che ci accomuna, siamo entrambi saliti
in Cielo qualche mese dopo una vittoria mondiale degli azzurri
del calcio: io me ne andai improvvisamente nell’ottobre 1982
dopo un Inter-Napoli”.
Tosatti con un velo di malinconia: “Ho visto i trionfi azzurri in
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Germania, ma purtroppo non ho potuto commentarli: guarda
che analogia, anch’io sono partito in un giorno di campionato,
sebbene questa volta di mercoledì”. Nell’affollata serie di saluti, abbracci e frasi, se vogliamo, di circostanza, non manca
l’incontro con Alberto Giubilo e Luigi Gianoli, in rappresentanza dell’ippica, ai quali Tosatti ricorda: “In passato ho seguito
l’ippica per la carta stampata, scrivendo anche per il periodico
IL TROTTATORE”.
Dopodiché Giorgio si avvicina per il saluto delle rappresentanze del mondo del calcio che nel frattempo stanno accogliendo
Benito Lorenzi, appena salito.
A questo punto la fantasia non può andare giustamente oltre,
i forse, i ma, i chissà riaffiorano, ci resta però ancora la convinzione che lassù (dove probabilmente tutto è lieve, dove i
minuti si trasformano in ore, i giorni in settimane, i mesi in
anni) Giorgio Tosatti e i tanti suoi colleghi discutono ancora di
argomenti sportivi con la medesima passione e competenza.
LUCIO CELLETTI
[email protected]
LA SCOMPARSA
DI TORNESE E IL
TRIOSSI DI FRIGOL
(dal Trottatore n. 6/1969)
Il Premio Triossi, massima prova trottistica per i nostri quattro anni si presta a diverse notazioni di un certo interesse. La
prima è di carattere sentimentale e nasce dal rimpianto per la
prematura morte di Tornese, impareggiabile in corsa e grandissimo in razza come testimoniano la vittoria di Frigol ed il
terzo posto di Sion, entrambi suoi figli. Chi discuteva i meriti
del sauro come riproduttore, avrà oggi motivi di meditazione;
è necessario che questi due rampolli del maggior trottatore
Il fotofinish del Premio Triossi 1969: nell’ordine Frigol, Cerway, Sion ed il resto del gruppo, regolato da Bezuglio
ciamo allenare e correre su piste anguste, su diritture brevi
italiano di tutti i tempi, siano destinati alla carriera di staldove i puledri non possono crearsi una forte muscolatura,
loni in età ancora fresca affinché la preziosa linea di sangue
dove è importante conquistare lo steccato e risulta proibitivo
trasmessa loro da Tornese non vada perduta.
correre all’esterno. A differenza degli americani che impoIl secondo rilievo riguarda Alessandro Cicognani, ultimo di
stano quasi tutte le loro prove più importanti sul miglio o al
una celebre famiglia di drivers.
massimo sul miglio ed un quarto, noi dopo aver allevato veloIl figlio di Armando è di gran lunga il più dotato fra gli espocisti li facciamo gareggiare sia nel Derby che nel Triossi sulla
nenti delle giovani leve: ha coraggio, audacia, cervello ed
lunga distanza.
un preciso senso del traguardo. Con Frigol aveva già colto un
Soltanto incroci con stalloni francesi potranno darci dei trotbrillante successo in gennaio a Milano, imponendosi sui 2500
tatori in grado di affrontare il miglio e mezzo senza dover
metri ad un discreto gruppo di coetanei grazie ad un astuto
centellinare gli sforzi.
passaggio interno. Domenica nel Triossi ha giocato guidatori
Inoltre la generazione 1965 è stata la prima a disputare il
esperti ed abili come Ubaldo Baldi e Sergio Brighenti, lauDerby ad ottobre, lodevole iniziativa varata proprio per salreandosi guidatore di primissima fila.
vaguardare i tempi d’impiego dei puledri. I fatti non danno,
Il terzo rilievo è di carattere tecnico e ci spinge a consideahimè, ragione agli innovatori: Atina vinse il “nastro azzurrazioni parzialmente negative su questa generazione 1965
ro” in 1.20.6; un anno dopo sulla stessa pista, e sulla stessa
incapace di esprimere una precisa gerarchia di valori. Sui
distanza Frigol si è imposto con un tempo peggiore: 1.21.8,
gradini più alti di questa fluttuante scala si sono alternati
denunciando un generale scadimento di valori. Per giudicare
Atina, Nebbiolo, Flegias, Rivasco, Bezuglio, Relax, Sion, Ralin prospettiva l’utilità o meno del provvedimento preso a suo
lo, Cerway con puntate estemporanee di altri soggetti e con
tempo non basta tuttavia una sola generazione.
l’improvviso acuto di Frigol alla sua prima vittoria classica.
La mancanza di autentici campioni ha fatto si che al Derby
Assai più grave ci sembra il fatto che il Triossi sia stato vinto
restassero iscritti venti cavalli e al Triossi diciotto: uno sprocon il pessimo tempo di 1.21.8.
posito. La formula è stata fatale
Si è camminato troppo
domenica scorsa ad Atina (relepiano: colpa della scarsa
gata al numero otto nel folto del
attitudine dei trottatori
plotone).
italiani alle lunghe diSolo usando per il Derby ed il
stanze, colpa dell’eccessiTriossi la stessa formula che
vo numero di partecipanti,
rende così attraente e tecnicolpa del nostro programcamente esatto il Gran Premio
ma assai povero di prove
della Lotteria potremmo ovviasul miglio e mezzo.
re a questo stato di cose: limiLe deficienti qualità fontare il numero dei partecipanti
distiche dei trottatori
d’autorità sarebbe infatti difitaliani si spiegano ovficile, antipatico e assurdo. Ma
viamente con l’insistenza
innovazioni così drastiche non
dei nostri allevatori su lisono possibili nel mondo ippico
nee di sangue americano:
italiano ancora legato a schemi
costruiamo cavalli veloci,
antichi.
scarsamente atletici, dotati di scatto ma poveri di Frigol (da Tornese e Landina) con al sediolo Alessandro Cicognani, dopo l’affermazione nel
GIORGIO TOSATTI
potenza. Per di più li fac- Nastro Azzurro dei quattro anni del 1969
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