minori seconda parte
Transcript
minori seconda parte
I bisogni del m inore 1 P rim a infanzia: infanzia 0\2 anni: - Fisici: alimentazione2, protezione, accudimento materiale. Attraverso la soddisfazione di tali bisogni si attua la possibilità di veicolare3 scambi affettivi (sensazioni corporee) interagendo con il mondo; - Psicologici: di affetto ed attaccamento4; di rassicurazione e contenimento. Secondo Winnicot, l’holding (contenimento) definisce la capacità della madre di fungere da contenitore delle angosce del bambino5. L'holding allora indica la capacità di contenimento della madre sufficientemente buona, la quale sa quando intervenire, dando cure e protezione al bambino o quando lasciare spazio al bambino per favorire il soddisfacimento del suo bisogno innato di curiosità ed esplorazione del mondo o di gioco. In questo senso la madre è “sufficientemente buona” quando accudisce il bambino senza frustrarlo in modo inadeguato, quando si occupa del bambino in modo amorevole e non meccanico e ripetitivo, riempiendo così di significato quella gestualità che da rituale può diventare abitudine. Attraverso il soddisfacimento di tali bisogni, il bambino matura una prima esplorazione di sé, che consente il potenziamento delle abilità cognitive e socioaffettive . Anche la Klein parla di mamma percepita come seno buono o cattivo a seconda del soddisfacimento o della frustrazione dei bisogni del bambino.”All’inizio del suo sviluppo l’Io è esposto a subire il peso delle situazioni d’angoscia più precoci. Esso, a quest’epoca è ancora debole,ed è esposto da un lato: 1 Psicologia per il tecnico dei servizi sociali, Clitt, 2008 3 Veicolare: vediamo meglio. Se analizziamo il gesto del bambino doi protendersi verso la madre cosa troviamo? Secondo la fisiologia troviamo un sistema nervoso che, attraverso le sue ramificazioni, i neurotrasmettitori, la progressiva polarizzazione e depolarizzazione della cellula (la cellula miocardica tramite la polarizzazione innesca un meccanismo eccitomotorio) , il tessuto connettivo e muscolare, produce un gesto quale quello di rivolgersi alla madre. Una somma di azioni meccaniche che danno come risultato il gesto. Eppure quel gesto è una scelta tra le diverse vie nervose (diverse a seconda che la mano sia inizialmente posata o in alto, distesa o chiusa, etc.) predisposte per rispondere ad uno stimolo del mondo (la situazione). Il bambino, rispondendo al volto della madre, non guarda la propria mano bensì il volto della madre. In una battuta, il gesto non è una re-azione ad uno stimolo bensì una azione di un corpo impegnato in una situazione dalla quale non si può prescindere. 4 Nella relazione di attaccamento (per Bowlby l’attaccamento è un bisogno primario), il bambino non gioca un ruolo esclusivamente passivo. Egli stimola continuamente le risposte della madre attraverso : il pianto, il sorriso, lo strillo, al fine di poter instaurare un legame sicuro da cui potersi successivamente staccare ed eventualmente tornare per essere rassicurato e compreso. “Nella sua essenza, la teoria dell’attaccamento è una teoria spaziale: quando sono vicino a chi amo mi sento bene, quando sono lontano sono ansioso ,triste e solo. Il bambino fuori di casa gioca feleice sino a quando non si fa male, oppure sino a quando non si avvicina il momento di andare a letto, ma poi prova fitte di nostalgia. La madre, che lascia il suo bambino con una nuova persona che si occupa di lui, pensa continuamete a suo figlio e ne sente terribilmente la mancanza. L’attaccamento è mediato dal guardare, dall’ascoltare e dal tenere: la vista di chi amo mi riempie l’animo ed il suono del suo avvicinarsi mi rende felice. (...) si comincia ad andar d’accordo con le cose, a esplorare.” J. Holmes, Fabbri editore, Milano 2007. 5 Il mondo infantile appare tutt’altro che sereno e felice: una paura precoce del bambino è quella del distacco dalla madre. All’ottavo mese questo fenomeno è così evidente da esprimersi con una una reazione depressiva. Vittorino Andreoli, La violenza, Ed. Corriere della sera, Milano 2011. Ancora, “occorre tener presente che il bambino piccolo vive nel presente, non conosce il tempo, non ne valuta la durata, per il cui il dolore indotto dall’abbandono, dall’incuria o da maltrattamenti (vedi la sezione relativa) viene vissuto come se non dovesse finire mai (...). Secondo Melanie Klein, la mente dei bambini è popolata da fantasmi di odio, che solo progressivamente si fondono con quelli di amore, dando vita alla figura ambivalente della mamma buona e cattiva ad un tempo. Perchè questo accada, il bambino dve essere accudito da una mamma non perfetta ma sufficientemte buona per infondergli sicurezza e fiducia.” Silvia Vegetti Finzi, Prefazione, in Vittorino Andreoli, la Violenza, cit. Pagg. XVI. filios 1 Comment: 1 Bisogno: necessità di tipo materiale e non, che l’uomo sente in una progressione crescente, correlata allo stadio di sviluppo civile e psicologico in cui si trova in quel momento. Cfr. Dizionario di Psicologia UTET a cura di U. Galimberti. Motivazione: il bisogno, per sua natura, chiede di essere soddisfatto. L’individuo sente questa spinta emotiva tesa alla soddisfazione del bisogno. Tale spinta, via via crescente, genera la motivazione. Il passaggio all’azione per mettere in atto le modalità di soddisfacimento del bisogno potrebbe essere così esemplificata : sensazione di fame (bisogno primario); aumento della sensazione di fame e conseguente sensazione di dover mangiare; orientamento all’azione tesa al ritrovamento di qualcosa che soddisfi il bisogno; decisone di procurarsi del cibo compatibilmente con le proprie possibilità del momento (denaro, spostamento, comunicazione del bisogno, etc.); decisione di entrare in un negozio od altro con del denaro per comprare del cibo (strategia d’azione). ... [1] Comment: Il bisogno di alimentazione è fisologico e non psicologico, ma una condizione di bisogno fisiologico ha delle conseguenze psicologiche che prendono il nome di pulsioni. Ora, le pulsioni vanno distinte dal bisogno in quanto: -l’organismo affamato può essere indebolito a tal punto da non manifestare alcuna pulsione al cibo; -un organismo sazio può non manifestare alcuna diminuzione della pulsione al cibo. In effetti, la pulsione è la componenete psicologica del bisogno. Nello specifico, Freud separa nettamente pulsione da istinto. L’istinto è determinato dll’ereditarietà, preformato nel suo svolgimento ed adattato al suo oggetto. La pulsione è invece una componente psichica che produce uno stato di eccitazione che spinge l’organismo all’attività., anch’essa geneticamente determinata ma suscettibile di essere modificata dall’esperienza. La prima forma di alimentazione è l’allattamento: secondo Winnicot l’allattamento è la prima forma di comunicazione, forma che, a seconda della sua modalità, condiziona le successive esperienze relazionali e cominicative. Cfr. Galimberti, Dizionario di Psicologia cit. - alle violente sollecitazioni dell’Es; - dall’altro: alle minacce di un Super Io crudele. Deve quindi fare appello a tutte le sue forze per appagare l’uno e l’altro.”6 Bowlby insiste sull’importanza dell’attaccamento7 alla madre che promuove comportamenti di cura e protezione. In una battuta la teoria dell’attaccamento è una teoria spazialei: quando sono vicino a chi amo sto bene, quando sono lontano sono ansioso e triste. in sintesi: comportamento di attaccamento: appare in una persona che riesce a mantenere o ottenere la vicinanza ad un altro significativo. In tal senso, tale modalità di comportamento è relativo ad una minaccia di separazione dalla figura allevante; monotropia: esiste una sola figura di riferimento\attaccamento; in realtà esiste una gerarchia delle figure di attaccamento; base sicura: l’attaccamento, qualora si dia pienamente, consente l’esplorazione del bambino e lo sviluppo della sua curiosità. Se ciò non accade il bambino è inquieto e fa ricorso a manovre difensive: scissione della rabbia,inibizione della sessualità, etc; E’ possibile allora elencare le sette esigenze imprescindibili dell’infanzia:( tratto da S. Greespan, L’intelligenza del cuore, Mondadori, Giugno 2007) 1) ambiente sicuro ed almeno una relazione stabile, prevedibile, confortante, che, senza necessariamente essere il genitore biologico, si impegni attivamente per il benessere quotidiano del bimbo, avendo mezzi, tempo e disponibilità per portare a buon fine il suo compito; 2) relazioni coerenti con adulti e con la figura di riferimento primaria. Questo, sia nella primissima infanzia che successivamente. Rescindere da tale tipo di legame stabile e duraturo può, in alcuni casi, portare a dei disagi nel bambino. Ad esempio nei nidi e nelle scuole materne il turnover è elevato e molti istituti peggiorano le cose cambiando maestri ogni anno, così da rompere quei legami a forte valenza emotiva che soli generano intimità nel bambino. (alcuni studi rilevano che la tipologia di interazioni nei nidi è scarsa e mediocre : Cost, Quality and child outcomes , in Chid Care Centers, Denver, Department of Economics Colorado) University of 3) interazione ricca e costante. Amore e cure non bastano. Nei primi cinque anni di vita il bambino impara a conosecre il mondo tramite le proprie azioni e le conseguenti reazioni degli adulti. Il senso di intenzionalità e dei limiti tra mondo interiore e mondo esterno si può sviluppare solo attraverso scambi protratti con persone che il bambino conosce e di cui si fida. L’educare è allora insegnamento a vivere nelle differenze, esperienza della fatica e della meraviglia di assumere in modo inedito l’irriducibilità propria e dell’altro. 6 Melanie Klein, La psicoanalisi del bambino, Fabbri editori, Milano 2009. Quando compare l’ansia nel bambino possiamo parlare anche di ansia da separazione: una forma d’ansia particolare che si manifesta quando il legame esclusivo stabilito durante i primi mesi di vita si deve nterrompere. Quando il legame simbiotico con la madre si deve interrompere per le esigenze più disparate (lavoro, salute, etc.) , il bambino passa dalla costante protezione materna ad una condizione molto diversa: la mamma scompare senza che il piccolo possa concepire lo scorrere del tempo. Esiste solo il qui ed ora. Scompare insomma la mamma e quindi, vista la simbiosi, una parte di sè . Cfr. V.Andreoli. cit. pp. 24 e sgg. 7 filios 2 Comment: Se accettiam o la tesi che l’esperienza emotiva costituisce il fondam ento della m ente um ana ne consegue che i figli e la fam iglia hanno la priorità su tutte le altre esigenze conflituali dell’individuo G reenspan, l’intelligenza del cuore, M ondadori 4) ambiente e famiglia devono intendersi sullo stesso senso delle norme e dei bisogni: se l’operatore non parla la stessa lingua della famiglia si possono generare incomprensioni ed insuccessi nello sviluppo; 5) il bambino deve poter sperimentare successi ed insuccessi: deve poter risolvere problemi con l’aiuto degli adulti che ne favoriscono l’iniziativa. In questo modo si costruise l’autostima del bambino; 6) mondo prevedibile: il ponte tra pensiero e sentimento si costruisce con un ambiente sicuro e prevedibile in cui il bambino comprende cosa si può aspettare o meno dall’adulto. 7) quartieri e città stabili: servizi efficienti e stabili, strutture funzionanti ed operatori disponibili, economia florida, associazioni e pesone che si impegnino per il bene comune: B reve excursus Padroni in casa propria? S. Freud 8 Freud : Con il termine Es equivalente all’id latino (esso), Freud intende proporci il primo termine di una topica qual è la divisione es\io\super-io. L’es è l’insieme delle risorse pulsionali\biologiche dell’individuo. Nell’Es troviamo dunque quell’energia pulsionale detta libido che presiede allo sviluppo delle fasi orale\anale in cui consiste lo sviluppo della personalità. Più determinatamente la fase orale è la prima organizzazione pre-genitale della libido che si forma nei primissimi mesi di vita del bambino e dura approssimativamente fino al secondo anno d’età. Parallelamente la fase anale, tra i due ed i quattro anni, in cui il bambino raggiunge il controllo degli sfinteri, è la seconda fase di sviluppo della libido. Successivamente, la fase fallica, ossia la terza fase dello sviluppo libidico, si sviluppa attorno alla coppia fallico\castrato dove il soggetto in evoluzione (es: maschietto) si distingue dall’altro sesso (femmina) per l’avere, il possedere qualcosa che manca (assenza del fallo) nell’altro sesso a causa di una castrazione\amputazione. Durante la fase fallica il bambino investe la sua energia libidica nei confronti della madre, che vuole per sé. Investimento contrastato, fantasticamente, dal padre che si oppone a tale progetto. Nasce allora l’angoscia di castrazione nel bambino che si sente frustrato nel suo desiderio di essere amato, protetto, desiderato dalla madre nonché di possederne totalmente l’affetto. Il risultato di questo processo è un allontanamento dall’oggetto desiderato, la madre, e la formazione, per introiezione, del super-io ossia di quell’istanza critica sull’io (la parte cosciente e vigile) 8 “Analizzando l’anatomia della psiche Freud definì l’Es come l’insieme delle pulsioni che permettono la sopravvivenza dell’uomo. Si tratta di un’energia istintuale senza la quale egli non troverebbe la spinta ad agire: ad esempio la ricerca del seno materno.” Vedi V. Andreoli, I Segreti della mente, Ed. Rizzoli, Milano 2013. filios 3 Comment: “ogni esperienza dolora che risvegli sentimenti quali la paura, l’angoscia, il dolore psichico, può operare come un trauma” Freud 1983 Comment: Secondo Freud la pulsione è un concetto limite tra lo psichico ed il somatico. Nella pulsione è possibile individuare una spinta, una fonte, una meta ed un oggetto: -spinta: elemento motorio di questa (pulsione), somma di forze o la misura delle operazioni richieste che essa rappresenta. -Fonte: processo somatico che si svolge in un organo o parte del corpo il cui stimolo è rappresentato nella vita psichica della pulsione -Meta: la meta di una pulsione è in ogni caso il soddisfacimento che può essere raggiunto soltanto sopprimendo lo stato di simulazione alla fonte della pulsione. -Oggetto: ciò in relazione a cui la pulsione può raggiungere la sua meta (anche parte del corpo del soggetto). Freud, Teoria delle Pulsioni, pagg. 17,18,19,20 Comment: Freud considerò l’aggressività, in un primo tempo, come una componente della pulsione sesuale particolarmente evidente nel sadismo., quindi come una pulsione non libidica dell’Io diretta al controllo del mondo esterno infine come espressione della pulsione di morte in contrapposizione alle pusioni sessuali e di autoconservazione inscritte nelle pusioni di vita. Freud inoltre distingue la ulsione di aggressione (Aggressionstrieb) dalla pulsione di distruzione .La prima è rivolta verso l’esterrno, la seconda prevede anche l’autodistruzione. In corrispondenza degli stadi percorsi dalla libido nel corso della sua evoluzione, Freud distingue una aggressività orale, che è la più primitiva e tende alla fusione con l’oggetto, che resta comunque distrutto o perchè incorporato o erchè vomitato, con tutto il simbolismo connesso a queste due figure che rutano intorno ad una identità precaria.Anale: che esprime nel dominio e nel controllo dell’altro per esorcizzare la paura di essere tradito, derubato, svuotato. Fallica: che è una aggressività socializzata, esibizionistica, che si esprime nella rivalità e nella competizione per superare l’altro o per difendere ad oltranza se stesso. Cfr. Dizionario di Psicologia, Gruppo l’espresso, pagg.35 e sgg. che corrisponde alla funzione di giudice, di auto-osservazione e formazione degli ideali9. Più precisamente il tramonto del complesso edipico coincide con l’inizio della fase di latenza. Essa va dal termine dell’infanzia sino alla pubertà (6\10 anni). Durante la latenza il bambino è particolarmente educabile, così da inserirsi nella società adulta10. Ma, con la pubertà, “gli impulsi sessuali latenti si rappresentano con rinnovato vigore e l’adolescente riattiva le tracce lasciate dalle imagines parentali: il padre, che ha deluso l’onnipotenza che un tempo il figlio gli attribuiva, non sembra più così potente per giustificare un investimento oggettivo, rimane pertanto in una situazione di ambivalenza mentre il ragazzo sposta sulle figure degli insegnanti gli antichi sentimenti”. 11L’intenso rapporto affettivo ed aggressivo che gli alunni instaurano con i loro professori è citato da Freud come momento che esemplifica la seconda ondata del complesso edipico. Ancora, “ciò che caratterizza l’adolescenza è la capacità di stabilire una relazione con un oggetto totale, il partner sessuale, diverso dal genitore amato nei primi mesi di vita ma capace di riattivare le tracce di quell’antico legame”12. E i sogni? Il sogno non è l’inconscio, bensì una delle sue rappresentazioni generalizzate, o meglio: il sogno è solo la via regia verso l’inconscio13 che resta di fatto inconoscibile. Potremmo anche dire che l’inconscio, tramite l’analisi, svela alcuni suoi aspetti, restando di fatto nascosto dietro ad essi. Sul materiale onirico, la terapia analitica cerca di lavorarci al fine di renderlo ”razionale”, superando ciò che all’apparenza si manifesta come caotico ed incomprensibile. In particolare,l’analisi cercherà di 9 Ma proprio perché la psiche è “storica” e perciò muta col tempo, non si può essere fedeli a questa grande intuizione di Freud, se non superando Freud, perché il suo concetto di nevrosi ben si attaglia a una “società della disciplina” dove la nevrosi è concepita come un “conflitto” tra il desiderio che vuole infrangere la norma e la norma che tende a inibire il desiderio. Oggi la società della disciplina è tramontata, sostituita dalla “società dell' efficienza” dove la contrapposizione tra “il permesso e il proibito” ha lasciato il posto a una contrapposizione ben più lacerante che è quella tra “il possibile e l' impossibile”. Che significa tutto questo agli effetti della sofferenza psichica? Significa, come opportunamente osserva il sociologo francese Alain Ehrenberg in La fatica di essere se stessi (Einaudi), che nel rapporto tra individuo e società, la misura dell' individuo ideale non è più data dalla docilità e dall' obbedienza disciplinare, ma dall' iniziativa, dal progetto, dalla motivazione, dai risultati che si è in grado di ottenere nella massima espressione di sé. L' individuo non è più regolato da un ordine esterno, da una conformità alla legge, la cui infrazione genera sensi di colpa, ma deve fare appello alle sue risorse interne, alle sue competenze mentali, per raggiungere quei risultati a partire dai quali verrà valutato. In questo modo, dagli anni Settanta in poi, il disagio psichico ha cambiato radicalmente forma: non più il “conflitto nevrotico tra norma e trasgressione” con conseguente senso di colpa ma, in uno scenario sociale dove non c' è più norma perché tutto è possibile, la sofferenza origina da un “senso di insufficienza” per ciò che si potrebbe fare e non si è in grado di fare, o non si riesce a fare secondo le attese altrui, a partire dalle quali, ciascuno misura il valore di se stesso. Per effetto di questo mutamento, scrive Eherenberg: “La figura del soggetto ne esce in gran parte modificata. Il problema dell' azione non è: "ho il diritto di compierla?" ma: "sono in grado di compierla?"“. Dove un fallimento in questa competizione generalizzata, tipica della nostra società, equivale a una non tanto mascherata esclusione sociale. Del resto già Freud, considerando le richieste che la società esigeva dai singoli individui, ne Il disagio della civiltà si chiedeva: “Non è forse lecita la diagnosi che alcune civiltà, o epoche civili, e magari tutto il genere umano, sono diventati "nevrotici" per effetto del loro stesso sforzo di civiltà? “Pertanto non provo indignazione quando sento chi, considerate le mete a cui tendono i nostri sforzi verso la civiltà e i mezzi usati per raggiungerle, ritiene che il gioco non valga la candela e che l' esito non possa essere per il singolo altro che intollerabile”. Alla domanda iniziale: cosa resta di Freud a settant' anni dalla sua morte? Rispondo: l' aver sottratto il disagio psichico alla semplice lettura biologica, l' averlo collocato sul piano culturale, l' aver intuito per effetto di questa collocazione che il disagio psichico si modifica di epoca in epoca, per cui compito della psicoanalisi, più che attorcigliarsi nelle diverse denominazioni delle nevrosi, è quello di individuare le modificazioni culturali che caratterizzano le diverse epoche, che tanta ripercussione hanno sulla modalità di ammalarsi “nervosamente”.U.Galimberti 10 Silvia Vegetti Finzi, Storia della Psicoanalisi, Fabbri Editori, Milano 2010. Cit. Pag. 79 ma anche S. Freud, La psicologia del ginnasiale. 12 Ibidem. 13 S. Freud. L’interpretazione dei sogni. 11 filios 4 Comment: “Di fatto l' uom o prim ordiale stava m eglio perché ignorava qualsiasi restrizione pulsionale. In com penso la sua sicurezza di godere a lungo di tale felicità era m olto esigua. L' uomo civile ha barattato una parte della sua possibilità di felicità per un po' di sicurezza”. S. F reud Comment: L ’uom o: un anim ale infelice? Comment: “Conosci te stesso” O racolo di Delfi considerare l’opera della censura. La censura è un sistema che si frappone fra conscio ed inconscio ed è all’origine della rimozione. I desideri inconsci, urgendo\spingendo verso la coscienza, mettono in pericolo il sonno, per cui la censura interviene cercando di accordare due istanze: o la soddisfazione dei desideri inconsci, almeno ad un livello onirico allucinatorio; o il loro mantenimento (dei sogni) ad un livello mascherato e quindi accettabile per il sistema conscio, che non cessa mai di operare una certa vigilanza. La censura opera così un’ opera di compromesso pari a quella del sintomo. In sintesi: il sogno è la realizzazione di un desiderio inconscio rimosso14, anche se la sua riuscita è sempre parziale per l’esistenza di una ineliminabile tensione conflittuale. 15 I pensieri inconsci, intollerabili alla coscienza,sono perlopiù di origine sessuale. Ora, questi desideri, proprio per la loro pericolosità sociale, sono deformati dalla funzione censoria dell’Io che li rende irriconoscibili: il lavoro onirico. In buona sostanza, ciò che il paziente esprime nell’analisi è il ricordo di un’esperienza onirica organizzata in un discorso. 16 Freud ritiene che sia possibile analizzare il sogno secondo quattro fasi o aspetti: • • • • rifacimento visivo (facciata del sogno): messa in scena di tutti gli aspetti formali, logici, concreti che compongono la scena del sogno. In buona sostanza la scena del sogno esprime, grazie al ricordo verbalizzato, una serie di aspetti anche astratti che vengono riportati nel racconto del paziente; condensazione: il materiale così visualizzato viene raggruppato\compattato secondo relazioni di somiglianza, concordanza, comunanza; due persone raffigurate da una sola per un elemento comune: portare il cappello; oppure una scena rappresenta contemporaneamente due luoghi differenti connessi per il nome del paesaggio o altro; spostamento: movimento di fuga che va dal contenuto rimosso ossia pregnante affettivamente, a contenuti più neutri emotivamente, accomunati da nessi associativi fondati su: significato, concomitanza, analogia, assonanza, (libere associazioni); (le cariche libidiche scorrono liberamente da una rappresentazione all’altra; per altro il transfert permette di attualizzare il passato) ordinamento: percorso a ritroso dell’analisi che ripercorre la trama del sogno sino ad arrivare ai contenuti latenti. In pratica, grazie ai nessi associativi espressi da paziente nella fase precedente, è possibile giungere ai contenuti latenti che sono all’origine del sogno, a quei desideri inespressi che gravitano nell’inconscio e determinano il fluttuare delle rappresentazioni. In una parola, con l’analisi si perviene al Wunsch (desiderio)17. Con questo termine si dovrebbe intendere quell’ ordine privativo dove il desiderio è mancanza d’essere, come sostiene tutta una 14 “ Ora che abbiamo difeso le nostre posizioni contro possibili obiezioni, o perlomeno abbiamo mostrato quali sono i nostri mezzi di difesa, dobbiamo intraprendere la ricerca alla quale ci siamo deidicati da tempo. Il sogno è un atto psichico di notevole rilievo. La sua forza motrice è sempre un desiderio da realizzare. Il fatto che esso non venga riconosciuto come desiderio, le sue bizzarrie ed assurdità, provengono dalla censura psichica che ha subito durante la sua formazione. Oltre alla spinta per sfuggire a questa censura, hanno contribuito alla sua formazione: una costrizione alla condensazione del materiale psichico, la considerazione della rappresentabilità in immagini sensoriali e, sebbene irregolarmente, la preoccupazione di dare una figura razionale ed intelligibile all’insieme onirico. “S. Freud, L’interpretazione dei Sogni, Fabbri editori, Milano 2010. 15 Ibidem pag. 62. 16 Ibidem pag. 63 17 Ibidem pag. 64 filios 5 Comment: Chiudi gli occhi e guarderai. Spezza i tuoi muri e costruirai. Impara ad attendere ed allora andrai. Lasciati cadere ed in piedi starai. Lothar Kempter, in P. Watzlawick, Feltrinelli, Milano 2010. tradizione. Si è allora più vicini, nel lessico freudiano, al Wunsch (che è l’aspirazione, il voto, la tensione a) (vedi sito internet: desiderio e filosofia). Difesa meccanismo di: procedimento psicologico automatico che protegge l’individuo dall’ansia e dalla consapevolezza dei pericoli e fattori di stress esterni ed interni. Essi mediano le reazioni del soggetto ai conflitti emozionali ed ai fattori stressanti esterni. Alcuni meccanismi sono quasi invariabilmente maladattivi: proiezione, scissione. Altri come negazione e soppressione possono essere sia maladattivi che adattivi, a seconda della gravità, rigidità, e del contesto in cui si manifestano. N on sto più dentro di m e Anonim o Winnicot era uno psicoanalista inglese specializzatosi successivamente in Psichiatria. Gli aspetti principali della teoria di W. si possono condensare in una : _ inesauribile interpretabilità dei fatti osservati a livello psicologico e clinico; _ fiducia nella capacità di adattamento del soggetto all’ambiente; _ tendenza del soggetto a risolvere positivamente i conflitti. Nello specifico W. incentra i suoi intressi sul rapporto madre\bambino che costituisce il paradigma del successivo comportamento del soggetto in età adulta (formazione del Sé, costruzione dell’IO). Dopo la nascita il bambino sperimenta ciò che W. chiama Holding ossia il contenimento della madre nei confronti del bambino: se la madre sarà premurosa ed attenta (empatica) nei confronti della soddisfazione di bisogni del neonato ( di cura, alimentari, etc.), ossia soddisferà le esigenze del bambino in modo non parziale e non ansioso, allora si potrà instaurare una reazione positiva (adattamento progressivo) agli stimoli che il mondo esterno (ormai differenziato dal mondo interno) esercita sull’infante. In questa delicata fase, il bambino perde quell’onnipotenza del pensiero (Freud la chiamava processo primario) che crea l’oggetto esterno ottenendone gratificazione e soddisfazione, per approdare ad uno stadio in cui il bambino differenzia oramai, sebbene ancora in modo impreciso, tra un dentro e un fuori ; un fuori abitato da oggetti cosiddetti transizionali –che appunto rassicurano il bambino durante l’assenza della madre, mantenendo una continuità di presenza (con la madre) rassicurante e positiva. In questa fase inizia quindi quel delicato processo di separazione\individuazione ottenuto tramite l’oggetto transizionale (coperta, animali di peluche, etc.) che permette, secondo W. di avviare quel delicato processo di sviluppo cognitivo ed emozionale che conduce all’età adulta. La m ia vita è tutto un urlo che non esce mai Anonim o Spitz: psicoanalista statunitense di origine austriaca. La sua ricerca di svolse principalmente nell'’ambito della psicologia dell’Io (approccio interdisciplinare: psicoanalisi, etologia, etc.) privilegiando un metodo d’indagine di tipo empirico e non speculativo. Attraverso un’osservazione controllata, analizzò direttamente lo sviluppo delle relazioni oggettuali del bambino, sia in condizioni naturali che in situazioni controllate. Secondo S. esistono diversi stadi evolutivi: filios 6 Comment: La felicità non è lo scopo ma il mezzo della vita” P. Claudel “Il Paradiso è dove io sono” Voltaire “Non aspettare la felicità ma prepararne la venuta” Cfr. C. André, dell’arte e della felicità, Corbaccio,Milano, 2007. Comment: “I bambini non hanno nè passato nè futuro, godono del presente” Jean de la Bruyére - preoggettuale (o\3 mesi): non differenziazione tra mondo esterno ed interno. Questa fase è dominata dal principio di costanza che è finalizzato al raggiungimento di uno stato di quiete; - oggetto precursore: (3\8) in cui il bambino comincia ad avere consapevolezza dei cosiddetti oggetti parziali (volto\voce della madre). Questa fase è caratterizzata dalla risposta del sorriso con la quale il bambino riconosce il volto materno ed insatura una forma comunicativa; - oggetto libidico: (8\15) il bambino riconosce l’oggetto nella sua unicità. Questa fase è dominata dall’angoscia dell’ottavo mese con cui il bambino reagisce all’assenza della madre considerata come oggetto d’amore; - ristrutturazione del Sé: dopo i quindici mesi in cui iniziano i “no” del bambino e l’opposizione alle richieste del mondo esterno. (tratto dal Dizionario di Psicologia UTET). Si aggiunga che, secondo Spitz, la carenza di cure materne, quando avviene nella fase di sviluppo infantile (angoscia dell’ottavo mese) può portare allo sviluppo della cosiddetta “frustrazione precoce”. In particolare, i bambini in stato di abbandono affettivo (brefotrofi) sviluppano crisi depressive gravissime (depressione anaclitica) che può condurre alla più totale disperazione. Ecco che allora la deprivazione psicologica e non fisica di questi bambini, può portare: • primo mese: lamentele e richiami del bambino; • secondo mese:pianto, rifiuto del, cibo; • terzo mese: rifiuto del contatto fisico, irritabilità, ritardo motorio, assenza di mimica, posizione prevalentemente prona.18 Se prendiamo il caso delle donne che, da bambine, erano vissute in istituto, possiamo affermare che molte finirono con l’essere madri mediocri infliggendo ai figli le stesse privazioni emotive da loro sofferte. 19Alcune donne riuscirono invece a rompere tale circostanza e diventarono ottime madri grazie all’amore: una relazione affettiva stabile con un partner comprensivo ed affettuoso condizionò positivamente la loro potenzialità materna. In buona sostanza se invece del me si forma un Noi, l‘Io ha modo di funzionare secondo il principio di realtà. Il bambino in questa fascia d’età, può anche accedere all’asilo nido: nati come luogo di custodia per i figli delle lavoratrici, è solo con l'approvazione della legge n. 1044 del 6/12/1971 che gli asili nido diventano comunali, istituiti con il concorso dello Stato. Il nido offre una serie di esperienze in spazi strutturati, dove i bambini sono aiutati dagli educatori a: esprimere le proprie potenzialità; comunicare con i coetanei e gli adulti; esplorare l'ambiente. In ogni asilo nido i bambini sono suddivisi in gruppi omogenei per età,: - i piccoli (da 3 a 11 mesi), i medi (da 12 a 19 mesi); - i grandi (da 20 mesi in poi). Alcuni nidi non hanno bambini del gruppo piccoli. 18 19 Paolo Crepet, Psicologia, Einaudi, 2010, Milano. Jan Robertson, Il cervello plastico, RCS libri, 1999, Milano. filios 7 Comment: “E tu mio cuore perchè batti? Come una malinconica vedetta osservo la notte e la morte” G. Apollinaire Comment: “La malinconia è la felicità di essere tristi” V.Hugo Nello specifico, elenchiamo qui di seguito i disturbi psicologici infantili, anche se possono essere diagnosticati da adulti Principali disturbi infantili Ritardo mentale: fuzionamento intellettivo inferiore alla media, con scarso livello di: cura di se stessi, adattamento alla vita familiare, socializzazione. Esso si rileva anche atraverso l’osservazione ma può essere diagnosticato anche seguendo scale che ne permettono la quantificazione (Wechsler:moderato 35\50; grave 25\35; gravissimo minore di 25) 20. Tuttavia l’analisi deve essere fatta anche prendendo in considerazione aspetti affettivi e sociali e non solo le abilità logico-razionali. Disturbi dell'apprendimento: difficolta' ad imparare a parlare, ascoltare, leggere e scrivere correttamente (anche detti delle capacità scolastiche). Compaiono in genere dopo i sei anni o anche prima alla scuola materna. o dislessia (disturbo della lettura e della scrittura) . Esistono dei test di misurazione somministrati anche a distanza di tempo, sia in gruppo che singolarmente. Va sottolineata la comprensione doverosa del disturbo: una ipoacusia o un cattivo rapporto maestro - allievo possono determinare una variazione significativa nelle abilità ascritte. o discalculia (disturbo del calcolo). Il calcolo è inteso soprattutto di tipo aritmetico ma anche la successione dei numeri ordinali (primo, secondo, terzo) per comprendere le relazioni causa \effetto21. Disturbi della comunicazione: o dell'espressione del linguaggio (parlato e scritto): vocabolario limitato, difficoltà di coniugazione dei verbi, difficoltà mnestiche nell’apprendere parole nuove ed associarne il suono al significato22. o della fonazione o balbuzie : anomalia nell’articolazione delle parole. A volte lasciate in sospeso. L’ansia peggiora notevolmente il sintomo. Disturbi dello sviluppo: o autismo - disturbo autistico. Chiusura verso il mondo esterno. Ripiegato su di sè. Sintomi: 1) difficoltà di interazione con gli altri; 2) difficoltà di comunicazione con gli altri. Mancanza di iniziativa nei contatti, ritardo nel parlato; 3) ripetizione rituale di gesti e suoni; 4) battere il capo, tirarsi le dita, etc.. Mancata richiesta dei giocattoli, se non presenti; interesse per gli oggetti senza rappresentazione verbale. Disturbo da deficit di attenzione : o deficit attenzione e iperattivita' (funzioni psichiche e fisiche: motoria). Questo disturbo è stato spesso curato con un derivato della anfetamina. Tale pratica, come è ovvio, ha riscontrato diverse critiche. Ma quali sono i sintomi? Vediamo: area psichica 20 Cfr. Andreoli cit. pp. 243 e sgg. Cfr. Andreoli cit. pp. 246 e sgg. 22 Ibidem. 21 filios 8 Comment: M agari i m anicomi torneranno a essere chiusi e più chiusi di prim a, io non lo so, m a a ogni m odo noi abbiam o dim ostrato che si può assistere la persona folle in un altro m odo, e la testim onianza è fondam entale. N oi, nella nostra debolezza, in questa minoranza che siam o, non possiam o 'vincere', perché è il potere che vince sem pre. N oi possiamo al m assim o 'convincere' F ranco B asaglia o o o 1) disattenzione ai particolari, distrazione nei compiti scolastici o altro; 2) fatica a mantenere l’attenzione sui compiti e nel gioco; 3) mancanza di ascolto all’adulto; 4) incompletezza nello svolgimento di un compito; 5) incapacità di organizzazione delle proprie attività; 6) disimpegno in attività che richiedono impegno o sforzo; 7) perde giocattoli e compiti scolastici; 8) facilmente distraibile; 9) sbadataggine. area motoria:1) irrequietezza; 2) lascia il proprio posto nell’aula ; 3) scorazza e salta in modo eccessivo; 4) non rispetta le regole; 5) parla troppo; 6) risponde alle domande prima del loro completarsi; 7) non attende il proprio turno; interrompe gli altri, è invadente. Per la diagnosi è necessaria la comparsa di 12 sintomi (6+6) prima dei sette anni. Disturbi della nutrizione e dell'alimentazione: o disturbo di ruminazione Disturbi da tic: o disturbo di Tourette: tic motori e vocali. Disturbi dell'evacuazione: o enuresi o encopresi: evacuazione delle feci in modo ripetuto e solitamente involontario nei vestiti o a terra. DC: disturbo della condotta. Aggressività eterodiretta, rivolta a persone, cose. Violazione dellenorme sociali in modo grave, DSM IV p. 116 DOP: disturbo deviante di tipo oppostivo provocatorio (da almeno sei mesi), DSM IV p. 120. Litigi e scoppi d’ira verso terzi;aggressione verbale, non rispetto delle regole, accusa ad altri dei propri errori, rancore verso altri, vendicativo, dispettoso, (4 o più sintomi).23 filios 9 Comment: Possibili tipologie di risposta alla manifestazione dei disturbi DC e DOP: rifiuto genitoriale. Non accettazione del comportamento filiale: tutto va bene. Ciò aumenta la condotta deviante del figlio in quanto non ne conosce altre. A volte la condotta familiare è improntata ad una certa indifferenza o proiezione sul figlio delle problematiche familiari: il problema sei tu. Altre volte i bambini possono esprimere un temperamento difficile che pone seri problemi ai genitori: arrabbiarsi, picchiare e piagnucolare assumono allora il valore funzionale di rompere una situazione spiacevole o ottenere quanto desiderato\preteso al momento. Il rinforzo negativo che ne deriva, qualora sia piacevole il risultato, rinforza la condotta oppositiva. Ancora, vi possono essere delle situazioni ambigue dove non sussistono regole chiare e coerenti di comportamento per cui il bambino non comprende cosa ci si aspetti da lui. Cfr. I Linguaggi del sociale, cit. Pagg. 346 Seconda infanzia (3\5 anni): gioco24 scoperta, autonomia, iniziativa, interazione25 e In relazione alla maturata capacità di rappresentarsi il mondo, ossia di pensare ad eventi ed oggetti in assenza dei medesimi, il bambino attua il“gioco simbolico”, che consiste nel fare finta di essere qualcuno del suo mondo (mamma, dottore, etc.) così da potenziare le proprie abilità cognitive ed affettive, non ultime quelle abilità socioaffettive che sono messe in atto in ordine ai conflitti e disaccordi sempre presenti nelle interazioni umane. Ancora, il bambino vuole scoprire il mondo circostante così da allargare le proprie conoscenze sul mondo. Ecco che l'esperienza concreta degli oggetti e dell'ambiente fisico in cui il bambino è immerso favorisce la comprensione e quindi l'acquisizione di nuovi concetti prima non presenti.Tale esperienza concreta, inizia ad attuarsi in maggiore autonomia, così da favorire quel processo che dalla dipendenza porta, progressivamente, alla capacità di scegliere e regolarsi nella propria vita. Il bambino, nello specifico, si esprime soprattutto nel fare per il fare, manifestando un forte interesse per l’attività che sta facendo piuttosto che per il fine a cui può portare. Più o meno all’età in cui il bambino va a scuola (materna o prima elementare) è in grado di: a. stabilire relazioni26, b. comunicare; c. immaginare; d. pensare; tutte abilità queste, sviluppate nella fase precedente. Egli entra in una fase di baldanza che potrebbe essere espressa dalla frase: “Il mondo è mio”. E’ affascinato dalle straordinarie possibilità del mondo e , correlativamente, dalle proprie potenzialità che esplora attraverso: 24 il gioco; avventure immaginarie; rapporti interpersonali più complessi. Secondo Piaget, il gioco contribuisce a strutturare il pensiero come processo mentale. I giochi senso motori del primo anno di vita riflettono la presenza dell’intelligenza senso motoria che proprio attraverso il gioco viene sviluppata potenziata: gli schemi d’azione vengono agiti ed interiorizzati. Secondo Vygotskij, il gioco è il mezzo più efficace per sviluppare il pensiero astratto: nel gioco il bambino immagina delle situazioni astratte (immaginarie appunto) che gli permettono di comprendere come poter intervenire in tali situazioni e come poterle risolvere. Ecco che allora il gioco diventa fonte di sviluppo ed adattamento a possibili situazioni nuove. Viceversa, secondo Freud, il gioco consentirebbe al bambino di esprimere ansie e timori che possono così manifestarsi in modo simbolico inconscio. I sintomi legati allora a situazioni conflittuali ed irrisolte possono così attenuarsi e rendere la vita del bambino più adatta alla realtà sociale. Da ricordare anche la Klein che ritiene l’uso degli oggetti (alcuni oggetti) nel gioco come caricati di particolare rilevanza affettiva per il bambino. Gioco senso motorio: (primi mesi di vita) : attività rivolta verso se stessi ed il proprio corpo per poi rivolgersi a degli oggetti; gioco simbolico: (18 mesi\ sei anni): rappresentazione di persona\situazione\oggetto non presente al fine di immaginare una situazione che prescinda dalla specifica funzione dell’oggetto immaginato: es. banana\ come far finta che sia un telefono. 25 Psicologia per il tecnico dei servizi sociali, Clitt, 2008 26 “Le dinamiche emozionali dei singoli nelle loro relazioni di gruppo sono cruciali e attivano inevitabili meccanismi difensivi nel solco delle dialettiche di cambiamento”. Bion filios 10 Comment: I cinque assiomi della comunicazione umana sono: 1.l’impossibilità di non comunicare Questo assioma si spiega sulla base di due assunti fondamentali: 1) il non comportamento non esiste ; 2)ogni comportamento ha valore di messaggio. E’ possibile quindi dedurre dagli enunciati precedentil’impossibilità di non comunicare.Vediamo: una persona che sta in silenzio può comunicare imbarazzo o difficoltà, ma anche aggressività passiva. Una persona che dorme può comunicare stanchezza o desiderio di non essere disturbata. 2.I livelli comunicativi di contenuto e relazione Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione. Aspetto del contenuto delmessaggio:notizia,informazione .oggetto. Aspetto di relazione del messaggio:istruzioni,indicazioni,ri chiesta relativi al contenuto. Risulta evidente che il contenuto è subordinato (metacomunicazione) all’aspetto di relazione: contenuto- “ ascoltate attentamente” relazione: 1) tono imperioso significato risultante: dovete stare attenti 2) ridendo significato risultante: potete stare attenti 3.La punteggiatura della ... [2] 4.sequenza di eventi Comment: sto usufruendo di un processo pensante in lingua italiana (penso nella mia lingua madre) un processo che pensa su o sopra il linguaggio non verbale perché ne stabilisce il significato. 7.Interazione complementare e simmetrica. Si parla di relazione simmetrica (basata sull’uguaglianza) quando entrambi i partecipanti tendono a rispecchiare il comportamento dell’altro. In buona sostanza, il rapporto di coppia può esemplificare questa relazione nella misura in cui il partner completa e compensa le momentanea mancanze dell’altro, ad esempio se il primo è teso l’altro lo calma e viceversa. In questo senso si assiste anche ad un cambio di ruoli. Si parla di relazioni complementari quando uno dei due comunicanti assume la posizione one-up(superiore) e l’altro quella one-down(inferiore);i diversi comportamenti dei partecipanti si richiamano e si rinforzano a vicenda, dando vita ad una relazione di interdipendenza in cui i rispettivi ruoli one-up e onedown1 sono stati accettati da entrambi(ad esempio la relazione madre-figlio, medico-paziente, insegnante-studente…..). Va da sé che lo scambio di ruoli non è previsto in questo caso anche se è sempre possibile passare da un ... [3] modello all’altro. In particolare, Curioso ed impertinente, acquisisce in questo stadio i fondamenti della creatività: se ben guidato riuscirà a sviluppare la propria curiosità ed espressività senza diventare troppo rigido o schematizzato. Riuscirà allora ad essere più responsabile, a comprendere il senso del rischio, al fine di maturare la prudenza necessaria per affrontare con fascino il mondo della vita. In sintesi27, il bambino esce da questo stadio con : maggiore presa sulla realtà (controllo, confronto, interazione); maggiore senso delle proprie potenzialità; fantasia vivace; repertorio più vasto di risposte sociali Terza infanzia: (6\11 anni) avventura, aggregazione, stima e riconoscimento28 Concretizzando la fase precedente, il bambino allarga i propri orizzonti esperienziali, cercando di esplorare realtà meno immediate (ambiente urbano, orizzonti culturali) in aggregazione con i coetanei scelti per affinità e fiducia (stesso sesso, “bande”). Tali interazioni, non ultima quella attuata nell'ambiente scolastico favorisce, o meno, la fiducia e la stima di sé. (Sé ideale\Sé reale). Si ricordi che il pensiero, in questa fase diventa reversibile: capacità di prendere in esame diverse aspetti della realtà contemporaneamente (indipendentemente dalle proprietà percettive\percepite degli oggetti). Si raggiunge cosi la capacità di seriazione, di conservazione della quantità e di classificazione. Il linguaggio diventa più ricco e fluido, il lessico si arricchisce ed il pensiero si applica alla conoscenza della struttura linguistica della frase. Si verifica anche il superamento dell’egocentrismo del pensiero così da permettere l’accettazione di regole condivise nel gioco ed in altri ambiti. Anche la condivisione di uno scopo comune al gioco ed al gruppo entra a far parte della modalità di questa fascia d’età. Ancora, in questa fase i bambini, nelle loro baruffe, imparano a prevedere e riconoscere le possibili reazioni dei coetanei. Per un certo periodo queste reazioni diventano la stessa immagine che i bambini hanno di sè: so quanto sono simpatico, bravo, diligente, bello, sportivo, abile nella musica o nello sport, in base alla generalizzazione dei criteri che i bambini di terza o quarta elemenate adottano. Con la crescita, verso i dieci\dodici anni, il bambino inizia a maturare una maggiore consapevolezza di sè: dei propri bisogni, aspirazioni, desideri, sganciandosi in parte, dalle percezioni delle reazioni altrui al proprio agire. Diminuisce anche la paura di essere puniti. Spiegare la m orte? La tematica della morte è una tematica presente nel tema della vita: in vita ci chiediamo cosa ne sarà di noi dopo la morte, se ci saremo ancora ma in altro modo, o altro ancora. Anche il bambino (terza infanzia) si chiede perché si muore e all’adulto spetta la responsabilità di rispondere in modo adeguato alle sue domande: sarebbe bene 27 28 Greespan, L’intelligenza del cuore, Mondadori, Giugno 2007) Psicologia per il tecnico dei servizi sociali, Clitt, 2008 filios 11 Comment: L a politica dei giochi al’aperto e la gerarchia scolastica dom i nano la vita del bam bino Comment: Il bam bino apprende i processi di gruppo nella sua società microcosmica e si definisce in base alla sua appartenenza a questa società. parlare della morte evitando di accostarla alla perdita delle persone care. La perdita di una persona a cui vogliamo bene infatti, costituisce sempre un evento che ci coinvolge interamente, che ci mette in discussione nel nostro stare al mondo, tanto più quanto più questo evento è carico di dolore e fonte d’angoscia. Il bambino ha timore di perdere le persone care (anche l’adulto, seppure in modo diverso) e quindi può rifiutare l’idea della morte come un che di irreversibile e definitivo che pone fine alla vita. Si tenga presente poi che, per il bambino di sei\sette anni, è possibile ascoltare una spiegazione scientifica del ciclo della vita, e quindi della morte come irreversibile, fantasticando sul ritorno in vita (morte come reversibile). Ciò è reso possibile dalla fondamentale capacità del bambino di poter condividere spiegazioni opposte senza tener conto della contraddizione dei diversi punti di vista (reversibile\irreversibile). Ma al di là dell’aspetto logico o cognitivo del problema (comprendo che c’è una contraddizione), il fondamento o la possibile causa dell’ansia generata dal timore della perdita (quella persona che amo, desidero, penso, etc. non c’è più) è il nostro senso di sicurezza. Certo è normale per un bambino provare ansia pensando alla perdita di una persona cara o comunque alla morte. Un bambino può negare la perdita della persona cara o può provare paura di morire come reazioni o difese al senso di perdita, ma queste reazioni tendono a scomparire via via che l’evento si allontana, anche grazie al rapporto di conforto e rassicurazione dei familiari (si può suggerire al bambino di mantenere vivo il ricordo della persona scomparsa, quasi una continuità con il passato). Ma quando il timore di perdere qualcuno diventa persistente ecco che diventa importante capire su cosa gioca questo timore, o meglio, qual è la causa del manifestarsi di questo timore. Probabilmente una certa insicurezza di fondo (causata da problemi familiari?),una dipendenza dalla figura adulta un po’ esasperata, può costituire quel fondamento su cui il timore di una perdita attecchisce maggiormente. Ecco che allora, più che saper spiegare l’evento della morte (secondo Epicuro se ci sono io non c’è la morte, e se c’è la morte non ci sono io quindi perché preoccuparsi?) dobbiamo saper condurre, guidare, orientare, il bambino verso esperienze che lo portino a maturare maggiore senso di sicurezza e controllo verso gli eventi della vita. Dobbiamo educare il bambino al senso della mancanza, cercando, standogli vicino, di condurlo per mano verso il mondo adulto, un mondo dove la mancanza non è necessariamente dolore, bensì gioia per la soddisfazione che deriva dal superamento delle difficoltà della vita. filios 12 Adolescenza29: aspetti essenziali e problematiche correlate “Il parlare non è il vivere”M oravia 1) capacità di utilizzare concetti astratti: superamento del pensiero operatorio concreto, così da poter riflettere su contenuti astratti: le ideologie, i valori sociali, la giustizia, etc. 2) raggiungimento del pensiero deduttivo;30 formulazione di ipotesi : un determinato fenomeno, per essere compreso nel sua darsi, ossia nel suo diventare un problema per chi lo osserva, deve essere inteso a partire dalla formulazione di una ipotesi che ne spieghi la causa e da un esperimento che miri a verificarne(dell’ipotesi) la verità\falsità; si ricordi anche che l'adolescente riesce ora a comprendere che in un esperimento scientifico31, le tappe del metodo scientifico sono progressive e sistematiche. L’adolescente si interessa anche a i valori sociali (ciò che si ritiene sia giusto a livello sociale oppure no) ed al bene comune; 4) - dinamiche affettive: anche a causa di modificazioni ormonali e fisiche,gli oggetti d’amore di tipo primario (padre, madre) vengono sostituiti con altri esterni all’ambito familiare. 3) 29 Convenzionalmente si intende con questo termine la fascia d’età che va dai dodici ai vent’anni ed in cui avvengono profondi cambiamenti sul piano psicologico e sociale (pubertà, media adolescenza, giovinezza). Pubertà: insieme delle trasformazioni corporee e fisiologiche che avvengono con la maturazione delle gonadi e l’inizio della funzione sessuale. Le caratteristiche di tale fase o periodo sono: o - lo scatto di crescita, o --la maturazione sessuale o - la nuova immagine corporea o - la sessualità o essere contro (spesso): contro tutti in genere : genitori, scuola, i pari d’età che, come gruppo, funzionano come gruppo protettivo di regola (Se l’essere contro diventa totalizzante si è anche contro se stessi: masochismo, dipendenza, violenze estreme). Violenza quasi come rito di passaggio : verbale, fisica da giudicare però con con attenzione particolare. Cfr. V. Andreoli. Cit. pp. 261 e sgg. 30 Deduzione: processo di natura logica che consente di pervenire ad una conclusione partendo da premesse considerate come vere: es. Prima premessa: Tutti gli uomini sono mortali , seconda premessa: Socrate è un uomo conclusione: Socrate è mortale. Ovviamente la deduzione non ci dice che le premesse siano vere, ci permette soltanto di concludere che Socrate è un uomo. Si pensi infatti a questa obiezione: la prima premessa (premessa maggiore), quando è vera? Quando tutti gli uomini sono o saranno morti? 31 Per scienza si intende un complesso organico di conoscenze ottenuto con un processo sistematico (afferente un metodo di indagine) di acquisizione delle stesse allo scopo di giungere ad una descrizione precisa della realtà fenomenica . Le regole che governano il processo di acquisizione delle conoscenze sono precisate dal metodo sperimentale. Le fasi successive del metodo sperimentale sono: l'osservazione di un evento o di un fenomeno che costituisca un problema (naturale o sociale); la formulazione di un'ipotesi generale che spieghi il perché del darsi del fenomeno ; le conseguenze dell’ipotesi; l’allestimento di un esperimento ; la possibilità di verifica dell'ipotesi mediante osservazioni successive che considerino la presenza di una variabile indipendente che sia causa della variazione della variabile indipendente . filios 13 Comment: Concetto: risultato di un processo di astrazione (procedimento messo in atto da un soggetto per pervenire a concetti universali a partire da oggetti individuali) che ha come conseguenza la categorizzazione di oggetti od eventi: es. vedo diversi animali a quattro zampe con caratteristiche simili (coda, dimensioni, etc.) ed inizio a pensare che facciano parte di una unica specie (cavallo). Posso allora affermare che conoscere il significato del termine x (cavallo) equivale a possederne il concetto. V’è da dire che il concetto (cavallo) non è la parola “cavallo”, infatti diverse parole posso indicare lo stesso concetto (animale a quattro zampe che nitrisce) oppure posso possedere il concetto di un animale che nitrisce e galoppa senza sapere il nome del concetto che lo identifica. In sintesi è possibile affermare che i concetti sono una sorta di unità minime di un pensiero; per quanto riguarda invece la validità universale del concetto questa (la validità) è in relazione alla comunicabilità del concetto. La comunicabilità del concetto è tanto più univoca quanto più il concetto denota correttamente gli oggetti che pretende di descriver Comment: L entam ente m uore chi non viaggia, chi non legge, chi non trova grazia in se stesso M artha M edeiros La tematica dell’abbandono degli oggetti d'amore (ciò di cui parla la Mahler) nel processo di individuazione\separazione (mi individuo come soggetto e corpo separato dalla madre che diventa oggetto di investimento affettivo) può attagliarsi anche all'adolescenza in cui i genitori vengono de-idealizzati al fine di costituirsi (l'adolescente) come soggetto pensante e deliberante. Tale separazione – che tende a de-idealizzare il genitore privandolo di quelle caratteristiche ritenute sino ad allora certe e buone - può comportare un senso di colpa per l'allontanamento dal nucleo familiare. Allontanamento come distacco, che deve essere sostenuto dai genitori: 1) maturi per sostenere frustrazioni ed insoddisfazioni (proprie e del giovane)32 ; 2) adulti nel dare amore al giovane (ossia sostegno e fiducia disinteressati) che sta cercando di definirsi come Sé e come persona progressivamente autonoma e deliberante. In una battuta : sta cercando la sua strada. 5) gruppo33: come elemento di appartenenza in cui si rafforza l'identità personale. Il Sé34 si riorganizza anche sulla base dell'opposizione alle regole degli adulti. L'appartenenza al gruppo può comportare peraltro la presenza di conformismo (assumere le medesime forme di comportamento del gruppo ma anche le medesime forme del pensare, ivi compresi stereotipi e pregiudizi) mediante l'imitazione (apprendimento per imitazione o modellamento) che possono sfociare , in alcuni casi, in comportamenti devianti. In generale, il gruppo ha una valenza positiva in quanto permette: 1) di rafforzare il senso di appartenenza grazie allo status ed al ruolo che il singolo riveste al suo interno con conseguente aumento della stima di sé; 2) di comprendere il senso ed il valore del rispetto delle norme interne al gruppo; di rafforzare il senso dell'identità collettiva (gruppi di pari età essendo misti) che, se da un alto comporta un aumento della dipendenza dal gruppo in quanto il singolo ha valore se e 32 33 “Molti altri padri, secondo me la maggioranza, seguono il percorso inverso: dato che mio padre ha fatto così io farò l’inverso. Sono quelli che hanno avuto delle difficoltà, che si sono sentiti incompresi, trascurati, oppressi,ed in diverse maniere privati di un legame affettuoso e rassicurante col genitore. E non vogliono che la cosa si ripeta al loro figlio. Molti di questi papaà sono eemplari. Altri conservano, nella loro contestazione alla figura paterna, l’impronta dell’autoritarismo. Impongono il dialogo, la comunicazione, l’intimità, la confidenza e ogni altra cosa di cui pensano di essere stati defraudati in gioventù.Ma vanno oltre il segno. (..) vogliono essere richiesti, pretendono dal figlio continui appelli, e se il figlio non si rivolge loro, per un qualsiasi motivo, si sentono offesi. Per costoro il dialogo è obbligatorio. Sono quei padri che hanno deciso di essere amici dei figli. Dimenticano che tra padre e figlio sussiste qualcosa di diverso dall’amicizia, e comunque l’amicizia non può essere imposta. (...) Vorrei ricordare una cosa palese: l’autoritario mira ad imporre la propria volontà con ricatto e punizione.Le uniche cose possibili per il raggiungimento di questo tipo di scopo. Entrambi fondati sulla paura, la quale può, lo ammetto, se elaborata dal bambino\ragazzo, produrre effetti positivi. Non quando si trasforma in angoscia. Marcelo Bernardi, Gli imperfetti genitori, Ed. Corriere della sera, RCS, Milano 2011. Definizioni: - Ogni gruppo esiste come mezzo per soddisfare propositi, desideri o interessi, per fornire ai suoi membri beni o valori. Sanderson; - Ogni gruppo esiste nella misura in cui gli individui che lo compongono perseguono programmaticamente mete interdipendenti. Deutsch; - Il gruppo è qualcosa di diverso dalla somma dei suoi membri: ha una struttura propria, fini specifici, e relazioni particolari con altri gruppi. L’essenza del gruppo è l’interdipendenza dei membri. E’ una totalità dinamica: un cambiamento di stato di una sua parte, di una sua frazione qualsiasi interessa lo stato di tutte le altre. K. Lewin; filios 14 Comment: L ’io abdica alla sua funzione di guida della personalità, perso nalità, con conseguente rafforzam ento della Persona che m olto spesso ne deriva. Ci sono pazienti (e non solo pazienti) fragilissimi, m a forniti di una persona im peccabile che confondono con la loro identità” M aria Valcarenghi Comment: -“sa, io sono fatto così” A nonim o: in riferim ento al figlio che non vedeva da otto anni Comment: In una fredda giornata d’inverno un gruppo di porcospini si rifugia in una grotta e per proteggersi dal freddo si stringono vicini. Ben presto però sentono le spine reciproche ed il dolore li costringe ad allontanarsi. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li porta di nuovo ad avvicinarsi si pungono di nuovo. Ripetono più volte questi tentativi, sballottati avanti e indietro tra due mali, finchè non trovano quella moderata distanza reciproca che rappresenta la migliore posizione, quella giusta distanza che consente loro di scaldarsi e nello stesso tempo di non farsi male. A. Schopenhauer Comment: Oltre agli obblighi cui siamo preparati , cocncernenti la restrizione pulsionale, ci sovrasta il pericolo di una condizione che potremmo definire “ la miseria psicologica della massa”. Questo percolo incombe maggiormente dove il legame sociale s’è stabilito soprattutto attraverso l’identificazione reciproca dei vari membri. S. Freud, Il disagio della civiltà 1929 solo se si riconosce nei valori ed idee35 del gruppo, dall'altro permettono il costituirsi di un nuovo senso di stare al mondo36 – non familiare o formale nei gruppi con scopi istituiti – che permette al giovane di comprendere il proprio sé e di evolversi verso nuovi orizzonti, siano essi culturali che sociali e personali nonché di costruirsi delle nuove amicizie37. D'altro lato non esiste una pura dipendenza o una pura autonomia bensì un continuo processo di interdipendenza tra i due aspetti. In alcuni casi si può assistere al fenomeno della devianza38: in questi casi, il gruppo è teso ad ottenere e realizzare scopi concreti e materiali (ruberie, etc.) che violano le norme sociali. In genere l'adolescente ha difficoltà a comprendere la portata delle proprie azioni. Si compiono gesti afinalistici (rompere un vetro di un auto, etc,) e spesso ci si coalizza contro un altro gruppo, distinto per abbigliamento, linguaggio e ritrovo. Il gruppo antagonista è una necessità: serve a dare più unità al gruppo. Talvolta il cemento del gruppo è l’uso di droga, distinto nellla sua modalità di utilizzo da alcuni segni di riconoscimento: orecchini, guanti, etc.. “39Un tempo le condotte degli adolescenti venivano regolate da riti di passaggio e controllati dalla famiglia e dalla comunità. Le ragazze potevano uscire la sera soltanto accompagnate dai parenti, dovevano vestire in modo castigato e comportarsi con decenza per non dare scandalo. La vergogna, riservata perlopiù alle trasgressioni femminili, era una accusa infamante per la famiglia. I maschi, seguivano un certo itinerario di socializzazione prefissato, che li conduceva dall’infanzia alla maturità passando attraverso tappe successive. Dalla fine degli anni settanta, la contestazione giovanile, l’emancipazione femminile, l’omologazione tra i sessi, l’educazione permissiva, hanno cancellato quei rituali sociali ed ora il controllo dei propri comportamenti è divenuto, entro certi limiti, una questione privata. Col risultato che i ragazzi, affidati a se stessi, non sempre riescono a bilanciare le spinte trasgressive proprie dell’età, con il sistema di norme e divieti affidato alla loro gestione. La regolazione dovrebbe esser gestita dal super Io, la funzione psichica che rappresenta il padre, la legge morale in me secondo 35 L’utilizzo di un linguaggio fatto di paralogismi (parola che ha un suo significato nel gruppo) e di figure retoriche : la parte per il tutto. 36 Le ore passano senza rendersi conto del perchè, a volte, o senza rendesi conto del resto al di fuori del gruppo. 37 Amicizia: è un sentimento che scaturisce dall’incontro tra due persone che, percependo il bisogno di uscire dalla propria egoità, sperimentano una comunanza di interessi, ideali, preoccupazioni. Tale comunanza produce come conseguenza la reciproca comprensione e la reciproca intimità nella relazione. Nella misura in cui l’amicizia, soprattutto nella sua espressione adolescenziale, riveste i caratteri del bisogno e dell’esclusività, o della pronunciata dipendenza, può dar origine a forme di gelosia. Si aggiunga che, nel caso sopra menzionato, l’amicizia presenta molte analogie con la relazione amorosa. 38 L’85% di adolescenti che commette reati soffre di Disturbi di personalità. Il DSM IV distingue tre gruppi: A – D. Bo paranoide di personalità: (sfiducia, sospettosità), schizoide (distacco dalle relazioni sociali), schizotipico (eccentricità, disagio acuto, etc.); B - D. Bo antisociale di personalità (violazione dei diritti); borderline di personalità (impulsività instabilità); istrionico di P.tà (ricerca di attenzione, emotività pervasiva); narcisistico di P.tà (grandiosità, necessità di ammirazione, non empatia); C - D. Bo evitante di P.tà (inibizione sociale, inadeguatezza, ipersensibilità); dipendente di P.tà (necessità di essere accuditi, timore della separazione); ossessivo compulsivo (ordine, pefezionismo, controllo mentale ed interpersonale). Per quanto concerne invece i cosiddetti disturbi psicotici è utile sottolineare che il termine Psicosi o meglio Psicotico si riferisce ad un singolo sintomo, il quale assume intensità tale da condizionare il rapporto con la realtà. Manifestazioni psicotiche possono quindi essere presenti in qualsiasi quadro clinico (diagnosi) mediante due sostanziali caratteristiche: il delirio e l’allucinazione (visiva, uditiva, somatica). 39 Sivia Vegetti Finzi, Cit. Pagg. XX e sgg. filios 15 Comment: La psicopatia non è una «psicosi» perché la personalità non è destrutturata, e neppure una «nevrosi» perché il disturbo non nasce da un conflitto. La psicopatia è piuttosto un´immaturità affettiva che nasconde una puerilità di fondo con conseguente indifferenza alle frustrazioni, incapacità di esprimere sentimenti positivi come simpatia e gratitudine, vita sessuale impersonale e non coinvolgente, apatia morale con mancanza di sentimenti di rimorso o di colpa, mancanza di responsabilità, falsità e insincerità, condotta antisociale che spesso mette capo a gesti delittuosi realizzati con freddezza e indifferenza. Penso qui ai ragazzi del cavalcavia, (...)per chiudere qui l´elenco, senza dimenticare naturalmente le madri che spengono la vita dei figli che esse stesse hanno generato. Queste tragedie non possono essere sbrigativamente liquidate come «casi psichiatrici» e qui relegate e rimosse. La ricorrenza di storie come queste, ormai troppo frequenti, obbliga tutti noi a una riflessione più seria. Disponiamo ancora di una psiche capace di elaborare i conflitti e, grazie a questa elaborazione, in grado di trattenerci dal gesto? Esiste nella nostra cultura e nelle nostre pratiche di vita un´educazione psicologica che ci consenta di mettere in contatto e quindi di conoscere i nostri sentimenti, le nostre pulsioni, la qualità della nostra sessualità e i moti della nostra aggressività? Oppure il mondo emotivo vive dentro di noi a nostra insaputa, come un ospite sconosciuto a cui non sappiamo dare neppure un nome? U. Galimberti I. Kant.40 Ma la figura del padre è evaporata, secondo Lacan, nel constatare la crisi della famiglia. Nel tribunale interiore, rimasto privo di autorità, i desideri si accavallano, i progetti si sovrappongono, e gli scopi confliggono senza realizzarsi. Freud suggeriva di non colpevolizzare i nostri fantasmi, le nostre fantasie, limitandoci a controllare i comportamenti. I buoni si accontentano di sognare ciò che fanno i cattivi. Ma Freud si è formato in un epoca ottocentesca in cui la psiche è ancora una comunità chiusa, capace di gestire le proprie esigenze con le proprie risorse. Siamo così assuefatti a scene di violenza che gli spettacoli devono costantemente aumentare le dosi di aggressività, introdurre elementi di perversione, coinvolgere gli spettatori in scambi iperattivi, come nei video giochi, sino a confondere mondo reale e virtuale. (...) può accadere che un ragazzo compia gesti distruttivi sulle persone o sulle cose e nello steso tempo ferisca il proprio corpo con piercing, tatuaggi. Il senso di queste manipolazioni, storicamente estranee alla nostra cultura, sembra risiedere nel tentativo di affermare la padronanza di sè e l’appartenenza al gruppo dei coetanei. (...) un addio rivolto alla madre da cui ci si vuole emancipare. “ 41 6) abbandono del corpo infantile42: V i è più ragione nel tuo corpo che nella tua m igliore sapienza. N ietsche cambiano gli aspetti estetici e motori legati al corpo fondamentali per la formazione dell'identità – sé corporeo – in questo senso la dimensione motoria può risultare difficile da gestire in ordine ai cambiamenti di altezza, postura, peso, etc., ma anche la 40 “ Due cose ammiro: il cielo stellato sopra di me e la legge morale che è in me”I. Kant, Critica della Ragion Pratica. Cfr. Alessandra Lemma, Sotto la pelle, Cortina, Milano 2011. “IL corpo reificato, iscritto, ci impedice di pensare ciò che si sottrae al pensiero, la vita. Vale a dire la dipendenza dall’altro, la fragilità, la caducità, la morte”. Si pensi anche a questo: cosa differenzia l’acting out dalla cosiddetta normalità non patologica? Possiamo affermare che nell’acting out c’è l’immediato passaggio all’atto senza la mediazione della rappresentazione , come dire che l’emozione conduce all’azione diretta senza il filtro del pensiero. Rappresentazione di cosa? Delle conseguenze dell’atto\comportamento che stiamo immaginando di compiere ma che ancora non attuiamo. 42 Psicologia per il tecnico dei servizi sociali, Clitt, 2008. Sul senso del corpo e del relativo concetto di anima si pensi a questo: in Omero il verbo psichein significa respirare mentre la parola soma in greco era riferita unicamente al cadavere. In grecia insomma, in Omero nella fattispecie, il corpo era sempre corpo vivente espressione dell’ira di Ulisse, ad esempio. L’ira, in questo caso, non era un evento psichico bensi corporeo. Ma allora quando si presenta in Grecia la divisione del corpo dalla psiche? Possiamo affermare che tale divisone è introdotta dagli orfici secondo cui il corpo è una prigione dell’anima, mentre l’anima è una scintilla divina che non occupa spazio o tempo. Questa cocncezione viene ripresa da Platone: soma come tomba (sema) dell’anima. Ora, quando questa concezione dualistica anima\corpo implicita nella parola psiche viene impiegata per tradurre nefesh della tradizione giudaico\cristiana, ecco che l’anima si presenta come eterea ed immortale a dispetto di un corpo materiale e mortale. In effetti, la parola nefesh, individuata nei diversi contesti linguistici in cui appare, manifesta un significato che non ha nulla a che fare con l’anima: “.......,legarono i miei piedi ai ceppi ed in catene la mia nefesh” qui intesa come gola. O anche “.......la mia nefesh è nauseata dalla manna”., anche qui intesa come gola. E nel Levitico: “Il Nazireo, non deve toccare la nefesh met degli animali”. Met sta per morto. Qui nefesh met indica l’anima morta; certo l’anima può morire, ma nel senso che la nefesh met è il cadavere che non poteva essere toccato dal sacerdote. Ancora “Dente per dente e nefesh per nefesh” ossia dente per dente e vita per vita. La vita dell’uomo : “muoia Sansone e la mia nefesh”, la mia vita o meglio il corpo vivente dell’uomo con tutte le sue necessità ed indigenze. Qui allora l’anima dell’uomo non sopravvive al corpo, tanto è vero che le punizioni di un genitore ricadono sui figli vista la mortalità dell’uomo e la non sopravvivenza dell’anima sottoposta al giudizio divino. La giustizia si può compiere solo nelle generazioni successive in quanto nulla sopravvive per essere giudicato. 41 filios 16 dimensione estetica così profondamente legate a ciò che gli altri pensano di me può risultare di difficile gestione. Alcune risposte a questi possibili disagi possono essere il controllo sull'attività fisica e sull'alimentazione. Anche la dimensione sessuale è fondamentale. L'identificazione, precedente alla pubertà, con il sesso opposto diventa, in genere, con l'adolescenza, identificazione con lo stesso sesso ma questo processo può comportare difficoltà e disagi fonti di ansia e preoccupazioni – maschi con comportamenti effeminati, etc,. “Lo specchio è per un adolescente lo strumento più temuto, apprezzato, . Attraverso quella lastra scruta il proprio corpo, la propria trasformazione, il definirsi di una forma possibile: essa rimanda le paure, condensa il timore di una identità ancora contraddittoria ed ambigua. E’ il luogo in cui raffigura l’altra parte di se stesso, spesso quella più declive, a volte quella più lontana dall’immagine che vuole costruire per sè. Specchiandosi, l’adolescente crea inconsapevolmente lo spazio della propria duplicità, , il proprio doppio, l’immagine della propria segreta ed imperscrutabile complessità. Lo specchio, ossia la forma di un narcisismo necessario per continuare a cercare non vanamente se stessi. E’ difficile essere adolescenti oggi, un tempo si era meno giudicati dai propri pari, forse più dagli adulti. (.) Molti adolescenti sono indotti a scoprire il fascino perverso della propria più intima doppiezza. La esaltano tanto da esibirla come una dote: l’unica diversità accettabile della loro cultura rischia di essere quel tratto ove regna segreta la loro ambiguità come un’indicibile risorsa. “43 A veva quella fuggevole grazia che segna la transizione più squisita, l’adolescenza, i due crepuscoli m escolati, l’inizio di una donna nella fine di una bambina (V . H ugo, I lavoratori del m are) 7) 43 44 Abbandono di una identità infantile. Per la formazione di un sé adulto si ritiene che: la stima di sé si potenzi anche sulla base dei successi ottenuti in ambito scolastico, sociale; nello specifico la Stima44 di sé è la positività della valutazione di sé che non dipende solo da ciò che uno pensa di essere (concetto di sé) ma anche da ciò che desidera essere che a sua volta è collegato alle aspettative che gli altri significativi hanno sull’adolescente. Facciamo un esempio: se un ragazzo\a desidera diventare musicista, eventuali insuccessi avranno incidenza sulla stima di sé mentre gli insuccessi in campo sportivo non lo toccheranno più di tanto. Ma sarà anche importante la relazione o le relazioni educative ed affettive che l’adolescente si troverà ad intrattenere: il come affrontare una sconfitta si apprende all’interno di una esperienza di vita insieme agli altri. Si apprende a non temere la sconfitta, a gioire di un abbraccio, a reagire ad un disagio, non tanto perché le emozioni cambiano ma perché cambia il senso che ognuno di noi può dare ad un evento: quell’uomo laggiù nell’angolo è una minaccia per me? Il voto di quell’insegnante è una sconfitta? Insieme agli altri impariamo che quell’uomo è un amico e quel voto un occasione per mettermi alla prova: educazione emotiva. Ancora più nello specifico: l’autostima è la P.Crepet, Sull’amore, Ed. Einaudi, Torino 2006. L’individuo possiede un grado sufficiente di fiducia in se stesso e nelle proprie risorse quando si sente in grado di controllare personalmente il proprio ambiente di vita (Bandura) filios 17 Comment: “Se il voyeur vedesse il suo occhio” S.Freud. Con ciò Freud intende sollecitare il passaggio dall’imagine nel mondo che noi riteniamo di avere a quella soggettività che deve essere indagata dalla Pscoanalisi: dal mondo all’Io. considerazione globale che un individuo ha di se stesso e delle proprie capacità. Ora, la mancanza di convinzione circa le proprie capacità e competenze può generare ansia, ansia che può condurre al fallimento di una prestazione pur in presenza di una buona preparazione. E’ del resto vero che anche un eccesso di sicurezza non supportato dalla realtà porta a sottovalutare le difficoltà e quindi a non munirsi di strumenti adeguati. Alla base dell’autostima, quindi, c’è un processo di autovalutazione, che può tuttavia tradursi in due eccessi: ogni cosa deve essere resa quanto più sem plice possibile, m a non ancora più sem plice Einstein . Fra questi due estremi si colloca la situazione di autostima ideale, le cui caratteristiche sono: • Accettazione globale di sé : Sensazione di poter essere accettati così come si è, nonostante i difetti, a prescindere dalle proprie prestazioni. • Consapevolezza di sé: Sapere quali sono i propri punti di forza e debolezza. Conoscere i propri obiettivi a breve e lungo termine. • Autoefficacia percepita: Convinzione di essere capaci di dominare specifiche situazioni, di poter portare a termine con successo determinate attività e progetti. Evitano compiti difficili, hanno basse aspirazioni, induguiano sui propri limiti, associano il fallimento alla carenza di abilità.Cadono facilmente in stato di stress e depressione45. L’alta autostima prevede attività ed assertività, unite ad accettazione di sé, sicurezza e fiducia nelle proprie capacità ed abilità nonché desiderio di eccellere. La bassa autostima prevede passività, a volte sottomissione e dipendenza, scarsa fiducia nelle proprie capacità ed abilità nonché scarsa attribuzione ai giudizi positivi dati da altri. In genere, chi ha un’alta autostima, pur essendo soddisfatto di sé, lavora per migliorarsi ulteriormente. Chi ha una bassa autostima, tende ad impegnarsi poco, ad essere sopraffatto dall’ansia e a non persistere nello sforzo se i primi tentativi sono inefficaci. Nel secondo caso quindi si viene a creare un circolo vizioso: La bassa autostima, vero motore del ragionamento, predispone ad aspettative negative sul proprio successo ed efficacia nel controllo delle situazioni\esperienze. Ciò porta inevitabilmente allo sviluppo dell’ ansia in relazione ad una possibile\futura esperienza negativa nonché alla riduzione dell’impegno nelle proprie attività (visto il fine insperato ). La conseguenza è un fallimento probabile della prestazione ed una conseguente scarsa valutazione di sé e delle proprie capacità ed abilità. Ora, se non sempre è possibile influire sui fattori esterni che condizionano l'autostima, è possibile provare ad agire su quelli interni: 8) Sé reale\Sé ideale\Sé normativo: sussiste all'interno del soggetto una possibile suddivisione in: o ciò che penso di essere; 45 Zanellato, Adolescenza e identità. filios 18 Comment: SOPRAVVALUT AZIONE: Chi si sopravvaluta Tende a non valutare realisticamente le difficoltà. Si considera sempre pronto e preparato a priori. Crede di poter riuscire in qualsiasi cosa senza sforzo. Non considera la possibilità di fallire. Davanti all’insuccesso può reagire negando la realtà o “crollando”. Attribuisce i successi ottenuti unicamente alle proprie capacità, mentre imputa i fallimenti a cause esterne (sfortuna, persecuzione, incapacità altrui). SVALUTAZIONE: Chi si sottovaluta Non si sente mai sufficientemente adeguato rispetto ai compiti da affrontare e vive ogni nuova prova con ansia eccessiva. Di fronte al successo ne imputa la ragione a fattori esterni (fortuna, coincidenze, aiuto altrui), mentre attribuisce gli insuccessi esclusivamente ai propri limiti. Comment: Ridimensionare i propri obiettivi : se si fallisce un esame un certo numero di volte, può essere utile metterlo momentaneamente da parte ed affrontarne un altro meno complesso. In pratica è lo sviluppo della teoria dei piccoli passi. In questo modo si possono trarre nuove energie dal successo ottenuto e riacquisire fiducia nelle proprie capacità per nuove prove più complesse. Assegnare importanza agli scopi che si è in grado di raggiungere: alcune volte, la tendenza a concentrarsi su obiettivi non compatibili con le proprie capacità\abilità quando ve ne sono altri per cui si è molto più portati, può mettere in crisi l’autostima di uno studente. Per tale motivo un percorso accademico non può essere scelto a priori, ma sempre in relazione alla ... [4] persona: alle sue competenze, Comment: il ragionamento è guidato dalle emozioni e non viceversa come tendiamo a credere: il futuro esito negativo immaginato è determinato dalle nostre paure e non dalla logica. Imparare ad essere assertivi: comunicare le proprie opinioni, i propri pensieri, desideri, diritti e sentimenti in modo diretto, appropriato ed onesto con i colleghi ed i docenti, può portare ottimi risultati. o ciò che vorrei essere; o ciò che dovrei essere. Se non sono come vorrei posso sperimentare scoraggiamento e delusione; se non sono come dovrei posso sperimentare ansia ed agitazione, non ultimo il senso di depressione che può insorgere come risposta all'incapacità di progettarsi nel futuro dovuta a discrepanza tra i diversi stati del sé. Tali problematiche possono essere determinate : Iperprotezione familiare: costruzione dell'identità sulle aspettative genitoriali e conseguente incapacità di svolgere scelte autonome: sono come vogliono; alle volte, può accadere, come dice Silvia Di Lorenzo che la madre, dominata dalla responsabilità educativa del fliglio, finisce per arroccarsi nell’Animus (parte maschile presente nel femminile), sacrificando la sua femminilità, nel tentativo di fare il padre. Ma così non si accorge (come ombra che l’accompagna nel fare l’eroina), a volte, del figlio ridotto a vittima: vittima di una simbiosi che non emancipa il figlio verso la relazione con Altri. Nella simbiosi non c’è il riconoscimento dell’altro ma solo il prolungamento di sé un Io allargato senza Tu.46 povertà di stimoli culturali: la situazione condiziona l'orizzonte delle scelte possibili; caratteristiche personali: se sussiste discrepanza tra sé reale e normativo l'adolescente può evitare di impegnarsi nella direzione del dover essere sostituendo tale obiettivo con altri possibili ma ancora da rintracciare (disimpegno). Se sussiste una discrepanza tra sé reale ed ideale ciò può tradursi in un impegno a colmare tale lacuna. Infine, nella società degli individui, priva di ideali condivisi, 47 caratterizzata dall’egoismo proprietario dell’Io e del mio, dilagano le passioni tristi(..) nella condizione sempre più diffusa, di giovani che non chiedono niente, non fanno niente, non attendono niente, che nella competizione sociale hanno gettato la spugna e si sono messi da parte, possiamo scorgere la silenziosa alleanza della violenza con la pulsione di morte. Forse, secondo la psicoanalista F, Dolto, occorre scardinare la rigida verticalità del rapporto giovani\adulti, superare l’invidia che proviamo nei loro confronti e proporre nuove alleanze. Per prima cosa, secondo la Dolto, occorre riconsegnare nelle mani dei ragazzi la loro vita, a costo – e questa volta il rischio spetta a noi, che possano stravolgerla, buttarla via: senza rischio non si vive Bisogni dell'adolescenza48 V isto da vicino nessuno è normale Ospedale di Trieste Identità49: “chi sono, come dovrei essere e vorrei essere” sono le domande che il giovane si rivolge al fine di poter formare, con risposte adeguate, la propria identità. Il giovane si prefigura anche il suo futuro ruolo da adulto. “Ma l’identità non si costruisce 46 Cfr, Silvia Di Lorenzo, in U. Galimberti, Idee il catalogo è questo, Feltrinelli, Milano, 1992 Sivia Vegetti Finzi, Cit. Pagg. XX e sgg. 48 Psicologia per il tecnico dei servizi sociali, Clitt, 2008 49 Dal tardo identitas, a sua volta dall’avverbio identidem (lo stesso) che deriva da idem (lo stesso, il medesimo). 47 filios 19 Comment: Secondo George herbert Mead nel processo di interazione di forma il Sé dell’individuo. Egli organizza i propri comportamenti tenendo presente il proprio ruolo e quello degli altri. In altre parole il soggetto comprende (colloquio interiore) la situazione sociale che esperisce anticipandone l’interazione effettiva . semplicemente grazie al fatto che diciamo Io: si costruisce a partire dal riconoscimento dell’altro. Quando manca l’essere riconosciuti, a scuola, in famiglia, l’identità si costruisce altrove: nelle discoteche, nelle sale da giochi, nella strada. “ (Galimberti, Repubblica 29 giugno, 1999). “L’educazione sentimentale non passa attraverso un interrogatorio, bensì uno scambio di esperienze. Un buon genitore sa che la vita affettiva è un lungo percorso (...). Il padre di un ragazzo si era avvicinato al figlio per invitarlo fuori a cena, avendo notato la sua difficoltà ad unirsi a tavola. Non era mai accaduto. (...) Seduti al tavolo della pizzeria, senza fare domande, il padre aveva raccontato del suo stare quando era stato lasciato da una ragazza in gioventù. (...) Aveva scelto la strada dell’accompagnamento ossia la condivisione di una pena, di un sentimento. “50 “Dilige et quod vis fac” S Agostino 51 Indipendenza: l'allentamento dei legami familiari permette al giovane di conquistare gradatamente quella indipendenza che dovrebbe essere una delle peculiarità del mondo adulto52. Tale processo può essere inficiato, per alcuni aspetti, dalla presenza del cosiddetto “pensiero di onnipotenza” che può portare l'adolescente a ritenere che nulla di grave gli possa mai accadere. Senso. Questa categoria, di origine cristiana, come la categoria della speranza, permette al giovane di chiedersi perché fare qualcosa: perché lo faccio? In buona sostanza il nesso tra il pensiero e l'agire è mediato dalla ragione che cerca di comprendere il senso delle attività che si compiono. Dedicato ai giovani. Non a tutti, naturalmente. E non così tragico come gli altri vizi, perché nel giovane tutto è modificabile. "Vuoto" qui allude al nichilismo giovanile come speranza delusa circa la possibilità di reperire un senso, inerzia in ordine a un produttivo darsi da fare, sovrabbondanza e opulenza come addormentatori sociali, indifferenza di fronte alla gerarchia dei valori, noia, spleen senza poesia. 50 P.Crepet, Sull’amore, Ed. Einaudi, Torino 2006 L’amore, anche nel dolore della perdita della ragione e del controllo si di sè, conduce al bene assoluto: la libertà. Cfr. P.Crepet, Sull’amore, Ed. Einaudi, Torino 2006. Ma anche U. Galimberti, Le cose d’amore, Feltrinelli. Più letteralmente, in Agostino, la frase sembra significare che l’Amore non può che portare a qualcosa di buono, dall’Amore non può che scaturire qualcosa di bello e tramite una profonda introspezione noi arriveremo a capire la verità delle nostre intenzioni amorevoli. 52 Essere adolescenti non è mai stato facile, ma oggi proprio la ricchezza, il benessere, le infinite possibilità offerte dal progresso e dalla scienza pare siano diventati un ostacolo, un problema per chi si affaccia all’età adulta alla ricerca di una propria collocazione, una via, un destino. C’è stato un tempo in cui, nonostante tutto, entrare nel mondo degli adulti era un’esperienza entusiasmante, afferma Gustavo Pietropolli Charmet, docente di Psicologia dinamica all’Universítà Statale di Milano, autore di moltissimi libri sull’adolescenza, oggi, paradossalmente, sembravero il contario. “Quand’ero ragazzo io, non si vedeva l’ora di crescere. Essere bambini era una condizione decisamente inappetìbìle. Si era dominati dai grandi, l’unico imperativo era ubbidire. Così, crescere significava, finalmente, poter decídere, diventare autonomi, uscire dalla paura e dalla colpa. Diventare grandi ora, invece, in un mondo – parlo soprattutto di quello occidentale – fatto di figli unici, protetti, coccolati, vezzeggiati, è molto più difficile, perché coincide con l’abbandono dei privilegi, del narcisismo, della bellezza.I vantaggi sono visibili solo dopo molto tempo: all’inizio c’è solo un grande senso di solitudinee confusione”. Fonte: “D la Repubblica delle Donne” 51 filios 20 Comment: LA COMUNICAZIONE Insieme delle relazioni che intercorrono e che si sviluppano tra gli individui e tra questi ultimi e il loro ambiente naturale. L’esito comunicativo è influenzato dall’utilizzo di un codice, di un canale e di mezzi adeguati di trasmissioni. Lo studio della comunicazione umana si realizza all’interno delle seguenti aree d’ indagine: 1.lo studio della sintassi che ha che fare con:- le regole che presiedono alla buona formazione del messaggio; -i canali comunicativi; -la ridondanza dei messaggi; 2.lo studio della semantica che si occupa dello studio del significato dei segni che vengono trasmessi da un individuo all’altro nell’interazione comunicativa. 3.lo studio della pragmatica La comunicazione può essere: •intenzionale o non intenzionale1 •consapevole o non consapevole1 •efficace o inefficace1 Comment: U n uom o non cerca ciò che sa, perchè lo sa e non ne ha bisogno, nè cerca ciò che non sa, perchè non sa nè dove nè cosa cercare M enone , 80 e Incomunicabilità, non come fatto fisiologico tra generazioni, ma come presa di posizione. Un vuoto pieno di rinuncia, assordato solo dalla musica a tutto volume. Tutti questi fattori scavano un terreno dove prende forma quel genere di solitudine che non è la disperazione che attanaglia quanti un giorno hanno sperato, ma una sorta di assenza di gravità di chi si trova a muoversi nel sociale come in uno spazio in disuso, dove non è il caso di lanciare alcun messaggio, perché non c´è anima viva che lo raccolga, e dove se si dovesse gridare "aiuto" ciò che ritorna sarebbe solo l´eco del proprio grido. Nascono da qui gesti che non diventano stili di vita, azioni che si esauriscono nei gesti, progetti che si dileguano tra i sogni, passioni di un giorno cancellate da una notte, incertezza di un corpo che si fa e disfa a seconda delle ore del giorno, infedeltà ai modelli che si assumono per darsi un contegno, trasgressioni che si rinnovano per la creazione di un ordine nuovo, tappe inconcluse di un eterno disordine. Sensualità imprecisa dove il cuore ha ancora legami con l´ideale e col sesso, senza riuscire a decidere con chi dei due entrare in intensa relazione. Sguardo cattivo che non sa dove scatenarsi: se su di sé o sugli altri, vigilie di notti in cui si celebra l´eccesso della vita oltre le misure concesse, gioiosa confusione dei codici fino al limite dove è il codice della vita a confondersi con quello della morte. Malinconie radicali che nessun diario riesce a contenere perché il volume delle sensazioni è troppo al di là delle parole a disposizione. Da questo scenario, comune a tutto il mondo adolescenziale, il vuoto, quando insidioso guadagna spazio sottraendolo ai progetti costruttivi, assume tendenzialmente tre forme: 1. La freddezza razionale. Ha luogo quando il cuore, un tempo tumultuoso e invocante, si fa piatto, non reattivo, pronto a declinare ora nella depressione ora nella noia, e quando la tempesta emotiva si abbatte sul cuore, ormai arido perché mai irrigato, si comprime tutto con le difese impenetrabili approntate dalla buona educazione, dalle buone maniere, dal buon allenamento nella palestra gelida della razionalità. Tutto bene dunque? All´apparenza sì, tutto bene. A scuola non si va male, col prossimo ci si sa comportare, ci si sa vestire anche bene, con le maschere che si indossano e si sostituiscono l´allenamento è collaudato. La sessualità, quando c´è, è tecnica corporea perché questi ragazzi sono "emancipati", in discoteca si balla parossisticamente, insieme a tutti gli altri, la propria solitudine. Un po´ di ecstasy dà quella leggera scossa emotiva di cui si è assetati, ma non lo si dice, lo si fa per moda, per essere come gli altri, con cui si fa "branco", anche branco beneducato, nel tentativo di ottenere dal branco quel residuo di conforto affettivo di cui il loro cuore, come un organo autonomo, saltuariamente ha sete. Sicché alla fine tutto esplode, la compressione della razionalità mai diluita nell´emozione, la difesa delle buone maniere che ormai, persino a propria insaputa, fanno tutt´uno con l´insincerità, la noia, che come un macigno comprime la vita emotiva, impedendole di entrare in sintonia col mondo, formano quella miscela che sotterra l´io di questi giovani a cui è stato insegnato tutto, ma non come "mettere in contatto" il cuore con la mente, e la mente con il comportamento, e il comportamento con il riverbero emotivo che gli eventi del mondo incidono nel loro cuore. Queste "connessioni" che fanno di un uomo un uomo non si sono costituite, e perciò nascono biografie capaci di gesti tra loro a tal punto slegati da non essere percepiti neppure come propri. filios 21 2. L´ottimismo egocentrico. Quando l´indifferenza emotiva si coniuga col fatalismo connesso al concetto di destino ("sono fatto così!"), il vuoto si esprime in quell´"ottimismo egocentrico" di cui parla il sociologo Falco Blask in Q. come caos (Tropea): "Meglio esagitati ma attivi che sprofondati in un mare di tristezza meditativa, perché se la vita è uno stupido scherzo, dovremmo almeno poterci ridere sopra". Portando alle estreme conseguenze il principio di non dover mai chiedere il permesso a nessuno, gli ottimisti egocentrici non chiedono più nulla nemmeno a se stessi, e si dedicano totalmente al compito di inventare nuove regole del gioco laddove grava la routine. Inscenano in questo modo tutta la loro vita come un esperimento sociale dall´esito incerto e vanno su di giri al semplice ed esaltante pensiero che ciascuno nella propria vita va in diretta ventiquattro ore su ventiquattro. Il loro modo di relazionarsi alla vita prevede infatti che si agisca come virtuosi dell´irresponsabilità, senza alcun riguardo per la propria storia personale, senza rispettare impegni e senza temere le eventuali conseguenze del proprio agire, dal momento che tutte le scelte sono disponibili e quelle effettuate tutte revocabili. Dalla perdita di identità, che si costruisce solo con la consequenzialità delle nostre azioni e con l´irrevocabilità delle scelte, nasce quel frazionamento psichico, dove l´identità vive nel gesto misurato non sulla scala del bene e del male, di cui non si distingue più il confine, ma sulla scala della noia e dell´eccitazione. Nell´esperienza ormai assaporata da questi giovani circa la loro non incidenza, neppure minima, di cambiare le regole di una società tecnologicamente ed economicamente, ma non politicamente o moralmente, ordinata, ognuno va alla ricerca della nicchia adeguata dove poter mettere in scena la propria disarticolata avventura. 3. L´inerzia conformista. Tra le forme del vuoto, è la più diffusa. Essa è caratterizzata da quella "rassegnazione contenuta" così ben descritta da una ricerca dell´Eurisko, là dove parla della "tipologia degli abbastanza" con riferimento a quei giovani che vanno abbastanza d´accordo con i loro genitori che concedono loro abbastanza libertà. Hanno abbastanza voglia di diventare adulti, ma non troppo in fretta. Nessun progetto per il futuro anche perché non ci sono abbastanza opportunità, nessun ideale da realizzare. Sono giovani che si riconoscono per il loro basso livello di autoconsiderazione, per la loro sensibilità gracile, introversa, indolente, per la loro inerzia provocata da un´eccessiva esposizione agli influssi della televisione e di Internet. Un´unica preoccupazione: procurarsi un´incredibile quantità di tempo libero per assaporare fino in fondo l´assoluta insignificanza del proprio peso epocale. Di qui le frequenti fughe nel sogno e nel mito, il mimetismo nella ricerca neppur troppo spasmodica di un´identità venata dalla nostalgia relativa all´impossibilità di reperire radici proprie, il tutto condito con un acritico consumismo, reso possibile da un´inedita disponibilità economica che, per disinteresse o per snobismo, questi giovani neppure utilizzano, perché le cose sono a disposizione prima ancora di averle desiderate. E così a questo tipo di giovani viene attribuita una valenza di "mercato" prima ancora che di "identità". Su di essa si buttano le nuove aree di profitto che hanno fatto proprie le istanze stilistiche, comportamentali ed espressive tipiche della loro condizione psichica che la pubblicità, la produzione dell´abbigliamento, le agenzie di viaggio e l´industria del divertimento hanno decodificato molto meglio di quanto non abbiano fatto le statistiche sociologiche, le analisi psicologiche del profondo, la cultura devitalizzata della scuola dove molti insegnanti neppure s´accorgono che quei giovani non avvertono alcuna corrispondenza tra quanto si apprende in classe e quanto s´intravede dalla finestra dell´aula. In questo modo tra i quindici e i venticinque anni, quando massima è la forza filios 22 biologica, emotiva e intellettuale, molti giovani vivono parcheggiati in quella terra di nessuno dove la famiglia non svolge più alcuna funzione e la società alcun richiamo, dove il tempo è vuoto, l´identità non trova alcun riscontro, il senso di sé si smarrisce, l´autostima deperisce. Ma che ne è di una società che fa a meno dei suoi giovani? E´ solo una faccenda di spreco di energie o il primo sintomo della sua dissoluzione? Forse l´Occidente non sparirà per l´inarrestabilità dei processi migratori, contro cui tutti urlano, ma per non aver dato senso e identità, e quindi per aver sprecato le proprie giovani generazioni. U. Galimberti filios 23 Page 1: [1] Comment andrea-fisso 6/26/2002 12:52 AM 1 Bisogno: necessità di tipo materiale e non, che l’uomo sente in una progressione crescente, correlata allo stadio di sviluppo civile e psicologico in cui si trova in quel momento. Cfr. Dizionario di Psicologia UTET a cura di U. Galimberti. Motivazione: il bisogno, per sua natura, chiede di essere soddisfatto. L’individuo sente questa spinta emotiva tesa alla soddisfazione del bisogno. Tale spinta, via via crescente, genera la motivazione. Il passaggio all’azione per mettere in atto le modalità di soddisfacimento del bisogno potrebbe essere così esemplificata : sensazione di fame (bisogno primario); aumento della sensazione di fame e conseguente sensazione di dover mangiare; orientamento all’azione tesa al ritrovamento di qualcosa che soddisfi il bisogno; decisone di procurarsi del cibo compatibilmente con le proprie possibilità del momento (denaro, spostamento, comunicazione del bisogno, etc.); decisione di entrare in un negozio od altro con del denaro per comprare del cibo (strategia d’azione). Page 10: [2] Comment I andrea-fisso 6/26/2002 11:18 AM cinque assiomi della comunicazione umana sono: l’impossibilità di non comunicare Questo assioma si spiega sulla base di due assunti fondamentali: 1) il non comportamento non esiste ; 2)ogni comportamento ha valore di messaggio. E’ possibile quindi dedurre dagli enunciati precedentil’impossibilità di non comunicare.Vediamo: una persona che sta in silenzio può comunicare imbarazzo o difficoltà, ma anche aggressività passiva. Una persona che dorme può comunicare stanchezza o desiderio di non essere disturbata. I livelli comunicativi di contenuto e relazione Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione. Aspetto del contenuto delmessaggio:notizia,informazione.oggetto. Aspetto di relazione del messaggio:istruzioni,indicazioni,richiesta relativi al contenuto. Risulta evidente che il contenuto è subordinato (metacomunicazione) all’aspetto di relazione: contenuto- “ ascoltate attentamente” relazione: 1) tono imperioso significato risultante: dovete stare attenti 2) ridendo significato risultante: potete stare attenti La punteggiatura della sequenza di eventi La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti.Questo assioma indica la necessità di tenere contemporaneamente presente i comportamenti di tutti i comunicanti cosi ogni comportamento è causato e causa i comportamenti altrui. Comunicazione numerica(verbale o digitale) e analogica(non verbale) Attribuisce agli esseri umani la capacità di comunicare sia tramite un modulo comunicativo numerico sia con un modulo analogo. In altre parole se ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione, il primo sarà trasmesso essenzialmente con un modulo digitale ed il secondo attraverso un modulo analogico.Quando gli esseri umani comunicano per immagini1 la comunicazione è analogica, questa comprende tutta la comunicazione non verbale.Quando comunichiamo usando le parole1 la comunicazione segue il modulo digitale.Si badi, quando interpretiamo il linguaggio non verbale dobbiamo sempre ricorrere al linguaggio verbale, come dire che il linguaggio verbale è un metalinguaggio del linguaggio non verbale. In effetti, se penso a cosa voleva dire quello sguardo, sto usufruendo di un processo pensante in lingua italiana (penso nella mia lingua madre) un processo che pensa su o sopra il linguaggio non verbale perché ne stabilisce il significato. Interazione complementare e simmetrica. Si parla di relazione simmetrica (basata sull’uguaglianza) quando entrambi i partecipanti tendono a rispecchiare il comportamento dell’altro. In buona sostanza, il rapporto di coppia può esemplificare questa relazione nella misura in cui il partner completa e compensa le momentanea mancanze dell’altro, ad esempio se il primo è teso l’altro lo calma e viceversa. In questo senso si assiste anche ad un cambio di ruoli. Si parla di relazioni complementari quando uno dei due comunicanti assume la posizione oneup(superiore) e l’altro quella one-down(inferiore);i diversi comportamenti dei partecipanti si richiamano e si rinforzano a vicenda, dando vita ad una relazione di interdipendenza in cui i rispettivi ruoli one-up e onedown1 sono stati accettati da entrambi(ad esempio la relazione madre-figlio, medico-paziente, insegnantestudente…..). Va da sé che lo scambio di ruoli non è previsto in questo caso anche se è sempre possibile passare da un modello all’altro. In particolare, nella relazione simmetrica, è prevista la possibilità di un esacerbarsi (inasprirsi) della relazione, in virtù della natura paritaria e\o competitiva della relazione. Grazie alla medesima posizione assunta nella relazione dagli interagendi è possibile lo svilupparsi di una competitività che, se non adeguatamente controllata e gestita, può portare alla degenerazione della relazione. Si pensi, ad esempio, alla reciproca definizione di sé che ha luogo nella relazione di coppia: io sono io proprio nel mio continuo relazionarmi a te e viceversa; ma se la natura della relazione muta, muta anche, ob torto collo, il senso della mia identità.1 Page 10: [3] Comment andrea-fisso 6/26/2002 12:34 AM sto usufruendo di un processo pensante in lingua italiana (penso nella mia lingua madre) un processo che pensa su o sopra il linguaggio non verbale perché ne stabilisce il significato. Interazione complementare e simmetrica. Si parla di relazione simmetrica (basata sull’uguaglianza) quando entrambi i partecipanti tendono a rispecchiare il comportamento dell’altro. In buona sostanza, il rapporto di coppia può esemplificare questa relazione nella misura in cui il partner completa e compensa le momentanea mancanze dell’altro, ad esempio se il primo è teso l’altro lo calma e viceversa. In questo senso si assiste anche ad un cambio di ruoli. Si parla di relazioni complementari quando uno dei due comunicanti assume la posizione oneup(superiore) e l’altro quella one-down(inferiore);i diversi comportamenti dei partecipanti si richiamano e si rinforzano a vicenda, dando vita ad una relazione di interdipendenza in cui i rispettivi ruoli one-up e onedown1 sono stati accettati da entrambi(ad esempio la relazione madre-figlio, medico-paziente, insegnantestudente…..). Va da sé che lo scambio di ruoli non è previsto in questo caso anche se è sempre possibile passare da un modello all’altro. In particolare, nella relazione simmetrica, è prevista la possibilità di un esacerbarsi (inasprirsi) della relazione, in virtù della natura paritaria e\o competitiva della relazione. Grazie alla medesima posizione assunta nella relazione dagli interagendi è possibile lo svilupparsi di una competitività che, se non adeguatamente controllata e gestita, può portare alla degenerazione della relazione. Si pensi, ad esempio, alla reciproca definizione di sé che ha luogo nella relazione di coppia: io sono io proprio nel mio continuo relazionarmi a te e viceversa; ma se la natura della relazione muta, muta anche, ob torto collo, il senso della mia identità.1 Page 18: [4] Comment andrea-fisso 6/26/2002 1:07 AM Ridimensionare i propri obiettivi : se si fallisce un esame un certo numero di volte, può essere utile metterlo momentaneamente da parte ed affrontarne un altro meno complesso. In pratica è lo sviluppo della teoria dei piccoli passi. In questo modo si possono trarre nuove energie dal successo ottenuto e riacquisire fiducia nelle proprie capacità per nuove prove più complesse. Assegnare importanza agli scopi che si è in grado di raggiungere: alcune volte, la tendenza a concentrarsi su obiettivi non compatibili con le proprie capacità\abilità quando ve ne sono altri per cui si è molto più portati, può mettere in crisi l’autostima di uno studente. Per tale motivo un percorso accademico non può essere scelto a priori, ma sempre in relazione alla persona: alle sue competenze, ai suoi interessi, ai suoi desideri, alle sue aspettative. In una battuta, lo studente deve far appello alla sua “vocazione”. Non attribuirsi tutta la colpa di un fallimento: l’insuccesso agli esami è spesso determinato da una serie di fattori interni ed esterni. È molto importante saper distinguere tra di essi. Ad esempio: se si affronta l’esame in condizioni di salute compromesse dall’influenza, non ci si può rimproverare di aver fallito un compito che richiede molta concentrazione. Non valutarsi in maniera troppo rigida: Si può essere persone competenti e sbagliare comunque un test. Il giudizio su una prova d’esame non è un giudizio sulla persona. In effetti, le persone che riescono meglio nei test sono coloro che ritengono che dagli errori si impara (prove sperimentali a riguardo hanno dimostrato questa affermazione) Ridimensionare l’importanza attribuita agli insuccessi .