La missione in Europa - Piccole Sorelle del Vangelo

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La missione in Europa - Piccole Sorelle del Vangelo
"La missione in Europa"
Come la vivono le piccole sorelle
Nel marzo 2015, una ventina di piccole sorelle della Francia, del
Belgio e dell’Italia si sono ritrovate per avere uno scambio sul
tema della missione oggi in Europa.
Ecco alcuni stralci delle loro condivisioni:
Nella missione, la storia di ciascuna
Ciò che mi ha attirato alla Fraternità, non è stato prima di tutto l’annuncio del Vangelo. Mi ha sedotto
piuttosto la scoperta di Gesù di Nazaret, la sua umiltà, la sua vicinanza ai poveri e ai piccoli, fino al punto di
identificarsi con loro ed anche la forma di preghiera della fraternità, fatta di contemplazione, di dono di sé, di
intercessione, di ascolto della Parola, una Parola che rende la vita abitata dallo Spirito del Signore.
A quel momento io concepivo la mia missione come quella di Giovanni Battista: testimoniare Gesù,
segnalare la sua presenza e poi ritirarmi, lasciando all’altro l’iniziativa dell’incontro diretto con Gesù, senza
passare necessariamente da me.
Poi, vivendo con i poveri, mi sono resa conto che l’amicizia non domanda solo di condividere le cose
materiali, ma anche tutto ciò che mi fa vivere, quindi anche l’esperienza di Dio. Così l’annuncio mi è apparso
necessario. Ma come annunciare? Non mi è stato sempre facile.
Per me la missione è stata ed è plasmata da tutta la mia storia personale, specialmente dal vissuto della mia
prima infanzia. Da bambina sono stata accolta da una famiglia affidataria, lì si radica la mia storia. L’amore e
la fedeltà dei miei genitori adottivi hanno permesso che mi ricostruissi e che incontrassi Dio come un Padre
che ama; e il papà che ama vuole la felicità di tutti i suoi figli. Ne ho fatto l’esperienza diretta. Ho fatto anche
l’esperienza dell’incontro amante di Gesù, del “ Se tu vuoi seguimi, nella verità del tuo essere più profondo”:
questo ha cambiato la mia vita. Queste esperienze, che riempiono il mio cuore, desidero comunicarle a tutti,
specialmente a chi non è amato, perché esse sono fonte di vera pace e di vera felicità. Sono esperienze di
pienezza che desidero condividere con chi manca di amore.
Le esperienze degli anni vissuti in Salvador, a New York con i detenuti, alla fraternità d’accoglienza a Saint
Denis (periferia di Parigi), alla Caritas o alla prigione di Villepinte (periferia di Parigi), mi hanno fatto toccare
con mano come e quanto il Vangelo è sulla mia pelle, nelle mie mani, nel mio cuore, in tutto il mio essere.
Impossibile non annunciare il Vangelo! Impossibile non essere apostoli, missionari! E un fuoco che mi brucia
dentro !
Mi sento molto lontano dal volontarismo che mi animava quando sono entrata alla Fraternità. La missione
è diventata piuttosto come un cammino aperto, dove nell’umiltà e nella conversione personale, lascio che
Dio dica se stesso … e ciò non toglie nulla alle esigenze dell’annuncio! “Guai a me se non annunciassi il
Vangelo!”
Nella missione, la relazione
In cammino con i nomadi … da quasi 28 anni.
Penso che sia importante la testimonianza dell’amore fraterno,
con i suoi alti e bassi … Questo ha molto colpito i nostri amici
nomadi … È capitato a volte che assistessero a delle discussioni fra
di noi piccole sorelle (in un campo nomadi tutto si vede e si sente
…) e un giorno uno di loro è venuto a domandarci: “Come fate
quando litigate fra di voi?” Noi siamo scoppiate a ridere e abbiamo
risposto: “Ci chiediamo perdono”.
L’evangelizzazione può effettivamente passare attraverso cose molto semplici. In carcere, per esempio
bisognava prevedere i servizi religiosi, trovare un sacerdote se necessario, ecc … ma era anche importante
portare notizie del cane lasciato alla vicina al momento dell’arresto, in modo che il detenuto potesse stare
tranquillo. Un altro che mi ha raccontato che anni prima una piccola sorella gli aveva portato delle pile per la
sua radio, perchè erano esaurite al magazzino della prigione. Essere cappellano, sì, ma più ancora è
importante cercare di essere per loro una sorella …
Quello che faccio alla Caritas per la gente che vive in strada è così poco rispetto ai bisogni! Le persone che
incontro, però, non sono da identificare con i loro problemi … prima di tutto sono fratelli da incontrare, da
ascoltare, da amare, … soprattutto quando non sono amabili né attiranti. Il padre Voillaume diceva nel 1997:
“Forse stiamo entrando in un’epoca della storia del genere umano che sarà il tempo della compassione,
nell’impotenza a trovare soluzioni ai problemi che si presentano. Dovremo, più che mai, offrirci come
intercessori, in comunione col sacrificio di Nostro Signore, tuffandoci nell’Eucaristia, supplicando la
misericordia del Signore di diffondersi su tutti gli uomini.”
Nella missione, la Parola di Dio
Una constante nella nostra missione sono i gruppi di Bibbia, che
permettono ai cristiani di radicare profondamente la loro fede.
L’ho vissuto nelle diverse fraternità dove sono passata, anche se
sempre con piccoli gruppi. Ci sono però anche delle differenze:
quando si passa da un paese povero, ma molto religioso, ad una
società scristianizzata, come è qui, bisogna pensare alla missione
in un altro modo.
Bisogna fare tutto il possibile perché nascano dei circoli fraterni
attorno alla Parola di Dio. Mettere l’accento su ciò che Dio dice, piuttosto che su quello che noi diciamo di
Lui. È un cammino molto lungo per conoscere Dio, un cammino da fare con altri, una scuola di umiltà. Poco a
poco dalla confusione, dalla nebbia, emergerà il volto dell’Amato e incontreremo in Persona Vivente
Nella missione, la preghiera
Mi colpisce sentire quanto le persone che incontriamo contino sulla nostra preghiera. Cristiani e non
cristiani, si sentono, attraverso di noi e la nostra vita di preghiera, come legati a Dio, sotto la sua protezione.
Questo per me è un richiamo e un incoraggiamento a vivere a fondo la preghiera di intercessione.
La vita contemplativa fa parte della nostra missione. È importante ancora di più oggi in un mondo così
agitato e contemporaneamente alla ricerca di senso e assetato di Dio. Missione di intercessione …. Missione
di guardare il nostro mondo e ogni persona con uno sguardo contemplativo, missione per offrire spazi di
silenzio, di preghiera, di ritiro ….
Nella missione,la condivisione gioiosa della fede ricevuta
In tutte le fraternità dove ho vissuto, ho fatto il catechismo ai bambini, pienamente inserita nella vita della
parrocchia. Questo impegno mi ha sempre dato gioia e la possibilità di entrare in casa di molte famiglie, non
raggiungibili in un altro modo.
Il mio lavoro come “animatrice pastorale” in Francia mi ha
arricchita, sia nella catechesi ai bambini che ai loro genitori.
Siccome non erano di origine francese, ho dovuto pensare a
come trasmettere loro la Parola di Dio, essendo difficile per loro
capire la lingua. Allora ho pensato all’Arte, evangelizzare
attraverso l’Arte, e ho visto che funziona!
In parrocchia animo un gruppo di lettura del Vangelo di Luca.
Sono soprattutto persone anziane, vedove o divorziate. Ogni incontro aiuta a trovare un senso alle
domande che la vita pone, per scoprirsi amati dal Signore.
Alla “Scuola della missione”, con i giovani della Diocesi, la Parola di Dio ha un posto centrale. La
condivisione è importante, ma ci vuole anche la formazione, l’insegnamento; per questo, nei nostri incontri
diamo parecchio tempo alla catechesi.
Da qualche mese proponiamo, come fraternità, un tempo di condivisione del Vangelo ad alcune donne che
hanno ricevuto da poco la Cresima: le condivisioni sono semplici e profonde, un arricchimento per tutte.
Penso alla Pastorale degli immigrati: come non sentirmi “plasmata” da tutto quello
che ascolto: sofferenze, rifiuto, disprezzo, ma anche una fede forte e la fiducia nel
Signore.
« Ciò che abbiamo ricevuto ci è stato dato per loro (i nostri fratelli e sorelle) …
La missione è ciò che l’amore non può tacere. “
(Papa Francesco)
Non restringete i desideri del vostro cuore.
Possa il vostro cuore diventare il cuore di un pastore, come il cuore di Gesù”
(Padre René Voillaume)