sandro botticelli - Il-Cubo
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sandro botticelli - Il-Cubo
SANDRO BOTTICELLI GLI ANNI DELLA FORMAZIONE: Alessandro Filipepi, detto Sandro e poi soprannominato Botticelli dal nomignolo con cui era noto il fratello Antonio, nasce a Firenze nel 1445 diventa un pittore italiano importante nella firenze quattrocentesca. L’artista a parte alcuni brevi soggiorni in altre città passa tutta la sua vita vicino al quartiere di S.Maria novella a Firenze. Botticelli dopo un probabile esordio da orafo,nel 1460 entrò come garzone nella bottega di Filippo Lippi che lasciò poi intorno al 1467. Infatti alcune sue opere documentano la fase di formazione presso la bottega,come le sue prime madonne con bambino. Alcuni studiosi ipotizzano che il Botticelli avrebbe iniziato una seconda formazione presso il Verrocchio dove riuscì a conoscere nel 1475 il giovane Leonardo. Nel 1502 la sua fama era ormai in pieno declino anche perché l'ambiente artistico, non solamente fiorentino, era dominato dal già affermato Leonardo e dal giovane Michelangelo e Raffaello. Nello stesso anno scrisse una lettera a Isabella d'Este offrendosi, libero da impegni, per lavorare alla decorazione del suo studiolo. Nonostante fosse anziano e piuttosto in disparte il suo parere artistico doveva essere ancora tenuto in considerazione se nel 1504 venne incluso tra i membri della commissione incaricata di scegliere la collocazione più idonea per il David di Michelangelo. Il pittore ormai anziano e quasi inattivo trascorse gli ultimi anni di vita isolato e in povertà, morendo il 17 maggio 1510. L'unico suo vero erede fu Filippino Lippi. Alcuni dipinti di soggetto mariano presentano una composizione prospettica diversa dai precedenti, come esempio la madonna con il bambino e due angeli conservata a Napoli alla galleria nazionale di Capodimonte. MADONNA CON IL BAMBINO E DUE ANGELINapoli Galleria Nazionale di Capodimonte 1468-1469 circa, tempera su tavola, 100x71 cm Fin dal 1697 l’opera si trovava a palazzo Farnese a Roma, in seguito conservata a Napoli dal 1760. L’intensa influenza lippesca si percepisce sia dalla figura del bambino che in quelle degli angeli che lo sorreggono, tradisce l’attenzione del pittore alla lezione verrocchiesca la consistenza scultorea della madonna, nel particolare della mano dalle lunghe e bene articolate dita. Viene confermata l’attribuzione e concordemente collocato il dipinto nella fase giovanile del percorso stilistico di Botticelli. Come sfondo è presente una cinta in muratura, conferendo al luogo aperto l’aspetto realistico di giardino, ambiante tradizionalmente legato all’iconografia della vergine. FORTEZZA 1470 tempera su tavola, 167 x 87 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze. La personificazione della fortezza fu il suo primo lavoro documentato, dipinta nel 1470 per il tribunale della Mercanzia di Firenze. Le Sette Virtù che ornavano la sala del tribunale erano state commissionate a Piero del Pollaiolo, l’eccessivo ritardo nell’esecuzione delle opere chiamò in causa il Botticelli per la Fortezza. Ciò che dà vigore all’immagine è la preziosa materia del manto rosso che, sensibile alla luce, conferisce alla donna una fisicità reale. Era costume rappresentare le virtù in sembianze femminili accompagnate da attributi che le qualificassero. La Fortezza in genere era rappresentata con armi e corazza. Infatti la fortezza botticelliana conserva la colonna con capitello corinzio insieme alla fantasiosa corazza metallica. Le perle che incoronano il viso della fanciulla rappresentano possibili allusioni alla sua candida purezza laddove i diamanti che ne rifiniscono la corazza metallica sembrano ribadire la forza, sua stessa essenza. RITRATTO D’UOMO CON MEDAGLIA 1474 circa, tempera su tavola, 57,5 x 44 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze. Botticelli era noto anche come ritrattista, come dimostrano diversi quadri degli anni settanta. In questa rappresentazione deve trattarsi di una personalità fiorentina d’alto rango, assai nota. Fra questi è particolarmente interessante il RITRATTO DI IGNOTO, un giovane che tiene con ambo le mani una medaglia recante l’immagine di COSIMO IL VECCHIO de’ Medici sono state avanzate molte ipotesi sull’identità del personaggio. Alcuni hanno visto in lui un fedele sostenitore dei medici, un parente della famiglia, uno dei figliocci di Cosimo e infine l’artefice stesso della medaglia. I primi ritratti di Botticelli mostrano,a differenza di quelli più tardi, la raffigurazione dello sfondo,come visibile in quest’opera. Dietro la figura rappresentata si apre un ampio paesaggio, percorso da un fiume sul quale si staglia la figura, bellissimi i particolari della luce riflessa negli occhi del giovane, di derivazione fiamminga, e la porzione di camicia bianca che spunta da sotto la veste nera. Alle sue spalle si vede un paesaggio molto essenziale e senza troppi particolari. L’opera venne eseguita subito dopo la fortezza e si colloca in un momento giovane dell’attività Botticelliana. L’uomo, dallo sguardo penetrante, cerca un rapporto diretto con lo spettatore che sembra voglia coinvolgere nell’ammirazione per la pregiata medaglia che regge fra le mani. ADORAZIONE DEI MAGI 1475-1476 circa, tempera su tavola, 111 x 134 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze. Il dipinto per eccellenza che rappresenta il legame fra la famiglia Medici e Botticelli è l’Adorazione dei magi,commissionato per ornare la cappella funeraria di Guasparre Zanobi del Lama nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. La descrizione dell’opera di Giorgio Vasari segnalò la presenza, nei volti dei tre re Magi, dei ritratti di altrettanti membri della famiglia Medici. Nel mago più anziano inginocchiato davanti al bambino che sfiora leggermente il piedino di Gesù si riconoscerebbe Cosimo il vecchio, Piero il Gottoso sarebbe da identificarsi nel secondo re inginocchiato e avvolto dal mantello rosso,mentre Giovanni, anch’esso figlio di Cosimo il vecchio, sarebbe invece il Mago più giovane. All’epoca dell’opera i tre erano già morti e la loro presenza nel dipinto assumeva dunque il valore di una dichiarazione pubblica di fedeltà. Si ipotizza che siano presenti anche il committente nel gruppo a destra con i capelli bianchi e il vestito azzurro e il pittore vestito di giallo. Il committente ha voluto la presenza della famiglia medici per rappresentare il suo forte legame. Il dipinto è diviso su due livelli in alto la madonna con bambino che rappresenta la natività e in basso tutti i personaggi. Il terreno in leggera salita consente di vedere il volto di tutti i personaggi, qui rappresentati nei più diversi atteggiamenti e gesti. Se si confronta il dipinto di Botticelli con le sue prime opere di pari soggetto risultano chiari i progressi dell’artista e il superamento delle sue vecchie incertezze. I membri della famiglia rappresentano non solo il potere economico e politico ma anche il ruolo nella vita intellettuale e religioso della città. ILLUSTRAZIONE DELLA DIVINA COMMEDIA 1480-1495 Commitente: Lorenzo di Pierfrancesco della famiglia Medici, cugino di Lorenzo il magnifico I disegni per ragioni ignote non sono stati terminati. Dei 100 fogli di pergamena previsti se ne sono conservati solo 92, 85 conservati a Berlino e 7 nella biblioteca apostolica vaticana. L’esecuzione dell’opera, potrattasi fino al 1495,rispondeva al desiderio di illustrare il poema dantesco con opportuni disegni, creando per ogni canto una sorta di commento visivo. La serie dei disegni, uno per canto, è preceduta dall’illustrazione della voragine infernale (frontespizio), nella quale Botticelli presenta l’inferno con un imbuto ricco di particolari architettonici e personaggi, culminate nella raffigurazione di Satana. All’estremità del foglio sono raffigurati Dante e Virgilio che, riconoscibili dai copricapi, degli abiti e dai loro colori, compaiono più volte nel disegno permettendo così di seguirne il pellegrinaggio. LA PRIMAVERA 1482 Firenze Galleria degli Uffizi, Tempera su tavola, 203 x 314 cm. Al ritorno da Roma nel suo secondo periodo mediceo dipinse la primavera Dal 1482 eseguì una serie di dipinti mitologici tra cui una delle più note è la primavera. Committente : Lorenzo Pierfrancesco cugino di secondo grado di Lorenzo il magnifico de Medici per il suo matrimonio. La primavera rappresenta l’arrivo e la festività della stagione. Botticelli prende come fonte i fasti di Ovidio dove descrive l’arrivo della primavera e tutto il calendario romano, altra fonte è il poema filosofico di Poliziano. Al centro di un aranceto appare Venere, dea dell’amore, sopra il quale il figlio Amore (cupido) bendato scaglia le sue frecce. Atteggiamenti e movimento sono in armonia creando un’unità armonica fra uomo e natura. Sopra la venere, gli aranci si incurvano a formare un arco a semicerchio, che circonda come una gloria la dea, in quanto personaggio principale del dipinto. Il dio del vento appare sul lato destro come essere alato verdeazzurro. Gonfia con forza le guance per emettere una tiepida brezza. L’aspetto di Zefiro non è molto amichevole, entra prepotentemente nel giardino, così che gli alberi si piegano. Egli insegue una ninfa vestita con un abito trasparente che lo guarda impaurita. Dalla bocca della ninfa cadono fiori, che si mescolano a quelli che adornano riccamente l’abbigliamento della donna che cammina accanto a lei. Vicino alla ninfa è presente Flora, dea dei fiori e della primavera adornata da fiori che diffonde da una piega dell’abito. Sul lato sinistro vediamo le tre grazie, accompagnatrici di Venere, che danzano leggiadramente in girotondo, dopo di loro è raffigurato Mercurio. Riconoscibile dai suoi calzari alati e dalla bacchetta che porta nella mano destra alzata, simbolo di pace. Egli diventa così il protettore del giardino nel quale non vi sono nubi e domina un’eterna pace. La spada posta in grande risalto significa che egli in qualunque momento è pronto a scacciare i nemici. Oltre a questi significati simbolici, dietro quest’opera si può nascondere un altro significato molto importante legato al ritorno di Botticelli a Firenze dopo il viaggio a Roma. Si lega con la famiglia Medici dalla presenza di aranci chiamati in latino mala medica chiaro riferimento alla famiglia e dalla presenza di flora che in latino si chiama fiorentina chiaro riferimento alla città di Firenze. LA NASCITA DI VENERE 1485 circa, tempera su tela, 172,5 x 278,5 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze. Committente: famiglia medici non si sa se è Giovanni dalla bande nere (erede diretto di Lorenzo di Pierfrancesco) o Lorenzo di Pierfrancesco. Sulla sinistra il dio del vento Zefiro e la dolce brezza Aura personificazioni, si tengono stretti per spingere insieme verso la riva venere, dea dell’amore. Venere è situata al centro del quadro, su una conchiglia galleggiante sull’acqua,. Secondo l’antica mitologia, la dea Venere era nata dalla spuma del mare. L’immagine di venere appare nel dipinto di Botticelli come una statua antica. Una nuda bellezza dai lunghi capelli biondi nella posa antica della venere pudica. Botticelli ha rafforzato il profilo con una linea scura, che mette in risalto sulla superficie pittorica e le conferisce una freschezza e un chiarore unici. Il morbido modellato del suo incarno bianco e luminoso ricorda il marmo, mentre nel suo atteggiamento ritroviamo l’antica scultura della venus pudica. In realtà non è rappresentata la nascita della dea dell’amore, come fa pensare il titolo del dipinto, ma bensì il suo arrivo all’isola di Citera, sulla cui costa sarebbe approdata dal mare dopo la nascita. Maggiore ispirazione all’antico poema di Omero. Venere viene accolta da una ninfa dall’abito floreale forse dea delle stagioni che apre per lei un mantello, raffigurata in un gesto protettivo di voler coprire le nudità della venere. I fiori che lo adornano indicano la stagione primaverile, stagione dedicata a Venere. FONTI: Libri: Barbara Deimling- BOTTICELLI- L’espresso Carlo Bo- L’OPERA COMPLETA DEL BOTTICELLI- classici dell’arte, Rizzoli editore Milano Giunti- BOTTICELLI L’ARTISTA E LE OPERE De agostini- GALLERIA D’ARTE BOTTICELLI Skira- BOTTICELLI E FILIPPINO Marco Bona Castellotti- STORIA DELL’ARTE 3 (dal Rinascimento al Manierismo)- electa scuola Video: da YouTube Immagini: da www.wga.hu – Web Gallery of art e Google immagini