Bresso, Milano. Seminario “Dal Disaggio alla
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Bresso, Milano. Seminario “Dal Disaggio alla
Bresso, Milano. Seminario “Dal Disaggio alla Devianza Giovanile”: Judo - Sport, e Buone Prassi Lino Bellodi (Responsabile Nazionale Formazione ADO - UISP) Presidente ADO Regionale Lombardia, Judosermide a.s.d. Sermide, MN. Adeguare la Formazione ai nuovi bisogni. Appare evidente che, in una Società che muta rapidamente, altrettanto rapidamente un’Associazione di grande dimensione e capillare diffusione come la UISP deve saper adattare le proprie modalità d’azione alle nuove esigenze, senza tuttavia, ovviamente, venire a compromessi con la propria identità. E ancora, tanto più il mutamento avviene nel segno negativo della perdita dei valori etici (la lealtà, la solidarietà, il rispetto delle persone e delle regole, il senso di giustizia, il senso dell’estetica, l’amore per la cultura,…) tanto più, allora, è il momento di avviare azioni forti in controtendenza. Per questo motivo, ora più che mai, serve “qualità nell’azione” per poter contribuire al recupero ed all’innovazione etica della Società attraverso un impegno sportivo che sappia diventare educativo e ricreativo e, insieme, sappia coniugarsi con gli ambiti socio-assistenziale, culturale, ideale… … che sappia attrarre ed includere: nessuno escluso. Un’Associazione come la nostra può realizzare questi impegni anche solo svolgendo bene le proprie attività specifiche (e si sa quanto queste attività servano al benessere psicofisico ed al miglioramento della qualità di vita e di relazione delle persone), ma il nostro impegno deve (e vuole) avere altre dimensioni! Lo sport, infatti, non può più essere solo il luogo per eccellenza destinato alla competizione perché, proprio nell’ottica sociale e solidale del voler essere a misura di tutti, può produrre enormi benefici anche fuori dall’ambito del rafforzamento del corpo (quindi del miglioramento della salute), coinvolgendo, nel cambiamento “in positivo”. anche la Collettività nella quale l’azione sportiva - educativa si produce. Intendo sottolineare le potenzialità di promozione sociale negli ambiti dell’integrazione, della socializzazione, della prevenzione del disagio, della lotta all’emarginazione ed alla devianza, dove il ricorso ad attività sportive può dare risultati importanti, soprattutto se si ha il coraggio di rinunciare all’agonismo aggressivo ed esasperato che, accanto al conseguimento di un discutibile risultato ottenuto “ad ogni costo”, propone parallelamente quella “selezione del migliore” che esalta e riproduce le disuguaglianze naturali primarie anche nell’ambito sportivo. È, al contrario, proprio attraverso la promozione dell’essere a misura di tutti (e quindi attraverso la promozione di stili di vita salutari e di modelli di vita etici e solidali) che la pratica sportiva evidenzia tutte le sue potenzialità, rendendo labili i confini fra movimento, sport, divertimento, ricreazione, educazione e mantenimento della salute. Alla luce di queste considerazioni, si può affermare, quindi, che esiste lo spazio perché una grande Associazione come la nostra, facendosi portavoce ed interprete delle sollecitazioni che vengono dalla Collettività, possa impegnarsi anche politicamente per contribuire a riformare le leggi dello Sport e sullo Sport, proponendo e realizzando un’attività motoria per tutti, senza selezioni e fuori dalle logiche del mercato, capace di stimolare politiche promozionali ed educative nel Territorio ma anche, e soprattutto, nella Scuola e nell’Organizzazione Sanitaria. 1 Tutto questo senza abbandonare, al tempo stesso, l’indirizzo agonistico, da valorizzare però, attraverso la ricerca tecnica e attraverso lo studio di modelli di confronto/competizione attenti al rispetto del partner/avversario ed alla qualità anche “estetica” del gesto sportivo. È stato organizzato a Sermide, nella Provincia di Mantova, nell’ottobre 2011, col sostegno e/o il contributo di Sponsor importanti (cito fra gli altri: COOP Consumatori Nordest, Edipower, ASL Provinciale, ADO Nazionale e Regionale, UISP Nazionale, Regionale e Territoriale di MN), un Convegno finalizzato proprio a presentare la “faccia nascosta”, perché meno appariscente, di alcune Discipline Orientali (fra le quali il Judo con la sua proposta di “adattamento” per chi si trova “in difficoltà”) e dell’Organizzazione alle quali queste Discipline fanno riferimento: l’ADO, appunto. Tutti gli interventi hanno evidenziato, oltre ad importanti contenuti scientifici, anche alcuni dei possibili percorsi verso l’attivazione di “convenzioni” capaci di aprire collaborazioni “istituzionalizzate” fra gli Operatori delle Associazioni Sportive Dilettantistiche e gli Enti Pubblici Locali, le ASL e gli Uffici Regionali Scolastici. In quella sede si è voluto dare visibilità alle azioni sportive che, • diventando “educazione ed integrazione”, offrono ai cittadini l’opportunità di interagire fra loro al di fuori ed al di sopra delle barriere create dalla diversità (di salute, di razza, di cultura, di età, di censo…) • o che, diventando “cura” e promuovendo “stili di vita attiva”, incentivano “buone prassi per la salute” e contribuiscono, pertanto, al miglioramento complessivo della qualità della vita di ciascun cittadino e della Collettività nella quale vive ed opera; • Si sono volute presentare le costanti azioni di ricerca scientifica (S.I.P.N.E.I., Università di Cassino, Urbino e Parma, Istituti Ospedalieri diversi) che, dimostrando “strumentalmente e/o statisticamente” la validità di tanti “percorsi disciplinari” in ambito “salutistico”, hanno, a questi percorsi, dato una dignità che trascende la pura pratica sportiva. Si è voluto anche (ma direi soprattutto) evidenziare l’importanza di attivare frequenti, adeguati e permanenti percorsi di Formazione sia per i Dirigenti sia per gli Operatori delle Associazioni con l’obiettivo di conoscere per capire, e imparare a progettare e programmare per intervenire con maggiore efficacia e in modo mirato; non è pensabile, infatti, proporre e produrre cambiamenti senza conoscere “approfonditamente” la natura e la portata dei problemi e senza avere le necessarie competenze e capacità di programmazione. L’enfasi sulle parole ADEGUATI e PERMANENTI merita una riflessione: Se è vero che ci proponiamo di creare una collaborazione (peraltro prevista dalle Leggi 266/91: legge quadro sul Volontariato, 328/2000: Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, 383/2000: Disciplina delle Associazioni di Promozione Sociale) fra Istituzioni Sanitarie e Istituzioni Scolastiche da una parte ed Enti di Promozione Sportiva dall’altra, al fine di poter inserire i nostri Operatori in ambito socio assistenziale o educativo, è altrettanto vero che queste “figure” devono entrare in possesso di quei requisiti che le Istituzioni stesse considerano idonei e/o necessari alla realizzazione dei propri obiettivi. 2 È indispensabile, quindi, avviare una collaborazione con gli Enti Pubblici che punti ad ottenere da loro, per inserirli nei nostri percorsi di Formazione, i “loro” Protocolli di intervento. Solo dopo l’acquisizione di “quelle specifiche competenze” validate attraverso i Corsi concordati e le relative verifiche, agli Operatori Sportivi sul territorio dovrebbe poter essere riconosciuto un ruolo attivo nell’organizzazione socio assistenziale programmata e gestita attraverso gli interventi dei Piani di Zona. (È evidente che agli Enti ed alle Istituzioni dovranno essere riconosciuti adeguati ruoli, sia nella organizzazione di questi Corsi, sia nella loro gestione, sia nelle relative sessioni d’esame). Tre piani diversi di Formazione, dunque, • uno tecnico per gli Operatori che si vorranno impegnare “frontalmente” con gli Utenti: è il Piano del Saper Fare (la relativa Offerta Formativa dovrebbe prevedere gli attuali contenuti dei Corsi per Tecnici Insegnanti Educatori, integrati con le indicazioni dei Protocolli forniti da ASL ed Uffici Scolastici Regionali; questi Corsi dovrebbero prevedere l’accesso solo su base VOLONTARIA); • uno organizzativo per i Dirigenti di primo Livello (Livello Provinciale e Presidenti di Associazione): è il Piano del Saper Far Fare (dovrebbe promuovere la ricaduta, nel Territorio, delle competenze acquisite dai Tecnici attraverso i Corsi; dovrebbe essere obbligatorio e con aggiornamenti a scadenze programmate) • uno organizzativo/progettuale per i Dirigenti di Livello Regionale e Nazionale: è il Piano del Saper Essere (e dovrebbe prevedere: ingegneria dei Corsi, gestione delle verifiche di fine Corso, Alta Formazione dei Dirigenti di livello regionale, reperimento delle risorse, rapporti con le Istituzioni per il riconoscimento delle Qualifiche, gestione dell’Albo dei Qualificati, rapporti con le Istituzioni (Piani di Zona, Istituti Scolastici) per l’inserimento operativo dei Titolari di Qualifica in ambito socio assistenziale, scolastico, ecc.) Ancora una volta ritorna, con prepotente frequenza, il tema della Formazione: punto di forza dell’ADO Nazionale che vuole e tenta di essere laboratorio di innovazione anche in ambito UISP. Ma cosa significa Formazione per l’ADO UISP? Formazione significa dare alle conoscenze una forma che permetta di concatenarle, favorirne la crescita, la condivisione e la spendibilità: impedendo che i saperi rimangano nascosti o inerti, consentendo loro di diventare impulso per il reale cambiamento. Ecco perché l’ADO e la UISP, intercettando le risorse umane del territorio ed interpretando i bisogni della Comunità, devono essere in grado • • sia di mettere in rete conoscenze e competenze, sia di sviluppare e valorizzare le professionalità dei propri Operatori attraverso percorsi di formazione continui e strutturati. L’Area delle Discipline Orientali non ha bisogno di presentazioni. Ha assunto questa denominazione dal 1998 per chiarire una "evoluzione etica" rispetto alla precedente esperienza fatta col nome di Lega Arti Marziali. 3 Nel corso degli anni, infatti, alle Arti centrate sullo studio delle tecniche di combattimento di origine orientale, spesso finalizzate principalmente alla competizione/confronto oltre che alla crescita personale, si sono aggiunte varie altre discipline di diversa origine geografica (Cina, Corea, Giappone, Sud est asiatico, India...) che, pur distanti da pratiche di lotta, traggono origine da principi teorici e filosofici similari, ricercando l’equilibrio personale attraverso una coerente (e congruente) autoeducazione del corpo e della mente che consenta, come affermava (ma come affermerebbe anche oggi) il Fondatore del Judo Prof. Kano di ”…diventare migliori per essere utili..” L’intento dell’ADO, attraverso il potenziamento dei Percorsi di Formazione interdisciplinare trasversale, è finalizzato a preparare Insegnanti capaci di adeguare le proprie competenze e le proprie capacità didattiche alla complessità crescente della Società, che richiede, ora, non solo una accurata preparazione tecnica, ma anche importanti competenze in ambito socio-psico-pedagogico. L’attuale metodo formativo, più maturo del precedente, soddisfa in larga misura le richieste che vengono dalla complessa realtà contemporanea e l’ADO UISP lo può, quindi, legittimamente proporre come garanzia per il cittadino interessato ad intraprendere un nuovo percorso di sviluppo personale attraverso la pratica delle Discipline Orientali. Si può e, aggiungo però, si deve andare oltre. L’integrazione del nostro Percorso Formativo con i Protocolli d’intervento che dovrebbero essere forniti da Enti ed Istituzioni, elevando le competenze dei nostri Operatori, permetterebbe alla nostra Associazione di allargare ulteriormente le garanzie di qualità del servizio a disposizione dei cittadini, ma soprattutto permetterebbe di estendere questa garanzia di qualità alle Istituzioni stesse, contribuendo, in tal modo, al miglioramento dei Servizi Socio Assistenziali che esse programmano, organizzano o coordinano nel Territorio. Un’ultima considerazione, che prende tanto più valore ora, nel pieno della profonda crisi economica e strutturale nella quale si dibatte la nostra Società: non dimentichiamo che lo sport è stato ed è tuttora un non trascurabile volano per la nostra economia, continuando a rappresentare ancora adesso più del 3% del Pil Nazionale (dati Sole 24 ore). Lo sport da “passione” potrebbe evolvere e virare verso la “professione”? Certamente si. Professione e basta? Sicuramente no, perché, proprio per il condizionamento che la “cultura” dell’essere UISP esercita sui Tecnici associati, sarà comunque una “professione” dalla fortissima connotazione etica e morale, capace di produrre importanti cambiamenti anche fuori dall’ambito “ristretto” delle Discipline. La cultura sportiva è, quindi, un campo da esplorare guardandone le potenzialità da diverse angolazioni; partendo sempre e soprattutto, però, dal suo “essere risorsa e opportunità al servizio” di tutti i cittadini. E la Formazione è il suo “lasciapassare”. 4