Costruisci la leggendaria Yamato (Fascicolo 23-24)

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Costruisci la leggendaria Yamato (Fascicolo 23-24)
Costruisci la leggendaria Yamato
(Fascicolo 23-24)
Riccardo Roverelli
Tecnica modellistica
Nuovi fascicoli, nuovi argomenti e nuovi step di avanzamento nella costruzione
della Yamato.
In questo articolo, gli approfondimenti su questa corazzata, riguardano il sistema
delle radiocomunicazioni ed il ponte di comando poppiero.
Fin dagli anni trenta, i giapponesi furono tra i primi a sfruttare le grandi potenzialità
delle radiocomunicazioni applicate in campo navale e militare, ciò non significò
però un avanzamento tecnologico nel campo specifico sufficiente almeno ad
eguagliare le pari tecnologie applicate sulle navi americane all’epoca della guerra
nel pacifico.
Questo insieme ovviamente ad altri fattori contribuì alla pesante sconfitta subita
dalla marina militare nipponica durante la seconda guerra mondiale.
Sulla stessa Yamato, la difficoltà di comunicare con le altre unità, creò seri
problemi, spesso infatti accadeva che le comunicazioni si interrompessero o
cadessero di intensità a causa appunto dei malfunzionamenti delle
apparecchiature, se non addirittura a causa della rottura dei cavi delle antenne.
I cavi delle antenne sulla nostra corazzata, si estendevano da prua a poppa, in un
intreccio che andava ad interessare nella parte centrale l’albero a tripode della
nave che venne progettato in quella forma non solo per mettere in tensione i cavi
stessi, ma anche perché diventassero più lunghi possibile, a volte però bastava lo
spostamento d’aria provocato dai colpi dei cannoni principali, a mettere in crisi
l’intero sistema radio.
Il ponte di comando poppiero, era dislocato nella parte centrale del corpo
principale, dietro all’albero, di dimensioni ridotte rispetto al posto di comando
prodiero, svolgeva in tutto e per tutto le stesse funzioni del suo corrispettivo
maggiore ed era a tutti gli effetti la sua riserva nel caso di guasti o danneggiamenti
durante un attacco, se necessario quindi con il suo telemetro da 10 metri, era in
grado di dirigere il tiro dei cannoni principali, malgrado fosse posizionato molto più
in basso rispetto alla stazione di tiro prodiera.
La costruzione del modello avanza in questi due fascicoli, con il completamento
dell’opera viva della scafo e l’inizio della fasciatura dell’opera morta nella sua parte
centrale, mentre per quel che riguarda le sovrastrutture vengono forniti alcuni
pezzi del corpo principale.
Riguardo allo scafo, segnalo due errori nelle spiegazioni del fascicolo 24, da
seguire durante il posizionamento dei primi listelli dell’opera morta: vengono forniti
quattro listelli di sezione trapezoidale e viene spiegato di posizionare gli stessi
dall’ordinata n° 6 all’ordinata n° 12, questo non è possibile in quanto i listelli non
sono sufficientemente lunghi, inoltre viene spiegato che gli stessi vanno posizionati
paralleli tra loro.
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Riccardo Roverelli
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L’ultima di queste due disposizioni mi lasciava perplesso, ne risultava infatti una
linea dello scafo scalettata che non avevo visto in nessuna foto della nave.
Studiando le linee d’acqua dello scafo sul libro dell’anathomy, ho capito che in
realtà i listelli di sezione trapezoidale vanno incollati alle ordinate da 6 a 12 contigui
tra loro e che paralleli a loro vanno montati quelli normali fino a raggiungere lo
spanciamento dell’opera viva.
Ho poi iniziato lo smusso del bulbo di prua, non mi era mai successo di eseguire
un’operazione di questo tipo, il risultato comunque mi sembra decente, c’è ancora
da lavorarci un po’, ma in generale pensavo di fare molto peggio.
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Sulle sovrastrutture della nave si continua ad applicare parti di plance, griglie e
sfiati dei condotti di aerazione, da un primo esame e confrontando i pezzi con i
disegni della nave e le foto del modello di Kure, si notano delle differenze di forma,
spessore e trama delle griglie. Malgrado ciò ho deciso di usare comunque queste
foto incisioni.
Anche per questa volta è tutto, se qualcuno avesse bisogno di qualche spiegazione,
o altro come sempre mi potete scrivere sul forum di Magellano, dove è aperta una
discussione proprio sulla costruzione della Yamato o direttamente al mio indirizzo
e-mail: [email protected].
Ciao e al prossimo articolo.
Riccardo Roverelli
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